Ricorso Punteggio Servizio Militare

Ricorso Punteggio Servizio Militare: doppia vittoria ANIEF a Reggio Emilia

 

Anche il Tribunale di Reggio Emilia accoglie le tesi ANIEF sulla validità del servizio di leva prestato non in costanza di nomina ai fini del riconoscimento del relativo punteggio nelle Graduatorie a Esaurimento. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli, coordinando i nostri legali sul territorio, ottengono un ulteriore successo per la tutela dei diritti dei nostri iscritti con la dichiarazione di illegittimità del D.M. 44/2011 e la condanna del MIUR al pagamento di 3.300 Euro di spese di lite. Ora l’ANIEF vigilerà sulla correttezza del prossimo decreto di aggiornamento delle graduatorie.

 

Uniformandosi alla giurisprudenza favorevole finora ottenuta dall’ANIEF, il Giudice del Lavoro di Reggio Emilia – dando piena ragione agli Avvocati Irene Lo Bue, Fortunato Niro e Tiziana Sponga alla cui competenza l’ANIEF ha affidato la tutela dei propri iscritti sul territorio – emana due sentenze di identico tenore in cui riconosce che “la portata generale del comma 7 dell’art. 485 del d.lgs. 297/1994, non connotata da limitazioni di sorta e non suscettibile di deroga ad opera di norme di rango secondario, quali il D.M. 44/2011” porta all’ovvia conseguenza “che il riconoscimento del servizio militare deve necessariamente essere applicato anche alle graduatorie – e non solo ai fini della valutazione del servizio prestato agli effetti della carriera, una volta che il docente sia stato assunto in ruolo -, onde evitare che chi ha compiuto il proprio dovere si trovi ingiustamente svantaggiato nelle procedure pubbliche selettive, nelle quali assumerebbero una posizione di vantaggio solo coloro che, per mero caso, abbiano prestato il servizio di leva proprio in concomitanza con un incarico di insegnamento”.

 

L’ANIEF ottiene, dunque, una nuova dichiarazione di illegittimità del D.M. 44/2011 di aggiornamento delle graduatorie a esaurimento “nella parte in cui, ai fini dell’aggiornamento biennale delle graduatorie ad esaurimento del personale della scuola, prevede che il servizio militare di leva e i servizi sostitutivi assimilati siano valutati solo se prestati in costanza di servizio” e la condanna del MIUR all’immediata attribuzione dei 12 punti spettanti ai nostri due iscritti.

 

L’ANIEF, come sempre, vigilerà sulla correttezza dell’ormai prossimo decreto ministeriale di aggiornamento delle graduatorie a esaurimento e ricorda a tutti i docenti interessati che – in caso il MIUR non voglia uniformare alla normativa di riferimento le proprie determinazioni in materia – non esiterà a tutelare in tutte le sedi opportune quanti vorranno affidarsi al nostro sindacato per la tutela dei propri diritti.

 

Insegnanti, scatti di stipendio Arriva l’ok da palazzo Chigi

da Corriere della Sera

Il «PASTICCIO»

Insegnanti, scatti di stipendio Arriva  l’ok da palazzo Chigi

La busta paga acquisita nel 2013 non sarà ritoccata

Valentina Santarpia

Via libera del consiglio dei ministri al decreto che sbroglia la vicenda degli «scatti» di stipendio del personale della scuola. Il decreto conferma lo stop alla restituzione degli scatti stipendiali del personale della scuola già percepiti nel 2013 con una trattenuta di 150 euro mensili. Stabilisce, inoltre, che non ci sarà retrocessione a una classe stipendiale inferiore per il personale della scuola che ne abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell’anzianità economica attribuita nello stesso anno.Quindi quei 45mila tra insegnanti e ausiliari che l’anno scorso hanno ricevuto un aumento in busta paga per lo scatto d’anzianità, non ritorneranno alla condizione precedente allo scatto: il loro stipendio resterà «rinforzato» anche nei prossimi anni, indipendentemente da quello che verrà deciso sui prossimi scatti di anzianità. «Gli insegnanti possono stare tranquilli». Così il ministro Mario Mauro, a margine del Consiglio dei ministri, ha commentato il via libera al decreto legge sugli scatti degli insegnanti.

LA VICENDA – Il decreto risolve una faccenda che ha fatto traballare il governo nei giorni scorsi: un decreto presidenziale di ottobre scorso stabiliva infatti il blocco degli stipendi per tutti i dipendenti della pubblica amministrazione, compresi gli insegnanti,  nel 2013. Ma intanto 45mila tra insegnanti e ausiliari avevano già percepito, da aprile in poi, lo scatto, per somme tra i 600  e i 700 euro. Ragion per cui il ministero dell’Economia aveva diramato una nota a fine dicembre per richiedere la restituzione di quei soldi, in tranche da 150 euro al mese fino all’estinzione del debito. Una richiesta che aveva scatenato le polemiche, prima del sindacato, poi del mondo politico, con il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni e quello dell’Istruzione Maria Chiara Carrozza che si rimbalzavano le responsabilità. L’intervento del governo e la marcia indietro sulla restituzione ha placato gli animi, ma pesa il giudizio di MatteoRenzi: «Una figuraccia».

In attesa della Costituente

In attesa della Costituente: non è un referendum ma una consultazione

di Cinzia Olivieri

Ed ora il referendum

Dopo l’annuncio della legge delega e poi quello prenatalizio della Costituente (1), com’è noto il ministro Carrozza, in prossimità dell’Epifania, ha rilanciato con la proposta di un “referendum” on line (2), per aprire un dibattito pubblico su importanti dieci tematiche della scuola.

