Ma la scuola può aiutare proprio i ragazzi più difficili»

da Il Messaggero

Ma la scuola può aiutare proprio i ragazzi più difficili»

Così Eraldo Affinati, scrittore di successo, insegnante di italiano presso la Città dei ragazzi, a Roma, e da sempre impegnato nel recupero dei ragazzi difficili

   L’INTERVISTA ROMA «Anche se viviamo nel Paese di Cesare Beccaria, dobbiamo ancora imparare quello che lui scrisse nel 1764 e cioè che la pena non dovrebbe tendere alla punizione, ma alla rieducazione del condannato». Così Eraldo Affinati, scrittore di successo, insegnante di italiano presso la Città dei ragazzi, a Roma, e da sempre impegnato nel recupero dei ragazzi difficili. «Per come è costruito l’impianto penitenziario italiano – spiega Affinati -, lo studio in carcere resta ancora oggi problematico. Se l’ambiente carcerario non sostiene il sistema didattico posto al suo interno, prendere il diploma dietro alla sbarre resterà quello che è oggi: una sfida, bella ma difficile». Perché un insegnante, che ha già un lavoro impegnativo, sceglie di salire in cattedra in condizioni di così forte disagio? «I ragazzi complicati, bocciati, indisciplinati e ribelli, sono paradossalmente quelli che ti possono regalare le maggiori soddisfazioni. Il peggiore dei miei studenti compie sempre un passo in avanti rispetto al contesto sociale da cui proviene». Cosa insegnare? Come insegnare? «Bisogna riuscire a conquistare la fiducia degli adolescenti. Per farlo è necessario esporsi, prendere posizione, farsi accettare, non limitarsi a spiegare e mettere il voto. Sarebbe impossibile insegnare a leggere e a scrivere senza conoscere le storie di chi abbiamo di fronte. La lingua è la casa del pensiero. Se non usi bene le parole, non potrai mai sapere chi sei». Come vive uno studente problematico l’approccio con lo studio? «Per lui soltanto leggere un testo può essere un ostacolo insormontabile, figuriamoci studiare! Eppure dentro di sé cova passioni segrete, bellezze inesplorate, energie preziose con le quali potrebbe ottenere tutte le coccarde che vuole. Avrebbe bisogno di adulti credibili in grado di scuoterlo dal torpore». Nel suo ultimo libro, “Elogio del ripetente”, lei rivela la differenza e l’utilità di conoscere il punto di vista di chi fallisce per capire cosa non ha funzionato. «Attraverso gli occhi smarriti di Romoletto, noi decifriamo non solo e non tanto ciò che non funziona a scuola, ma la crisi etica che stiamo vivendo in Italia, a mio avviso ben più grave di quella economica. Prima o poi lo spread si abbasserà e i nostri risparmi verranno tutelati meglio di quanto non siano oggi, ma questo non basterà per ridare entusiasmo ai nostri ripetenti». L’Italia è indietro nelle esperienze di insegnamento come la sua “Penny Wirton”, la scuola per giovani stranieri che ha aperto a Roma. Perché? «Insegnare gratis la lingua italiana uno a uno, come facciamo da molti anni nei locali della Chiesa di San Saba, all’Aventino, vuol dire niente voti, niente classi, niente registri. Solo competenze e sorrisi. È difficile realizzare tutto questo nella scuola pubblica. Ma io non dispero perché conosco tanti insegnanti che, fuori dalla luce dei riflettori, lo stanno già facendo».

A. Cam.

Test università: appuntamento ad aprile 2014. E tramonta il bonus maturità

da Repubblica.it

Test università: appuntamento ad aprile 2014. E tramonta il bonus maturità

L’anno prossimo le prove di accesso alle facoltà a numero chiuso si svolgeranno ad anno scolastico ancora in corso. Il ministro Carrozza conferma che non intende mantenere il meccanismo del “premio” legato all’esame di Stato che tante polemiche ha suscitato

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Test di Medicina ad aprile e niente più bonus. Il tanto agognato rinvio a settembre per i test di Medicina e delle altre facoltà a numero chiuso nazionale per il 2014, come hanno sperato a lungo migliaia di studenti italiani, non ci sarà. L’anno prossimo il test di accesso alle facoltà di Medicina, Odontoiatria, Veterinaria e Architettura si svolgerà ad aprile. Resta a settembre quello per le Professioni sanitarie. Il ministro dell’Università Maria Chiara Carrozza conferma quanto aveva decretato il suo predecessore, Francesco Profumo, lo scorso mese di febbraio.

