Per assicurarsi il ruolo, i vincitori devono rivolgersi al giudice del lavoro

Concorso a cattedra – Il Sottosegretario Toccafondi conferma la tesi dell’Anief: per assicurarsi il ruolo, i vincitori devono rivolgersi al giudice del lavoro

 

Marcello Pacifico (Anief): la posizione del Governo è in palese contraddizione con il bando di concorso. Che quindi va necessariamente impugnato in tribunale

 

Le ammissioni giunte oggi in audizione alla Camera dal Sottosegretario all’Istruzione, Gabriele Toccafondi, sulla necessità di avviare una graduatoria di merito triennale riguardante tutti i vincitori del concorso a cattedra confermano la tesi che l’Anief sostiene da tempo: per evitare il rischio di rimanere per strada dopo aver vinto la dura procedura concorsuale occorre necessariamente tutelarsi avviando apposito ricorso dinanzi al giudice del lavoro.

 

Le rassicurazioni del Sottosegretario Toccafondi – dichiara Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – sconfessano, se ce ne era bisogno, quanto previsto dal bando di concorso pubblicato il 24 settembre 2012 attraverso il D.D.G. n. 82: per essere assunti in ruolo, dopo aver vinto il ‘concorsone’, non c’è altra scelta che ricorrere. Nel bando ministeriale, infatti, è indicato che è di soli due anni il limite temporale che fa decadere la posizione di vincitore di concorso“.

 

Ora – continua il sindacalista – considerando le migliaia di vincitori rimasti al palo questa estate, perché nel frattempo i posti erano spariti, non vi è altra scelta: le promesse del Governo lasciano  il tempo che trovano, occorre quindi cautelarsi e rivolgersi al tribunale del lavoro“.

 

Per i docenti interessati, è ancora possibile ricorrere contro la mancata stipula del contratto a tempo indeterminato: i ricorsi sono infatti in via di deposito presso il tribunale del lavoro. Chi volesse ulteriori informazioni e/o ricevere le istruzioni operative può scrivere a tutti.inruolo@anief.net.

 

IL MINISTRO CARROZZA IN VISITA ISTITUZIONALE IN CINA

DA OGGI IL MINISTRO CARROZZA IN VISITA ISTITUZIONALE IN CINA

(Roma, 14 novembre 2013) E’ iniziato oggi il viaggio del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza in Cina. Il ministro avrà  una serie di incontri istituzionali a Pechino, Tianjin e Shanghai sia con le autorità cinesi, sia con le molte realtà italiane operanti nel Paese.
Oggi il Ministro a Pechino ha incontrato il Vice Ministro dell’istruzione e il Presidente della China National Space Administration (CNSA), Ma Xinrui.
Domani, venerdì 15 novembre, sempre a Pechino, Carrozza avrà un incontro con il Ministro della Scienza e della Tecnologia, Prof. Wan Gang. Insieme, i due Ministri inaugureranno il quarto Forum Italo-Cinese sull’Innovazione, in occasione del quale saranno firmate alcune intese tra centri di ricerca, università e imprese dei due paesi. Al forum parteciperanno circa cento rappresentanti della comunità scientifica e imprenditoriale italiana e altrettanti cinesi. Per la prima volta il forum avrà una sessione interamente dedicata alle start up.
Subito dopo il Ministro Carrozza incontrerà la signora Xu Lin, responsabile di Hanban, l’organizzazione da cui dipendono gli Istituti e le aule Confucio nel mondo (22 in italia). Seguirà un incontro con il Vice Presidente dell’Accademia delle Scienze con cui svolgerà una visita al Centro Nazionale di Nanotecnologia. La giornata si concluderà con un seminario con ricercatori e studenti italiani e cinesi e con un incontro con i partecipanti al forum sull’innovazione.
Sabato 16 novembre il Ministro svolgerà una lezione magistrale all’Università di Tianjin, che le conferirà il titolo di “Professore Onorario”. Farà seguito una visita alla sede del futuro campus universitario Sino-Italiano per architettura e design e un incontro con la comunità italiana.
Domenica il Ministro sarà a Shanghai dove visiterà il Centro ricerca e sviluppo per le tecnologie wireless della Huawei presso il quale ogni anno 13 studenti universitari italiani e due studenti delle scuole medie superiori fanno un periodo di formazione aziendale, nel quadro del programma “talentlab” lanciato da Miur e Huawei nel 2012. Nel pomeriggio è in programma un incontro con i responsabili di Expo Group e una visita dello Shanghai Italian Center.
Lunedì 18 novembre, tappa all’Università di Tongji, dove il Ministro farà una Lectio Magistralis e le verrà conferita una Laurea Honoris Causa.
Subito dopo si svolgerà la Cerimonia d’inaugurazione del Database dei talenti Sino-Italiani e un incontro con lo Strategic Advisory board Italo-Cinese di Shanghai, una piattaforma per sviluppare la cooperazione bilaterale nel settore della scienza e tecnologia, promossa dal consolato generale italiano. Seguirà un incontro presso il China-Italy Design and Innovation Center (CDIC), uno dei tre centri di collaborazione istituiti dai due governi per favorire i rapporti tra istituzioni, università e  aziende.
Nel pomeriggio, prima di ripartire per Roma, il Ministro Carrozza incontrerà  il Vice Presidente dell’Università di Jao Tong, che pubblica ogni anno a metà agosto l’Academic Ranking of World Universities (ARWU), ossia la classifica delle 500 migliori università del mondo. 