In realtà, come per la Costituente (3), la definizione non appare aderente alle caratteristiche delle tipologie referendarie previste dalla nostra Costituzione  (es. referendum abrogativo art. 75 Cost. e costituzionale art. 138 Cost.) e sembra piuttosto afferire alle forme di consultazione della popolazione che l’articolo 8 punto 3 del Dlgs 267/00 dispone debbano essere previste negli statuti comunali

Infatti il Ministro, anche ed in particolare attraverso il suo profilo di twitter (4), ha chiarito che la Costituente della scuola non sarà un referendum on line ma una consultazione nazionale, a cui potranno partecipare non solo addetti ai lavori o rappresentanti di associazioni ma anche “singoli individui” e cittadini per fare proposte su argomenti quale reclutamento, autonomia, valutazione, alternanza scuola lavoro quale strumento per combattere la dispersione, ordinamenti, durata del corso di studi e nuove materie da inserire nei programmi…

Questi gli argomenti di discussione sino ad ora indicati, tra i quali ad oggi  non si fa cenno agli organi collegiali

Attraverso la piattaforma ministeriale si potrà partecipare alla Costituente e discutere della scuola poiché “l’unico modo per rilanciare la scuola è che la società partecipi alla scuola e capisca la scuola(5). Si può aggiungere che chi è dentro la scuola dovrebbe spiegarla a chi la vede da fuori ma pur tuttavia ne detterà le regole del domani.

Questa può costituire un’opportunità, ma la sfida sarà arrivare ad un’idea univoca giacché, da quando si è voluta destinare al fallimento la comunità immaginata con gli organi collegiali istituiti dai “decreti delegati” affinché la Scuola parlasse un condiviso linguaggio, ciascuna componente resta saldamente ancorata alle proprie diverse istanze.

Consultazioni vecchie e nuove

In verità la scuola non è affatto nuova a consultazioni.

Negli anni 1999/2000, durante il ministero di Berlinguer, ci furono, su base regionale, il MoniForm (6) (monitoraggio della Formazione) ed il MoniPOF (7) (monitoraggio della sperimentazione del piano dell’offerta formativa), quest’ultimo con il coinvolgimento di focus-group (docenti-studenti-genitori). L’esperienza appare essersi conclusa con la rilevazione dei dati senza apparenti interventi.

Lo stesso dicasi per la due giorni degli Stati generali (8) organizzata dal Ministro Moratti nel dicembre 2001.

Ma è ancora più significativo, nel 2006/2007, il “Progetto Ascolto” del ministro Fioroni, all’interno del cui report si leggono alcuni interessanti passaggi in merito alle diverse posizioni delle componenti della scuola, che paiono determinare un pericoloso “circolo vizioso” di cui occorrerebbe tener conto anche nella presente occasione e cioè:

• le famiglie appaiono demotivate perché percepiscono la scuola non interessata al loro contributo e, quindi, disertano le iniziative a cui sono chiamate a partecipare;

la scuola considera le famiglie non interessate alle attività in cui sono coinvolte e continua a marginalizzarle rispetto ad attività a più “alto”profilo (es: programmazione didattica, predisposizione del POF, ecc.)

Sarebbe interessante riproporre alle diverse componenti, a distanza di ormai dieci anni dal convegno sugli organi collegiali, la domanda: servono ancora gli organi collegiali? (9)

Negli stessi anni anche a Trento, provincia autonoma esclusa dal predetto progetto (che non coinvolse Valle d’Aosta e Trentino Alto Adige) ed attualmente di riferimento per la sua autonomia statutaria, un’indagine (10) svolta tra il 2007 e il 2008 sulle Consulte dei Genitori negli istituti comprensivi della provincia ha dato chiare indicazioni non solo sulla positiva valutazione dell’organismo di partecipazione ma anche delle difficoltà nella sua affermazione  (11)

Quale autonomia

Tra i quesiti formulati dal Ministro meritano particolare attenzione quelli in tema di autonomia: “e l’autonomia scolastica come si deve realizzare? che tipo di dipendenza dai governi nazionali o regionali si deve attuare?”  (12)  Tanto è rafforzato da un passaggio dell’intervista su “Repubblica” nella quale è stato sottolineato quanto il buon funzionamento di un istituto sia collegato, per effetto della forte centralizzazione, alle capacità dei  singoli presidi. Tali concetti sono stati ribaditi anche in occasione della visita del ministro Carrozza in Calabria del 14 gennaio (13)

Ciò si può intendere non solo come il riconoscimento di un’autonomia non ancora pienamente realizzata ma altresì da ripensare, in particolare in quanto fortemente dipendente, a livello di singola istituzione, dalla figura del dirigente.

Eppure nella sua  replica del 23 giugno 2013 davanti alle Commissioni riunite (VII) di Camera e Senato sulle linee programmatiche, il Ministro aveva sottolineato come una riforma degli organi collegiali dovesse tener conto del nuovo assetto della “governance” per effetto dell’autonomia e delle nuove competenze della dirigenza (14)  

Organi collegiali e legge delega

Intanto l’8 gennaio la VII^ Commissione Senato ha espresso parere favorevole sul ddl 958, che prevede la delega anche in materia scolastica con specifico riferimento agli organi collegiali, ponendo alcune  condizioni tra cui quella di limitare la redazione dei Testi unici ad un’operazione di semplificazione normativa con una eventuale una raccolta anche delle norme regolamentari vigenti adeguandole ove necessario alla nuova disciplina.

Ebbene, tale legge delega prevede che i previsti decreti legislativi dovranno essere adottati nel rispetto dei princìpi e criteri direttivi di cui alla legge 59/97, per cui l’autonomia si erge a principio.

Per gli organi collegiali territoriali poi non sarà possibile procedere per testi di mera compilazione poiché, anche in assenza di innovazione normativa, il Dlgs 297/94 resta inapplicato ed il Dlgs 233/99 non è mai entrato in vigore, non si tengono elezioni dal 2001 e com’è noto a dicembre del 2012 è scaduta l’ultima proroga del CNPI (15), anche con conseguenti dubbi di legittimità per i provvedimenti adottati senza il previsto parere.

E qui si pone il problema della dipendenza dai governi regionali e nazionali.

I recenti disegni di legge ormai sembrano affermare inequivocabilmente il principio dell’autonomia statutaria sul modello trentino, senza tener presente che invece l’altra provincia autonoma di Bolzano conserva una disciplina centralizzata ed unitaria.

