LA NORMATIVA SUI BISOGNI EDUCATIVI AIUTA LA SCUOLA?

Istituto superiore “VASARI” di Figline Valdarno – Istituto Alberghiero “SAFFI” di Firenze – GRUPPO di FIRENZE

INCONTRO-DIBATTITO
LA NORMATIVA SUI BISOGNI EDUCATIVI AIUTA LA SCUOLA?

GIOVEDÌ  12  DICEMBRE  2013

ore 15 – 18.30

Istituto “Aurelio Saffi”

via Andrea del Sarto 6/a – Firenze

* Parcheggio Interno *
Programma:

prof. Michele Zappella, neuropsichiatra dell’età evolutiva, Università di Siena:   B.E.S.,  integrazione linguistica e disabilità

prof. Andrea Marchetti, Dirigente dell’Istituto “Vasari” di Figline Val d’Arno: Criticità nelle norme  e nei rapporti con i servizi  territoriali

prof. Giorgio Ragazzini, docente, Gruppo di Firenze:  Per i “bisogni educativi” meno  burocrazia e più servizi  alla didattica

dott. Roberto Leonetti, Direttore Dipartimento Salute mentale Asl 10 Firenze: La scuola  e i  servizi  della Asl per i bisogni educativi

Interventi e domande del pubblico (sarà riservato un ampio spazio a questa fase)

Coordina: prof. Valerio Vagnoli, Dirigente dell’ Istituto “Saffi”

Per motivi organizzativi, è gradita la conferma della partecipazione all’indirizzo gruppodifirenze@libero.it

La ricerca in Geografia per le professioni tradizionali ed emergenti

Giovedì 5 dicembre ore 9.30, Aula di Geografia – Università La Sapienza di Roma – Facoltà Lettere e Filosofia, convegno dal titolo:

“La ricerca in Geografia per le professioni tradizionali ed emergenti”.

Giovedì 6 dicembre, ore 9.30, presso l’Aula di Geografia dell’Università La Sapienza di Roma (facoltà di Lettere e Filosofia), è in programma il convegno dal titolo “La ricerca in Geografia per le professioni tradizionali ed emergenti”, patrocinato dall’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia (AIIG), dalla Società Geografica Italiana, dall’Associazione dei Geografi Italiani, dalla Società di Studi Geografici e dal CISGE (Centro Italiano per gli studi storico-geografici).

Le crisi ambientali, la prevenzione del rischio sociale e naturale, lo sviluppo sostenibile, la conservazione e la valorizzazione del paesaggio, il turismo sostenibile, sociale, ecologico  sono ambiti in cui l’azione del geografo è richiesta e prevista (in particolare all’estero). L’applicazione delle nuove tecnologie informatiche e di rappresentazione del territorio a questi campi quindi non solo di studio e ricerca, ma anche di azione e intervento, costituiscono nuove opportunità e conferiscono maggiori prospettive di sviluppo anche in Italia per le professionalità del geografo.

Il Convegno intende riflettere e fornire indicazioni sulle possibilità di rinnovamento e aggiornamento che si vanno configurando per i tradizionali settori di impiego del geografo (insegnamento, cartografia, editoria, turismo), da un lato, e, dall’altro lato, discutere delle strategie utili all’incontro tra domanda e offerta di lavoro per i geografi del futuro. Protagonisti della discussione e del confronto saranno quindi esponenti del mondo imprenditoriale, amministratori con responsabilità di governo del territorio, esperti di formazione e aggiornamento professionale e docenti universitari.

M. Marchesini, Atti mancati

Uno scrittore in formazione

di Antonio Stanca

marchesiniHa scritto libri per ragazzi, racconti, poesie, satire, saggi letterari, collabora con le pagine bolognesi del “Corriere della Sera”, con “Il Foglio”, “Il Sole 24 Ore” e recentemente, a Marzo del 2013, ha scritto il romanzo Atti mancati. E’ stato pubblicato dalla casa editrice Voland di Roma nella serie Intrecci, pp. 119, € 13,00.

