Ricerca: e’ il Professor Danovaro il nuovo presidente della Stazione Zoologica ‘Anton Dahorn’

Ricerca: e’ il Professor Danovaro il nuovo presidente della Stazione Zoologica ‘Anton Dahorn’

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha individuato il nuovo Presidente della Stazione Zoologica Anton Dohrn. Si tratta del Professor Roberto Danovaro, attuale Direttore del Dipartimento di Scienze della Vita e dell’Ambiente presso l’Università Politecnica delle Marche. Danovaro, nato a Genova nel 1966, è laureato in Biologia e insegna come docente universitario dal 1998. Dal 2005 al 2011 è stato Direttore del Dipartimento di Scienze del Mare ed Etica Ambientale presso l’Università Politecnica delle Marche dove attualmente è delegato del rettore per la Ricerca. Ha partecipato a progetti di ricerca internazionali ed è stato insignito del Premio Protezione per l’Ambiente – Eni Award 2012 con medaglia conferita dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Danovaro è stato individuato attraverso una procedura che ha previsto la costituzione di un Comitato di selezione istituito lo scorso maggio e coordinato dal Professor Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Il Comitato, attraverso un Avviso pubblico, ha avviato la raccolta delle candidature. Alta qualificazione scientifica, pluriennale esperienza nella gestione di enti o organismi di ricerca complessi pubblici e/o privati, nazionali e/o internazionali: questi i requisiti per la candidatura. Sulla base dei curriculum pervenuti, il Comitato ha individuato una rosa di cinque nomi da presentare al Ministro che ha individuato Danovaro come nuovo Presidente.

Autismo, dall’Argentina un documentario sulla diagnosi precoce

Autismo, dall’Argentina un documentario sulla diagnosi precoce

Ieri in Campidoglio presentato in anteprima europea Ocho pasos adelante, il documentario che ha contribuito, in Argentina, a far diventare realtà la legge sulla dignosi precoce dell’autismo, con la regia dell’italiana Selene Colombo

da Redattore Sociale
04 dicembre 2013

ROMA – Il tuo bambino a sei mesi non ti guarda? Tarda a parlare, non indica le cose che gli interessano, non entra in relazione con gli altri? Potrebbe essere affetto da una delle numerose forme di autismo esistenti. Un’anteprima europea ieri sera in Campidoglio, per celebrare la Giornata internazionale delle persone con disabilità, insegnare a riconoscere i sintomi dell’autismo nei bambini, e soprattutto cosa fare dopo la diagnosi. E’ stato infatti proiettato il documetario “Ocho pasos adelante”, girato in Argentina dall’italiana Selene Colombo, che parla di autismo e dell’importanza della sua diagnosi in modo positivo e propositivo, raccontando stralci di storie vere senza scivolare mai nel pietismo.

Il giornalista Gianluca Nicoletti, che moderava la presentazione, ha affermato che “sembra paradossale che per parlare di autismo in Italia si debba ricorrere un film girato in Argentina, pur se da un’italiana. Questo film”, ha proseguito, “dice esattamente quello che bisogna fare quando al prorio figlio viene fatta una diagnosi di autismo, senza dubbi, per come è stato determinato dalla comunità scientifica”. Ha domandato alla regista come le sia venuta l’idea di questo documentario, e lei ha raccontato come sia nato “dall’incontro con una neuropsichiatra infantile mentre abitavo a Buenos Aires per lavoro. Mi disse che ancora non si conoscono le cause dell’autismo, e che l’unico modo per migliorare le condizioni di vita dei bambini che si trovano in questa condizione è la diagnosi precoce, fatta entro i 5 anni, che consenta di procedere subito a un percorso abilitante. Bisogna quindi saperne riconoscere i sintomi, cosa che in realtà è molto semplice -basta un questionario-, ma che in pochi sanno. Allora io ho pensato”, ha proseguito Colombo, “di far conoscere questa realtà a più persone che potevo, e che al giorno d’oggi avrei potuto ottenere dei risultati con l’unico sistema veramente immediato: cinema e tv. E’ nata quindi l’idea di questo documentario”, ha concluso, “prodotto da me e da mia sorella al di fuori di ogni logica cinematografica: io faccio altro nella vita”.
Ocho pasos adelante”, era ieri alla sua 47ma proiezione; per lo più sono avvenute in Argentina, dove la risposta del pubblico è stata ottima e dove, a livello prima di amministrazioni locali e poi nazionale, è passata nel corso di quest’anno la legge sulla diagnosi precoce dell’autismo: grazie a questa norma c’è adesso l’obbligo di una visita di controllo per tutti i bambini nei primi 18 mesi di vita. Dall’autismo non si esce, ma la cosa che funziona meglio è iniziare il prima possibile una quotidiana e costante operazione sul comportamento, in modo che i ragazzi possano avere una speranza di autonomia.

La parlamentare disabile Ileana Argentin, tra i relatori, ha affermato che non ama questa Giornata, perché “uno è disabile per 365 giorni l’anno, anche quando si spengono i riflettori”, ha aggiunto che proprio ha rifiutato di andare a tutte le altre iniziative, ma che ci teneva ad essere presente a questo appuntamento “per sottolineare il ruolo dei genitori: in relazione all’autismo dei figli si sente parlare solo di ‘genitori esasperati’, senza mai ricordare che sono anche pieni d’amore e col dubbio costante di star facendo bene o no”. La parlamentare ha poi proposto di “andare oltre la kermesse”, costituendo un tavolo di lavoro che comprenda un gruppo di genitori, l’assessore ai servizi sociali del Comune, la Camera dei deputati, per arrivare a una proposta di legge sulla diagnosi precoce. Secondo Argentin, inoltre, “dovremmo intervenire dal punto di vista culturale fin dalla scuola, e perché no, anche da prima. Dovremmo intervenie anche sulla cultura medica perché io, e lo dico da disabile, sono stanca dell’arroganza dei camici bianchi”.

