Soldi Scuole Private

Soldi Scuole Private. Romanelli (Sel): “In Commissione proposto emendamento per monitorare che non aumentino le rette. Non è sufficiente, ma è un piccolo passo avanti”. Astensione di Sel.

“Nella discussione sulla Legge Finanziaria della Regione Toscana, tenutasi stamani nella Commissione Cultura, è stata approvata una risoluzione di accompagnamento all’approvazione della Legge stessa, all’interno della quale è contenuto un emendamento che prescrive alla Giunta di monitorare l’andamento delle rette delle scuole paritarie, comunali e private, e di riferire alla Commissione” – lo rende noto il Consigliere Regionale di Sinistra Ecologia e Libertà Mauro Romanelli.

“La risoluzione è nata dalle ripetute preoccupazioni espresse in Commissione, particolarmente da noi e dalla Consigliera Lastri del Pd, che il sostegno alle famiglie che frequentano le scuole paritarie, deciso dalla Giunta Regionale per il 2014 con uno stanziamento complessivo di 1.500.000 euro per tutta la Toscana, possa trasformarsi surrettiziamente in un regalo alle scuole stesse, qualora queste innalzino le rette, annullando il beneficio per le famiglie ed incamerando di fatto il contributo pubblico”.

“Ferma restando la nostra contrarietà all’erogazione di questi contributi, ed in generale al finanziamento di scuole non pubbliche, sia che di finanziamento diretto alle scuole si tratti, sia di finanziamento alle famiglie per pagare le rette, ciononostante questa risoluzione viene parzialmente incontro alle nostre richieste, poiché almeno mira a garantire che il beneficio vada effettivamente in tasca alle famiglie a basso reddito, e non alle scuole tramite l’incremento delle rette”.

“L’emendamento però non è formulato a nostro parere in maniera stringente: infatti dice che la Giunta deve monitorare l’incremento delle rette, e riferire al Consiglio, ma non dice che la Giunta deve intervenire. Noi abbiamo proposto di rendere più preciso il testo dell’emendamento, prescrivendo alla Giunta di monitorare il costo delle rette, riferire al Consiglio, ma anche bloccare in ogni caso e automaticamente, senza aspettare il parere della Commissione, i sostegni a quelle scuole che innalzino ingiustificatamente l’importo a carico delle famiglie”.

“Questa nostra precisazione, direi decisiva, non è stata accolta. Per questo motivo, apprezzando il piccolo passo avanti ma non ritenendoci soddisfatti, ci siamo astenuti sulla risoluzione” – conclude Romanelli.

INDAGINE OCSE 2012 SULLE COMPETENZE DEGLI STUDENTI QUINDICENNI

INDAGINE OCSE 2012 SULLE COMPETENZE DEGLI STUDENTI QUINDICENNI – L’ EMILIA-ROMAGNA SI CONFERMA BEN SOPRA LA MEDIA

 

 

Sono stati presentati oggi al Ministero dell’Istruzione a Roma i risultati della rilevazione triennale PISA 2012 delle competenze degli studenti quindicenni italiani.

“PISA 2012” (Programme for International Student Assessment), giunta alla quinta edizione, è un’attività di indagine promossa dall’OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) con l’obiettivo di misurare le competenze dei quindicenni in matematica, lettura e scienze.

L’Emilia-Romagna si colloca ben sopra la media nazionale delle performance e sopra la media OCSE in tutte tre le competenze:

 

– in matematica la performance media in regione è di 500 (in Italia media 485, media OCSE 494)

 

– in lettura è 498 (in Italia 490, media OCSE 496)

 

– in scienze è 512 (in Italia 494, media OCSE 501).

 

L’indagine conferma l’incidenza dello status socio-economico e del bakground d’immigrazione sui risultati formativi, ovvero quando i primi sono rilevanti i risultati formativi sono scarsi. Si pone dunque la priorità della integrazione socio economica e culturale per un territorio che voglia realizzare una concreta coesione sociale.

 

“I dati illustrati” spiega il Vice Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, Stefano Versari “ci dicono che come sempre ci sono spazi di miglioramento. Al contempo sono la prova tangibile della qualità della scuola emiliano-romagnola.

Si tenga presente che i circa 20 punti di differenza in pìù delle competenze dei nostri ragazzi equivalgono a circa 6 mesi di scolarità in più.

Questi risultati” – aggiunge Stefano Versari – ottenuti grazie alla attenzione di tutte le istituzioni verso la scuola ed alla preparazione culturale e professionale dei nostri docenti, impongono ora una sfida altrettanto importante: sostenere tutti gli sforzi possibili, anche per l’avvenire, per assicurare ancora migliori risultati formativi ai nostri ragazzi”.

Ripristino scatti di anzianità 2012 e 2013

Ripristino scatti di anzianità 2012 e 2013. La FLC scrive al Ministro e ai partiti politici

Le richieste della FLC al Ministro Carrozza e alla politica. Per ri-dare fiducia al mondo della scuola e serenità alle famiglie chiediamo risorse fresche per ripristinare gli scatti 2012 e 2013 e impedire un secondo taglio del Mof.

L’ insufficienza dei risparmi  – 120 milioni di euro una tantum, comunicateci dalla Ministra Carrozza durante l’incontro del 22 novembre 2013 ci fa temere un ulteriore taglio del Mof per ripristinare gli scatti 2012, mentre è certo che il blocco degli scatti anche per il 2013.

Un’ingiustizia insopportabile per il mondo della scuola con grandi effetti negativi sulla qualità dei Pof di istituto. Le nostre richieste alla Ministra per dare una risposta chiara alle esigenze di riconoscimento professionale e salariale del personale della scuola.

Abbiamo inviato la nostra richiesta anche ai partiti politici affinché vengano assunte tutte le iniziative necessarie per garantire, attraverso emendamenti alla legge di stabilità 2014, le risorse necessarie a dare copertura finanziaria al ripristino degli scatti 2012 e 2013.

__________

Roma, 03 dicembre 2013

Al Ministro dell’Istruzione,
Università e Ricerca
Prof.ssa Maria Chiara Carrozza

e p.c.      Al Presidente del Consiglio dei Ministri
On. Enrico Letta

Al Ministro della Pubblica Amministrazione e
Semplificazione
Prof. Gianpiero D’Alia

Gentile Signora Ministro,

non possiamo evitare di rivolgerci a Lei per sottoporLe due questioni, che surrettiziamente vengono connesse fra loro, e che necessitano, nell’immediato, di un Suo intervento urgente e risolutore.

Parliamo, da un lato, del riconoscimento degli scatti di anzianità riferiti all’annualità 2012 del personale scolastico, e, dall’altro, della salvaguardia dell’integrità del Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF) a beneficio delle istituzioni scolastiche e degli alunni.

La ragione di questa richiesta nasce a seguito dell’incontro che abbiamo avuto con Lei, assieme altre Organizzazioni Sindacali, il 22 novembre u.s.. Il dato sulle economie limitate e non strutturali – solo 120 milioni di euro e solo una tantum – che Lei ci ha comunicato in quella occasione ci fa temere, per la sua insufficienza, un nuovo storno al Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa (MOF), al fine di coprire, con queste risorse, gli scatti di anzianità. Un’operazione politico-salariale, questa, già attuata lo scorso anno, che ha determinato la sottrazione di un quarto delle risorse finalizzate all’ampliamento dell’offerta formativa e che è stata causa di ingiusti e grandi effetti negativi sulla qualità dell’offerta formativa e sulla serenità del lavoro nelle scuole.

Scongiurare la seconda consecutiva sottrazione al MOF sarebbe, peraltro, coerente con il Suo impegno su questioni di importanza vitale per la scuola e il suo personale come l’immissione in ruolo dei docenti di sostegno, il piano triennale su tutti i posti liberi, i docenti inidonei, l’aumento del fondo per il funzionamento ordinario, digitalizzazione, riduzione del costo dei libri di testo, dimensionamento della rete scolastica, funzionalità degli Organi Collegiali.