L’effetto dell’autonomia statutaria non è solo quello per il quale ciascuna scuola attraverso i propri statuti potrà avere la propria legge elettorale (e non solo, con evidente conseguente disagio per le inevitabili differente), ma la perdita della collegialità territoriale con la previsione solo di un organo nazionale e la possibilità per le Regioni di costituire conferenze autonomamente disciplinate. Ed inoltre, chi vigilerà sulla corretta applicazione di statuti e regolamenti?

Eppure l’art. 117 della Costituzione riconosce legislazione esclusiva allo Stato in materia di “f) organi dello Stato e relative leggi elettorali; referendum statali; elezione del Parlamento europeo; e n) norme generali sull’istruzione”. Invece ogni scuola avrà la sua legge elettorale.

Ebbene, dovrebbe essere garantito a tutti lo stesso diritto di partecipazione che invece verrebbe negato in quanto delegato all’autonomia delle scuole (e delle Regioni).

Ma quali proposte?

La tempistica della Costituente prevede a  giugno la pubblicazione dei risultati (i cui dati saranno disponibili a tutti) e la comunicazione a settembre delle  indicazioni recepite. Il lavoro non sarà facile perché alla scuola purtroppo serve molto di più  che “La diffusione del digitale e un investimento su laboratori, biblioteche, palestre“, pur utili e necessari (2)

Siamo alla ricerca di soluzioni e ricette, ma è difficile ascoltare la voce della Scuola perché questa non è collegata. Gli organi collegiali territoriali dovevano e potevano costituire la giusta sede di ascolto. Perciò se si vuole dare voce alla Scuola che essa non sia la sommatoria di istanze individuali e spesso discordanti tra cui non è facile fare sintesi.

 

(1)                         Edscuola Dalla legge delega alla Costituente sulla scuola … quale partecipazione? https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=33793

(2)                         Repubblica.it Carrozza: “Lancio referendum sul web. Ora diteci che scuola volete” http://www.repubblica.it/scuola/2014/01/05/news/carrozza-75160926/ Tecnicadellascuola.it Carrozza: Presto un questionario on line su come vorremmo la scuola, possono partecipare tutti http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=51174&action=view

(3)                         Edscuola-Famiglie Tra Costituente, consultazioni e Consulta https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=34867

(4)                         OrizzonteScuola.it La costituente per la scuola parte da Twitter? Si discute di reclutamento, autonomia e nuove materie da insegnare http://www.orizzontescuola.it/news/costituente-scuola-parte-twitter-si-discute-reclutamento-autonomia-e-nuove-materie-insegnare

(5)                         https://twitter.com/MC_Carro/status/419772476394967040

(6)                         http://www.irre.toscana.it/autonomia/formaz.htm

(7)                         http://www.irre.toscana.it/moniPOF2/docuf/rapporto2000.pdf

(8)                         Corriere.it Stati generali, parte la nuova scuola della Moratti http://www.corriere.it/Pop-up/statigenerali.shtml

(9)                         Edscuola-Famiglie Convegno Scuola Organi Collegiali – 10 MARZO 2004 – organizzato dalla Provincia di Roma – tavola rotonda http://www.edscuola.it/archivio/famiglie/convegno_scuola_organi_collegial.htm

(10)                    http://www.vivoscuola.it/c/document_library/get_file?uuid=401ee639-af7c-42ed-af02-88084c2e5db8&groupId=10137

(11)                    Rivista dell’Istruzione 6/10 – Ed. Maggioli La consulta provinciale dei genitori

(12)                    https://twitter.com/MC_Carro/status/419779361466630145

(13)                    Tecnicadellascuola.it  Carrozza: “Importante la costituente, ma temo per il clima politico” http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=51479&action=view

(14)                    Vivalascuola. “Se non ti piace obbedire, cambia lavoro” Governance scolastica e “nuovi” poteri del dirigente

(15)                    Edscuola-Famiglie …e si ritorna a parlare di partecipazione 

Studiare la geografia appesi a una corda La ricetta francese contro la dispersione

da Corriere della Sera

CONTRO L’ABBANDONO SCOLASTICO

Studiare la geografia appesi a una corda La ricetta francese contro la dispersione

L’esperienza di «Transapi»:  matematica in musica, scienze a teatro e corsi online  (Mooc) realizzati dai  ragazzi per i ragazzi

Stefano Montefiori

PARIGI – L’abbandono scolastico in Francia riguarda ogni anno 140 mila giovani (cifre dell’ultimo rapporto Insee), che per le ragioni più diverse lasciano il mondo dell’istruzione prima di avere ottenuto un diploma, in particolare quel Baccalauréat che a 17 anni opera una scrematura decisiva tra i ragazzi destinati a trovare lavoro e tutti gli altri.

MASSIFICAZIONE=DEMOCRATIZZAZIONE FALLITA –  Al di là delle difficoltà personali degli allievi, che incidono soprattutto nell’adolescenza, il grande linguista Alain Bentolila (fondatore di Echill – Échec scolaire et illettrisme) ha spiegato su Le Point che la scuola francese dopo la Seconda guerra mondiale aprì a tutti la sua impostazione ottocentesca, senza cambiare una struttura nata e pensata solo per i figli – già mediamente istruiti – della classe dirigente. Di fronte ai milioni di nuovi alunni provenienti dalle classi popolari e dall’immigrazione, «la scuola francese ha navigato tra compiacenza e crudeltà, mascherando il fallimento tramite l’abbassamento continuo delle ambizioni, delle richieste e dei mezzi. Se la scuola ha avuto successo nella massificazione, ha completamente fallito la sua democratizzazione».

