Sentenza Cassazione

La Gilda degli Insegnanti di Catanzaro, con piena soddisfazione informa che finalmente doto 7 anni si è conclusa definitivamente la vertenza per comportamento antisindacale intrapresa con il Dirigente Scolastico dell’ IPC “ Einaudi” di Lamezia Terme F. Cappelli.
Si riporta la nota dell’avvocato Dominijanni, che ha seguito egregiamente la vicenda e che si ringrazia per la professionalità dimostrata.

Prof. Antonino Tindiglia

“La Corte di Cassazione, con sentenza n. 16930 del 23 aprile/8 luglio 2013, ha posto definitivamente fine alla vertenza instaurata nell’anno 2006  dal Sindacato Gilda degli insegnanti, che, in quell’anno, adì il Tribunale di Lamezia Terme in funzione di Giudice del Lavoro per ottenere, ai sensi dell’art. 28 della L. n. 300/1970,  la  repressione del comportamento antisindacale del Dirigente Scolastico  dell’Istituto “Einaudi” di Lamezia Terme, che aveva affisso sulla bacheca sindacale della scuola un comunicato ritenuto, dalla ricorrente, offensivo dell’associazione  sindacale e dei suoi rappresentanti e non corretto anche in virtù della circostanza che erano in corso di svolgimento, in quel periodo, le elezioni delle RR.SS.UU.
Il Tribunale di Lamezia Terme aveva accolto il ricorso, dapprima in via cautelare e, quindi, nel merito; proposto appello dall’Amministrazione scolastica, la Corte di Appello di Catanzaro aveva confermato la sentenza di primo grado; avverso la decisione della Corte di Appello, il Dirigente Scolastico ha proposto ricorso per cassazione che è stato dichiarato inammissibile dalla Corte di Cassazione. Il carattere antisindacale di quella condotta del Dirigente scolastico, pertanto, è stata definitivamente e inoppugnabilmente  accertata”.

Avv. Giacomo Dominijanni

Risorse per il fondo di istituto e scatti di anzianità

Accordo su una prima assegnazione

Risorse per il fondo di istituto e scatti di anzianità

impegno del ministero ad emanare nei prossimi giorni l’atto di indirizzo

Su scatti e fondo serve un negoziato rapido per dare certezza alle scuole ed ai lavoratori.
La UIL aveva proposto di quantificare da subito l’intero ammontare delle risorse contrattuali alle scuole, anche perché le economie consentono di coprire quasi integralmente il finanziamento degli scatti 2012 ed il riconoscimento delle anzianità senza produrre una riduzione significativa del fondo.
E’ stata scelta un’altra strada che ha portato all’accordo di oggi. Ora chiediamo che il MIUR rispetti gli impegni emanando nei prossimi giorni l’atto di indirizzo all’ARAN per un negoziato rapido che consenta – anche per il terzo anno – di pagare gli scatti e gli arretrati al personale e di comunicare tempestivamente alle scuole l’intera risorsa contrattuale.

Le risorse contrattuali alle scuole
Anno scolastico 2013 – 2014 (acconto)

Tutti i parametri per calcolare la prima assegnazione di risorse per la retribuzione accessoria del personale
Con la rilevazione del numero
• delle scuole 8.714
• delle scuole con complessità organizzative 8.130
• dei docenti in organico di diritto 665.332
• del personale ATA in organico di diritto esclusi i DSGA e posti accantonati 184.938;
• delle classi di istruzione secondaria 205.017
Il MIUR e le organizzazioni sindacali hanno sottoscritto il 26 novembre 2013 un accordo per il calcolo della prima assegnazione MOF (2013/14) per una quota pari al 50% dello scorso anno.
La quota rimanente verrà inviata dopo la definizione del contratto in sede Aran per gli scatti 2012. Per quanto riguarda la risorsa complessiva da destinare alle scuole per la retribuzione delle ore eccedenti è rimasta invariata rispetto allo scorso anno.
Riportiamo di seguito tutti i parametri per calcolare l’insieme delle risorse assegnate alle singole scuole e destinate alla retribuzione accessoria del personale.

FONDO DI ISTITUTO
Ad ogni singola scuola spetta:
€ 1.723,38 per ciascun punto di erogazione del servizio
€ 250,31 per ciascun addetto in organico di diritto del personale docente, educativo e ATA.
Agli istituti secondari di II grado è attribuita una quota aggiuntiva di € 423,88
per ciascun docente in organico diritto destinata alla retribuzione dei docenti che svolgono attività aggiuntive di recupero in favore degli alunni con debiti formativi.

FUNZIONI STRUMENTALI (art. 33)
Ad ogni singola scuola spetta:
una quota fissa di € 1.226,07
una quota aggiuntiva per ogni complessità organizzativa* di  € 598,40
una ulteriore quota per la dimensione della scuola pari ad € 38,49 x n° docenti
in organico di diritto inclusi i docenti di sostegno

Le complessità organizzative comprendono:
• istituti comprensivi
• istituti di istruzione secondaria di II grado
• sezioni carcerarie
• sezioni ospedaliere
• CTP
• corsi serali
• convitti ed educandati
Pertanto un istituto di istruzione secondaria di II grado, con una sezione ospedaliera, una sezione carceraria ed un corso serale per adulti, presenta 4 complessità ed ha diritto ad una quota aggiuntiva di € 2.393,60 (598,40 x 4)

INCARICHI SPECIFICI DEL PERSONALE ATA ( art. 62 CCNL 2006/09)
Ad ogni singola scuola spettano
€ 99,00 x il numero dei posti in organico di diritto di detto personale (esclusi i DSGA ed i posti accantonati)

ATTIVITA’ COMPLEMENTARI DI EDUCAZIONE FISICA (art. 87)
Ad ogni singola scuola di istruzione secondaria spettano € 106,44 x il numero di classi di istruzione secondaria in organico di diritto.
Per ottenere il finanziamento la scuola deve comunicare all’USR:
l’approvazione e l’avvio dei progetti di avviamento alla pratica sportiva;
I compensi spettanti per le attività complementari di educazione fisica vengono erogati a consuntivo, al termine del progetto.
Una ulteriore quota (300.000 Euro) sarà assegnata alle scuole di titolarità dei docenti coordinatori provinciali.