Ricordiamo che le risorse contrattuali del MOF costituiscono la sola posta finanziaria che, prima delle defalcazioni operate dai precedenti Governi, ha garantito l’erogazione di un servizio di qualità e l’esercizio dell’autonomia organizzativa e didattica delle scuole, consentendo loro di rispettare il patto sociale che esse sottoscrivono con le famiglie.

E noi abbiamo creduto e crediamo che questa consapevolezza, dell’importanza cioè delle risorse del fondo delle Istituzioni scolastiche per la tutela degli studenti e delle famiglie e più in generale del diritto ad uno studio di qualità, abbia ispirato la chiarezza delle Sue parole pronunciate in sede di audizione davanti alle Commissioni riunite del Senato della Repubblica e della Camera dei Deputati sulle linee programmatiche del suo Dicastero. Le quali, alla voce “interventi di sistema”, hanno impegnato l’azione del Suo Ministero in un “sostegno finanziario all’autonomia scolastica, tramite il ……ripristino del fondo per le attività aggiuntive del personale scolastico”. Un segno di attenzione per il mondo della scuola che ora ci fa ben sperare in un suo intervento positivo.

Non insistiamo sull’urgenza di un Suo intervento su tali questioni, visto il ritardo con cui questa operazione è condotta – l’anno scolastico è avviato ormai da più di tre mesi –  e viste le sue conseguenze sulla programmazione educativo-didattica, la quale è, infatti, imperniata proprio sull’utilizzo di quei fondi che si pensa di ulteriormente decurtare.

Essi, al contrario, dovrebbero retribuire gli incarichi aggiuntivi per i quali occorrerebbe semmai ripristinare – per usare le Sue stesse parole – quanto finora sottratto. La conferma di quei tagli creerebbe sconcerto e incertezza tra gli studenti, le famiglie e il personale.

Per tutto questo Le chiediamo che non sia reiterata un’operazione che minerebbe alla base l’esercizio, sia pur assai ridotto, dell’autonomia scolastica, dovendosi invece diversamente e doverosamente provvedere per la copertura degli scatti 2012. Così come Le chiediamo di scongiurare, tramite uno specifico emendamento alla legge di stabilità 2014,  come da Lei stessa annunciato durante l’incontro del 22 novembre, l’ulteriore proroga del blocco degli scatti di anzianità al 2013. già previsto dal DPR 122/2013. Un’ulteriore ingiustizia che, insieme al rinnovato blocco del Ccnl, si abbatterebbe sul personale della scuola, minando il loro senso di responsabilità e la motivazione ad affrontare, sempre con meno risorse a disposizione, le difficili sfide e la complessità della scuola di oggi. In definitiva la nostra richiesta riguarda, dunque, il reperimento di specifiche risorse a copertura degli scatti di anzianità per le due annualità  2012 e 2013.

Non possiamo, altresì, non ricordare come la decurtazione del MOF sia stata sempre accompagnata da azioni di protesta spontanea e organizzata che crea tensione fra gli operatori scolastici e diffuse proteste fra gli studenti e le famiglie a dimostrazione che non è così che si fa il bene della scuola e si motivano i docenti.

Disponibili a ogni ulteriore chiarimento e approfondimento, rimaniamo in attesa di un riscontro e Le auguriamo buon lavoro porgendo i nostri migliori saluti.

Il Segretario generale FLC CGIL
Domenico Pantaleo

INDAGINE OCSE-PISA: INVESTIRE SU DOCENTI PER SUPERARE GAP NORD-SUD

INDAGINE OCSE-PISA, GILDA: INVESTIRE SU DOCENTI PER SUPERARE GAP NORD-SUD

“La fotografia scattata dall’Ocse ritrae un panorama migliore rispetto al passato ma non si può ignorare che a fare da traino sono sempre le regioni del Nord. Il divario di competenze tra studenti settentrionali e meridionali si conferma un problema grave, frutto non soltanto delle condizioni socio-economiche sfavorevoli, ma anche dei tagli all’istruzione”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i dati dell’indagine Ocse-Pisa 2012 sulle competenze degli studenti 15enni in matematica, lettura e scienze, presentati questa mattina a Roma.

“Rispetto al resto del Paese, – continua Di Meglio – il Sud sconta maggiormente la politica dei tagli e i risultati del rapporto Ocse-Pisa ne sono la dimostrazione scientifica. Invece di utilizzare risorse in progetti inutili, come accade troppo spesso con i fondi europei impiegati soprattutto al Sud, bisogna investire di più sugli insegnanti. Se è vero che la scuola italiana sta migliorando i suoi risultati nonostante i tagli feroci di questi ultimi 10 anni, – sottolinea Di Meglio – il merito è della professionalità, dell’impegno e dei sacrifici degli insegnanti. Rafforzare il corpo docente significa anche garantire agli studenti immigrati un livello di inclusione più elevato – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – aumentando le loro competenze linguistiche e abbattendo così quelle barriere che ne impediscono una piena integrazione”.

Finalmente dati confortanti per l’Italia

Finalmente dati confortanti per l’Italia

Presentati al ministero i dati OCSE – PISA

Uil: “La scuola è una delle parti migliori del nostro Paese.
La sfida per il Governo e il Parlamento è investire sul futuro, sostenere l’innovazione, riconoscere e valorizzare il lavoro”.

 

Finalmente dall’Ocse dati confortanti per l’Italia – sottolinea il segretario generale della Uil Scuola, Massimo Di Menna –  i nostri ragazzi migliorano nelle loro capacità linguistiche e matematiche.
La nostra scuola non è poi così  male; è una delle parti migliori del nostro paese.
La sfida per il Governo e il Parlamento è investire sul futuro, sostenere l’innovazione, riconoscere e valorizzare il lavoro di quei tanti insegnanti che con passione e competenza stanno facendo sforzi straordinari, considerando che, per i tagli subiti, l’Italia è ai primi posti insieme ad Islanda e Messico.
Rimane un grande problema per il Sud, sintomo di una situazione di disagio profondo che deve essere affrontata come priorità da qualunque Governo.

 

Ecco una sintesi dei dati:

E’ un’Italia di metà classifica rispetto al resto del mondo (al 32° posto su 65 Paesi ) quella che viene fotografata dall’ultimo rapporto Ocse-Pisa, presentato, per la prima volta, presso la sede del Miur.
Una scelta non solo formale, ma sostanziale, che vede il ministero cimentarsi direttamente con gli esiti delle indagini statistiche frutto di monitoraggi a livello mondiale.
Due dati possono essere messi in evidenza: i quindicenni italiani migliorano sensibilmente in matematica (+20 punti) e in scienze (+18 punti). Stabili i livelli nella lettura dove, però, le ragazze surclassano i loro compagni.

Il dettaglio territoriale, nelle competenze di matematica, fa registrare un vero record per Trento che, con 524 punti si aggiudica la nona posizione assoluta del ranking. I suoi  liceali hanno una preparazione maggiore dei coetanei olandesi  e non troppo distante dai giapponesi (538) e dagli svizzeri  (531 punti).
Gli asiatici, veri geni in materia, si  situano ad altezze siderali, con Shanghai a 613 punti e Singapore a 573.
Su livelli analoghi a Trento si trovano il  Friuli Venezia Giulia e il Veneto con 523 punti e decisamente  sopra la media e’ anche la Lombardia a 517 punti.
In basso, nella classifica la  Calabria  (430 punti) la Sicilia (447), la Campania (453). Il Lazio è a 475  punti, dietro all’Abruzzo.
Si distingue la Puglia, con 478  punti, la stessa media della Svezia.
Si avvicinano ai 500  punti Umbria, Marche, Toscana e Piemonte e l’Emilia Romagna.
Divario tra risultati, tra nord e sud, anche in scienze e lettura.

Tra il 2003 e il 2012 gli studenti stranieri in Italia sono aumentati del 5%: oggi sono quasi il 7,5% del totale, contro una media Ocse del 12%. Ma esiste un divario, per quanto riguarda le competenze. Dal 2003 al 2012 la performance dei ragazzi italiani è migliorata di 23 punti, quella degli immigrati è rimasta stabile.
Tra i nuovi arrivati si aggiunge l’ostacolo della lingua: gli stranieri già integrati, che parlano l’italiano anche a casa, hanno ottenuto un risultato migliore nelle prove.

