ASSEMBLEA DEI PRECARI DELLA SCUOLA DOCENTI ED ATA

ASSEMBLEA DEI PRECARI DELLA SCUOLA DOCENTI ED ATA

Il punto della situazione su Immissioni in ruolo, Docenti inidonei, Proposta
riforma del reclutamento docenti, …

Mercoledì 22 gennaio 2014 ore 16.00

Liceo Classico “F. De Sanctis”

via Ten. Ugo Stanzione (zona Torrione alto)

SALERNO

RSU risorse per la scuola

RSU risorse per la scuola
Seminario di studio promosso dall’ANIEF

a cura di Giuseppe Adernò

In occasione del Congresso regionale dell’ANIEF, celebrato a Taormina presso l’Hotel Villa Diodoro, l’associazione professionale sindacale ha promosso un seminario di studio sulla figura, il ruolo e la funzione del docente RSU nella contrattazione integrativa.

L’incontro introdotto dal presidente Marcello Pacifico ha avuto come relatrice ed ospite la dott.ssa Caterina De Luca, responsabile per le relazioni sindacali presso il MIUR, ufficio di gabinetto.

La relatrice ha ben tracciato i compiti e le funzioni del docente RSU secondo le indicazioni proposte dai decreti che portano i nomi dei Ministri  Cassese (421); Bassanini (59) e Brunetta (150).

Tre tappe della legislazione dello Stato, che hanno modificato anche l’assetto organizzativo della scuola, equiparata alle aziende e quindi modificando la funzione del dirigente scolastico che diventa “datore di lavoro” e del docente educatore che viene equiparato ad un lavoratore e come tale da “tutelare” nei suoi diritti.

I principi di “efficacia, efficienza, economicità”, integrati ad una quarta “e” dell’etica amministrativa hanno guidato e rinnovato l’assetto organizzativo della scuola, producendo una migliore qualità del servizio, ma a volte una mentalità riduttiva del servizio scolastico che non può essere equiparato ad un lavoro di produzione materiale e commerciale.

Spesso ed in alcuni operatori prevale la cultura dell’ordinario, intesa come il “far poco” e “nulla di più”, quasi un contrappeso allo stipendio che si percepisce.

Le finalità e compiti del docente RSU sono indirizzate alla ricerca di una sempre migliore qualità del servizio scolastico, ma spesso tale compito viene strumentalizzato come occasione di “potere”, causa di litigi e di contrasti all’interno della comunità scolastica, gara di sopraffazione tra i diversi sindacati che cercano sempre di acquisire numeri, deleghe e privilegi.

Il dettame legislativo è di alto spessore nell’enunciato teorico, ma l’applicazione pratica spesso contrasta le indicazioni e i suggerimenti del Legislatore.

Con il decreto Brunetta la questione concernente le competenze delle RSU che risultano ridimensionate, ha determinato una giurisprudenza confusa e contrastante, in mancanza del rinnovato contratto di lavoro.

Secondo alcune interpretazioni, il titolo di RSU, costituisce inoltre un privilegio al mantenimento del posto di lavoro, in caso di riduzione delle cattedre e viene trasferito il penultimo della graduatoria, qualora il docente RSU fosse l’ultimo.

La ricerca del miglior bene della scuola dovrebbe sottendere a tutti gli interventi delle RSU, indipendentemente dal sindacato di appartenenza, ma spesso capita che la visione di scuola diversa tra i sindacati e gli interessi personali da tutelare sovrastano il “bene comune”, la crescita e lo sviluppo della scuola e s’indirizzano verso forme o di compromessi o di ricatti nei confronti del dirigente che svolge il compito di “parte pubblica” nella contrattazione del fondo d’Istituto, che si riduce ogni anno sempre di più.

L’affermazione “teorica” che la progettualità della scuola non dovrà essere modificata in relazione al fondo d’Istituto assegnato, resta una vera utopia.

Lo dimostra il fatto che tanti progetti attivati negli anni precedenti, quest’anno, considerata la riduzione e la scarsità delle risorse disponibili, non vengono attuati o, se già avviati, vengono ridotti nella quantità delle ore.

