CORSI DI FORMAZIONE AL RUOLO DI RAPPRESENTANTE DEI GENITORI A SCUOLA

CORSI DI FORMAZIONE AL RUOLO DI RAPPRESENTANTE DEI GENITORI A SCUOLA

Tempo di formazione per i Rappresentanti di Classe e d’Istituto: AGe Toscana propone incontri differenziati quanto a luoghi e orari per meglio venire incontro alle esigenze di ciascuno. Ecco il calendario previsto, che si stende dal 15 novembre a sabato 11 gennaio e tocca già varie zone della Toscana, con puntate a Cassino (FR) e Thiene (VI), in collaborazione con le scuole, i Comitati genitori, le AGe locali, e promette di interessare presto altre zone e province…

Per i Rappresentanti di classe:

Sabato 16 novembre dalle 10 alle 12 presso l’Istituto Russell Newton di Scandicci (fermata Tranvia De André)

Lunedì 18 novembre dalle 17,30 alle 19.00 presso la scuola Pirandello (via Santa Maria a Cintoia 8, Firenze)

Venerdì 22 novembre dalle 16,30 presso la scuola “G. Di Biasio” di via Bellini. A.Ge. Cassino

Per partecipare all’incontro presso la scuola Pirandello occorre prenotare; riservato invece ai soli genitori della scuola l’incontro di martedì 19 novembre alle 21 presso la scuola media Piero della Francesca in via Bugiardini a Firenze. Entrambi gli incontri sono organizzati in collaborazione con il Comitato dei genitori e la scuola.

Per i Presidenti e Consiglieri d’istituto:

Venerdì 15 novembre alle 17 alle 19 Presso la scuola Convenevole, via I Maggio 40 a Prato. TAVOLO CdI PRATO

Giovedì 5 dicembre dalle 20 alle 22,30 presso l’Istituto Russell Newton di Scandicci (fermata Tranvia De André). TAVOLO CdI FIRENZE

Sabato 11 gennaio 2014 dalle 8,45 presso Aula Magna dell’ITET “Aulo Ceccato” di Thiene, via Vanzetti n. 14,”Laboratorio attivo di sperimentazione degli Organi Collegiali, cenni di bilancio”. A.Ge. Thiene

Per gli incontri dei Tavoli è richiesta la prenotazione compilando il modulo disponibile su: http://bit.ly/HJgRCJ

Tutti gli incontri sono gratuiti; saranno distribuiti materiali di consultazione. Nel corso degli incontri saranno illustrati casi concreti proposti dai partecipanti facendo riferimento alla normativa vigente.

Le prove Invalsi: più vincoli che opportunità

Le prove Invalsi: più vincoli che opportunità

di Maurizio Tiriticco

Caro Antonio Valentino!

Sei sempre generoso con i tuoi interventi, attento, problematico, prudente, propositivo! E anche ora con questo tuo ultimo sulla valutazione (La verità, vi prego, sulla valutazione in Scuolaoggimagazine). Però! Bastaaa!!! Troppe parole per chi… non vuole sentire! I funzionari del Miur e gli amici dell’Invalsi! La si faccia finita una volta per tutte! Miur e Invalsi vogliono insistere con le loro prove? Lo facciano pure! Però! Sia chiaro che non c’è prova Invalsi che possa saggiare lo stato delle conoscenze, abilità e competenze – parole grosse! – dei nostri studenti in determinati momenti del loro sviluppo/crescita e del loro apprendimento. Semplicemente perché – anche ammesso che siano ben fatte – possono saggiare soltanto uno dei mille percorsi che ciascun essere umano compie quando “organizza” e “produce” risposte a determinati stimoli. E nel caso Invalsi sono percorsi suggeriti, attesi, anzi imposti da chi produce e somministra la prova!

Sai meglio di me che dalla formula SR, stimolo-risposta, tipica delle ricerche Usa degli anni Dieci e Venti – tutta colpa di un certo Watson – si è passati a quella SOR, stimolo e organismo che organizza la risposta! In quella O c’è tutto il punto forte che mette in discussione qualunque pretesa esaustiva che una prova oggettiva voglia vantare! Anche quelle con cui per decenni molti hanno pensato che si potesse misurare il QI. E come si stupirono, quando rilevarono che i QI bassi avevano raggiunto lusinghieri successi e che i QI alti chiedevano l’elemosina! Pensarono che le prove somministrate fossero errate! Ma non era affatto così! Le conoscenze, abilità e competenze – scusami la ripetizione – di un essere umano vanno ben oltre un semplice QI! Il pittore Rousseau era un doganiere! Per non dire di tutti gli strani mestieri di un giovanissimo Jack London!

Insomma, tutte le prove oggettive, in quanto sono tali e sollecitano e pretendono una sola risposta, interessano e investono l’emisfero sinistro del nostro cervello, quello che io coloro in blu: tre per tre fa “sempre” nove, Napoleone è morto il 5 maggio 1821, Leopardi ha scritto La ginestra. Ma se tu vuoi dire che tre per tre fa dieci o venticinque, puoi farlo – mentre miliardi di calcolatrici in tutto il mondo insisteranno sempre per il nove – perché entra in gioco l’emisfero destro, quello che io coloro in rosso e che è sempre pronto a mettere in discussione le risposte del fratellino di sinistra! Puoi anche dire che Napoleone è un assassino o un grande generale, che La ginestra è una gran pizza o un’opera immortale! Dante era un poeta fumoso fino al Romanticismo, quando qualcuno lo ha sdoganato per la “delizia” di tutti i nostri studenti! Un certo Tolomeo si inventò che la Terra è al centro dell’Universo, nonostante un certo Aristarco secoli prima l’avesse pensata diversamente! E quanti roghi furono accesi per chi aveva osato pensare il contrario! Poi venne un certo Copernico che avanzò qualche dubbio – l’emisfero rosso è sempre sbarazzino – e dimostrò che quel contrario era invece corretto! La geometria euclidea è stata smentita dalla metageometria, la fisica newtoniana è stata messa in crisi dalla relatività di Einstein! E poi non so! Sono ignorante in materia!

Insomma, se disponessimo soltanto dell’emisfero sinistro, saremmo tutti piccoli e insignificanti automi. Ma è l’emisfero destro che ci caratterizza e ci qualifica come esseri umani, belli e brutti, buoni e cattivi! Io sono Maurizio e tu sei Antonio! E qualcuno si è pure inventato quel libero arbitrio che altro non è se non il prodotto di quell’emisfero destro, sempre pronto a mettere in discussione le verità rivelate dal suo fratellino gemello!

Sai meglio di me come lo stesso Bruner, cognitivista, si è divertito – con l’emisfero destro – a scrivere i Saggi per la mano sinistra, e che il suo alunno Gardner si è divertito a trovare sette, e più di sette, intelligenze multiple – che non sono affatto tutte blu – e che De Bono nei suoi corsi per manager ama “giocare” con ben sei cappelli per pensare! E pare che ne abbia trovati altri!

Insomma! Su vasta scala si possono solo rilevare le congruenze del semicervello blu, che sono eguali per tutti, e che sono anche importanti! Non oso assolutamente metterle in discussione! Sono assolutamente vere! Mah! Quando mai scoprirò se tra i nostri studenti si nasconde un Aristarco, un Copernico, un Galilei, un Einstein, o un pittore o un musicista, o un poeta? O semplicemente un originale, un creativo? Mai! Quanti uomini… e donne, di successo avevano pagelle immonde!!! Pare che solo i Papi andassero bene a scuola!

Ebbene! Facciano pure le loro prove! Basta che non ci vengano a dire che sono la misura di tutte le cose! Uno studente che fallisce una prova oggettiva non è affatto uno studente fallito! Il fatto è che nessun esperto Invalsi – si fa per dire – potrà costruire prove che possano misurare le nostre operazioni rosse! Semplicemente perché non sono misurabili! Con il metro puoi misurare un quadro, ma se è una crosta o un Matisse è tutt’altra cosa! Quei preti che imposero al Braghettone di coprire le nefandezze del Diluvio universale, agirono convinti di essere custodi della Verità! Ma fallirono, perché le stesse verità non hanno la V maiuscola, semplicemente perché sono multiple!

E non mi vengano a dire che le loro prove standardizzate permettono di rilevare lo stato dell’arte delle operazioni blu! Perché io stesso, a volte, quando vado al supermercato, pago più di quello che avevo calcolato, scaffale dopo scaffale! I tempi del pensare, dello scrivere, del rispondere a… sono diversi da persona a persona! E allora, dato che sembra che le prove Invalsi debbano essere un amaro calice (ma non si potrebbero spendere meglio i nostri soldi?) assumiamole per quelle che sono! Esercizi come tanti altri!

Basta che il Miur non pensi di dare le pagelle alle scuole e ai nostri insegnanti! E, se dobbiamo aggiornarci obbligatoriamente – così recita il recente decreto all’articolo 16 – aggiorniamoci pure! Ma con un congruo stanziamento di fondi! E soprattutto su tutto il territorio nazionale! Dobbiamo ancora imparare a praticare una didattica laboratoriale e a certificare competenze! Che non sono cose da poco! E indipendentemente dall’esito di prove che possono darci solo la “misura” – questo è il vocabolo adatto – di come in una certa ora della mattinata di una certa giornata di primavera funziona l’emisfero sinistro dei nostri studenti! Il che è povera cosa!

Io scrivo, ma pochi mi leggono e nessuno mi ascolta, tranne tu, amico mio!

Decreto scuola 104/13: odg su inserimento in gae TFA, abilitati, idonei

Decreto scuola 104/13: approvati il 7.11.13 dal Senato ordini del giorno su inserimento in gae TFA, abilitati, idonei

 

Validità triennale delle graduatorie di merito per le assunzioni, ferie non godute dei precari a. s. 2012/13, aggiornamento graduatorie d’istituto, potenziamento storia dell’arte e diritto alle superiori, formazione ABA per docenti, introduzione educazione fisica alle elementari. Quasi tutti accolti come raccomandazione o con la formula “valutare l’opportunità di”, attenzione bipartisan del Parlamento e apertura del Governo alle diverse iniziative promosse dall’Anief. Ancora dibattito sulle quattro aree di sostegno, un ordine del giorno promossi dai senatori all’opposizione vorrebbe ripristinarle.

 

La compressione del dibattito parlamentare, a causa dell’imminente scadenza del provvedimento, ha portato i senatori a trasformare il 7 novembre 2013, gli emendamenti in ordini del giorno e il Governo ad approvarli per lo più con la riformulazione sotto forma di raccomandazione o con una generica forma possibilista che lascia aperto il dibattito.

Tra gli ordini del giorno, si segnalano, coerenti con le iniziative giudiziarie intraprese dall’Anief:

–       G.15.102 e G.16.101 del senatore Mazzoni (PdL) sull’inserimento in terza fascia delle Gae degli abilitati con il TFA ordinario, specie laddove le graduatorie sono esaurite;

–       G.15.110 del senatore Ruta (PD) sull’inserimento in terza fascia delle Gae di tutti i docenti abilitati esclusi;

–       G.15.104 della senatrice Orrù (PD) sull’inserimento in terza fascia delle Gae dei docenti idonei all’ultimo concorso ordinario e sull’utilizzo delle graduatorie di merito per le assunzioni valide nel triennio successivo e fino a nuovo concorso.