L’Italia e’ tra i rari Paesi industrializzati che hanno tagliato i fondi alla scuola tra il 2001 e il 2010.
Il taglio – sottolinea l’Ocse nel rapporto sulle competenze scolastiche dei liceali – e’ stato dell’8% per studente ed e’ avvenuto soprattutto nella parte finale del decennio.
Nell’area Ocse solo Messico e Islanda hanno fatto altrettanto.
Lo studio peraltro precisa che oltre 50mila dollari, non vi e’ un’evidente relazione tra la spesa per  studente e la sua performance.
Ad esempio, Italia e Singapore spendono entrambi circa 85mila dollari per ogni studente tra i 6 e i 15 anni, ma mentre i liceali italiani hanno un punteggio di 485 punti in matematica, i loro coetanei di Singapore arrivano a 573 punti, uno dei livelli massimi.
L’Italia ha invece una performance simile a quella della  Norvegia (489 punti), ma Oslo spende ben 124mila dollari per studente.

GIORNO DELLA RABBIA DEI PRECARI DELLA SCUOLA

GIOVEDI 5 DICEMBRE
GIORNO DELLA RABBIA DEI PRECARI DELLA SCUOLA
https://www.facebook.com/ events/470026013112588/? previousaction=join&source=1

contro il FURTO DELLE FERIE NON GODUTE e
IN DIFESA DEL CONTRATTO NAZIONALE

Manifestazioni annunciate in varie città: Milano, Torino, Bologna, Modena, Ravenna, Roma

In allegato documento
A Milano
ore 15,30 – 18,00
PRESIDIO
SOTTO LA RAGIONERIA DI STATO
via Zuretti 34
contro il FURTO DELLE FERIE NON GODUTE OPERATO DALLO STATO A DANNO DEI DOCENTI PRECARI

In base alla Spending Review i lavoratori precari della scuola non hanno più diritto alla monetizzazione delle ferie non godute pur svolgendo le stesse attività dei colleghi assunti a tempo indeterminato. Tale atto comporta un grave danno a livello economico (in media ogni lavoratore precario perderà circa 1100 euro!) e lede un diritto fondamentale sancito dalla nostra Costituzione e dallo Statuto dei Lavoratori, il diritto alle ferie!

Si crea inoltre un pericoloso precedente che apre la strada ad ulteriori disparità di trattamento fra lavoratori dello stesso settore. Lo scopo evidente è quello di mettere in discussione il sistema stesso dei Contratti Collettivi del Lavoro e lo Statuto dei lavoratori.

Quale sarà dunque il prossimo attacco ai diritti dei lavoratori della scuola?
Un aumento delle ore a parità di stipendio? Una riduzione complessiva delle ferie per tutti i docenti? Una riduzione dell’autonomia dell’insegnamento? Una gerarchizzazione dei docenti che vedranno diminuire il proprio stipendio in base ai risultati dei test Invalsi?

Dobbiamo mantenere alta la pressione sul MIUR, sul Governo, sulle forze politiche, perché i Governi cambiano, ma le nostre rivendicazioni restano!
Solo attraverso la mobilitazione, le manifestazioni e gli scioperi  possiamo difendere i nostri diritti e riprenderci quelli che ci hanno tolto, anche grazie al nostro silenzio!

GIOVEDI 5 DICEMBRE ORE 15.30, TUTTI SOTTO LA RAGIONERIA DI STATO PER FAR SENTIRE LE NOSTRE RAGIONI E DIFENDERE I NOSTRI DIRITTI!

Coordinamento Lavoratori della Scuola “3 ottobre” – Milano

Il Miur naviga a vista

Il Miur naviga a vista

di Enrico Maranzana

 

Il  ministro MC Carrozza ha deciso di riattivare  il “dialogo tra mondi che fino a oggi sono stati troppo separati: lo faremo a partire dalla Costituente della scuola dei prossimi giorni, dove ascolterò proposte e suggerimenti e dove metteremo i temi della scuola, dell’istruzione, della formazione e della ricerca al centro dell’agenda politica del Paese”.

 

Un’operazione di marketing, un intervento per ottenere consenso: la legge è cestinata, la funzione docente mortificata.

Per cogliere l’insensatezza della proposta  è sufficiente proiettare il termine “costituente” sull’azienda ospedaliera. I protocolli scientifici sono sacrificati per assecondare la volontà popolare:  una vera assurdità!  Il fatto che i problemi sanitari abbiano minor dimensione e maggior prevedibilità di quelli formativi e di quelli educativi accentua l’irrazionalità dell’iniziativa.

 

Vigilare sulla corretta e puntuale concretizzazione della volontà del legislatore è la responsabilità primaria dei membri dell’esecutivo.  A tal fine negli uffici del Miur dovrebbe troneggiare la road map tratteggiata nel 1969, elaborata negli anni successivi, formalizzata dal parlamento nel 2003.

Sovrabbondante è il materiale su cui l’analisi di coerenza è da condurre: manca ed è mancata la volontà d’assumere un adeguato punto di vista.

Si propone una parziale casistica:

Esame di maturità  [D.L. 9/69] – La trasmissione del sapere non  è più considerata la sola finalità della scuola:  le potenzialità degli studenti l’affiancano. La lettura della norma istitutiva l’accertamento non lascia dubbi interpretativi: “Lo scrutinio finale  è inteso a valutare il grado di preparazione del candidato”;L’esame di maturità ha come fine la valutazione globale della personalità del candidato”.

Le commissioni d’esame non hanno rispettato la consegna, hanno sovrapposto la loro attività a quella del consiglio di classe. Da qui il fallimento dell’esame di maturità.

[Tematica sviluppata in – Tra elusioni e omissioni – Nuova secondaria – 6/1999]

 

 

Decreti delegati – [DPR 416/74] – [D.Lgs 297/94]  – Il tradizionale, obsoleto modello organizzativo gerarchico-lineare  è abbandonato.  I principi delle scienze dell’organizzazione sono stati accolti.  Il D.Lgs. 150/09 sulla dirigenza pubblica sintetizza il carattere della struttura decisionale introdotta. Esso enuncia il “principio di distinzione tra le funzioni di indirizzo e controllo spettanti agli organi di governo e le funzioni di gestione amministrativa spettanti alla dirigenza”.

Nelle scuole nulla è cambiato. Il dirigente è ancora considerato e agisce come tuttologo: gli ordini del giorno che ha redatto per convocare gli organismi collegiali non hanno mai contemplato gli oggetti del  mandato loro conferito.

Ancora più grave il fatto che il ministero confermi tale devianza: gli orientamenti dei provvedimenti concernenti  la dirigenza si ispirano allo stantio modello organizzativo d’inizio secolo scorso.

[CFR. in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole” e “Quale formazione per il dirigente scolastico?”]

 

 

Programmi scuola media – [D.M. 9 febbraio 79] – “favoriscono, anche mediante l’acquisizione di conoscenze fondamentali specifiche, la conquista di capacità logiche, scientifiche, operative e delle corrispondenti abilità e la progressiva maturazione della coscienza di sé e del proprio rapporto con il mondo esterno”. Perfetta la sovrapposizione dell’enunciato alla definizione del sistema educativo pronunciata nel 2003 [art. 2 legge n° 53].

Lo studente e le sua qualità sono il fulcro dell’attività unitaria e sinergica della scuola media: “viene ribadita la corresponsabilità degli organi collegiali (consiglio di classe – collegio dei docenti – consiglio d’istituto)  in tutte le fasi sia di impostazione ed attuazione sia di verifica periodica della programmazione stessa”.

A titolo esemplificativo si trascrivono gli obiettivi delle discipline matematiche:  stimolare le capacità intuitive; verificare la validità delle intuizioni con ragionamenti via via più organizzati; comunicare con un linguaggio che faciliti l’organizzazione del pensiero; favorire una progressiva chiarificazione dei concetti ..

