Digitale, mon amour, quale fine stai facendo!
di Umberto Tenuta
DIGITALE, mon amour,
ti scrivo con tutto l’amore che di te mi ha preso il cuore, quando, nella pienezza della giovinezza, ti affacciasti alla mia vita e io ti accoglievo tra le braccia con tutto l’entusiasmo che i giovani portano nel cuore e generosamente offrono alla persona amata.
Ti ho seguito nei tuoi sogni giovanili che mai non muoiono e che, adulto, ancora ti porti nel cuore.
Ti seguo, ancora, con amore più grande, perché più grande tu sei!
Ma questo amore, come ogni amore grande, ora soffre, soffre per te, nel chiuso della mia casa, casa-scuola, nella quale ti accolgo e ti tengo sempre più vicino!
Soffre, perché tanto male ti fanno quanti ti dicono di amarti, ma ti asserviscono alle loro passate esperienze di scuola che tardano a morire.
C’è una grande forza del PASSATO[1], del passato non certamente migliore, ma di quello più consueto, più banale, più antiquato!
Come ieri utilizzavano la parola orale e la parola scritta per fare il loro mestiere di INSEGNANTI[2], ora utilizzano anche la tua parola, sì, la tua parola digitale scritta ed orale, anche ornata di icone.
Entri nelle scuole, ti fanno entrare come ospite gradito, ma ti asserviscono ai loro vieti costumi!
Ti asserviscono, ti asserviscono, e non lasciano spazio ai tuoi sogni di giovanile entusiasmo che ti porti dentro il cuore e che io grandemente amo!
Sì, mio Amato, ti asserviscono!
Ti costringono a fare quanto loro hanno sempre fatto!
Seduti sulla cattedra, anche quando utilizzano le tue LIM, così generosamente donate alle nostre scuole, tua nuova dimora.
Ti utilizzano nelle loro LEZIONI, sì lezioni[3], nelle quali mostrano anche, perché no, le tue belle immagini, i tuoi bei grafici, le tue belle parole colorate di rosso, di azzurro, di verde, ma sempre parole di cui gli alunni[4] sono chiamati ad alimentarsi, anche quando non ne hanno fame, come non di rado accade.
Al gran parlare, all’ostentato interesse che per te esibiscono, non corrisponde il grido di gioia dei giovani che le scuole frequentano, perché obbligati a frequentarle, loro malgrado!
Ho ascoltato il loro grido di gioia alla promessa di riduzione a quattro anni delle scuole superiori! Grido solitario, non accompagnato dal coro dei loro insegnanti, grido col quale essi hanno manifestato la gioia di finire presto l’obbligo di andare a scuola.
E, come non comprenderli, questi studenti[5], studenti spesso solo di nome, che altro amore di te prende fuori della scuola, sui loro Tablet, Smartphone, Notebook, PC!
Ma quanti sono gli studenti filosofi?[6]
Non amano studiare, forse, e senza forse, perchè costretti a stare seduti nei banchi, con le mani conserte, gli occhi spalancati, le orecchie che dovrebbero essere tese ma quasi mai lo sono!
Ma tu sei generoso ed offri le tue audiovideoregistrazioni, semmai nelle loro case, sotto gli sguardi imploranti dei loro genitori, ormai divenuti tutti, quasi tutti, assieme alle nonne ed alle zie, loro precettori domestici.
Tu non ti sei mai rifiutato di andare incontro ai giovani per soddisfare la loro innata curiosità[7], la loro voglia di conoscere, di fare nuove esperienze, di rubare, novelli Prometei, il fuoco agli dei!
Sì, tu hai tante volte risposto alle proposte che ti sono state fatte da chi, come Gian Giacomo[8], ti volevano come amico per aiutare Emilio a ritrovare nel bosco la strada del ritorno a casa.
E non ti sei giammai rifiutato di arricchire il Museo didattico delle bravissime sorelle Agazzi[9], così come quello, complementare, della così ingenerosamente dimenticata Maria Montessori[10].
Ma a nulla sono valsi le ricerche e le proposte che nel Secolo dei bambini[11], sono state sempre più insistentemente avanzate dai miei confratelli, nel loro disperato grido di dolore per i tanti giovani costretti ogni mattina a stare inchiodati sui sedili delle fila medievali dei banchi, per ascoltare i loro insegnanti.
Eppure, tu sei tanto generoso e ti offri per apparecchiare laboratori di apprendimento, soprattutto ai nostri giorni, con i Notebook ed i Tablet, che quasi tutti gli studenti non studenti si portano nelle tasche dei pantaloni alla moda e delle ingenerose gonnelline.
Suvvia, diamoci una scossa, mio amato DIGITALE!
Diamoci una scossa forte, molto forte, che scuota tutti, faccia aprire le orecchie e spalancare gli occhi alle Maestre, pardon, alle Professoresse di donmilianiana memoria[12], perché ti accolgano in nuove aule laboratorio, nelle quali gli studenti, non più solitari[13], stiano intorno a tavoli di tre/quattro/cinque posti, tutti intenti a fare scoperte[14].
