INIZIATIVE PER BAMBINI E FAMIGLIE

INIZIATIVE PER BAMBINI E FAMIGLIE
AD AUTUMNIA, FIGLINE VALDARNO

Un ambiente caldo e accogliente per l’allattamento e il cambio neonati, insieme ai Laboratori per le decorazioni di Natale, la “AGe Valdarno Card”  e l’iniziativa di solidarietà Giocalbaratto sono il contributo della giovane e brillante Associazione genitori A.Ge. Valdarno all’edizione 2013 di Autumnia, un importante evento dedicato all’agricoltura, all’ambiente e all’alimentazione dal 7 al 10 novembre nel centro storico di Figline Valdarno.

“Queste iniziative –sottolinea il presidente Pasquale Patella- esprimono bene come l’AGe Valdarno, in momento difficile per le nostre famiglie, vuole sempre meglio intrecciare rapporti sul territorio costruendo relazioni di fiducia, anche come consumatori consapevoli. Inoltre nei prossimi mesi cercheremo di rispondere – tramite il web – al bisogno di migliorare la circolazione di notizie, proposte e progetti che riguardano i genitori e i bambini del Valdarno. AGe Valdarno: tra i genitori per i genitori!”.

INIZIATIVE AGE VALDARNO PER AUTUMNIA 2013

·                                 Lancio della nuova AGE Valdarno CARD – La AGE Valdarno Card offre a tutti i soci AGE sconti e promozioni sui servizi e i prodotti di oltre trenta esercenti convenzionati fra Figline e Incisa Valdarno. La lista dei negozi e il dettaglio delle offerte è disponibile sul sito: http://agevaldarno.webnode.it/offerte-per-i-soci/

·                                 Laboratori per Bambini: Impara a costruire le tue decorazioni di Natale – Sabato 9 i bambini, guidati da un esperto, costruiranno degli Angioletti utilizzando tappi di sughero (2 turni: 16-17:30 e 17:30-19). Domenica 10, invece, si costruiranno degli Elfi con le pigne (2 turni: 16-17:30 e 17:30-19) con un massimo di 8 bambini per turno. Iscrizioni presso lo stand AGe in piazza San Francesco, laboratori presso il negozio Nodi Snodati via Frittelli 15 (sarà richiesto un piccolo contributo per l’utilizzo di materiali e filati).

·                                 Giocalbaratto – Porta un tuo giocattolo o librino in buono stato, compila la sua carta d’identità e scambialo col gioco di un altro bambino – I giochi che avanzeranno saranno donati ai reparti pediatrici degli ospedali del territorio

·                                 Al servizio delle mamme – il punto vendita Nodi Snodati di via Frittelli 15 si rende disponibile come ambiente caldo e accogliente per allattamento e cambio neonati (orario di apertura del negozio).

L’Associazione Genitori A.Ge. Valdarno è attiva nel Valdarno aretino e fiorentino dal giugno 2012. Parte integrante delle omonime Associazioni Regionali e Nazionale, è impegnata in ambito locale soprattutto nella scuola, ponendosi come tramite fra le famiglie e le istituzioni: un nuovo modo di fare rete, promuovendo e organizzando iniziative a favore della genitorialità in collaborazione con le realtà presenti sul territorio, e creando occasioni di incontro e collaborazione per condividere risorse ed esperienze.

La povertà di conoscenza (tra scuola e cultura)

La povertà di conoscenza (tra scuola e cultura)

di Serena Roncada e Mariacristina Grazioli

 

Premessa

“Per far crescere un bambino ci vuole un intero villaggio” (Proverbio Africano)

In un panorama economico, sociale e culturale in rapido e continuo mutamento, che apporta al “Sistema Società” sempre nuove complessità e sfide da affrontare, l’istituzione “Scuola” deve trovare una posizione di preminenza all’interno della complessa Rete di agenzie formali e non, per essere essa stessa motore e partecipe del mutamento.

Rientra fortemente in campo il concetto di educazione come elemento di cui tutta la società si deve far carico, come diritto e dovere di tutti, intesi anche come singoli.

Trovare ora paradigmi che accomunino, in ambito educativo, tutti gli individui risulta una sfida ardua che impegna i “tecnici dell’educazione” in un processo di scambio e confronto continuo con il contesto, in un’ottica di accrescimento reciproco permanente con lo stesso.

 

E’ centrale avere ben presente il concetto di interdipendenza, di Rete flessibile, mobile, quasi “liquida” ossia che si adegui al cambiamento e che ne prenda le forme, che si modifichino con e in funzione dell’evoluzione del contesto.

Prendendo spunto dalle riflessioni di Edgar Morin il quale, riprendendo un concetto che appartiene alla biologia, sottolinea che quanto più un sistema è complesso, tanto più è autonomo ma strettamente interdipendente con il contesto, ci rendiamo conto di quanto sia necessario “dipendere” da “tutto ciò che è intorno”: dal contesto.

