Area V: Lettera al Min. Carrozza di intervento al MEF

Al Ministro dell’Istruzione Università e Ricerca

On. Maria Chiara Carrozza

SEDE

Le scriventi OO.SS. rappresentative del Comparto Scuola e dell’Area V -Dirigenti Scolastici-  venuti formalmente a conoscenza, in sede di informativa resa dall’Amministrazione alle OO.SS. rappresentative, del carteggio intercorso tra la Direzione Generale per la politica finanziaria e per il bilancio di codesto Ministero e l’UCB presso il MIUR circa la determinazione del fondo unico nazionale per la retribuzione di posizione e di risultato dei Dirigenti dell’Area V, da ripartire tra gli Uffici Scolastici Regionali, esprimono il proprio netto dissenso per la posizione assunta dall’UCB “…di non poter assentire all’ulteriore corso dei contratti collettivi integrativi allo stato proposti dagli UU.SS.RR per l’a.s. 2012/2013”.

Ciò nonostante l’argomentata risposta alla Nota  7694/2013 dell’UCB  fornita dalla Direzione Generale per la politica finanziaria e per il bilancio del MIUR (n. 9061 del 5/12/2013)che le OO.SS. scriventi ritengono pertinente, motivata e convincente.

Nel prendere positivamente atto della ferma posizione dell’Amministrazione di contrasto all’orientamento interpretativo dell’UCB dell’art. 9, comma 2-bis del D.L.78/2010, da cui deriverebbero un consistente arretramento della retribuzione dei dirigenti scolastici, tanto più inaccettabile a fronte dei crescenti carichi di lavoro e delle connesse responsabilità su di essi gravanti, oltre ad una immotivata diversificazione retributiva tra le diverse Regioni  derivante dal sistema di calcolo proposto dall’UCB, CISL SCUOLA, UIL SCUOLA e SNALS CONFSAL chiedono alla Signoria Vostra un autorevole e decisivo intervento politico nei confronti del Ministro dell’Economia al fine di dirimere l’accertata  difformità di posizioni tra MIUR e MEF in merito alla questione qui rappresentata.

All’esito dell’auspicato chiarimento circa l’attendibilità e la correttezza della determinazione della consistenza del Fondo Unico Nazionale per l’a.s. 2012/2013 e della conseguente ripartizione regionale come disposta dal MIUR e comunicata alle OO.SS. nell’informativa resa il 20 dicembre 2012, si sollecita pertanto a dare con ogni possibile urgenza l’ulteriore corso ai contratti integrativi nazionali.

In caso contrario le scriventi OO.SS. si vedranno costrette ad attivare le necessaria iniziative di mobilitazione, a difesa dei legittimi interessi retributivi e professionali dei dirigenti scolastici.

 

CISL  Scuola
Francesco Scrima

UIL  Scuola
Massimo Di Menna

SNALS  Confsal
Marco Paolo Nigi

FINALMENTE L’8×1000 PER L’EDILIZIA SCOLASTICA!

FINALMENTE L’8×1000 PER L’EDILIZIA SCOLASTICA!
Era naturale che con il pd al governo l’idea di utilizzare parte dell’8×1000 per l’edilizia scolastica sarebbe diventata realtà. Già nella scorsa legislatura, seppure da posizioni di minoranza, avevamo battuto in Aula, il governo Berlusconi su un odg che mi vedeva primo firmatario. Oggi si fa un passo avanti molto importante! Spiace soltanto che il mio partito, dopo esser andato in fuga in solitario per l’intera tappa, ad un passo dal traguardo si sia fatto fregare dall’ultimo arrivato.

Tonino Russo

PAS: ATTIVARLI SUBITO PER SCUOLA INFANZIA E PRIMARIA

PAS, FGU-GILDA: ATTIVARLI SUBITO PER SCUOLA INFANZIA E PRIMARIA

Il ministro Carrozza intervenga affinché le università attivino subito i Pas (Percorsi abilitanti speciali) per le scuola dell’infanzia e primaria. A lanciare l’appello è la Fgu-Gilda degli Insegnanti che denuncia il grave danno arrecato ai docenti a tempo determinato e laureati in attesa di abilitazione dell’infanzia e primaria i quali non potranno accedere ai prossimi concorsi.

“Un ulteriore elemento di gravità – afferma la Fgu-Gilda – è la nota ministeriale 13190 del 6 dicembre scorso con cui si nega il valore abilitante al diploma magistrale conseguito prima dell’anno scolastico 2001/2002, costringendo questi insegnanti a frequentare i Pas che, però, non si vogliono attivare. Per questo – conclude il sindacato – chiediamo con forza al Miur di rivedere la nota e di assegnare valore abilitante al diploma magistrale conseguito prima dell’a.s. 2001/2002”.