Sarà la prima volta che gli studenti dell’ultimo anno delle scuole superiori affronteranno la complessa selezione per l’accesso all’università ancora ad anno scolastico aperto. Ma forse affrontare il test ad aprile è meglio che a luglio. Nel 2013, i test vennero dapprima anticipati a luglio e dopo mille polemiche furono rinviati a settembre. Ma dal 2014 si cambia. L’8 aprile sarà la volta di Medicina e Odontoiatria in lingua italiana, la selezione più difficile da superare. Il giorno dopo, toccherà agli aspiranti Veterinari e il 10 aprile dovranno affrontare il quizzone coloro che si vedono già architetti.

Gli aspiranti medici che intendono seguire un corso di studi in lingua inglese dovranno attendere fino al 29 aprile, mentre resteranno a settembre  –  il 3 per l’esattezza  –  i test d’ingresso per coloro che intendono intraprendere una delle tante carriere di professioni sanitarie  –  infermiere, logopedista, ostetrica ed altre  –  offerte dagli atenei italiani. Nelle prossime settimane, fa sapere il ministero, verranno emanati i decreti con i posti messi a concorso e le modalità delle prove.

E sembra invece definitivamente chiusa la telenovela del bonus-maturità. Se infatti il ministro Carrozza avesse volutoi mantenerlo anche per l’anno prossimo, il premio per gli studenti migliori non avrebbe potuto certamente ricalcare gli stessi meccanismi previsti nel 2013, quando il bonus aggiuntivo  –  variabile da uno a dieci punti  –  era legato al voto di maturità e alla distribuzione statistica  –  l’ormai famoso percentile  –  dei voti della commissione in cui si diplomava il candidato. Ma nelle scorse settimane l’inquilina di viale Trastevere ha più volte detto che non intende più imbarcarsi nella spinosa questione e dal ministero arriva ora la conferma. Anche se la norma attuale prevede che il percorso scolastico venga in qualche modo agganciato a quello universitario.

Dimensionamento scolastico: Regioni vs MEF

da Tecnica della Scuola

Dimensionamento scolastico: Regioni vs MEF
di Lucio Ficara
Il mancato accordo fra Stato e Regioni pone non pochi problemi. Ci saranno sempre molte scuole affidate in reggenza e i mancati risparmi dovranno in qualche modo essere “pagati” dal Miur.
Nonostante il forte dimensionamento scolastico operato due anni fa  da un traballante governo Berlusconi, si continua anche oggi ad imporre alle Regioni un ulteriore dimensionamento per il prossimo anno scolastico. Il Miur, incalzato dal Ministero dell’economia, in un’ottica di spending review per il 2014, ha deciso di assegnare un dirigente scolastico e un direttore dei servizi generali amministrativi per ogni mille alunni. Quindi a livello centrale, il Ministero dell’istruzione e quello di economia e finanza, dispongono che le scuole autonome, che godranno dell’assegnazione di un Ds e un Dsga, non potranno avere meno di mille studenti. Le Regioni dal canto loro, sanno benissimo che il dimensionamento scolastico è una prerogativa politica delle loro giunte e non è commissariabile dai poteri centrali come il Miur o il Mef. Poiché nessun accordo è stato raggiunto tra la Conferenza Stato-Regioni e il Mef, sul parametro numerico per costituire un’autonomia scolastica, molte Regioni stanno operando un dimensionamento scolastico sul parametro di 900 alunni per istituzione scolastica.  Con buona pace della spending review e delle proposte del Mef, le Regioni stanno lasciando sopravvivere molte scuole sottodimensionate, non operando accorpamenti o chiusura di plessi. Una vera e propria guerra di numeri e tabelle di calcolo tra i vari poteri politici-istituzionali quella a cui stiamo assistendo sul dimensionamento scolastico. Da  una parte il Miur e il Mef che hanno predisposto delle tabelle sul dimensionamento che prevedono un taglio di 848 scuole autonome su tutto il territorio nazionale, dall’altra le Regioni che ritenendo loro prerogativa l’attuazione del dimensionamento scolastico stanno cercando di salvaguardare quanto più sia possibile le scuole dei loro territori. Ma il Miur, da cui dipende la dotazione organica delle scuole e la relativa assegnazione dei dirigenti scolastici  e dei direttori dei servizi generali amministrativi delle singole scuole, non concederà nuovi incarichi dirigenziali e quindi nella migliore delle ipotesi si continuerà con l’istituto delle reggenze. Questa situazione di contrasto tra la posizione imposta dal Ministero dell’economia  e  la salvaguardia del dimensionamento scolastico già operato due anni fa creerà disservizi al sistema scolastico, per il fatto che saranno sempre più numerosi le scuole senza dirigente scolastico e Dsga che continueranno ad operare con le solite reggenze. La mancanza di un accordo tra Regioni e Mef sul dimensionamento, pone anche un altro problema di carattere economico. Infatti il Mef aveva già contabilizzato il risparmio sul taglio di oltre 800 scuola autonome a cui invece dovranno essere assegnate e quindi pagate le reggenze. Sono in tanti a pensare che questi mancati introiti verranno recuperati sempre da altri capitoli di spesa del Miur. Questo è scontato ma non sappiamo ancora quali saranno.