Se si considera l’individuo, il singolo esso stesso un “sistema“, allora compito di chi si occupa di educazione è di indagarne il contesto (o i contesti) socio-economico-culturale nel quale vive. In questo panorama non possiamo non citare anche il fenomeno dell’immigrazione che ormai incide in modo estremamente significativo in ogni scuola del nostro Paese, apportando nuove problematiche da affrontare. Per questo occorre pensare e agire in modo processuale e dinamico, poiché i differenti contesti nel quale il singolo nasce, cresce e agisce, non si autoescludono ma si sovrappongono, si amalgamano in modo più o meno coerente, creando scenari nuovi da gestire.

Parlando di bambini e bambine, si pensi, ad esempio, ai differenti sistemi di cura che connotano diversamente ogni cultura, ogni etnia del nostro pianeta. Di primo acchito può sembrare una riflessione fuori tema, ma a ben vedere fa emergere un argomento che gli ultimi studi stanno analizzando, ma che già Aristotele, ai suoi tempi, aveva considerato come elemento fondamentale in educazione: “tutta la cultura proviene dalla madre“.

Alla luce di queste brevi riflessioni, che vogliono qui solamente delineare retroscena ben più complessi e non certo qui esauribili, si può rilevare quanto sia complesso il tema della “povertà di conoscenze” e non può afferire solamente alla Scuola, ma deve radicasi anche nella famiglia dell’individuo (quindi il sistema stesso dei valori di cui il nucleo è portatore), nella cultura e nella società di provenienza e di accoglienza, in caso d’immigrati.

Riteniamo che per un’adeguata analisi del fenomeno il reperimento precoce dei dati di contesto sia fondamentale, così come la lettura degli stessi per individuarne i fattori predittivi in modo quali – quantitativo, insieme al continuum delle azioni che la Scuola può mettere in atto sul singolo.

Dalle neuroscienze, sappiamo quanto sia indispensabile una tempestiva e precoce individuazione d’indicatori che possono mettere a rischio il futuro percorso educativo del singolo, ponendo   in   atto azioni correttive di sistema (si pensi, ad esempio, all’individuazione di forme di disabilità e la connessione con altre figure di specialisti). Quindi, tempestività dell’analisi e della susseguente azione sono elementi chiave per la buona applicazione e si auspica riuscita, delle azioni ascrittive di intervento.

Cosa sarebbe necessario allora? Potrebbe essere interessante effettuare una sperimentazione che preveda l’implementazione di uno strumento già in uso da INVALSI e somministrato alle scuole, in modo da non appesantire il lavoro quotidiano degli insegnanti ma, anzi, di collegare maggiormente i dati già acquisiti o da acquisire rendendoli maggiormente significativi ad una lettura “tecnica” che rivolga il focus sull’individuazione dei fattori predittivi e segnalatori della povertà culturale nei bambini e bambine che frequentano le scuole, per poter approntare con tempestività apposite azioni predittive.

Un modello sperimentale contro la povertà di conoscenze.

 

a)    Gli esiti scolastici: considerazioni di fondo e parole chiave

La Scuola è l’istituzione formale deputata alla promozione delle conoscenze dell’individuo discente.

Le Raccomandazioni UE del 18 dicembre 2016 individuano le PAROLE CHIAVE per L’APPENDIMENTO PERMANENTE cui le Scuole della Repubblica devono mirare, nell’attuazione delle azioni sinergiche di somministrazione del servizio di istruzione e formazione.

Ne emerge con forza che il ragionamento sugli esiti degli alunni è al centro del modello organizzativo istituzionale; non è un caso che il valore delle azioni di valutazione degli apprendimenti nei progetti INVALSI è nato proprio in quest’area di analisi.

Le conoscenze e le competenze linguistiche e le conoscenze e le competenze logico-matematiche sono i dati che annualmente è possibile stimare con sempre maggiore raffinatezza statistica. In tale senso, qualificare come esiti critici alcuni dati di Istituto o/e classe – appare la precondizione per sviluppare il tema di un possibile approccio sperimentale di ricerca.

 

Sono considerati come ESITI CRITICI i dati ove la performance verificata con appositi testing, sia collocabile in un’area non soddisfacente, e comunque al di sotto dei LIVELLI ESSENZIALI DI COMPETENZA.   Ovviamente non si tratta di valori assoluti, ma relativi all’età degli alunni, peraltro rapportata alla loro scolarizzazione.

Per l’individuazione dei LIVELLI consideriamo i dati desunti dalle analisi delle performance, per verificare la LINEA DEI LIVELLI ESSENZIALI DI COMPETENZA, con studi più raffinati, non solo a carattere statistico.

Tale operazione è il prerequisito per giungere all’obiettivo primario, ossia l’individuazione di strumenti di lettura, ma ancor di più l’ideazione di strumenti di composizione e gestione  dei livelli cosiddetti sotto-soglia. La RIDUZIONE DEL GAP  degli studenti sotto-soglia e del loro livello formativo è il centro nevralgico di un’azione di studio che ogni agenzia educativa- prima tra cui la Scuola- deve necessariamente attuare.

 

 

b)   Il modello interpretativo o schema concettuale di una possibile azione di ricerca.

Il fondamento concettuale è posto nella rete flessibile.