Ricerca, il Professor Massimo Inguscio è il nuovo presidente dell’Inrim

Ricerca, il Professor Massimo Inguscio è il nuovo presidente dell’Inrim

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Maria Chiara Carrozza, ha individuato il nuovo Presidente dell’Inrim, Istituto nazionale di ricerca metrologica. Si tratta del professor Massimo Inguscio, attuale Direttore del Dipartimento di Scienze Fisiche e Tecnologia della Materia del Cnr, Consiglio nazionale delle ricerche.

Inguscio è laureato in Fisica, ha insegnato come docente universitario a Napoli e Firenze e ha diretto due Dipartimenti del Cnr. Quello di Materiali e Dispositivi dal 2009 al 2012 e dal 2013 ad oggi quello di Scienze Fisiche e Tecnologia della Materia. Inguscio ha una lunga esperienza di ricerca sperimentale in fisica atomica, fisica molecolare e ottica, ottica quantistica, interazione luce-materia, laser, simulazione quantistica con gas ultrafreddi quantistici, sviluppo di strumentazione spettroscopica per la fisica e la chimica. E’ autore di oltre 260 pubblicazioni.

Inguscio è stato individuato attraverso una procedura che ha previsto la costituzione di un Comitato di selezione istituito lo scorso maggio e coordinato dal Professor Fabio Beltram, direttore della Scuola Normale Superiore di Pisa. Il Comitato, attraverso un Avviso pubblico, ha avviato la raccolta delle candidature. Sulla base dei curriculum pervenuti, il Comitato ha selezionato una rosa di cinque nomi da presentare al Ministro che ha individuato Inguscio come nuovo Presidente.

20 dicembre ‘Io scelgo, Io studio’

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Il ministro, presso la Sala della Comunicazione in Viale Trastevere 76/A, presenta ‘Io scelgo, Io studio’, campagna per l’Orientamento realizzata in ragione di quanto previsto dall’art. 8 della Legge 8 novembre 2013, n. 128 di conversione del decreto-legge 12 settembre 2013, n. 104, recante misure urgenti in materia di istruzione, università e ricerca

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Scuola: al via ‘Io scelgo, Io studio’ campagna Miur per l’Orientamento
Carrozza: “Bisogna aiutare i ragazzi a scegliere presto e bene”

Al via ‘Io scelgo, Io studio’, la campagna del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per l’Orientamento. Una nota di indirizzo destinata alle scuole, uno spot tv, un sito dedicato aperto al contributo di istituzioni scolastiche e studenti, una task force di esperti a disposizione dei ragazzi: questi gli strumenti in campo per aiutare chi frequenta la scuola secondaria di I e II grado a fare la propria scelta per il futuro.

La campagna fa seguito ai contenuti del dl ‘L’istruzione riparte’, promosso dal ministro Maria Chiara Carrozza e convertito in legge in Parlamento, che prevede 6,6 milioni di euro sul capitolo Orientamento. Tema  che torna ad essere affrontato in modo organico da parte del Miur. “Il futuro delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi dipende dalle loro scelte di oggi. – Spiega Carrozza – È per questo che l’orientamento deve svolgere un ruolo fondamentale all’interno dei percorsi scolastici, per aiutare gli studenti nelle loro decisioni, indicare la via migliore per seguire le proprie inclinazioni, e farlo presto, perché le sfide e la competizione che abbiamo di fronte sono ormai globali. Con le nostre indicazioni e l’investimento ad hoc previsto nel dl ‘L’Istruzione riparte’ vogliamo aiutare scuole e studenti a raggiungere l’obiettivo di scegliere presto e farlo bene”.

Il sito
Una ‘scatola’ che raccoglie tutte le informazioni primarie necessarie agli studenti per conoscere i diversi percorsi di studio e le opzioni in campo: è il sito www.istruzione.it/orientamento. Una task force di esperti risponderà via e-mail alle domande dei ragazzi che, a partire dalla home page, potranno subito trovare, grazie ad una grafica semplificata, la sezione di loro interesse. Per gli 11-13enni la navigazione si snoda fra pagine dedicate a istituti professionali, tecnici, indirizzi liceali e formazione professionale regionale. Per chi va verso il diploma il sito mette a disposizione un test di orientamento messo a punto dal Consorzio Interuniversitario AlmaLaurea e pagine di approfondimento su Alta formazione artistica e musicale, Università, Istituti tecnici superiori e mondo del lavoro. Nella sezione #iohoscelto personalità del mondo delle professioni, della scienza, dello spettacolo, racconteranno in brevi video rivolti ai ragazzi come hanno raggiunto i loro obiettivi. Tra i primi ‘orientatori’ che si sono messi a disposizione del Miur, la scrittrice Chiara Gamberale, l’astronauta Luca Parmitano, lo chef Bruno Barbieri, il regista e conduttore televisivo Pierfrancesco Diliberto, in arte Pif, volto di Mtv. Gli stessi ragazzi e le scuole potranno contribuire ad arricchire la comunità online degli orientatori raccontando le loro esperienze e buone pratiche attraverso video che saranno caricati sul canale YouTube del sito. Nella sezione ‘Collabora anche tu’ docenti e studenti potranno inviare le loro proposte per migliorare il sito. Attraverso il canale Twitter, @miurorienta, saranno promossi i contenuti del sito e sarà lanciato l’hashtag #iohoscelto per invitare la comunità web a raccontare la propria storia di orientamento e scelta di studio.