E’ iniziato oggi il viaggio del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza in Cina. Il ministro avrà  una serie di incontri istituzionali a Pechino, Tianjin e Shanghai sia con le autorità cinesi, sia con le molte realtà italiane operanti nel Paese.
Oggi il Ministro a Pechino ha incontrato il Vice Ministro dell’istruzione e il Presidente della China National Space Administration (CNSA), Ma Xinrui.
Domani, venerdì 15 novembre, sempre a Pechino, Carrozza avrà un incontro con il Ministro della Scienza e della Tecnologia, Prof. Wan Gang. Insieme, i due Ministri inaugureranno il quarto Forum Italo-Cinese sull’Innovazione, in occasione del quale saranno firmate alcune intese tra centri di ricerca, università e imprese dei due paesi. Al forum parteciperanno circa cento rappresentanti della comunità scientifica e imprenditoriale italiana e altrettanti cinesi. Per la prima volta il forum avrà una sessione interamente dedicata alle start up.
Subito dopo il Ministro Carrozza incontrerà la signora Xu Lin, responsabile di Hanban, l’organizzazione da cui dipendono gli Istituti e le aule Confucio nel mondo (22 in italia). Seguirà un incontro con il Vice Presidente dell’Accademia delle Scienze con cui svolgerà una visita al Centro Nazionale di Nanotecnologia. La giornata si concluderà con un seminario con ricercatori e studenti italiani e cinesi e con un incontro con i partecipanti al forum sull’innovazione.
Sabato 16 novembre il Ministro svolgerà una lezione magistrale all’Università di Tianjin, che le conferirà il titolo di “Professore Onorario”. Farà seguito una visita alla sede del futuro campus universitario Sino-Italiano per architettura e design e un incontro con la comunità italiana.
Domenica il Ministro sarà a Shanghai dove visiterà il Centro ricerca e sviluppo per le tecnologie wireless della Huawei presso il quale ogni anno 13 studenti universitari italiani e due studenti delle scuole medie superiori fanno un periodo di formazione aziendale, nel quadro del programma “talentlab” lanciato da Miur e Huawei nel 2012. Nel pomeriggio è in programma un incontro con i responsabili di Expo Group e una visita dello Shanghai Italian Center.
Lunedì 18 novembre, tappa all’Università di Tongji, dove il Ministro farà una Lectio Magistralis e le verrà conferita una Laurea Honoris Causa.
Subito dopo si svolgerà la Cerimonia d’inaugurazione del Database dei talenti Sino-Italiani e un incontro con lo Strategic Advisory board Italo-Cinese di Shanghai, una piattaforma per sviluppare la cooperazione bilaterale nel settore della scienza e tecnologia, promossa dal consolato generale italiano. Seguirà un incontro presso il China-Italy Design and Innovation Center (CDIC), uno dei tre centri di collaborazione istituiti dai due governi per favorire i rapporti tra istituzioni, università e  aziende.
Nel pomeriggio, prima di ripartire per Roma, il Ministro Carrozza incontrerà  il Vice Presidente dell’Università di Jao Tong, che pubblica ogni anno a metà agosto l’Academic Ranking of World Universities (ARWU), ossia la classifica delle 500 migliori università del mondo. 

Chi evade l’obbligo di istruzione? Il Miur!

Chi evade l’obbligo di istruzione? Il Miur!
lettera… chiusaperta al Ministro Carrozza per un curricolo verticale veramente decennale

 di MaurizioTiriticco

Gentile Ministro! Mi permetto di segnalarLe quanto segue.

Con l’anno scolastico 2007/08, in seguito al varo del dm 139 del 22 agosto 2007, l’obbligo di istruzione decennale (varato con la legge 296/96, art. 1, comma 622) avrebbe dovuto interessare il primo anno dell’istruzione secondaria di secondo grado e, alla fine dell’anno scolastico 2008/09, avremmo dovuto avere le prime certificazioni delle competenze acquisite dagli studenti. Il condizionale è d’obbligo – amara ironia – perché di quelle prime certificazioni… neanche l’ombra, salvo rarissime eccezioni!

Il fatto è che al decreto 139/07 avrebbe dovuto seguire in tempi brevi il modello di certificazione! Ma il Miur ha varato l’atteso modello ben tre anni dopo, con il dm 9 del 27 gennaio 2010. Un modello, peraltro, mutilato in una sua parte essenziale. Infatti, il dm 139/07 indicava, oltre alle competenze culturali, ordinate in quattro assi pluridisciplinari (dei linguaggi, matematico, scientifico-tecnologico e storico-sociale) otto competenze chiave per l’apprendimento permanente e l’esercizio della cittadinanza attiva, suggerite peraltro a tutti i Paesi membri dalla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 18 dicembre 2006 [1]. Ebbene! Nel tanto atteso modello di certificazione le otto competenze chiave, chiaramente descritte nel dm 139/07, sono scomparse! Vengono semplicemente citate in nota e tra parentesi in quanto, secondo il Miur, le competenze culturali “sono acquisite dallo studente con riferimento alle competenze chiave di cittadinanza”! Il che è semplicemente assurdo! Non è detto che un soggetto “competente” sotto il profilo culturale, sia tale anche sotto il profilo civile e viceversa! Com’è noto, il commercialista mafioso si avvale delle sue competenze culturali per frodare il fisco, non davvero per fini civili! E non solo! Non certificare le competenze di cittadinanza significa anche disattendere a quanto indicato dalla citata Raccomandazione e a quanto si attendono i partner europei! Ciò in relazione alla mobilità sia degli studenti che dei lavoratori.

Comunque, la nostra certificazione, pur se carente a fronte delle attese nazionali e sovranazionali, risulta oltremodo necessaria per una serie di ragioni, per quanto riguarda sia la progettazione dei percorsi dei bienni dell’istruzione secondaria sia le prospettive future dei nostri studenti obbligati e certificati. Infatti, per quanto riguarda la progettazione che gli insegnanti delle istituzioni scolastiche del secondo ciclo di istruzione dovrebbero elaborare agli inizi del biennio, è doveroso ricordare che, nonostante i percorsi siano differenziati, liceali, tecnici e professionali, il dm 139/07 insiste sul fatto che “i saperi e le competenze, articolati in conoscenze e abilità, con gli assi culturali di riferimento, assicurano l’equivalenza formativa di tutti i percorsi”. In altri termini, le “preoccupazioni maggiori” degli insegnanti del biennio dovrebbero vertere sugli assi pluridisciplinari più che sulle discipline specifiche in quanto tali. La cura degli insegnanti dei bienni dovrebbe essere duplice: adoperarsi perché i loro studenti maturino nel biennio le competenze richieste dall’obbligo di istruzione in forza dell’“equivalenza formativa di tutti i percorsi”, e nel contempo orientarli perché perseverino nella scelta di percorso effettuata fin dall’ultimo anno della scuola media oppure operino una scelta diversa. Si renderebbero così nuovamente operative quelle “passerelle” di cui al lontano dm 323/99, poi di fatto insabbiato in seguito alla damnatio memoriae operata dal ciclone Moratti.

Va inoltre ricordato che con l’“Accordo per la referenziazione del sistema italiano delle qualifiche al Quadro Europeo delle Qualifiche, EQF, di cui alla Raccomandazione del Parlamento europeo e del Consiglio del 23 aprile 2003”, sottoscritto lo scorso 20 dicembre 2012, si è stabilito tra l’altro che il nostro obbligo di istruzione equivale al livello secondo dell’EQF, in cui figurano le seguenti definizioni: CONOSCENZE pratiche di base in un ambito di lavoro e di studio; ABILITA’ cognitive e pratiche di base necessarie per utilizzare le informazioni rilevanti, al fine di svolgere compiti e risolvere problemi di routine utilizzando regole e strumenti semplici; COMPETENZE – lavorare o studiare, sotto una supervisione diretta, con una certa autonomia.