CORSI ONLINE DA STUDENTI A   STUDENTI – Partendo da questa constatazione il governo e i professori stanno conducendo una importante lotta contro l’abbandono scolastico, cercando di inventare nuovi modi per riportare i ragazzini nell’alveo dell’educazione. L’associazione Transapi per esempio si rivolge a tutti i ragazzi di più di 16 anni che hanno lasciato la scuola o che sono tentati dal farlo, o comunque che sentono di non rientrare nei canoni tradizionalmente molto rigidi del sistema educativo francese.  «Mi sono accorta che tanti giovani vogliono ancora imparare, ma non sotto la tradizionale forma scolastica, seduti dietro dei banchi – ha spiegato a Libération Muriel Epstein, fondatrice di Transapi -. Vogliono studiare, ma in modo diverso. Quando proponi loro di guardare un corso in formato video, gli si illuminano gli occhi, amano il lato ludico dell’apprendimento». Una delle iniziative è «TransiMooc», che cerca di applicare al recupero scolastico il fenomeno di grande sviluppo in tutto il mondo dei Massive Open Online Courses, la formazione a distanza con l’uso delle nuove tecnologie. Con l’aiuto dei docenti i ragazzi sono chiamati a «passare dall’altra parte», e a realizzare dei corsi a vantaggio di altri allievi.  Con la sponsorizzazione dell’operatore telefonico Orange (che fornisce gli strumenti digitali), i giovani organizzano e filmano il corso, si occupano delle riprese, della pista audio e della pubblicazione online.

PEDAGOGIA  TEMERARIA – Poi c’è la matematica insegnata attraverso la musica, i punti cardinali e la geografia studiati nel vuoto appesi a una corda (per i più temerari), la statistica e le scienze attraverso gli sketch di un umorista e il teatro. Transapi è una goccia nel mare, non sarà una sola associazione a modificare il tono dell’insegnamento francese, ma ha il merito di aiutare alcune decine di ragazzi e di osare un modo meno rigido di insegnamento. Passata la sbornia ideologicamente alternativa degli anni Settanta e pure la reazione un po’ troppo tradizionalista che ne è seguita, si cerca semplicemente di percorrere ogni strada pur di non abbandonare i ragazzi al fallimento.

Né prelievo né ritocco degli stipendi Il governo salva le buste paga dei prof

da La Stampa

Né prelievo né ritocco degli stipendi Il governo salva le buste paga dei prof

Il Consiglio dei ministri approva il decreto: ripristinati gli scatti d’anzianità

Traguardo in vista per la «vertenza» sugli automatismi stipendiali del personale della scuola. Un decreto legge varato stamani dal consiglio dei ministri conferma quanto annunciato dal premier Letta nei giorni scorsi e cioè che dalle buste paga non verrà prelevata la tranche di 150 euro come restituzione degli “scatti” già pagati dal primo gennaio 2013, ripristina gli scatti d’anzianità per il 2014 e consente di recuperare quelli del 2012 e 2013.

Il provvedimento demanda, infatti, a un’apposita sessione negoziale il riconoscimento dell’anno 2012 ai fini della progressione stipendiale dei dipendenti della scuola (insegnanti e personale non docente). E assicura che nelle more della conclusione di questa sessione («e comunque non oltre il 30 giugno 2014») «al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013».

La procedura negoziale per il recupero dei mancati scatti è stata già utilizzata per gli anni precedenti al 2012 e – si spiega – viene finanziata con risparmi e risorse provenienti dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Si attingerà dunque senz’altro al 30% di risparmi derivanti dai tagli dell’era Gelmini (sono stati accantonati 120 milioni) e poi, per la restante parte probabilmente come in passato dal Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Cauta soddisfazione tra i sindacati tra i quali resta qualche “mal di pancia” e la convinzione dell’urgenza di un confronto con il ministro Carrozza.

Il decreto «risolve solo in parte le questioni» afferma il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, secondo il quale «resta indispensabile e risolutivo, come avvenuto negli anni scorsi, un passaggio negoziale di cui torniamo a chiedere che siano accelerati i tempi». Scrima lamenta poi che nel provvedimento «nulla si dice sull’altra questione in campo, quella delle posizioni economiche del personale Ata» (al quale era stata chiesta la restituzione, poi sospesa, dell’incentivo economico, stabilito con un accordo del 2011, per mansioni che vanno oltre i normali compiti).

«Contrariamente a quanto affermato dal Ministro nei giorni scorsi il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo fondo per il miglioramento dell’offerta formativa» accusa il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo che ritiene «gravissimo non aver previsto alcuna soluzione strutturale per le posizioni economiche del personale Ata».

«In sostanza viene ripristinata la progressione economica per anzianità prevista dal contratto vigente, ma viene per tutti rallentata per il mancato riconoscimento del 2013» sintetizza il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna, aggiungendo che «ora occorre dare maggiori certezze su tutti gli aspetti retributivi del personale, cosa che si può fare solo per via contrattuale». Della stessa idea il leader della Gilda, Rino Di Meglio: «adesso chiediamo al ministro Carrozza, di convocare con urgenza i sindacati per riavviare in tempi rapidi la trattativa all’Aran e risolvere la questione definitivamente».

Se gli insegnanti, come ha detto il ministro Mauro lasciando stamani Palazzo Chigi, possono stare tranquilli, cominciano ad agitarsi altri dipendenti pubblici. Il sindacato di polizia Silp-Cgil auspica un provvedimento analogo a quello della scuola anche per il personale di polizia e chiede ai ministri D’Alia e Alfano «un impegno reale su questo delicato versante al fine di non mortificare operatori che contribuiscono, ogni giorno, alla tenuta democratica del nostro Paese».

