Mobilità: siglato il contratto

Mobilità: siglato il contratto

Il giorno 17 dicembre, tra le organizzazioni sindacali e il Miur, e’ stata siglata l’ipotesi di CCNI sulla mobilità del personale docente, educativo e Ata, relativo all’anno scolastico 2014/15. Per la Uil scuola hanno partecipato Lacchei e Proietti.
Le parti si sono limitate ad apportare piccoli aggiustamenti o chiarimenti, ove necessari.
Hanno anche recepito alcuni elementi di novità introdotti dal Decreto Legge 104/13, convertito nella Legge 128/13.

In particolare:

Art. 2:

– Come stabilito dalla Legge 128/13, il blocco per la mobilità interprovinciale per il personale docente è stato portato da cinque a tre anni, pertanto potrà presentare domanda di trasferimento interprovinciale il personale docente assunto con decorrenza giuridica 1/o9/2011 o precedente.

– Il figlio che assiste il genitore con grave disabilità, pur non usufruendo della precedenza art. 7, punto V), non rientra nel blocco triennale e può partecipare  alle operazioni di mobilità interprovinciale.

– Tra i destinatari della mobilità sono stati inseriti i docenti delle classi di concorso C/555 e C/999  che, per effetto dell’art. 15, c. 9 della Legge 128/13, hanno titolo, a domanda, al transito in ad altra classe di concorso o posto.

Art. 7:

– Al punto V) dell’art. 7 relativo alle precedenze comuni, al fine di evitare problemi in fase di applicazione, sono stati riallineati il comma 1 col comma 2, relativo all’esclusione dalle graduatorie d’istituto per l’individuazione  dei perdenti posto.

Art. 21:

– Al comma 2 è stato chiarito che per i posti di sostegno nella scuola dell’infanzia e primaria l’individuazione dei soprannumerari sarà effettuata distintamente per ciascuna tipologia, così come avviene nella media di primo grado.

Art. 32:

– Sono stati resi omogenei gli articoli 31 e 32. Come avviene già per i docenti che abbiano prestato almeno tre anni di servizio nei corsi funzionanti presso le strutture ospedaliere o le istituzioni carcerarie, è stata prevista una priorità per la mobilità territoriale in tutte e tre le fasi anche per l’accesso ai corsi per l’istruzione per l’età adulta, per il personale che abbia comunque maturato almeno tre anni di servizio nei corsi serali.

Art. 44:

Al comma 2, tra i destinatari della mobilità del personale Ata, è stato inserito anche il personale docente inidoneo e gli ITP appartenenti alle classi di concorso C/555 e C/999 che, in attuazione dell’art. 15 della Legge 128/13, dovessero optare per il passaggio nei ruoli Ata.

Nelle premesse le parti hanno concordato sul l’opportunità di prevedere, per il futuro, un punteggio per i docenti che avranno acquisito i titoli per l’insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera (CLIL).
È stato anche concordato di riaprire il confronto negoziale sulla mobilità riguardante il sostegno nella scuola secondaria di II grado (area unica) alla luce di quanto stabilirà la circolare sul l’organico di diritto.

La firma definitiva del contratto avverrà al termine dell’iter di certificazione da parte degli organi di controllo preposti.
All’atto della firma definitiva, il Miur con apposita ordinanza fisserà le date di scadenza delle domande.

 

Il Ministro a Monza per la Premiazione Progetto Scuola Expo Milano 2015

Domani il Ministro Carrozza a Monza per la Premiazione Progetto Scuola Expo Milano 2015

Domani il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Maria Chiara Carrozza sarà a Monza per partecipare alla premiazione del ‘Progetto Scuola Expo 2015’ che si svolgerà al Teatro Binario 7 dalle ore 11.30. Nel corso della cerimonia il Ministro consegnerà i premi Expo alla scuola.

A seguito della premiazione si svolgerà la firma del Protocollo Expo 2015 tra Padiglione Italia e Miur alla presenza del Ministro Carrozza, di Giuseppe Sala ( Commissario Unico Delegato del Governo per Expo Milano 2015) e di Diana Bracco (Presidente della Fondazione Expo 2015 e Commissario generale di sezione per il Padiglione Italia).

Scuola, a Napoli la Giornata delle Eccellenze

Scuola, a Napoli la Giornata delle Eccellenze

Novanta studenti,  in rappresentanza dei 685 ragazzi che hanno partecipato al programma del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la valorizzazione delle eccellenze, saranno accolti e premiati a Napoli il 18 dicembre alla Città della Scienza. Olimpiadi di Informatica e di Matematica, gare di Latino, Greco e robotica, competizioni internazionali di Scienze: sono solo alcuni degli ambiti in cui si sono sfidati i giovani delle scuole italiane.

In oltre 600 sono stati premiati con una netta prevalenza maschile: 516 i ragazzi, 169 le ragazze. Con una eccezione per il latino: al Certamen Horatianum dei 10 migliori 5 sono femmine e 5 maschi. I ragazzi della rappresentanza di eccellenze della scuola italiana che saranno accolti a Napoli potranno incontrarsi fra loro, scambiarsi racconti ed esperienze, e saranno inviati a interagire con alcune  personalità rappresentative dei diversi settori della ricerca e delle professioni e con esponenti del Miur. L’evento sarà documentato e trasmesso in diretta streaming da Rai educational e sul sito del Miur e sarà l’occasione per rilanciare anche l’albo delle eccellenze, che viene aggiornato ogni anno e che raccoglie  dall’anno scolastico 2007/2008 migliaia  di studenti premiati nelle diverse competizioni nazionali e internazionali.