Pertanto, la certificazione delle competenze chiave di cittadinanza non possono assolutamente essere ignorate da una certificazione che abbia credito anche per circolare nei Paesi dell’UE. E, perché i nostri studenti raggiungano e acquisiscano tali competenze, occorre che il nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione” si mobiliti fin dalla scuola primaria, se non dalla stessa scuola per l’infanzia. Nel nostro Paese, l’attuale annosa separazione tra un primo ciclo di istruzione e un secondo spezza di fatto quel curricolo verticale decennale che, invece, necessita assolutamente di una continuità senza rotture di sorta. E occorre anche pensare che il nostro attuale diploma di licenza media, equiparato al primo livello dell’EQF, non ha alcun valore, né formale né sostanziale, se non vede il proseguimento e il suo coronamento nella certificazione delle competenze di fine obbligo.

Gentile Ministro! Le problematiche che Le ho rappresentate e descritte non richiedono particolari interventi normativi che già esistono, ma solo un Suo forte e incisivo richiamo a che il nostro sistema di istruzione obbligatoria decennale, dopo 7 anni, ormai dal quel lontano 2007, cominci finalmente a funzionare!

Solo così il Miur, che Lei con tanta diligenza e intelligenza dirige, non evaderà più l’obbligo di istruzione! E non è una metafora!


[1] Le 8 competenze chiave, intese a favorire il pieno sviluppo della persona, sono così elencate: a) imparare ad imparare; progettare (la costruzione del Sé); b) comunicare; collaborare e partecipare; agire in modo autonomo e responsabile (corrette e significative relazioni del Sé con gli altri); c) risolvere problemi; individuare collegamenti e relazioni; acquisire e interpretare l’informazione (positive interazioni del Sé con la realtà naturale e sociale). Si veda l’allegato 2 al dm 139/07.

Più solido il collegamento fra scuola, università e lavoro

da La Stampa

Più solido il collegamento fra scuola, università e lavoro

 La Legge n. 128/2013 di conversione, con modificazioni, del D.L. 12 settembre 2013, n. 104, è entrata in vigore dal 12 novembre, il giorno dopo della sua pubblicazione nella Gazzetta Ufficiale. Le direttrici portanti dell’intervento normativo sono la valorizzazione del mondo universitario, della ricerca e dell’istruzione in senso lato.
L’art. 8-bis del D.L. è dedicato principalmente all’apprendistato e alle sue funzioni. Tra gli obiettivi principali vi sono: diffusione dell’apprendistato di alta formazione nei percorsi degli istituti tecnici superiori (ITS), anche attraverso misure di incentivazione finanziaria previste dalla programmazione regionale nell’ambito degli ordinari stanziamenti destinati agli ITS nel bilancio del Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca: avvio di un programma sperimentale, concordato dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro del lavoro e della previdenza sociale e con il MEF, per lo svolgimento di periodi di formazione in azienda per gli studenti degli ultimi due anni delle scuole secondarie di secondo grado per il triennio 2014-2016. Il programma contempla altresì la stipulazione di contratti di apprendistato, con oneri a carico delle imprese interessate e senza nuovi o maggiori oneri a carico della P.A.; esaltare il valore educativo e formativo del lavoro, anche attraverso giornate di formazione in azienda, agli studenti della scuola secondaria di secondo grado, con particolare riferimento agli istituti tecnici e professionali, organizzati dai politecnico-professionali.
Gli Atenei, con esclusione di quelli telematici, possono stipulare convenzioni con singole imprese o con gruppi di imprese per realizzare progetti formativi congiunti i quali prevedano che lo studente, nell’ambito del proprio curriculum di studi, svolga un adeguato periodo di formazione presso le aziende sulla base di un contratto di apprendistato. Saranno le stesse università a concorrere provvedendo nell’ambito delle risorse umane, strumentali e finanziarie disponibili a legislazione vigente, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica.

Wireless per tutti: in arrivo 15 milioni per collegare a Internet gli studenti

da Corriere della Sera

Le domande di partecipazione solo online dal 6 al 16 dicembre

Wireless per tutti: in arrivo 15 milioni per collegare  a Internet gli studenti

Firmato il decreto per l’accesso ai finanziamenti. Carrozza: «Tappa importante verso la scuola digitale»

Antonella De Gregorio

Quindici milioni spendibili subito per la connettività e il wi-fi nelle scuole: il lavoro del ministero dell’Istruzione sui provvedimenti attuativi del pacchetto Scuola procede, recuperando porzioni di quel gap preoccupante che ci separa dal resto d’Europa. Con la firma del decreto che spiega alle scuole come accedere al finanziamento di 15 milioni di euro (5 per il 2013 e 10 per il 2014) previsto dal decreto legge «L’Istruzione riparte» per il potenziamento delle connessioni wireless, il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, ha mosso un  passo decisivo sul sentiero della modernizzazione. L’Ocse aveva dichiarato che sarebbe stato necessario raddoppiare la spesa, «attingendo a investimenti sia pubblici che privati», per colmare le distanze; e che per affiancarsi a un paese come la Gran Bretagna, con l’80% delle scuole digitali, occorrerebbero stanziamenti ben più significativi degli attuali, per almeno 15 anni».

FINANZIAMENTI SUBITO –  Il decreto stanzia 15 milioni spendibili subito e dedicati alla connettività wireless nelle scuole secondarie, in cui quelle di secondo grado avranno la priorità. I fondi serviranno per realizzare o ampliare infrastrutture di rete. Obiettivo principale, incrementare l’uso di contenuti digitali in aula da parte degli insegnanti e, soprattutto, degli studenti per innovare e rendere più interattiva la didattica: l’accesso a materiali didattici e contenuti digitali sarà veloce e senza costi.

«PIÙ FORMAZIONE CHE PC» – «I fondi per la connettività sono un buon punto di partenza, il segno che si va nella direzione giusta, nonostante il ritardo sugli e-book», dice Emilio Civetta, direttore mercato Education di Microsoft Italia -. «Abbiamo visto troppe aule piene di computer inutilizzati:  l’ingrediente da cui partire è la formazione, non l’introduzione di nuovi device». Microsoft, insieme  a Giunti e Intel, ha presentato mercoledì al Salone dell’educazione di Genova Abcd il progetto Eureka!, idee digitali per la scuola: un kit di servizi e tecnologie ad alto valore socio-educativo «con l’obiettivo di supportarle nel processo di trasferimento necessario a colmare i gap che separano il Paese dagli standard europei», dice Civetta. Un solco che l’Istat fotografa così: un pc o tablet ogni 8 studenti, il 31% delle scuole senza connessione a Internet (che peraltro in  molti casi è riservata alle segreterie per gli atti amministrativi), l’84% priva di wi-fi.