Da segnalare ancora gli inviti ad aprire le graduatorie d’istituto prima del previsto aggiornamento triennale già quest’anno scolastico per inserire gli abilitati con il TFA ordinario attraverso l’ordine del giorno G.16.100 della senatrice Orrù (PD) e G.15.112 della senatrice Puglisi  (PD).

Sempre coerente con le diffide predisposte dall’Anief si segnala l’ordine del giorno G15.101 del senatore Bocchino (M5S) sul pagamento delle ferie non godute dai supplenti nell’a. s. 2012-2013 accolto con formula piena.

Ancora coerenti con le battaglie sostenute dall’Anief la necessità di potenziare lo studio della storia dell’arte nelle scuole superiori con l’ordine del giorno G.5.101 della senatrice Petraglia (SEL), del diritto con l’ordine del giorno G.5.102 del senatore Ruta (PD), e di educazione fisica nelle elementari con l’ordine del giorno della senatrice G.4.100 della senatrice Puglisi (PD).

Interessante l’invito rivolto alla formazione dei docenti sul metodo ABA promosso con l’ordine del giorno G.5.22 del senatore Bocchino e altri (M5S) e Ranucci (PD), Buemi (Misto-Aut), Centinaio  e i componenti del Gruppo LN-Aut, su cui l’Anief insieme ad Eurosofia e Casa delle Fate da due anni svolge corsi con il prof. T. Caffrey, Analista Comportamentale certificato presso il B.C.B.A. (Behavior Analyst Certification Board).

Infine, nuovo colpo di scena sulle aree uniche di sostegno: un ordine del giorno trasversale G.15.108 a firma dei senatori M5S e dei componenti del Gruppo LN-Aut Bignami, Blundo, Catalfo, De Pin, Gambaro, Candiani Puglia, Anitori invita il Governo a ripristinare le aree nella scuola superiore, segno che ancora la questione merita di essere affrontata in maniera seria e sistematica e non avventurosa, rispettosa di una seria riflessione sulle certificazioni e sull’esperienza maturata negli ultimi vent’anni d’integrazione scolastica, mai purtroppo effettuata dopo le ultime sperimentazioni dell’I.C.A.R.E. come rimarcato fin dall’inizio da Anief.

 

Gli ordini del giorno

 

G15.102

MAZZONI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di discussione del disegno di legge recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca»,

premesso che:

nella scuola italiana si registra una situazione paradossale, visto che nelle GAE (graduatorie ad esaurimento) alcune classi di concorso sono da tempo esaurite e sarebbe logico pensare che le cattedre vacanti in organico di diritto in queste materie, sarebbero state coperte con l’espletamento del c.d concorsone;

in realtà, ciò non è accaduto e le materie che richiedevano l’assunzione di personale non sono state bandite a concorso;

nonostante i posti disponibili nelle scuole siano numerosi, in base a tale sistema sono destinati a rimanere vacanti per molto tempo ancora;

ciò comporta che i ruoli che spetterebbero alle suddette classi di concorso escluse dalla vigente modalità di reclutamento, vengono distribuiti su altre materie. Tutto ciò potrebbe avere un senso solo se effettivamente non ci fossero insegnanti abilitati in queste materie;

invece, ai docenti abilitati viene negata la possibilità di spendere il titolo acquisito,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di adottare provvedimenti volti a sanare al più presto la situazione di cui in premessa e a consentire che sulle cattedre sopra indicate – che non possono avere docenti, né da GAE né da concorsone -, possano essere immessi in ruolo i neo abilitati del TFA ordinario.

________________

(*) Accolto dal Governo

 

 

G16.101

MAZZONI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di discussione del disegno di legge recante «Conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2013, n.104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca»,

premesso che:

l’attuale sistema di formazione dei nuovi insegnanti per la scuola secondaria, conosciuto come TFA (tirocinio formativo attivo), ha abilitato in quest’anno accademico quasi 11.000 docenti che, per accedervi, hanno dovuto superare tre dure prove, pagare una lauta tassa di iscrizione (circa 2600 euro in media), frequentare corsi disciplinari e pedagogico-didattici, affrontare un tirocinio di 475 ore e sostenere un esame finale;

l’accesso al TFA è stato articolato attraverso il superamento di tre prove, svoltesi fra il mese di luglio ed il mese di novembre 2012, così distinte:

a) preselettiva (composta da n.60 test a risposta multipla su argomenti disciplinari relativi alle diverse classi di concorso) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 21/trentesimi;

b) prova scritta (relativa a domande aperte concernenti la disciplina in esame) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 21/trentesimi;

c) prova orale (con domande inerenti argomenti riguardanti la disciplina in oggetto) da ritenersi valida con il raggiungimento minimo di punti 15/ventesimi;

il percorso formativo ha poi contemplato la frequenza di corsi disciplinari e pedagogico-didattici e il superamento dei relativi esami, concludendosi con un esame finale di abilitazione concernente l’esposizione di un progetto didattico su un argomento disciplinare estratto a sorte da ciascun candidato e la discussione della relazione finale sul tirocinio svolto in classe;

sulla base del decreto ministeriale 249 del 2010, e dei successivi regolamenti ministeri ali ad esso connesso, l’abilitazione conseguita tramite la frequenza del TFA risulta declassata rispetto a quella conseguita in passato con i cicli della SSIS (Scuole di Specializzazione per l’insegnamento Secondario), ai cui abilitati era sempre spettato l’inserimento nelle graduatorie ad esaurimento, unico canale utile per ottenere l’immissione in ruolo per scorrimento (legge 296 del 2006). A differenza di quanto avvenuto sempre in passato, quindi, al titolo conseguito con il TFA spetterebbe solamente l’inserimento nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto (GI), dalle quali è difficilmente ottenibile un incarico annuale, né si potrà mai ambire al posto di ruolo a tempo indeterminato;

con l’emanazione in data 27 giugno del decreto ministeriale 572 del 2013, poi, le graduatorie ad esaurimento (GaE) sono state integrate solo per chi ha conseguito il titolo di abilitazione all’estero e per chi ha congelato la SSIS dell’ultimo ciclo 2007-09 e, iscrittosi con riserva all’epoca, ha completato la formazione e ottenuto il titolo frequentando il nostro stesso corso di TFA appena concluso;

il suddetto decreto perpetra una discriminazione tra chi si è abilitato con il tirocinio formativo attivo (ai sensi del decreto ministeriale 249 del 2010) e chi ha conseguito il medesimo titolo equipollente presso gli altri Paesi UE o chi, dopo avere interrotto la SSIS, si è abilitato frequentando lo stesso corso di TFA durante questo anno accademico;

il vulnus del decreto ministeriale 572 del 2013 opera una disparità di trattamento tra titoli di abilitazione equipollenti, violando la Direttiva 2005/36/CE e sancendo il paradosso normativo per cui i docenti abilitati nei Paesi UE possano accedere alle GaE, e quindi, in prospettiva, al ruolo, mentre quei docenti che hanno conseguito lo stesso titolo entro i confini nazionali vengono relegati alla seconda fascia delle graduatorie d’istituto, dalle quali è possibile ottenere supplenze saltuarie e temporanee, senza con ciò poter ambire ad una collocazione a tempo indeterminato;

è facile trarre dal decreto ministeriale 572 del 2013, infatti, l’implicita affermazione del principio di equivalenza legale tra i corsi SSIS e quelli del tirocinio formativo attivo, che risiede nell’attribuzione al TFA di quel valore giuridico che consente ai congelati SSIS di ottenere l’abilitazione mediante la sua frequenza;

il decreto ministeriale 249 del 2010, vieppiù, annoverava tra i suoi principi cardine la corrispondenza tra i posti messi in palio per l’accesso al TFA e il fabbisogno di personale scolastico calcolato sulla base dei futuri pensionamenti;

il ministro Profumo, nel corso degli ultimi mesi del suo mandato al Ministero della pubblica istruzione, ha stabilito nella bozza di modifica al regolamento del decreto ministeriale 249 del 2010 datata al 12 giugno del 2012, che i titoli di abilitazione conseguiti al termine del TFA costituiscono requisito di ammissione alle procedure concorsuali, che, come è ben noto, danno, in caso di superamento, diritto al ruolo, mentre diversamente non viene riconosciuta l’idoneità all’insegnamento, come per i vecchi concorsi, e quindi l’accesso alle graduatorie ad esaurimento;

si è così creata una disparità di trattamento, non conforme al dettato costituzionale; al contrario, il titolo conseguito tramite TFA dovrebbe essere equiparato giuridicamente a quello ottenuto nel periodo 1999-2009 dagli abilitati SSIS sulla base del medesimo riconoscimento di quel valore di prova concorsuale che spettava a questi ultimi (ai sensi dell’articolo 1, comma 6-ter, del decreto-legge 28 agosto 2000 n. 240, convertito con modificazioni dalla legge 27 ottobre 2000 n. 306), in modo da ottemperare all’articolo 97 della Costituzione, che prevede l’assunzione previo concorso nella pubblica amministrazione;

il principio di valore concorsuale andrebbe attribuito, altresì, dal punto di vista della presente risoluzione, non solo all’esame finale di abilitazione che concludeva il percorso SSIS e ha concluso similmente quello del TFA, bensì dovrebbe essere esteso per legge alle tre prove di accesso sopraelencate, la cui valenza ai fini della selezione meritocratica pare essere perfino più significativa rispetto alle prove dell’ultimo concorso per l’insegnamento;

a differenza delle procedure e dei princìpi che governavano il sistema di reclutamento fino al 2009 con l’inserimento degli ultimi abilitati SSIS IX Ciclo, chi ora consegue l’abilitazione alla docenza con il TFA risulta essere fortemente penalizzato sotto qualsiasi punto di vista:

a) vincitore di un concorso che non ha alcuna ricaduta professionale ed occupazionale;

b) detentore di un titolo dal valore abilitante privo di riconoscimento che non risulta spendibile nel sistema scolastico nazionale;

l’ordine del giorno è perciò volto a conciliare la duplice finalità dell’equiparazione dei docenti abilitati si con merito e della distinzione giuridica di questi ultimi rispetto ai docenti che godranno di un percorso riservato basato sull’anzianità di servizio,

impegna il Governo:

a valutare la possibilità d’intraprendere tutte le iniziative necessarie ad intervenire:

a) per la riapertura e l’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento dei docenti abilitati tramite la frequenza del TFA ordinario, con un punteggio pari a quello conferito negli anni precedenti agli abilitati SSIS, in virtù della Direttiva 2005/36/CE che sancisce l’uguaglianza dei titoli abilitanti professionali nel territorio dell’Unione Europea e attribuendo al medesimo titolo quel valore di prova concorsuale che consente l’assunzione in ruolo ai sensi dell’articolo 97 della Costituzione tramite il doppio canale di reclutamento tuttora vigente;

b) per l’inserimento contestuale nella prima fascia delle graduatorie d’istituto come da sempre conferito agli abilitati SSIS prima del decreto di riapertura del 2009 o, quanto meno, nella seconda fascia delle stesse, come previsto dalle note e dai regolamenti ministeriali, da attuare entro il prossimo anno scolastico 2013-14, in modo da rendere effettivamente usufruibile da subito il titolo di abilitazione del TFA come prescritto dalle note ministeriali del 29 aprile 2011 prot. n. 1065 e del 17 aprile 2013.