APPELLO AL MINISTRO CARROZZA

APPELLO AL MINISTRO CARROZZA AFFINCHÉ IL NUOVO PRESIDENTE INVALSI SIA SCELTO IN MODO DA PROSEGUIRE E RAFFORZARE L’AZIONE DELL’ISTITUTO

Il Ministro Carrozza si accinge a designare il nuovo presidente dell’INVALSI. Un’operazione attorno alla quale stanno avendo ampio spazio forze che hanno sempre osteggiato le valutazioni nazionali standardizzate. Di fronte a questo serio rischio di involuzione, autorevoli docenti universitari, insegnanti, dirigenti scolastici, uomini di cultura e persone che hanno a cuore la scuola stanno rivolgendo un forte appello al Ministro perché quanto finora realizzato sia proseguito e rafforzato. Tornare indietro sarebbe disastroso!
La cosa grave è che il bando è stato fatto uscire ora a ridosso di Natale e sarà chiuso entro le stesse vacanze natalizie. Un brutto segnale per un’operazione che dovrebbe avere il massimo della trasparenza e della visibilità. L’altra cosa sorprendente nel bando è l’identikit del candidato. Le caratteristiche indicate restringono enormemente la rosa ed escludono di fatto quel mondo da cui sono venuti gli ultimi due presidenti dell’INVALSI, i soli ad aver portato una ventata di aria nuova, facendo uscire la valutazione da quella palude nella quale era da anni collassata
In due giorni hanno firmato l’appello già 260 persone, tra cui nomi di grandissimo prestigio della cultura italiana.
Si possono visionare le firme e firmare l’appello  a questo url http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=11312

per il comitato promotore
Alessandra Cenerini
presidente ADi, Associazione Docenti e Dirigenti scolastici italiani

Invalsi, la difficile successione al vertice e la grande occasione

da Il Fatto Quotidiano

Invalsi, la difficile successione al vertice e la grande occasione

di Marina Boscaino

Incredibile, ma vero. Le cose sono andate realmente così.

Andrea Ichino è tra coloro che più hanno fatto il bello e il cattivo tempo sulla scuola negli ultimi anni; uno dei più agguerriti aedi della valutazione hard, fratello di Pietro, autore a sua volta di uno dei più colpevoli ed irresponsabili contributi alla delegittimazione della scuola pubblica, attraverso la creazione del mito del docente-fannullone, diventato luogo comune della percezione collettiva e del conseguente svilimento della nostra professione. Ichino è uno di quei bocconiani che hanno trovato la formula del successo mediatico aggredendo la scuola come fenomeno meramente economico; dimenticando chi c’è, cosa si fa, cosa si dovrebbe continuare a fare e perché lì dentro.

Autore con Daniele Checchi e Giorgio Vittadini di un documento che dette l’avvio concreto – su incarico di Gelmini – all’impervio percorso di un’idea muscolare di valutazione che quel ministro portò avanti (in ciò affiancata efficacemente dal collega Brunetta), proponeva di imporre a tutti la somministrazione delle prove Invalsi al fine di costruire un’anagrafe degli studenti che li seguisse nel loro percorso scolastico; soppressione del principio della valutazione di contesto; annullamento della competenza primaria dei docenti; inserimento nel mansionario degli insegnanti di voci non contrattualizzate;  disprezzo di presupposti determinanti per l’impianto didattico-pedagogico della scuola italiana: tutto in nome di una presunta oggettività dei test.

Con l’atteggiamento risentito di chi si vede ora sfilare il gioco da sotto le mani, Ichino ha pubblicato qualche giorno fa un patetico intervento, in cui grida al complotto, rivela al mondo intero l’infida strategia di Carrozza: sottrarre agli economisti – badate bene, nientemeno che a vantaggio dei pedagogisti! – l’egemonia sull’Invalsi e sul tema della valutazione.

Che Carrozza abbia la vocazione da rivoluzionaria, non pare proprio. Piuttosto, in una delle rare azioni che testimoniano un minimo di sensibilità nei confronti della scuola, ha nominato un comitato di 5 esperti che dovrà selezionare la rosa di candidati per la presidenza dell’Invalsi, vacante dalle dimissioni di Paolo Sestito, il 4 dicembre. Gli esperti (nessuno, ovviamente, proveniente dal mondo della scuola; ma tutti universitari indubitabilmente prestigiosi e rappresentativi – Tullio De Mauro, Benedetto Vertecchi, Clotilde Pontecorvo, Cristina Lavinio e Giorgio Israel – dai quali possiamo aspettarci certamente onestà intellettuale, oltre che competenza scientifica), in realtà – ad onta di Ichino – non sono tutti pedagogisti.  Insiste il nostro: la commissione di esperti è intenzionalmente composta da intellettuali che si sono spesi negli ultimi anni contro i test Invalsi; ecco, insomma, come – subdolamente – il ministro sta cambiando strategia nei confronti dei quiz standardizzati per la valutazione degli apprendimenti.