ORE ECCEDENTI PER LA SOSTITUZIONE DEI COLLEGHI ASSENTI
Ad ogni singola scuola dell’infanzia e primaria spettano
€ 29,45 x il numero dei docenti in organico di diritto
Ad ogni singola scuola di istruzione secondaria spettano
€ 61,09 x il numero dei docenti in organico di diritto

Certamen Taciteum

“Certamen Taciteum”

 

XIX edizione del concorso nazionale di traduzione dal latino organizzato dal Liceo Classico “G. C. Tacito” di Terni

RIPARTE IL GRANDE CERTAMEN TACITEUM!

  • Apertura a studenti di altri paesi europei (riserva di 6 posti)

 

 

  • Numero massimo di partecipanti, in base al merito: 50 studenti

 

 

  • Ospitalità gratuita a tutti gli studenti

 

 

  • Conferenza: Tacito nella storia dell’arte moderna

 

 

  • Museo storico della fabbrica d’armi. Visita guidata per i docenti accompagnatori

 

 

  • Itinerario artisticoarcheologico. Visita guidata della città di Terni per i docenti accompagnatori e per gli studenti

 

 

  • Incontro conviviale finale. Per i docenti accompagnatori, offerto dalla organizzazione

 

 

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Per tutti i particolari, consultare il bando e il regolamento

FERIE NON GODUTE DEI PRECARI DELLA SCUOLA

FERIE NON GODUTE DEI PRECARI DELLA SCUOLA: UN FURTO DI STATO LEGALIZZATO!

AL VIA LE VERTENZE LEGALI IN DIVERSE CITTA’ Non pago di quanto già commesso dal MEF, il MIUR ha emesso una nota con la quale veniva inviata a tutte le scuole la vergognosa nota MEF del 4 settembre. La mancata monetizzazione delle ferie non godute, che i precari della scuola non possono fruire durante l’anno scolastico (se non per soli 6 giorni previo reperimento dei propri sostituti) e per le quali il contratto collettivo nazionale prevedeva una forma compensativa nella monetizzazione dei giorni di ferie maturati, si configura come un vero furto di Stato.

Dopo aver diffidato le istituzioni scolastiche e la Ragioneria di Stato dall’imporre forzatamente ai precari della scuola la fruizione dei giorni di ferie durante il periodo di sospensione delle lezioni ci troviamo di fronte all’ennesimo diniego da parte del Ministero dell’Economia e delle Finanze che invita tutti gli uffici scolastici territoriali a motivare unanimemente il mancato compenso con il richiamo alle leggi n. 135 del 7/7/2012 e n. 228 del 24/12/2012 (legge di stabilità). Attualmente, pertanto, e solo per l’a.s. precedente ai precari della scuola il MEF pagherà solo una parte dei giorni di ferie non goduti al netto dei periodi in cui le lezioni sono state sospese.

Nella nota 72696 il MEF ricorda che a partire dalle suddette nuove disposizioni di legge i docenti precari sono obbligati a fuire le ferie nei periodi di sospensione dalle lezioni disapplicando in questo modo le disposizioni normative e contrattuali precedenti a partire dal 7/7/2012. Nella nota si precisa, inoltre, che a partire dal 1 settembre 2013, in pratica, nessun giorno maturato di ferie sarà monetizzato, visto che i giorni di sospensione delle lezioni risulteranno in numero superiore ai giorni di ferie maturati; ciò se consideriamo anche i periodi di settembre prima dell’avvio delle lezioni e quelli di giugno dopo il termine delle lezioni. Si evidenzia pertanto una discriminazione contrattuale tra docenti di ruolo e precari che nella scuola svolgono la medesima funzione professionale: i primi hanno diritto alle ferie e possono scegliere se fruirle nei periodi di sospensione delle lezioni in corso d’anno o nei mesi estivi (fine luglio-agosto); i secondi, invece, se hanno un contratto a termine al 30/6 non potranno decidere quando fruire le ferie in quanto nel periodo estivo questi lavoratori sono ogni anno disoccupati per essere poi riassunti a settembre.

Il diritto alle ferie è irrinunciabile per il lavoratore, come stabilisce l’articolo 36 della Costituzione, ai lavoratori ai quali è impedito fruirne liberamente i giorni di ferie sono sempre stati monetizzati per indennizzarne il disagio. L’atto con il quale il MEF umilia i lavoratori precari della scuola è gravissimo in quanto si configura come un vero e proprio attacco al contratto collettivo e allo statuto dei lavoratori. Non ci serve attendere le prossime mosse di un governo che continua a trattare gli insegnanti delle proprie scuole in questo modo.

Sappiamo che occorre mobilitarsi già adesso per riconquistare un diritto costituzionale di cui lo Stato sembra volerci depredare nel silenzio generale dell’informazione e nell’assenza di una qualunque forma di opposizione politica. L’USB, oltre ad aver organizzato le dovute azioni legali, intende portare la vertenza dei precari nelle piazze, per far sentire al governo la rabbia e l’indignazione dei precari.

Incontro su corsi di sostegno e PAS

Incontro del SAB a Paola su corsi di sostegno e PAS (Percorsi Abilitanti Speciali) mercoledì 27 novembre.

 

Al fine di venire incontro al personale scolastico interessato alla frequenza dei corsi per il conseguimento del titolo di sostegno e di partecipazione ai PAS (Percorsi Abilitanti Speciali), per il conseguimento del titolo di abilitazione, alla luce del decreto dipartimentale n. 45 del 22/11/2013, che ha stabilito i criteri di ammissione e frequenza dei corsi, il sindacato SAB terrà apposito incontro con la presenza del segretario generale prof. Francesco Sola c/o la sede SAB di Paola, Via Lao n. 9, rione Sant’Agata, giorno 27 novembre dalle ore 16.

In merito ai corsi di sostegno quasi tutte le Università d’Italia hanno pubblicato i relativi bandi nonché il costo d’iscrizione ai test preliminari e alle tasse di frequenza dei corsi medesimi, le varie iscrizioni devono essere effettuate on line attraverso i vari siti delle segreterie delle Università prescelte, dove gli interessati possono consultare i bandi, i costi, le modalità d’iscrizione ecc.. .