La nota di indirizzo per le scuole
Al rientro dalla pausa natalizia sarà inviata alle scuole una nota di indirizzo che indicherà a dirigenti e insegnanti come sviluppare le nuove politiche di orientamento scolastico in raccordo con il territorio, anche a seguito dei fondi stanziati e dei nuovi principi stabiliti dal dl ‘L’Istruzione riparte’. Un tutor dedicato all’orientamento in ogni istituzione scolastica, formazione dei docenti anche attraverso l’istituzione di Master specifici, creazione di un Wiki, un ipertesto pubblico, costruito on line e gestito da un gruppo di esperti in materia di orientamento aperto ai contributi della comunità professionale: sono alcune delle novità introdotte dalla nota di indirizzo. Sono previsti anche laboratori per l’acquisizione di competenze di orientamento al lavoro (Career management skills) con la presenza di imprenditori, strutture di supporto, reti e Centri interistituzionali che operino come MultiAgency di orientamento.

Lo spot
Uno spot dedicato, realizzato in collaborazione con Rai Scuola, solleciterà i ragazzi italiani ad informarsi per fare presto e bene la loro scelta per il percorso che segnerà il loro futuro. Lo spot sarà trasmesso dalla Rai nel mese di gennaio, dall’1 al 14 gennaio per 5 volte al giorno. A seguire sarà trasmesso anche dall’emittente Mtv.

Cosa prevede il dl ‘L’Istruzione riparte’
6,6 milioni per potenziare l’orientamento che dovrà essere effettuato nell’ultimo anno della scuola secondaria di primo grado e a partire già dal quarto anno della scuola secondaria di secondo.Le scuole dovranno inserire le loro proposte in merito sia nel Piano dell’offerta formativa che sul proprio sito.

Abbandono scolastico, Italia tra i 5 paesi peggiori d’Europa

da Repubblica.it

Abbandono scolastico, Italia tra i 5 paesi peggiori d’Europa

I dati della Commissione Ue: nel 2012 il tasso di rinuncia all’istruzione è rimasto alto (17,6%), in controtendenza rispetto alla media continentale del 12,7%. Numeri allarmanti nel Mezzogiorno

ROMA – L’Italia è tra i paesi peggiori d’Europa per abbandono delle aule: lascia i banchi troppo presto il 17,6% degli alunni, con punte del 25% nel Mezzogiorno. A renderlo noto è l’Anief (l’associazione che riunisce gli insegnanti italiani), che sottolinea come ci stiamo allontanando troppo dalla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa quest’anno al 12,7%, e all’obiettivo comunitario del raggiungimento del 10% entro il 2020. Sono ancora cinque le nazioni ancora molto lontane da questa meta; tra loro anche l’Italia, che per numero di 18-24enni che hanno lasciato gli studi prima del tempo è riuscita a fare peggio anche della Romania, che è al 17,4%.

“Non può consolarci sapere – continua l’Anief – sempre dalla Commissione europea, che in Spagna lasciano la scuola prima del tempo, acquisendo al massimo il titolo di licenza media, il 24,9% dei ragazzi. E che anche Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%) sono degli esempi da evitare”.

Nel quadro europeo, invece, sono sicuramente da prendere a modello quei 12 Paesi dell’Unione che hanno già raggiunto e superato l’obiettivo del 10% di dispersione, con largo anticipo. Ma anche nazioni più grandi, come Germania, Francia e Regno Unito dove, nonostante la popolazione numerosa, si è prossimi al raggiungimento della soglia.

Tornando all’Italia, la situazione risulta particolarmente critica in Sicilia, Sardegna e Campania, dove vi sono aree con punte di abbandoni scolastici del 25%. Mentre la fascia di età in cui c’è il picco degli abbandoni rimane quello dei 15 anni, quando i ragazzi frequentano il biennio delle superiori.

Ma le associazioni di categoria, oltre a constatare la drammaticità dei dati, lanciano anche una polemica nei confronti delle nostre istituzioni: “L’allontanamento dall’Europa in merito alla dispersione scolastica – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non è un dato casuale. Ma è legato a doppio filo ai tagli a risorse e organici della scuola attuati negli ultimi anni”. In particolare, secondo l’Anief, negli ultimi sei anni sono stati cancellati complessivamente 200mila posti, sottratti 8 miliardi di euro e dissolti 4mila istituti a seguito del cosiddetto dimensionamento (poi ritenuto illegittimo dalla Consulta). “Ora -sottolinea Pacifico – siccome è scientificamente provato che i finanziamenti sono correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono: più si taglia e più la dispersione aumenta”.