Considerato il concetto di interdipendenza dei dati, a postulato dell’evoluzione sistemica del modello, si può ipotizzare di astrarre e tabulare i dati di ricerca attraverso sistemi A RETE INTEGRATA. E’ infatti la RETE l’entità di lettura dei dati e la RETE come modello concettuale di interpretazione logica; una rete composta in aree, di primo e secondo livello, o di tanti livelli quante sono le linee di indagine.

 

L’analisi delle AREE identificate consentirà un’azione più approfondita, finalizzata all’analisi dei fattori ascrittivi, correlati al rischio delle POVERTA‘ DI CONOSCENZE.

E‘ certamente una fase di secondo livello che mira all’identificazione di specifici indicatori correlati agli aspetti quantitativi e qualitativi del fenomeno.

In questa fase, la rilevazione sistematica dei dati e dei risultati è affidata a un modello statistico dotato di ampia flessibilità; non è un controsenso garantire questo standard, poiché il modello deve avere gli stessi caratteri del dato fattuale analizzato.

Né d’altra parte ci si può limitare a un’azione di analisi per approssimazioni, o alla sosta esclusiva su valori medi (certamente interessanti, ma non sempre utili per la ricerca).

 

Per implementare uno scenario di ricerca di questo tipo, non si può prescindere dal prevedere un modello concettuale e tecnico-operativo che consenta un’elaborazione semplice, funzionale, pressoché automatica (perché affidata a dati certi, anche già a disposizione).

La Scuola, e in particolare i docenti, potrebbe perciò avere a disposizione un efficace strumento informatico che calcola i dati immessi, al fine di consentire di avere informazioni sugli apprendimenti in senso anche diacronico, con particolare riguardo all’individuazione delle strategie d’insegnamento (o di organizzazione della didattica) più funzionali all’individuo discente, alla classe nel suo insieme o all’Istituto  scolastico nel suo complesso.

 

E‘ essenziale precisare che il tema di un valido lavoro di ricerca sta nel riuscire ad assumere un carattere pratico-operativo: garantire il miglior strumento di lavoro agli Istituti scolastici in termini di efficacia e utilità, incidente sull’impatto di miglioramento complessivo delle azioni organizzative, micro e macro-sistemiche.

Costruire un percorso di ricerca significa affidarsi perciò in larga parte alla letteratura tecnica già consolidata sui temi di studio; anche le azioni di testing, sono tese a sviluppare il concetto di capacità professionale atta a determinare cambiamenti di ordine migliorativo, nella direzione dell’accountabilty.

Il modello consentirà, inoltre, di leggere la flessibilità, l’innovazione, il miglioramento continuo dei singoli docenti, dei team, dei Consigli, dei Collegi e si soffermerà su una lettura statistica del POF in termini di comparazione quali – quantitativa nelle aree di interesse, ossia l’arricchimento dell’offerta formativa, l’ampliamento delle azioni di inclusione, l’equità nel sistema di istruzione.

In una fase più avanzata, il modello s’interesserà – con focus specifici – al curricolo, ai traguardi formativi istituzionali, alle life skills.

In terza istanza, il modello dovrebbe poter analizzare le performance in un’ottica di rete integrata, affinché gli operatori del settore- sia quelli istituzionali, che quelli partecipati, acquisiscano il giusto stimolo professionale nella comparazione regolativa.

Il sistema A RETE, che qui vogliamo sostenere concettualmente, ha il vantaggio di cogliere la complessità delle connessioni, che gli attori dei processi scolastici -ognuno per la propria responsabilità- potranno o vorranno garantire.

 

Non è secondario l’effetto – auspicato – di disseminazione del senso di fiducia verso le pratiche valutative caratterizzate da dispositivi raffinati ed esterni; ciò sarà possibile nella misura in cui si potrà garantire un modello e uno strumento informatico semplice, diretto, fruibile, utile, significativo, ma soprattutto vicino.

Il tema della vicinanza (professionale) ci è particolarmente caro, tanto che riteniamo fondata la necessità che tutto il modello concettuale debba essere testato e validato con il fattivo contributo di docenti disponibili alla sperimentazione di ricerca.

In tal senso, sarà utile prevedere un utilizzo costante dei risultati dei test INVALSI, per non disperdere il patrimonio d’informazioni ormai consolidato e per sostenere la percezione di un senso di utilità sociale in linea con la sicurezza delle congruità didattica.

I dati sui livelli di apprendimento – riguardo alle competenze di base che la scuola deve fornire – saranno perciò trattati non solo con metodo matematico e quantitativo, ma anche con approfondimenti teorici a matrice filosofica, in un percorso che sa individuare – come primo passo – la valorizzazione e il responsabile coinvolgimento degli individui (discenti e docenti).

 

L‘OCSE PISA 2003 affermava l’opportunità di individuare anzitutto le categorie cognitive su cui prevedere un’azione significativa di somministrazione di test e di conseguente elaborazione dei risultati.

In particolare è interessante trovare e trattenere i dati di sintesi circa l’idea di apprendimento, il concetto di conoscenza, il significato del curricolo e delle discipline, l’area dei saperi.

La povertà di conoscenza ha molto a che  fare con il concetto di capacità della persona.