In merito ai PAS il Ministero dell’Istruzione ha pubblicato il relativo decreto dipartimentale, attraverso cui dà attuazione ai Percorsi abilitanti speciali.

Per quanto riguarda l’avvio dei corsi, il MIUR chiede agli atenei organizzatori e alle istituzioni AFAM (Conservatori, Accademie ecc..) di procedere alle operazioni, preferibilmente, entro la seconda metà del mese di dicembre 2013 e di terminare, possibilmente, entro la prima decade del mese di giugno 2014.

Le attività formative si svolgeranno secondo il calendario che sarà fissato da ogni ateneo organizzatore e, comunque, gli esami di abilitazione finali, quindi il riconoscimento ufficiale del titolo, dovranno essere svolti entro la fine del mese di luglio 2014.

Per quanto riguarda le classi di concorso con un alto numero di candidati, saranno previste più tornate in più anni accademici e inizialmente, è stato stabilito che varranno i seguenti criteri: mancanza di altra abilitazione, maggiore anzianità di servizio e, in caso di parità di punteggio, maggiore anzianità anagrafica.

Per i percorsi abilitanti con pochi aspiranti saranno attivati corsi interregionali, ma anche raggruppamenti di classi di concorso omogenee o accorpamenti di discipline comuni.

Il MIUR ha anche determinato il “bonus” da assegnare a chi è in possesso di dottorato, master e corsi di perfezionamento post laurea dai contenuti in linea con la classe di concorso per la quale si chiede l’abilitazione, con riduzione del percorso formativo fino al massimo del 15% del monte orario complessivo.

I servizi valutabili sono quelli presenti al Sidi se prestati nelle scuole statali e quelli derivanti dalle autocertificazioni degli interessati se prestati nelle scuole paritarie o nei centri di formazione professionale.

Il possesso di eventuale altra abilitazione, non indicata nella domanda di partecipazione ai corsi, dovrà essere comunicata, con dichiarazione resa sotto la propria responsabilità ai sensi del DPR 445/2000, da presentare all’Ufficio Scolastico Regionale cui è stata inoltrata la domanda, qualora non sia desumibile dal Sistema Informativo dell’Istruzione (Sidi), per effetto dell’inclusione nelle graduatorie a esaurimento e/o d’istituto di I e II fascia.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

Basta slogan sulla scuola. Cinque domande per Matteo Renzi

da Il Fatto Quotidiano

Basta slogan sulla scuola. Cinque domande per Matteo Renzi

di Alex Corlazzoli

Caro Matteo Renzi, ad ogni campagna elettorale rispunta la scuola sulla bocca dei nostri politici. Così sembra essere anche per le primarie dell’8 dicembre. Lei, probabile vincitore della corsa a tre, domenica alla convenzione nazionale del PD che ha ufficializzato i risultati dei congressi ha sbandierato uno slogan senza dubbio affascinante e per certi versi nuovo.

Una bella operazione Nutella. Ha toccato il cuore degli insegnanti “chiamandoli” per nome, coinvolgendoli: “Il Pd deve fare una gigantesca campagna sulla scuola, nella, con e per la scuola. Si parte dalla scuola. Se vuoi ricostruire un Paese parti dagli asili nido, dall’occasione educativa per i bambini, dalla possibilità occupazionale per le mamme, per le donne. Parti dall’idea che non si fanno le riforme sulla scuola passando per l’ennesima volta sulla testa degli insegnanti, senza coinvolgerli, partendo dall’alto. La prima iniziativa che noi faremo, su cui chiedo il voto esplicito, è sulla scuola. Una gigantesca campagna d’ascolto sulla scuola che porti il Pd a valorizzare i 5200 assessori all’istruzione, i docenti. E che possa anche dire che l’Italia ha ancora un’anima”.

Di là dagli slogan, facili da pronunciare prima dell’8 dicembre, caro Renzi ci dovrebbe dire cinque cose necessarie per una riforma sulla scuola, visti i dati Ocse, Invalsi, Eurispes, Save The Children – Atlante dell’Infanzia. Per credere ancora alle parole dei politici, diventati più incantatori di serpenti che amministratori, non abbiamo bisogno di sogni ma di risposte concrete a domande altrettanto pragmatiche.

Primo. Che cosa intende fare rispetto alla formazione (non solo digitale) degli insegnanti? I nostri docenti spesso non sanno usare un tablet, non conoscono l’inglese, non leggono un quotidiano, non conoscono la Costituzione e chiedono “Cos’è un comma?”.

Secondo. Appena un’aula ogni venti in Italia è collegata direttamente con l’Adsl e può quindi supportare lezioni on line. Il nostro Paese è penultimo (Fonte Eu Kids Online) per competenze digitali tra i ragazzi. Dopo di noi vi è solo la Turchia. Dove troverà le risorse per adeguare le infrastrutture digitali per le scuole?

Terzo. L’Italia rischia una multa di 10 milioni di euro dall’Europa per il mancato rispetto della direttiva sul lavoro a tempo determinato nella scuola. 130 mila precari che hanno contratti diversi pur garantendo un servizio indispensabile allo Stato. Come intende risolvere questo problema senza arrampicarsi sui vetri?

Quattro.  Da padre e marito di una maestra si sarà accorto che gli organi collegiali non funzionano. I genitori non sono realmente coinvolti ma vengono usati solo per raccogliere fondi o per dipingere le aule che lo Stato ha abbandonato. Come rottamerà il Dpr 416 del 1974 ?

Cinque. Evocare la partecipazione degli insegnanti ad una seria riforma è un sogno ma è anche fin troppo facile da dirsi. Con quali strumenti compierà questa consultazione e come farà fronte ad una macchina burocratica che in viale Trastevere, ha più potere del Ministro di turno?

Visto che venerdì, al confronto su Sky, è facile prevedere che non si parlerà di scuola, sarebbe utile avere una risposta dettagliata e precisa.

Ps: questo post è stato inviato alla casella di posta elettronica del sindaco. Solitamente i politici non rispondono alle domande concrete. Vediamo Renzi, “il nuovo”….