«PASSI AVANTI» – «La connessione internet delle aule delle nostre scuole rappresenta una tappa importante nel percorso verso una scuola digitale per offrire pari opportunità di accesso alla Rete agli studenti italiani. Sono contenta – ha sottolinea il ministro – di aver creato questa opportunità di progresso, insieme agli interventi sull’edilizia scolastica. Stiamo facendo passi avanti sulle infrastrutture delle nostre scuole».

COME FARE DOMANDA – Sarà possibile candidarsi al finanziamento di una delle seguenti tipologie di progetto: ampliamento dei punti di accesso alla rete WiFi, potenziamento del cablaggio fisico, realizzazione o adeguamento dell’infrastruttura di rete (Lan/Wlan) di edificio o campus. Il finanziamento sarà proporzionato al tipo di progetto presentato, come spiega nel dettaglio l’Avviso pubblicato sul sito del Miur in contemporanea con il decreto ministeriale.  Ogni scuola potrà presentare un solo progetto. Le istituzioni scolastiche interessate potranno presentare la loro domanda di partecipazione, con progetto allegato, esclusivamente on line dal 6 dicembre 2013 al 16 dicembre 2013. Gli Istituti potranno mettersi in rete fra loro per ottenere risorse.

“Tuteli la dignità della scuola”. E l’aggressione dei genitori alla prof diventa un caso

da Repubblica.it

“Tuteli la dignità della scuola”. E l’aggressione dei genitori alla prof diventa un caso

Centinaia di interventi alla storia raccontata su Repubblica.it (che è stata condivisa decina di migliaia di volte sui social network). Testimoniano la crisi dell’universo scuola. E raccontano del rispetto reciproco dimenticato

di SALVO INTRAVAIA

“Non tornare indietro, la dignità va difesa”. Si trovano anche dubbi e contestazioni, ma non sono solo professori i tanti che – tra le centinaia di commenti arrivati a Repubblica.it – hanno deciso di intervenire per sostenere l’operato della prof aggredita verbalmente dal padre di un alunno. La storia, rigorosamente anonima , è stata raccontata due giorni fa da Repubblica.it. Oltre alla denuncia l’intenzione era – infatti – sollevare il problema del rapporto genitori-docenti nella scuola e, soprattutto, far riflettere sull’entrata in crisi di un rapporto di rispetto reciproco nel “triangolo dell’istruzione” (prof-genitori-ragazzi).

Un alunno accusato di avere copiato un compito a casa. I genitori che irrompono a scuola aggredendo (verbalmente) e offendendo l’insegnante davanti agli alunni (con l’aggravante di un “lei non sa che io sono un poliziotto…”). La professoressa li querela, poi agitata dal dubbio di accogliere la richiesta di ritirare tutto . E i lettori che si schierano sul sito di Repubblica, per lo più con la lei, la professoressa colpita nella sua dignità.

“Da genitore  –  scrive g67  –  dico alla professoressa di non scendere a compromessi e non ritirare la querela, per il bene del ragazzo che speriamo in futuro capisca l’errore dei suoi genitori e non lo ripeta quando a sua volta sarà genitore”. Ma quello che emerge è anche lo screditamento sociale che ha colpito la figura del docente negli ultimi anni. “L’educatrice  –  scrive Jov Attelappesca  –  deve proseguire l’azione intrapresa perché possa essere di esempio a tutti coloro che hanno seguito la vicenda. L’azione è aggravata dalla posizione del genitore che si qualifica come tutore della legge. Forse è arrivato il momento di tornare al rispetto della professione di insegnante”.

Segue un vero e proprio diluvio di critiche al genitore-poliziotto “arrogante, che svilisce la divisa che porta”. Alcuni non riescono a mandare giù episodi come quelli della scuola Diaz nel 2001, durante il G8 di Genova, o il caso Aldovrandi, che nel 2005 portò alla morte di Federico Aldovrandi ad opera di alcuni poliziotti che lo fermarono durante la notte del 25 settembre. Poliziotti che vennero ritenuti colpevoli e condannati a 3 anni e sei mesi di reclusione. Ma c’è anche chi invita a non fare di “tutta l’erba un fascio”. “Ammiro i tutori dell’ordine per il nobile lavoro che fanno”, aggiunge ninoben.

Anche se dai tutori dell’ordine gli italiani si aspettano di più. Quello che reputano insopportabile e diseducativo al massimo è quel “lei non sa chi sono io”, che troppo spesso si pronuncia in Italia.
“L’articolo dà la possibilità ad insegnanti e no di descrivere l’aria che si respira a scuola. Purtroppo  –  spiega cap82  –   questo è ciò che avviene giornalmente nella scuola italiana. I genitori non fanno altro che denigrare la figura dell’insegnante e i ragazzi ne approfittano. I presidi, a volte, si schierano contro i docenti; sono accecati dall’ansia di essere i “manager d’azienda” che deve far sembrare la propria scuola la migliore di tutte e dove gli studenti hanno i voti migliori”.

“Gli insegnanti non ne possono più”.  “Basta, se in Italia un docente rimprovera o corregge un nostro figlio (genio) è la fine del mondo”, commenta tano50. “Se ritira la querela  –  ammonisce quidvis  –  scredita la categoria”. Con i nostalgici che ricordano i tempi che furono. “Ai mie tempi  –  ricorda luigils65  –  vi era più rispetto per gli insegnanti”. In tanti raccontano di non avere mai “avuto ragione dai genitori nei confronti dell’insegnante”. Anche fabio54perugia, docente universitario,  è solidale con la prof offesa. “Esprimo tutta la mia solidarietà alla professoressa offesa e minacciata, per di più da un agente di polizia!! La scuola italiana deve divenire più selettiva, non il contrario”, scrive.