Vorremmo qui riprendere in estrema sintesi l’idea che accogliamo – di M.C.Nussbaum . La studiosa critica gli agglomerati di dati: seppure ponderati e motivati, rimangono pur sempre agglomerati.

Ciò che è necessario a questo punto è mirare alla sintesi estrema dei dati pertinenti; è ovvio che il termine sintesi non sia sovrapponibile all’idea di eccesso di semplificazione.

Il concetto di ricerca reticolare tende ad allontanare culturalmente la convinzione che quanto più una cosa è facile da misurare, tanto più è pertinente.

 

Il tema della carenza in termini di conoscenza e degli inevitabili livelli di povertà di competenze, che ne derivano, ci spingerà quindi ad approcciare percorsi di analisi non meramente quantitativi, ma a sperimentare modelli nuovi di rilevazioni qualitative.

 

c)    Le capacità in termini di competenze, le capacità in termini di apprendimento e il senso dell’istruzione

Adam Smith amava ripetere che la mancanza d’istruzione, rende le persone mutilate e deformi in una parte essenziale delle loro umanità.

Ma l’assunto – più sono istruito, più sono capace – è corretto?

Ipotizziamo che la capacità ha a che fare con l’idea di funzione. La capacità riguarda le combinazioni alternative di funzionamenti che è possibile realizzare.

Per dirsi capaci, gli individui devono essere dotati di capacità interne (tratti personali-capacità intellettuali- capacità emotive- stato di salute acquisizioni) e capacità combinate (composte dalle capacità interne e dalle condizioni sociali, politiche ed economiche)

 

Secondo la teoria di Wolff-De Shalit, possiamo avere funzionamenti positivi o negativi. In particolare è possibile individuare un funzionamento fecondo, ovvero uno svantaggio corrosivo.

Per funzionamento fecondo (FF) s’intende quel particolare meccanismo di capacità che tende a promuovere altre capacità correlate.

Lo svantaggio corrosivo (SV) è una deprivazione che ha effetti particolarmente marcati nella sfera dell’esistenza individuale.

Ha dunque un senso indagare statisticamente  questa particolare area, con particolare riguardo alla qualificazione di FF e SV. Il concetto di capacità secondo J. Heckman ci riporta all’idea che questi funzionamenti umani sono modellati in maniera decisiva fin dalla più tenera età da influssi prenatali, famigliari, scolastici.

Gli influssi agiscono in maniera indiscutibile sul potenziale dell’individuo e sulle sue abilità cognitive e non cognitive o emotive .

E‘ dunque importante intervenire prima possibile per colmare i vuoti e per ricucire le lacerazioni.

Listruzione  – e  il  modello  formale  di  somministrazione  che  ne  consegue  ai  sistemi formativi- non sempre sa intercettare vuoti e lacerazioni, riproponendo diseguaglianze socio-ambientali che dissipano il potenziale individuale.

 

L’idea è ben descritta da Amartya Sen quando indaga l’area del benessere e dell’agency.

Il “potere di benessere” corrisponde a una vita che procede bene, perciò è un concetto legato a doppio filo a come una persona, può funzionare.

In particolare si possono distinguere capacità d’indirizzo di funzionamento del soggetto, capacità di acquisire funzionamenti validi, e la connessa competenza di discernimento dei meccanismi che funzionano da quelli che non funzionano.

 

La libertà di benessere consente ad una persona di avere varie opzioni.

Le opzioni sono ciò a cui il soggetto discente attribuisce valore.

Il tema del valore è connesso al diritto di scelta, all’agency.

Il “potere di agency” corrisponde ad una vita che può scegliere

Tanto più il sistema formativo garantisce benessere ed agency, tanto più sono garantiti i funzionamenti che portano alle capacità.

E’ ovvio che l’interesse dell’osservatore non possa prescindere da strumenti di ricerca cui dare ampio valore; in particolare risultano particolarmente interessanti agli strumenti strutturati ESCS (HISEI- PARED-HOMEPOS), poiché tendono a sviluppare temi interconnessi a matrice reticolare che, se visualizzati in appositi modelli, sono utilmente fruibili.

 

 

d)    Una scuola che sa fare ricerca

Quali sono le considerazioni di sintesi?

L’analisi culturale della povertà di conoscenza deve divenire una ricerca multiprospettica nel sistema scuola e, sinteticamente, sono tre i binari di scorrimento con almeno due idee aperte.

La prima considerazione è che partire dai dati di analisi già a disposizione è una sfida: fidarsi – in senso concettuale – dei dati non è cosa di poco conto.

La seconda considerazione è la volontà e il desiderio di operare delle sostituzioni – di prospettiva, di significato, di priorità.

Per fare ciò, ci pare giusto e doveroso dare il senso della modalità di lavoro attraverso la descrizione dell‘itinerario di lavoro.

Per  prima  cosa vorremo qui sostituire il termine interdisciplinare, con il termine multi prospettico.

Il tentativo estremo di sintesi, attraverso il modello teorico concettuale e con l’ausilio del modello più applicativo e tecnico, non s’ispira alla perfetta INTERAZIONE dei dati, ma alla CORRELAZIONE.