Ha replicato per primo l’unico pedagogista doc, Benedetto Vertecchi, con una circostanziata risposta, nella quale– così come altrove Tullio De Mauro – nega con argomentazioni inappuntabili che per la nomina del nuovo presidente dell’Invalsi vi sia un qualsivoglia orientamento prestabilito. Uno straniante senso di sollievo (a dire la condizione culturale in cui versa il Paese) hanno suscitato le parole di Vertecchi: “Quest’ossessione di parlare di competenze è una follia, perché non si può separarle dalle conoscenze. Vorrei che la scuola ritrovasse la sua autonomia e fosse in grado di esprimere una sua cultura, non quella che gli viene imposta dal mercato”. È possibile che – dopo anni di abbrutimento ragionieristico – chi avrà la responsabilità di determinare i criteri per la designazione del prossimo presidente Invalsi possa esprimere un’opinione così ricca culturalmente e politicamente? Tocca davvero a noi? Un brivido da centralità dei processi formativi e inclusivi cui non eravamo più abituati.

“Noi ci dovremo solo preoccupare che il nuovo presidente sia una persona competente e che abbia reale esperienza di ricerca valutativa, che abbia un’apertura ampia nei confronti dei sistemi educativi e uno sguardo di lungo periodo, e non solo sull’immediato. Non deve essere come un imprenditore che guarda solo ai risultati economici immediati, ma deve avere un’idea di cultura ampia e non precondizionata, che tenga conto delle diversità”.

È molto chiaro anche Giorgio Israel, che risponde inequivocabilmente ad alcuni giudizi apparsi su di lui e sul suo operato passato e futuro. So che questo non deporrà a dirimere gli evidenti preconcetti che si sono manifestati dal giorno dopo la nomina della commissione nelle menti dei mainstream. Chi – come me e come moltissimi altri – ha, però, ritenuto di non assumere una posizione iconoclasta nei confronti del tema della valutazione, ma ha scelto di informarsi, capire, approfondire, ha letto, studiato anche i testi di questi due pericolosi eversori: Israel e Vertecchi, appunto. Pertanto, quando il matematico (per la precisione, Ichino, si tratta sempre di Giorgio Israel) afferma: “Un vecchio, consunto, scorretto – ma evidentemente ancora ritenuto efficace – stratagemma per screditare è far credere che chi critica una particolare concezione della valutazione sia nemico della valutazione tout court” non dice altro che qualcosa su cui in molti, grazie anche a lui, siamo d’accordo.

Il punto sempre più evidente è che, dopo anni di egemonia di economisti di orientamento liberista sul tema della valutazione, retaggio di una lettura che considera la scuola esclusivamente dal punto di vista della ricchezza immediata che essa produce (e che pertanto ha ritenuto di poter tagliare drasticamente le risorse a suo vantaggio, essendo quel tipo di ricchezza nullo); che la considera declinandone le mansioni in termini di creazione di capitale umano, performance e produttività (che evidentemente non tengono conto di talune peculiarità che caratterizzano la scuola stessa), per la prima volta abbiamo a che fare con intellettuali che hanno posto al centro della loro ricerca il soggetto in apprendimento e che, di conseguenza, approcciano il tema della valutazione partendo da questo presupposto. La circostanza non dovrebbe sorprendere e non sorprenderebbe, se non fossimo nel pieno di un irrefrenabile ubriacatura di Pensiero Unico in chiave neoliberista, che ha agito in maniera irreversibile sul senso critico della coscienza individuale e collettiva del Paese.

L’augurio di molti di noi, insomma, è che la determinazione dei criteri per la presidenza dell’Invalsi possa costituire una buona occasione (oltre che per interrompere l’avvicendarsi di banchieri – come Cipollone e Sestito – su quella poltrona) anche per uscire dalle angustie culturali e metodologiche delle pseudo-semplificazioni neoliberiste e ricollocare il concetto e la procedura della valutazione in una prospettiva democratica, coerente con le finalità della scuola della Repubblica italiana, che non può essere oggetto di estimo contabile.

Salviamo l’Invalsi. Appello al ministro Carrozza

da Corriere della Sera

LA PARTITA DEL  NUOVO PRESIDENTE

Salviamo l’Invalsi. Appello al ministro Carrozza

L’iniziativa lanciata dal professor Ichino in difesa del l’autonomia dell’organismo per la  valutazione. Candidature entro il 7 gennaio

Si avvicina il momento della scelta del nuovo presidente dell’Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. La selezione sarà fatta tra quanti risponderanno  all’Avviso di chiamata pubblica alla candidatura pubblicato sul sito www.istruzione.it. Per la presentazione delle  candidature c’è tempo fino alla mezzanotte del 7 gennaio 2014. Saranno valutate dal Comitato di selezione la «comprovata competenza» e  la conoscenza del sistema di istruzione e formazione italiano, si legge nel bando del Miur. Ma anche pregresse esperienze di direzione di strutture ed enti di ricerca, di insegnamento, coordinamento di insegnanti, direzione di scuole, coordinamento di reti di scuole e conoscenza dell’inglese e di altre lingue straniere. Le domande  (da inviare  in formato elettronico all’indirizzo candidaturepresidenzainvalsi@istruzione.it) dovranno comprendere un documento con l’indicazione delle strategie di sviluppo e intervento dei candidati. Il Comitato di selezione esaminerà le candidature e proporrà al ministro una rosa di cinque nomi fra cui scegliere il nuovo presidente Invalsi.
ADDIO MASCHERATO AI TEST –  Sarà in quel momento che si vedrà se la figura verso cui il comitato intende orientarsi sarà di impronta tecnica o più squisitamente pedagogica. Una  questione sollevata sulle pagine del «Corriere» dal professor Andrea Ichino, che aveva  segnalato il rischio che l’avvicendamento alla guida dell’Invalsi   potesse trasformarsi in un addio mascherato ai test standardizzati per la valutazione degli studenti.     In gioco un cambio  di rotta radicale: basta con gli economisti alla guida dell’Invalsi fin dal 2007, quando Piero Cipollone (ora alla World Bank) venne messo a capo dell’istituto.