Le indicazioni ministeriali circa la trasparenza e la pubblicizzazione degli atti connessi alla gestione amministrativa della scuola non sempre hanno trovato attuazione e come ha indicato il DSGA Leonardo Gesù nella sua relazione, occorre operare una distinzione tra le “comunicazioni “ che hanno la valenza di una riservatezza per le persone destinatarie e gli “avvisi” che coinvolgono diverse categorie di destinatari: alunni, genitori, organizzazioni sindacali.

Puntuali anche gli interventi del DSGA Giuseppe Capuana, ricchi di esemplificazioni e di operatività frutto di esperienze effettivamente vissute e gestite con competenza.

Nonostante i molteplici disagi e intoppi burocratici la buona volontà e la professionalità di alcuni docenti consentono alla scuola italiana di essere sempre attiva e vigile per la formazione dei giovani e il servizio d’istruzione offerto trova riscontro nei positivi risultati finali conseguiti dagli alunni.

Che la scuola cresca sempre e che il docente non perda mai di vista che la sua funzione educativa non trova riscontro nell’azione del mansionario di “operatore scolastico”.

I corsi di formazione promossi dall’Anief, attraverso “Eurosofia”, ente di formazione professionale collegato all’Università “Pegaso”, potranno essere di valido aiuto per una sempre maggiore qualificazione professionale nel difficile compito educativo.

Se l’educazione è un fatto di cuore, chi opera nella scuola ha necessità di avere un cuore sano e forte ed anche un “buon fegato” per superare le traversie del quotidiano.

Lessico pedagogico 1

Lessico pedagogico 1
Nomina sunt numina rerum-i nomi sono i simboli delle cose

di Umberto Tenuta

 

I nomi sono i simboli delle cose: dicono che cosa sono.

E, pertanto, forse è opportuno prendere in considerazione alcuni dei nomi più comunemente utilizzati nella scuola:

 

INSEGNANTE

Colui che insegna, dal latino in-signo,tradurre in segni (parole, suoni, gesti… lettere, cifre, grafici) o, ancora peggio, incidere nella mente, come fa l’incisore sul bronzo.

Ma noi ora sappiamo che l’insegnante non può imprimere le conoscenze nella mente degli studenti, come pure si prevedeva nei Programmi didattici del 1867: <<Il maestro si astenga dal dare dimostrazioni che in quella tenera età non sarebbero intese. Si limiti ad imprimer bene nelle menti degli scolari le definizioni e le regole>>[1].

Quindi, nella scuola non usiamo più questa parola!

 

DOCENTE

Dal latino doceo, insegno, ha lo stesso significato di insegnante.

Quindi, aboliamo anche questo termine.

 

PROFESSORE

Colui che esercita la professione di insegnare.

Aboliamo anche questo termine!

 

MAESTRO

Dal latino magis, colui che è di più del discente (qualcuno dice magis-ter: tre volte di più).

Chi è il maestro se non colui che è più cresciuto, diventato adulto, alto: colui che ha acquisito competenze più alte dell’alunno.

In quanto più alto, può aiutare ad alimentarsi (alunno) e quindi a crescere, come il tutore della pianta, anzi di più, perché ha già percorso la strada e sa come ci si alimenta per crescere, come si impara, come si apprende.

Maestro −adulto, più alto−, si pone come meta che sfida l’alunno a crescere, che lo motiva, che lo guida, che lo orienta nel suo alimentarsi,

Tu sei lo mio maestro e lo mio autore, dice Dante a Virgilio.

Maestro, il titolo più bello per gli insegnanti, per i docenti e per i professori!

Maestro, titolo di gloria finanche per i Professori universitari!

 

SCOLARO, ALUNNO, STUDENTE

Scolaro, colui che va a scuola. Ma non dice quello che fa. Termine inadeguato!

 

Alunno, colui che si alimenta (dal latino alere, alimentarsi per alto, adulto).

In ambito agricolo, si chiamano alunni le pianticelle dei vivai e i piccoli degli animali!

Termine non specifico!

 

Studente (Dal latino studium, amore, passione).

Scrive F. Ferrarotti che <<La scuola non sembra in grado di stimolare e far scoprire ai giovani la gioia della lettura, e di riportare lo studio al suo significato originario di studium, ossia amore, passione, avventura[2]

Ecco, studente sembra essere il titolo più qualificante per i giovani che debbono alimentarsi per crescere, divenire alti, adulti, umanizzati.