La scuola “in atto” ha rifiutato il cambiamento di prospettiva: è rimasta incollata alle pagine dei libri di testo.  Una scelta inefficace rispetto a “promuovere competenze”: comportamenti in cui le capacità si manifestano.

Ancora più grave il fatto che il ministero abbia confermato, rafforzandola, l’insubordinazione e abbia riaffermato la centralità dell’assetto disciplinare, proponendolo persino per la scuola primaria  [Miur – ufficio stampa – 6/3/2013]

[CFR in rete “Riformare la scuola media: perché?”]

Qualità – nota ministeriale 9/1/2001 – “Il Progetto Qualità .. favorisce lo sviluppo organizzativo delle scuole teso al perseguimento delle finalità proprie del sistema formativo”. La certificazione della qualità non entra nel merito delle decisione assunte: garantisce la fedele trasposizione del sistema di regole alle procedure decisionali;  implica la conformità delle prestazioni fornite alle disposizioni di legge.

Nelle scuole la certificazione appare come una formale enunciazione di atti e procedure, avulse dalle finalità formative e dalle finalità educative, elusiva dei processi decisionali indicati dal legislatore.

[CFR. in rete “Coraggio! Organizziamo le scuole” e “Quale formazione per il dirigente scolastico?”]

 

Autonomia – art. 1 DPR 275/99 – “L’autonomia delle istituzioni scolastiche è garanzia di libertà di insegnamento e di pluralismo culturale e si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione”. La definizione degli obiettivi è il momento fondante le attività progettuali.

La lettura del paragrafo  “verifica e valutazione” dei POF, da cui traspaiono gli obiettivi realmente perseguiti dalle scuole, mostra inequivocabilmente che il servizio è parcellizzato, saldamente ancorato agli assetti disciplinari, refrattario a ogni cambiamento, disattento alla voce del legislatore.

{CFR. in rete “L’autonomia scolastica, un’araba fenice”]

 

 

In un siffatto quadro d’incertezza, disorganizzato, non governato, di confusione, separato dal sociale, in cui la legge è cestinata, la professionalità dei docenti è mortificata. Gli insegnanti sono immersi in una situazione del tipo: indovina a cosa sto pensando?

[CFR. in rete “Valutare il lavoro dei docenti … alla fiera delle corbellerie”]

SUL BLOCCO DEI CONTRATTI E DEGLI STIPENDI

SUL BLOCCO DEI CONTRATTI E DEGLI STIPENDI DEI DIPENDENTI PUBBLICI IL TRIBUNALE DI ROMA DÀ RAGIONE ALLA FLP E SOLLEVA LA QUESTIONE DI COSTITUZIONALITÀ!!

È il risultato dell’iniziativa “Un euro per la giustizia”. Secondo il Giudice sono stati violati ben sei articoli della Costituzione e la crisi internazionale non può essere pagata solo dai dipendenti pubblici.

Il Tribunale di Roma, sezione controversie del lavoro, con un’ordinanza emessa il 27 novembre 2013 ha accolto il ricorso presentato nel 2012 dalla FLP, da FIALP e da circa 3.200 lavoratori pubblici – costituitisi in giudizio “ad adiuvandum” – assistiti e rappresentati dagli Avvocati Lioi, Mirenghi e Viti, e ha dichiarato rilevante e non infondata l’eccezione di incostituzionalità sollevata sul blocco dei contratti e degli stipendi dei dipendenti pubblici, contenuti nel DL 78/2010 e nel DL 98/2011 per contrasto con gli artt. 2, 3, 35, 36, 39 e 53 della Costituzione, rimettendo gli atti alla Corte Costituzionale che ora dovrà pronunciarsi in merito.
L’ordinanza del giudice Ileana Fedele è la prova che è possibile non subire passivamente le ingiustizie se ci si affida a sindacati che lottano per davvero per riaffermare i diritti dei lavoratori.
Siamo partiti, da soli, due anni fa con l’iniziativa “Un euro per la giustizia”, abbiamo chiesto ai lavoratori di affiancarci per fare dichiarare incostituzionale il blocco dei contratti e degli stipendi, abbiamo spiegato che la crisi internazionale non dipendeva certo dai dipendenti pubblici e quindi questi non potevano essere gli unici chiamati a pagare. Ed è esattamente ciò che il Tribunale di Roma ha riconosciuto.
In questa amara vicenda alcuni sindacati si sono limitati prima a fare i “bollettini di guerra”, annunciando ogni giorno quanti soldi perdevano i lavoratori pubblici per effetto del blocco dei contratti; poi a chiedere a governo e Parlamento che si aprissero i contratti solo per la parte normativa, senza aumenti stipendiali. Altri sindacati annunciano solo ora, dopo tre anni di blocco dei contratti di voler presentare i ricorsi per incostituzionalità delle norme. E nessuno di loro, né confederali né autonomi o di base, ha mai messo in mora il Governo presentando la piattaforme contrattuali.
La FLP invece ha agito su tutti i fronti: abbiamo preparato i ricorsi due anni fa, li abbiamo depositati e nel frattempo abbiamo anche presentato all’ARAN e al Governo le piattaforme contrattuali e dichiarato, in audizione alle Camere, che contratti senza aumenti stipendiali non ci bastavano. I fatti ci dicono che la strada seguita era quella giusta!!
Ma esaminiamo nel dettaglio cosa ha scritto nell’Ordinanza il Giudice di Roma che ha rimesso gli atti alla Corte Costituzionale, perché gli argomenti usati sono di un’importanza fondamentale nel riconoscimento dei diritti dei lavoratori pubblici:

1.   Violazione degli articoli 35, 36 e 39 della Costituzione: non si può sospendere il diritto alla contrattazione solo perché il datore di lavoro è lo Stato in quanto gli incrementi retributivi derivanti dai contratti sono il parametro di riferimento per determinare la giusta retribuzione in base all’articolo 36 della Costituzione e quindi, con il blocco di contratti e stipendi, vi è il dubbio che sia stato violato il principio di proporzionalità e sufficienza della retribuzione. Un contratto solo normativo, attivato per il biennio 2013-2014 e senza recupero per il triennio 2010-2012, non sanerebbe questa violazione. In breve, il Tribunale di Roma è dell’idea che i contratti vanno rinnovati con i giusti e sacrosanti aumenti stipendiali!!
2.   Violazione dell’articolo 3 e dell’articolo 2 della Costituzione: in merito a questi punti il ragionamento del Tribunale è semplicissimo. Se vi è una situazione di crisi che richiede sacrifici e tagli alla spesa pubblica questa non può essere risolta facendo pagare i costi solo ad una parte della collettività (i dipendenti pubblici) senza violare il principio di uguaglianza (articolo 3 della Costituzione) e il principio di solidarietà sociale, politica ed economica, che devono essere rapportati all’intera comunità e non solo a una parte (articolo 2 della Costituzione);
3.   Precedenti blocchi dei contratti (1992): il fatto che la Corte Costituzionale si sia già pronunciata in merito al blocco contrattuale varato dal Governo Amato nel 1992, dichiarandolo legittimo, non rileva in quanto in quel caso, oltre all’emergenza nazionale e all’eccezionalità del caso, vi era l’assoluta temporaneità della sospensione degli aumenti contrattuali. Viceversa, non può in alcun caso – secondo il Giudice Fedele – ritenersi transitorio ed eccezionale un blocco dei contratti e degli stipendi che si protrae per quattro anni!!
Per la puntuale esposizione dei motivi contenuti nell’Ordinanza del Tribunale di
Roma in accoglimento delle richieste della FLP, possiamo ben dire che si tratta di un risultato di eccezionale importanza che premia le capacità e l’iniziativa della FLP, che non si è arresa di fronte alle ingiuste e penalizzanti azioni dei governi che si sono succeduti in questi anni sia con riferimento al blocco della contrattazione che all’attacco alla dignità e al valore del lavoro pubblico.
Una risposta a quelle OO. SS. che in questi mesi, incredibilmente, invece di incalzare il governo hanno chiesto di sbloccare i contratti solo per la parte normativa.
La nostra azione a tutti i livelli, quindi, proseguirà, affinché, anche in sede di esame di costituzionalità delle norme impugnate, prevalgono le ragioni di giustizia sociale, equità e rispetto delle regole da noi con forza invocate.
Ai sindacati che non si sono mossi finora, ricordiamo che possono sempre costituirsi “ad adiuvandum” nel giudizio davanti alla Corte Costituzionale, seguendo l’esempio di migliaia di lavoratori che sono stati più lungimiranti e lo hanno già fatto; ai sindacati che hanno annunciato i ricorsi in questi giorni (sic!), dopo solo tre anni di blocco contrattuale, proponiamo di risparmiare i soldi dei loro iscritti e unirsi a noi nel giudizio davanti alla Suprema Corte. D’altronde un ricorso presentato oggi sarebbe anacronistico e superato dai fatti e dagli atti prodotti dalla FLP.