A scoprire, così come faceva il giovane Einstein, come e perché la calamita, coi suoi poli negativo o positivo, si orienta al Nord ed al Sud!
A scoprire come e perchè il ventitrè dicembre, quando il sole è più vicino alla Terra, nel nostro Emisfero sentiamo tanto freddo.
A scoprire il perché la somma dei quadrati dei cateti del triangolo rettangolo è equivalente a quello dell’ipotenusa.
A scoprire, da soli, seppure con la guida del docente, novello Virgilio, come e perchè il futuro interiore è un futuro passato[15]!
Beh, sei tanto generoso, mio amato DIGITALE, che non disdegni certamente di dare la precedenza alle scoperte realizzate dagli studenti coi novelli materiali strutturati[16], con le vecchie ma sempre nuove cianfrusaglie delle care sorelle Agazzi.
Tu sai bene che a questi materiali un galantuomo come te deve dare sempre la precedenza.
Ma tu ami la buona compagnia degli amici studenti e, perché no, delle amiche Maestre, ed io non ne sono gelosa!
Ciao, mio amoroso DIGITALE!
[1] Il riferimento va alla Scuola dei Programmi del Positivimo pedagogico e della Riforma Gentile.
[2] Insegnante, latino, insegnare, da in − signo, tradurre in segni.
[3] Dal latino Legere, lettura (Da DELI−DIZIONARIO ETIMOLOGICO DELLA LINGUA ITALIANA, Zanichelli, Bologna,
[4] Alunno deriva da alere, alimentarsi, e quindi significa crescere,: chi si alimenta (alunno) cresce, diventa adulto (Participio passato di alere, cioè alimentato, e quindi cresciuto).
[5] Studente da studium che in latino significa anche “passione, desiderio, impulso interiore“.. Scrive F. Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura>> (Presentazione: FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998.
[6] Filosofi, coloro che amano il sapere, dal greco: philo, amore,, ophhia, sapienza, sapere (IL GRANDE DIZIONARIO GARZANTI DELLA LINGUA ITALIANA).
[7] HODKIN R.A., La curiosità innata – Nuove prospettive dell’educazione, Armando, Roma, 1978.
[8] ROUSSEAU J.-J., Emilio o dell’educazione, Mondadori, Milano, 1997.
[9] AGAZZI R., Come intendo il museo didattico, La Scuola, Brescia, 1968
[10] MONTESSORI M., La scoperta del bambino, Garzanti, Milano, 2000
[11] H. KEY, Il secolo dei fanciulli, Fratelli Bocca, Torino, 1902
[12] DON MILANI, Lettera a una professoressa, Libreria Editrice Fiorentina , 2007
[13]COOL In merito cfr. COMOGLIO M., Educare insegnando. Apprendere ad applicare il Cooperative learning, LAS, Roma, 1986; COMOGLIO M., CARDOSO M.A., Insegnare e apprendere in gruppo. Il cooperative Learning, LAS, Roma, 1996; COMOGLIO M. (a cura di), Il Cooperative learning. Strategie di sperimentazione, Quaderni di animazione e formazione, Edizioni Gruppo Abele, Torino, 1999; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., Discutendo si impara. Interazione sociale e conoscenza a scuola, NIS, Roma, 1991; PONTECORVO C. (a cura), La condivisione della conoscenza, La Nuova Italia, Firenze, 1993; PONTECORVO C., AIELLO A.M., ZUCCERMAGLIO C., (a cura), I contesti sociali dell’apprendimento.Acquisire conoscenze a scuola, nel lavoro, nella vita quotidiana, LED, Milano, 1995
[14] In merito al Problem solving cfr.: MOSCONI G., D’URSO V. (a cura di), La soluzione di problemi. Problem-solving, Giunti- Barbèra, Firenze, 1973; KLEINMUNTZ B.(a cura di), Problem solving Ricerche, metodi, teorie, Armando, Roma, 1976; DUNC-KER K., La psicologia del pensiero produttivo, Giunti-Barbèra, Firenze, 1969; WERTEIMER M., Il pensiero produttivo, Giunti- Barbèra, Firenze, 1965; DORNER D., La soluzione dei problemi come elaborazione dell’informazione, Città Nuova, Roma, 1988. Per la problematica dell’ermeneutica, cfr: GENNARI M., Interpretare l’educazione. Pedagogia, semiotica, ermeneutica, La Scuo-la, Brescia, 1992; MALAVASI P., Tra ermeneutica e pedagogia, La Nuova Italia, Firenze, 1992.
[16] In merito cfr.::UMBERTO TENUTA, L’attività educativa e didattica nella scuola elementare – Come organizzare l’ambiente educativo e di apprendimento, La Scuola, Brescia, 1989, ill., pp. 256.
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