Scrive Kant: <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[3]

 

LEZIONE, SPIEGAZIONE, VALUTAZIONE

Dal latino lectio, lettura.

I primi maestri utilizzavano i testi da leggere ai giovani, perché questi li memorizzassero.

A volte (ma quante volte!), i docenti leggono o parlano e gli studenti ascoltano: se ascoltano e non si distraggono, se ascoltano e non ricordano!

CONFUCIO: Se ascolto, dimentico!

 

SPIEGAZIONE

Spiegare, dal latino explico, tolgo dal plico, dispiegare, spiegare la pergamena, il foglio scritto.

Comunque, un tentativo di rendere esplicito quanto è oggetto della lezione.

Ma, forse, è meglio che la spiegazione se la facciano gli studenti!

 

PROGRAMMI, PROGRAMMAZIONE, PIANI EDUCATIVI PERSONALIZZATI

PROGRAMMI

Dal greco: pro, prima, grafo, scrivere: scrivere prima quello che si deve fare.

Elenco o descrizione delle conoscenze (saperi), delle capcità (saper fare) e degli atteggiamenti (saper essere) che si ritiene gli studenti dovrebbero perseguire e conseguire in un determinato anno, ciclo, corso di studio.

I Programmi valgono per tutti gli studenti: le stesse conoscenze, le stesse capacità, gli stessi atteggiamenti per tutti gli studenti.

Chi non li raggiunge nell’anno, nel ciclo, nel corso viene lasciato indietro (respinto).

Pensate un po’: per tutti gli studenti le stesse conoscenze, le stesse capacità, gli stessi atteggiamenti.

Come per i robot!

 

PROGRAMMAZIONE

Beh, facciamo un passo in avanti!

Programma-zione, azione programmatoria, programma in progress

Perché un’azione programmatoria continua e non una programmazione predefinita?

Ovvio!

Perché tutto scorre, si muove, cambia, diviene diverso…

E della diversità occorre tener conto nella scuola del diritto alla piena formazione della personalità dei singoli studenti, uno diverso dall’altro, come diversi sono i sette miliardi di esseri umani che popolano la terra!

La scuola non serve a selezionare i piani alti della stratificazione piramidale della società e perciò non può avere carattere selettivo: i saperi (sapere, saper fare, sapere essere) non possono essere uguali per tutti gli studenti!

Chi li consegue avanza, chi non li consegue viene respinto, non sale la scala sociale.

In una società del diritto all’educazione per tutti i cittadini, i Programmi debbono essere modulati secondo le caratteristiche personali dei singoli studenti, cioè dei loro livelli di sviluppo e di apprendimento, dei loro ritmi e stili di apprendimento.

Pertanto, la Programmazione si traduce in un PIANO DELL’OFFERTA FORMATIVA (POF) che ogni scuola elabora sulla base delle esigenze formative che sono proprie dei singoli studenti nel loro particolare contesto socioculturale: nel POF si sintetizzano i PIANI EDUCATIVI PERSONALIZZATI (PEP) dei singoli alunni.

 

INDIVIDUALIZZAZIONE, PERSONALIZZAZIONE

Stante la diversità dei singoli alunni, per ognuno di essi si elabora PIANO EDUCATIVO PERSONALIZZATO (PEP).

Nel passato, si parlava di PIANI EDUCATIVI INDIVIDUALIZZATI, in riferimento alla individualità dei singoli studenti.

Considerato che ogni essere umano non è un individuo come qualsiasi altro essere vivente, ma una persona portatrice dei valori che sono propri dell’uomo, oggi si preferisce parlare di PERSONALIZZAZIONE EDUCATIVA  e quindi di PIANI EDUCATIVI PERSONALIZZATI (PEP).

 

VALUTAZIONE, Valutazione selettiva, valutazione formativa

In una società stratificata in classi sociali qual era quella antecedente alla Costituzione Repubblicana del 1948, la scuola aveva carattere selettivo, in quanto mirata a conservare lo status sociale di appartenenza di ogni individuo, lasciando poco sazio alla mobilità sociale, condizionata ai livelli di formazione ritenuti necessari per le singole classi sociali.