Alessandra Cattoi, assessora a Scuola, infanzia e pari opportunità, ha ricordato lo sviluppo, negli ultimi 10 anni, dei servizi cittadini di promozione e inclusione sociale, portando qualche dato sulla situazione attuale: “Nella scuola dell’infanzia su 34 mila bambini ne abbiamo 1000 con disabilità, di questi 188 sono autistici. E’ una percentuale elevata, che rappresenta quasi il 20% dei bambini disabili. Le insegnanti di sostegno sono 1169. Nei nidi, invece, su 21 mila iscritti ci sono 193 bambini diasbili, di cui 10 sono autistici. Il personale dedicati ai bambini con disabilità conta 293 unità. Il rapporto è più di uno a uno, sono convinta che molti passi avanti siano stati compiuti”.

Flavia Barca, assessora alla cultura, ha portato i saluti del sindaco Ignazio Marino, e ha sottolineato come “la cultura spesso significhi vicinanza, perché spesso ci toglie la paura di quello che non conosciamo. E’ un elemento strategico per farci sentire tutti più vicini, il che è molto importante in un momento così difficile per il Paese e per la città. L’importanza della vicinanza e dell’integrazione è uno dei messaggi più importanti che noi amministratori dobbiamo dare”. (Elisa Manici)

Il trailer del FILM: http://www.redattoresociale.it/Notiziario/Articolo/450560/Autismo-dall-Argentina-un-documentario-sulla-diagnosi-precoce

4 dicembre XII Giornata Europea dei Genitori della Scuola

XII Giornata Europea dei Genitori della Scuola

12esima_giornata_199x282Il 4 dicembre 2013, dalle ore 11.00 alle ore 13.30, ha avuto luogo presso la Sala della Comunicazione del MIUR la “XII Giornata Europea dei Genitori.
Quest’anno l’evento, promosso come consuetudine in collaborazione con il Forum Nazionale dei Genitori della Scuola, è stato dedicato a “ La corresponsabilità educativa di fronte alle emergenze sociali” e si è svolto alla presenza del Ministro Maria Chiara Carrozza.

Tale iniziativa è stata un’ulteriore occasione per confermare la consueta collaborazione tra mondo della Scuola e famiglie, un’alleanza sancita in ogni istituzione scolastica con la stipula del Patto di Corresponsabilità previsto dall’art. 5 Bis del D.P.R. 235/07 (Statuto delle studentesse e degli studenti della scuola secondaria).

La giornata ha rappresentato, inoltre, un’opportunità per ribadire l’impegno a collaborare per formare le giovani generazioni e rendere i nostri ragazzi cittadini consapevoli dei propri diritti e doveri, ma anche un momento di valorizzazione delle migliori pratiche messe in campo dalle Istituzioni scolastiche e dalle Associazioni dei Genitori in tema di partecipazione delle famiglie alla vita scolastica.

LA CORRESPONSABILITÀ EDUCATIVA DI
FRONTE ALLE EMERGENZE SOCIALI

Roma, 4 Dicembre 2013

ore 10,30 Accoglienza dei partecipanti
Moderatore: Marco Castellazzi – giornalista RAI

ore 11.00 APERTURA DEI LAVORI

ore 11.00 Bilancio di un anno di impegno nella scuola e per la scuola
Roberto Gontero – Coordinatore del FONAGS

ore 11.10 Gli indicatori dell’OCSE: una bussola per tenere sotto controllo la qualità dell’istruzione
Francesca Borgonovi – Analista OCSE

ore 11.30 Educazione ai media e Cittadinanza Attiva. Il ruolo della donna attraverso i media.
Lorella Zanardo – Comitato Nuovi Occhi per Nuovi Media

ore 11.50 Testimonianza degli studenti sui laboratori didattici nell’ambito del progetto Nuovi occhi per nuovi media
Riccardo Dell’Omo e Asia Neri – Studenti delLiceo scientifico Castelnuovo(FI)

ore 12.10 Valutazione del 2013 Anno Europeo della cittadinanza (proposta del 2014 come anno della riconciliazione vita familiare/vita lavorativa)
Vittorio Calaprice – Rappresentanza in Italia della Commissione europea

ore 12.30 Intervento del MINISTRO MARIA CHIARA CARROZZA

 

Interruzione dei lavori e Brunch

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Seminario di formazione
FORAGS – Centro Italia
Regioni coinvolte:
Lazio, Umbria, Toscana, Marche, Molise, Abruzzo, Sardegna

RAPPRESENTATIVITÀ DELLA FAMIGLIA A LIVELLO NAZIONALE E REGIONALE

Moderatore: Giuseppe Pierro – Dirigente Ufficio III

ore 15.00 Tra Fonags e Forags e dintorni: alla ricerca dei luoghi della partecipazione
Davide Guarneri, insegnante e formatore, già presidente nazionale AGe

ore 15.20 Le linee guida: una risorsa per progettare la partecipazione democratica
Angela Nava Mambretti – Presidente nazionale CGD
Claudio Marcellino – Segretario nazionale FAES

ore 15.40 Confronto critico nel quadro del “sistema delle buone pratiche”: le testimonianze delle associazioni
Rita Manzani Di Goro – Presidente regionale AGE Toscana

ore 16.00 Coffee break

ore 16.15 Il sostegno del MIUR alla valorizzazione del ruolo delle famiglie
Giuseppe Pierro – Dirigente Ufficio III, Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione
Francesca Romana Di Febo – Ufficio III, Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

ore 16.45 Interventi dei partecipanti Dibattito

ore 17.30 Conclusioni

L’ISEE che colpisce le pluriminorazioni

L’ISEE che colpisce le pluriminorazioni

“Non è dato sapere se il nuovo ISEE colpirà davvero i finti poveri, visto che si basa sulle stesse fonti che consentono un’evasione fiscale stimata di 170 miliardi di euro. Di certo colpirà pesantemente le persone con pluriminorazioni quali, ad esempio, i sordociechi.”

Questo il primo secco commento di Pietro Barbieri, Presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap all’indomani della firma del nuovo regolamento ISEE che cambia le regole per l’accesso alle prestazioni sociali agevolate.