227.886 studenti coinvolti nell’alternanza scuola-lavoro

da La Stampa

227.886 studenti coinvolti nell’alternanza scuola-lavoro

I dati presentati a Verona al Salone nazionale dell’orientamento
verona

Quasi 228mila studenti, per la precisione 227.886, 3.177 scuole, 77.991 strutture ospitanti: sono i numeri più aggiornati dell’alternanza scuola-lavoro presentati a Job&Orienta, Salone nazionale dell’orientamento, la scuola, la formazione e il lavoro, svoltosi nei giorni alla Fiera di Verona all’interno del convegno “L’Alternanza scuola-lavoro: un’opportunità per l’occupazione dei giovani”.

Dati raccolti dall’ultimo monitoraggio dell’Istituto nazionale di Documentazione, innovazione e Ricerca educativa (Indire) su incarico del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, che segnalano – nonostante le risorse in calo (dai 26 milioni di euro dello scorso anno si è passati a soli 20 milioni di finanziamento per l’anno scolastico in corso) – un trend senz’altro positivo.

L’alternanza scuola-lavoro è una metodologia di insegnamento innovativo rivolta agli studenti che hanno compiuto il quindicesimo anno di età: i numeri ne confermano l’efficacia sia per i ragazzi, come strumento di orientamento, sia per le scuole, come opportunità di collegamento diretto con le filiere economico-produttive dei territori.

Nell’anno scolastico 2012-2013 il 45,6% delle scuole secondarie di secondo grado (3.177 su 6.972) ha attivato percorsi di questo tipo: di queste, il 44,4% sono istituti professionali, il 34,2% tecnici, il 20% licei, l’1,5% altri istituti. I 227.886 studenti coinvolti sono pari all’8,7% della popolazione studentesca contro il 7,5% dell’anno precedente, evidenziando un aumento del 20,3%; per la maggior parte si tratta di iscritti agli istituti professionali (65,5%), a seguire studenti degli istituti tecnici (24,3%) e dei licei (9,5%).

Numeri in crescita (+19,2%) anche per quanto riguarda le strutture ospitanti, tra imprese, studi professionali, enti della pubblica amministrazione, associazioni di categoria, sindacati, scuole e asili, centri per l’impiego, onlus e associazioni di volontariato, centri studi: 77.991 in tutto, di cui il 58,2% (45.365) sono imprese. Per queste, i settori produttivi maggiormente rappresentati sono quelli legati alle «attività dei servizi alloggio e ristorazione» (il 29,4% del totale), seguono le «attività manifatturiere» (20,7%), «altre attività di servizi» (13,7%), e le «attività professionali, scientifiche e tecniche» (10,9%).

Degli 11.600 percorsi totali di alternanza (erano 9.791 nell’a.s. 2011-2012), una netta maggioranza, ossia il 67,1% (7.783), sono stati realizzati negli istituti professionali e di questi 6.043 nelle classi quarta e quinta; 2.556 (il 22%) negli istituti tecnici, 903 (7,8%) nei licei e 86 (0,7%) in altri istituti; particolarmente significativo l’aumento del 41,8% dei percorsi ASL nei licei, che storicamente hanno sempre avuto minore «familiarità» rispetto allo strumento.

Ai buoni risultati complessivi, però, fanno da contraltare le numerose discrepanze tra le diverse esperienze territoriali, anche in termini di quantità: a fronte dei 5.814 percorsi ASL realizzati nelle regioni del Nord (2.573 nella sola Lombardia), infatti, se ne contano meno della metà al Sud (2.069). «È necessario ripensare azioni e strumenti di ASL unitari, ad esempio fissando per ciascun percorso un numero minimo di ore (oggi sono mediamente solo 120): insomma serve un modello organizzativo comune, che dia a tutti – in termini di territori, scuole, ragazzi – le medesime opportunità» evidenzia Annella Zuccaro, ricercatrice del settore scuola lavoro di Indire. Centrata sulla didattica laboratoriale, l’alternanza scuola-lavoro mira a incentivare l’apprendimento e lo sviluppo esperienziale attivo, per fornire agli studenti, oltre alle conoscenze di base, competenze spendibili nel mercato del lavoro: dal problem solving alla capacità di orientarsi affrontando situazioni reali. È quanto emerso anche dal racconto, fatto dagli stessi studenti coinvolti, di cinque buone prassi di ASL presentate al convegno e realizzate in altrettante scuole italiane.

Scatti, anche per il 2012 paga il fondo di istituto

da ItaliaOggi

Scatti, anche per il 2012 paga il fondo di istituto

CErtificati 120 milioni, si attende l’atto di indirizzo per andare all’Aran. Sindacati Pronti, no della Cgil

Carlo Forte

recupero del 2012 ai fini dei gradoni si farà. Una parte dei fondi necessari, 120 milioni, sarà attinta dai risparmi certificati dal ministero dell’economia, derivanti dal taglio di 135mila posti di lavoro nella scuola operato con l’articolo 64, del decreto legge 78/2010. La restante parte, circa 180 milioni di euro (secondo l’ufficio legislativo del senato ogni anno di ritardo vale un risparmio per l’erario di circa 300 milioni) sarà attinto dalle risorse destinate al finanziamento del fondo di istituto. É quanto emerso in un incontro che si è tenuto a viale Trastevere il 22 novembre scorso tra il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, e i vertici dei sindacati rappresentativi della scuola: Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams. Prima che i soldi arrivino in busta paga, però, sarà necessaria l’emanazione di un atto di indirizzo all’Aran da parte del governo. Dopo di che l’agenzia convocherà i sindacati e darà il via alle trattative. Infine, se le parti giungeranno ad un accordo, sarà stipulato un contratto che fisserà le condizioni per il ripristino del 2012 ai fini della progressione di carriera. In pratica, lo stesso percorso che è stato seguito l’anno scorso per il recupero del 2011. E che ha portato, il 13 marzo scorso, alla sottoscrizione del contratto da parte dell’Aran e di Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams (la Cgil non lo ha firmato). Con la prossima tornata contrattuale, dunque, il triennio di ritardo della progressione stipendiale disposta dal decreto legge 78/2010 sarà completamente recuperato. E poi bisognerà pensare a come reintegrare anche l’utilità del 2013, sempre ai fini dei gradoni.