IL SEGRETARIO GENERALE
Marco Carlomagno

Nuovo Isee, ”a favore di famiglie e disabili”. Lotta ai falsi poveri

Nuovo Isee, ”a favore di famiglie e disabili”. Lotta ai falsi poveri

Conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm. Letta: “E’ giusto che le risorse per il welfare vadano alle persone che hanno veramente bisogno”. Giovannini: ”Nuovo Isee più equo, controlli contro abusi”

da Redattore Sociale
03 dicembre 2013 – 12:44

Roma – Il nuovo Isee e’ “a favore di famiglie e disabili, per le persone che ne hanno diritto e bisogno”. Lo annuncia il premier Enrico Letta in conferenza stampa a Palazzo Chigi al termine del Cdm.  Il provvedimento del governo “affronta lo scandalo dei finti poveri. La firma di oggi e’ molto importante perche’ riporta il concetto di verita’ tra persone, famiglie e i servizi sociali. E’ giusto che le risorse per il welfare vadano alle persone che hanno veramente bisogno”, aggiunge.

“Le risorse sono limitate quindi e’ fondamentale che vadano a chi e’ in uno stato di necessita'”. Lo sottolinea il ministro del Lavoro Enrico Giovannini, in conferenza stampa spiegando che  e’ un “passo fondamentale per una maggiore equita’ ma anche per l’introduzione di nuove prestazioni, come il reddito di inclusione sociale contro la poverta'”. Il misuratore “definisce la platea tra chi puo’ aver diritto a certe prestazioni e chi non e ha diritto. Le amministrazioni pubbliche che lo usano dovranno adeguare le soglie per le prestazioni”.

Ora, riferisce il ministro, “molte voci che venivano autodichiarate verranno compilate automaticamente dall’Inps attraverso le banche date in modo che nessuno si possa dimenticare di indicare i valori corretti, questo consente controlli piu’ accurati. Poi ci saranno ulteriori controlli per evitare l’abuso di uno strumento cosi’ importante”. In questo modo si intende “ridurre le sprerequazioni, rafforzare il sistema dei controlli: ci sono abusi che ogni tanto vengono all’onore dei media ma la lotta agli abusi e’ permanente”.

Con il nuovo indicatore saranno, spiega Giovannini, “considerate tutte le forme di reddito comprese quelle fiscalmente esenti, dando un peso piu’ adeguato alla componente patrimoniale. La nuova scala considera in modo piu’ forte i nuclei con carichi gravosi come famiglie con 3 o piu’ figli o con persone disabili”.

Altri punti sottolineati dal ministro sono la possibilita’ di aggiornare il proprio Isee anche in corso d’anno per chi ha avuto un cambiamento reddituale “calcolando un Isee corrente, rendendo l’Isee un indicatore molto piu’ tempestivo”. Inoltre “si cerca di superare il fatto di aver famiglie che vivono in luoghi diversi per avere agevolazioni fiscali ma fanno parte dello stesso nucleo: cosi’ si evitera’ l’elusione”.

In una nota il Ministero ricorda che “in vigore dal 1998, l’Isee iniziava a mostrare i segni del tempo. Per questo il governo si e’ fortemente impegnato in questi mesi per una sua profonda rivisitazione, realizzata recependo anche le indicazioni arrivate sia dal Parlamento sia dalle parti sociali. Peraltro, la riforma era stata indicata dal documento dei cosiddetti ‘saggi del Quirinale'”. Per l’esecutivo “riformare l’Isee e’ un atto a forte valenza etica, in un momento in cui l’emergenza sociale impone di orientare le risorse disponibili a favore di chi e’ in uno stato di reale necessita’. La cronaca, ancora in questi giorni, e’ purtroppo testimone di truffe, veri e propri scempi sociali, come certificato dalla Guardia di Finanza che ha registrato nel corso di un controllo su alcune universita’ oltre il 60% di certificazioni false”, osserva Giovannini. “Con la riforma- aggiunge- intendiamo non solo disporre di uno strumento piu’ corretto per valutare le condizioni relative tra persone e famiglie con diverse possibilita’ economiche, ma anche restringere gli spazi all’evasione, ricordando che ogni presunta furberia, in effetti una vera e propria ruberia, toglie un’opportunita’ a coloro che ne hanno diritto”. (DIRE)

Uno studente italiano su due salta le lezioni. Peggio solo in Argentina, Giordania e Turchia

da Il Sole 24 Ore

Uno studente italiano su due salta le lezioni. Peggio solo  in Argentina, Giordania e Turchia

di Flavia Foradini

“Saltare ore di lezione o intere mattinate si traduce in basse prestazioni”: in Italia, riferisce il nuovo Rapporto PISA (Programme for International Student Assessment) promosso dall’OCSE sui quindicenni di 65 Paesi, nelle due settimane precedenti alla rilevazione quasi uno studente su due ha ammesso di aver saltato un giorno o più di scuola e uno su tre è arrivato in ritardo a lezione.

Un dato questo, superato solo da Argentina, Giordania e Turchia. Così, nonostante un cospicuo miglioramento negli esiti sia in matematica che in scienze tra il 2003 e il 2012, il nostro Paese continua a collocarsi sotto la media internazionale in tutte e tre le competenze considerate: per matematica 485 punti (media OCSE 494), per scienze 494 (media OCSE 501), e per lettura 490 (media OCSE 496). Tuttavia in Italia c’è chi è in controtendenza: in matematica, con 523-524 punti, Trentino, Friuli Venezia Giulia e Veneto superano abbondantemente la media OCSE, confermando profondi divarii tra regioni: a fondo classifica nazionale si situano Calabria, Campania, Sicilia e Sardegna.

Anche in scienze gli ultimi anni hanno portato un generale, benché insufficiente accrescimento delle competenze nazionali, mentre in lettura la situazione italiana è rimasta pressoché immutata dal 2000, con l’eccezione ancora di Trentino, Friuli Venezia Giulia, Veneto, e della Lombardia, che si attestano nettamente al di sopra della media, con punteggi tra 529 e 533. Nel complesso, il 19,5% dei quindicenni italiani riesce appena a riconoscere il tema di un semplice testo o l’intento dell’autore e a stabilire collegamenti tra le informazioni desunte e la vita di tutti i giorni. Solo il 6,7% (contro l’8,4% di media OCSE) è in grado di affrontare e analizzare testi su argomenti non noti.

Come per il resto dei Paesi oggetto di studio, in lettura le ragazze italiane surclassano i ragazzi di quasi 40 punti. Valori nel complesso negativi si riscontrano pure nel finanziamento della scuola dell’obbligo: mentre tra il 2001 e il 2010 in quasi tutti i Paesi OCSE i fondi disponibili sono aumentati, in Italia sono diminuti dell’8%. Sfavorevole anche il giudizio sull’edilizia scolastica: “Tutte le scuole in Italia sono caratterizzate da infrastrutture carenti”, si legge nel volume di 564 pagine (PISA 2012 Results: What students know and can do), che sottolinea anche gli svantaggi derivanti ad un pesante deficit di autonomia decisionale delle singole scuole.

Ricordando che i Paesi con i migliori risultati – Shanghai, Canada, Finlandia, Hong Kong, Giappone, Corea del Sud, Nuova Zelanda – appartengono a sistemi socioeconomici assai diversi l’uno dall’altro, l’OCSE suggerisce che per migliorare la scuola dell’obbligo ciò che serve è “volontà politica, sforzi sostenuti economicamente e concertati, e un patto di corresponsabilità tra operatori politici, educatori, studenti e famiglie”.