Morta Alessandra Siragusa

da Tecnica della Scuola

Morta Alessandra Siragusa
di P.A.
È morta a Palermo Alessandra Siragusa. Aveva 50 anni ed era malata da alcuni mesi. La ricordiamo anche perché è stata al centro dell’attenzione di migliaia di docenti in occasione del concorso a ds in Sicilia nel 2004. A lei si deve la legge che chiuse il contenzioso con la Corte di giustizia amministrativa siciliana
Iniziò a fare politica nei primi anni ’80 e dal 1985 al 1990 fu consigliere circoscrizionale e dal 1990 al 1993 consigliere comunale di Palermo, venendo eletta prima con la Democrazia cristiana e poi con la Rete. Nel dicembre del 1993 venne scelta dal sindaco Leoluca Orlando come assessore alla Pubblica istruzione, carica che mantenne fino al dicembre del 2000. Alle elezioni politiche del 2008 è candidata nella circoscrizione Sicilia 1 con il Partito Democratico e viene eletta deputato nazionale. Alle elezioni politiche del 2013 si candida al Senato in Sicilia con il Pd ma non venne eletta. Il sindaco Orlando, di concerto con il presidente del Consiglio comunale, ha disposto che Villa Niscemi, sede di rappresentanza del Comune, ospiti la camera ardente per l’ex parlamentare.

Un fondo per diffondere la “cultura dei makers” nelle scuole

da Tecnica della Scuola

Un fondo per diffondere la “cultura dei makers” nelle scuole
di R.P.
Lo prevede la legge di stabilità, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre con il numero 147. Previsti 10milioni di euro per sostenere progetti innovativi di “artigianato digitale”
Stanziati 10 milioni di euro dalla legge di stabilità (5 per il 2014 e altrettanti per il 2015) destinati al sostegno delle imprese che si uniscono in associazione temporanea di imprese (ATI) o in raggruppamento temporaneo di imprese (RTI) per promuovere ricerca e sviluppo di software e hardware anche di carattere didattico. Lo prevedono due commi dell’articolo 1 della legge 147 pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre. Le risorse del fondo saranno erogate  a quelle associazioni di imprese che  opereranno  in  collaborazione  con  istituti  di  ricerca pubblici, con università e con istituzioni  scolastiche  autonome  pubbliche sulla base di progetti  triennali  volti relativi a molteplici temi, tra cui

ricerca e sviluppo di software e hardware; condivisione  e  utilizzo  di   documentazione   in   maniera comunitaria; creazione di comunità on line e fisiche per la collaborazione e la condivisione di conoscenze; accesso alle tecnologie di fabbricazione digitale; promozione  di  modelli   di   attivita’   di   vendita   non convenzionali e innovativi; condivisione di esperienze con il territorio.

C’è ancora un’ultima voce che prevede espressamente il finanziamento di progetti che mirano a sostenere le scuole del territorio attraverso la  diffusione del materiale educativo sulla “cultura dei makers”, espressione con cui si indica un vero e proprio movimento culturale, sociale ed economico che insiste molto sull’idea dell’”artigianato digitale”. Movimento che si ispira in larga misura anche al modello di Steve Jobs ( “Se puoi immaginarlo, puoi farlo”). La “maker culture” sembra essere la nuova frontiera del mondo della produzione e il fondo creato con la legge di stabilità potrebbe servire per diffonderne i principi di base anche nella scuola.