Dall’associazione fanno sapere anche che s’inizia a registrare un calo dell’interesse alla formazione anche in ambito universitario, con le immatricolazioni che sono scese al 30% dei neo diplomati. Anche in questo caso, polemizza l’Anief, punta il dito sulla progressiva riduzione del personale docente e dei corsi di laurea. E alla perdita dei ricercatori, sempre più orientati verso l’estero. Con il risultato che il numero di giovani che oggi raggiunge la laurea rimane tra i più bassi dell’area Ue.

Come se non bastasse, poi, in Italia la spesa in istruzione è sempre più misera: tanto che (dati Ocse alla mano) il nostro Paese si piazza per investimenti nella scuola al 31esimo posto tra i 32 considerati. Solo il Giappone fa peggio di noi. Per non parlare degli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi: con 32.658 dollari l’anno nel 2010 nella scuola primaria (contro i 37.600 della media Ocse), 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e 36.600 nella secondaria superiore contro 41.182 dell’area Ocse.

Italia tra i 5 peggiori d’Europa per l’abbandono scolastico

da La Stampa

Italia tra i 5 peggiori d’Europa per l’abbandono scolastico

Lascia i banchi troppo presto il 17,6% degli alunni, con punte del 25% al Sud
L’Italia è tra i 5 Paesi peggiori d’Europa per abbandono delle aule: lascia i banchi troppo presto il 17,6% degli alunni, con punte del 25% nel Mezzogiorno. A renderlo noto è l’Anief, che specifica che “così ci allontaniamo troppo dalla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%, e all’obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020”. “Secondo la Commissione europea – spiegano dall’Anief – nel 2012 in Italia il tasso di abbandono scolastico ha continuato a rimanere alto: rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%, e all’obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020, ci sono ancora cinque Paesi ancora molto lontani dalla meta. Tra questi figura l’Italia, oggi al 17,6%, che per numero di 18-24enni che hanno lasciato gli studi prima del tempo è riuscita a fare peggio anche della Romania, che è al 17,4%”.

“Non può consolarci sapere – continua l’Anief – sempre dalla Commissione europea, che in Spagna lasciano la scuola prima del tempo, acquisendo al massimo il titolo di licenza media, il 24,9% dei ragazzi. E che anche Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%) sono degli esempi da evitare. Mentre sono sicuramente da prendere in considerazione quei 12 Paesi dell’Unione che hanno già raggiunto e superato l’obiettivo del 10% di dispersione. E pure Germania, Francia e Regno Unito, quasi prossimi al raggiungimento della soglia. Ma come rilevato di recente da Eurostat, anziché pensare agli altri è giunto il momento di tornare ad investire: la situazione risulta particolarmente critica in Sicilia, Sardegna e Campania, dove vi sono aree con punte di abbandoni scolastici del 25%. E il periodo più a rischio abbandono rimane quello dei 15 anni, quando i ragazzi frequentano il biennio delle superiori”.

“L’allontanamento dall’Europa in merito alla dispersione scolastica – ha detto Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non è un dato casuale. Ma è legato a doppio filo ai tagli a risorse e organici della scuola attuati negli ultimi anni. In particolare negli ultimi sei, quando sono stati cancellati complessivamente 200mila posti, sottratti 8 miliardi di euro e dissolti 4mila istituti a seguito del cosiddetto dimensionamento (poi ritenuto illegittimo dalla Consulta). Ora, siccome è scientificamente provato che i finanziamenti sono correlati al successo formativo, questi dati non sorprendono: più si taglia e più la dispersione aumenta”.

Dall’associazione fanno sapere inoltre che “il calo di interesse si è manifestato anche all’università, cui ormai si iscrive appena il 30% dei neo diplomati. Anche in questo caso, stavolta a seguito della Legge 240/2010, abbiamo assistito alla progressiva riduzione del personale docente e dei corsi di laurea. E alla perdita del ricercatore. Con il risultato che il numero di giovani che oggi raggiunge la laurea rimane tra i più bassi dell’area Ue. Come se non bastasse, in Italia la spesa in istruzione è sempre più misera: tanto che (dati Ocse) il nostro Paese si piazza per investimenti nella scuola al 31esimo posto tra i 32 considerati. Solo il Giappone fa peggio di noi. Per non parlare degli stipendi degli insegnanti, tra i più bassi: con 32.658 dollari l’anno nel 2010 nella scuola primaria (contro i 37.600 della media Ocse), 35.600 dollari nella scuola media (39.400 Ocse) e 36.600 nella secondaria superiore contro 41.182 dell’area Ocse”.