Dati, strumenti, strategie non devono perdere di vista il quadro complessivo di base: la finalizzazione al funzionamento del modello, all’utilità degli strumenti in prospettiva, appunto, di connessione, piuttosto che si comparazione.

 

La possibile auspicabile conclusione sta nell’idea che sia possibile raggiungere molte soluzioni, anziché una sola.

IL LAVORO DI RICERCA MULTIPROSPETTICA A MATRICE RETICOLARE riconosce a diverse prospettive analitiche la possibilità di fare luce su una particolare problematica.

Il valore dei PUNTI DI VISTA negli strumenti volti all’analisi dei dati, alla valutazione e alla sintesi progettuale è allora autentico.

Neppure il problema dei dati mancanti, che pure sappiamo essere di rilievo nei calcoli statistici, avrà un effetto distorsivo sulla stima in ottica multiprospettica, purché sia costruito un sistema a compensazione reticolare.

 

La ricerca multiprospettica avvalora la sintesi attraverso un sistema essenziale di predisposizione dei report, dove saranno individuate le aree da analizzare, da attivare, da monitorare. Lo scopo, il punto di partenza, la scelta strategica, l’individuazione del metodo, l’individuazione degli strumenti saranno i punti cardine su cui operare il tentativo di abduzione in ambito socio-didattico, prendendo in prestito in pensiero di C.S.Peirce.

Chissà che attraverso l’abduzione non si riesca finalmente a formulare ipotesi azzeccate anche in ambito scolastico, cosa peraltro necessaria poiché si parla della ricchezza vera per milioni di persone: la conoscenza per tutti.

E chissà che attraverso un atteggiamento abduttivo non si scorga la necessità di cessare nelle “definizioni”e nelle “classificazioni” deduttive ed induttive, privilegiando finalmente la validità dei “punti di vista”e delle “probabilità”.

 

69mila insegnanti da assumere in tre anni

da Tecnica della Scuola

69mila insegnanti da assumere in tre anni
di P.A.
Il decreto approvato dalla Camera prevede 85mila nuovi posti di lavoro nella scuola: 69mila destinati a docenti, 16mila riservati al personale tecnico-amministrativo. Ma l’11 novembre scade
Si tratta di assunzioni da effettuarsi nel triennio 2014-2016, ma, secondo l’articolo 15, esso sono da effettuare sui posti vacanti e disponibili in ciascun anno. Inoltre la metà entrerà tra i vincitori del “concorsone” e dei concorsi precedenti e l’altra metà fra i precari delle GaE. Tra queste nuove assunzioni ci saranno anche 26mila insegnanti di sostegno, suddivisi, per quanto si capisce, in: 12mila nella scuola dell’infanzia e nella scuola primaria e 14mila in quella secondaria di I e II grado. Per quanto riguarda il sostegno, il provvedimento prevede, per l’anno scolastico 2013/2014, una dotazione organica di diritto relativa ai docenti di sostegno pari al 75% del numero dei posti di sostegno attivati nel 2006/2007. Nel prossimo anno scolastico la percentuale salirà al 90% e arriverà al 100% a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016. Dal prossimo anno scolastico il riparto dei docenti di sostegno sarà, distribuito in maniera equa a livello regionale. Da sottolineare inoltre che nel decreto è previsto l’area unica per il sostegno nella scuola secondaria di secondo grado: area scientifica, area umanistica, area psicomotoria ed area tecnica, professionale e artistica. Altra novità riguarda i neo assunti il cui obbligo di permanenza nella provincia di nomina si riduce da 5 a 3 anni, consentendo così un più veloce riavvicinarsi alla propria provincia per chi, pur di ottenere una cattedra, ha accettato trasferimenti in altre città. Prima delle modifiche apportate dall’articolo 9 del Dl 70/2011 – che aveva innalzato il periodo minimo a cinque anni – i docenti di ruolo non potevano chiedere il trasferimento ad altra sede nella stessa provincia prima di due anni e in altra provincia prima di tre. Cambia anche la procedura per il reclutamento dei dirigenti scolastici: d’ora in poi sarà effettuato attraverso un corso-concorso selettivo di formazione bandito annualmente dalla Scuola nazionale dell’amministrazione. Tra le modifiche apportate durante l’esame parlamentare c’è anche quella relativa all’insegnamento obbligatorio della lingua inglese nelle scuole dell’infanzia. Ora però parte anche la corsa contro il tempo, perché il provvedimento deve essere convertito al Senato entro l’11 novembre. Il 5 novembre infatti inizia la marcia forzata in Senato per convertire in legge il Dl del 12 settembre 2013 n. 104, già approvato alla Camera nella serata del 31 ottobre. il 5 novembre, la Commissione Istruzione di Palazzo Madama prenderà in esame il cosiddetto «decreto istruzione». Dopo l’esame della Commissione, il testo passerà in Aula per l’approvazione finale: l’Assemblea ha in calendario la discussione del decreto legge nella seduta pomeridiana di mercoledì 6 novembre e nella giornata di giovedì 7. Se i senatori vorranno portare in porto il provvedimento dovranno comunque correre perché la conversione in legge dovrà essere effettuata improrogabilmente entro l’11 novembre.