Stipendi supplenti: forse slittano a gennaio

da Tecnica della Scuola

Stipendi supplenti: forse slittano a gennaio
di R.P.
Molte scuole non hanno ancora potuto pagare gli stipendi ai supplenti. Il Miur parla di un contrattempo legato al funzionamento della piattaforma NoiPA ma il sospetto è che si debba attingere ai fondi del nuovo esercizio finanziario.
La vicenda del pagamento degli stipendi dei supplenti è lontana da una soluzione definitiva. Nella giornata del 27 dicembre, infatti, non tutte le scuole hanno trovato la disponibilità dei fondi necessari per poter effettuare i pagamenti. I sindacati (per esempio la Flc-Cgil ne dà notizia sul proprio sito) hanno chiesto spiegazioni al Miur e qui è iniziato il ben noto gioco dello scarica-barile.  “Chiedete chiarimenti al MEF” è stata  la risposta. Ma dal MEF fanno sapere che tutto è a posto e che si tratta probabilmente di un ritardo della piattaforma NoiPA che viene utilizzata per l’accredito dei fondi e per consentire ai diretti interessati di visualizzare il proprio cedolino. Dagli uffici romani sembra che qualcuno si sia fatta scappare la frase: “Ci saranno forse un paio di giorni di ritardo, dopo Capodanno sarà tutto sistemato”. Il dubbio, a questo punto, è che il ritardo sia voluto ed abbia una sua spiegazione di natura contabile. Se i fondi (poco meno di 90milioni di euro in tutto come peraltro noi stessi avevamo stimato già diversi giorni addietro) non vengono accreditati entro il 31 dicembre è forse perchè il capitolo “spese per supplenze temporanee” è già esaurito e allora si aspettano i primi giorni di gennaio per poter attingere ai fondi del nuovo esercizio finanziario. Questo vorrebbe dire che sull’esercizio 2014 graverebbero anche le spese degli ultimi due mesi del 2013 e quindi l’anno prossimo i fondi potrebbero risultare esauriti non a novembre ma anche prima. D’altronde la tecnica di spostare sul successivo esercizio finanziario spese che risultano scoperte non è nuova, anche se le regole sulla contabilità generale dello Stato la vietano espressamente. Se una scuola la facesse propria verrebbe sicuramente redarguita e magari sanzionata dai revisori dei conti, ma qui si tratta di pagare gli stipendi dei precari e allora una soluzione va pure trovata. Vedremo cosa succederà nei prossimi giorni e forse se ne capirà qualcosa di più.

Concorso a Ds in Lombardia: gli idonei bis non dovranno rifare gli orali

da Tecnica della Scuola

Concorso a Ds in Lombardia:  gli idonei bis non dovranno rifare gli orali
di Aldo Domenico Ficara
Coloro che sono stati promossi due volte agli scritti nel concorso a ds in Lombardia passano direttamente alla graduatoria di merito finale, mentre i nuovi idonei alla seconda correzione dovranno presentarsi a partire dal prossimo 20 gennaio 2014 alle previste prove orali che termineranno il 20 febbraio 2014
Vista la nota n. 13800 del MIUR/Dipartimento per l’istruzione del 27 dicembre 2013 con la quale, a seguito di parere dell’Avvocatura Generale dello Stato, viene confermata la piena validità delle prove orali sostenute con esito positivo dai candidati del concorso per la Lombardia, il Direttore generale dell’Ufficio scolastico per la Lombardia con il decreto n. 996 del 27 dicembre 2013 pubblica il calendario delle prove orali. Nell’articolo 2 dello stesso decreto si dice che i candidati ricompresi nel predetto calendario che abbiano partecipato alla fase preselettiva e/o alle prove scritte per effetto di provvedimenti cautelari del Tribunale Amministrativo, sono ammessi a partecipare con riserva alle prove orali.  Poiché la pubblicazione di questo avviso sul sito internet dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia ha valore di notifica formale a tutti gli effetti, il decreto nell’articolo cinque stabilisce che ai sensi dell’art. 21 del bando di concorso, avverso il presente provvedimento è ammesso, per i soli vizi di legittimità, ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, entro 120 gg., oppure ricorso giurisdizionale al Tar, entro 60 gg. dalla data di pubblicazione, come da art. 4 del decreto.  Le conseguenze di questo decreto sono il passaggio degli idonei bis (coloro che sono stati promossi due volte agli scritti) direttamente alla graduatoria di merito finale, mentre i nuovi idonei alla seconda correzione dovranno presentarsi a partire dal prossimo 20 gennaio 2014 alle previste prove orali che termineranno il 20 febbraio 2014. Rimane il fatto, tutto da approfondire, delle decine di ex idonei bocciati nella ricorrezione, che si trovano nella particolare situazione di aver superato con successo una prova orale, vanificata da una successiva ricorrezione delle loro prove scritte.