Barbieri richiama le osservazioni espresse dalla Commissione unificata della Camera, a luglio scorso, che suggerivano al Governo una serie di correzioni al nuovo regolamento ISEE. “Quelle osservazioni, che in larga misura provenivano anche da una nostra audizione, sono state solo marginalmente considerate. Si invitava il Ministero del lavoro a considerare maggiormente la condizione delle persone con disabilità plurima che percepiscono una specifica indennità per il loro stato di particolare gravità. Di questo non si trova traccia nel testo firmato da Letta. Come pure non viene contemplata la costituzione di un tavolo di monitoraggio del nuovo strumento in cui siano convocate anche le parti sociali e le rappresentanze della società civile.”

La questione che fin dall’approvazione della legge “salva Italia” (2011) ha preoccupato Cittadini e associazioni torna con tutta evidenza: nel conteggio dell’ISEE sono computate anche le provvidenze assistenziali. Pensioni sociali, indennità di accompagnamento, contributi di sostegno all’assistenza personale sono conteggiati come se fossero un reddito da lavoro o una rendita finanziaria. “È pur vero che il Ministero ha tentato di sanare questo paradosso introducendo franchigie e detrazioni, ma il vulnus rimane. Oltre al principio che la FISH non ha mai condiviso, rimangono parecchi coni d’ombra e non si considera a sufficienza che la disabilità e la non autosufficienza sono – troppo spesso – uno dei principali elementi di impoverimento delle famiglie italiane.”

Ma la FISH non aveva espresso a suo tempo un parere favorevole? “La FISH ha espresso più volte la necessità di una revisione del vecchio ISEE causa di abusi e di enorme contenzioso, oltre che di disparità territoriali. – precisa Pietro Barbieri – La Federazione si è anche resa disponibile al confronto col Ministero, proponendo e suggerendo modificazioni, miglioramenti al testo del regolamento, in parte adottati. Abbiamo tentato di limitare i danni che derivano dalla legge ‘salva Italia’ del 2011. Ma quel confronto si è interrotto un anno fa. Da allora abbiamo visto testi ed elaborazioni a cose fatte e i risultati si vedono.”

Dalla FISH arriva una doppia richiesta. La prima riguarda una correzione del Regolamento già firmato nella direzione di salvaguardare le persone con disabilità plurima. La seconda è invece rivolta al Parlamento: si elimini dalla legge “salva-Italia” quel passaggio paradossale di considerare reddito ciò che lo Stato e gli Enti locali erogano con fini puramente assistenziali a persone che già si trovano in fortissima difficoltà.

Precari della scuola: presidio perchè siano pagati subito le ferie e gli stipendi arretrati!

Precari della scuola: presidio perchè siano pagati subito le ferie e gli stipendi arretrati!

La CUB Scuola Università Ricerca invita tutti a partecipare al presidio domani,  5 dicembre, dalle 16      all’Ufficio Scolastico Regionale, Corso Vittorio Emanuele II 70

Chi ci governa non ritiene che il lavoro sia un valore, questo è certo e dimostrato da anni di precarizzazione spinta e diritti cancellati. Adesso però è diventato di moda far lavorare la gente senza pagarla, né tanto né poco. Ci sono precari che attendono ancora la retribuzione per le supplenze dello scorso anno scolastico, molti non hanno ricevuto né lo stipendio di ottobre né, tantomeno, quello di novembre. I motivi di questa gravissima disfunzione, in sostanza, si riducono ad un groviglio indistricabile tra inadempienze delle segreterie delle scuole, macchinosità del sistema informatico preposto ai pagamenti, mancata erogazione dei fondi da parte del MIUR. Ma tutto ciò non ha interesse perché in questo rimpallo di responsabilità ci rimettono solo i lavoratori.
Governanti ciechi e burocrati distratti si accaniscono contro persone costrette a lavorare saltuariamente e spesso in condizioni di disagio su posti di lavoro residui (in quartieri a rischio, con orari ridotti oppure spezzati su più sedi, ecc…).
Lo stesso accanimento si è visto per il pagamento delle ferie: dopo l’accordo estivo tra Governo e sindacati, che andava nella direzione di garantirne il pagamento ai supplenti temporanei e ai supplenti nominati sino al 30 giugno, è intervenuto il Ministero delle Finanze che ha invece negato tale diritto creando una situazione confusissima e arbitraria.
Non ne possiamo più di interventi “tecnici” che vanno in una sola direzione: sottrarre reddito  e diritti a chi lavora.
Il Governo bistratta i propri insegnanti e si scaglia contro i precari della scuola. Letta e Carrozza parlano di “svolta” nella politica scolastica dopo aver stanziato per scuola e Università la miseria di 400 milioni di euro in tre anni (circa 130 milioni all’anno), mentre la Legge di stabilità 2014, assegna 850 milioni alle missioni militari all’estero, 330 milioni agli autotrasportatori e  ben 220 milioni per le scuole non statali, quelle che dovrebbero funzionare “senza oneri per lo Stato”!
A questo governo, a questo Ministro dell’Istruzione e ai “ragionieri del Ministero dell’economia e delle Finanze non possiamo dire che una cosa sola: vergognatevi e restituite il maltolto!

Rivendichiamo l’immediata erogazione degli stipendi dei supplenti e il ripristino del pagamento delle ferie non godute.

Per la CUB Scuola Università Ricerca
Cosimo Scarinzi

Manifestazione a Roma, 11 dicembre 2013

CIDA – Manifestazione a Roma, 11 dicembre 2013

In considerazione delle pesanti misure previste a danno dei nostri pensionati dalla Manovra Finanziaria del Governo, si è ritenuto necessario organizzare una manifestazione di protesta che si terrà l’11 dicembre prossimo a Roma, dalle ore 10.30 alle ore 13.00, presso il Teatro Eliseo (via Nazionale, 183).

L’evento sarà organizzato dalla CIDA con il supporto di Federmanager, Manageritalia, FP-CIDA e CIMO.

Nel corso della mattinata sono previsti interventi dei vertici confederali e di rappresentanti dei pensionati dei settori pubblici e privati. La giornata si concluderà con una mozione che verrà consegnata ad un rappresentante del Governo presente in sala.

Nei prossimi giorni pubblicheremo maggiori dettagli.