Si tratta di Matteo Marchesini, nato a Castelfranco Emilia nel 1979 e da tempo residente a Bologna. A soli trentaquattro anni si è mostrato impegnato in molte direzioni e tutte sono riconducibili a quei principi, quei valori ideali che soltanto un giovane intellettuale e autore può coltivare in tempi così difficili come gli attuali, in ambienti così contrari all’idea. Non è, tuttavia, un isolato il Marchesini, non si è ritirato dal mondo, dalla vita per coltivare quella dimensione spirituale nella quale tanto crede. E’ inserito egli nel contesto, in esso lavora convinto che la letteratura debba essere voce, espressione dell’anima e gli autori persone diverse dalle solite perché combattute tra la materia e lo spirito. Di queste situazioni, di questi problemi il Marchesini parla, scrive e il romanzo Atti mancati è una delle più recenti conferme di quanto si muove in lui. Autobiografica è, tra l’altro, l’opera, di come intendere la letteratura si dice in essa, docenti di letteratura, scrittori di saggi letterari, di recensioni, di romanzi sono i suoi personaggi e in particolar modo il suo protagonista,  a gravi conseguenze fa assistere a causa della mancata valutazione di un’opera letteraria.  E’ Marco il giovane intellettuale protagonista, sempre impegnato presso un giornale, a non far valutare all’amico comune, il docente universitario Bernardo Pagi, l’abbozzo di romanzo affidatogli dal coetaneo Ernesto per paura che il giudizio del maestro sia positivo e che egli preferisca il lavoro di Ernesto a quel romanzo che da tanto tempo Marco ha iniziato. Nell’abbozzo Ernesto aveva scritto del difficile rapporto col fratello Davide, del tormento che la situazione gli procurava anche perché non riusciva a capire se lo strano comportamento di Davide fosse dovuto a nevrosi vere o inventate. Lui intanto ne era la vittima maggiore. Morirà, Ernesto, in un incidente stradale dovuto molto probabilmente alle condizioni di malessere che una simile situazione gli procurava e che ultimamente erano state aggravate dal non veder valutata l’opera nella quale aveva creduto di poter rappresentare la sua pena. Uno stato d’animo così turbato gli aveva fatto percorrere una strada diversa dalla solita quella sera e forse lo aveva portato alla distrazione ed allo scontro con quanto di sconosciuto si trovava su uno dei lati. La sua morte muoverà Lucia, la ragazza di Marco, ad andarsene per molto tempo. Marco non riuscirà a spiegarsi il motivo della sua partenza fin quando non sarà lei, tornata dopo alcuni anni, a rivelarglielo. Era partita perché spaventata era stata dal pensiero che situazioni gravi come la morte possono verificarsi a causa della tensione sopravvenuta per una negligenza voluta e compiuta da altri ed anche perché tra lei ed Ernesto era iniziata una storia d’amore. Era stato inevitabile, spiega ora Lucia, dal momento che come Ernesto era scontento di Davide così lei lo era di Marco, della sua perenne incertezza riguardo al loro rapporto, della sua incapacità a decidere tra il lavoro di intellettuale, di scrittore e gli impegni della vita, a trovare il modo per combinare entrambi. Era stato un amore, quello tra Ernesto e Lucia, che aveva solo sostituito quanto mancava loro. Glielo dice mentre insieme percorrono i luoghi del loro passato, mentre parlano di quei tempi e mentre lei si avvicina sempre più a quella morte che la grave malattia della quale è affetta le procurerà. Con la notizia dell’inevitabilità della sua morte l’opera si conclude. In essa dei quattro giovani personaggi principali moriranno Ernesto e Lucia, i puri di spirito, e rimarranno Davide e Marco, il primo con i problemi della sua mente, il secondo con quelli del suo romanzo, con la costante inquietudine che il pensiero dei temi, dei modi da usare per continuarlo e completarlo gli procura, con il desiderio mai appagato di potersi dedicare solamente ad esso o di riuscire a procurargli lo spazio necessario tra i suoi altri impegni.

Nel Marco di Atti mancati Marchesini traspone la sua maniera di vivere, la sua attività, i suoi problemi di giornalista e scrittore: ci si ritrova sempre e ovunque con Marchesini, non vuole egli distanze, differenze tra la vita e l’opera, tutto quel che gli accade vuole far rientrare nella sua scrittura. In essa s’impegna in continuazione a risalire dall’esterno della realtà all’interno dell’anima, da quanto vissuto a come vissuto. Continua è in Atti mancati la tendenza ad osservare, esprimere ciò che avviene nei pensieri, nei sentimenti dei personaggi, a cogliere il pur minimo movimento del loro spirito, a fare di questo il motivo dominante dell’opera, quello che riguarda ogni suo momento ed aspetto.

Imu e scuola, due mine per il governo

da L’Unita’.it

Imu e scuola, due mine per il governo

Sblocco degli scatti di anzianità e delle retribuzioni (ferme al 2007), piano di investimenti pluriennale, risoluzione del problema del precariato. Sono i contenuti della piattaforma condivisa da tutte le sigle dei sindacati della scuola (Cgil, Uil, Cisl, Snals-Confsal, Gilda), che questa mattina si sono date appuntamento prima in piazza Montecitorio e poi al teatro Quirino per discutere delle richieste da avanzare a Governo e Parlamento, in conseguenza dei contenuti penalizzanti della legge di stabilità, e del calendario delle eventuali iniziative di protesta da realizzare nel caso in cui queste istanze restino inascoltate.

«Chiediamo che si aprano trattative sulla parte normativa e su quella contrattuale, che vengano ripristinati gli scatti e che si discuta un piano d’investimenti – ha detto Mimmo Pantaleo della Cgil – a parole tutti dicono di voler migliorare e tutelare la scuola ma poi si continua a tagliare. Se continueranno il blocco dei contratti e degli scatti, il disinvestimento e la mancata risoluzione del problema del precariato sarà inevitabile la prosecuzione della mobilitazione e, in ultima analisi, lo sciopero».

Pantaleo ha sottolineato come «tutte le decisioni avvengono senza un confronto reale con i sindacati. Abbiamo verificato tanta buona disponbilità anche da parte del ministro Carrozza, ma non abbiamo avuto ancora risposte. La conversione. Del decreto 104 (decreto istruzione) – ad esempio – è stato un primo passo ma in quello stesso decreto ci sono tante incongruenze, a partire dai 450 milioni di risorse spalmati su quattro anni».

Massimo Di Menna, segretario della Uil scuola, ha posto l’accento sulla doppia penalizzazione alla quale il Governo Letta ha sottoposto i lavoratori della scuola non solo decidendo «il blocco dei contratti, ma togliendo 300 milioni di euro dalle tasche dei lavoratori della scuola e bloccando gli aumenti previsti per l’attuale contratto per l’anzianità con il decreto approvato in agosto e poi inserito nella legge di stabilità». Una legge che «Governo e Parlamento devono cambiare – ha proseguito – perchè i lavoratori della scuola non possono essre trattati come sudditi. Abbiamo sollecitato il Governo a un confronto ma è sordo».