4,5 mln di euro contro l’abbandono scolastico al Sud

da Tecnica della Scuola

4,5 mln di euro contro l’abbandono scolastico al Sud
Terza edizione del Bando Educazione dei Giovani per contrastare nelle regioni meridionali la dispersione scolastica (a disposizione 2,5 milioni di euro) e l’abbandono (fino a 2 milioni).
Sono 114mila gli adolescenti che in Italia lasciano gli studi. Il fenomeno, diffuso in tutta Italia, registra percentuale altissime in alcune aree del Mezzogiorno: in Sicilia e in Sardegna, per esempio la media regionale dell’abbandono scolastico supera rispettivamente il 25 e il 28 per cento, mentre il Veneto è del 14% e in Lombardia del 15. A questo fenomeno mira la terza edizione del Bando Educazione dei giovani, messo in campo da “Fondazione Con il Sud” che vuol sostenere interventi concreti per contrastare la dispersione e l’abbandono scolastico nelle regioni meridionali. A disposizione, complessivamente 4,5 milioni di euro. Nelle due precedenti edizioni del Bando Educazione Giovani, riferite agli anni 2007 e 2010 la Fondazione Con il Sud ha sostenuto oltre 70 iniziative esemplari con un’erogazione complessiva di 18,5 milioni di euro. Il bando è rivolto alle organizzazioni del volontariato e del terzo settore delle aree meridionali in cui si registrano sia un elevato tasso di studenti a rischio abbandono scolastico sia un’elevata percentuale di early school leavers (Esl): Crotone in Calabria; Caserta, Napoli e Salerno in Campania; Brindisi, Foggia, Taranto in Puglia; Cagliari, Nuoro, Oristano, Sassari in Sardegna; Catania, Caltanissetta, Enna, Palermo, Ragusa, Siracusa, Trapani in Sicilia. Due le linee di intervento: una contro l’abbandono scolastico e l’altra contro la dispersione scolastica. La prima è rivolta a percorsi formativi individualizzati, complementari a quello tradizionale, per contrastare l’abbandono. Si sosterranno, con un massimo di 2,5 milioni di euro, progetti che prevedano azioni congiunte “dentro e fuori la scuola” puntando, ad esempio, a creare occasioni di sperimentazione del lavoro nel periodo di formazione scolastica secondaria di secondo grado, attraverso percorsi di alternanza scuola-lavoro. La seconda linea mette a disposizione fino a 2 milioni di euro per interventi contro la dispersione scolastica che prevedano attività di potenziamento delle competenze in ambito scientifico, tecnologico e economico, nella convinzione che una più diffusa e profonda preparazione in questo campo possa aumentare l’interesse dei giovani verso la scuola e contribuire al loro successo formativo Le partnership dovranno essere costituite da almeno tre soggetti, di cui un’organizzazione non profit e un istituto scolastico pubblico. La scadenza del bando è diversificata in base alla regione di intervento: Sicilia 23 gennaio 2014; Campania e Sardegna, 30 gennaio 2014; Calabria e Puglia 6 febbraio 2014. Il Bando è pubblicato sul sito www.fondazioneconilsud.it e prevede la presentazione delle proposte esclusivamente online.

Consulta provinciale degli studenti: non serve a nulla?

da Tecnica della Scuola

Consulta provinciale degli studenti: non serve a nulla?
di P.A.
Studenti.it mette in luce, a suo giudizio, l’inutilità della Consulta provinciale degli studenti che tra scarsi finanziamenti e giochi di partito, un organo importante finisce per essere irrilevante
Mentre si eleggono i componenti della Consulta Provinciale degli Studenti, CPS, in tutti gli istituti secondari superiori d’Italia, per il sito degli studenti c’è il motivato sospetto che molti degli eletti non abbiano le idee chiare su che cosa sia effettivamente Cos’è la consulta? E un organismo di rappresentanza degli studenti presente in tutte le province italiane, in cui i due membri di ogni scuola, con carica biennale, eletti direttamente dagli studenti, sono chiamati a riunirsi in assemblea con gli altri rappresentanti delle scuole della provincia. È un organo creato dal Ministero della Pubblica Istruzione dal 1996 e da questi finanziato tramite una percentuale di un fondo adibitogli per decreto. A cosa serve? Qui starebbe, secondo Studenti.it, l’ignoranza della maggioranza. Formalmente la CPS ha l’ovvio, quanto importante, ruolo di comunione tra studenti: garantisce un confronto diretto tra scuole per la realizzazione di iniziative, fornisce un contatto con enti e associazioni locali e con il mondo del lavoro, abitua i ragazzi alla collaborazione interscolastica per l’esecuzione di progetti più ampi del raggio d’azione del singolo liceo. Inoltre ha il ruolo fondamentale di controllo sull’attuazione dello Statuto delle studentesse e degli studenti. Ma negli ultimi anni la CPS starebbe sempre più perdendo importanza, tant’è che durante lo scorso mandato l’assemblea plenaria della provincia di Roma è stata convocata una volta sola. Quale il motivo? Forse la scarsità dei fondi? In effetti le percentuali stanziate sono piuttosto esigue ed è difficile attuare progetti su larga scala che renderebbero noto. La scarsa coesione? Con due rappresentanti da un cospicuo numero di plessi, differenti tra loro per indirizzo, ideologia politica, anche semplicemente per il luogo di provenienza, è difficile trovare immediatamente un punto d’incontro tra le necessità e le aspirazioni di ogni singola scuola: questo oltretutto fa gioco a gruppi politici organizzati già presenti e con rappresentanze nella Consulta che sfruttano la disorganizzazione e disomogeneità dell’assemblea per portare avanti le proprie battaglie. Inoltre, sostiene Studenti.it, la CPS non ha né l’attenzione né le possibilità che dovrebbe avere. La comunicazione e la cooperazione tra scuole e tra scuole e MIUR dovrebbe essere favorita e sostenuta a tutti i costi, non lasciata a languire nella noncuranza. Gli studenti si meritano un organismo di rappresentanza con veri poteri di delibera e di attuazione, non una pallida imitazione di un consiglio. È possibile o sono troppo utopistica?