Chiediamo la massima partecipazione per garantire il miglior successo all’evento.

Giornata europea dei Genitori

Giornata europea dei Genitori, Carrozza: “Contributo famiglie indispensabile per parlare del futuro dell’Istruzione”

“Ritengo che le associazioni dei genitori e quelle degli studenti siano due componenti fondamentali da consultare per parlare del futuro dell’istruzione in Italia. Per questo chiedo fin d’ora il vostro aiuto per la Costituente della scuola che vogliamo lanciare, chiedo il vostro contributo e la vostra partecipazione a questo grande appuntamento”. Lo ha detto il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, intervenendo stamattina alla Giornata europea dei genitori, che si è svolta presso la sede del Ministero in viale Trastevere.

“Il nostro Paese sta vivendo un momento di transizione molto difficile sia dal punto di vista economico e sociale che da quello politico. Insieme dobbiamo far sì che questa transizione avvenga verso un mondo in cui la scuola e l’istruzione siano il pilastro fondamentale per la costruzione di  una società nuova, più giusta, in cui i nostri ragazzi possano essere artefici del proprio futuro – ha aggiunto il Ministro – Se vogliamo che finalmente l’istruzione sia al centro della politica e delle politiche dobbiamo innanzitutto avere un consenso popolare sull’importanza della scuola e della cultura. Per questo il primo dovere che abbiamo è uscire dalle nostre scuole, aprirle, confrontarci con la società, riprendere il filo di un discorso forse interrotto sulla centralità dell’investimento in istruzione. Questa è la nostra prima missione, alla quale mi auguro vorrete contribuire, anche attraverso la Costituente”.

Gli studenti italiani, zimbelli del mondo

da Panorama

Gli studenti italiani, zimbelli del mondo

Secondo gli ultimi dati OCSE il sistema scolastico del Belpaese è pesantemente in ritardo

di Marco  Cubeddu

Ogni tre anni si danno le pagelle alle scuole. Secondo i dati OCSE (Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico) del nuovo test PISA (Programme for International Student Assessment) l’Italia, sorpresa sorpresa, è bocciata.

I quindicenni italiani, su 65 Paesi presi in considerazione, si piazzano al 32° posto in matematica con 485 punti (media OCSE 494), al 31° posto in scienze, con 494 punti (media OCSE 501) e al 26° posto in lettura con 490 punti su una media OCSE di 496.

Tenendo conto che la media non è data solo dalle vette cinesi ma anche dai picchi negativi di Paesi emergenti non ancora emersi, è nella sfida con i paesi occidentali di riferimento (Francia, Germania, Inghilterra) che l’Italia si vede pesantemente in ritardo.

I giovani italiani sono condannati a diventare gli zimbelli del mondo? Totalmente scemi e istupiditi come nelle apocalittiche visioni intellettualoidi?

Nel mare magnum dei dati da analizzare, sempre dall’Ocse apprendiamo che dal 2002 al 2011 sono più di 68mila i laureati italiani che sono andati in cerca di fortuna all’estero.

Una quota sarà anche andata a ricoprire lavori di bassa manovalanza. E non saranno pochi i mammoni tornati indietro con le pive nel sacco appena scoperto che senza mammà (e la sua borsetta) i soldi per campà chi te li da? Eppure, come ognuno di noi potrà riscontrare nella sua cerchia di conoscenze, è pieno di ragazzi che hanno messo a frutto una formazione scolastica italiana per avere successo in vari ambiti all’estero.

Come si spiega?

In generale l’idolatria dei test, frutto di un determinismo sociale specchio del più volgare determinismo scientifico, è difficile da debellare. Nonostante la discrepanza tra dati e test e la loro effettiva capacità predittiva riguardo l’affermazione sociale, dato che le mille sfumature umane, compreso un carattere nazionale fatto di guizzi e creatività, non sono ingrigliabili tanto facilmente.

Ma ammesso che i dati rilevati misurino realmente qualcosa (e qualcosa, non foss’altro l’ecumenismo dei commentatori, lo misurano di certo) una volta estratti, devono essere interpretati. Messi a confronto con altri dati e relativizzati.

Il fatto che la scuola italiana cada a pezzi non è un nuovo né sconvolgente. Ed è inoltre probabile che, con la mancanza di sbocchi occupazionali, anche le motivazioni allo studio dei giovani, in concomitanza con i tagli dei finanziamenti alle strutture pubbliche, produrranno una più o meno diffusa diaspora scolastica.

D’altra parte, anche visivamente, basterebbe mettere a confronto una scuola superiore italiana e paragonarla a quei meravigliosi campus anglosassoni. Come potrà mai competere?

Ma attenzione: gli americani stanno dietro. E, nonostante gli ulteriori tagli dal 2009, anno del’ultima rilevazione (otto miliardi di tagli alla scuola dal 2008 al 2011), gli studenti italiani hanno migliorato la loro posizione.

Come è possibile? Boh, dicono i dati.

L’impressione è che al di là di sancire l’ovvia ascesa cinese anche sul fronte dell’istruzione (in matematica, per esempio, si impongono i quindicenni di Shanghai, con l’inarrivabile media di 613 punti seguiti da quelli di Singapore, Hong-Kong e Taipei) conseguenza dello spostarsi del baricentro del mondo da occidente a oriente, questi dati non rivelino nulla nello specifico e soprattutto non avranno alcun riflesso sulla vita studentesca degli studenti italiani.

Il fatto che gli ottimisti sbandierino i miglioramenti rispetto al disastroso test del 2009 e i cinici ritengano una magra consolazione l’aver “fatto meno schifo del solito” dimostra che l’algebra sociale, più influenzata dalle interpretazioni che dalle rilevazioni, è tutto fuorché lineare e semplificabile.