«La nostra è una vertenza forte e sentita – ha chiarito Francesco Scrima di Cisl Scuola – perchè il personale della scuola, con la legge di stabilità, viene penalizzato con il blocco del contratto e degli scatti di anzianità. Un blocco che – ha proseguito – non si può motivare con le condizioni del Paese. Le risorse si possono trovare tagliando sprechi, consulenze e con un nuovo assetto istituzionale del Paese. Basti pensare – ha ricordato – che negli ultimi dieci anni sono stati cancellati 350mila posti di lavoro nella pubblica amministrazione, i contratti sono bloccati dal 2007, ma la spesa pubblica è aumentata di 200 miliardi. Dunque, i dipendenti pubblici non sono la causa della spesa che cresce. Devono spiegarci a cosa servono 170mila dirigenti pubblici e consulenti che costano 1,4 mld».

Al Governo, ha ribadito Scrima, «chiediamo di essere coerente rispetto al valore che dice di attribuire alla scuola. Oggi abbiamo iniziato un percorso, la nostra è una vertenza sindacale non una protesta – ha tenuto a chiarire – che si pone obiettivi raggiungibili ed ha interlocutori che godono di una precarietà quasi quotidiana. Se non riuscissimo a ottenere risposte, la mobilitazione continuerà con le forme che decideremo man mano». «Manifestiamo per chiedere al Governo un cambio di passo sulla legge di stabilità relativamente al blocco delle retribuzioni e dei contratti nel pubblico impiego, e segnatamente nella scuola – ha fatto eco ai colleghi Marco Paolo Nigi di Snal-Confsal – un blocco che ha portato, in sei anni, a una perdita del reale potere d’acquisto delle retribuzioni di circa seimila euro per ogni dipendente. È un taglio studiato e pensato per la diminuzione del debito pubblico, quasi che la maggior parte dell’onere debbano svolgerlo la scuola e i dipendenti pubblici».

Rino Di Meglio, coordinatore nazionale di Gilda scuola, ha infine posto l’accento sull’importanza di «questa unità delle sigle sindacali. Abbiamo superato le diversità di fronte a una vera emergenza economica ma anche morale – ha aggiunto – perchè c’è un forte disagio nelle scuole. Quando il Governo smonta pezzi di contratto – ha spiegato – questo si ripercuote sull’atmosfera nelle scuole, perchè crea frustrazioni, disparità. Tagliando il numero degli insegnanti inoltre creiamo un problema, ad esempio, nell’integrazione degli studenti stranieri. Se non ci saranno risposte – ha concluso Di Meglio – mi auguro che unitariamente si vada verso la manifestazione fino allo sciopero».

Scuola e Legge di Stabilità, in piazza a Roma la protesta di insegnanti e studenti

da Repubblica.it

Scuola e Legge di Stabilità, in piazza a Roma la protesta di insegnanti e studenti

La manifestazione indetta dai sindacati della scuola mette sotto accusa il blocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Contro la precarietà e per la dignità del loro lavoro, centinaia di docenti protestano davanti Montecitorio, a seguire assemblea al Teatro Quirino. Col sostegno dell’Unione degli Universitari e la Rete degli studenti medi

ROMA – La Legge di Stabilità è l’oggetto della manifestazione di protesta in corso a Roma, che vede incrociarsi le rimostranze di insegnanti e ricercatori, con il supporto degli studenti. I sindacati della scuola – Cgil, Snals, Cisl, Confsal, Uil Scuola e Gilda – guidano le rivendicazioni dei lavoratori dell’istruzione contro la precarietà e per il riconoscimento del valore del loro lavoro, chiedendo di essere messi in condizione di lavorare con dignità.

La protesta si sviluppa in un doppio appuntamento: prima in piazza Motecitorio, quindi in un’assemblea al teatro Quirino, dove interverranno i segretari nazionali delle sigle sindacali e verrà discussa la piattaforma con le richieste e le eventuali forme di protesta da mettere in campo nel prossimo futuro. La mobilitazione dei lavoratori della conoscenza trova anche il sostegno dell’Unione degli Universitari e la Rete degli studenti  medi, anche loro in piazza per cambiare la legge di stabilità.

Oggetto della protesta, in particolare, l’ulteriore blocco del contratto e della progressione economica di anzianità. Secondo Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda con  queste misure si attua un “prelievo” di 300 milioni di euro che  penalizza ingiustamente chi ogni giorno garantisce il buon funzionamento  delle scuole statali nel nostro Paese. Dopo l’approvazione del  maxi-emendamento alla legge di stabilità in Senato, il provvedimento è  ora all’esame della Camera.

Per questo il sit in si è svolto davanti a Montecitorio, dove alcune centinaia gli insegnanti si sono presentate con le bandiere  dei sindacati, qualche fischietto, cappelli da Babbo natale e cartelloni, con i sindacati che sollecitano il Parlamento, insieme al governo, affinché  l’impostazione della legge sia modificata, così come richiesto anche  dalla Commissione Cultura del Senato in sede di parere sulla legge di  stabilità.

“E’ un dramma sociale. La precarietà, oltre a essere un danno per i lavoratori, lo è pure per la scuola che non ha le risorse per programmare una buona offerta formativa” spiegano fonti sindacali della varie sigle, che invitano i rappresentanti dei partiti al Teatro Quirino per “aprire un confronto diretto e incalzante  con la politica, sfidandola ad assumersi la responsabilità di scelte  chiare e coerenti con l’obiettivo, tante volte declamato, di valorizzare  la scuola come risorsa strategica su cui investire”.