Il problema – continua Pacifico – è che invece di investire nella formazione, in professionalità, in tempo scuola, in competenze, ad iniziare da quelle nell’Ict, senza dimenticare l’apprendistato, in Italia si continua a considerare l’istruzione un comparto da cui sottrarre risorse. Invece è un settore chiave e deve necessariamente risalire la china. Assieme – conclude il sindacalista Anief-Confedir – ad artigianato, turismo e nuove tecnologie”.

Fondi per retribuire i supplenti

da Tecnica della Scuola

Fondi per retribuire i supplenti
di P.A.
Fondi alle scuole per pagare i supplenti assegnati per ora solo sulla carta. Per gli effetti pratici bisogna aspettare a gennaio
Tuttavia, a causa di una modifica delle procedure, l’effettiva erogazione delle somme sarà effettuata sui POS delle scuole a gennaio. Un’altra nota, 13650, fa pure chiarezza sull’applicazione dei disposizioni contrattuali con ricadute sulla retribuzione del personale assunto con contratto a tempo determinato. Il MIUR, fa sapere CislScuola, ha fornito forniscono chiarimenti, con cui si risolvono a favore del personale supplente tutte le diatribe sorte in questi anni a fronte di ambiguità, dubbi e confusioni interpretative riscontrate nei comportamenti di dirigenti scolastici e uffici territoriali: retribuzione del sabato e della domenica ai supplenti che lavorano per l’intero orario settimanale, anche su più scuole; decorrenza economica dei contratti di supplenza dal 1° settembre anche se festivo e dal primo giorno di proroga senza soluzione di continuità anche se ricadente in giorno non lavorativo; diritto a 32 giorni di ferie dopo tre anni di servizio (minimo 180 giorni per anno) anche ai supplenti; diritto al pagamento del periodo di sospensione delle lezioni per supplenze iniziate 7 giorni prima e prorogate per almeno 7 giorni dopo (artt. 40 e 60 del CCNL).

Gli auguri del Ministro, ovvero l’elogio del talento

da Tecnica della Scuola

Gli auguri del Ministro, ovvero l’elogio del talento
di Reginaldo Palermo
Originali auguri inviati dal ministro Carrozza al personale della scuola. Si tratta di una citazione del Marchese di Condorcet, filosofo illuminista francese che propone un  vero e proprio “elogio del talento” . Non si escludono le polemiche.
In queste ore tutti i docenti e i dirigenti scolastici d’Italia stanno ricevendo sulla propria casella di posta elettronica gli auguri natalizi del Ministro Carrozza che si segnalano se non altro per originalità, anche se se non c’è da escludere che possano suscitare qualche polemica. Il biglietto augurale, semplicissimo dal punto di vista grafico, riporta infatti una citazione tratta dall’ Elogio dell’istruzione pubblica del Marchese di Condorcet, uno dei massimi filosofi dell’illuminismo francese. Questo il testo completo della citazione: “E’ impossibile che un’istruzione, anche uguale, non aumenti la superiorità di coloro che dalla natura sono stati più favoriti. Ma, per mantenere l’uguaglianza dei diritti, basta che questa superiorità non apporti una dipendenza reale, e che ciascuno sia tanto istruito da esercitare da se stesso, e senza sottomettersi ciecamente alla ragione altrui, quelli che la legge gli ha garantito. Allora la superiorità di alcuni uomini, lungi dall’essere un male per coloro, i quali non hanno ricevuto i medesimi vantaggi, contribuirà al bene di tutti; e i talenti, come le cognizioni, diverranno il patrimonio comune della società” Insomma, un vero e proprio “elogio del talento” e, se vogliamo, anche del “merito” intesi però come strumenti e doti da mettere a disposizione degli altri e dell’intera società. Difficile dire se l’idea del Ministro sarà apprezzata o se, al contrario, provocherà polemiche e proteste. Lo vedremo nelle prossime ore.

La Gelmini non doveva ridurre le ore di laboratorio: ora ridatecele!