Utilità che è stata cancellata per effetto dell’art. 1, comma 1, del decreto del Presidente della Repubblica 122/2013. É bene ricordare che il ritardo della progressione di carriera è stato introdotto dall’art. 9 del decreto legge 78/2010. Che al comma 23 dispone che «gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti».

Il 2010 è stato recuperato attingendo 320 milioni di euro dai fondi derivanti dal taglio di 135mila posti di lavoro nella scuola disposto dall’articolo 64 del decreto legge 78. Il 2011, invece, è stato reintegrato solo in parte con i fondi dell’articolo 64 e, per la restante parte, attingendo i soldi dalle risorse destinate al fondo di istituto (si veda il contratto del 13 marzo 2013). Infine, il 2012 dovrebbe essere recuperato a breve con lo stesso sistema. In buona sostanza, dunque, il criterio che è stato seguito è quello di utilizzare parte dei fondi destinati allo straordinario, per evitare il deprezzamento della prestazione ordinaria.

Deprezzamento strutturale che, peraltro, avrebbe effetti non solo sullo stipendio, ma anche sulla pensione e sulla buonuscita. Non tutti i sindacati, però, hanno accolto con favore la notizia della disponibilità del governo ad aprire le trattative per modificare la destinazione d’uso dei fondi dello straordinario. Secondo la Flc Cgil di Mimmo Pantaleo, infatti, «l’intervento comporterebbe un taglio a regime insostenibile del Mof del 36% con buona pace della contrattazione di istituto e dell’autonomia scolastica». Di segno contrario il giudizio del segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima, «la questione del recupero del 2012 resta assolutamente prioritaria e va quanto prima portata a soluzione, come già avvenuto per i due anni precedenti». In tal senso anche il giudizio della Uil scuola, che giudica la certificazione dei risparmi, dice il segretario Massimo Di Menna, «un risultato concreto grazie al quale, anche per il terzo anno sarà riconosciuta l’anzianità di servizio e saranno pagati gli aumenti». Lo Snals-Confsal guidato da Marco Paolo Nigi spinge per «andare ad una rapida soluzione del problema». Chiede l’immediata emanazione dell’atto di indirizzo anche Rino Di Meglio, coordinatore di Gilda-Unams. Resta il fatto, però, che il decreto 122/2013 all’articolo 1, comma 1, lettera b), dispone la cancellazione dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni, prorogando di un anno le disposizioni contenute nell’articolo 9, comma 23, del decreto legge 78/2010 (la norma che ha cancellato l’utilità del 2010 del 2011 e del 2012 ai fini dei gradoni.). Dunque, c’è ancora altra strada da fare.

Precari, la Ue non ci sta più Italia a rischio condanna

da ItaliaOggi

Precari, la Ue non ci sta più Italia a rischio condanna

Stipendi più bassi rispetto ai colleghi di ruolo

Franco Bastianini

Sul trattamento giuridico ed economico riservato dalle leggi italiane agli insegnanti e all’altro personale precario in servizio nelle scuole statali, l’Europa non ci sta più.

La Commissione EU sembra infatti avere perso la pazienza nei confronti dell’Italia che, nei fatti, continua ad ignorare le richieste di adeguamento alle norme, contenute nella direttiva comunitaria 1999/70/CE e successive modificazioni, appunto in materia di trattamento giuridico ed economico degli insegnanti e del personale precario della scuola statale.

Se entro sessanta giorni, si legge infatti in una nota della Commissione inviata nei giorni scorsi alle autorità italiane, l’Italia non avrà fornito risposte alle richieste di chiarimenti sulla discriminazione economica in atto tra il personale non di ruolo e quello di ruolo, questione già oggetto di procedure d’infrazione avviate nel 2010, nel 2012 e nel 2013, la Commissione si vedrà costretta a portare l’Italia davanti alla Corte di giustizia europea che, nel caso di una sentenza di condanna, potrebbe costare alla casse dello stato qualche decina di milioni di euro.

Il pericolo non poteva lasciare indifferenti le organizzazioni sindacali che, infatti, da tempo stanno sollecitando il ministro dell’istruzione a porre fine ad una situazione non più sostenibile soprattutto per quanto riguarda il numero sempre più alto di contratti a tempo determinato, anziché di contratti a tempo indeterminato a copertura di tutti i posti vacanti negli organici di fatto e di diritto dei docenti e del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.

Anche se provvisori, i dati relativi al numero dei docenti e degli Ata in servizio nel corrente anno scolastico con contratti fino al 30 giugno o fino al 31 agosto 2014 non fanno che confermare la validità delle riserve espresse dalla Commissione EU concretizzatesi nelle predette procedure d’infrazione. Dovrebbe infatti aggirarsi intorno alle 120.000 unità il numero dei docenti non di ruolo attualmente in servizio, mentre il numero del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario in servizio con contratti a tempo determinato dovrebbe aggirarsi intorno alle diciottomila unità.

Prof inidonei verso l’approdo

da ItaliaOggi

Prof inidonei verso l’approdo

Ata solo su richiesta, sì alla mobilità in altri comparti

Carlo Forte

Al via la ricollocazione dei docenti inidonei all’insegnamento. Il ministero dell’istruzione ha predisposto la circolare con la quale sarà trasmesso agli uffici periferici il decreto interministeriale di attuazione del decreto legge 104/2013. Che ha innovato la disciplina della ricollocazione, prevedendo che gli inidonei possano evitare il demansionamento coatto nei ruoli del personale Ata.

Il dispositivo prevede, infatti, che l’inquadramento nei ruoli del personale non docente potrà avvenire solo se saranno gli interessati a chiederlo. E se non lo faranno, oppure lo faranno ma non ci saranno posti a sufficienza per tutti, saranno ricollocati d’ufficio in altri comparti della pubblica amministrazione. Il decreto prevede anche la rivedibilità dei docenti che all’entrata in vigore del decreto saranno già stati dichiarati inidonei. Sempre che i diretti interessati non chiedano espressamente il ricollocamento. Nel quale caso l’accertamento medico-collegiale non verrà più disposto. In ogni caso, se a seguito dell’eventuale vista medica il docente interessato dovesse essere ritenuto non più inidoneo all’insegnamento, l’amministrazione procederà a ricollocarlo immediatamente nei ruoli del personale docente. Ecco qualche dettaglio in più.