Ma, per tanti lettori, anche la scuola e le istituzioni scolastiche sono da condannare perché non hanno preso le difese dell’insegnante. “La decisione  –  spiega Cado Mai  –  andrebbe presa in modo collegiale dalla preside e da tutti gli insegnanti. Non è solo il singolo che è stato offeso ma tutto l’istituto”. “Le istituzioni dove sono?”, si chiede codiceporta. “Dove era il dirigente scolastico quando la scenata ha avuto luogo? Chiunque può entrare a scuola, interrompere le lezioni e insultare i prof?”. “Sarebbe auspicabile  –  aggiunge bagigioff  –  che il ministero diventi querelante al posto dell’insegnante”.

Ma secondo tantissimi lettori è il ruolo del genitore che oggi vacilla. “E’ proprio il comportamento di questi genitori che spingono i giovani a non essere responsabili di nulla”, osserva vifer35. E mistikpizza parla di “ragazzi iperviziati e genitori superprotettivi”. “Una volta  –  dice  –  l’alunno avrebbe avuto un rimprovero dai genitori per spronarlo a studiare di più”. Ma c’è chi getta la croce sui docenti. “L’insegnante  –  si chiede eldorado  –  come fa a dire che non era farina del suo sacco? Spesso gli insegnanti sono di basso livello come i poliziotti e magari ha giudicato l’allievo solo in base a simpatie personali o in base alla classe sociale di appartenenza del ragazzo, ormai l’Italia è diventata un reality a cielo aperto popolato da buffoni di tutti i tipi”.

“I professori  –  sostiene semprevigile  –   non sono dei santi o dei geni, sono delle persone come tutti che possono sbagliare, però difficilmente si può mettere in discussione il loro operato”. “Perché non succede mai che gli insegnanti abusino del loro potere?”, aggiunge istiklal85. I moderati invitano la docente ad assumere una soluzione “salomonica”. Non ha dubbi Claudio Marrocu: “Scuse pubbliche  –  scrive  –  in presenza di alunni e professori”. “Giunga ad un accordo bonario con quell’individuo  –  consiglia statodidiritto  –  rimettendo la querela in cambio di una grossa somma economica da devolvere in beneficenza, magari proprio alla parrocchia del quartiere di questo signore. Il modo migliore per punire certa gente, da sempre, è toccargli il portafoglio”.

E c’è perfino chi dubita della veridicità dell’episodio. “Dubito  –  sostiene titanio  –   che un agente di polizia, oltretutto sotto ufficiale, si metta a pubblicizzare apertamente la propria posizione lavorativa innanzi all’insegnate di suo figlio. E’ un altra delle tante invenzioni che devono comunque poter scatenare un dibattito e mettere in cattiva luce le forze dell’ordine. Ci saranno sicuramente occasioni in cui alcuni ufficiali fanno pesare il loro ruolo istituzionale, ma non credo sia questo il caso”. Mentre per luciano2206 “bisogna conoscere tutta la storia prima di sentenziare, i giornali scrivono sempre quello che vogliono! Devono vendere le notizie, è un business non è informazione!”.

Progetto “Eureka!”: idee e un kit di servizi per la scuola digitale

da La Stampa

Progetto “Eureka!”: idee  e un kit di servizi per la scuola digitale

Giunti Scuola, Intel  e Microsoft  presentano  al Salone dell’educazione di Genova un programma integrato per oltre 12.000 scuole pubbliche
genova

 Il 31% delle scuole italiane non ha una connessione a Internet e la dotazione di pc e tablet nelle classi è modesta. Il gap digitale che separa il nostro Paese dagli standard europei viene affrontato con una serie di soluzioni innovative ad «Abcd-Orientamenti», il Salone dell’educazione che a Genova, nel Padiglione B della Fiera, si snoda in tre giorni di proposte per riflettere sul futuro dei ragazzi. Giunti Scuola, Intel Italia e Microsoft Italia presentano «Eureka! Idee digitali per la scuola», un programma integrato che mira a dotare oltre 12.000 scuole pubbliche italiane di un kit di servizi e tecnologie ad alto valore socio-educativo.

In pratica, agli studenti saranno forniti tablet/notebook Acer basati su architettura Intel, con preinstallati sia il pacchetto Microsoft Office365, sia la suite di programmi Ies (Intel Education Software). I pacchetti sono diversificati tra scuole primarie e secondarie di primo e secondo grado e rispondono sia alle esigenze socio-educative sia a quelle legate all’orientamento scolastico.

Quindi forniscono un aiuto nella scelta dei percorsi di istruzione superiore ma anche una panoramica del mondo delle professioni, perché i ragazzi, con l’aiuto degli insegnanti, siano in grado di porre in essere scelte adeguate alle loro inclinazioni e capacità.

Nel dettaglio, per la scuola secondaria di I grado una batteria di test è finalizzata ad aiutare lo studente nella scelta della scuola secondaria di II grado, disegnando, in base alle risposte, un profilo individuale che sintetizza i punti di forza del ragazzo, fornisce un consiglio di orientamento complessivo e presenta uno schema delle competenze richieste per gli specifici settori professionali. Il passo successivo è la scelta universitaria, quindi la batteria di test per la scuola secondaria di II grado, basata su cinque aree di valutazione, in base alle risposte può fornire, tenendo conto delle aspirazioni e alla descrizione personale, un profilo di orientamento individuale, in cui, oltre al consiglio sul percorso universitario, sono evidenziati anche i requisiti richiesti dai vari ambiti di studio. Infine, un’applicazione software abbina gli interessi e le abilità di ogni studente con le caratteristiche delle professioni della banca dati, consentendo di individuare le professioni compatibili.

Ma all’inizio di ogni percorso scolastico e formativo c’è la scuola primaria, che getta le basi per ogni successivo sviluppo. E’ qui che vengono stimolati attitudini e talenti, curiosità ed entusiasmi. E soprattutto devono essere individuate eventuali problematiche di apprendimento da affrontare subito. Ecco quindi che specifici questionari di osservazione dei comportamenti del bambino ne tracciano un profilo funzionale che, evidenziandone aree di forza e di debolezza, consente di avviare percorsi di potenziamento specifici, offrendo alle famiglie un supporto prezioso per interagire con i pediatri e gli specialisti dell’età evolutiva.

Inoltre, un percorso di valutazione misura le conoscenze e le competenze degli alunni per pianificare attività di recupero o di potenziamento. Infine, contenuti digitali specifici consentono agli insegnanti di affrontare in modo sistematico temi di rilevante impatto sociale, quali l’educazione alimentare e ambientale, l’uso consapevole delle risorse, la cittadinanza attiva e la tutela dei minori.

Il progetto Eureka! comprende anche un registro elettronico, ovvero un’applicazione web studiata per la digitalizzazione del registro di classe e del docente per codividere le informazioni su tutte le attività svolte: famiglie e studenti possono consultare i dati che li riguardano.