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(*) Accolto dal Governo come raccomandazione

 

 

G15.110

RUTA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede d’esame del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (A.S. 1150)

premesso che:

l’articolo 1 comma 605 della legge 27 dicembre 2006, n. 296 e successive modificazioni ha trasformato le graduatorie permanenti in graduatorie ad esaurimento (GAE) «al fine di dare adeguata soluzione al fenomeno del precariato storico e di evitarne la ricostituzione, di stabilizzare e rendere più funzionali gli assetti scolastici, di attivare azioni tese ad abbassare l’età media del personale docente»;

nelle graduatorie ad esaurimento sono stati inseriti, successivamente alla legge 296/06, tutti i docenti tranne coloro che, pur in possesso dell’abilitazione, e vincitori di concorso, non sono riusciti a far domanda per l’aggiornamento;

ci sono centinaia di docenti che, pur in possesso dell’abilitazione, non hanno provveduto, per motivate ragioni, a far domanda per l’aggiornamento delle graduatorie permanenti nel biennio 2007/2009, trasformate in graduatorie ad esaurimento ai sensi della legge n. 296 del 2006, recepita nel decreto ministeriale n. 27 del 2007 e D.D.G. 27/3/2007;

l’attivazione del TFA non favorisce questi docenti, abilitati e vincitori di concorso. Anzi non consente loro neppure di partecipare;

il bando di concorso per docenti indetto a settembre 2012, non facilita tali docenti ma li danneggia perché comporta l’abolizione delle graduatorie del concorso del ’99;

impegna il Governo:

a valutare l’opportunità di disporre provvedimenti che prevedano che i docenti che pur in possesso dell’abilitazione, non abbiano provveduto, per motivate ragioni, a far domanda per l’aggiornamento delle graduatorie permanenti nel biennio 2007/2009, trasformate in graduatorie ad esaurimento ai sensi della Legge n. 296 del 2006, recepita nel decreto ministeriale n. 27 del 15/03/2007 e relativo D.D.G. del 27/03/2007, siano iscritti, a domanda, nelle predette graduatorie permanenti ad esaurimento e siano collocati nella posizione spettante in base ai punteggi ed ai titoli posseduti.

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(*) Accolto dal Governo

 

 

 

G16.100 (testo 2)

ORRÙ

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante interventi urgenti in materia di istruzione, università e ricerca,

premesso che:

il Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca ha a più riprese riconosciuto «la necessità di dare (…) il giusto riconoscimento ai docenti meritevoli costruendo un vero e proprio “cursus professionale” basato sul merito»;

i Tirocinii Formativi Attivi (TFA) recentemente conclusi, o in procinto di concludersi, hanno selezionato, fra circa 200 mila concorrenti, circa 11 mila docenti attraverso un’apposita prova d’accesso (articolata in un test preliminare a carattere nazionale, una prova scritta, una prova orale), vertente sulle conoscenze disciplinari relative alle materie oggetto di insegnamento della classe di riabilitazione, secondo i programmi definiti dal Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca (MIUR);

i TFA recentemente conclusi, o in procinto di concludersi, hanno specificatamente formato i suddetti docenti per svolgere l’attività di insegnamento;

il prossimo aggiornamento delle graduatorie di istituto è previsto per il 2014;

l’imminente approvazione dei TF A speciali, abiliterà, senza alcuna procedura di selezione, oltre 100 mila docenti (in numero notevolmente superiore alle necessità evidenziate nel DDG 82 del 24 settembre 2012 oltre che nei bandi relativi all’avvio delle selezioni per i TFA ordinari);

allo stato attuale della normativa, gli abilitati del TFA ordinario e speciale potranno accedere alla medesima II fascia delle graduatorie di istituto, senza distinzione fra chi ha superato una procedura fortemente selettiva e chi acquisirà lo stesso titolo senza selezione alcuna;

ai fini dell’acquisizione del punteggio utile in graduatoria di istituto gli abilitati tramite TFA ordinari rischiano di essere molto svantaggiati rispetto ai prossimi abilitati tramite TFA speciali: i primi potendo far valere 6 punti potenziali in più, ma i secondi potendo vantare diverse decine o centinaia di punti derivanti da titoli di servizio altrimenti posseduti;

l’istituzione del percorso speciale ha profondamente modificato le prospettive di spendibilità dell’abilitazione rispetto alla situazione com’era al momento di avvio della procedura selettiva del TFA ordinario;

impegna il Governo a valutare l’opportunità di:

operare perché il titolo conseguito attraverso la frequenza e il superamento degli esami finali dei TFA ordinari sia valorizzato adeguatamente rispetto a quello conseguito attraverso i TFA speciali, così da determinare uni effettiva precedenza degli abilitati selezionati con il TFA ordinario nelle graduatorie di istituto;

individuare le modalità più idonee a tenere distinte e nel giusto rapporto gerarchico i due percorsi agendo sia sul titolo, sia sul calcolo del punteggio di graduatoria e sulla collocazione in graduatoria;

garantire l’apertura straordinaria delle graduatorie di istituto per l’anno 2013/2014 come extrema ratio al fine di far valere l’abilitazione nell’unico anno in cui il titolo risulta attualmente spendibile, affinché – per l’affidamento di incarichi durante il prossimo anno scolastico – molti docenti abilitati non si vedano di fatto preferiti colleghi non abilitati nel caso in cui le graduatorie di istituto restassero chiuse.

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(*) Accolto dal Governo

 

G15.101 (testo 2)

BOCCHINO, SERRA, MONTEVECCHI, BIGNAMI, CATALFO, BLUNDO, PUGLIA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame dell’A.S. n. 1150 (Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca),

premesso che:

All’articolo 15, comma 1, si fa esplicito riferimento a una «specifica sessione negoziale concernente interventi in materia contrattuale per il personale della scuola»;

considerato che:

nel Cenl scuola 29/11/2007, tuttora vigente, le ferie dei supplenti sono regolate dall’articolo 19, comma 2 che recita: «Le ferie del personale assunto a tempo determinato sono proporzionali al servizio prestato. Qualora la durata del rapporto di lavoro a tempo determinato sia tale da non consentire la fruizione delle ferie maturate, le stesse saranno liquidate al termine dell’anno scolastico e comunque dell’ultimo contratto stipulato nel corso dell’anno scolastico.

La fruizione delle ferie nei periodi di sospensione delle lezioni nel corso dell’anno scolastico non è obbligatoria. Pertanto, per il personale docente a tempo determinato che, durante il rapporto di impiego, non abbia chiesto di fruire delle ferie durante i periodi di sospensione delle lezioni, si dà luogo al pagamento sostitutivo delle stesse al momento della cessazione del rapporto».

Quindi sino a giugno 2012 era regolare prassi, al termine di ogni supplenza, la liquidazione al supplente delle ferie maturate e non godute.

il 7 luglio 2012 viene pubblicato il D.L. n.95 (c.d. spending review) che introduce all’art. 5, comma 8, il divieto di «monetizzazione» delle ferie per i dipendenti pubblici e successivamente il 29/12/2012 viene pubblicata la L.228 («Stabilità» 2013) che nell’art. 1 comma 55 afferma specificatamente che all’articolo 5, comma 8, del decreto-legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito, con modificazioni, dalla legge 7 agosto 2012, n. 135, è aggiunto, in fine, il seguente periodo: «Il presente comma non si applica al personale docente e amministrativo, tecnico e ausiliario supplente breve e saltuario o docente con contratto fino al termine delle lezioni o delle attività didattiche, limitatamente alla differenza tra i giorni di ferie spettanti e quelli in cui è consentito al personale in questione di fruire delle ferie». Inoltre il successivo comma, cioè il 56, prevede chiaramente che le clausole contrattuali contrastanti i commi 54 e 55, relativi alle modalità di fruizione delle ferie dei precari, sono disapplicate dallo settembre 2013. Per quanto scritto nel comma 56 si rende evidente, quindi, che le ferie dei precari riferite all’anno scolastico 2013-2014, non saranno più definite, come è accaduto fino ad oggi, dall’art. 19 del CCNL scuola 2006-2009, ma verrà applicato il comma 55 della legge n.  228 del 2012.

considerato inoltre che:

l’interpretazione letterale delle norme suesposte induce a sostenere che l’intero anno scolastico 2012/2013 sia ancora regolato dalle «vecchie» norme contrattuali e che quindi tutte le ferie maturate debbano ancora essere liquidate ai supplenti che non avevano, in realtà, nessun obbligo a richiederle nei giorni di sospensione delle lezioni e che non possono quindi vedersele assegnate d’ufficio.

A giugno 2013 , al termine delle lezioni, il MIUR pubblica l’informativa sindacale prot. n. 3753 del 13/06/2013 a firma del dotto Filisetti, direttore generale – ufficio Bilancio- che recita: «La direzione Generale per le politiche finanziarie e per il bilancio comunica l’avvenuta assegnazione alle istituzioni scolastiche delle risorse finanziarie per il pagamento delle supplenze brevi comprese quelle necessarie per il pagamento delle ferie, nella misura definita dal Ccnl cioè 30/360 per i giorni previsti dal contratto. Analogamente, la liquidazione ed il compenso sostitutivo per le ferie non fruite dal personale docente ed Ata, titolare di contratti di .lavoro a tempo determinato sino al termine delle attività didattiche, è effettuata dal ministero dell’economia e delle Finanze, ragionerie dello Stato, al quale i dirigenti scolastici trasmetteranno gli atti necessari».

A tale informativa MIUR fa seguito, quindi, il pagamento da parte delle scuole delle ferie dei supplenti brevi che non ne avevano espressamente richiesto la fruizione, somme da liquidare entro giugno 2013.

Le scuole, a questo punto, attendevano indicazioni dalle ragionerie territoriali circa le modalità tecniche di analoga liquidazione per i supplenti annuali

In tale contesto si inserisce la nota del 4 settembre 2013 n. 72696 del Mef che smentisce l’informativa sindacale MIUR di giugno affermando che la favorevole previsione contrattuale contenuta nell’art. 19 del Cenl era stata già disapplicata dall’entrata in vigore della spending review e pertanto già da allora non apparteneva più all’ordinamento scolastico.

Indi per cui, conseguenza di tale confusione tra quanto affermato dal Miur e quanto dal Mef è che si delineano diverse linee interpretative da parte dei dirigenti scolastici che distinguono periodi non monetizzabili in assoluto e periodi monetizzabili solo in parte.