Per il segretario generale di Cisl Scuola, Francesco Scrima, spiega che “la piattaforma su cui la mobilitazione è stata indetta non è un generico elenco della spesa” e promette che “la nostra mobilitazione non si ferma qui, vogliamo risposte immediate, che traducano nei fatti gli impegni assunti dalla ministra Carrozza nell’incontro del 22 novembre. Aprire subito la trattativa all’aran sul recupero degli scatti 2012, togliere dalla Legge di Stabilità il blocco di quelli del 2013 e quello dei contratti. I lavoratori della scuola non si accontentano più di parole, ne ganno ricevute anche troppe”.

Contro la Legge di Stabilità, si diceva all’inizio, anche gli studenti, coordinati dall’Unione degli Universitari e dalla Rete degli studenti medi. “Oggi siamo in piazza con i lavoratori del mondo della conoscenza – afferma Gianluca Scuccimarra, Coordinatore dell’Unione degli Universitari, in una nota – per ribadire la necessità di cambiare la Legge di Stabilità ripartendo da maggiori investimenti nel mondo della formazione. Maggiori investimenti significa un sistema di diritto allo studio integrato che consenta a tutti l’accesso all’istruzione, sblocco immediato del turnover e ripristino dei finanziamenti per scuola e università pubbliche. Se non si riparte da qui, dall’istruzione, dalle nostre scuole e università, dagli studenti e dai lavoratori della conoscenza il rischio è che il Paese non riparta e non esca mai veramente dalla crisi”.

Confronto tra studenti, docenti e Miur sull’Invalsi

da Tecnica della Scuola

Confronto tra studenti, docenti e Miur sull’Invalsi
di P.A.
‘Siamo studenti non numeri. No Invalsi’. È la scritta degli alunni del Mamiani, appesa fuori all’ingresso del liceo romano, che ha ospitato il 26 novembre il convegno nazionale ‘Educare alla critica: quale valutazione?’, promosso dal sindacato Unicobas
L’agenzia Dire fa il rendiconto dell’Iniziativa promossa dal segretario nazionale Unicobas Scuola, Stefano D’Errico, da sempre contrario a questo meccanismo di valutazione introdotto con i famosi test Invalsi, “pedissequamente uguali dalla Sicilia al Trentino Alto Adige, che non tengono conto delle differenze geografiche, degli ordini e gradi diversi della scuola e dei diversamente abili, ma che si interessano di questioni che hanno a che fare con scelte religiose e politiche delle famiglie”. Di diverso parere l’esponente del Miur, Carmela Palumbo, direttore generale per gli ordinamenti e l’autonomia scolastica, secondo cui sulla rilevazione degli apprendimenti ci sono ancora “tanti pregiudizi e luoghi comuni”. I test Invalsi sono “prima di tutto uno strumento per le scuole, la cui finalità è concentrarsi solo sugli apprendimenti di base”. In risposta poi ai timori degli studenti che temono che tali rilevazioni tolgano spazio alla didattica ordinaria e siano uniformanti, il direttore ha risposto: “Stiamo evolvendo verso un sistema di valutazione più articolato che propone delle prove che contemplino anche risposte aperte e la possibilità per gli studenti di fornire brevi commenti, quindi sono molto più articolate”. L’aspettativa è però la scuola “bene comune e non business”, sottolineato da Anna Angelucci, esponente dell’associazione nazionale ‘Per la scuola della Repubblica’, per la quale il sistema di valutazione proposto in Italia è basato su “test standardizzati a risposta multipla che non soddisfano le esigenze di una valutazione intesa come processo complesso”. I test Invalsi “sono infatti uno strumento di controllo, poiché hanno una funzione retroattiva sul nostro insegnamento che ci costringe a un lavoro di addestramento con il ‘teaching to test’, al quale si sono adeguate anche le case editrici che propongono testi in adozione basati sul modello dell’Invalsi”. Giorgio Israel, professore di Storia della Matematica presso La Sapienza di Roma, immagina un sistema di valutazione sui contenuti realizzato da “commissioni ispettive incrociate che portino alla luce lo stato delle varie istituzioni scolastiche mettendole a paragone”; mentre Andrea Ichino, professore di economia dell’European University Institute di Fiesole, ha proposto “l’autogestione della scuola pubblica sia nella scelta delle risorse umane che nel disegno dell’offerta formativa, da realizzare in alcuni istituti in via sperimentale, controllata e valutata dallo Stato”. A chiudere il confronto sono stati un dubbio sulla proposta di Ichino ed una riflessione del professore Francesco Sabatini, presidente onorario dell’accademia della Crusca: “In Italia l’autonomia gestionale funziona poco poiché il privato non è affidabile, in particolare in alcuni ambienti del Paese”. Infine, “attenti ai numeri. Sono importanti ma sarebbe un errore fermarsi al dato, bisogna invece vedere cosa si cela dietro”.