Sicurezza scolastica, l’allarme dell’Upi: scuole superiori penalizzate

da Tecnica della Scuola

Sicurezza scolastica, l’allarme dell’Upi: scuole superiori penalizzate
di A.G.
In audizione alla Camera, il presidente del consiglio direttivo dell’Upi, Leonardo Muraro, ricorda che tramite il decreto del fare sono state destinate risorse per ristrutturare solo per il 13% del totale. E che il passaggio di oltre 5.000 edifici scolastici, sempre delle superiori, ai Comuni provocherà più spese e gravi inefficienze.
L’Unione delle Province Italiane è sempre più contrariata per l’operato del Governo Letta. Dopo le forti critiche per il passaggio delle competenze dalle province ai comuni previsto dal ddl del governo, espresse anche dal Censis e dall’Anief, l’Upi torna alla carica. E stavolta lo fa per le poche risorse assegnate all’edilizia scolastica attraverso il decreto del fare. “Dei 150 milioni stanziati dal decreto del fare per l’edilizia scolastica – ha detto il presidente del consiglio direttivo dell’Upi, Leonardo Muraro, presidente della Provincia di Treviso – alle scuole superiori sono stati destinati solo 19,9 milioni in tutto. Questo vuol dire che per la sicurezza degli studenti delle scuole superiori, che sono il 30% della popolazione scolastica italiana, sono state destinate risorse per ristrutturare le scuole solo per il 13% del totale”.
Le parole di Muraro sono state espresse il 13 novembre, nel corso di in un’audizione in Commissione cultura della Camera dedicata all’edilizia scolastica. “Vorrei che fosse chiaro che con questo sistema non sono state penalizzate le Province: sono stati penalizzati – ha affermato il rappresentante delle Province – quel 30% di studenti. Questa grave ingiustizia non si può ripetere: per questo chiediamo che le decisioni per la suddivisione degli 850 milioni di euro previsti dal Governo per l’edilizia, siano assunte nei Cal Regionali, in modo da potere assicurare maggiore equità e garantire a tutti gli alunni gli interventi necessari per avere scuole sicure”.
Ai deputati il Presidente Muraro ha poi rimarcato la necessità di definire con chiarezza nella Legge di stabilità l’esclusione dal patto degli investimenti per le scuole. “Se non si prevede con chiarezza l’esclusione, nel 2014 potremo destinare solo il 6% delle entrate a questi interventi, e considerando che a questo limite concorrono anche i mutui già accesi, di fatto vuol dire azzerare completamente ogni possibilità di investimento”.
Muraro, infine, si è soffermato sul previsto spostamento della gestione degli oltre 5.000 edifici scolastici delle superiori dalle Province ai Comuni: “non solo provocherà un drastico aumento della spesa pubblica – sostiene il rappresentante Upi – , ma produrrà anche gravi inefficienze in un servizio che è essenziale per il Paese, e di certo annullerebbe qualunque possibilità di raggiungere gli obiettivi di Europa 2020 sul risparmio energetico nelle scuole, oggi assicurati dalla gestione a rete delle Province”.

Alunni stranieri, avanzano le seconde generazioni

da Tecnica della Scuola

Alunni stranieri, avanzano le seconde generazioni
di Alessandro Giuliani
Il Miur pubblica il Focus “Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano“: il totale è di 786.630 iscritti nell’anno scolastico 2012/13, 30.691 in più rispetto all’anno precedente (+4,1%). Un incremento dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati nella nostra Penisola. La maggior parte nella primaria. Alle superiori prediligono gli istituti tecnici e professionali. Le ragazze gli studi magistrali, il liceo classico e il linguistico.
A ventiquattrore di distanza dal Focus sul sostegno, il Miur pubblica anche lo stato dell’arte sugli alunni stranieri che siedono sui banchi delle scuole italiane. In base a quanto riportato da viale Trastevere, risultano quasi 800.000 gli alunni stranieri che frequentano i nostri istituti. I dati ufficiali del Ministero indicano che la crescita si deve soprattutto all’incremento delle seconde generazioni, i ragazzi con cittadinanza non italiana nati nel nostro Paese.
Il Focus statistico, intitolato “Gli alunni stranieri nel sistema scolastico italiano“, riguarda l’anno scolastico 2012-2013. La presenza degli alunni con cittadinanza non italiana, oltre che variegata (sono circa 200 i Paesi rappresentati), è sempre più numerosa: 786.630 unità nell’anno scolastico 2012-2013, 30.691 in più rispetto all’anno precedente (+4,1%). Un incremento dovuto essenzialmente agli alunni con cittadinanza non italiana nati in Italia, le seconde generazioni, che rappresentano ben il 47,2% del totale degli alunni stranieri.
Il panorama è cambiato, dunque: negli anni precedenti l’incremento della presenza degli stranieri nelle scuole era, infatti, legato principalmente ai flussi migratori. Ora la percentuale in aumento maggiore è quella dei giovani con genitori stranieri nati nella nostra Penisola.
E’ nella scuola primaria che si concentra il maggior numero di alunni con cittadinanza non italiana (276.129), seguono la secondaria di II grado (175.120), quella di I grado (170.792) e la scuola dell’infanzia (164.589). Nell’anno scolastico 2000-2001 gli alunni stranieri erano l’1,7% del totale, oggi sono l’8,8%.
Dai dati emessi dal Miur emerge chiaramente che nella scelta del percorso dell’istruzione secondaria di II grado, gli alunni stranieri, in particolare i maschi, prediligono la formazione tecnica (scelta dal 41,1% dei nati in Italia e dal 38,2% dei nati all’estero) e professionale (scelta dal 29,8% dei nati in Italia e dal 39,8% dei nati all’estero) e guardano con interesse al liceo scientifico (14,8% e 10,1%).
Le ragazze di origine non italiana, invece, preferiscono gli studi magistrali, il liceo classico e quello linguistico, avvicinandosi ancora di più alle scelte delle loro coetanee italiane. I paesi più rappresentati sono Romania (18,89% del totale degli stranieri), Albania (13,31%) e Marocco (12,47%).