Chiarificatrice sarebbe dovuta essere l’ulteriore nota del MIUR del 6 settembre 2013 n. 1204, 2 soli giorni dopo la nota MEF, che nel sollecitare le scuole a terminare i pagamenti dei supplenti brevi ribadisce che «la risorsa finanziaria assegnata alle istituzioni scolastiche per il pagamento delle supplenze brevi è comprensiva di quella necessaria per il pagamento delle ferie dovute in base alla normativa vigente, nella misura cioè 30/360 per i giorni previsti dal contratto », riproponendo di fatto lo stesso testo di giugno 2013 e non tenendo in nessun conto la nota MEF.

Tutto ciò premesso e considerato, impegna il Governo:

a intervenire con sollecitudine per chiarire d’intesa con il Ministero dell’economia e delle finanze l’esatta applicazione della norma contrattuale, consentendo il pagamento delle ferie non fruite dai supplenti che hanno prestato servizio nell’anno scolastico 2012/2013;

a intervenire, anche normativamente, al fine di ripristinare lo status quo ante spending review, per consentire l’applicazione dell’art. 19 del vigente ccnl anche al fine di tutelare soggetti quali i precari della scuola già pesantemente penalizzati dalle politiche del lavoro perpetrate in questo ultimo decennio.

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(*) Accolto dal Governo

 

 

 

G15.104 (testo 2)

ORRÙ

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di esame del disegno di legge di conversione del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (A.S. 1150),

premesso che:

gli articoli 399 e 400 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, disciplinano l’organizzazione dei concorsi a cattedra sulla base di una previsione triennale dei posti vacanti e disponibili e prescrivono la pubblicazione di una graduatoria di merito dove sono inseriti i candidati che hanno superato tutte le prove e a cui è riconosciuta l’abilitazione se sprovvisti, ai fini dell’assunzione per il 50 per cento dei posti annualmente autorizzati;

la sentenza n. 41 del 9 febbraio 2011 della Corte costituzionale ricorda come i docenti idonei al concorso ordinario siano stati sempre inseriti nella terza fascia delle graduatorie permanenti trasformate ad esaurimento di cui all’articolo 1, comma 605 della legge 27 dicembre 2006, n. 296, ai fini delle assunzioni;

considerato che:

l’alticolo 13 del decreto del Direttore Generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012 relativo al bando dell’ultimo concorso a cattedra, nel prevedere la pubblicazione delle graduatorie di merito, non ne ha specificato né la validità né l’utilizzo ai fini delle immissioni in ruolo degli idonei negli anni successivi all’aano scolastico 2014/2015, riconoscendo l’abilitazione conseguita soltanto ai vincitori;

l’allegato A alla Circolare Miur n. 21 del 21 agosto 2013 nelle istruzioni operative l’elative alle immissioni in ruolo autorizzate per l’anno scolastico 2013/2014 disponeva la cessazione dell’utilizzo delle graduatorie di merito dei precedenti concorsi laddove pubblicate le nuove graduatorie di merito previste dal decreto del Direttore Generale per il personale scolastico n. 82 del 24 settembre 2012 e l’utilizzo delle nuove graduatorie di merito per l’assunzione dei vincitori anche negli anni successivi;

tutto ciò premesso e considerato,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di approvare le opportune determinazioni perché le graduatorie di merito siano utilizzate per le assunzioni da disporre negli anni scolastici successivi all’anno scolastico 2014-2015, anche per gli idonei e a riconoscere agli idonei l’abilitazione conseguita al termine del superamento della fase concorsuale ai fIni dell’inserimento nella terza fascia delle graduatorie ad esaurimento prima del prossimo aggiornamento tIiennale attraverso uno specifico intervento normativo.

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(*) Accolto dal Governo

 

 

(*) Accolto dal Governo

G15.112

DI GIORGI, PUGLISI, IDEM, MARCUCCI, MARTINI, MINEO, TOCCI, ZAVOLI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di discussione del decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca;

premesso che;

Il Tirocinio Formativo Attivo (TFA), istituito ai sensi del decreto ministeriale 249 del 2010, nasce come perfezionamento delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario, il precedente percorso abilitante a numero chiuso esaurito si al compimento del IX ciclo del biennio 2007-09;

Il TFA eredita la stessa funzione di formazione didattica del personale docente, contemperando in maniera ottimale l’ambito teorico con quello pratico del tirocinio;

esclusa qualsiasi proposta di riapertura delle Graduatorie ad esaurimento – riteniamo, al contempo, coerente dare un giusto riconoscimento a tutti coloro che si sono sottoposti alle prove previste dal TFA ordinario, che hanno partecipato a lezioni. frontali anche molto impegnative e che hanno sostenuto esami finali,

impegna il Governo:

a valutare l’opportunità di disporre – già dall’anno scolastico in corso – atti di propria competenza che prevedano, attraverso la riapertura straordinaria delle graduatorie d’istituto, l’inserimento in seconda fascia e riconoscendo il punteggio corrispondente alle prove sostenute, di coloro i quali hanno conseguito l’abilitazione al termine dei corsi universitari attivati con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 10 settembre 2010, n. 249.

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(*) Accolto dal Governo

 

G5.101 (testo 2)

PETRAGLIA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

premesso che:

l’articolo 5 del decreto-legge reca disposizioni volte al potenziamento dell’offerta formativa. In particolare, il comma 1 introduce, a decorrere dall’anno scolastico 2014/2015, un’ora settimanale di insegnamento di «geografia generale ed economica» in una classe del primo biennio degli istituti tecnici e professionali, per la cui copertura sono stanziati 3,3 milioni di euro per il 2014 e 9,9 a decorrere dal 2015;

tra le discipline scolastiche le cui ore di insegnamento sono state eliminate o ridotte negli ultimi anni in diversi indirizzi delle scuole secondarie superiori, una è particolarmente grave per un Paese come l’Italia: ci si riferisce alla storia dell’arte;

nel Paese dei Beni Culturali per eccellenza, impedire ai ragazzi di maturare una adeguata conoscenza del proprio patrimonio storico-artistico significa non garantirgli una formazione culturale degna di questo nome, ma anche impedire la formazione di quel senso civico che tutti noi auspichiamo e che si sviluppa a partire dalla conoscenza e dal conseguente rispetto per quell’insieme di valori territoriali, ambientali, storici e artistici che chiamiamo cultura. Imparare la storia dei luoghi e dei monumenti che ci circondano, contribuisce a far comprendere chi siamo e a maturare quel valore imprescindibile del rispetto per il patrimonio e i beni comuni;

la storia dell’arte ha anche una importanza rilevante con riferimento alle ricadute economiche che il suo insegnamento può generare, aiutando i giovani a sviluppare una sensibilità per la salvaguardia e valorizzazione del patrimonio culturale italiano che, con oltre 3.400 musei, circa 2.100 aree e parchi archeologici e 43 siti Unesco, è il più ampio a livello mondiale;

la storia dell’arte è nel settore dell’istruzione, una componente indispensabile e fondamentale per la crescita della cultura che può contribuire efficacemente alla formazione di una forza lavoro qualificata, in grado di produrre innovazione non tecnologica per l’intera economia, nonché servizi e beni competitivi e di alta qualità;

la Strategia Europa 2020, riconosce che i settori della cultura e quello creativo costituiscono un’importante fonte potenziale di occupazione. Negli ultimi dieci anni l’occupazione complessiva in tali settori è cresciuta in misura tre volte superiore rispetto alla crescita occupazionale registrata dall’economia dell’Unione europea nel suo insieme;

eppure il RAC, l’indice che analizza il ritorno economico degli asset culturali sui siti Unesco, è per il nostro Paese 16 volte inferiore a quello degli Stati Uniti (che hanno la metà dei siti rispetto all’Italia), 4 volte inferiore rispetto alla Francia e 7 inferiore rispetto al Regno Unito. Tali dati sono contenuti in un rapporto di PricewaterhouseCoopers (PwC) che indica che l’economia turistica e il settore culturale e creativo contribuiscono al Pii dei principali paesi europei in media per il 14 per cento. L’Italia, con il suo 13 per cento (circa 203 miliardi di euro), è ben lontana dal 21 per cento del best performer Spagna (225 miliardi) ed è ultima per valore assoluto di Pii generato da turismo arte e cultura;

i dati ci dicono che il nostro Paese sconta una cronica incapacità di generare valore economico dal suo straordinario patrimonio artistico e culturale. Da questo punto di vista l’Italia è paragonabile ad un Paese ricco di materie prime che non è in grado di sfruttare, nonostante i ritorni economici che potrebbe assicurare, perché gli mancano la capacità estrattiva e gli strumenti per farlo;

un atto non solo fortemente simbolico ed emblematico, ma necessario in un Paese come il nostro, sarebbe proprio quello di porre rimedio a tale scempio reintroducendo l’insegnamento della storia dell’arte e potenziando ulteriormente la possibilità di studio del nostro patrimonio artistico;

pochi giorni fa, è stata presentata una petizione, sottoscritta da oltre 15 mila persone, che chiede il ripristino della storia dell’arte nelle scuole superiori. Gli insegnanti di storia dell’arte, promotori dell’iniziativa, sono stati affiancati nel loro importante progetto anche da Italia Nostra che, insieme, hanno rivolto l’appello al Ministro dell’istruzione affinché proceda alla reintroduzione delle ore di insegnamento eliminate;

il Ministro dei beni culturali Massimo Bray ha contribuito in prima persona alla diffusione della petizione, che è stata firmata, tra gli altri, dal Direttore generale per la valorizzazione del patrimonio culturale del MIBACT Anna Maria Buzzi, dal Direttore degli Uffizi Antonio Natali e da Salvatore Settis,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di reintrodurre e a potenziare l’insegnamento della storia dell’arte, in particolare nelle scuole dell’istruzione secondaria, in quanto fondamentale per la formazione degli studenti e per l’economia del Paese.

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(*) Accolto dal Governo

 

 

G5.102 (testo 2)

RUTA

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede d’esame del disegno di legge di conversione in legge, con modificazioni, del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca (A.S. 1150);

premesso che:

tutti gli osservatori e le istituzioni nazionali ed europee segnalano da tempo la necessità di garantire alle nuove generazioni una più adeguata formazione generale e specializzante in linea anche con l’esigenza di maggiore cultura nel senso di più ampia conoscenza e miglioramento delle competenze, per affrontare le sfide della modernità, della globalizzazione e della concorrenza nel mondo del lavoro;

sarebbe opportuno innalzare l’obbligo scolastico fino al raggiungimento della maggiore età e prevedere di conseguenza che l’istruzione obbligatoria venga impartita per almeno dodici anni;

occorre valorizzare le potenzialità formative della cultura giuridico-economica per dare agli studenti strumenti di conoscenze e di competenze idonee ad aumentare la capacità critica e che li metta in grado di comprendere le dinamiche della realtà e di operare nella stessa in modo più consapevole;

è importante in una società complessa, post-moderna e post-industriale, garantire la conoscenza dei principi e dei valori che sono stati i fondamenti della convivenza civile nel corso dei secoli fino ai giorni d’oggi, per consentire agli studenti di avere una migliore comprensione della realtà sociale e politica odierna e metterli in condizioni di partecipare in maniera responsabile alla vita dello Stato di cui sono parte integrante, offrendo anche gli elementi cognitivi relativi alle regole che sono alla base del libero scambio di beni e servizi, dell’attività d’impresa, del libero mercato e del sistema economico-finanziario, indispensabili nell’era che ha visto l’avvento prorompente della società globale, della new economy, dei nuovi mezzi di comunicazione e dei social network;

è necessaria l’introduzione dell’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche nei primi due anni della scuola secondaria di secondo grado;

l’introduzione dell’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche nei primi due anni della scuola secondaria di secondo grado risponde ad una esigenza reale, non più rinviabile, di formazione dell’uomo-cittadino del mondo l’insegnamento delle discipline giuridiche ed economiche, garantito per qualità dai docenti abilitati della classe di concorso apposita (A 019), è da iscriversi tra le materie umanistiche in grado di completare la preparazione e la formazione dei futuri cittadini improntata sul sistema valoriale proprio della Carta costituzionale italiana e dei suoi principi fondamentali;

impegna il Governo a valutare l’opportunità di provvedere, con le dovute modifiche legislative e regolamentari, ad innalzare l’obbligo scolastico da dieci a dodici anni e ad introdurre, nei piani degli studi di tutte le scuole secondarie superiori, l’insegnamento delle discipline giuridico economiche per il primo biennio, in linea con quanto avviene in altri paesi europei affidando l’insegnamento di tali discipline al personale docente specializzato, della classe di concorso A 019.