da Tecnica della Scuola

La Gelmini non doveva ridurre le ore di laboratorio: ora ridatecele!
di A.G.
Appello della Fgu-Gilda degli Insegnanti in occasione delle imminenti scadenze per la definizione degli organici. Secondo il sindacato autonomo, occorre rivedere l’impianto della riforma che, a quattro anni dal suo avvio, ha dimezzato o addirittura eliminato le ore di tecnico-pratiche. Serve anche più tutela per gli Itp.
Le ore di laboratorio non andavano ridotte. A sostenerlo è la Fgu-Gilda degli Insegnanti in occasione delle imminenti scadenze per la definizione degli organici e alla luce della sentenza con cui l’8 aprile scorso il Tar del Lazio ha giudicato illegittimi i tagli all’orario degli istituti tecnici e professionali.
Secondo il sindacato autonomo, occorre necessariamente rivedere l’impianto della riforma Gelmini che, a quattro anni dal suo avvio, ha dimezzato o addirittura eliminato le ore di didattica in laboratorio affidate agli insegnanti tecnico pratici.
“Nello specifico – spiega La Fgu-Gilda – è necessario ripristinare il numero delle ore di attività di laboratorio pari o quantomeno rapportabili dignitosamente al monte ore previsto prima del riordino. Inoltre va estesa a tutti gli ordini di scuola l’attivazione degli uffici tecnici con l’inserimento della figura dell’insegnante tecnico pratico, sulla base del proprio campo di specializzazione. Infine – conclude il sindacato – bisogna dare la possibilità ai docenti Itp in possesso dei requisiti per altri insegnamenti di accedere, se lo richiederanno, ad altre classi di concorso”.
La richiesta è fatta. Ora c’è da capire se al ministero dell’Istruzione abbiano voglia e tempo per confrontarsi sull’argomento. Di sicuro, il rischio che i forti vincoli economici, imposti dal Mef, possano prevalere su tutto il resto esiste. Ma è anche compito dei sindacati cercare di non rompere definitivamente con il sindacato.

Acque agitate fra i sindacati della scuola

da Tecnica della Scuola

Acque agitate fra i sindacati della scuola
di R.P.
La Flc-Cgil scrive al Ministro senza coinvolgere gli altri sindacati che, a questo punto, non  seguono il sindacato di Pantaleo sulla protesta per la riduzione del salario accessorio dei dirigenti scolastici.
Acque agitate fra i sindacati scuola. Lo si capisce da come si sta sviluppando la vicenda dei contratti integrativi regionali dei dirigenti scolastici. La questione, in realtà, non è di oggi: già da tempo, infatti i contratti integrativi sulla retribuzione accessoria dei dirigenti scolastici sono stati bloccati dall’Ufficio Centrale del Bilancio presso il Miur che interpreta la norma dell’articolo 9 del DL 78/2010 in modo diverso rispetto alla Direzione Generale del Personale del Miur. Il problema è esploso nelle ultime ore: nella giornata del 18 dicembre la Direzione del personale, incontrando i sindacati dell’Area V, aveva garantito di aver scritto all’Ufficio Bilancio per chiedere di dare corso ai contratti regionali.  Ma subito dopo da questo secondo ufficio è arrivata la risposta: “Non se ne parla proprio”. Immediata la protesta dei sindacati dei dirigenti scolastici che però stanno andando avanti in  ordine sparso pur essendo tutti d’accordo nel merito della questione. E così l’Anp in una lettera indirizzata alla Presidenza del Consiglio chiede l’intervento del Governo e dichiara lo stato di agitazione proprio perché la decisione dell’Ufficio Bilancio si traduce nei fatti in una decurtazione della retribuzione accessoria di almeno 2mila euro lordi nonostante che nel frattempo i carichi di lavoro dei dirigenti scolastici siano aumentati. Anche la Flc-Cgil ha scritto al Presidente Letta mentre gli altri sindacati (Cisl, Uil e Snals) preferiscono aspettare. Il motivo è presto detto. Pare che a Cisl, Uil e Snals non sia piaciuta per nulla l’iniziativa assunta dalla Flc-Cgil sulla questione della riduzione dei fondi del MOF. Il sindacato di Pantaleo, infatti, pur avendo sottoscritto con tutte le altre organizzazioni sindacali l’accordo di fine novembre un accordo che di fatto per congela una quota consistente del fondo di istituto per garantire il riconoscimento degli scatti di anzianità, ha scritto nei giorni scorsi al Ministro per chiedere di reperire nuove risorse per scatti di anzianità e fondo di istituto. Il fatto è che la Flc-Cgil ha scritto al Ministro senza concordare l’iniziativa con gli altri sindacati che ora hanno deciso di andare per la propria strada sulla questione dei contratti regionali dei dirigenti scolastici. Beghe interne, insomma. Peccato che questa non sia la strada migliore per far aumentare il potere contrattuale dei sindacati nei confronti del Governo.