15 mln per wireless. Carrozza: garantiamo accesso a internet

da Tecnica della Scuola

15 mln per wireless. Carrozza: garantiamo accesso a internet
Il Ministro, in tempi record, a due giorni dalla pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, attua l’art. 11 della legge 128 dell’8 novembre. Ecco come si accede ai finanziamenti
Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto, che spiega agli istituti scolastici come accedere al finanziamento di 15 milioni di euro (5 per il 2013 e 10 per il 2014) previsto dal decreto legge “L’Istruzione riparte” per il potenziamento delle loro connessioni wireless. Prosegue, dunque, il lavoro del Miur sui provvedimenti attuativi del pacchetto Scuola. ”La connessione internet delle aule delle nostre scuole rappresenta una tappa importante nel percorso verso una scuola digitale per offrire pari opportunità di accesso alla Rete agli studenti italiani – sottolinea il ministro Carrozza – Sono contenta di aver creato questa opportunità di progresso nel decreto ‘L’Istruzione riparte’ insieme agli interventi sull’edilizia scolastica. Stiamo percorrendo passi avanti sulle infrastrutture delle nostre scuole”.  I fondi serviranno per realizzare o ampliare infrastrutture di rete. L’obiettivo principale dello stanziamento – spiega una nota del ministero – “è incrementare l’uso di contenuti digitali in aula da parte degli insegnanti e, soprattutto, degli studenti per innovare e rendere più interattiva la didattica. Potranno candidarsi al finanziamento tutte le scuole secondarie statali”. Sarà data la priorità nell’assegnazione dei fondi a quelle di II grado. Gli istituti potranno mettersi in rete fra loro per ottenere risorse.  Sarà possibile candidarsi al finanziamento di una delle seguenti tipologie di progetto: ampliamento dei punti di accesso alla rete WiFi, potenziamento del cablaggio fisico, realizzazione o adeguamento dell’infrastruttura di rete (Lan/Wlan) di edificio o campus. ll finanziamento sarà proporzionato al tipo di progetto presentato, come spiega nel dettaglio l’avviso pubblicato sul sito del Miur in contemporanea con il decreto ministeriale. Ogni scuola potrà presentare un solo progetto. Le istituzioni scolastiche interessate potranno presentare la loro domanda di partecipazione, con progetto allegato, esclusivamente on line dal 6 dicembre 2013 al 16 dicembre 2013.

Cancellata la Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica?

da Tecnica della Scuola

Cancellata la Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica?
Se per un verso il Miur con il decreto Scuola rilancia apprendistato e alternanza scuola-lavoro, negli istituti tecnici e professionali, dall’altro sarebbe pronto un regolamento che cancellerebbe la Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica
La spending review continua  a fare le sue vittime e sul suo altare pare che venga immolata la Direzione generale per l’istruzione e formazione tecnica che a sua volta verrebbe accorpata alla Direzione generale per gli ordinamenti scolastici, perdendo quindi la sua autonomia.  Decisione incomprensibile visto che l’istruzione tecnica, con la sua possibile ricaduta in funzione lavorativa, è stata da sempre, e in modo particolare dai Governi Prodi, particolarmente sollecitata

Uffici scolastici regionali a rischio accorpamento

da Tecnica della Scuola

Uffici scolastici regionali a rischio accorpamento
di P.A.
Una bozza nel decreto del presidente del Consiglio dei Ministri insiste su ”Regolamento concernente la riorganizzazione del MIUR-Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”, prevede, oltre all’articolazione degli uffici centrali, anche il taglio di quattro Uffici Scolastici Regionali. Dure le reazioni in Friuli V.G.
Gli Usr in questione sono: Friuli Venezia Giulia, Umbria, Molise e Basilicata, mentre il provvedimento si inserirebbe nel piano di contenimento dei costi previsto dalla spending review. Al loro posto verrebbero istituiti altrettanti Uffici Interregionali: Veneto e Friuli, Marche e Umbria, Abruzzo e Molise, Puglia e Basilicata, mentre verrebbe salvata la Liguria che ha al suo interno cinque province e quindi appare di più difficile soluzione. Il decreto inoltre indicherebbe anche la sede dell’Ufficio interregionale. Il decreto vorrebbe risponde all’applicazione della spending review per il ridimensionamento degli organici, mentre cercherebbe di adeguare la struttura del dicastero al programma di revisione che il ministero ha intenzione di attuare. Insieme alla soppressione delle quattro Usr ci sarebbe pure la nascita di tre dipartimenti, ciascuno articolato in tre direzioni generali. Il primo, il Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione, mantiene le competenze attuali e di fatto riunisce quelle già espletate dalla direzione generale per l’Istruzione e formazione tecnica superiore già soppressa, con la direzione generale degli Ordinamenti, che riunisce tutti gli ordini di scuola. Nel secondo, il Dipartimento per la formazione superiore e per la ricerca, scompare la direzione generale per l’Alta formazione artistica, musicale e coreutica (Afam), le cui competenze sono spalmate nelle tre direzioni istituite. Il terzo Dipartimento da implementare sarebbe quello per la Programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali. Verrebbe soppressa la direzione generale Risorse finanziarie e le competenze sarebbero distribuite tra le nuove direzioni. Inoltre, tutte le competenze relative ai Contratti e agli acquisti vanno alla direzione generale che attualmente si occupa dei Sistemi informativi e che, con lo stesso numero di uffici, dovrà curare la gestione amministrativa e contabile delle attività strumentali, contrattuali di carattere generale e consulenza per l’amministrazione periferica. Per quanto riguarda il Friuli Venezia Giulia, la presidente della Ragione, Debora Serracchiani, commentando la bozza del decreto ha detto: ”Il ministero dell’Istruzione non deve schiacciare la specificità del Friuli Venezia Giulia attraverso un accorpamento che alla fine non genera risparmi, ma anzi crea problemi funzionali e di fatto ci omologa”.

 ”Ho già espresso direttamente al presidente del Consiglio il mio stupore – ha segnalato Serracchiani – per questa ipotesi che incide su una delle funzionalità principali della nostra Regione, che certamente non stara’ a guardare mentre le vengono portati via i centri direzionali”.

 Serracchiani ha anche ricordato che la Giunta regionale ”si è già pronunciata con chiarezza riguardo questo taglio, che non produrrebbe un risparmio della spesa statale finendo per generare maggiori costi. Inoltre l’accorpamento ipotizzato sarebbe in netto contrasto con la specificità del sistema scolastico del Friuli Venezia Giulia, comprendente scuole con insegnamento in lingua slovena, una scuola bilingue e numerosi istituti con corsi plurilingue, in relazione alle tre lingue minoritarie presenti nel territorio, riconosciute e tutelate dalla legge 482/1999”.