Blocco contratti, scatti e precari: la protesta arriva in piazza

da Tecnica della Scuola

Blocco contratti, scatti e precari: la protesta arriva in piazza
di Alessandro Giuliani
La mattina del 30 novembre Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda hanno manifestato contro una manovra che in media priverà di mille euro all’anno i collaboratori scolastici e tra 2.500 a 3.000 euro gli insegnanti: una doppia penalizzazione che non può essere tollerata da chi ha già pagato in questi anni un prezzo altissimo. Presto si saprà se la mobilitazione è servita: nei prossimi giorni la Camera sarà chiamata ad esprimersi sulla legge di stabilità.
Il 30 novembre i sindacati della scuola – Flc-Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda – assieme ad una folta rappresentanza di lavoratori del settore, hanno portato la protesta davanti alla Camera dei Deputati, dove a giorni riprenderà l’esame della legge di stabilità votata dal Senato, di cui puntano a ottenere cambiamenti. Questo l’obiettivo dei sindacati scuola più rappresentativi, che chiedono con forza lo sblocco dei contratti e degli scatti di anzianità. Una situazione di stallo che non si può più tollerare: chiedono più attenzione e risorse ad un settore che ha pagato in questi anni un prezzo altissimo in perdita di posti e aggravio delle condizioni di lavoro.
Per i sindacati, il “prelievo” di 300 milioni di euro penalizza ingiustamente chi ogni giorno garantisce il buon funzionamento delle scuole statali nel nostro Paese. Dopo l’approvazione del maxi-emendamento alla legge di stabilità in Senato, il provvedimento è ora all’esame della Camera. Per questo il sit in si è svolto davanti al Parlamento, che i sindacati sollecitano, insieme al governo, affinché l’impostazione della legge sia modificata, così come richiesto anche dalla Commissione Cultura del Senato in sede di parere sulla legge di stabilità. Nella seconda parte della mattina, la manifestazione si è spostata al teatro Quirino. Dove la Uil Scuola ha spiegato che il blocco del contratto unito al blocco degli scatti di anzianità previsto dalla legge di stabilità comporta una “doppia penalizzazione” che si traduce in mille euro all’anno in meno per un collaboratore scolastico, e da 2.500 a 3.000 euro all’anno per gli insegnanti. “Chiediamo – ha detto Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil – di aprire le trattative contrattuali, sia sulla parte retributiva che su quella normativa. Vogliamo poi un piano di investimenti: a parole tutti dicono che vogliono dare priorità all’istruzione ma nel concreto si pensa solo a tagliare”. La mobilitazione continuerà, promette il leader sindacale, che non esclude il ricorso allo sciopero se alla lunga le richieste dei sindacati non saranno accolte. Meno propenso allo sciopero si dichiara il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna: “è una giornata di paga in meno per i lavoratori, non gli faremo questo favore, non è di alcuna utilità”. Di Menna sottolinea l’unitarietà della protesta, “che non è tanto frequente” e aggiunge: “il Governo e il Parlamento devono cambiare la legge di stabilità, non possono dire che la scuola è al centro della politica se poi trattano gli insegnanti come gli ultimi. Abbiamo gli stipendi più bassi d’Europa”. Al fianco dei sindacati anche gli studenti dell’Unione degli universitari e della Rete degli studenti. “Caro Babbo Natale, anche quest’anno non mi hanno rinnovato il contratto. Puoi fare qualcosa?” recitava un cartello portato da un insegnante. E sempre a Babbo Natale si rivolge un lavoratore della scuola precario, chiedendogli stabilità.
“La nostra mobilitazione non si ferma qui – ha detto il segretario generale della Cisl Scuola Francesco Scrima – vogliamo risposte immediate, che traducano nei fatti gli impegni assunti dalla ministra Carrozza nell’incontro del 22 novembre. Aprire subito la trattativa all’ARAN sul recupero degli scatti 2012, togliere dalla legge di stabilità il blocco di quelli del 2013 e quello dei contratti. I lavoratori della scuola non si accontentano più di parole, ne ganno ricevute anche troppe. Chiedono che si riconosca il valore del loro lavoro, dicono no a continui e inutili appesantimenti burocratici, chiedono di essere messi in condizione di lavorare con dignità. Chiedono stabilità del lavoro, chiedono di essere sostenuti nel loro impegno di dare al paese una scuola pubblica di qualità”. Ma l’attuale condizione politico-economica è in grado di dare risposte positive al mondo della scuola? Lo scopriremo già nei prossimi giorni. Quando la legge di stabilità verrà esaminata alla Camera: se il blocco dei contratti e le altre penalizzazioni verso la scuola dovessero permanere (eventualità purtroppo davvero probabile per lavoratori e alunni), ci accingiamo a vivere un inverno con un crescendo di proteste.

Sostegno, se l’iperattività diventa difficile da gestire

da Tecnica della Scuola

Sostegno, se l’iperattività diventa difficile da gestire
di A.G.
Il caso di un alunno di una primaria di Treviso: la sua vivacità lo porta ad assumere comportamenti violenti nei confronti di docenti e compagni. Le famiglie non ci stanno: per sensibilizzare Comune e servizi sociali decidono di non mandare più i figli a scuola. Così il ragazzo rimane da solo con il docente di sostegno. Ma la soluzione non può essere l’isolamento.
Cosa possono fare gli enti locali e le Asl quando si presentano casi di bambini iperattivi con comportamenti non di rado violenti nei confronti dei compagni? Sicuramente non possono lasciare sola la scuola. Per sensibilizzare le istituzioni ad intervenire, a Treviso le famiglie dei compagni di classe di un alunno super “vivace” hanno deciso di non mandare più a scuola i figli. Così il caso è diventato pubblico. Ed è dovuta intervenire pure la polizia, che il 27 novembre scorso ha inviato una volante nella scuola primaria frequentata dai bambini.
Il problema è che le intemperanze di del bambino iperattivo, di 10 anni, sono diventate sempre più difficili da gestire: il bambino è riuscito anche a chiudersi in una stanza da solo, rifiutandosi di uscire. La scuola ha così chiesto l’intervento prima dell’Usl e poi della polizia che ha risolto la situazione in modo non traumatico. L’alunno, che è seguito da un insegnante di sostegno, ha un comportamento molto vivace che – secondo quanto riferito dai genitori degli altri alunni – sarebbe sfociato in alcune occasioni in episodi ‘violenti’ nei confronti di compagni e insegnanti. Così i genitori hanno deciso di attuare la singolare forma di protesta, non mandare i figli a scuola, per sollecitare la direzione scolastica a trovare soluzioni alternative. La situazione del bambino è del resto nota al Comune, che ha assicurato: il bambino e i familiari sono costantemente seguiti costantemente dalle strutture sociali e sanitarie. Ma a scuola la convivenza rimane davvero difficoltosa. L’obiettivo rimane sempre e comunque quello di renderla il più possibile costruttiva. Per l’alunno iperattivo e per i compagni di classe.