Nelson Mandela – Bisogna essere capaci di sognare

Mandela, in nome dell’uomo

di Antonio Stanca

mandelaNato nel 1918 e morto nel 2013 a novantacinque anni dopo una vita piena di eventi  pubblici e privati, il sudafricano Nelson Mandela è una figura che ha caratterizzato il secolo scorso, che in esso è diventata fondamentale insieme a quelle di altri grandi personaggi impegnati nella difesa dei diritti politici, sociali, civili dell’umanità in un tempo percorso da gravi tensioni e pericoli di carattere nazionale e internazionale.

E’ morto Giovedì 5 Dicembre e Martedì 10 il Corriere della Sera è uscito insieme ad un breve volume intitolato Nelson Mandela- Bisogna essere capaci di sognare. Nella prima parte l’opera contiene gli interventi di noti intellettuali, autori che si esprimono su Mandela, valutano quanto da lui fatto oppure, se lo hanno conosciuto direttamente, si soffermano sulle varie tappe della sua lunga vita. In appendice sono riportati i suoi discorsi più famosi. E’ un libro che si legge con facilità e che offre la possibilità di conoscere Mandela in maniera completa, di sapere tutto dell’uomo e del politico, della sua vita privata e pubblica, della sua casa di Soweto e dei luoghi diversi, delle persone e situazioni diverse tra le quali si è mosso. Leggendo si scopre come Mandela nato nel piccolo villaggio sudafricano di Mvezo si sia sentito animato, fin da ragazzo, dai principi di giustizia, libertà, uguaglianza, come crescendo, studiando abbia continuato a nutrirli soprattutto perché non li vedeva attuati nel suo Sudafrica. Qui, nonostante i tempi moderni, esistevano e valevano ancora le antiche leggi dei colonizzatori, le persone venivano distinte secondo la loro provenienza, la loro condizione economica, il colore della loro pelle, il loro credo religioso. Si era ancora razzisti da parte di una minoranza che deteneva il potere della Repubblica Sudafricana, c’era ancora l’apartheid. La maggioranza sudafricana, e non solo quella di colore, soffriva l’ignoranza, la violenza, la miseria, la malattia, la morte. Contro tali pessime condizioni di vita Mandela cominciò da giovane ad impegnarsi, a lottare nei modi più diversi. Avviò tante iniziative, coinvolse tante persone, creò delle associazioni contro l’apartheid. Entrò a far parte dell’African National Congress (ANC), il partito politico contrario al regime, fu tra i fondatori dell’Umkhonto, il gruppo armato impegnato a svolgere operazioni di sabotaggio e di guerriglia perché  il governo cedesse a certe richieste. Prese parte a tali operazioni fin quando, nel 1964, fu arrestato e messo in carcere. Qui rimase per ventisei anni dedicandosi a letture e studi che ampliarono l’ istruzione ricevuta durante il precedente periodo universitario presso la Facoltà di Legge. Furono anni  e studi che rafforzarono le sue convinzioni politiche. Non smise mai, Mandela, di credere che in Sudafrica sarebbe stato possibile raggiungere una condizione di vita libera, giusta e uguale per tutti specie per chi da secoli soffriva. E nonostante sia uscito dal carcere quando era settantenne continuò in tali aspirazioni, s’impegnò per esse fino a diventare nel 1991 Presidente dell’ANC e nel 1994 Presidente della Repubblica Sudafricana. Intanto nel 1993 aveva ricevuto il Premio Nobel per la pace dopo i precedenti Premio Lenin per la pace e Premio Sakharov per la libertà di pensiero.