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(*) Accolto dal Governo

 

G15.108 (testo 2)

BIGNAMI, PUGLIA (*)

Non posto in votazione (**)

Il Senato,

in sede di esame dell’A.S. 1150 («Conversione in legge del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca»),

premesso che:

la Camera dei deputati ha accolto un emendamento all’a.c. 1574, che unifica le aree disciplinari di sostegno per la scuola secondaria di secondo grado: «le aree scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica professionale artistica (AD 03), psicomotoria (AD 04) di cui all’articolo 13, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e all’ordinanza del Ministero della pubblica amministrazione n. 78 del 23 marzo 1997, sono unificate;

tenuto conto che:

la legge 104 del 1992 afferma che «l’integrazione scolastica ha come obiettivo lo sviluppo delle potenzialità della persona handicappata: 1) nell’apprendimento, 2) nella comunicazione, 3) nelle relazioni, 4) nella socializzazione. L’esercizio del diritto all’educazione non può essere impedito da difficoltà di apprendimento né da altre difficoltà derivanti dalle disabilità connesse all’handicap»;

l’attività formativa del docente specializzato non può prescindere dalle sue competenze e conoscenze di base, dalla sua formazione scientifica, umanistica o tecnica, sebbene il corso di sostegno frequentato abbia fornito a tutti indistintamente le medesime competenze di legislazione, didattica e pedagogia speciale;

il principio sopra richiamato è sancito anche da una recente sentenza del Consiglio di Stato, che accogliendo il ricorso del genitore di una studentessa disabile di un liceo scientifico stabilisce che: «Vista la gravità della patologia documentata in considerazione della rilevanza che assume a livello costituzionale e internazionale il diritto all’istruzione del disabile, alla minore deve essere assicurata un’ora di sostegno per ogni ora di frequenza scolastica e che tale attività deve essere svolta da docenti appartenenti all’area umanistico-linguistica e all’area scientifico-fisico-matematica … »; tale sentenza sancisce due principi fondamentali: il diritto all’istruzione del disabile e quello di avere insegnanti di sostegno con competenze specifiche;

considerato che:

le competenze di base sono imprescindibili, ancor di più nella scuola secondaria di secondo grado; se un alunno ha un deficit nell’area logico matematica, ha diritto ad un docente che provenga da tale area;

unificare le aree significherebbe inoltre sganciare l’attività di sostegno dalla professionalità del docente;

impegna il Governo a valutare l’opportunità di riconsiderare in un successivo provvedimento la divisione delle 4 aree disciplinari di sostegno previste dall’articolo 13, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, al fine di rispondere più adeguatamente alle esigenze formative e di apprendimento degli alunni aventi diritto al sostegno.

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(*) Aggiungono la firma in corso di seduta i senatori Anitori, Blundo, Catalfo, De Pin, Gambaro, Candiani e i componenti del Gruppo LN-Aut

(**) Accolto dal Governo

 

 

G5.22 (già em. 5.22)

BOCCHINO (*)

Non posto in votazione (**)

Il Senato, in sede di esame del disegno di legge n. 1150,

impegna il Governo a valutare l’opportunità di promuovere la formazione continua dei docenti della scuola, nell’ambito delle risorse umane e strumentali disponibili a legislazione vigente, il Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca, una specifica formazione dei docenti finalizzata alle problematiche dei disturbi pervasivi dello sviluppo e, in particolare, dei disturbi dello spettro autistico, con particolare riferimento all’ABA (Applied Behaviour Intervention), alla TEACCH (Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children), a terapie cognitivo-comportamentali e a modelli integrati di trattamento psicoeducativo o di adeguata organizzazione dei contesti socializzanti e degli spazi vitali.

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(*) Aggiungono la firma in corso di seduta i senatori Ranucci, Buemi, Centinaio e i componenti del Gruppo LN-Aut

(**) Accolto dal Governo

 

 

G4.100

IDEM, PUGLISI, DI GIORGI, MARCUCCI, MARTINI, MINEO, TOCCI, ZAVOLI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di discussione del decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca,

premesso che,

l’articolo 4 del provvedimento in esame dispone alcune norme a tutela della salute nelle scuole;

da anni ormai, la comunità scientifica riconosce nella mancanza di attività fisica una delle cause primarie di sovrappeso e obesità, nonché di una serie di disturbi cronici quali le malattie cardiovascolari o il diabete, che riducono la qualità della vita degli individui, mettendo così a rischio la vita delle persone, e costituendo anche un pesante onere per i bilanci sanitari e per l’economia di uno Stato;

l’aumento considerevole del fenomeno dell’obesità in molti Paesi europei, che colpisce in misura consistente le giovani generazioni, rappresenta un fenomeno allarmante che interessa la salute di tutti i cittadini, soprattutto se la prima causa di tali patologie non è l’assunzione di quantità elevate di calorie bensì la mancanza di movimento;

l’attività motoria rappresenta, quindi, un elemento fondamentale per la tutela del benessere psico-fisico di tutti gli individui ed in particolare dei bambini;

in Europa prevale un modello di scuola che contempla l’educazione fisica e motoria fin dalle scuole primarie;

l’Italia rappresenta uno dei Paesi che fa eccezione, prevedendo di fatto l’educazione fisica come materia di insegnamento obbligatoria solo a partire dalla scuola secondaria di 1º grado;

inoltre l’educazione motoria nelle scuole primarie è un importante strumento di prevenzione sanitaria ma anche di educazione al rispetto dell’altro, di abitudine al confronto, di educazione al rispetto delle regole,

impegna il Governo a valutare l’opportunità – rispondente alle esigenze educativi – di avvalersi, anche nella scuola primaria, all’interno delle ore curriculari di scienze motorie, della figura professionale di un docente laureato in scienze motorie o diplomato ISEF e di inserirlo a pieno titolo nelle graduatorie.

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(*) Accolto dal Governo

 

(*) Accolto dal Governo

G15.112

DI GIORGI, PUGLISI, IDEM, MARCUCCI, MARTINI, MINEO, TOCCI, ZAVOLI

Non posto in votazione (*)

Il Senato,

in sede di discussione del decreto legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca;

premesso che;

Il Tirocinio Formativo Attivo (TFA), istituito ai sensi del decreto ministeriale 249 del 2010, nasce come perfezionamento delle Scuole di Specializzazione per l’Insegnamento Secondario, il precedente percorso abilitante a numero chiuso esaurito si al compimento del IX ciclo del biennio 2007-09;

Il TFA eredita la stessa funzione di formazione didattica del personale docente, contemperando in maniera ottimale l’ambito teorico con quello pratico del tirocinio;

esclusa qualsiasi proposta di riapertura delle Graduatorie ad esaurimento – riteniamo, al contempo, coerente dare un giusto riconoscimento a tutti coloro che si sono sottoposti alle prove previste dal TFA ordinario, che hanno partecipato a lezioni. frontali anche molto impegnative e che hanno sostenuto esami finali,

impegna il Governo:

a valutare l’opportunità di disporre – già dall’anno scolastico in corso – atti di propria competenza che prevedano, attraverso la riapertura straordinaria delle graduatorie d’istituto, l’inserimento in seconda fascia e riconoscendo il punteggio corrispondente alle prove sostenute, di coloro i quali hanno conseguito l’abilitazione al termine dei corsi universitari attivati con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 10 settembre 2010, n. 249.

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(*) Accolto dal Governo

 

Mancata trasparenza nelle operazioni del personale ATA

Mancata trasparenza nelle operazioni del personale ATA presso ATP di Cosenza. Denuncia del SAB.

 

La segreteria generale del sindacato SAB tramite il segretario generale prof. Francesco Sola, nonostante i reiterati interventi in merito, già effettuati c/o l’ATP di Cosenza, si vede costretta a denunciare, con forza, mancanza di trasparenza nelle operazioni del personale ATA relative all’a.s. in corso.

In particolare, il SAB denuncia la mancata pubblicazione dei decreti di rettifica dei trasferimenti disposti, anche attraverso pseudo procedimenti conciliati volontari, che non permettono a eventuali controinteressati, di valutare la legittimità delle operazioni medesime in quanto, risulta al SAB, che sedi alle quali aspirava personale con più punteggio, sono stati assegnati ad altri con minor punteggio.

La materia è disciplinata dal contratto sulla mobilità dell’11/3/2013 il quale prevede varie fasi per la mobilità, la prima di queste è quella comunale per cui, in presenza di personale che ha richiesto il trasferimento da una scuola ad altra nel medesimo comune, il posto deve essere assegnato con precedenza nella fase comunale e non può essere assegnato a chi viene da fuori comune o addirittura da altra provincia.

La mancata pubblicazione di detti decreti non permette di verificare la corretta applicazione delle norme contrattuali cosi come non permette, a chi aspira su detti posti, di impugnare i relativi decreti di rettifica mai pubblicati.

In materia di operazioni annuali, dopo, il relativo contratto del 15/5/2013 che regolamenta le utilizzazioni, assegnazioni provvisorie e nomine annuali, prevede che deve essere data tempestiva informativa preventiva alle OO.SS. anche su eventuali disponibilità sopraggiunte e sulla motivazione delle stesse.

Tale normativa contrattuale, nell’ATP di Cosenza risulta, praticamente, mai rispettata ed applicata in quanto registriamo, oltre alle mancate motivazioni delle disponibilità sopraggiunte, la totale assenza di spostamenti di personale effettuati anche nelle operazioni di incarichi e supplenze senza avere mai emesso i relativi decreti che sono obbligatori per una maggiore trasparenza nelle operazioni medesime e per il rispetto di eventuali controinteressati.