Chi acquisiva le necessarie competenze ascendeva nella piramide sociale.

Tracce di questa concezione si ritrovano perfino nella Costituzione repubblicana del 1948, laddove si parla di capaci e meritevoli.

Come ha ben denunciato Don Milani in Lettera ad una professoressa, di norma i figli del dottore erano ritenuti portatori di cromosomi più potenti ed i respinti si ritrovavano soprattutto negli studenti provenienti dalle classi sociali più basse.

La situazione non è cambiata di molto nella scuola odierna, nella quale continua la selezione, seppure in forma più modesta, come si rileva dall’appartenenza sociale della gran parte degli alunni respinti nella scuola secondaria, soprattutto di secondo grado.

Come precisa l’art. 3 della Costituzione italiana del 1948, << È compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e sociale del Paese>>.

Sulla base del diritto di ogni cittadino al pieno sviluppo della sua personalità, nella norma positiva di cui all’art. 1 del D.P.R. 275/1999, si afferma che << L’autonomia delle istituzioni scolastiche … si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>>.

 

Ad ogni figlio di donna va garantito il <<successo formativo>>.

Tale principio si ritrova confermato <<ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è de-stinato ad accogliere questo successo>> nel rapporto FAURE[4].

Ne consegue che la scuola ha il dovere di garantire ad ogni studente la piena, integrale, originale formazione della sua personalità.

Respingere gli studenti significa violare il diritto al successo formativo,

Ciò significa che la scuola deve utilizzare tutti gli strumenti che le scienze dell’educazione oggi mettono a disposizione dei maestri per garantire il successo formativo di tutti gli studenti.

E, pertanto, la valutazione non serve più per promuovere o respingere, ma per progettare interventi formativi personalizzati che garantiscano a tutti gli studenti di raggiungere il successo formativo.

La valutazione non ha più carattere selettivo, ma assume carattere formativo[5].

 

 

 

 



[1] LOMBARDI F.M., I Programmi per la scuola elementare dal 1850 al 1985>, La Scuola, Brescia, 1987, pp. 49-50.

[2] FERRAROTTI F., Leggere, leggersi, Donzelli, Roma, 1998.

[3] KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27.

[4] FAURE E, a cura di, Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249.

[5] (ZAVALLONI R., Valutare per educare, La Scuola, Brescia, 1961).

Trasparenza & Stupidità

Trasparenza & Stupidità

di Giuseppe Guastini

Debbo confessare una debolezza. In questi ultimi tempi ho analizzato in profondità il pacchetto normativo Anticorruzione (L. 190/2012) e Trasparenza (D.L.vo 33/20139); si tratta di due disposizioni che meritano il massimo riguardo eppure un fastidioso quanto involontario automatismo mentale mi porta ad associare le nuove norme alla nozione di stupidità.

Imbarazzato da questo incontrollato moto dei miei neuroni, ho cercato di approfondire il problema.

 

D.L.vo 81/2008

Cosa c’entra il D.L.vo 81/2008 (sicurezza) con il binomio anticorruzione/trasparenza? C’entra se applichiamo il principio analogico. Il legislatore del 2008 ha compiuto un gesto di grande intelligenza (!): ha definito un testo normativo molto severo e vincolante per tutti ma (dal momento che non è possibile trattare allo stesso modo una raffineria ed una scuola) ha concesso 24 mesi (prorogati poi a 36) ad alcuni settori, tra cui il MIUR, per emanare norme, diciamo, “attenuative”, che tenessero conto delle specificità e delle categorie di rischi delle istituzioni scolastiche.

Dall’art. 3  del D.L.vo 81/2008

2. Nei riguardi…..degli istituti di istruzione ed educazione di ogni ordine e grado….le disposizioni del presente decreto legislativo sono applicate tenendo conto delle effettive particolari esigenze connesse al servizio espletato o alle peculiarità organizzative…. individuate entro e non oltre ventiquattro mesi dalla data di entrata in vigore del presente decreto legislativo con decreti emanati….dai Ministri competenti…..

3. ……decorso inutilmente tale termine, trovano applicazione le disposizioni di cui al presente decreto.