Scatti, un bel passo avanti ma non basta

da Tecnica della Scuola

Scatti, un bel passo avanti ma non basta
di A.G.
I fondi necessari a ripristinare gli scatti d’anzianità mancanti, ma non tutti perchè rimane il “buco” del 2013, verranno prelevati dal 30% di risparmi derivanti dai tagli dell’era Gelmini (sono stati accantonati 120 milioni di euro) e poi, per la restante parte probabilmente come in passato dal Mof. I commenti dei sindacati di categoria sono in agro-dolce. E quello di polizia Silp-Cgil avverte: ora tocca a noi.
Un bel passo in avanti sulla “vertenza” sugli automatismi stipendiali del personale della scuola. Il decreto legge varato il 17 gennaio dal consiglio dei ministri conferma quanto annunciato dal premier Letta nei giorni scorsi e cioè che dalle buste paga non verrà prelevata la tranche di 150 euro come restituzione degli ‘scatti’ già pagati dal primo gennaio 2013, ripristina gli scatti d’anzianità per il 2014 e consente di recuperare quelli del 2012 e 2013. Il provvedimento demanda, infatti, a un’apposita sessione negoziale il riconoscimento dell’anno 2012 ai fini della progressione stipendiale dei dipendenti della scuola (insegnanti e personale non docente). E assicura che nelle more della conclusione di questa sessione (“e comunque non oltre il 30 giugno 2014”) “al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013”.
La procedura negoziale per il recupero dei mancati scatti è stata già utilizzata per gli anni precedenti al 2012 e – si spiega – viene finanziata con risparmi e risorse provenienti dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Si attingerà dunque senz’altro al 30% di risparmi derivanti dai tagli dell’era Gelmini (sono stati accantonati 120 milioni di euro) e poi, per la restante parte probabilmente come in passato dal Mof, il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.
Commenti in agro-dolce tra sindacati, che continuano a chiedere con urgenza di un confronto con il ministro Carrozza. Il decreto “risolve solo in parte le questioni” afferma il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, secondo il quale “resta indispensabile e risolutivo, come avvenuto negli anni scorsi, un passaggio negoziale di cui torniamo a chiedere che siano accelerati i tempi”. Scrima lamenta poi che nel provvedimento “nulla si dice sull’altra questione in campo, quella delle posizioni economiche del personale Ata” (al quale era stata chiesta la restituzione, poi sospesa, dell’incentivo economico, stabilito con un accordo del 2011, per mansioni che vanno oltre i normali compiti). “Contrariamente a quanto affermato dal Ministro nei giorni scorsi il governo non ha stanziato le risorse necessarie a evitare il prelievo fondo per il miglioramento dell’offerta formativa” accusa il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo che ritiene “gravissimo non aver previsto alcuna soluzione strutturale per le posizioni economiche del personale Ata”.
Della stessa idea il leader della Gilda, Rino Di Meglio: “adesso chiediamo al ministro Carrozza, di convocare con urgenza i sindacati per riavviare in tempi rapidi la trattativa all’Aran e risolvere la questione definitivamente”. Se gli insegnanti, come ha detto il ministro Mauro lasciando stamani Palazzo Chigi, possono stare tranquilli, cominciano ad agitarsi altri dipendenti pubblici. Il sindacato di polizia Silp-Cgil auspica un provvedimento analogo a quello della scuola anche per il personale di polizia e chiede ai ministri D’Alia e Alfano “un impegno reale su questo delicato versante al fine di non mortificare operatori che contribuiscono, ogni giorno, alla tenuta democratica del nostro Paese”. Come dire: dopo i docenti tocca a noi bypassare il blocco degli aumenti in busta paga.
Mentre il leader della Uil Scuola, Massimo Di Menna, ricorda che viene sì “ripristinata la progressione economica per anzianità prevista dal contratto vigente”, ma” contemporaneamente “viene per tutti rallentata per il mancato riconoscimento del 2013”. Ed individua nel “blocco del contratto, oltre agli errori commessi dai ministri e dai ministeri, alla base del pasticcio a cui oggi il decreto ha posto rimedio”.

Scatti, rimane il “buco” del 2013: non sarà valido

da Tecnica della Scuola

Scatti, rimane il “buco” del 2013: non sarà valido
di Alessandro Giuliani
Quella prospettata dal Governo è una soluzione alla questione del riconoscimento delle anzianità raggiunta attraverso un fitto percorso contabile che differenzia e pospone di anno in anno il riconoscimento degli aumenti. A sostenerlo è Massimo Di Menna, leader della Uil Scuola. Ecco il “balletto” degli anni: il 2012 verrà riconosciuto solo se si chiude la trattativa all’Aran; 2013, non è valido, resta infatti in piedi il blocco previsto dal governo; 2014, è valido grazie al provvedimento emanato oggi da Palazzo Chigi sia come anzianità sia come aumento di stipendio.
Quella trovata il 17 gennaio sugli scatti del personale della scuola dal Consiglio dei ministri è solo una soluzione parziale problema: rimane in vita, infatti, il problema del mancato riconoscimento del 2013. A ricordarlo, facendo il punto dell’intricata situazione, è il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna. Il sindacalista sintetizza quanto accaduto sulla vicenda come un vero e proprio “balletto degli anni degli scatti”. Sostenendo che quello approvato dal Consiglio dei Ministri è una “soluzione alla questione del riconoscimento delle anzianità del personale della scuola raggiunta attraverso un fitto percorso contabile che talvolta differenzia, talvolta pospone di anno in anno il riconoscimento degli scatti”.
E poi riassume la situazione: “abbiamo: 2012, anno che sarà valido solo se si chiude la trattativa all’Aran (è il terzo del triennio di blocco 2010-2011-2012. In analogia con quanto già fatto per la validità del 2011, occorre una trattativa per pagare gli scatti maturati); 2013, non è valido, resta infatti in piedi il provvedimento di blocco previsto dal governo; 2014, è valido grazie al provvedimento emanato oggi da Palazzo Chigi sia come anzianità che come aumento di stipendio conseguente al riconoscimento delle anzianità degli anni precedenti”.
Di Menna, quindi, sottolinea che viene sì, in effetti, “ripristinata la progressione economica per anzianità prevista dal contratto vigente, ma” contemporaneamente “viene per tutti rallentata per il mancato riconoscimento del 2013”. Ed individua nel “blocco del contratto, oltre agli errori commessi dai ministri e dai ministeri, alla base del pasticcio a cui oggi il decreto ha posto rimedio”.
Per questi motivi, il leader della Uil Scuola, chiede di passare ora a “dare maggiori certezze su tutti gli aspetti retributivi del personale, cosa che si può fare solo per via contrattuale. A tal fine – conclude – rimane urgente un incontro con il ministro su tutte le questioni che attengono al rapporto di lavoro e al riconoscimento professionale, comprese quelle riguardanti la seconda posizione economica Ata e del fondo per i dirigenti scolastici”.