Il SAB denuncia con forza tale modo di operare con l’auspicio che, a distanza di oltre due mesi dall’inizio dell’anno scolastico, l’ATP di Cosenza faccia chiarezza sulle operazioni contestate e pubblichi tutti i decreti di rettifica del personale anche perché ora esiste solo il protocollo elettronico dal quale attingere informazioni per impugnare eventuali operazioni ritenute illegittime e lesive d’interessi concreti e personali.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

 

Per una coscienza ecologica sociale

Per una coscienza ecologica sociale

 di Domenico Ciccone

Quando Howard Gardner decise di aggiungere l’intelligenza naturalistica alla famosa batteria delle sette intelligenze, che aveva rappresentato la rivoluzione psicopedagogica delle “ Formae mentis”,  si era probabilmente reso conto di aver , per così dire, dimenticato fino ad allora, una delle facoltà più antiche di cui la mente umana dispone. Riconoscere le rocce, gli animali, gli alberi. Saper prevedere il clima e comprendere i suoi effetti, riuscire ad interagire con la natura e con i suoi molteplici elementi.

Eppure, per dirla con una inflessione americana cara al professore emerito dell’ Harvard University,   l’intelligenza naturalistica è “ maledettamente” attuale e coltivandola al meglio può rappresentare un poderoso strumento di progresso e di sviluppo per le generazioni future.

Non mi lascio condizionare dal fatto che, da mezzo secolo e fino a questo momento,  mi trovo a vivere nel bel mezzo della “ Terra dei Fuochi”  ma non posso fare a meno di notare l’emergenza in cui la scuola si trova ad operare quando consapevolmente decide di consegnare un’ etica della tutela ambientale alle giovani generazioni. Quei giovani  di cui ha la responsabilità educativa insieme a famiglie, quasi sempre distratte e neppure sensibili alla tutela del patrimonio ambientale minimo, quello che è assolutamente necessario per vivere dignitosamente.

La rivoluzione culturale della tutela ambientale è l’unica strategia capace di porre le nuove generazioni in una condizione meno dannosa di quella dei genitori che, quasi colpevolmente,  hanno lasciato passare il disastro ambientale sotto il loro naso con un’indifferenza tale che è lecito porsi seri interrogativi sulla buona fede riposta nel  valutare gli effetti di cause tanto prevedibili.

Oggi il Parlamento sta lavorando ad una revisione delle norme di tutela ambientale, compresa una definizione più puntuale ed esaustiva delle sanzioni penali legate a comportamenti dannosi per l’ambiente e per il territorio.

In verità, i reati ambientali sono stati puniti con fermezza dalla magistratura ed hanno spessissimo portato alla confisca di ingenti patrimoni illeciti,  accumulati con i proventi delle ecomafie, talvolta tanto ingenti da porre seri problemi di gestione per la pubblica amministrazione. Lo Stato fatica a gestirli, assegnarli e renderli disponibili per la società civile, come è giusto che sia,  giacché essi devono ritornare ai cittadini onesti, cioè coloro ai quali sono stati indirettamente sottratti.

Allora senza dilungarsi troppo nelle fin troppo conosciute vicende che affliggono gran parte d’Italia, nella quale, tra avvelenatori ed avvelenati, si confondono le idee, i pensieri e le soluzioni possibili, mi permetto di fare alcune proposte.

Occorrono due articoli di legge significativi che, oltre ad avere un valore simbolico, possano aiutare concretamente la scuola nel promuovere lo sviluppo di una coscienza ambientale diffusa tra i giovani e tra le loro famiglie.

Diamo alla scuola i proventi derivanti dalla confisca dei beni sequestrati alle ecomafie e introduciamo per legge l’insegnamento dell’ educazione ambientale nelle classi di ogni ordine e grado.

Un provvedimento simbolico, quest’ultimo, che assumerebbe significato concreto ed attuale se supportato da appositi finanziamenti con vincolo di destinazione e da misure di accompagnamento definite sinergicamente dai ministeri competenti. Tanto più significativo se detti finanziamenti fossero l’immediato realizzo delle confische effettuate per reati ambientali.

SI parla spesso di ritornare ad una vita degna di essere vissuta ed in armonia con il proprio ambiente. L’ecologia dello sviluppo umano, pur da una prospettiva diametralmente opposta, sul piano psicopedagogico,  alla visione di Gardner, ha sottolineato l’importanza delle influenza degli ambienti e dei contesti di vita in cui tale sviluppo avviene.

I nostri piccoli cittadini, i più grandicelli, gli adolescenti ed i giovani hanno diritto ad una società meno avvelenata, dal momento che essa è il risultato tangibile dell’ambiente nel quale viviamo,  altrettanto avvelenato e malsano non solo sul piano ecologico ma anche su quello relazionale.

Il risultato dello scempio è sotto ai nostri occhi … occorre urgentemente costruire, sviluppare, sedimentare e conservare una coscienza ecologica sociale. La scuola è pronta, come sempre, ma da sola non ce la può fare!

Edilizia scolastica, al via 700 interventi urgenti. In 200 casi sono bonifiche per l’amianto

da Repubblica.it

Edilizia scolastica, al via 700 interventi urgenti. In 200 casi sono bonifiche per l’amianto

Assegnati i primi 150 milioni per gli interventi urgenti sulle scuole italiane. Ma rimangono in attesa ancora 1800 cantieri. Dati preoccupanti per la presenza di strutture con asbesto

IN ARRIVO quasi 700 interventi urgenti di edilizia scolastica. Lo ha annunciato il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, che ha firmato il relativo decreto attraverso il quale vengono assegnati i primi 150 milioni stanziati col decreto del Fare per interventi urgenti, per la riqualificazione e la messa insicurezza delle scuole. Ma il dato che salta subito all’occhio è quello relativo ai 202 interventi  –  quasi il 30 per cento del totale  –  che serviranno esclusivamente a bonificare altrettanti plessi scolastici dall’amianto. “Sono soddisfatta  –  spiega il ministro Carrozza  –  perché abbiamo già provveduto in tempi rapidi e coinvolgendo i governi regionali a mettere in atto una delle azioni più importanti previste dal decreto del fare. L’edilizia scolastica, come dichiarato all’inizio del mio mandato  –  continua  –  rappresenta una delle priorità del governo”.

L’inquilino di viale Trastevere fa sapere che “le regioni hanno presentato al ministero una graduatoria di interventi immediatamente cantierabili”. Interventi che attendevano soltanto il finanziamento per partire. Le richieste sono state 3.302 richieste, di cui 2.515 ammissibili. E sono 692 quelli che partiranno fra breve. Gli altri plessi in attesa di interventi dovranno attendere i 300 milioni destinati allo stesso scopo attraverso l’Inail. Ora la palla passa a comuni e province che dovranno provvedere all’aggiudicazione dei lavori entro e non oltre il prossimo 28 febbraio. Un bel passo avanti rispetto alle lentezze burocratiche del passato che spesso facevano perdere anche i finanziamenti.

Ma quanti sono i plessi scolastici che necessitano di interventi urgenti? E quanti quelli che presentano ancora tubazioni, cisterne, rivestimenti e coperture in amianto? Il dato divulgato questa sera dal ministero  –  quasi un terzo degli interventi in programma sul totale  –  non è affatto confortante. Secondo un monitoraggio effettuato dal ministero dell’Istruzione un paio di anni fa, i plessi scolastici in cui è stata accertata la presenza di strutture in amianto sarebbero oltre 2.400. E le 202 che potranno fruire dei primi finanziamenti statali rappresentano soltanto il 10 per cento del totale. Nelle rimanenti scuole, nel frattempo, alunni e insegnanti continueranno a vivere in ambienti dove l’amianto è presente. Probabilmente a loro insaputa.

Sono tre le regioni che beneficeranno dei 150 milioni per liberare il maggior numero di edifici scolastici dall’amianto. In testa troviamo la Lombardia, con 74 interventi su 74 indirizzati alla bonifica dall’amianto. Stesso discorso in Sardegna, con 24 interventi tutti destinati alla rimozione dell’amianto dalle scuole. E anche in Emilia Romagna  –  con 52 interventi su 118  –  alunni e personale di parecchie scuola fra qualche mese finalmente potranno lavorare in un ambiente sano.

Università, Carrozza sfida i baroni: “I prof over 70 vadano in pensione”

da La Stampa

Università, Carrozza sfida i baroni: “I prof over 70 vadano in pensione”

Il ministro dell’Istruzione:  «Chi rimane in ruolo  offende il proprio Ateneo e   i giovani»

Per il ministro Carrozza, «chi vuole rimanere in ruolo oltre i 70 anni offende la propria università e offende i giovani. Sono sempre stata per un pensionamento rapido, magari non uguale per tutti. Ma non si può tenere il posto e pretendere di rimanere, solo perché è un diritto. Prima di tutto bisogna pensare ai propri doveri. In un momento di sacrifici per tutti, a maggior ragione li devono fare le persone che hanno 70 anni, e che hanno avuto tanto da questo mondo».

Il ministro, come ha già fatto nei giorni scorsi, attacca anche il blocco del turnover negli atenei: «abbiamo pensato di risparmiare, bloccando il turnover per anni, il che significa la morte nell’università e nella ricerca. Risparmiare sul turnover significa chiudere le porte a ciò che è fondamentale per l’università: il ricambio generazionale». E sottolinea tre punti d’azione per contrastare la fuga dei cervelli, tra quelli avviati nei primi mesi di Governo: «abbiamo portato il turnover al 50% il prossimo anno. In secondo luogo le poche risorse che abbiamo trovato per la ricerca le abbiamo messe tutte su un programma per giovani ricercatori. Infine, ci sforzeremo di premiare gli atenei che hanno giovani ricercatori come responsabili dei progetti ricerca». E guarda ai prossimi mesi: «nell’immediato futuro voglio far sì che per un’università costi meno chiamare una persona da fuori, favorendo così le carriere diagonali, rispetto a quelle interne. In secondo luogo voglio premiare chi è capace di attrarre studenti e professori stranieri in Italia. Siamo ai limiti della sopravvivenza, come sistema universitario».

Sul recente varo dell’aggiornamento del programma di rientro dei cervelli «Rita Levi Montalcini», il ministro spiega: «A differenza del passato, stavolta garantiremo il consolidamento dei ricercatori in arrivo dall’estero all’interno del sistema universitario. Non si può fare l’attrazione con i contratti a termine. Occorre rendere chi rientra professore, con una posizione decorosa e degna dello sforzo che ha fatto per tornare in Italia». «Se avesse 20 anni oggi e sognasse un futuro in accademia, resterebbe in Italia, o emigrerebbe?», le viene chiesto. «Se avessi 20 anni oggi cercherei un ambiente aperto. Ho potuto fare la carriera che ho fatto solo perché mi trovavo in un luogo dove si privilegiava l’indipendenza, l’autonomia e la capacità di leadership». Poi racconta che qualche giorno fa una giovane le ha detto: «se voglio fare carriera universitaria mi devo far notare dal professore…». «Da ministro – spiega – sentirlo dire è stato quasi offensivo. Ma purtroppo, se i giovani pensano questo a 20 anni, ciò è indice di un ambiente malato, che dobbiamo cambiare».