Durante il periodo di Presidente della Repubblica Mandela riuscì a realizzare quanto aveva sempre perseguito per il Sudafrica, cioè la fine dell’apartheid, l’avvento di un governo democratico e l’inserimento del paese nel contesto internazionale. Furono queste conquiste a fare di lui una figura riconosciuta ovunque per le sue qualità di uomo e di politico, a trasformarlo nell’esempio, nel simbolo di quanto può la forza dello spirito, di come è possibile far diventare realtà quello che sembrava un sogno.

A ottantadue anni, nel 1999, Mandela si ritira dalla Presidenza della Repubblica e nel 2004 dichiara di voler rinunciare ad ogni altro impegno ma ormai ha raggiunto una tale notorietà, sono tanto importanti i valori da lui rappresentati che non gli è possibile rimanere lontano da  ciò che accade nel mondo, dalle manifestazioni alle quali viene invitato. Egli impersona un’idea, un bisogno che hanno superato i limiti dei loro luoghi, della loro gente e sono diventati di ogni luogo, di ogni gente con problemi d’ingiustizia e disuguaglianza. Qui Mandela comparirà a testimoniare come sia possibile vincere anche dove si è sempre perso, a promuovere riconciliazioni, unificazioni, a ridurre distanze, differenze. Si vedrà anche in altre circostanze, riceverà altri riconoscimenti e in tal modo vivrà fino a qualche anno prima di morire la notte del 5 Dicembre 2013 presso l’ospedale di Pretoria.

Con Mandela si è visto quanto può ottenere anche una persona semplice, umile, quali traguardi può raggiungere se sono di carattere umano, morale, si è provato che la storia è fatta dall’uomo. Si è riscoperto il valore di una simile verità, si è sentito il suo bisogno.

Tra Costituente, consultazioni e Consulta

Tra Costituente, consultazioni e Consulta appare il DDL S933 per una nuova governance 

di Cinzia Olivieri

 

Ed infine la Costituente

Finalmente arriva l’annuncio dell’avvio della Costituente con l’incontro del 17 dicembre u.s. del Ministro con i direttori degli Uffici scolastici regionali (1).

Ebbene, se la Costituente è per definizione assemblea di rappresentanti eletti con il compito di elaborare una nuova costituzione siamo oggettivamente dinanzi a qualcos’altro. Tant’è che lo stesso Ministro parla di “consultazioni”, che già è previsto riprendano dopo le festività.

Nulla di nuovo dunque, giacché è consuetudine nella fase di discussione in commissione di un disegno di legge l’audizione di varie categorie di interessati. La differenza è che questa fase di consultazione parrebbe invece precedere la proposta.

 

Lo schema di parere della VII^ Commissione Senato sul DDL 958

Intanto in VII^ Commissione Senato è proseguito l’esame dell’Atto S958 che ha reintrodotto “dalla finestra” del decreto semplificazioni il disegno di legge delega sulla riforma degli organi collegiali, prima entrato con il testo del “collegato” alla legge stabilità e poi “uscito dalla porta” con il comunicato stampa che lo aveva definito “superato”.

Il sottosegretario Galletti ha dichiaratola disponibilità del Governo a corrispondere alle richieste della Commissione di ridurne la portata e di limitarla ad una operazione di semplificazione che non produca nuova normativa”, preannunciando una nuova delega, che verrà proposta con diverso provvedimento e che si manterrà sempre “nell’ambito della semplificazione e non della innovazione”.

La  Commissione quindi, pur manifestando perplessità sulla vastità e genericità della delega, troppo ampia anche sul piano temporale, ha presentato uno schema di parere esprimendosi favorevolmente a condizione si proceda attraverso “Testi unici meramente compilativi e non innovativi”, non solo tenendo conto (per quanto riguarda la scuola)  dell’attuale Testo unico ma suggerendo altresì una raccolta ed adeguamento anche delle norme regolamentari, distinguendo però tra scuola da un lato ed università e ricerca dall’altro.

Nessun pericolo di riforma quindi. Tanto rumore per nulla?!

 

All’improvviso la Consulta dei Genitori

Un elemento di novità rispetto a quanto già noto (2) ci viene dal resoconto della seduta del 10 dicembre della VII^ Commissione Senato in sede consultiva, nel corso della quale il senatore Bocchino, ripercorrendo le vicende del disegno di legge delega: “Nel deplorare che la Consulta dei genitori, più volte annunciata dal ministro Carrozza, non sia ancora attiva, ribadisce poi l’esigenza di tavoli tecnici sulle materie di maggiore importanza, che elaborino documenti di indirizzo, di cui il Governo faccia poi tesoro nella redazione dei provvedimenti normativi di sua competenza.”