Scuola, quest’anno “motivi locali” e polemiche per le occupazioni pre-natalizie

da Repubblica.it

Scuola, quest’anno “motivi locali” e polemiche per le occupazioni pre-natalizie

Compaiono anche i manuali su come fare. Carrozza:”Fanno male alla scuola”. Genitori a Napoli: “E’ ormai solo un rito”

Resistono le occupazioni nelle scuole italiane e le polemiche connesse. Da Bologna a Palermo, passando per Napoli e Roma, negli ultimi giorni il numero degli istituti caduti nelle mani degli studenti è cresciuto. Ma la protesta, nonostante sia ormai diffusa in tutto il territorio italiano, non sembra avere un respiro politico nazionale. Ad ottobre e novembre, in più occasioni, gli studenti sono scesi in piazza contro la politica di austerità imposta dalla Germania ai paesi dell’Unione europea e contro la legge di stabilità. I ragazzi chiedono più iniziative per il diritto allo studio e per la prima volta sentono che il loro futuro è in serio pericolo.

In questa stagione di occupazioni mancano riforme  –  come nel caso della Gelmini  –  che mettano d’accordo tutti o i “soliti” tagli operati su scuola, università e ricerca dalla legge finanziaria (che ora prende il nome di legge di Stabilità) di fine anno. E così gli studenti protestano per motivi “locali”: edifici sgarrupati – un po’ dappertutto  –  taglio dei finanziamenti da parte degli enti locali  –  accade a Bologna, dove si protesta per il temuto taglio dei fondi destinati alle assemblee d’istituto  –  o le difficoltà economiche in cui versano i singoli istituti: al nautico Cini Venier di Venezia, dove gli studenti hanno occupato l’istituto per protestare contro la mancanza di fondi per i laboratori e l’assenza di un simulatore per la navigazione.

In parecchi slogan, è presente la parola “futuro” che i ragazzi sembrano leggere con grande incertezza. L’incertezza data dai numeri della disoccupazione giovanile che in appena dieci anni è quasi raddoppiata, balzando dal 23 al 41,2 per cento. E che nel meridione d’Italia è giunta al tasso record del 48,8 per cento. Gli studenti chiedono alle istituzioni anche borse di studio universitarie per tutti coloro che ne abbiano diritto  –  e non solo per il 66 per cento  –  affitti meno cari per gli studenti fuorisede e l’abolizione del cosiddetto accesso programmato: il numero chiuso. Ma anche una politica che limiti le spese per i libri di testo alla scuola superiore, dove i primi due anni sono ormai obbligatori, e più fondi per gli istituti scolastici.

E mentre sul web spuntano manuali che spiegano agli studenti “cos’è e come si fa un occupazione”, le proteste di questi giorni fanno storcere il muso a più di qualche protagonista. Secondo la ministra dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza, “le occupazioni fanno male alla scuola”. “E’ un fenomeno di cui parlare e discutere, che viene dato per scontato, e questo fa male ai nostri stessi studenti”, ha dichiarato a margine di un vertice a Bruxelles. “Occupare la scuola  –  spiega il ministro  –  è un atto grave e importante, lo si fa quando si ha un obiettivo, ma non è nella normalità. Dovrebbe essere una cosa estrema, ma se tutti gli anni, nello stesso periodo, avvengono le occupazioni, allora è fenomeno che non va bene . E Dobbiamo anche aiutare i dirigenti scolastici ad affrontare questo tema, perché per loro è una grave responsabilità”.

Un parere condiviso da tanti genitori che non vedono di buon occhio le occupazioni. A Napoli, un gruppo di mamme e papà del Margherita di Savoia ha bollato l’occupazione come semplice “rito prenatalizio, senza costrutto, che serve soltanto a distruggere le infrastrutture scolastiche comprate con denaro pubblico e quindi di tutti”. E a Palermo si è passati dalle parole ai fatti: alcuni i genitori del liceo Umberto I si sono rivolti alle forze dell’ordine presentando un esposto. Anche i dirigenti scolastici non sanno come affrontare l’emergenza e sperano nell’appoggio delle famiglie. A Modena, la preside dell’istituti tecnico industriale Fermo Corni, Francesca Romana Giuliani, ha rivolto un appello ai genitori “perché dissuadano i figli dal partecipare all’occupazione”.

Ocse: scuola italiana sotto la media, ma migliora in matematica. E il Sud resta indietro

da Repubblica.it

Ocse: scuola italiana sotto la media, ma migliora in matematica. E il Sud resta indietro

Nell’indagine sulla preparazione scolastica, basata sui test del 2012, gli studenti rimangono sotto la media dei paesi più industrializzati ma recuperano rispetto ai dati registrati negli ultimi anni

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Quindicenni italiani in leggera crescita nei test Ocse-Pisa 2012. Ma restiamo ancora sotto la media Ocse e ai margini dei paesi industrializzati. Questa mattina, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico ha assegnato le pagelle in Lettura, Matematica e Scienze agli adolescenti di mezzo mondo: 65 paesi o economie diverse. E gli italiani, nonostante i miglioramenti rispetto all’edizione del 2009, arrancano ancora parecchio. Ogni tre anni, il Pisa (Programme for International Student Assessment) focalizza la propria attenzione su uno dei tre ambiti indagati: nel 2012 è stata la volta delle competenze in Matematica, dove ci piazziamo al 32° posto con 485 punti in media. Restano ancora tanti  –  forse troppi  –  i quindicenni al di sotto delle competenze minime in questo ambito  –  un quarto del totale  –  e troppo pochi quelli che si piazzano ai livelli più alti, al livello 5 e 6, dove troviamo appena il 9,9 per cento degli studenti italiani.

Al top, come ormai avviene da diversi anni, ci sono i quindicenni cinesi della provincia di Shanghai, con la stratosferica media di 613 punti e il 55 per cento ai livelli di competenze più alti, seguiti dai compagni di Singapore, Hong-Kong e Taipei. I primi europei sono gli studenti del piccolo Liechtenstein, seguiti da svizzeri e olandesi. Ma gli italiani, quest’anno, si tolgono la soddisfazione di sopravanzare i quindicenni statunitensi e svedesi. Il ministro Carrozza, che ha partecipato alla presentazione inviando un videomessaggio, ha espresso soddisfazione non nascondendo la preoccupazione per le aree italiane, soprattutto quelle meridionali, che esprimono performance ancora molto al di sotto della media Ocse.