REPLICA DEI COMMISSARI E  DEL MINISTRO –  Immediata la risposta dei commissari a Ichino: «Non ne so nulla», ha detto al «Corriere» il presidente della commissione Tullio De Mauro. Più articolato il  giudizio del commissario  pedagogista Benedetto Vertecchi.  Il nuovo presidente dell’Invalsi – ha spiegato al  «Corriere» Vertecchi «non deve essere come un imprenditore che guarda solo ai risultati economici immediati, ma deve avere un’idea di cultura ampia e non precondizionata, che tenga conto delle diversità di cultura».  Giovedì scorso, nel corso di un convegno internazionale sulla valutazione, il ministro Maria Chiara Carrozza è intervenuta di persona sulla questione. Sull’Invalsi non si torna indietro,  ha detto,  c’è però la ferma intenzione di «lavorare con il coinvolgimento di tutti, della scuola e della società, per il potenziamento del sistema di valutazione. Io non credo in un governo top-down, che “impone”: dunque nessun sistema imposto dall’alto ma linee condivise». Quanto alle candidature, Carrozza ha  assicurato che sono «aperte a tutti, però voglio un profilo di alto livello, solo così diamo valore al sistema stesso».

LETTERA-APPELLO ALLA CARROZZA – Una risposta     che non ha rassicurato il professor Ichino e molti altri docenti scolastici e professori universitari  preoccupati di un possibile indebolimento dell’Invalsi.  Ne è nato un appello al ministro Maria Chiara Carrozza che finora  è stato sottoscritto, tra gli altri, oltre che dal professor Andrea Ichino  da Guido Tabellini, Francesco Daveri, Francesco Giavazzi, Pietro Ichino. Le sottoscrizioni sono aperte sul sito http://www.adiscuola.it/adiw_brevi/?p=11312. . Qui di seguito pubblichiamo il testo della lettera-appello.

APPELLO RIVOLTO AL MINISTRO CARROZZA AFFINCHÉ IL NUOVO PRESIDENTE INVALSI SIA SCELTO IN MODO DA PROSEGUIRE E RAFFORZARE L’AZIONE DELL’ISTITUTO 16 dicembre 2013 – In relazione all’apertura delle procedure per l’individuazione del nuovo Presidente dell’INVALSI, i firmatari di questo appello ritengono che l’Italia necessiti di valutazioni standardizzate e confrontabili degli apprendimenti degli studenti e dei risultati ottenuti dagli istituti scolastici e formativi e che la gestione di queste valutazioni debba essere affidata ad un organismo autonomo, scientificamente fondato ed autorevole a livello nazionale ed internazionale, in grado di fornire una fotografia attendibile della situazione del nostro sistema educativo. Si tratta di informazioni indispensabili per permettere che vengano prese le decisioni più opportune da parte degli interessati a tutti i livelli: insegnanti, dirigenti scolastici, amministratori, politici, studenti e famiglie. L’INVALSI ha intrapreso fruttuosamente questa strada, che trova peraltro riferimenti obbligati nella normativa fin qui approvata, da ultimo sfociata nel Regolamento per il Sistema Nazionale di Valutazione in materia di istruzione e formazione. Quanto fin qui realizzato dall’INVALSI va proseguito e perfezionato: ci sono margini possibili di miglioramento, ma tornare indietro sarebbe disastroso. Per questo auspichiamo che il Ministro Carrozza si adoperi affinché la futura presidenza dell’INVALSI sappia proseguire e rafforzare le azioni finora intraprese, garantendo al nostro Paese un sistema di valutazione qualificato e autonomo, all’altezza delle sfide cui l’Italia deve fare fronte.

Mobilità, il patto anti Brunetta

da ItaliaOggi

Mobilità, il patto anti Brunetta

Miur e sindacati concordi nell’ignorare i vincoli della legge

Carlo Forte

La riforma Brunetta preclude al tavolo negoziale la possibilità di pattuire accordi che dicano cose diverse da quello che è scritto nella legge. E ciò vale anche per la disciplina delle precedenze contenute nell’articolo 7 del contratto sui trasferimenti. Ma anche quest’anno le parti hanno deciso di fare finta di niente.

Secondo quanto risulta a Italia Oggi, infatti, i rappresentanti del ministero dell’istruzione e delle organizzazioni sindacali avrebbero deciso di lasciare pressoché intatto l’articolo del contratto che regola le precedenze anche in questa tornata negoziale. L’intesa dovrebbe essere sottoscritta oggi. Per velocizzare i controlli della Funzione pubblica sull’articolato, ai fini della firma definitiva, il tavolo negoziale è stato allargato ai rappresentanti di Palazzo Vidoni.

Il fatto è che dopo l’entrata in vigore della legge 15/2009 e del regolamento di attuazione, meglio noto come decreto Brunetta (decreto legislativo 150/2009), la contrattazione collettiva non può più derogare le norme di legge. E dunque le precedenze previste dal contratto, ma che non sono supportate da disposizioni di legge, sono da considerarsi inesistenti. Le precedenze, infatti, sono deroghe alla disciplina legale, che pone il principio del merito alla base di qualsiasi procedura che preveda l’attribuzione di punteggi finalizzati alla fruizione di diritti.