Ebbene, la circostanza che il coinvolgimento della Consulta sia limitato ai genitori e che essa appare chiaramente distinta dai menzionati “tavoli tecnici”, sembrerebbe escludere una sua assimilazione con la Costituente, che invece prevede ovviamente la partecipazione anche di altri soggetti e non della sola componente genitoriale.

Se indubbiamente manca una Consulta dei genitori (3), dal momento che il DPR 567 96 come modificato dal DPR 301 05 ha stranamente contemplato il Forum delle associazioni dei genitori e di quelle degli studenti ma ha previsto una sola Consulta per questi ultimi, tuttavia non sembra riscontrarsi traccia in merito a tale volontà di istituzione né nell’audizione del Ministro del 6 giugno 13  sulle linee programmatiche – nell’ambito della quale sono individuati come interlocutori “associazioni e organismi rappresentativi, ad esempio le associazioni rappresentative delle famiglie e dei genitori” – né nella replica del successivo 27 giugno , dove viene proprio affrontata la questione della governance.

 

Ed invece ecco il ddl 933

Purtroppo però sembrano spegnersi le speranze di chi tra Costituente, consultazioni e Consulta ha coltivato l’illusione di una nuova improvvisa attenzione alla partecipazione. Infatti risulta appena assegnato (ma non ne è ancora cominciato l’esame) il 16 dicembre in VII^ Commissione Cultura Senato (quasi un regalo natalizio) il DDL 933 avente ad oggetto: “Norme per una nuova governance delle istituzioni scolastiche autonome”, il quale ricalca, con qualche piccola differenza, il DDL S3542, evoluzione del testo unificato della Pdl 953 (Aprea), del quale ha anche stesso numero di articoli.

Rinviando a futuri approfondimenti i dettagli del disegno di legge, può anticiparsi intanto, oltre la conferma dell’autonomia statutaria, che (artt. 3 e 4) il consiglio dell’autonomia è composto da 9 a 13 membri e può essere integrato da altri due esterni senza diritto di voto. La presidenza torna al dirigente scolastico mentre il DSGA è membro di diritto ed anche segretario. Il consiglio di classe (art. 6) si conferma articolazione del consiglio dei docenti ma, quale riconoscimento partecipativo, restano i rappresentanti di classe dei genitori e degli studenti con funzioni da definire. A sostegno dell’istituzione scolastica le scuole possono promuovere o partecipare alla costituzione di reti, associazioni e consorzi nonché ricevere contributi da fondazioni (art. 10).

A livello nazionale, con regolamento ministeriale è prevista l’istituzione del Consiglio nazionale delle autonomie scolastiche presieduto dal Ministro ecomposto da rappresentanti eletti rispettivamente dai dirigenti, dai docenti e dai presidenti dei consigli delle istituzioni scolastiche autonome e degli istituti paritari”. Peraltro giacché questi ultimi sono sempre e comunque dirigenti (per effetto di quanto disposto dall’art. 4 comma 2) tale previsione appare ridondante. In effetti essa riproduce la composizione dell’analogo organo disciplinato dall’art. 11 del DDL S3542. Ma in questo caso la presidenza del consiglio dell’istituzione era di un genitore.

Le Regioni “possono” istituire la Conferenza regionale del sistema educativo, scolastico e formativo, stabilendone la composizione e la durata, nonché conferenze di ambito territoriale.

E per studenti e genitori? L’art. 7 dispone che le istituzioni “prevedono” (ma sarà d’obbligo?!) “forme di partecipazione degli studenti e delle famiglie alle attività della scuola e garantiscono loro l’esercizio dei diritti di riunione, di associazione e di rappresentanza”.

Insomma, se qualcuno aveva ancora dubbi sugli sviluppi della partecipazione, questo “nuovo” disegno di legge chiarisce abbastanza e conferma le pregresse indicazioni.

 

(1)  Tecnicadellascuola.it Carrozza: La Costituente della Scuola è già partita

(2)  Edscuola.it Il ritorno della legge delega

Rivista dell’Istruzione 6/10 La Consulta Provinciale del Genitori