Anche in Lettura e Scienze si registrano dei miglioramenti. L’Italia si piazza al 31° posto per competenze in Scienze dei propri quindicenni, con 494 punti, migliorando il 35° piazzamento del 2009 con 489 punti. Stesso discorso in Lettura  –  dove ci piazziamo al 26° posto, tre posti al di sopra del 2009  –  con 490 punti. La media Ocse non è lontana: 496 punti in Lettura, 494 in Matematica e 501 in Scienze. Ma la media tiene conto di paesi in via di sviluppo  –  come la Tailandia e l’Argentina  –  con performance molto sotto la media Ocse: 375 e 388 punti in Matematica rispettivamente. E’ nel confronto con i paesi industrializzati che l’Italia perde la partita. La Germania ci surclassa  –  514 punti in matematica, 508 in Lettura e 524 in Scienze  –  ma anche Francia e Regno Unito ci danno diverse lunghezze in tutti e tre gli ambiti.

Per coloro che vogliono invece vedere il bicchiere mezzo pieno basta confrontare le performance dei quindicenni italiani nel 2012 con quelle del 2009. L’Italia, sottolinea l’analista dell’Ocse Francesca Borgonovi, è uno dei pochi paesi europei a migliorare le proprie performance in tutti e tre i settori. E anche la sperequazione tra i risultati di coloro che si piazzano ai livelli più alti e i compagni che non riescono a raggiungere neppure i livelli minimi di

competenze si sta riducendo. I dati Ocse, sottolineano dal ministero, evidenziano anche un aspetto molto importante per la politica italiana in tempo di crisi. Non solo è infatti la spesa complessiva nell’istruzione che determina i risultati. Insomma, non è la quantità dei fondi destinati alla scuola che determina il successo ma come si spendono questi soldi. L’Italia ha infatti tagliato almeno 3 miliardi di euro negli ultimi 5 anni migliorando ugualmente i risultati.

L’Ocse promuove la scuola italiana “Sotto la media, ma miglioramenti”

da La Stampa

L’Ocse promuove la scuola italiana “Sotto la media, ma miglioramenti”

Il rapporto: crescono i risultati in matematica al Nord, bocciato il Sud

LAPRESSE

I risultati dei test Pisa sulle competenze degli studenti quindicenni, presentati oggi a Roma, mettono in evidenza il divario regionale presente in

L’Ocse «promuove» la scuola italiana. Soprattutto per l’impegno dimostrato in questi anni. Sebbene le competenze degli studenti rimangano ancora al di sotto della media Ocse, il nostro è uno dei paesi che ha registrato «i più notevoli progressi» in matematica e scienze negli ultimi anni.

Dal 2003 al 2012 i risultati ottenuti dagli studenti nei test «Pisa» sono migliorati di 20 punti in matematica e di 18 punti in scienze. Stabili, invece, ai livelli del 2000, le performance in lettura, che pure erano diminuiti a metà decennio. È quanto emerge dall’ultima indagine Ocse-Pisa sulle competenze dei quindicenni.

«Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse – commenta il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza – tuttavia siamo uno dei paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti». E se il Pd chiede che si continui ad investire per colmare i «forti ritardi» che pure permangono nella scuola italiane, i sindacati rivendicano con orgoglio che l’istruzione «è una delle parti migliori del nostro Paese», come afferma la Uil.

AUMENTANO PRESTAZIONI TOP IN MATEMATICA

Dal 2003 al 2012 sono aumentati gli studenti «più brillanti» (2,9% in più): oggi sono il 10% (13% la media Ocse) del totale, una percentuale però ancora lontana da Shanghai (55%) e Svizzera (21%). Nello stesso periodo sono diminuiti del 7% gli studenti con competenze molto basse, pur essendo ancora il 25% del totale, contro una media Ocse del 23%. La Germania si ferma al 17%, la Svizzera al 12% e Shanghai al 4%. Per quanto riguarda le scienze, la quota di studenti a basso rendimento (18,7%) è superiore alla media Ocse, ma si è ridotta del 6,6% tra il 2006 e il 2012. Le performance «top» sono invece il 6,1%: inferiori alla media, ma cresciute dell’1,5% negli ultimi sei anni.

MASCHI PIÙ BRAVI IN MATEMATICA, FEMMINE IN LETTURA

Per quanto riguarda i numeri, il gap di genere in Italia è più ampio rispetto alla media Ocse: i ragazzi superano le ragazze di 18 punti (la media è di 11 punti). «Questa per me è la spia – sottolinea Carrozza – di una questione culturale, di un gap di genere che attraversa ancora in maniera profonda il nostro paese e che va contrastato». Le studentesse però sono più brave nella lettura e superano di 39 punti il risultato dei maschi. Il divario è in linea con la media Ocse, mentre non si rilevano differenze di genere statisticamente significative nelle scienze.

RITARDI E ASSENZE INCIDONO SU RENDIMENTO, ITALIA RECORD

Tra le cause che concorrono a determinare un basso risultato nei test, secondo l’Ocse, oltre, ad esempio, al non aver frequentato la scuola per l’infanzia, ci sono anche la mancanza di puntualità e le assenze ingiustificate. In Italia il 35% degli studenti ha riferito di aver saltato almeno un’ora di scuola nelle due settimane precedenti ai test Pisa, uno su 2, il 48%, ha saltato invece almeno un giorno di scuola: «tra le più alte percentuali registrate dai paesi Ocse».

AUMENTANO IMMIGRATI, MA RESTANO INDIETRO

Tra il 2003 e il 2012 gli studenti stranieri in Italia sono aumentati del 5%: oggi sono quasi il 7,5% del totale, contro una media Ocse del 12%. Ma tra loro e i colleghi nostrani esiste un divario più ampio della media Ocse nelle competenze. Gli studenti immigrati hanno ottenuto 48 punti in meno dei loro colleghi italiani nei test Pisa di matematica (la media è di 34 punti). L’Italia, osserva l’Ocse, non ha tradizionalmente esperienza di studenti immigrati e anche per questo motivo il fenomeno è più problematico.