Le risorse contro gli abbandoni

da Tecnica della Scuola

Le risorse contro gli abbandoni
di P.A.
Il Sole 24 ore scrive che saranno Lombardia e Campania ad avere la quota più ampia di risorse contro gli abbandoni e le dispersioni. A prevederlo è la tabella allegata al decreto attuativo che fissa i criteri per la distribuzione dei 15 milioni (3,6 milioni nell’anno scolastico 2013/2014 e 11,4 nel 2014/2015) stanziati dal dl “L’Istruzione riparte” e che è in attesa del parere della Conferenza unificata
Emanato il testo in via definitiva arriverà un bando nazionale che fisserà i requisiti e termini per la presentazione dei progetti da parte delle scuole. Ogni istituto dovrà scegliere due obiettivi tra i tre fissati dal testo: lotta agli abbandoni, rafforzamento delle competenze (specie in lettura e matematica) e integrazione degli alunni stranieri. La valutazione delle domande spetterà agli uffici scolastici regionali. Sulla dispersione scolastica, ricordiamo, il Pd incentrò la sua campagna elettorale, mentre per l’Italia, rispetto all’Europa, sta diventando una vera e propria emergenza. I numeri li ricorda il Sole: gli early school leavers (cioè i giovani dai 18 ai 24 anni d’età che hanno la sola licenza media e hanno abbandonano gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione) lungo la penisola erano al 17,6% nel 2012. Un risultato che ci pone al quartultimo posto nell’Ue a 27 e che rende ancora parecchio distante l’obiettivo di scendere al di sotto del 10% previsto da Europa 2020. Con “L’Istruzione riparte” di novembre il ministro Maria Chiara Carrozza ha dedicato 15 milioni nel biennio per raggiungere l’obiettivo del 2012. In base alla tabella allegata al dm attuativo, che tiene conto sia della popolazione che del tasso regionale di dispersione, la fetta più ampia di risorse se le aggiudicherà la Lombardia (2,2 milioni), davanti alla Campania (1,8 milioni) e al Lazio (1,5 milioni). Fanalino di coda il Molise con 22mila euro, che tra l’altro è l’unico territorio già al di sotto del 10 per cento. Sarà un bando nazionale a fissare i termini e le modalità di avvio del programma nazionale anti-dispersione previsto dal dl Carrozza. La valutazione delle proposte, scrive sempre Il Sole, spetterà ad apposite commissioni nominate dai direttori degli uffici scolastici regionali. A disposizione ci saranno al massimo 100 punti. Così ripartiti: 35 per i requisiti di efficacia ed efficienza (cioè risultati attesi e impatto rispetto agli obiettivi); 35 per la capacità di innovazione; 20 per la presenza di partner esterni alla rete scolastica (università, enti locali, associazioni); 10 per la trasferibilità ovvero l’aver già sperimentato con successo la stessa iniziativa in altre scuole.

“Sugli scatti gli insegnanti possono stare tranquilli”

da Tecnica della Scuola

“Sugli scatti gli insegnanti possono stare tranquilli”
di A.G.
Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a margine del breve Consiglio dei ministri di venerdì 17 gennaio che ha dato il via libera al decreto legge sugli scatti degli insegnanti. A breve le necessarie delucidazioni, ma per ora di sicuro si può dire che si allarga la platea dei dipendenti interessati: nel provvedimento del Governo, infatti, si citano anche le progressioni del 2014.
“Gli insegnanti possono stare tranquilli”. Lo ha detto il ministro della Difesa, Mario Mauro, a margine del breve Consiglio dei ministri di venerdì 17 gennaio che ha dato il via libera al decreto legge sugli scatti degli insegnanti. I diretti interessati debbono ancora comprendere se alle parole di Mauro corrispondano provvedimenti concreti con effetto immediato oppure se, come da questa testata giornalistica ipotizzato, la soluzione trovata dal Governo è tutt’altro che definitiva.
In attesa di “tradurre” i contenuti del provvedimento adottato dal Consiglio dei ministri, ci dobbiamo accontentare di quanto comunicato da Palazzo Chigi. Ovvero che il decreto conferma lo stop alla restituzione degli scatti stipendiali del personale della scuola già percepiti nel 2013 con una trattenuta di 150 euro mensili. Stabilisce, inoltre, che non ci sarà retrocessione a una classe stipendiale inferiore per il personale della scuola che ne abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell’anzianità economica attribuita nello stesso anno.
A breve daremo le necessarie delucidazioni per comprendere quali effetti vi saranno per decine di migliaia di dipendenti della scuola direttamente interessati: stime sindacali avevano indicato 90mila docenti. E forse anche più, visto che il decreto riguarda anche l’anno 2014.

Istruzione pubblica non si concilia con impresa

da Tecnica della Scuola

Istruzione pubblica non si concilia con impresa
di P.A.
Solo il 42% dei potenziali datori di lavoro ritiene che gli studenti, appena concluso il loro ciclo di studi, siano idonei al lavoro, ma il 72% degli insegnanti sono convinti che gli studenti escano da scuola e università perfettamente in grado di iniziare a guadagnarsi da vivere
Secondo Opionione.it esisterebbe uno scollamento completo fra le aspirazioni delle aziende e la realtà della nostra istruzione, suffragato dall’indagine di McKinsey. Già a novembre, aveva fatto meditare la réclame di un istituto professionale che comparava le prospettive di due ragazzi: quello che sceglie la formazione al lavoro, che fa tre anni di studio dopo le medie e a 30 anni si ritrova sposato, con un posto sicuro e un buono stipendio, e l’altro che opta per il percorso tradizionale, che fa invece altri 9 anni di studio dopo la terza media (5 di liceo e 4 di università) per ritrovarsi, a 30 anni, single, precario ed economicamente dipendente dai suoi genitori. Purtroppo, dati McKinsey alla mano, scrive L’opinione, oggi possiamo ben dire che quel poster pubblicitario non era una provocazione, ma la realtà. La responsabilità? Dipende molto dai prof che instillano la seguente idea: “secondo me vali tanto, sono i datori di lavoro che non ti capiscono”. Quel 72% di insegnanti che ritiene i propri studenti idonei ad affrontare il lavoro, lo pensa di sicuro. Ma gli studenti che si scontrano con quel 58% di datori di lavoro che non la pensano così, che hanno dubbi sulla loro formazione o li ritengono del tutto non idonei al lavoro, dovrebbero porsi un’altra domanda: “Ha ragione il mio vecchio prof e tutto il resto del mondo è cattivo? Oppure il mio vecchio prof mi ha insegnato qualcosa di scollegato dalla realtà?”. A parere del giornale online il problema starebbe nella nostra istruzione e nelle regole che la dominano, negli schemi di insegnamento e nell’ideologia stessa dei professori che ci lavorano dentro, nelle materie di studio e nella mancanza di collegamento fra scuole, università e aziende. Continuare a dire che deve cambiare tutto il mondo del lavoro e tutto il metodo di produzione, adeguandolo a standard graditi a presidi e insegnanti significa, scrive sempre L’Opinione, dare voce alle proteste di sindacati e di tutti i movimenti studenteschi, cosicchè la disoccupazione giovanile diventa problema culturale prima ancora che “sociale”. Nell’analisi che L’opinione fa, al di là dell’effettiva mancanza di dialogo tra scuola e mondo del lavoro e sulla disoccupazione che sarebbe più frutto di un malinteso “culturale” che di una piaga “sociale”, ci sorprende sapere che gli insegnanti possano avere tanto peso e influenza nelle scelte dei loro alunni al punto da condizionarne il futuro lavorativo. In pratica la scuola, oltre a tutte le altre grandi responsabilità che le sono state da sempre attribuite, avrebbe anche quella di non favorire l’occupazione, insegnando una realta “scollegata dalla realtà”.