Le deroghe, peraltro, assumevano rilievo secondo una procedura binaria che partiva dalla disapplicazione delle disposizioni di legge e terminava con la regolazione della stessa materia tramite la stipula di apposite clausole negoziali. Venuto meno il potere di deroga della contrattazione collettiva, l’effetto non può che essere quello della rinnovata applicabilità delle disposizioni di legge non più derogabili dai contratti. Norme di legge che, è bene ricordarlo, non sono mai state abrogate. Riemerge, quindi, l’intero istituto della mobilità contenuto nella sezione III del decreto legislativo 297/94 (articolo 460 e seguenti). Che non prevede alcuna tipologia di precedenza nei trasferimenti.

Detto questo, nell’articolo 7 del contratto le precedenze a prova di ricorso sono soltanto alcune. La prima è quella destinata ai non vedenti e agli emodializzati. Perché tale precedenza è espressamente prevista in favore dei non vedenti dall’art. 3 della legge 120/1991. E per gli emodializzati dall’art.61 della legge 270/82. Quest’ultima disposizione di legge, però, prevede che tale precedenza si applichi anche «agli insegnanti non autosufficienti o con protesi agli arti inferiori». Di quest’ultima previsione non si fa menzione nel contratto. E qui scatta la prima trasfusione legislativa. Che consiste nell’introduzione automatica di questa disposizione nel contratto, anche se non è scritta. Resta in piedi anche la precedenza prevista per i portatori di handicap con invalidità superiore ai 2/3 (compresa quella per i portatori di handicap grave e di cui all’art. 33 comma 6 della legge 104/92). Idem per la precedenza che viene attribuita a chi assiste il familiare portatore di handicap grave in qualità di referente unico. Anche se, in quest’ultimo caso, il contratto necessiterebbe di una integrazione. L’articolo 33 della legge 104/92, infatti, prevede che la precedenza (e il relativo beneficio della inamovibilità d’ufficio del titolare della medesima) spetta al coniuge e al parente o all’affine fino al secondo grado. E se il coniuge o il genitore non c’è più, è invalido o ultra65enne, il diritto è esteso anche ai parenti o affini di terzo grado.

Il contratto, invece, restringe il novero degli aventi diritto al coniuge e al genitore oppure, se il genitore è totalmente inabile, al fratello o alla sorella del disabile grave.

A patto che siano conviventi o che gli eventuali altri fratelli co-obbligati risultino oggettivamente impossibilitati. Il diritto alla precedenza viene in parte recuperato in sede di utilizzazione o assegnazione provvisoria. Ma anche in questo caso si tratta di una deroga. Che non sana affatto la questione. Anzi, se possibile, la pone in evidenza, comprimendo il relativo diritto ponendogli un termine di durata annuale. Deroga che oltre tutto collide anche con l’art.601 del testo unico. E poi c’è la precedenza per i coniugi di miliari trasferiti d’autorità. Che pure è prevista da più leggi, anche se tra queste non c’è più la legge 100/87, di cui si fa menzione nel contratto. Legge ormai abrogata dall’art.2268 del decreto legislativo 66/2010 con effetti a far data dal 9 febbraio scorso. Infine resta in piedi la precedenza prevista per gli amministratori locali essendo prevista dalla legge 265/199 e dal testo unico degli enti locali. Fin qui le precedenze a prova di ricorso.

Quelle che invece dovrebbero cessare sono essenzialmente tre. La prima è quella che viene attribuita ai trasferiti d’ufficio che chiedano in via prioritaria di ritornare nella sede di precedente titolarità (art.7, comma 1 paragrafo II del contratto). La seconda è quella dei trasferiti d’ufficio che chiedono il rientro nel comune. E infine, la terza, è quella prevista per i sindacalisti che rientrano in servizio dopo l’aspettativa.

Domande per il pensionamento entro il 7 febbraio 2014

da Tecnica della Scuola

Domande per il pensionamento entro il 7 febbraio 2014
di P.A.
La Flc-Cgil comunica che sarebbero in procinto di essere pubblicati dal Miur il decreto e la circolare relativi alle procedure per la cessazione dal servizio dal 1° settembre 2014  per il personale della scuola. Il termine ultimo per la presentazione della domanda al 7 febbraio 2014
Il Più il sindacato fa presente che sta chiedendo l’estensione al 2016 della cosiddetta “opzione donna” (57 anni di età e 35 di servizio), con maturazione del diritto alla pensione entro il 31 dicembre 2015.
Ma ha pure insistito affinchè la circolare riportasse la recente normativa migliorativa delle penalizzazioni previste per chi accede alla pensione anticipata prima dei 62 anni: permessi per la donazione del sangue, per utilizzo dell’ astensione facoltativa per maternità, permessi previsti dalla legge ex 104 (in via di approvazione nella legge di stabilità).

 La FLC CGIL ha chiesto che la norma sui lavoratori salvaguardati che erano in legge 104 al 31 dicembre 2011 recepisca l’estensione alla maturazione della quota 96, oltre a quella dei 40 anni di servizio, per andare in pensione con i requisiti ante Riforma Fornero.