Quota 96: stigmatizzata la mancata presentazione della relazione tecnica da parte del Governo

da Tecnica della Scuola

Quota 96: stigmatizzata  la mancata presentazione della relazione tecnica da parte del Governo
di Aldo Domenico Ficara
Il 28 novembre 2013 la Commissione Lavoro pubblico e privato (XI) ha continuato l’esame del testo unificato in materia di requisiti di accesso al trattamento pensionistico per il personale della scuola, rinviato nella seduta del 19 novembre 2013
Il Presidente Walter Rizzetto ha ricordato che nella precedente seduta la Commissione ha adottato il nuovo testo unificato delle proposte di legge nn. 249 e 1186, elaborato dal Comitato ristretto, come testo base per il seguito dell’esame in sede referente, deliberando di richiedere al Governo la predisposizione di una relazione tecnica sul provvedimento, ai sensi dell’articolo 17, comma 5, della legge n. 196 del 2009, il cui termine di trasmissione è stato fissato al 27 novembre. Nell’avvertire che la predetta relazione tecnica non è ancora stata trasmessa alla Commissione, intende stigmatizzare il ritardo del Governo, che impedirà alla Commissione stessa di riprendere l’iter del provvedimento prima di avere concluso l’esame dei documenti di bilancio e, soprattutto, non consentirà di portare a compimento il percorso di esame alla Camera prima della fine della sessione di bilancio. Anche Manuela Ghizzoni (PD) ha stigmatizzato fortemente la mancata presentazione della relazione tecnica da parte del Governo, il quale – attraverso un comportamento che definisce “sciatto, se non di boicottaggio” – impedisce, di fatto, alla Commissione di concludere l’iter di esame prima della sessione di bilancio. Infine Antonella Incerti (PD), relatore, ha espresso profondo rammarico per la mancata trasmissione della relazione tecnica da parte del Governo nei tempi previsti, atteso che l’acquisizione di dati certi sull’impatto di natura finanziaria dell’intervento avrebbe messo la Commissione nelle condizioni di svolgere valutazioni più consapevoli, anche in occasione dell’esame del disegno di legge di stabilità.

Allarme meteo. E i sindaci chiudono le scuole

da Tecnica della Scuola

Allarme meteo. E i sindaci chiudono le scuole
di Lucio Ficara
Ma docenti e personale Ata non sono tenuti a recuperare le ore lavoratoive non prestate. Lo dice il Codice Civile ma lo aveva chiarito qualche tempo fa lo stesso Ministero.
La mappa geografica della chiusura delle scuole per un preoccupante allarme meteo si sta allungando di ora in ora. Gli ultimi aggiornamenti ci dicono che oltre il comune Crotone, dove il sindaco Peppino Vallone ha decretato la chiusura di tutte le scuole per effetto dell’allerta meteo della Protezione civile regionale della Calabria, anche Reggio Calabria, Catanzaro, Bagnara Calabra (RC), Davoli (CZ), Serra San Bruno (VV), Sellia Marina (CZ) e Isola Capo Rizzuto (KR), hanno attuato il provvedimento della chiusura delle scuole per sabato 30 novembre 2013. Infatti è previsto un’allerta meteo di livello 2, che potrebbe arrecare danno alle cose e alle persone. è atteso l’arrivo di “Nettuno”, un vero e proprio ciclone mediterraneo che porterà una nuova a fase di grave maltempo al Sud, sulla Sicilia, ma soprattutto sulla Calabria Ionica, Basilicata e tutta la Puglia, con forti nubifragi. L’allerta durerà, da quanto è dato sapere dai comunicati ufficiali, dalle ore 8 del 30 novembre fino alle ore 20 del primo dicembre. Quindi, scuole chiuse sia per gli studenti che per il personale docente e ata. Ricordiamo che tale chiusura non dovrà e non potrà comportare alcun recupero dell’orario di servizio, non svolto a causa di chiusura per evento atmosferico. A tal proposito ricordiamo alcuni riferimenti normativi. Bisogna precisare che in merito agli obblighi di servizio nei casi di sospensione delle attività didattiche o di chiusura totale delle scuole per neve, alluvioni e qualsiasi altra causa di forza maggiore (compresi disinfestazione, concorsi ed elezioni), si ritiene acclarato che non si debba assoggettare il personale docente ad alcun recupero orario. È utile sapere che la chiusura della scuola per allerta meteo, rappresenta l’obiettivo perseguito dall’autorità e finalizzato ad una tutela della pubblica incolumità e del patrimonio che trascende il pubblico interesse allo svolgimento del servizio scolastico. Dove sta l’aspetto illegittimo, qualora il dirigente scolastico imponesse il recupero del servizio non svolto per la chiusura della scuola a causa di allerta meteo? L’aspetto di illegittimità è contenuto, chiaramente, nell’art. 1256 del Codice civile, che dispone quanto segue: “L’obbligazione si estingue quando, per una causa non imputabile al debitore, la prestazione diventa impossibile. Se l’impossibilità è solo temporanea, il debitore, finché essa perdura, non è responsabile del ritardo dell’adempimento”. Per cui il docente o il personale scolastico, in qualità di debitore, estingue qualsiasi obbligo di servizio, in quanto la prestazione del servizio è ritenuta ufficialmente impossibile, e quindi non è soggetto ad alcun tipo di recupero. D’altronde esiste anche un recente precedente che ha visto la chiusura, nel febbraio 2012, delle scuole di Roma a causa di una forte nevicata. In quel caso il Miur emise una nota in cui il specificava che il comma 3 dell’art. 74 del decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, atabilisce che allo svolgimento delle lezioni sono assegnati almeno 200 giorni. Tali disposizioni e nello specifico la norma appena richiamata, rappresentano i limiti entro i quali si esercita la competenza delle Regioni a determinare il calendario scolastico (art. 138 D.Lgs 112/98) e quella delle istituzioni scolastiche a disporre eventuali adeguamenti dello stesso in relazione a specifiche esigenze del Piano dell’Offerta Formativa (art. 5 D.P.R. 275/99). Può tuttavia accadere che si verifichino eventi imprevedibili e straordinari come un’allerta meteo che inducano i Sindaci ad adottare ordinanze di chiusura delle sedi scolastiche. Al ricorrere di queste situazioni si deve ritenere che è fatta comunque salva la validità dell’anno scolastico, anche se le cause di forza maggiore, consistenti in eventi non prevedibili e non programmabili, abbiano comportato, in concreto, la discesa dei giorni di lezione al di sotto del limite dei 200, per effetto delle ordinanze sindacali di chiusura delle scuole. Quindi come è del tutto evidente la chiusura della scuola per eventi eccezionali, non deve essere recuperata e non invalida per alcun motivo la regolarità dell’anno scolastico.