Sì del Governo al decreto legge sugli scatti

da Tecnica della Scuola

Sì del Governo al decreto legge sugli scatti
E’ arrivato il via libera da parte del Consiglio dei Ministri al decreto-legge che dirime la questione sugli `scatti´ di stipendio del personale della scuola. Il comunicato di Palazzo Chigi
Il decreto conferma lo stop alla restituzione degli scatti stipendiali del personale della scuola già percepiti nel 2013 con una trattenuta di 150 euro mensili. Stabilisce, inoltre, che non ci sarà retrocessione a una classe stipendiale inferiore per il personale della scuola che ne abbia acquisita una superiore nel 2013 in virtù dell’anzianità economica attribuita nello stesso anno. Per maggiori approfondimenti leggi l’articolo di Reginaldo Palermo
Questo il testo del comunicato di Palazzo Chigi Il Consiglio dei Ministri ha approvato, su proposta del Presidente, Enrico Letta, e dei ministri dell’istruzione università e ricerca, Maria Chiara Carrozza, dell’economia e finanze, Fabrizio Saccomanni, e della pubblica amministrazione e semplificazione, Gianpiero D’Alia, un decreto legge in materia di retribuzioni per il personale della Scuola che demanda ad un’apposita sessione negoziale avviata dal Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, il riconoscimento dell’anno 2012 ai fini della progressione stipendiale del personale della scuola (docente, educativo ed Ata). Nelle more della conclusione della sessione al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013.  La procedura negoziale per il recupero dei mancati scatti è stata già utilizzata per gli anni precedenti al 2012 e viene finanziata con risparmi e risorse rinvenienti dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato. Il decreto prevede altresì, come già annunciato, che non venga comunque effettuata alcuna azione di recupero delle somme attribuite al personale della Scuola per progressioni stipendiali nell’anno 2013. Viene inoltre prevista, per l’anno 2014, la non applicazione al personale della Scuola, con riferimento alle progressioni stipendiali correlate all’anzianità di servizio, del limite ai trattamenti economici individuali introdotto dall’art. 9, comma 1, del decreto legge n. 78 del 2010, nella considerazione che, a legislazione vigente, la predetta annualità per il comparto scuola è già utile ai fini delle progressioni stipendiali.

Pensioni: tante proposte ma nessuna modifica alla Legge Fornero

da Tecnica della Scuola

Pensioni: tante proposte ma nessuna modifica alla Legge Fornero
di Giovanni Sicali
Il 1° gennaio 2012 fu necessario fare i conti con la riforma Fornero che spostò fino a sei anni il limite per maturare il diritto alla pensione. Il 1° gennaio 2013 in tantissimi hanno dovuto rivedere i propri calcoli aggiungendo 3 mesi in più all’età pensionabile per effetto della “speranza di vita”. Il 1° gennaio 2014 è stato purtroppo simile ai precedenti capodanni e in tanti hanno dovuto fare conti che non tornano tra età pensionabile e/o pensione anticipata
Le lacrime, che la Fornero versò in conferenza stampa annunciando quelle che sarebbero state le nuove previsioni del sistema pensionistico italiano, sono ancora ferme nella memoria di tanti e rappresentano quelle che sarebbero state versate da tutti i soggetti interessati dalla manovra. I lavoratori della conoscenza si sono visti allungare l’età per andare in pensione, a causa dell’ultima riforma che non ha tenuto conto della peculiarità del calendario scolastico e dell’unica uscita per tutti al 1° settembre di ogni anno. E ancora una volta bisognerà fare riferimento al sistema pensionistico dettato dalla Legge Fornero. Né l’approvazione della nuova finanziaria ha portato le modifiche previste. Con decorrenza a partire dal primo gennaio 2014 sono inoltre entrati in vigore i disincentivi che scattano nel caso in cui si voglia fruire del ritiro anticipato dal lavoro. Si tratta di una riduzione dell’1% dell’importo mensile per ogni anno di distanza dalla soglia dei 62 anni d’età e del 2% per ogni anno prima dei 60 anni. Sempre con la Legge di Stabilità 2014, sono stati fissati i tempi della liquidazione del TFS-TFR e il suo ammontare. Coloro che maturano i requisiti per la pensione dopo il 31 dicembre 2013 e cesseranno il servizio a partire dal 1° settembre 2014 avranno il TFS-TFR in una sola soluzione fino a 50mila € (al netto delle ritenute fiscali); in due soluzioni oltre i 50.001 € e fino a 99.999 €; in tre soluzione oltre i 100mila €. Per tutti, non prima del marzo 2015. Ricordiamo che i requisiti per il pensionamento dal 1° settembre 2014 sono: 1. Pensione di “vecchiaia” con 66 anni e 3 mesi compiuti entro il 31 agosto 2014: requisito valido per gli uomini e per le donne. 2. Pensione “anticipata” all’età di 62 anni: per gli uomini, con 42 anni e 6 mesi di contribuzione; per le donne, con 41 anni e 6 mesi di contribuzione. Bisogna inoltre considerare che, pur avendo il requisito contributivo, c’è una penalizzazione sul calcolo della pensione per coloro che non hanno compiuto 62 anni di età. Anche il 2014 continuerà ad essere un anno di riforme vane. Aleggia nell’aria, per esempio, una proposta di modifica pensionistica dell’attuale ministro del Lavoro, Enrico Giovannini. La chiamano “prestito pensionistico” ma riguarda solo i dipendenti del il settore privato che, volendo lasciare il lavoro anticipatamente (di un paio d’anni), potrebbero ricevere un assegno del l’80% dello stipendio pagato dall’Inps e che poi dovrebbero restituire negli anni successivi come trattenuta del 10-15% sull’assegno pensionistico. P.S. Sembra che, tra non molto, sarà possibile consultare online – sul sito dell’INPS – la cosiddetta “busta arancione”, che permetterà di conoscere la proprio situazione previdenziale e sapere (in prospettiva) quando e con quanto si potrà andrà in pensione, in modo da prendere delle opportune decisioni precauzionali.