MA IN ITALIA PIÙ EQUITÀ

Anche se negli ultimi 10 anni le risorse per la scuola sono diminuite «dell’8%», l’Italia non ha sacrificato l’equità nell’istruzione. E la scuola pubblica funzione. Le differenze socio-economiche incidono meno sulle prestazioni rispetto alla media Ocse: in media, il 15% della variabilità nei risultati è ascrivibile alle condizioni socio-economiche della famiglia; in Italia il dato scende al 10%. «Dobbiamo guardare al nostro sistema educativo non come una spesa, ma come un investimento, perché possa continuare a svolgere questa funzione fondamentale per una società più giusta», conclude il ministro. Su questo insiste anche Francesca Puglisi, componente Pd in commissione Istruzione al Senato: ci sono «forti ritardi», «occorre investire». «Tutti i gruppi parlamentari, già dall’inizio della legislatura, concordano che i soldi spesi in istruzione sono un investimento», sottolinea infine il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria.

Soldi spesi male e poca valutazione

da Tecnica della Scuola

Soldi spesi male e poca valutazione
Il motivo per il quale la scuola italiana perde terreno sta pure nel ritardo nella valutazione delle scuole e dei prof
Un dato significativo che emerge dallo studio Ocse-Pisa sta nel fatto che in Italia la valutazione delle scuole (e quindi dei professori) è in ritardo. Nonostante un sistema di valutazione ci fosse chiesto dall’Europa nella famosa lettera dell’agosto 2011. In Italia, nel 2012, poco più della metà degli studenti dichiara che i presidi utilizzano le valutazioni per paragonare i risultati con altre scuole della loro area o a livello nazionale. E tutti i progetti per valutare istituti scolastici e personale sono per ora rimaste sperimentazioni. Non solo. In Italia poche scuole hanno autonomia nello stanziamento delle risorse e infatti, scrive Il Sole 24 Ore il 93% degli studenti in Italia frequenta scuole con dirigenti senza potere decisionale in materia di spesa per il personale. All’opposto nei paesi Ocse i presidi e gli insegnanti hanno maggiori responsabilità per selezionare, assumere, licenziare i docenti e formulare il budget della scuola e la sua ripartizione. In media nei paesi Ocse solo il 24% degli studenti frequenta scuole i cui dirigenti hanno dichiarato che solo le autorità nazionali e regionali dell’istruzione sono competenti per selezionare i professori in vista di una assunzione. In Italia il rapporto è dell’86%.

Ocse, in Italia la spesa tagliata dell’8% in 10 anni

da Tecnica della Scuola

Ocse, in Italia la spesa tagliata dell’8% in 10 anni
L’Ocse nel suo rapporto sulle competenze scolastiche dei liceali ha pure sottolineato che l’Italia è tra i rari Paesi industrializzati che hanno tagliato i fondi alla scuola tra il 2001 e il 2010. Il taglio è stato dell’8% per studente ed è avvenuto soprattutto nella parte finale del decennio
Nell’area Ocse solo Messico e Islanda hanno fatto altrettanto. Lo studio peraltro precisa che oltre un certo livello di spesa, individuato in 50mila dollari, non vi è un’evidente relazione tra la spesa per studente e la sua performance. Ad esempio, Italia e Singapore spendono entrambi circa 85mila dollari per ogni studente tra i 6 e i 15 anni, ma mentre i liceali italiani hanno un punteggio di 485 punti in matematica, i loro coetanei di Singapore arrivano a 573 punti, uno dei livelli massimi. L’Italia ha invece una performance simile a quella della Norvegia (489 punti), ma Oslo spende ben 124mila dollari per studente. In generale la spesa per studente in Italia è in linea con la media Ocse (84.416 dollari contro 83.382), in presenza di un Pil pro capite di 32.110 dollari contro un dato Ocse di 33.732 dollari. Tra i dati evidenziati dal rapporto anche il costo delle bocciature che è pari al 6,7% della spesa totale annuale nell’istruzione primaria e secondaria, ovvero 47.174 dollari per ogni studente ripetente, tra costi scolastici e costi sociali. In Italia i ripetenti sono il 17% degli studenti contro il 12% della media Ocse e sono pure aumentati del 2% tra il 2003 e il 2012, mentre in media nell’area Ocse sono diminuiti. Tuttavia, secondo Francesca Borgonovi, analista della direzione dell’Istruzione Ocse: “I ragazzi italiani di oggi hanno una preparazione pari a mezzo anno di scuola in più degli studenti del 2003”. Il nostro sistema, spiega, rispetto ad altri, “ha ancora il merito di non lasciare indietro chi è più svantaggiato”.

Carrozza: continuare a lavorare

da Tecnica della Scuola

Carrozza: continuare a lavorare
La ministra Carrozza, a Bruxelles per il Consiglio europeo, ha detto che è necessario usare i risultati Ocse Pisa come “uno strumento per migliorare le nostre politiche per l’istruzione”
I risultati dell’indagine Ocse Pisa debbono essere “da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti”. “Non possiamo trascurare il fatto che l’Italia registri risultati inferiori alla media Ocse, tuttavia -ha evidenziato – l’indagine rivela che siamo uno dei Paesi che ha registrato i maggiori progressi in matematica e scienze e questo deve essere da stimolo per continuare a lavorare per migliorare le performance dei nostri studenti”. In particolare, secondo Carrozza, occorre superare la disparità “dei risultati delle ragazze in matematica rispetto a quelli dei loro compagni maschi che fanno registrare un divario più ampio della media Ocse. Questa per me è la spia di una questione culturale, di un gap di genere che attraversa ancora in maniera profonda il nostro paese e che va contrastato”. “L’altro dato significativo -ha evidenziato ancora la ministra Carrozza- è rappresentato dalla diversità di performance in molte aree del Mezzogiorno, dove si registrano risultati in generale al di sotto della media italiana, anche se alcune regioni mostrano un trend positivo. A queste aree del nostro Paese -ha proseguito- occorre guardare con più attenzione, come abbiamo già iniziato a fare nel Decreto Istruzione, con maggiori investimenti per la lotta alla dispersione scolastica nelle aree più a rischio”.