Brescia (M5S): “10mila scuole a rischio ma il Governo investe in F35”

da Tecnica della Scuola

Brescia (M5S): “10mila scuole a rischio ma il Governo investe in F35”
di Lucio Ficara
Dura dichiarazione del deputato del M5S a seguito del crollo nel liceo Dettori di Cagliari. Le conseguenze potevano essere gravissime.
Arriva ferma ed indignata la protesta del deputato Giuseppe Brescia del M5S e componente della VII Commissione Cultura ed Istruzione della Camera dei deputati, dopo avere saputo del crollo del soffitto del Liceo Dettori di Cagliari. Si tratta dell’ennesima tragedia sfiorata, che per l’insipienza e la superficialità di chi sarebbe preposto alla sicurezza delle scuole, ha messo a rischio la vita di studenti ed insegnanti di quella scuola. è andata bene, ma poteva essere una tragedia che replicava quella accaduta a Rivoli al Liceo Darwin. Il crollo di due metri quadri del soffitto di un’aula ha causato, infatti,  il ferimento di una insegnante, immediatamente trasferita al pronto soccorso, ed escoriazioni per due studenti. Fortunatamente solo tanta paura per tutti gli altri studenti immediatamente evacuati. In Italia 10.000 istituti andrebbero addirittura abbattuti perché non a norma – questi i primi commenti sull’accaduto del parlamentare M5S Giuseppe Brescia – Ho più volte denunciato in aula e fuori l’annosa problematica dell’edilizia scolastica. Il 28 ottobre nel corso del dibattito sul DL Istruzione ho ripetutamente chiesto al Governo di “non aspettare la tragedia, non aspettare che crollino i soffitti sulle teste dei nostri studenti”, ma interventi come questo si fanno sperando che il tempo ti dia torto. Quando invece si sfiorano tragedie come quella di questa mattina, sento l’obbligo morale di tornare ad alzare la voce e ribadire la mia denuncia”.“Ringrazio solo che anche questa volta non si siano registrate vittime.- conclude il deputato membro della Commissione Cultura che attacca il Governo – ma è indecente investire 15 miliardi per gli F35, quasi 1,5 miliardi per l’Expo di Milano, 28 miliardi per  il TAV e solo 460 in scuola, università e ricerca del nostro Paese. Non possiamo continuare a sperare che la fortuna ci assista quando in ballo ci sono le vite di bambini e ragazzi“. Invitiamo l’on. Brescia a presentare un’interpellanza parlamentare sull’avvenuto caso del Liceo Dettori di Cagliari, evidenziando l’importanza di trovare fondi per intervenire efficacemente sul problema sicurezza delle scuole italiane.

Sindacati: no a ‘doppia penalizzazione’

da tuttoscuola.com

Sindacati: no a ‘doppia penalizzazione’

Si tiene a Roma oggi, 30 novembre, la manifestazione nazionale promossa dai cinque sindacati scuola più rappresentativi – Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals Confsal e Gilda Unams – per protestare contro l’ulteriore blocco del contratto e della progressione economica di anzianità.

Si crea in tal modo, con un ‘prelievo’ di 300 milioni di euro – si legge nella lettera che i sindacati scuola hanno indirizzato al Governo nei giorni scorsi – una “ingiusta doppia penalizzazione nei confronti di chi ogni giorno garantisce il buon funzionamento delle scuole statali del nostro Paese“.

Dopo l’approvazione del maxiemendamento alla legge di stabilità da parte del Senato il provvedimento è ora all’esame della Camera. “Sollecitiamo il Governo e le forze politiche in Parlamento” – scrivono i sindacati scuola – “a modificare tale impostazione, così come richiesto anche dalla Commissione Cultura del Senato in sede di parere sulla legge di stabilità”.