 ”La previsione del passaggio alla Regione delle competenze in materia scolastica è stata già formulata e l’autonomia amministrativa e funzionale dell’Ufficio scolastico regionale per il Friuli Venezia Giulia rappresenta un presupposto imprescindibile per tale trasferimento”. Durissima la presa di posizione del Presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini: “Una penalizzazione inaccettabile. Un vero e proprio affronto alla nostra specialità, alla nostra storia da tutelare. Il governo nazionale si è ben guardato dal minare lo status dell’istruzione nelle province autonome di Trento e Bolzano, come pure nella Valle d’Aosta; e noi non siamo forse ugualmente speciali e autonomi? Con quale diritto il ministro immagina di sopprimere il nostro Ufficio scolastico regionale per accorparlo con una regione, come il Veneto, che presenta un altro asset organizzativo?”. “Non è tollerabile incassare uno schiaffo simile che mette in crisi la forza del multilinguismo, della multietnicità e della competenza diretta sul tema dell’istruzione”. E c’è anche un affondo contro la governatrice Serracchiani: “Le suggerirei di pensare di meno alle amicizie romane, visti i risultati deludenti, e di pensare di più a difendere le ragioni del nostro e del suo territorio dalle pretese di sconfinamento attuato dai centralisti”.

Wireless: in arrivo 15 milioni per le scuole

da tuttoscuola.com

Domande online dal 6 al 16 dicembre 2013

Wireless: in arrivo 15 milioni per le scuole

Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha firmato il decreto che spiega alle scuole come accedere al finanziamento di 15 milioni di euro (5 per il 2013 e 10 per il 2014) previsto dal decreto legge ‘L’Istruzione riparte’ per il potenziamento delle loro connessioni wireless.

I fondi serviranno per realizzare o ampliare infrastrutture di rete. L’obiettivo principale dello stanziamento è incrementare l’uso di contenuti digitali in aula da parte degli insegnanti e, soprattutto, degli studenti per innovare e rendere più interattiva la didattica. Potranno candidarsi al finanziamento tutte le scuole secondarie statali. Sarà data la priorità nell’assegnazione dei fondi a quelle di II grado. Gli istituti potranno mettersi in rete fra loro per ottenere risorse.

Sarà possibile candidarsi al finanziamento di una delle seguenti tipologie di progetto: ampliamento dei punti di accesso alla rete WiFi, potenziamento del cablaggio fisico, realizzazione o adeguamento dell’infrastruttura di rete (Lan/Wlan) di edificio o campus.

Il finanziamento sarà proporzionato al tipo di progetto presentato, come spiega nel dettaglio l’Avviso pubblicato sul sito del Miur in contemporanea con il decreto ministeriale. Ogni scuola potrà presentare un solo progetto. Le istituzioni scolastiche interessate potranno presentare la loro domanda di partecipazione, con progetto allegato, esclusivamente on line dal 6 al 16 dicembre 2013.

La connessione internet delle aule delle nostre scuole rappresenta una tappa importante nel percorso verso una scuola digitale per offrire pari opportunità di accesso alla Rete agli studenti italiani – sottolinea il Ministro Carrozza – Sono contenta di aver creato questa opportunità di progresso nel decreto ‘L’Istruzione riparte’ insieme agli interventi sull’edilizia scolastica. Stiamo percorrendo passi avanti sulle infrastrutture delle nostre scuole”.

Sono 786mila gli studenti stranieri, ma quasi 1 su 2 è nato in Italia

da tuttoscuola.com

Sono 786mila gli studenti stranieri, ma quasi 1 su 2 è nato in Italia 

Gli studenti stranieri in Italia nell’anno scolastico 2012/2013 sono 786.650, l’8,8% del totale (ma il 9,8% nella scuola dell’infanzia e in quella primaria): sono aumentati quindi di 30.691 unità (+4,1%) nell’ultimo anno e sono molto numerosi soprattutto per alcune collettività (i romeni sono 148.002, quasi un quarto del totale, gli albanesi e i marocchini rispettivamente circa 100mila). Questi alcuni dei dati contenuti nella nuova edizione del Dossier statistico immigrazione ‘Dalle discriminazioni ai diritti’, per la prima volta curata dal centro studi e ricerche Idos/immigrazione dossier statistico in collaborazione con l’Unar (ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali), presentato dal ministro per l’integrazione Cecile Kyenge e dal viceministro al lavoro con delega alle pari opportunità Maria Cecilia Guerra.

Secondo quanto riportato dal dossier, in 2.500 scuole (il 4,6% del totale nazionale) gli studenti stranieri superano il 30% degli iscritti, e, a questo proposito, lo stesso Ministro dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza ha raccomandato di non ingigantire le difficoltà e di ricorrere, nel definire i numeri e la composizione delle classi, a una flessibilità commisurata alle situazioni e ai mezzi disponibili, tanto più che il 47,2% degli studenti stranieri è nato in Italia (quota che sale al 79,9% nella scuola dell’infanzia e al 59,4% in quella primaria).

Tutela dei minori, Save the Children propone un ‘sistema di condotta’

da tuttoscuola.com

Tutela dei minori, Save the Children propone un ‘sistema di condotta’

Un sistema di “condotta, segnalazione e risposta” per proteggere i minori da situazioni di abuso, sfruttamento e comportamenti scorretti da parte degli adulti: è quanto ha ideato Save the Children con l’iniziativa “Adulti a posto”, presentata oggi al Senato.

La proposta di Save the Children si basa su una precisa policy per la tutela dei bambini e degli adolescenti negli ambienti che frequentano con regolarità, come scuole, centri sportivi e parrocchie. La policy prevede un codice di condotta, sottoscritto da tutti gli adulti che operano all’interno dell’ambiente, e l’adozione di un sistema di segnalazione e risposta, che diventa operativo in caso di sospetto abuso.

Rivolgiamo un appello al sociale, alle organizzazioni e alla nazione – ha detto il direttore generale di Save the Children Italia, Valerio Neri – affinché applichino procedure simili in tutti i luoghi in cui bambini si ritrovano con adulti, perché episodi drammatici come quelli che leggiamo sui giornali non ricapitino”.

Secondo un’indagine condotta da Ispos per Save the Children, un terzo dei genitori italiani e un terzo degli adolescenti non consoce l’esistenza di un sistema di tutela dei minori nei luoghi abitualmente frequentati, “ciò potrebbe implicare – osserva Save the Children – sia la sua inesistenza che la sua inefficacia”. Genitori e figli sono convinti che non esistano policy di tutela a scuola (rispettivamente il 43% e il 57%), nello sport organizzato (75% e 73%), negli oratori e nelle parrocchie (84% e 87%) e nei centri ludico-ricreativi (91% e 90%).