Uil scuola: quel balletto degli scatti

da tuttoscuola.com

Il commento del leader della Uil scuola, Massimo Di Menna

Uil scuola: quel balletto degli scatti

Il provvedimento approvato oggi dal Consiglio dei Ministri indica una soluzione alla questione del riconoscimento delle anzianità del personale della scuola.

Una soluzione – spiega il segretario della Uil scuola, Massimo Di Menna – raggiunta attraverso un fitto percorso contabile che talvolta differenzia, talvolta pospone di anno in anno il riconoscimento degli scatti.

Per semplificare quello che definisce un ‘balletto degli anni degli scatti’ Di Menna propone la seguente sintesi:

2012 – anno che sarà valido solo se si chiude la trattativa all’Aran (è il terzo del triennio di blocco 2010 – 2011 – 2012. In  analogia con quanto già fatto per la validità del 2011, occorre una trattativa per pagare gli scatti maturati).

2013 – non è valido. Resta infatti in piedi il provvedimento di blocco previsto dal governo.

2014 – è valido grazie al provvedimento emanato oggi da Palazzo Chigi sia come anzianità che come aumento di stipendio conseguente al riconoscimento delle anzianità degli anni precedenti.

In sostanza viene ripristinata la progressione economica per anzianità prevista dal contratto vigente, ma viene per tutti rallentata per il mancato riconoscimento del 2013.

E’ il blocco del contratto, oltre agli errori commessi dai ministri e dai ministeri, alla base del pasticcio a cui oggi il decreto ha posto rimedio. Ora occorre dare maggiori certezze su tutti gli aspetti retributivi del personale, cosa che si può fare solo per via contrattuale. A tal fine rimane urgente un incontro con il ministro su tutte le questioni che attengono al rapporto di lavoro e al riconoscimento professionale comprese quelle riguardanti  la seconda posizione economica Ata e il fondo per i dirigenti scolastici“.

Decreto scatti: primi commenti

da tuttoscuola.com

Decreto scatti: primi commenti

Il via libera del Consiglio dei ministri al decreto che sblocca gli scatti di anzianità del personale della scuola è davvero un’ottima notizia“. Lo dice Luigi Bobba, deputato del Partito democratico.

Dopo le polemiche, gli annunci e le retromarce,  il Governo ha finalmente posto rimedio ad una vicenda che rasentava il grottesco. Qualcosa inizia a muoversi– conclude Bobba- e grazie all’impegno della  nuova segreteria del Pd, si è mantenuto fede alle promesse fatte ai lavoratori, evitando di penalizzare un settore, quello della scuola, da troppo tempo sacrificato dai tagli“.

Per Elena Centemero responsabile Scuola e Università di Forza Italia. invece, “la vicenda degli scatti di anzianità indica lo stato di confusione di questo governo: è l’ennesimo Consiglio dei Ministri dedicato a recuperare un errore. Ora ci auguriamo tutti, in primis gli insegnanti, che su questa ennesima pagina imbarazzante per l’esecutivo sia stata scritta, una volta per tutte, la parola fine. Ci piacerebbe, comunque, avere più dettagli sulla copertura finanziaria del provvedimento e su cosa intenda fare il governo rispetto agli scatti del 2012“.

Scatti: che cosa dice il decreto legge

da tuttoscuola.com

Scatti: che cosa dice il decreto legge

Una nota di Palazzo Chigi offre ulteriori dettagli sulla decisione assunta questa mattina dal CDM in materia di scatti del personale della scuola.

Nelle more della conclusione della sessione”, si legge nella nota, “al personale interessato verrà mantenuto il trattamento economico corrisposto nell’anno 2013. La procedura negoziale per il recupero dei mancati scatti è stata già utilizzata per gli anni precedenti al 2012 e viene finanziata con risparmi e risorse invenienti dal settore scolastico senza alcun onere aggiuntivo per il bilancio dello Stato”.

La nota specifica che il decreto dispone che “come già annunciato, non venga comunque effettuata alcuna azione di recupero delle somme attribuite al personale della Scuola per progressioni stipendiali nell’anno 2013”.

Viene inoltre prevista, per l’anno 2014, “la non applicazione al personale della Scuola, con riferimento alle progressioni stipendiali correlate all’anzianità di servizio, del limite ai trattamenti economici individuali introdotto dall’art. 9, comma 1, del decreto legge n. 78 del 2010, nella considerazione che, a legislazione vigente, la predetta annualità per il comparto scuola è già utile ai fini delle progressioni stipendiali”.

La manovra correttiva del 2010 aveva stabilito che il trattamento economico complessivo dei singoli dipendenti pubblici (compresi quelli della scuola) “non può superare, in ogni caso, il trattamento ordinariamente spettante per l’anno 2010, al netto degli effetti derivanti da eventi straordinari della dinamica retributiva, incluse le variazioni dipendenti da eventuali arretrati“.