Mobilità nella provincia

La normativa di riferimento è costituita dall’articolo 15, commi 4 e seguenti, del decreto legge 104/13, convertito con modificazioni dalla legge 128/2013. Che ha disciplinato lo stato giuridico del personale docente dichiarato permanentemente inidoneo all’espletamento della funzione di docente ma idoneo ad altre mansioni. La normativa prevede, infatti, che tale personale possa, su istanza di parte, essere inquadrato nei profili professionali di assistente amministrativo e di assistente tecnico del personale Ata. In assenza di istanza o nell’ipotesi in cui la domanda non possa essere accolta per indisponibilità di posti, l’interessato sarà invece tenuto a presentare domanda di mobilità intercompartimentale, in ambito provinciale. Così da transitare obbligatoriamente nei ruoli delle amministrazioni dello stato che presentino vacanze di organico, anche in deroga al piano delle assunzioni previsto dalla legislazione vigente. In ogni caso, a seguito della ricollocazione, i docenti interessati manterranno l’eventuale maggiore trattamento stipendiale. E ciò avverrà mediante assegno personale riassorbibile con i successivi miglioramenti economici a qualsiasi titolo conseguiti.

I progetti transitori

Fino a quando i provvedimenti di mobilità intercompartimentale non saranno materialmente disposti, i docenti interessati potranno essere utilizzati per le iniziative di prevenzione della dispersione scolastica ovvero per attività culturali e di supporto alla didattica. E cioè per quelle attività individuate dal decreto Carrozza al fine di consentire, se possibile, il prolungamento dell’orario di apertura delle scuole. La bozza di decreto precisa, inoltre, che la domanda per transitare nei ruoli del personale Ata dovrà essere presentata su carta semplice all’ufficio scolastico regionale della provincia di titolarità entro 30 giorni dalla data di conferma della dichiarazione di inidoneità. Per agevolare le procedure l’amministrazione ha anche predisposto un modulo che sarà allegato alla circolare. La ricollocazione nei ruoli del personale Ata comporterà l’immissione in ruolo su tutti i posti di assistente amministrativo e di assistente tecnico vacanti e disponibili. L’immissione in ruolo sarà disposta nella provincia di appartenenza oppure in altra provincia a domanda, con priorità rispetto alla preferenza indicata dall’interessato. Le disponibilità conseguenti all’accettazione dell’inquadramento in altra provincia non potranno essere utilizzate per la revisione di provvedimenti già adottati.

Il personale che non transiterà nel ruolo Ata per mancanza di disponibilità, rimarrà nell’attuale posizione e sarà ricollocato a mano a mano che si verificheranno nuove disponibilità di posti. Le immissioni in ruolo del personale su posti di assistente tecnico saranno disposte in relazione alla corrispondenza tra le aree didattiche di laboratorio ed i titoli di abilitazione all’insegnamento ovvero i titoli di studio posseduti dall’interessato.

Sede provvisoria

L’assegnazione della sede provvisoria di servizio sarà effettuata sulle disponibilità residuali alla mobilità del personale Ata per l’anno scolastico 2013/2014 e anche sulla base di quelle conseguenti all’eventuale adeguamento dell’organico di diritto alla situazione di fatto. I direttori regionali disporranno affinché il personale già dichiarato inidoneo possa essere sottoposto a nuova visita, entro il 20 dicembre prossimo, da parte delle commissioni mediche competenti. Se all’esito della nuova visita la dichiarazione di inidoneità non sarà confermata, il personale interessato tornerà a svolgere la funzione di docente. In alternativa potrà transiterà, a domanda, da presentarsi entro il 10 dicembre, nei ruoli del personale Ata oppure potrà essere avviato alla mobilità intercompartimentale.

E il test dell’Invalsi farà la maturità

da ItaliaOggi

E il test dell’Invalsi farà la maturità

Lettera ai presidi. Da chiarire se sostituirà il quizzone

Giorgio Candeloro

 C’è posta per i presidi, mittente l’Invalsi, l’istituto di valutazione del sistema formativo che verifica ogni anno la scuola italiana attraverso test su abilità e conoscenze degli studenti. Nei giorni scorsi i dirigenti di ogni ordine e grado si sono visti recapitare una lettera dell’istituto che contiene il preannuncio di diverse novità per l’anno scolastico 2014-2015 ma anche la conferma dello status quo per l’anno in corso. Quindi niente prove Invalsi alla maturità per i ragazzi che sosterranno gli esami nel prossimo mese di giugno e conferma dei test di italiano e matematica a maggio 2014 per le seconde e le quinte classi delle primarie e per le seconde superiori. Confermate anche le prove finali per gli alunni della terza media, inserite come ormai tradizione, nell’esame conclusivo del primo ciclo. Si tratterà ancora di prove uguali per tutti gli studenti, senza differenziazione tra indirizzi per le superiori, somministrate su schede a correzione ottica.

Stando alla lettera indirizzata ai presidi, molte cose cambieranno dal 2015 quando i test saranno estesi ai candidati agli esami di stato, anche se resta da chiarire – su questo si esprimerà il ministero nei prossimi mesi- se le nuove prove sostituiranno o affiancheranno il cosiddetto quizzone, cioè la terza prova scritta predisposta dalle singole commissioni esaminatrici e solitamente svolta su quattro o cinque materie del curricolo. L’orientamento sembra per ora quello di proporre ai maturandi entro il febbraio 2015 un insieme di prove non differenziate e sempre incentrate sull’italiano e sulla matematica, discipline trasversali presenti in tutti gli indirizzi. Quindi la nuova prova Invalsi per l’ultimo anno delle superiori ci sarà e sarà anche piuttosto impegnativa, ma dovrebbe restare fuori dall’esame, almeno in una prima fase. Si tratterà insomma di una rilevazione, per quanto accurata, e non di un test che concorrerà a determinare il voto finale di ciascun candidato. Il compito di fare da cavie per questo nuovo strumento di valutazione degli apprendimenti nella scuola italiana spetterà ancora una volta ai ragazzi nati nel 1996, già protagonisti nel 2010 del primo test Invalsi valutativo introdotto negli esami di terza media.