Dati Ocse, è sempre più un’Italia a due velocità

da Tecnica della Scuola

Dati Ocse, è sempre più un’Italia a due velocità
di Alessandro Giuliani
I numeri del 2012 forniti dal Miur parlano chiaro:Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto con Olanda e Finlandia. Sicilia e Calabria giù,assieme a Romania e Bulgaria. Cosa fare per ridurre il gap? Campanelli (Uds): valutazione falsata. Centinaio (Lega Nord): abolire il valore legale del titolo di studio. Pacifico (Anief): meridione abbandonato a se stesso. Scrima (Cisl): in 10 anni gli unici con Islanda e Messico ad aver ridotto la spesa per l’istruzione. Di Menna (Uil): miglioriamo, ma servono investimenti.
Un’Italia a due velocità. È quella che emerge dall’indagine Ocse-Pisa 2012 sulle competenze degli studenti quindicenni in matematica, scienze e lettura. Con eccellenze matematiche al nord est e risultati molto al di sotto della media internazionale al sud. Trento, Friuli Venezia Giulia e Veneto al top con Olanda e Finlandia. Sicilia e Calabria giù, nelle posizioni più basse, assieme a Romania e Bulgaria. Insomma è un’Italia spaccata in due.
E i dati Ocse-Pisa scatenano reazioni diversificate: c’è chi chiede di cambiare le regole, anche quelle di valutazione. C’è chi i titoli di studio. Chi, invece, i destinatari degli investimenti.
Andiamo per ordine. Secondo Roberto Campanelli, coordinatore nazionale dell’Unione degli Studenti “le prove, svolte da 31.000 ragazzi 15enni in tutta Italia rimarcano ancora una volta la distanza tra la media Ocse e quella italiana. Aldilà dei dati, prevedibili a seguito di 10 anni di politiche di austerità sulla formazione, riteniamo che queste prove siano insufficienti a valutare lo stato dell’arte del sistema scolastico italiano e le competenze degli studenti”.
“Ad oggi purtroppo – continua il rappresentante degli studenti Uds – finiscono solo per promuovere politiche di riforma dell’istruzione che non mettono al centro gli studenti”. Per Campanelli, “valutare il sistema scolastico italiano è possibile solo ripensando la valutazione nel suo complesso. Non è possibile se si tiene conto della valutazione standardizzata, ma solo se si analizzano anche altri parametri e si incrociano altri dati: la dispersione scolastica della regione di riferimento, l’offerta formativa delle scuole, i metodi didattici utilizzati, la condizione socio-economiche di partenza dello studente, l’autovalutazione dello studente rispetto alla sua scuola e al suo percorso formativo, le condizioni socio-culturali del territorio di riferimento”.
La Lega Nord la pensa diversamente: secondo oil capogruppo della commissione cultura della Lega Nord a Palazzo Madama, Gian Marco Centinaio, l’Ocse ha certificato “ancora una volta che la secessione culturale tra Nord e Sud è una realtà. Insomma, quello che diciamo da tempo e che ci ha fatto bollare come beceri razzisti è invece una comprovata verità. Il divario tra la preparazione degli studenti del Nord e quelli del Sud è molto marcata per questo è necessario abolire il valore legale del titolo di studio che – conclude il leghista – è ormai chiaro essere un sistema di valutazione del tutto falsato”.
Di altro avviso è Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir: “i dati Ocse-Pisa sul divario Nord-Sud ci amareggiano, ma purtroppo non ci sorprendono: questi numeri – dice il sindacalista autonomo – non fanno altro che certificare il gap di investimenti che lo Stato ha riservato alle regioni, abbandonando di fatto quelle meridionali. Per tutti vale quanto è accaduto in Sicilia nel 2012, dove la mancanza di risorse e di mense scolastiche ha fatto sì che il tempo pieno nella scuola primaria è stato attivato solo per il 3 per cento degli alunni. Mentre il tempo pieno in Lombardia è presente nel 90 per cento delle scuole primarie”.
Secondo Pacifico “siamo riusciti nell’impresa di abbattere i fondi destinati a combattere l’abbandono scolastico. Con le regioni più avanti che hanno tamponato. E quelle più arretrate che stanno sprofondando. Mentre il decollo dell’apprendistato e l’obbligo formativo fino a 18 anni, le carte vincenti per sovvertire il trend – conclude il rappresentante Anief – sono rimasti solo dei progetti sulla carta”.
Una posizione meno dura, ma altrettanto critica è quella di Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola. Per il quale, ” considerato che nel periodo preso in esame (2003-2012) si sono avvicendati quattro diversi governi (il quinto, quello attuale, non entra ovviamente nella partita) va consigliata cautela”. Anche se si sono ravvisati del progressi, questi “ci portano comunque ad attestarci su posizioni inferiori alla media Ocse, mentre al nostro interno permangono gli squilibri ben noti fra aree territoriali. Una situazione ancora carica di problemi, dunque, ma che segnala una vitalità del sistema scolastico, capace nonostante tutto di ottenere risultati”.
“Sul nesso che lega quantità delle risorse investite e risultati raggiunti, è giusto che si ponga l’accento sulla qualità della spesa, prima che sulla sua entità, purché – ha aggiunto Scrima – non si pretenda di considerare quest’ultima come fattore irrilevante. Si prenda intanto atto che nel periodo considerato (2001-2010) solo Islanda e Messico fanno compagnia all’Italia come unici paesi ad aver diminuito, in area OCSE, il proprio volume di spesa in istruzione (per noi l’8% in meno) “.
Tra i commenti meno critici c’è quello di Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola: “i nostri ragazzi migliorano nelle loro capacità linguistiche e matematiche. La nostra scuola non è poi così male; è una delle parti migliori del nostro paese”, sostiene il sindacalista confederale. Che poi aggiunge: “la sfida per il Governo e il Parlamento è investire sul futuro, sostenere l’innovazione, riconoscere e valorizzare il lavoro di quei tanti insegnanti che con passione e competenza stanno facendo sforzi straordinari, considerando che, per i tagli subiti, l’Italia è ai primo posti insieme ad Islanda e Messico. Rimane un grande problema per il Sud, sintomo di una situazione di disagio profondo che deve essere affrontata come priorità da qualunque Governo”, conclude Di Menna.