Intanto l’allarme sulla fuga dei cervelli all’estero lo lancia anche il neo presidente della Conferenza dei rettori delle Università italiane, Stefano Paleari. «Se l’Italia si svuota dei suoi giovani migliori, non ci sarà Finanziaria che possa recuperare la ricchezza perduta», osserva. «Il problema dei giovani in Italia è drammatico – aggiunge Paleari – il peggio che possa capitare a un Paese in crisi è la fuga dei migliori giovani. I nostri ricercatori – conclude – ricevono offerte dall’estero e non riusciamo a fare controproposte all’altezza, col risultato che le giovani menti lasciano il Paese».

Il merito entra o non entra in classe?

da Tecnica della Scuola

Il merito entra o non entra in classe?
di Lucio Ficara
Anche chi in Parlamento ha votato a favore del DL 104 ha qualcosa da ridire perchè alcune disposizioni non convincono o addirittura sembrano in contraddizione con annunci del ministro Carrozza.
La repentina approvazione del decreto istruzione, che è stato approvato a tempo di record dal Senato con 151 voti favorevoli, 61 astenuti e solo 15 contrari, è stata accompagnata da qualche circostanziata lamentela e da qualche mal di pancia, di chi, obtorto collo, l’ha dovuta votare. Infatti  Riccardo Mazzoni, componente della VII Commissione Istruzione pubblica, beni culturali, ricerca scientifica, spettacolo e sport, e senatore del PDL, ha evidenziato la contrarietà su alcuni punti del decreto scuola. In particolare il PDL è critico sull’aumento delle accise sugli alcolici, che inevitabilmente impatterà sui consumi  di questo settore d’impresa, generando crisi su crisi. Inoltre il PDL è contrario alla ripartizione della spesa, volta principalmente a stabilizzare i precari della scuola, tagliando i fondi destinati alla ricerca. Per Mazzoni sarebbe stato preferibile ripartire più equamente queste risorse, in modo che si premiasse il merito professionale dei docenti e delle scuole. E invece, con questo decreto si  va nella direzione opposta, ci si dimentica proprio dei fondi per il merito, destinati alle Università virtuose, non assegnando nemmeno un euro, ricordando che ne erano stati previsti 41 milioni. Allora ci si domanda: ma il merito entra o non entra in classe? Il tentativo di fare passare una certa idea di merito all’interno delle scuole è nelle corde del ministro Carrozza, che però teme la rivolta sindacale, proprio su queste tematiche. Il ministro dell’istruzione ha la convinzione che in Italia si creano dei tabù per non cambiare mai niente, mentre è necessario avere quello spirito riformatore per cambiare la scuola italiana. Quindi è in atto un’azione riformatrice, contro i tabù conservatori, che ha portato a sperimentare il liceo di soli 4 anni, e che vorrebbe introdurre, un sistema di reclutamento basato sul merito e pienamente trasparente. È necessario quindi introdurre, all’interno delle scuole, per fare entrare il merito in classe, un sistema meritocratico per chi vuole intraprendere la carriera di insegnante. Rispetto a questa rivoluzione copernicana che la ministra Carrozza, vuole introdurre nelle scuole, per frantumare quei tabù che hanno impedito qualsiasi politica scolastica riformatrice, esistono delle opinioni differenti e contrastanti. In particolare modo c’è chi come Valerio Onida, presidente della Corte Costituzionale, intervenendo al convegno “In difesa della scuola pubblica” organizzato a Milano dalla Società Umanitaria, sostiene che non sia molto utile abbreviare gli studi liceali di un anno, ma può essere forse utile anticipare  di un anno l’inizio del percorso scolastico. Molte perplessità esistono da parte dei sindacati, sull’introduzione di un sistema di progressione della carriera degli insegnati legato alla produttività e al merito del docente. Per fare questo, il Ministro pensa di aumentare i poteri di autonomia delle scuole, dando anche la possibilità alle scuole stesse di reclutare gli insegnanti. Il Ministro pensa di dare la possibilità a reti di scuole di selezionare, attraverso procedure trasparenti, i loro nuovi insegnanti quando si rendono disponibili delle cattedre. Ci piace riflettere ed analizzare, con spirito costruttivo, considerando i pericoli che potrebbero nascere per la scuola, se non alzassimo degli steccati contro queste idee riformiste. Idee che in teoria sono condivisibili, ma che conoscendo la cultura antropologica del nostro popolo, potrebbero rivelarsi una vera e propria eutanasia per la scuola pubblica. Lo spaccato della società italiana, che emerge quotidianamente, e non coinvolge soltanto Berlusconi, evidenzia dei limiti concreti per quanto riguarda il merito, la trasparenza e l’etica morale. Quindi pensare che le buone spinte riformiste, proposte dal ministro Carrozza, siano migliori dei tabù esistenti, è tutto da dimostrare.

Cobas: il Decreto Istruzione è un bluff

da Tecnica della Scuola

Cobas: il Decreto Istruzione è un bluff
di A.G.
Il portavoce, Piero Bernocchi: non si può parlare di massicci investimenti per un sistema di istruzione a cui lo Stato dedica solo l’8,4% della propria spesa contro una media nell’UE dell’11%. Critiche anche per il possibile “addestramento coatto” previsto per i docenti che operano nelle zone in cui i risultati dei test Invalsi siano inferiori alla media nazionale: dovrebbero andare ad apprendere come insegnare i quiz in aziende estranee alla scuola!
Tra i sindacati più critici verso il decreto Istruzione ci sono anche i Cobas. Che attraverso il portavoce nazionale, Piero Bernocchi, si scagliano contro il provvedimento e rilanciano la loro crociata contro l’Invalsi e la rilevanza che viene data sempre più ai suoi test nazionali.
“Il varo definitivo del decreto-legge sulla scuola, pomposamente titolato ‘L’istruzione riparte’ (ma per dove?) – dice Bernocchi – è stato salutato da un coro di elogi da parte dei sostenitori della scuola-miseria e della scuola-quiz, che hanno sottoscritto le valutazioni della ministra Carrozza. Risorse? Centralità? Ci sono forse massicci investimenti per una istruzione a cui lo Stato dedica solo più l’8,4% della propria spesa contro una media nell’Unione Europea dell’11%?”.
Le critiche non risparmiano le altre parti del decreto. “Carrozza e i suoi fan – prosegue Bernocchi – cercano di rendere un elefante il topolino dei 115 milioni per borse di studio agli studenti (su cui ovviamente non si sputa) e l’altra manciata di milioni (una quarantina in tutto) per evitare la “dispersione scolastica” e per mandare docenti ed Ata nei musei”.
La seconda parte dell’attacco del leader dei Cobas della Scuola è tutta per l’operato sempre più centrale dell’Invalsi. Alla “centralità”, sostiene ancora Bernocchi, “Carrozza la riserva non già alla scuola pubblica ma alle aziende e a quella loro “longa manus” che è l’orribile Invalsi come metro di valutazione di scuole, docenti e studenti e come distributore agli stessi di premi e punizioni. Perché il veleno del decreto sta in articoli che sono pressoché ignorati da politici e laudatores. Nell’art.16, innanzitutto, che impone ai docenti, che lavorano nelle zone in cui i risultati dei quiz Invalsi siano inferiori alla media nazionale, l’obbligo di andare “a ripetizioni” di quiz, di partecipare cioè ad un addestramento coatto, ad una sorta di “rieducazione”, che li renda succubi dell’apprendimento tramite indovinelli; e addirittura impone di svolgere tale attività anche “presso imprese all’interno del contesto aziendale, al fine di promuovere lo sviluppo professionale specifico dei docenti. Gli insegnanti dovrebbero andare ad apprendere come insegnare i quiz in aziende estranee alla scuola e che per lo più non sanno neanche come salvare se stesse, una volta venute meno le laute sovvenzioni statali”.
“Lo diciamo chiaramente a Carrozza: non andremo ‘a ripetizione’ di quiz né dagli Invalsiani, che nulla sanno di didattica, né – conclude Bernocchi – dalle aziende del tutto estranee all’istruzione”.
Intanto, però, dopo la sperimentazione di alcuni anni, i testi Invalsi hanno trovato terreno fertile in tutti i livelli scolastici. Ed il Ministro ha fatto intendere che saranno sempre più perfezionati ed estesi. Se i Cobas non dovessero cedere sulla loro posizione di intransigenza, i motivi di contrasto con l’amministrazione scolastica sono destinati ad acuirsi.

Educazione sentimentale nelle scuola, qualcosa si muove

da Tecnica della Scuola

Educazione sentimentale nelle scuola, qualcosa si muove
di A.G.
Nel DL 104 approvato in via definitiva al Senato si parla di aggiornamento obbligatorio dei docenti teso su competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità e al superamento degli stereotipi di genere. Approvato anche un ordine del giorno di Silvia Chimienti (M5S). Che dice: risultato importantissimo.
Sono diversi gli ordini del giorno approvati nel corso della discussione del DL Istruzione 104, sia al Senato sia alla Camera.  Tra i tanti ve ne è uno, a firma dell’on. Silvia Chimienti (M5S), che impegna il Governo a elaborare appositi programmi di educazione sentimentale e di genere, da svolgersi nella scuola secondaria di primo e di secondo grado, al fine di promuovere il superamento dei pregiudizi fondati sul genere di appartenenza e sull’orientamento sessuale, capaci di motivare la violenza e la discriminazione.
 “Questo ordine del giorno – dichiara Chimienti – è per noi importantissimo. Non ci interessa soltanto punire penalmente chi commette atti di violenza nei confronti della comunità LGBT: ciò che conta per noi è la costruzione di una società fondata sul rispetto della diversità e non sull’odio e sulla paura. Per farlo occorre concentrarsi sulla scuola, luogo meraviglioso di crescita e di formazione, ma che purtroppo negli ultimi anni è anche diventato teatro di malesseri, disagi e tormenti per ragazzi che poi si sono spinti a compiere gesti estremi anche a causa di pregiudizi nei confronti dell’omosessualità”.
Vale la pena ricordare che l’ordine del giorno è stato approvato dopo che l’emendamento a firma Chimienti, di contenuto analogo, era stato oggetto di accese discussioni all’interno della maggioranza.
“L’approvazione dell’odg è solo il primo passo per mettere in atto un contrasto all’omofobia  che sia prima di tutto culturale. Vigileremo sull’operato del Governo, affinché venga dato seguito a questo impegno”, conclude la ‘grillina’.
L’impegno del Parlamento verso il contrasto dell’omofobia ha comunque già trovato alcune disposizioni nello stesso DL 104, approvato definitivamente il 7 novembre al Senato: nell’emendamento all’articolo 16 si parla infatti di aggiornamento obbligatorio dei docenti. Ed uno degli ambiti di attuazione di queste attività riguarda anche il miglioramento delle “competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”.