La lettera ai presidi preannuncia anche altre novità per le superiori: le prove del secondo anno della secondaria di secondo grado rimarranno infatti ancora indifferenziate per l’attuale anno scolastico, ma dal 2015 saranno ampiamente diversificate in funzione della tipologia di scuola e dei macro-indirizzi di studio. Infine l’Invalsi comunica che è in corso una revisione delle singole domande che vengono attualmente somministrate agli alunni e di cui è iniziata una progressiva sostituzione, che diventerà completa nel prossimo biennio.

É in corso anche la validazione dei nuovi quesiti per le superiori, che dovranno essere equivalenti tra loro per poter poi essere scelti in maniera casuale e permettere di strutturare prove ad elevato grado di differenziazione tra i diversi percorsi di studio. Parte dei quesiti in via di definizione potrebbe essere pre-testata fin da quest’anno negli istituti disponibili alla sperimentazione a campione sui propri studenti.

Carrozza: insegnare l’Ue nelle scuole

da Tecnica della Scuola

Carrozza: insegnare l’Ue nelle scuole
di Pasquale Almirante
L’Unione europea, con le elezioni di maggio e la presidenza di turno italiana di luglio-dicembre, sarà spiegata nelle scuole italiane. Ma la scuola sia anche spazio per un reale cambio culturale per eliminare la violenza contro le donne
Lo dice con convinzione la ministra Maria Chiara Carrozza: ”Ho parlato di questo con Enrico Letta. Lui tiene molto a usare la scuola per la disseminazione dell’Europa in vista non solo delle prossime elezioni ma anche in vista della presidenza italiana” del Consiglio Ue. A margine del consiglio Istruzione in corso a Bruxelles, Carrozza rileva l’esigenza di insegnare cosa sia e come funzioni l’Ue. ”Non è facile capire le istituzioni comunitarie, e non è facile spiegarle”. Introducendo quella che il ministro definisce ”l’educazione civica europea” si può diffondere la materia anche fuori la scuola. ”Educando i figli si possono educare anche i genitori, io in questo ci credo”. E poi, in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne, la ministra ha detto: ”La giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, istituita dalle Nazioni Unite nel 1999, chiama in causa le istituzioni e la società civile contro un fenomeno inaccettabile: dobbiamo fare in modo che la scuola non sia semplicemente un luogo in cui si celebrano le ricorrenze, ma lo spazio in cui si sedimenta un reale cambiamento culturale”. ”Il vero cambiamento culturale – dice la Carrozza – non passa solo per la sacrosanta denuncia degli episodi di violenza, ma per un riconoscimento concreto del contributo delle donne nella società a tutti i livelli, nel mondo dell’università e della ricerca, nella pubblica amministrazione e nell’impresa. Su questi temi dobbiamo essere costantemente impegnati, per far sì che il contrasto alla violenza contro le donne ci accompagni tutti i giorni”. Per Carrozza, ”questo è vero a livello globale, se consideriamo che in molti paesi il diritto all’istruzione viene negato ad alcune persone solo in quanto donne. Il Presidente Napolitano, proprio in occasione dell’apertura dell’anno scolastico, ha ricordato le coraggiose parole della giovane pakistana Malala Yousafzai: I libri e le penne sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cambiare il mondo”. ”Il cambiamento culturale è il complemento essenziale delle sanzioni”, conclude il ministro, ricordando che ”il decreto L’istruzione riparte, proprio in attuazione della legge sul femminicidio, nella formazione del personale scolastico sottolinea l’importanza dell’aumento delle competenze relative all’educazione all’affettività, al rispetto delle diversità e delle pari opportunità di genere e al superamento degli stereotipi di genere”. E vedendo tutte queste dichiarazioni da una diversa angolazione, viene il sospetto che alla scuola si vogliano addossare tutti i compiti più insidiosi per migliorare la società, cosicchè se si parla di salute, prevenzione, alimentazione, sport, droga, bullismo, legalità, violenza, tecnologie, immigrazioni, razzismo ecc. bisogna sempre partire dalla aule scolastiche e dall’istruzione, glissando però, e sempre, sia sulla formazione-aggiornamento, iniziale e in itinere, dei professori, sulle strutture e i mezzi per lavorare, e soprattutto sugli emolumenti e i riconoscimenti morali e culturali da conferire a chi poi sul campo deve provvedere a mettere in pratica queste nobili attribuzioni. Ma si ha pure il sospetto che nel momento in cui non si ha l’idea dove dare il colpo di maglio e come rispondere alle esigenze di una realtà sociale in travolgente cambiamento si tira in ballo la scuola e la sua negletta “mission” educativa.

Liceo breve, decisione dopo la sperimentazione

da Tecnica della Scuola

Liceo breve, decisione dopo la sperimentazione
La ministra dell’istruzione lo ha ribadito a Bruxelles: attendiamo l’esito della sperimentazione. Centemero (Fi): bene 4 anni alle superiori  
Per decidere su un’eventuale riforma dell’istruzione e l’introduzione di un ciclo di quattro anni per i licei ”attendiamo l’esito della sperimentazione”. ”Il liceo in quattro anni è in fase sperimentale in qualche scuola, e aspettiamo che tale fase finisca”. Quella del ciclo in quattro anni, ricorda, ”è una richiesta che viene dal basso, dalla scuola stessa” e non è detto che possa essere un richiesta infondata. ”La riduzione di un anno – sostiene Carrozza – non deve essere vista come una minaccia ma come un’opportunità”. Elena Centemero, capogruppo di FI in Commissione Cultura alla Camera, in una nota ha dichiarato la sua approvazione al progetto: ”Allineare la scuola italiana a quella della maggior parte degli stati dell’Unione europea è un passo indispensabile per migliorare la competitività e l’occupabilità dei nostri ragazzi. Per questo, guardiamo con attenzione, e non da ora, alla proposta di attivare in alcune scuole superiori un progetto pilota che consenta di ridurre di un anno il curricolo di studio dei nostri studenti, un progetto che deve necessariamente andare di pari passo con l’incremento delle ore di tirocinio, di laboratorio, di apprendistato e, in generale, con la valorizzazione delle forme di alternanza scuola-lavoro. Una riflessione seria andrebbe però fatta anche sulla scuola media e sulla necessità di saldarla strettamente al primo ciclo e alla scuola primaria, permettendo di impostare cicli di apprendimento di due o tre anni”.