Sempre meno iscritti alle superiori, quasi 2 su 10 fermati al primo anno

da Tecnica della Scuola

Sempre meno iscritti alle superiori, quasi 2 su 10 fermati al primo anno
di Alessandro Giuliani
A sostenerlo è l’Istat, attraverso l’Annuario 2013: nell’a.s. 2011/12 si sono persi 7.800 allievi. Ma non è una novità: la tendenza negativa è al quarto anno consecutivo. In compenso la scolarizzazione è passata in 12 mesi dal 90% al 93%. Ma la Commissione europea ricorda che nello stesso periodo l’Italia è stata tra le peggiori cinque d’Europa (su 28) per abbandoni: lasciano i banchi troppo presto il 17,6% di alunni contro la media Ue del 12,7%.
Nell’anno scolastico 2011/2012 il numero di studenti iscritti alle scuole superiori si è complessivamente ridotto di circa 4.600 unità rispetto a quello precedente. A sostenerlo è l’Istat, attraverso l’Annuario 2013. Nel rapporto annuale, l’istituto di statistica ha quantificato in 8.961.159 gli studenti iscritti. Con la riduzione di alunni confermata per il quarto anno consecutivo. A scendere di numero sono soprattutto gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-7.800 unità circa).
L’Istat ha anche rilevato che il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, mentre presenta una ripresa – dal 90% del 2010/2011 al 93% – quello della scuola secondaria di secondo grado.
Considerando tutti gli ordini scolastici, l’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore raggiunge il 34,9% (34,5% nel 2010/2011), mentre sale all’11,8% la quota di chi possiede un titolo di studio universitario (11,2% nel 2010/2011).
Tuttavia, c’è poco da gioire: secondo la Commissione europea, nel 2012 in Italia il tasso di abbandono scolastico ha continuato a rimanere alto: rispetto alla media dei 28 Paesi dell’Ue, scesa al 12,7%, e all’obiettivo del raggiungimento del 10% entro il 2020, ci sono ancora cinque Paesi ancora molto lontani dalla meta. Tra questi figura l’Italia, oggi al 17,6%, che per numero di 18-24enni che hanno lasciato gli studi prima del tempo è riuscita a fare peggio anche della Romania, che è al 17,4%.
“Non può consolarci sapere – rileva l’Anief – che in Spagna lasciano la scuola prima del tempo, acquisendo al massimo il titolo di licenza media, il 24,9% dei ragazzi. E che anche Malta (22,6%) e il Portogallo (20,8%) sono degli esempi da evitare. Mentre sono sicuramente da prendere in considerazione quei 12 Paesi dell’Unione che hanno già raggiunto e superato l’obiettivo del 10% di dispersione. E pure Germania, Francia e Regno Unito, quasi prossimi al raggiungimento della soglia”. Il numero di alunni che lasciano gli studi troppo presto risulta particolarmente alto “in Sicilia, Sardegna e Campania, dove vi sono aree con punte di abbandoni scolastici del 25%. E il periodo più a rischio abbandono rimane quello dei 15 anni, quando i ragazzi frequentano il biennio delle superiori”.
“L’allontanamento dall’Europa in merito alla dispersione scolastica – ha commentato Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – non è un dato casuale. Ma è legato a doppio filo ai tagli a risorse e organici della scuola attuati negli ultimi anni”.
Tornando ai dati Istat, per quanto riguarda gli esami di terza media, l’istituto nazionale di statistica ha rilevato che sono superati dalla quasi totalità degli studenti (99,5%). Però, solo il 6% supera l’esame con il voto più alto, mentre il 58,2% consegue il titolo con un voto uguale o inferiore al ‘sette’.
A proposito del numero di alunni respinti, invece, l’Istat ha calcolato che quelli che ripetono l’anno nelle scuole secondarie di secondo grado sono il 6,3% degli iscritti (7,9% maschi e 4,5% femmine): le ripetenze scolastiche sono maggiori nel passaggio dal primo al secondo anno. Infatti, in questo periodo formativo superiore la percentuale di alunni respinti sale al 17,5%. Una percentuale che attraverso delle attività di orientamento più incisive si potrebbe sicuramente ridurre.

Chi ha ancora paura dell’Invalsi?