La relazione sulla scuola nell’Ue »

Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità

Giornata Internazionale dei Diritti delle Persone con Disabilità: da UILDM e Cittadinanzattiva sussidi didattici e interventi contro le barriere architettoniche nelle scuole

 

Dal 22 novembre ad oggi 3 dicembre grazie alla campagna Assente ingiustificato in programma interventi di abbattimento delle barriere architettoniche, volti a favorire un miglioramento della qualità della vita degli studenti con disabilità.

Con la campagna nazionale “Assente Ingiustificato”, l’Unione Italiana lotta alla distrofia muscolare (UILDM) e Cittadinanzattiva hanno dapprima monitorato un campione di scuole in tutta Italia e poi realizzato, grazie anche alla raccolta fondi da individui avviata a marzo, una serie di interventi concreti di abbattimento delle barriere o di donazione di ausili per studenti con disabilità.

All’istituto comprensivo Verrazano di Roma è stato donato un pc portatile dotato di software per disabili; alla Scuola Primaria Deledda di Torino è stato regalato un calciobalilla adatto anche al gioco per studenti in carrozzina; alla scuola materna di Bagnacavallo di Ravenna sono arrivati sussidi didattici specifici; all’Istituto comprensivo di Ischia plesso Giovanni Paolo II sarà consegnato il servo scala per superare i gradini di accesso alla palestra. Ancora a Corciano, in Umbria, ausili e servizi per studenti con disabilità arriveranno nelle scuole comunali della cittadina. Infine all’Istituto comprensivo Manara di Milano è stato donato un tavolo adattabile alle esigenze di uno studente in carrozzina che sarà consegnato proprio oggi in occasione della Giornata internazionale delle Persone con Disabilità.

 

Siamo a quota 207.244 studenti con disabilità inseriti nelle nostre scuole: una vita non sempre facile per loro, non solo a causa della riduzione dei servizi ad essi dedicati (trasporti, insegnanti di sostegno e personale ausiliario), ma anche per la presenza di barriere architettoniche

Come risulta dall’indagine effettuata quest’anno da Cittadinanzattiva e UILDM, su un campione di edifici scolastici, il 27% presenta scalini all’ingresso, l’ascensore è assente nel 35% delle scuole a più piani e  non funzionante nell’11% dei casi, nel 23% delle scuole non esistono bagni per disabili, e il 15% di essi presenta barriere architettoniche.

Il 26% delle scuole, nella gran parte delle aule, non ha sufficiente spazio per la presenza di una carrozzina; il 44% delle aule non ha banchi adatti o adattabili per una persona in carrozzina; nel 57% dei casi, non ci sono in aula attrezzature didattiche o tecnologiche per facilitare la partecipazione alle lezioni degli studenti con disabilità. Non ci sono tavoli o postazioni adatte ai disabili in carrozzina nel 28% dei laboratori, nel 18% delle biblioteche e nel 17% delle mense.

Scuola: Carrozza, bene progressi registrati da Ocse

da AGI

Scuola: Carrozza, bene progressi registrati da Ocse

(AGI) – Roma, 3 dic. – “Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia l’indagine rivela che siamo uno dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti”. Cosi’ il ministro dell’Istruzione, dell’universita’ e della ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha commentato i dati Ocse Pisa 2012 che vedono l’Italia tra i Paesi che a livello scolastico ha registrato i piu’ importanti progressi in matematica e scienze.     “Nell’indagine – ha aggiunto il ministro in un video messaggio – mi hanno colpito la disparita’ dei risultati delle ragazze in matematica rispetto a quelli dei loro compagni maschi, che fanno registrare un divario piu’ ampio della media Ocse. Questa – ha sottolineato Carrozza – e’ per me la spia di una questione culturale, di un gap di genere che attraversa ancora in maniera profonda il nostro Paese e che va contrastato”. Ma per il ministro questo nodo non e’ l’unico da risolvere: c’e’ anche il nodo delle differenze esistenti fra il sud e il nord del Paese: “l’altro dato significativo – ha proseguito il ministro – e’ rappresentato dalla diversita’ di performance in molte aree del Mezzogiorno, dove si registrano risultati in generale al di sotto della media italiana, anche se alcune regioni mostrano un trend positivo. A queste aree del nostro Paese occorre guardare con piu’ attenzione, come abbiamo gia’ iniziato a fare nel decreto Istruzione, con maggiori investimenti per la lotta alla dispersione scolastica nelle aree piu’ a rischio”. Carrozza ha infine assicurato che il governo continuera’ a investire in istruzione, come ha gia’ fatto con il decreto Istruzione. “Questo provvedimento – ha detto Carrozza – e’ stato un segnale forte e continueremo su questa strada con la massima attenzione al futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi”.

Il Nordest campione d’Europa in matematica

da Corriere della Sera

RAPPORTO OCSE/PISA 2012

Il  Nordest   campione d’Europa in matematica

I quindicenni  di  Veneto, Trentino e Friuli in cima alla classifica con Olanda e Liechtenstein. La Sicilia in fondo, al livello della Turchia

Gianna FregonaraOrsola Riva

Com’è andata l’Italia nell’ultimo test Pisa sulle competenze  dei quindicenni in matematica, lettura e scienze? La risposta sta  in un’altra domanda: quale Italia? Sì, perché una cosa salta subito all’occhio: che a scuola,come sul lavoro,  non c’è una sola Italia.  A 150 anni dall’Unità, il Paese  resta profondamente spaccato e  comincia a dividersi proprio sui banchi di scuola.  Il Nord  è in testa alla classifica europea mentre  il Sud arranca   in fondo con la Grecia.     Prendiamo la matematica, la materia su cui era focalizzata l’edizione 2012 dei test.  Il Nordest  fa la parte del leone: i ragazzi della provincia di Trento, del Friuli Venezia Giulia e de l Veneto  non riescono  a mordere la tigre asiatica (la Cina di Shanghai svetta a quota 613, ben 119 punti sopra la media Ocse), ma  con il loro altissimo punteggio (523-4)  sono in cima alla classifica  dei Ventotto, insieme all’Olanda: superati solo  dal Liechtenstein (535) e dalla comunità fiamminga del Belgio,  davanti all’Estonia (521) e alla «Finlandia dei miracoli» (scesa a quota 519).  La Lombardia (che svetta in lettura e scienze ), in matematica invece  sta un po’ sotto,  come pure il Piemonte e l’Emilia Romagna, che però è meglio della Danimarca e sempre  sopra la media Ocse. Il Sud invece è relegato tutto sotto la media Ocse, ma anche qui con delle differenze: in testa la Puglia (478), in fondo gli studenti siciliani(448 punti)   , appena un punto sopra i colleghi turchi.

Fatta questa premessa, veniamo al dato Paese: i punteggi  medi in matematica, lettura e scienze dei quindicenni italiani sono tutti largamente inferiori alla media Ocse anche se il nostro è uno dei Paesi che hanno registrato i più notevoli progressi in matematica e scienze:  il dato italiano (485 punti) resta al di sotto della media Ocse (494) di ben nove punti, sperando la Spagna e anche gli Stati Uniti ma non il Portogallo, ben lontano da quel 613 che consegna la palma ai quindicenni di Shanghai. In realtà, il vero balzo in avanti in matematica lo abbiamo fatto tra il 2006 e il 2009 , ma il trend resta positivo ed è ancor più degno di nota se si considera che tra il 2001 e il 2010 l’Italia  è l’unico Paese  Ocse (con l’Islanda e il Messico) dove invece per la fascia 6-15 anni la spesa e i finanziamenti sono diminuiti  dell’8 per cento.