 Tutte le organizzazioni sindacali infine, dice sempre la Flc, hanno sollecitato un “tavolo sugli esuberi” nella scuola che licenziasse una intesa sull’applicazione all’articoloart. 17, comma 20 bis del DL 95/12 (spending review), recepito nella legge 128/13,in materia di pensionamento con i vecchi requisiti per i lavoratori appartenenti a classi di concorso in esubero

Circolari del DS: croce o delizia dell’organizzazione scolastica

da Tecnica della Scuola

Circolari del DS:  croce o delizia dell’organizzazione scolastica
di Aldo Domenico Ficara
Le circolari scolastiche di solito dovrebbero essere sottoscritte per presa visione, ma non devono essere eseguite se il loro contenuto è contrario alla legge penale. Un  aspetto importante che riguarda le circolari scolastiche e la loro sottoscrizione per presa visione da parte del personale di una scuola
A tal proposito si ricorda che le circolari scolastiche si identificano come strumenti materiali della funzione datoriale e pertanto andrebbero comunque sottoscritte per presa visione. Da qualche anno a questa parte l’art.32 della Legge n. 69 del 18 giugno 2009 consente alle Pubbliche Amministrazioni, scuole comprese, la pubblicazione nei propri siti informatici di atti e provvedimenti amministrativi con effetto di pubblicità legale, permettendo così ai Dirigenti scolastici una tempestiva notificazione agli interessati dei propri atti e provvedimenti amministrativi.  Per quanto riguarda la condivisione o meno del contenuto espresso da una circolare scolastica da parte del corpo insegnante, bisogna rifarsi all’articolo 17 del D.P.R. n. 3 del 10 gennaio 1957 (Testo unico delle disposizioni concernenti lo statuto degli impiegati civili dello Stato) che disciplina i limiti al dovere verso gli atti del proprio diretto superiore. In questo articolo del TU si evidenzia il corretto comportamento del pubblico dipendente verso le direttive dei propri superiori, e quindi anche quello dei docenti verso il loro Dirigente scolastico  A tal proposito il docente, al quale venga impartito dal proprio Dirigente scolastico un ordine che egli stesso ritenga illegittimo, deve fare in prima battuta le proprie rimostranze orali, dichiarando le ragioni addotte al diniego. Se successivamente l’ordine del Dirigente scolastico fosse rinnovato per iscritto ( ordine di servizio ), il docente ha il preciso dovere di darvi esecuzione. Il docente però non deve eseguire l’ordine del Dirigente scolastico nel caso in cui l’atto sia vietato dalla legge penale. Comunque sia, normalmente negli istituti di ogni ordine e grado la circolare scolastica ha da sempre la funzione di veicolare un ordine impartito dal Dirigente scolastico verso il personale docente e ATA, divenendo il più delle volte croce o delizia dell’organizzazione scolastica.

Sostegno, per l’Istat alunni e prof sono molti di meno…

da Tecnica della Scuola

Sostegno, per l’Istat alunni e prof sono molti di meno…
di A.G.
L’Istituto nazionale di statistica conteggia nell’anno scolastico 2012/2013 circa 149 mila gli alunni con disabilità in Italia e 67mila docenti: ma i numeri del Miur sono decine di miglia in più. Come mai questa discrepanza macroscopica?
Dopo il Miur, anche l’Istat pubblica i dati sugli alunni con disabilità. Secondo il report dell’Istituto nazionale di statistica, pubblicato il 16 dicembre, nell’anno scolastico 2012/2013 sono stati circa 149 mila gli alunni con disabilità in Italia (il 3,2% del totale): 84 mila nella scuola primaria (3%), 65 mila in quella secondaria di primo grado (3,7%). Lo studio sull’integrazione degli alunni con disabilità ha riguardato tutti gli ordini di istituti scolastici, statali e non.
L’Istati ha rilevato che nelle scuole primarie il 21,4% degli alunni con disabilità non è autonomo in almeno una delle attività indagate (spostarsi, mangiare o andare in bagno) e l’8% non è autonomo in tutte e tre le attività. Nelle scuole superiori di primo grado le percentuali sono rispettivamente del 14,7% e del 5,5%.
Gli insegnanti di sostegno rilevati dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca sono più di 67 mila: 2 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate. Circa l’8% delle famiglie ha presentato un ricorso negli anni per ottenere l’aumento delle ore di sostegno.
Resta da capire come mai i dati Istat siano fortemente sottodimensionati rispetto a quelli resi pubblici dal ministero dell’Istruzione appena un mese fa. Sia a livello di studenti, visto che per Viale Trastevere nello scorso anno scolastico hanno sfiorato quota 210mila (anziché 149mila, mancano all’appello quindi 60mila alunni). Sia a livello di corpo insegnante: i posti di sostegno per il Miur sono, infatti, oltre 110. Coprendo, almeno a livello nazionale, il rapporto ideale di 1 a 2 previsto dalla normativa vigente. L’Istat, in questo caso, è invece fermo alla quantità di posti di sostegno assimilabili all’organico di diritto. Viene da chiedersi come mai nessuno abbia fatto osservare agli statistici queste notevoli discrepanze. Non giustificate di certo dal fatto che i dati del Miur sono aggiornati ad ottobre 2013: il divario è troppo ampio per essersi formato in un paio di mesi.