da Tecnica della Scuola

Chi ha ancora paura dell’Invalsi?
di Pasquale Almirante
La Voce.info entra nel merito della valutazione Invalsi, dopo le dimissioni da presidente dell’Istituto di Paolo Sestito e la nomina di una commissione ministeriale incaricata di selezionare i candidati
Ma l’aspetto più importante, più che la presidenza, è il processo di valutazione del nostro sistema scolastico e l’utilizzazione di misure oggettive delle competenze acquisite dai ragazzi, con tutti gli interrogativi sottesi alla possibilità che l’Invalsi riesca a continuare le importanti iniziative di misurazione degli apprendimenti fin qui attuate e cominci a operare come perno del sistema nazionale di valutazione (Snv). Le rilevazioni Invalsi sulle competenze acquisite al termine dei vari cicli dell’istruzione d’obbligo hanno consentito che anche l’Italia disponesse di affidabili informazioni oggettive sulle quali basare meditate analisi dei punti di forza e di debolezza delle singole scuole, pacate riflessioni sulle capacità del sistema scolastico, nel suo complesso, di trasmettere saperi indispensabili per partecipare alla vita associata e – questione, forse, ancora più importante – rigorose valutazioni della capacità delle singole misure di politica scolastica di raggiungere gli obiettivi formativi che esse si erano prefisse. Tuttavia, sottolinea La Voce, nostro paese, il dibattito su tutti questi temi è stato preda di pregiudizi ideologici e di sentenziosità arbitrarie, tralasciando il fatto più importante e cioè che anche in Italia si cominciassero a esprimere opinioni sulla scuola fondate sui fatti. Si può discutere se altre competenze, oltre a quelle fin qui considerate dall’Invalsi, dovrebbero essere fatte oggetto di analisi. E si può discutere su quali siano gli strumenti di misurazione più adeguati, ma senza la raccolta di solide informazioni oggettive e standardizzate sugli apprendimenti di chi frequenta i vari ordini e gradi del nostro sistema scolastico, nulla potrebbe essere fatto per porre rimedio a sue eventuali carenze formative, o di sue singole componenti, né diffondere le buone pratiche organizzative, pedagogiche e didattiche poste in atto da dirigenti e insegnanti. Per continuare in questa sua essenziale funzione di documentazione e di analisi del funzionamento del nostro sistema scolastico e per completarla, l’Invalsi abbisogna, oltre che di un vertice competente, di accrescere le proprie risorse scientifiche e tecniche e la propria strumentazione informatica, potenziando il suo personale e le sue dotazioni strumentali, l’innesco dei processi di autovalutazione, di valutazione esterna e di rendicontazione sociale delle singole scuole e del sistema scolastico nella sua interezza. Tuttavia rimane sempre un lato oscuro nei meandri di questo ragionamento, che a livello teorico è inoppugnabile, ma che si opacizza proprio sui livelli cosiddetti ideologici. Il timore più apparente dei docenti sta infatti nell’uso che di questi risultati se ne possa fare da parte di chi li gestisce, sfruttandoli sia in termini vessatori e sia di favore agevolante, con l’implementazione di graduatorie meritocratiche che non renderebbero un buon servizio alla serenità delle scuole. Ed è lo stesso dibattito politico-ideologico che fa innalzare le barricate dei sospetti, considerato che, per esempio, è tra gli obiettivi della destra quello di favorire le scuole private per cui qualsiasi mancanza pubblica, come è avvenuto finora, è servita come grimaldello per valorizzare il privato, mentre lo sfruttamento degli stessi docenti come vigilanti delle prove ha contribuito ad esasperare il già pesante lavoro d’aula.

Ipotesi contratto per risorse aree a rischio

da Tecnica della Scuola

Ipotesi contratto per risorse aree a rischio
E’ stata siglata il 18 dicembre e definisce criteri e parametri di attribuzione, per l’a.s. 2013/2014, delle risorse per le scuole collocate in aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica.
Come fa sapere la Cisl Scuola, a seguito del monitoraggio realizzato dalla Direzione generale per lo studente del Miur sono stati confermati gli indicatori e i parametri utilizzati per la ripartizione delle risorse finanziarie elaborati per lo scorso anno scolastico; conseguentemente è stata determinata la ripartizione in percentuale dell’importo complessivo di 29,73 milioni di euro, assegnando la dotazione spettante a ciascuna delle Regioni come da allegato all’ipotesi di contratto collettivo integrativo nazionale inerente le aree a rischio educativo, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica, siglata dai rappresentanti dell’Amministrazione e dei sindacati in data 18 dicembre 2013. Ora saranno i “tavoli” delle contrattazioni integrative regionali a determinare i bandi e l’individuazione delle istituzioni scolastiche destinatarie dei fondi.

Istat: meno iscritti alle superiori

da tuttoscuola.com

Il calo è di 7.800 studenti (a.s. 2011-2012)

Istat: meno iscritti alle superiori

Sono 8.961.159 gli studenti iscritti all’anno scolastico 2011/2012, circa 4.600 in meno rispetto a quello precedente; per il quarto anno consecutivo, a scendere sono soprattutto gli iscritti alle scuole secondarie di secondo grado (-7.800 unità circa).
Lo rileva l’Istat nell’Annuario statistico italiano 2013 da cui emerge che il tasso di scolarità si attesta ormai da qualche anno intorno al cento per cento per la scuola primaria e per la secondaria di primo grado, mentre presenta una ripresa – dal 90% del 2010/2011 al 93% – quello della scuola secondaria di secondo grado.
I giovani che ripetono l’anno nelle scuole secondarie di secondo grado sono il 6,3% degli iscritti (7,9% maschi e 4,5% femmine). La selezione scolastica è più forte nel passaggio dal primo al secondo anno: infatti, la percentuale di alunni respinti sale al 17,5%.
Gli esami di terza media sono superati dalla quasi totalità degli studenti (99,5%); tuttavia, solo il 6% supera l’esame con il voto più alto, mentre il 58,2% consegue il titolo con un voto uguale o inferiore al ”sette”. L’aumento della scolarizzazione ha prodotto, nel corso degli anni, un costante anche se lento (troppo lento)  innalzamento del livello di istruzione della popolazione italiana: la quota di persone con qualifica o diploma di scuola secondaria superiore raggiunge il 34,9% (34,5% nel 2010/2011), mentre sale all’11,8% la quota di chi possiede un titolo di studio universitario (11,2% nel 2010/2011).