Se però  si guarda alla lettura, proprio sulla lettura su cui il pur malconcio impianto idealistico-gentiliano  della scuola italiana dovrebbe funzionare meglio,  siamo fermi al palo. Prendiamo la Germania: nel 2000, ai tempi del primo test Pisa, stava sotto la media Ocse sia in lettura che in matematica e scienze (in lettura i quindicenni tedeschi se la passavano pure peggio degli italiani: 484 punti contro 487).  Da allora però  la Germania ha  cercato, almeno in parte, di recuperare il divario fra  le  eccellenti prestazioni degli studenti della scuola d’élite (il Gymnasium) e  quelle  molto più scadenti degli istituti tecnici e professionali e oggi è balzata sopra la media Ocse (508 punti contro 496), mentre l’Italia è ferma a quota 490.

In una cosa l’Italia primeggia  sugli altri Paesi: la predisposizione a  marinare la scuola(qui,  fra  regione  e regione, si registra solo una differenza linguistica: a Napoli si dice fare filone, a Milano bigiare, a Roma fare sega, a Firenze fare forca, a Bologna fare fughino …). Il 35 per cento  dei quindicenni italiani ha saltato almeno una lezione  e il  48 per cento si è  assentato almeno un giorno nelle due settimane prima del test Pisa: solo in Argentina, Giordania e Turchia di registrano percentuali più alte!  E questo influisce pesantemente sul rendimento: l’Ocse  ha quantificato un danno pari a  37 punti in meno in matematica.  Un dato, quello della predisposizione a  «bigiare»,  che va combinato con quello  sullo stato d’animo  dei nostri quindicenni nei confronti della scuola: se è vero che il 76 per cento degli studenti italiani dichiara di sentirsi felice a scuola (in linea con la media Ocse dell’80 per cento), solo il 32 per cento degli studenti   considera la situazione della propria scuola come «ideale» (contro il 61 per cento Ocse) e il 69 per cento  si dice  soddisfatto della scuola che frequenta  (contro una media Ocse del 78 per cento).  Migliora invece, e in modo significativo, la disciplina: sia il tempo d’attesa di un prof per ottenere silenzio in classe, sia il rumore di fondo durante le lezioni.

Altra nota dolente è quella del divario maschi-femmine. Come negli altri Paesi Ocse le ragazze superano i maschi in lettura, ma restano indietro in matematica e scienze.  In Italia, però,  la forbice  in matematica  è molto più ampia (18 punti in meno anziché 11) e soprattutto è stabile dal 2003. I dati Pisa mostrano che anche nel caso in cui le ragazze ottengono gli stessi risultati dei colleghi maschi  tendono ad avere un’opinione delle proprie capacità più negativa dei ragazzi.  Il divario tra i risultati delle ragazze e   quelli dei loro compagni di classe è molto  alto e sopra la media Ocse anche quando si considerano i talenti migliori. Del resto i ragazzi superano le compagne in 37 Paesi su 65 e solo in 5 Paesi sono le ragazze ad essere migliori in matematica. In generale , i nostri quindicenni non si sentono a proprio agio con la matematica e  restano convinti forse di «non avere il pallino» per i numeri.  Un sentimento che si traduce in ansia: in Italia il 43 per cento degli studenti dice di sentirsi in difficoltà quando esegue dei problemi di matematica contro il 31 per cento della media Ocse. Eppure dal  2003  al 2012 la matematica in classe si studia un po’ di più:  le lezioni sono aumentate di 18,7 minuti alla settimana  (la media Ocse è 13,3),. E  7  studenti su dieci dichiarano di aver partecipato a competizioni scolastiche in matematica.

Se l’orario di scuola dei nostri ragazzi è più lungo della media Ocse, i compiti e le ripetizioni servono ancora molto per completare il curriculum. Ai compiti a casa i ragazzi dedicano 8 ore e mezza alla settimana, quasi due ore in meno del 2003, i cinesi a Shanghai studiano almeno 14 ore al pomeriggio. Ma in Italia uno studente su due ha bisogno di recuperare fuori da scuola o dopo la scuola con altre lezioni di matematica (la media Ocse è uno su tre).

Il rapporto tra studenti della  scuola pubblica e privata non  si  è modificato dal 2003 (la stragrande maggioranza frequenta  istituti statali).  Il  tasso di insoddisfazione è più alto della media Ocse: il 17 per cento degli studenti è pronto a cambiare scuola a causa di difficoltà in classe (media Ocse: 13 per cento) .  Negli ultimi dieci anni sono aumentati anche i bocciati (+2 per cento): la quota di ripetenti è arrivata al 17,1 per cento, meno di Germania a Francia dove i bocciati superano il 20 per cento ma più della media Ocse che è del 12 per cento. Ma studenti che ripetono l’anno risultano essere un costo notevole per la scuola: 48 mila dollari per ogni alunno bocciato , in totale quasi il 7 per cento della spesa totale per la scuola.

Una assicurazione contro le difficoltà di apprendimento della matematica  sembra invece venire  dall’aver frequentato la materna e/o il nido. I quindicenni che hanno alle spalle più di un anno di   educazione prescolare  hanno voti in matematica in linea con la media Ocse, mentre chi non ha frequentato l’asilo è ben al di sotto (429 punti su 494 della media Ocse).      Nel 2012, in Italia solo  il 4% degli studenti ha dichiarato di non aver frequentato il ciclo di istruzione preprimaria  ,rispetto a una media Ocse del 7%. Convinti nel  mandare  il figlio alla materna  e/o al nido,  i genitori italiani si dimostrano invece molto  poco attenti alla «performance» della scuola  secondaria (solo il 20 per cento la valuta)e molto di più alla  sua«reputazione» (40 per cento) e al fatto che si tratti di un «ambiente sicuro» (50 per cento). Ma loro, per la scuola dei propri figli non sono pronti a fare granché: la percentuale di chi ammette di aver prestato aiuto manuale è così piccola da non poter esser quasi calcolata.

Ragazze, basta complessi sulla matematica!

da Corriere della Sera

RAPPORTO OCSE-PISA 2012

Ragazze, basta complessi sulla matematica!

In Italia i maschi superano le femmine di quasi venti punti (quasi il doppio della media Ocse).  Un problema culturale, non scolastico

Gianna FregonaraOrsola Riva

Non è vero che la matematica non è roba da signorine. Il problema non sono i numeri, ma il modo in cui le ragazze approcciano radici quadrate, parentesi ed equazioni. E’ una questione di autostima. Insomma non un problema scolastico ma culturale.

Dopo anni di rilevazioni che mostravano, e tutt’ora mostrano, che le ragazze a 15 anni e anche dopo sono meno brave nelle materie scientifiche rispetto ai loro coetanei mentre li stracciano nella lettura e nelle materie umanistiche, i ricercatori dell’Ocse hanno deciso di vederci un po’ più chiaro e hanno indagato nell’ultimo rapporto Pisa-Ocse 2012 le cause di questi risultati così punitivi per le studentesse nelle materie scientifiche, matematica innanzitutto. La risposta è di cinque lettere: si tratta dell’ansia. Sì, l’istituto di Parigi ha dedicato nel terzo dei quattro volumi dedicati alla radiografia delle competenze dei quindicenni di tutto il mondo un  capitolo all’ansia che impedisce, frena, blocca, paralizza soprattutto le ragazze.

Il fenomeno è diffuso in tutto il mondo e tristemente indica che è la mancanza di autostima e di perseveranza delle ragazze la causa di risultati inferiori rispetto ai ragazzi, anche quando si tratta delle studentesse migliori.

L’Italia non fa una bella figura: i dati dicono che  i punti di differenza a favore dei ragazzi in matematica sono quasi venti (18, per l’esattezza:  una forbice  molto più larga rispetto alla media Ocse di 11 punti). Un gap che non dà segni di miglioramento dal 2003. Peggio di noi solo Perù, Austria, Liechtenstein, Costarica, Cile, Lussemburgo e Colombia. A parte i Paesi del Nord Europa – Finlandia, Svezia e Islanda – negli altri Stati europei l’ansia ha la meglio e lascia le ragazze al palo.

Spiegano gli esperti dell’Ocse che, a causa di questo sentimento di inadeguatezza,  è come se le quindicenni fossero indietro di tre mesi rispetto ai loro coetanei.