Appello alla ministra Carrozza

da Tecnica della Scuola

Appello alla ministra Carrozza per il nuovo Presidente Invalsi

di P.A.
L’Adi, l’Associazione docenti italiani, rivolge un appello alla ministra dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, affinché il nuovo Presidente Invalsi sia scelto in modo da proseguire e rafforzare l’azione dell’Istituto. Quasi 80 finora le sottoscrizioni
Questo l’appello In relazione all’apertura delle procedure per l’individuazione del nuovo Presidente dell’INVALSI, i firmatari di questo appello ritengono che l’Italia necessiti di valutazioni standardizzate e confrontabili degli apprendimenti degli studenti e dei risultati ottenuti dagli istituti scolastici e formativi e che la gestione di queste valutazioni debba essere affidata ad un organismo autonomo, scientificamente fondato ed autorevole a livello nazionale ed internazionale, in grado di fornire una fotografia attendibile della situazione del nostro sistema educativo. Si tratta di informazioni indispensabili per permettere che vengano prese le decisioni più opportune da parte degli interessati a tutti i livelli: insegnanti, dirigenti scolastici, amministratori, politici, studenti e famiglie. L’INVALSI ha intrapreso fruttuosamente questa strada, che trova peraltro riferimenti obbligati nella normativa fin qui approvata, da ultimo sfociata nel Regolamento per il Sistema Nazionale di Valutazione in materia di istruzione e formazione. Quanto fin qui realizzato dall’INVALSI va proseguito e perfezionato: ci sono margini possibili di miglioramento, ma tornare indietro sarebbe disastroso. Per questo auspichiamo che il Ministro Carrozza si adoperi affinché la futura presidenza dell’INVALSI sappia proseguire e rafforzare le azioni finora intraprese, garantendo al nostro Paese un sistema di valutazione qualificato e autonomo, all’altezza delle sfide cui l’Italia deve fare fronte.

Presidenza Invalsi: entro il 7 gennaio le candidature

da tuttoscuola.com

Presidenza Invalsi: entro il 7 gennaio le candidature

Sul sito www.istruzione.it è stato pubblicato l’Avviso di chiamata pubblica alla candidatura per la presidenza dell’Invalsi, Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione. Ne dà notizia l’agenzia Dire

Il bando è stato messo a punto dal Comitato di selezione nominato dal ministro Maria Chiara Carrozza, presieduto dal professor Tullio De Mauro.

Gli interessati dovranno presentare le loro candidature entro le ore 23.59 del 7 gennaio 2014. Una comprovata competenza in materia di valutazione, con uno sguardo anche alle esperienze messe in campo da altri paesi, la conoscenza delle caratteristiche evolutive e istituzionali del sistema italiano di istruzione e formazione. Ma anche pregresse esperienze di direzione di strutture ed enti di ricerca, di insegnamento, coordinamento di insegnanti, direzione di scuole, coordinamento di reti di scuole e conoscenza dell’inglese e di altre lingue straniere saranno alcuni dei criteri su cui sarà basata la scelta del Comitato di selezione. La domanda dovrà arrivare in forma elettronica all’indirizzo candidaturepresidenzainvalsi@istruzione.it.

Elemento del tutto innovativo, i candidati dovranno presentare, come chiesto dal ministro Carrozza, un documento sintetico (massimo 12.000 battute) per spiegare le strategie di sviluppo e intervento che immaginano di mettere in campo nel caso in cui assumano la presidenza dell’Invalsi. Si potranno allegare anche pubblicazioni ritenute significative in relazione alla domanda (al massimo 5).

Il Comitato di selezione esaminerà le candidature per proporre al ministro una rosa di cinque nomi fra cui scegliere il nuovo presidente Invalsi.

Istat, oltre 67mila insegnanti di sostegno. +2mila rispetto al 2012

da tuttoscuola.com

Istat, oltre 67mila insegnanti di sostegno. +2mila rispetto al 2012

Gli insegnanti di sostegno rilevati dal Ministero dell’Istruzione, dell’università e della ricerca (Miur) sono più di 67 mila: 2 mila in più rispetto allo scorso anno. Nel Mezzogiorno si registra il maggior numero di ore medie di sostegno settimanali assegnate. Lo rileva l’Istat.

Più nel dettaglio, solamente il 67,9% degli insegnanti di sostegno della scuola primaria e il 72,5% di quelli della scuola secondaria di primo grado svolge l’attività a tempo pieno all’interno dello stesso plesso scolastico. Nella scuola primaria la percentuale più alta di insegnanti di sostegno a tempo pieno si registra nel Lazio (75,4%) e la più bassa nella Provincia autonoma di Bolzano (33,8%). Nella scuola secondaria di primo grado la percentuale più elevata si riscontra invece in Campania con il 76,4% degli insegnanti di sostegno, e la più bassa nella Provincia autonoma di Bolzano con il 52,4%.

Il numero medio di alunni con disabilità per insegnante è molto vicino, a livello nazionale, a quello che era il tetto previsto dalla Legge 244/2007 (un insegnante di sostegno ogni due alunni con disabilità): ci sono 1,8 alunni con disabilità ogni insegnante di sostegno nella scuola primaria e 2,0 nella scuola secondaria di primo grado.

Le differenze territoriali sono, però, molto marcate: la Provincia autonoma di Bolzano, per entrambi gli ordini scolastici, ha un numero maggiore di alunni per insegnante di sostegno (3,6 alunni nella scuola primaria, 4,2 nella scuola secondaria di primo grado). Il rapporto più basso si riscontra in Molise per la scuola primaria con 1,3 alunni per insegnante di sostegno ed in Molise e in Sardegna per la scuola secondaria di primo grado con 1,5 alunni.

Con riferimento alle ore settimanali di sostegno assegnate in media all’alunno con disabilità, si evidenzia un gradiente territoriale per entrambi gli ordini scolastici, con un numero di ore maggiore nelle scuole del Mezzogiorno (13,4 ore medie settimanali nella scuola primaria e 10,8 nella scuola secondaria di primo grado) ed un numero più basso di ore nelle scuole primarie e secondarie di primo grado del Centro (rispettivamente 10,2 e 8,3 ore medie settimanali).

Il Nord si colloca in una posizione intermedia, con 10,4 ore medie settimanali nella scuola primaria e 8,4 ore nella scuola secondaria di primo grado.