Decreto Istruzione 104, al Senato è corsa contro il tempo

da Tecnica della Scuola

Decreto Istruzione 104, al Senato è corsa contro il tempo
di A.G.
L’esame del testo approvato alla Camera nella serata del 31 ottobre è stato calendarizzato in Commissione Istruzione di Palazzo Madama martedì 5 novembre alle ore 10. E il giorno dopo si replica. L’ok va dato entro lunedì 11. Oltre ai tempi ristrettissimi, i senatori hanno pure le “mani legate”: se adottano la benché minima modifica faranno decadere l’intero provvedimento.
Prenderà il via martedì 5 ottobre il tour de force in Senato per convertire in legge il D.L. del 12 settembre 2013 n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca, già approvato alla Camera nella serata del 31 ottobre. Scorrendo il programma settimanale relativo ai lavori parlamentari, risulta infatti che il 5 novembre, a partire dalle ore 10, la Commissione Istruzione di Palazzo Madama prenderà in esame il cosiddetto “decreto istruzione”. Già calendarizzato l’appuntamento successivo, per il giorno dopo, stavolta alle ore 9. Sempre il 6 ottobre è prevista l’audizione del sottosegretario con delega alla diffusione della cultura e della lingua italiana all’estero sulla situazione della diffusione della nostra lingua.
Dopo l’esame della Commissione del D.L. 104, il testo passerà in Aula per l’approvazione finale. Come già rilevato su questa testata giornalistica, se i senatori vorranno portare in porto il provvedimento dovranno tenere il piede sull’acceleratore: la conversione in legge dovrà infatti essere effettuata improrogabilmente entro l’11 novembre. Praticamente, si tratterà di esaminare e approvare gli articoli del decreto “istruzione” (quelli che riguardano specificatamente la scuola, gli alunni, il personale e le famiglie degli allievi sono i primi 20) in soli cinque giorni lavorativi. A meno che gli “inquilini” di Palazzo Madama non intendano lavorare anche nel prossimo week end.
Si un punto, comunque, non si transige: i senatori potranno solo di esaminare le parti approvate dai colleghi della Camera, perché anche modificare una virgola di quel testo significherebbe sancirne la sicura decadenza.

Sindacato, attenti: state perdendo iscritti e presto vi estinguerete!