Due sono le iniziative previste nella giornata di protesta: un sit-in alle 10 a Piazza Montecitorio davanti alla Camera e gli interventi dei cinque segretari dei sindacati alle 12 al teatro Quirino.

Motivazione ad apprendere: non spegniamola!

Motivazione ad apprendere: non spegniamola!

di Umberto Tenuta

 

Ogni essere vivente che agisce, agisce per uno scopo.

Le piante affondano le loro radici nel terreno ed aprono le foglie al sole per procurarsi le sostanze nutritive.

Gli animali ricercano il cibo, di qua e di là, per crescere.

Gli esseri umani non sono da meno!

 

Già nel grembo materno si agitano, si muovono, ascoltano… istintivamente consapevoli che “nati non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza ” (Dante).

Nascono ed aprono gli occhi al mondo che li circonda, imparano subito a succhiare il latte materno, agitano le mani per afferrare gli oggetti e divenire capaci di prenderli.

Attraverso l’ascolto, le loro lallazioni diventano parole per esprimere i loro bisogni: “latte” significa: “ho fame, dammi il latte“.

Si rotolano per imparare a camminare…

 

Se li priviamo della possibilità di soddisfare i loro bisogni innati, non apprendono, non imparano a prendere gli oggetti, a camminare, a parlare…

 

Imparano la lingua materna con una facilità enorme, come non apprenderanno mai un’altra lingua!

A diciotto mesi riescono a imparare a leggere, ad un anno pattinano, a tre anni suonano il violino e parlano due lingue (TITONE R., Bilingui a tre anni, Armando, Roma, 1973 − IBUKA M., A un anno si pattina, a tre si legge, e si suona il violino, Armando, Roma, 1984).

 

La suola delle mamme è la migliore di quelle che seguiranno.

 

Ma quali rischi corrono i giovani a mano a mano che crescono?

Direi che i bambini, con la frequenza della scuola dell’infanzia, affermatasi col Froebel come Giardini dell’infanzia, molti rischi non si corrono!

Le cose cambiano o possono cambiare con la frequenza della scuola primaria ove ci si discosti dal clima di gioco che caratterizza i primi sei anni di vita.

La gioia di imparare può essere distrutta, se la scuola primaria si intende, non come scuola da frequentare obbligatoriamente, ma come scuola dell’obbligo di imparare, e non della gioia di imparare, di imparare per realizzare la propria umanità, per affermarsi come ogni essere vivente.

Nella scuola primaria c’è il rischio che l’apprendere non sia vissuto come strumento della propria affermazione, della propria autorealizzazione, del proprio divenire uomo, ma come obbligo incomprensibile, stanti le scarse capacità di guardare lontano, presi come sono, i fanciulli, dall’immediato presente.

Le cose peggiorano enormemente nella scuola secondaria di primo grado e ancor di più in quella di secondo grado.

Perché?

Perché l’apprendere non è più visto, sentito, avvertito, percepito come strumento della propria affermazione.

Anzi, il rischio dei voti negativi, dei richiami, delle punizioni, delle premiazione degli altri, dei voti, peraltro resi pubblici, demotivano gli alunni.

I voti negativi (5, 4, 3, 2, 1, 0) sono visti come una ferita al proprio essere, al proprio bisogno di affermazione, al proprio bisogno innato di autorealizzazione umana.

 

Che fare allora?

Sembrebbe, ma non lo è, la cosa più semplice di questo mondo.

Don Milani lo ha gridato con forza:

Aboliamo i voti!

Aboliamo le bocciature!

Agli svogliati diamo uno scopo! 

 

Non diamo voti e, se li diamo, almeno non rendiamoli pubblici, mortificando ancor di più quelli che dovrebbero essere studenti, filosofi, coloro che amano il sapere.

 

Non c’è bisogno di studiare i la complessa problematica della motivazione per comprendere, anche attraverso la nostra esperienza diretta, che ogni lesione della nostra reputazione ci scoraggia, ci avvilisce, ci deprime, ci fa passare la voglia di fare, di apprendere, di impegnarsi anche nello studio.

 

Perché le squadre di calcio vincono più facilmente in casa propria?

Perché là sono maggiormente incoraggiati!

 

Allora, non scoraggiamo mai gli di studenti!

Anzi, incoraggiamoli sempre, come fanno gli sportivi!

È un nostro dovere nei confronti degli studenti che tali sono in quanto amano apprendere, quali filosofi (philos = amore; sophi=sapere).

La parola Studente deriva dal latino studium che significa anche passione, desiderio, impulso interiore“.

Scrive F. Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>> (Presentazione: FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998).

 

Facciamo in modo che i giovani, ai quali abbiamo il dovere di assicurare il successo formativo (<<Ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è destinato ad accogliere questo successo>>, in: FAURE E, (a cura di), Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249),  conservino e non perdano il loro innato bisogno di apprendere che è proprio di ogni figlio di donna (HODKIN R.A., La curiosità innata – Nuove prospettive dell’educazione, Armando, Roma, 1978).

 

La scuola acquisterà sempre maggiore prestigio a mano a mano che essa diventerà sempre più la “Ca’ zoiosa”, casa della gioia, come la realizzò Vittorino da Feltre.

 

Viva le scuole che ogni giorno sono vissute come ambienti della gioia di apprendere, di imparare, di crescere, di divenire adulti!

 

Anche perché quelle scuole sono il luogo nel quale noi docenti viviamo la gioia di aiutare a crescere, in “virtute e canoscenza”, i nostri fratelli e le nostre sorelle minori.