Ecco che cosa scrivono nel loro rapporto: «Nella maggioranza dei Paesi e delle economie, in media le ragazze hanno risultati peggiori in matematica paragonate alla media dei maschi; e tra gli studenti migliori il gap di genere in favore dei maschi è anche più ampio. La differenza nei risultati riflette la differenza di genere nella motivazione, nella spinta e nella fiducia in se stessi. E anche le ragazze che hanno gli stessi risultati dei loro colleghi maschi hanno meno costanza, un più basso livello di apertura alla soluzione dei problemi, livelli più bassi di motivazione a imparare la matematica e più alti livelli di ansia riguardo alla matematica rispetto ai ragazzi e sono propense a attribuire la non riuscita a se stesse più che a fattori esterni».

Insegnanti, poca autonomia e stipendi bassi

da Corriere della Sera

Rapporto Ocse-pisa 2012

Insegnanti, poca autonomia e stipendi bassi

La spesa per studente è diminuita dell’8%. In Italia i presidi possono gestire libri e corsi, non il personale docente

Il mondo intero spende per l’educazione, mentre il Belpaese tira indietro la mano. È questo uno dei dati di cornice dell’ultimo rapporto Ocse-Pisa sulle competenze degli adolescenti di 65 nazionalità. Che per contestualizzare le performance dei ragazzi ha fornito, oltre alle prove per le singole discipline, questionari a studenti, genitori e scuola. Quello relativo alla scuola, compilato dal dirigente scolastico, raccoglie informazioni sulla struttura e l’organizzazione dell’istituto, sugli studenti e sul corpo docente, sulle risorse e l’autonomia scolastica, sulla didattica e il clima nelle classi.  Un primo dato risulta evidente: dal 2001 al 2012, la spesa per studente è cresciuta nella maggior parte dei paesi Ocse, ma non in Italia (e in Messico), dove è diminuita dell’8%.

La spesa per studente – Guarda

RISORSE UMANE – Da solo, questo dato – avvertono gli analisti dell’Ocse – non si traduce automaticamente  in livelli di competenza più bassi: tra il 2001 e il 2010, Italia e Singapore hanno entrambe speso circa 85mila dollari per allievo dai 6 ai 15 anni, ma laddove l’Italia ottiene 485 punti in matematica, nell’indagine Pisa 2012, Singapore ne totalizza 573. Peraltro, Italia e Norvegia hanno risultati simili (485 e 489 punti) ma livelli molto diversi di spesa (in Norvegia circa 124mila dollari; la media Ocse è di 83382 dollari). Il Messico, che pure non ha messo mano al portafogli, ha ottenuto l’incremento maggiore di tutti nella performance matematica, e un forte aumento lo ha registrato la Polonia, dove invece la spesa cumulativa per studente è raddoppiata. Un’altra, piuttosto,  è la correlazione che vale, secondo l’Ocse: nei paesi con un Pil pro capite  superiore ai 20mila dollari, hanno risultati migliori i sistemi in cui gli insegnanti ricevono retribuzioni più alte: oltre una certa soglia di spesa, cioè (individuato in 50mila dollari), a fare la differenza sono più le risorse umane che non le infrastrutture e i materiali. In generale la spesa per studente in Italia è in linea con la media Ocse (84.416 dollari contro 83.382), in presenza di un Pil pro capite di 32.110 dollari contro un dato Ocse di 33.732 dollari.

GLI STIPENDI – È questo il punto su cui ministeri e organizzazioni sindacali  si trovano più distanti. I rappresentanti sindacali sottolineano che in molti Paesi le retribuzioni degli insegnanti non corrispondono a quelle di altre figure professionali a cui si richiedono competenze analoghe. In Italia, gli stipendi di prof e maestri sono notoriamente  tra i più bassi d’Europa. Diminuiti, peraltro, dell’1% dal 2000 al 2009, mentre nel resto dei Paesi Ocse si sono registrati aumenti medi del 7%.

CARRIERA – In occasione di un recente meeting internazionale, l’«International Summit on the teaching profession», il ministro dell’Educazione finlandese ha un po’ folcloristicamente esemplificato la questione affermando che «se paghi in noccioline, avrai delle scimmie». Per inciso, in Finlandia (che si conferma a livelli molto alti nei test),  gli insegnanti vengono arruolati tra il 10% dei migliori laureati del Paese. Tutti d’accordo, in quell’occasione, nel dire che per bilanciare il problema della domanda e dell’offerta è necessario fare dell’insegnamento una professione socialmente rispettata, rendendola un’opportunità di carriera più attraente dal punto di vista sia intellettuale che economico.

LA RICETTA OCSE – L’Ocse conferma: un sistema scolastico non può essere migliore dei suoi insegnanti. E per avere un corpo docente all’altezza delle sfide, la ricetta è fatta di personale preparato, assunto in base a criteri rigorosi, sottoposto ad aggiornamenti continui (meno del 30% dei professori di matematica italiani ha seguito un programma di aggiornamento, nei mesi precedenti la rilevazione, secondo quanto riportato dai dirigenti scolastici, contro una media Ocse del 39%); un sistema  che prevede compensi adeguati e ricompense; e la possibilità di «invitare chi non è all’altezza» a cambiare mestiere. Una strada percorsa con decisione dal ministro dell’Istruzione britannico, Michael Gove, che passa per retribuzioni commisurate alle prestazioni. Sempre in Gran Bretagna, l’asso nella manica del governo, per migliorare la qualità dell’insegnamento nella scuola pubblica, è l’organizzazione non profit Teach First, che recluta i migliori studenti usciti dall’università per impiegarli nelle scuole statali.  In Italia le autorità nazionali o regionali sono responsabili del licenziamento degli insegnanti nel 78% dei casi, nella media dei Paesi Ocse, non si arriva al 34%.

AUTONOMIA – Nella maggior parte dei paesi Ocse sono i dirigenti scolastici e/o gli insegnanti ad avere maggiori responsabilità per selezionare, assumere, licenziare i prof e formulare il budget della scuola e la sua ripartizione. In Italia poche scuole hanno autonomia nello stanziamento delle risorse: il 93% degli studenti frequenta scuole con dirigenti senza potere decisionale in materia di spesa per il personale. Nell’insieme dei Paesi Ocse, il 70% dei dirigenti  riporta che solo le autorità nazionali dell’istruzione pubblica hanno responsabilità nella determinazione degli stipendi d’inizio carriera degli insegnanti e nel decidere gli aumenti di stipendio. E solo nel 24% dei casi la selezione degli insegnanti per l’assunzione è fatta dalle autorità nazionali o regionali. In Italia è così nell’86% dei casi. Alto (venti, trenta punti sopra la media), invece, il livello di autonomia nella determinazione  dei curricola scolastici: dalla messa a punto dei programmi alla scelta dei libri di testo.

I MIGLIORI – Il Rapporto Ocse Pisa racconta anche che i Paesi che hanno nettamente migliorato i propri standard al test (Estonia, Polonia, Brasile, Colombia, Giappone e Israele), hanno migliorato la qualità dell’insegnamento partendo dai titoli necessari per l’abilitazione, incentivando i laureati migliori a scegliere la carriera, aumentando le retribuzioni, offrendo incentivi per training supplementari.

I rapporti tra docenti e studenti – Guarda

IL CLIMA – Ma tornando alle performance degli studenti, di importanza fondamentale sono anche i buoni rapporti tra docenti e studenti: i ragazzi apprendono di più e sono più disciplinati se si sentono considerati. La qualità del rapporto tra gli  studenti italiani e i loro professori è misurata in un punteggio di 75, inferiore alla media Ocse di 82. Il benessere dei ragazzi sta a cuore agli insegnanti? 71 contro 77. Gli insegnanti ascoltano realmente quello che i ragazzi hanno da dire? 70 contro 74. Se il ragazzo ha bisogno di aiuto extra,  il professore è disponibile? 71 contro 82 (89 in Finlandia e in Corea, 90 negli Stati Uniti, 91 in Gran Bretagna).  L’Italia è sotto di poco, ma comunque sotto. Buono invece l’atteggiamento degli insegnanti verso i loro allievi: 81, in media perfetta.