Il M5S diventa il partito degli insegnanti

da Tecnica della Scuola

Il M5S diventa il partito degli insegnanti
di P.A.
È il risultato di una ricerca sui flussi di voto, che ha riguardato quasi 10mila interviste, condotta dall’Italian election network study, con il contributo di varie università e dell’Istituto Cattaneo ed edita da Il Mulino col titolo “Voto amaro, disincanto e crisi economica nelle elezioni 2013”.
Nella ricerca, pubblicata dal quotidiano “La Stampa”,  si scopre che, in un quadro di grande mobilità elettorale, un votante su due ha cambiato il proprio voto rispetto al passato, mentre spicca l’impermeabilità tra destra e sinistra. Solo 3 elettori su 100 hanno infatti cambiato schieramento alle ultime elezioni. Altri risultati appaiono interessanti e comunque in certa misura inattesi. Eccone qualcuno: il Pd non è più il partito più votato tra gli insegnanti, ha ceduto il posto al M5S scelto dal 28,8 per cento di chi va in cattedra, Pd solo al 20, 5%, terzo Scelta Civica di Monti con il 12,5, Pdl di Berlusconi non segnalato nell’area. Ancora: M5S primo anche tra le casalinghe (38,6), incalzato qui dal Pdl secondo con il 29,5, staccato il Pd con il 15 per cento. Generazione ’68, cioè gli adolescenti negli anni sessanta: qui il Pd è primo con il 29,3, segue Pdl con il 25, M5s solo al 15,5 per cento. Generazione Berlusconi, cioè i nati tra il 1976 e il 1985: qui in testa M5S con il 35, 5, segue Pdl col 25, segue Pd con il 15,5 per cento. Pensionati: in testa il Pd con il 35, 3, segue Pdl con il 26,5, segue M5s con 11,7 per cento. Interessanti anche gli scostamenti area per aerea rispetto alla percentuale nazionale raccolta. Pd più 3,9 per cento rispetto l suo dato nazionale tra i “sessantottini”, più 9,9 per cento tra i pensionati, meno 10, 4 tra le casalinghe, meno 4,9 tra gli insegnanti, più undici per cento tra i nati fino al 1975, meno 7,2 per cento nella generazione Berlusconi. M5S meno 10 per cento tra i sessantottini, più 20 per cento nella generazione Berlusconi, meno 14 per cento tra i nati fino al 1975, meno 13, 8 tra i pensionati, più 3,3 tra gli insegnati e più 13,1 tra le casalinghe. Pdl più 3,4 nella generazione ’68, pari nella generazione Berlusconi, più 6,5 nei nati fino al 1975, più 4,9 tra i pensionati, non pervenuto tra gli insegnanti e più 7,9 tra le casalinghe. I più e i meno, ricordiamo, rispetto alla percentuale nazionale di voti raccolta. Partendo dalla creatura di Beppe Grillo si scopre, dai risultati dell’analisi, che è questa la preferita dai giovani. Ben il 44.6% dei ragazzi tra i 18 e i 24 anni ha infatti scelto di dare il suo voto al M5S. Il Pd invece che tra i giovani proprio non riesce a far breccia, favorendo così la deriva giovanile verso Grillo, e che invece mantiene saldamente il suo radicamento tra i pensionati. Diversa la condizione del Pdl che, oltre ad essere sempre legato a doppio filo al suo leader Berlusconi, si rivela come il partito del poca scuola. Pdl che spopola infatti tra chi ha solo la licenza elementare e che miete sempre meno consensi man mano che si sale nella scala dell’istruzione sino ad arrivare ad essere tra i meno votati tra chi ha una laurea. Rimanendo infine al Pdl, chi non lo ha votato, lo ha fatto in larga parte per insofferenza nei confronti di Berlusconi: con ciò dimostrando quanto sia stretta, ma non impraticabile, la strada degli eventuali scissionisti alfaniani, visto che chi ha rivotato Pdl continua a stimare Berlusconi e all’88 per cento è pronto a rifarlo, mentre chi lo ha lasciato ha dato un giudizio negativo sul Cavaliere e sul suo governo.

Miur e sindacati si confrontano su problematiche retributive e ricostruzione di carriera

da Tecnica della Scuola

Miur e sindacati si confrontano su problematiche retributive e ricostruzione di carriera
di A.T.
Dopo l’incontro del 29 ottobre tra i sindacati della scuola e il Miur, sulle problematiche retributive, in particolare dei supplenti, e sulle ricostruzioni di carriera, martedì 5 novembre si è costituito presso la Direzione generale per il personale scolastico del Ministero dell’istruzione il “tavolo tecnico” che dovrà soprattutto affrontare le varie questioni retributive del personale della scuola. In un successivo incontro è stato avviato un “tavolo tecnico” sul rapporto tra Miur e Autonomie scolastiche.
In calendario una sequenza di incontri tematici su retribuzioni dei supplenti, pagamento ore eccedenti e ricostruzioni di carriera. La Flc Cgil chiede “chiarezza per l’operatività delle segreterie, adeguatezza del sistema informativo e omogeneità di trattamento”, sottolineando in apertura dell’incontro del 5 novembre “come, nei diversi uffici territoriali del Miur e soprattutto delle Ragionerie territoriali dello Stato (RTS), l’applicazione degli istituti contrattuali connessi alla retribuzione e alla ricostruzione delle carriere del personale della scuola venga affrontata in maniera non sempre uniforme, generando incertezze e criticità che spesso penalizzano il personale della scuola”. .
Il “tavolo tecnico” dovrà esaminare situazioni che presentano criticità, come la valutazione dei servizi nelle ricostruzioni di carriera del personale docente e Ata, il pagamento delle ore eccedenti, la retribuzione dei commissari interni negli esami di Stato, la retribuzioni dei supplenti, il pagamento dei docenti impegnati negli anni integrativi dei licei artistici.
Il prossimo incontro su questi temi è fissato per il 20 novembre,
Invece il 7 novembre è stato avviato un “tavolo tecnico” sul rapporto tra Miur e Autonomie scolastiche, trattando questioni amministrativo-contabili e semplificazione, tra cui, su sollecitazione della Flc Cgil, il monitoraggio dei residui attivi vantati dalle scuole e connessa risoluzione del problema.

Su queste tematiche il prossimo incontro si terrà il 21 novembre ed in particolare ci si confronterà su inefficienze tecniche nel pagamento delle supplenze e questioni correlate, nonché su inefficienze tecniche del cedolino unico.

Conferimento supplenze su sostegno

da Tecnica della Scuola

Conferimento supplenze su sostegno
La nota Miur prot. 11729 del 5 novembre scorso precisa ulteriormente che i dirigenti scolastici possono procedere alle nomine di personale specializzato sul sostegno, ma non incluso nelle graduatorie di istituto di nessuna provincia, solo dopo aver accertato l’assoluta mancanza di personale specializzato inserito nelle graduatorie di istituto dell’intera provincia.
Sul possibile conferimento di supplenze su sostegno a personale specializzato non incluso nelle graduatorie di istituto di nessuna provincia e di cui sia stata acquisita dalla scuola un’istanza di “messa a disposizione”, il Miur è intervenuto con un’ulteriore nota, prot. 11729 del 5 novembre 2013, di chiarimento successiva a quella già precedentemente emesse il 18 settembre scorso.

Nella nota viene ribadito che i dirigenti scolastici possono procedere alle nomine di tale personale solo dopo aver accertato l’assoluta mancanza di personale specializzato inserito nelle graduatorie di istituto dell’intera provincia.

D.L. 104: 69mila assunzioni, ma a quali condizioni?

da Tecnica della Scuola

D.L. 104: 69mila assunzioni, ma a quali condizioni?
di R.P.
Dovrà essere rivista la progressione di carriera (come già accaduto due anni fa). Le assunzioni dovranno anche essere autorizzate di anno in anno dal Governo.
Le 69mila assunzioni previste dal decreto “La scuola riparte” sono certamente una delle misure più attese dal personale della scuola. Per comprenderne l’effettiva portata bisogna però chiarire alcuni aspetti. In caso contrario c’è il rischio che si creino attese e speranze non del tutto giustificate. Intanto va detto che il testo dell’articolo 15, quello dedicato appunto al personale della scuola, non stabilisce il numero delle assunzioni ma parla genericamente di “un piano triennale per l’assunzione a tempo indeterminato di personale docente, educativo e ATA, per gli anni 2014-2016, tenuto conto dei posti vacanti e disponibili in ciascun anno, delle relative cessazioni del predetto personale e degli effetti del processo di riforma previsto dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112” Per saperne qualcosa di più bisogna andare a leggere la relazione tecnica, che però – è bene ricordarlo – non ha alcun valore normativa. Sta di fatto, comunque, che nella relazione le assunzioni vengono così quantificate: 26.264 docenti normali, 1.608 docenti di sostegno, 13.400 ATA. Per il sostegno è prevista una misura aggiuntiva: nell’arco del prossimo triennio tutti i posti funzionanti dovranno essere entrare nell’organico di diritto.L’operazione sarà graduale: nel 2014/2015 il 70% dei posti complessivi (90mila circa) sarà consolidato, nel 2015/16 si arriverà al 90% e nel 2016/2017 al 100%. Le assunzioni, però, non saranno però automatiche perché, di anno in anno, dovranno essere espressamente autorizzate dal Consiglio dei Ministri. Non solo, ma la relazione tecnica dedica almeno una dozzina di pagine per una analisi puntigliosa dei costi che l’operazione determinerà. Tanto che la stessa norma contenuta nell’articolo 15 del provvedimento prevede che le assunzioni siano legate anche ad una apposita sessione negoziale che garantisca l’invarianza di spesa. In altre parole le assunzioni saranno autorizzate solo se i sindacati saranno disposti ad accettare una revisione dei gradoni stipendiali, come peraltro era già avvenuto due anni fa. Il timore del Governo, infatti, è che la ricostruzione di carriera dei nuovi assunti determini costi aggiuntivi non facilmente controllabili e misurabili anticipatamente con precisione.

Pd: “Approvato odg per riapertura graduatorie istituto a 15 mila docenti con tfa”

da Tecnica della Scuola

Pd: “Approvato odg per  riapertura graduatorie istituto a 15 mila docenti con tfa”
Lo comunica la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, componente della VII Commissione Istruzione al senato e prima firmataria dell’odg, sottoscritto anche da tutto il gruppo Pd della commissione
“Con il Dl Istruzione, il Senato ha approvato anche un ordine del giorno per l’inserimento nelle graduatorie di istituto di circa 15 mila docenti che hanno ottenuto l’abilitazione con i tirocini formativi attivi, riconoscendo i diritti e il merito di chi ha vinto un concorso pubblico”. “Un atto – ha spiegato la senatrice Di Giorgi – che impegna il Governo alla riapertura straordinaria delle graduatorie d’istituto, con l’inserimento in seconda fascia e il riconoscimento del punteggio corrispondente alle prove sostenute, di coloro i quali hanno conseguito l’abilitazione al termine dei Tfa, i corsi universitari attivati con decreto del Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca del 10 settembre 2010, n. 249. Escludendo qualsiasi proposta di riapertura delle Graduatorie ad esaurimento, abbiamo ritenuto di dare un giusto riconoscimento a tutti coloro che si sono sottoposti alle prove previste dal TFA ordinario, che hanno partecipato a lezioni frontali anche molto impegnative e che hanno sostenuto esami finali molto selettivi”.