da Tecnica della Scuola

Sindacato, attenti: state perdendo iscritti e presto vi estinguerete!
di Lucio Ficara
I sindacati tradizionali perdono iscritti. Per colpa dello scarso tun-over, dicono loro. Ma ci sono anche altre ragioni: per esempio c’è la concorrenza con sindacati e associazioni professionali
Tutti i sindacati, in questa fase storica fatta di crisi economica e di tagli lineari alla spesa, stanno facendo i conti con una sempre crescente e costante diminuzione di deleghe sindacali. Ma a cosa è dovuta questa diminuzione di iscritti al sindacato nel settore della conoscenza? L’analisi fatta dai sindacati è carente sotto certi aspetti e si basa rigidamente su una questione di numeri. Infatti i sindacati, poco propensi a fare una seria analisi, anche autocritica,  sostengono che il calo di iscrizioni sia dovuto essenzialmente alla riduzione del numero del personale scolastico, che in questi ultimi anni si è ridotto di circa 150 mila unità. Il taglio del 15% del personale scolastico, secondo i sindacati, ha determinato inevitabilmente una diminuzione dei tesserati. La causa quindi, di questo evidente calo di iscritti ai sindacati, sarebbe imputabile, sempre secondo l’opinione dei sindacati,  essenzialmente alla mancanza di un adeguato turn over. Ogni anno vanno in pensione un certo numero di iscritti che non vengono bilanciati dallo stesso numero di nuove iscrizioni. Nella realtà dei fatti, il motivo del calo di iscrizioni al sindacato, è molto più complesso e dipende anche da altri fattori. Innanzi tutto esiste una reale e diffusa  disaffezione verso tutte le sigle sindacali, ree, secondo alcuni docenti, di non difendere adeguatamente i diritti dei lavoratori. C’è anche chi definisce i sindacati e i sindacalisti una vera e propria “casta”, alla stessa stregua dei politici e pensa che tra politica e sindacato è stato fatto un inciucio tra nomenclature privilegiate. Qualcuno si è spinto anche pubblicamente a definire il sindacato scuola una casta che costa, un potere corporativo e conservativo, che si indebita e blocca ogni volontà riformatrice. Ma chi ha definito così negativamente i sindacati  della scuola? Questa analisi impietosa, fatta nei confronti dei sindacati storici della nostra scuola, proviene da una zona grigia del sindacato che si è intrufolata nel nostro sistema scolastico dell’autonomia, in questi ultimi 15 anni. Si tratta dei sindacati gialli dei dirigenti scolastici. Le associazioni dei dirigenti scolastici, che ritengono superato un certo tipo di sindacato, conservatore e  poco riformista, capace soltanto di difendere i privilegi dei propri iscritti, rappresentano un vero e proprio competitor per il sindacato firmatario del contratto scuola. Molti dirigenti scolastici, ma anche tanti docenti che orbitano intorno alla potentissime dirigenze scolastiche, hanno, in questo ultimo decennio, ritirato la delega ai sindacati tradizionali e si sono iscritti convintamente alle varie associazioni, ormai sindacati a loro volta, dei dirigenti scolastici. Questo è sotto gli occhi di tutti, ma i sindacati non lo dicono. Del resto è anche comprensibile che ciò avvenga, infatti visto l’enorme potere che gestiscono i dirigenti scolastici, lo scarso appeal sindacale e il ridotto potere contrattuale che essi hanno, in questa fase storica, per garantire i diritti dei lavoratori, è molto più conveniente iscriversi all’associazione del proprio dirigente, per sperare di ottenere la sua benevolenza. Attenti sindacati che se perdete iscritti, questo non è soltanto dovuto alla politica dei tagli, ma c’è qualcosa di più grosso che si sta muovendo e che sta mutando tutto. Il rischio è che presto ci sarà un altro sistema scolastico, dove i sindacati tradizionali non esisteranno più, perché si saranno estinti per la loro inerzia nel non comprendere la realtà delle cose.

Concorso a DS in Lombardia: altre dimissioni e altre sostituzioni

da Tecnica della Scuola

Concorso a DS in Lombardia: altre dimissioni e altre sostituzioni
di Aldo Domenico Ficara
Continuano le dimissioni dei componenti della commissione al concorso per dirigente scolastico in Lombardia e la loro sostituzione con altri commissari
Con il Decreto Dipartimentale n. 37 il Capo dipartimento prende atto delle comunicazioni di motivata rinuncia, della Dott.ssa Mariangela Pasciuti, componente della I Sottocommissione, della Dott.ssa Cristina Pedarzini, componente supplente della I Sottocommissione, della Dott.ssa Maria Filomena Amico, componente supplente della I sottocommissione, del Dott. Maurizio Primo Carandini, Presidente della II Sottocommissione, del Dott. Gian Paolo Carini, Presidente aggiunto supplente della II Sottocommissione. Inoltre considerando le diverse collocazioni del Dott. Stefano Grosso, originario presidente supplente della Commissione nella II sottocommissione in qualità di presidente effettivo, della Dott.ssa Laura Cenci, da componente supplente della I sottocommissione a membro effettivo della I sottocommissione, del Dott. Adriano Cappellini, da componente supplente della I sottocommissione a componente effettivo della I sottocommissione e del Dott. Salvatore Manco, da componente supplente della II sottocommissione a componente effettivo di quest’ultima, e rilevando la necessità di procedere alla sostituzione dei suddetti Presidenti e Componenti, decreta quanto segue: il dirigente scolastico Dott. Marcello Schiavo, dirigente scolastico in quiescenza, è nominato presidente supplente della Commissione. Il dirigente scolastico Dott.ssa Angela Emoli, dirigente scolastico del III Circolo didattico di Collegno (TO), è nominato presidente aggiunto supplente della I sottocommissione. Il dirigente scolastico Dott. Giuseppe Tripicchio, dirigente scolastico dell’Istituto Comprensivo di Pianezza (TO), è nominato componente supplente della I Sottocommissione. Il dirigente scolastico Dott. Francesco Ticozzi, dirigente scolastico dell’I.T.I.S. “Omar” di Novara, è nominato componente supplente della I Sottocommissione, in qualità di esperto di organizzazioni pubbliche o private con competenze in campo organizzativo e gestionale. Il dirigente scolastico Dott. Pietro Rapisarda, dirigente scolastico dell’Istituto Superiore “G. Giolitti” di Torino, è nominato presidente aggiunto supplente della II Sottocommissione. Il dirigente scolastico Dott. Stefano Fava, dirigente scolastico dell’I.T.I.S. “G.B. Pininfarina” di Moncalieri (TO), è nominato componente supplente della II sottocommissione, in qualità di esperto di organizzazioni pubbliche o private con competenze in campo organizzativo e gestionale.