Monetizzazione delle ferie non godute a.s.2012/2013

da Tecnica della Scuola

Monetizzazione delle ferie non godute a.s.2012/2013
di L.L.
Il Miur trasmette una nota della Ragioneria Generale dello Stato sul divieto di pagare le ferie non fruite, al fine della corretta applicazione dell’art. 5, comma 8, del DL. n. 95/2012 e dell’art. 1, commi 54, 55 e 56 della Legge n. 228/2012
 Con la nota prot. n. 12195 del 14 novembre 2013 il Miur ha trasmesso una nota del MEF – Ragioneria Generale dello Stato dei primi di settembre (nota prot. n. 72696 del 4/9/2013) riguardante un argomento rispetto al quale le segreterie scolastiche hanno ancora molti dubbi applicativi: la monetizzazione delle ferie non godute dal personale scolastico nell’a.s. 2012/2013.

Si tratta di una disposizione di cui avevamo già dato notizia nel mese di settembre e che ora è stata formalizzata alle scuole direttamente dal Miur.
In estrema sintesi, la nota del Mef dispone che, a decorrere dal 1° gennaio 2013, è consentita la “monetizzazione” delle ferie in favore del personale docente a tempo determinato nella misura data dai giorni di ferie spettanti, detratti quelli di sospensione delle lezioni compresi nel periodo contrattuale.
Nulla, invece, è cambiato per il personale ATA circa i periodi in cui è consentita la fruizione delle ferie rispetto a quanto stabilito dal CCNL. Pertanto, a decorrere dal 7 luglio 2012, al personale tecnico e amministrativo può essere riconosciuta la “monetizzazione” solo qualora la fruizione delle ferie risulti incompatibile con la durata del rapporto di lavoro.
Non vi sono neanche state modifiche per il personale docente ed ATA a tempo indeterminato e per il personale ATA supplente annuale e sino al termine delle attività didattiche, rispetto al divieto generale di “monetizzazione” posto dall’articolo 5 comma 8 del decreto legge 95/2012 nella versione entrata in vigore il 7 luglio 2012. Pertanto, per detto personale la “monetizzazione” è consentita unicamente nei residui casi contemplati nel parere 32937/2012 del Dipartimento della Funzione Pubblica, vale a dire che “la preclusione alla monetizzazione non riguarda i rapporti di lavoro già cessati prima dell’entrata in vigore dell’art. 5 in esame, le situazioni in cui le giornate di ferie sono state maturate prima dell’entrata in vigore della predetta disposizione e ne risulti incompatibile la fruizione a causa della ridotta durata del rapporto o a causa della situazione di sospensione del rapporto cui segua la sua cessazione (ad esempio i casi di collocamento in aspettativa per lo svolgimento del periodo di prova presso altra amministrazione a seguito della vincita di un concorso secondo le clausole di alcuni comparti)”.

Rischio di un prelievo forzoso per chi è già scattato nel 2013?

da Tecnica della Scuola

Rischio di un prelievo forzoso per chi è già scattato nel 2013?
di Lucio Ficara
C’è chi teme che a chi ha maturato lo scatto nel 2013 venga chiesta la restituzione di quanto ricevuto, arretrati compresi. Il rischio potrebbe essere concreto.
Nella confusione generale di scatti sbloccati e scatti bloccati, alcuni docenti, amministrativi, tecnici e anche ausiliari della scuola, hanno perso l’orientamento della propria posizione stipendiale e della relativa scadenza. Il movimento ondivago dei provvedimenti normativi, sulla questione scatti di anzianità è a dire poco sconcertante e la dice lunga sullo stato confusionale in cui versa la politica italiana. Tuttavia consigliamo i nostri lettori, per meglio orientarsi, di seguire con attenzione, nel cedolino unico e precisamente riquadro della posizione giuridico-economica, la data di scadenza di tale posizione. Ovviamente tale data si dilata o si contrae temporalmente, a seconda dei provvedimenti  legislativi e interministeriali che vengono presi. Allo stato dell’arte, sotto i riflettori di nuovi possibili provvedimenti ci sono due annualità, il 2012 e il 2013. Per quanto attiene il 2012 i sindacati avrebbero chiesto, così come era avvenuto per l’annualità 2011, l’atto di indirizzo all’Aran per l’avvio dell’attività negoziale. Ma da dove arriveranno i soldi per pagare i lavoratori che sarebbero dovuti scattare nel 2012, e non lo hanno potuto fare, a causa del blocco degli scatti di anzianità? 120 milioni di euro arrivano dalla certificazione delle economie, operate ai sensi dell’art. 64 della legge n. 133/2008, ma i restanti 230 milioni necessari a pagare, per questa annualità, lo scatto 2012 arriveranno da un ulteriore taglio del Mof. Bisogna comunque sapere che a regime, il taglio del Mof sarà di 350 milioni di euro l’anno, con un’ evidente decurtazione delle disponibilità economiche per le contrattazioni d’Istituto. Esiste invece il rischio concreto di un prelievo forzoso, per coloro che essendo scattati legittimamente nel 2013, a partire dal mese di gennaio, si trovano bloccati retroattivamente. Infatti bisogna sapere che l’ulteriore blocco degli scatti di anzianità 2013, sancito dal recente DPR 25 ottobre 2013, bloccherebbe gli scatti di chi si trova a scattare a fine anno, ma andrebbe ad intaccare pure coloro che già hanno percepito ed incassato gli scatti, dall’inizio del 2013. Quindi per costoro, se non si provvederà  a proporre un emendamento a questo provvedimento di blocco degli scatti 2013, magari da inserire nella prossima legge di stabilità 2014, che lo annulli definitivamente, verrà trattenuto dagli stipendi futuri, quanto percepito. Questa storia degli scatti di anzianità sta diventando un vero e proprio rebus, che il governo ha voluto attuare, dando l’impressione di non avere le idee chiare e di generare nei lavoratori della scuola tanta confusione.