Dopo lo stop al finanziamento dei partiti ora tocca ai sindacati?

da tuttoscuola.com

Dopo lo stop al finanziamento dei partiti ora tocca ai sindacati?

Tra i suoi progetti riformatori il neo-eletto segretario del PD, Matteo Renzi, ha lanciato due sfide: cancellare il finanziamento ai partiti e quello ai sindacati.

Il premier Letta lo ha preso subito in parola, approvando nel primo consiglio dei ministri il decreto legge che prevede l’azzeramento graduale del finanziamento ai partiti. Ma i sindacati ricevono finanziamenti dallo Stato? Se sì, quali sono le opzioni per ridurre questa spesa?

Il finanziamento in modo indiretto c’è e le strade per ridurlo o azzerarlo sono state già studiate.

In una Nota sul finanziamento diretto e indiretto del sindacato, curata poco tempo fa da Giuliano Amato su incarico della Camera dei Deputati, sono state formulate varie ipotesi, riguardanti interventi rispettivamente sui distacchi sindacali, sui patronati (Inas, Inca, ecc.) e sui Caf (Centri di assistenza fiscale).

I distacchi sindacali sono una caratteristica del Pubblico Impiego, dove i dirigenti sindacali distaccati dal lavoro, mantengono integralmente lo stipendio, pagato però dall’Amministrazione pubblica (nel settore privato non esistono questi tipi di distacco sindacale). Sono attualmente circa 2.500 per un costo annuo, a carico delle casse statali, che sfiora i cento milioni. Alcuni anni fa la legge ne ha disposto la riduzione (erano circa 4mila).

Queste in sintesi le proposte Amato per intervenire sui distacchi:

La prima – e la più drastica – è quella di adottare nel pubblico la regola che prevale nel privato, e cioè porre a carico del sindacato la retribuzione del dipendente chiamato ad incarichi sindacali fuori dal luogo di lavoro. Va segnalato che una tale opzione, ammesso che sia tollerabile dai grandi sindacati, difficilmente lo sarebbe da quelli minori, pur rappresentativi come ad esempio i sindacati di polizia, che mai avrebbero le risorse per sostenere la spesa.

La seconda opzione è quella seguita sino ad ora, e cioè quella di ulteriori riduzioni del contingente.

La terza opzione potrebbe essere quella di incentivare i sindacati a utilizzare propri iscritti in pensione per gli incarichi direttivi fuori dai luoghi di lavoro. L’ipotesi potrebbe essere collocata nei contratti in modo da trovare in questi le appropriate modalità di incentivazione.

Infine, oltre ai distacchi nel pubblico impiego, Amato considerava (con molto scetticismo) la possibilità di ridurre o eliminare i contributi per il funzionamento dei patronati (poco meno di mezzo miliardo all’anno).

No al finanziamento dei sindacati? I possibili effetti sul comparto scuola

da tuttoscuola.com

No al finanziamento dei sindacati? I possibili effetti sul comparto scuola

Sono attualmente 2.441 i distacchi sindacali nel Pubblico Impiego, più un’altra cinquantina per la dirigenza. In base al CCNQ del 24 maggio 2013, i distacchi sono assegnati ai diversi sindacati rappresentativi di settore in base alla consistenza dei dipendenti del comparto.

La quota più consistente è assegnata al sindacato di categoria (2.012 distacchi) e una quota minore alle loro Confederazioni di appartenenza (429 distacchi).

Per il comparto scuola fino al 2008 i distacchi complessivi erano 1.099, di cui 999 direttamente al comparto e 100 alle confederazioni. Attualmente i distacchi nella scuola sono 681, di cui 613 direttamente ai cinque sindacati di categoria rappresentativi (Flc-cgil, Cisl-scuola, Snals, Uil-scuola e Gilda) e 68 alle loro confederazioni di appartenenza.

I 613 distacchi sindacali di cui beneficiano i dipendenti del comparto scuola (docenti e Ata) che svolgono attività come dirigenti sindacali sono ripartiti: Flc-cgil 186 (confederazione Cgil 20), Cisl-scuola 174 (Cisl 19), Snals 108 (Confsal 12), Uil-scuola 94 (Uil 10), Gilda 51 (CGU CISAL 6).

I 681 dirigenti sindacali distaccati dall’insegnamento e a libro paga dello Stato sono sostituiti da altrettante unità di personale precario con contratto annuale.

Se, a seguito di una legge che annulla l’onere finanziario a carico dello Stato, quei dirigenti sindacali dovessero rientrare in servizio oppure fossero posti in aspettativa sindacale non retribuita (dal sindacato di appartenenza, anziché dallo Stato, come avviene oggi) come farebbero i sindacati a svolgere la loro attività? Dovrebbero contare soltanto sugli introiti delle deleghe sindacali degli iscritti che mensilmente consentono la ritenuta diretta sullo stipendio.

Secondo i dati rilevati dall’Aran, nel comparto scuola i dipendenti hanno sottoscritto attualmente 547 mila deleghe a favore di tutti i sindacati di settore, rappresentativi e non.

La ritenuta sullo stipendio è pari, di norma, allo 0,50% per un importo annuo che si aggira sui 150 euro pro-capite. L’incasso globale, frutto esclusivo del contributo degli iscritti, è di circa 82 milioni annui (75/76 milioni per i cinque sindacati rappresentativi).

Se sarà abolito il finanziamento (indiretto) al sindacato con cancellazione dei distacchi, diventerà problematico continuare ad assicurare gli attuali livelli di prestazione.