 

In altri termini è stata resa flessibile l’applicazione della norma.  Sfortunatamente il MIUR ha lasciato inutilmente decorrere i 3 anni di tempo e il decr. 81 si applica così com’è (altro fatto che provoca l’automatismo mentale di associazione alla stupidità; tra gli effetti di tale distrazione ci sono quelli della equiparazione degli alunni ai lavoratori nelle classi 2.0 e in quelle con la LIM  – quando si alzano dal banco e vanno a fare esercizi o attività alla lavagna  –   con la conseguenza che gli studenti lavoratori debbono ricevere adeguata formazione e informazione [Artt. 36 e 37] e i docenti sono equiparati ai “preposti” necessitando anche loro di specifica formazione).

 

LA  DOMANDA  ALLORA  E’:

Tornando all’associazione trasparenza e stupidità: perchè il legislatore di oggi non ha operato come quello del 2008? La sciando stare che una seria norma anticorruzione doveva estendere gli obblighi di trasparenza e correttezza anche ai partiti, appare fortemente illogica una norma uniforme, buona tanto per una regione o un ente nazionale che per una singola scuola. Persino al MIUR dicono: “non tutte le disposizioni del decr. 33 si applicano alle scuole” (sic).

Volete sapere quante e quali disposizioni non si applicano? Guardate lista riportata in seguito.

 

TRASPARENZA  O  OPACITA’ ?

1- L’allegato A al decreto, tra sottosezioni di 1° e 2° livello, prescrive una sessantina di “stanze” entro cui pubblicare altrettante differenti tipologie di atti o informazioni; si tratta di un muro di opacità veramente difficile da superare.

2- Le didascalie che dovrebbero fornire una rappresentazione sintetica e chiara dei contenuti delle sotto-sezioni non di rado sono oscure; esempio: provate a trovare in “amministrazione trasparente” la sotto-sezione giusta con le “leggi” che regolano l’amministrazione che interessa: chi ci riesce, senza sforzi o ricerche, meriterebbe un premio speciale.

3- Fra tutte le sotto-sezioni non ve n’é una per pubblicare l’informativa privacy, da tutti considerata un importante fattore di trasparenza.

4- La prima sotto-sezione di AT è titolata: “Programma per la Trasparenza e l’integrità”; ma il D.L.vo 33/2013, all’Art. 10, comma 2 stabilisce che il “Programma costituisce di norma una sezione del Piano di prevenzione della corruzione”; cosa allora si deve pubblicare: il PTTI o il piano? Se la sotto-sezione è destinata al solo PTTI, dove pubblicare il (resto del) piano anticorruzione ? In “Altri contenuti” ?

5- Il corso on-line su SIDI informa che il “responsabile per la trasparenza” è il DS; l’Art. 43 non specifica chi e come individua e designa il responsabile; in tali casi solitamente è l’organo politico (nelle scuole il consiglio di istituto) che provvede; oltre che illogica (l’equazione DS/responsabile) non si comprende una designazione fatta tramite corso di formazione…….

Anche in presenza di serie incertezze interpretative, suggerisco egualmente di adottare il Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità (PTTI), per due ragioni:

– una, molto opportunistica, per evitare sanzioni;

– l’altra perché ci permette di dichiarare formalmente la NON  COMPETENZA di molte sotto- sezioni di AT che effettivamente riguardano poco o nulla le scuole (vedi punto .7 per chi usa il modello ANDIS).

In coda è riportato un modello pre-strutturato di PTTI aggiornato.

 

LISTA  DELLE  SOTTO-SEZIONI  DI  “AMMINISTRAZIONE

TRASPARENTE”  CHE  NON  COMPETONO  ALLE  SCUOLE

 

DENOMINAZIONE  DELLA

SOTTO-SEZIONE

ARTICOLI  DI  RIFERIMENTO

MOTIVAZIONE  DELLA

ESCLUSIONE

Oneri informativi per cittadini e imprese

art. 34, c. 1, 2

Questa sotto-sezione riguarda poco o nulla le scuole ed è rivolta soprattutto alle amministrazioni centrali dello stato.

In particolare, per effetto del DPCM  8/11/2013. va qui inserita un’apposita “area” denominata

“scadenzario dei nuovi obblighi informativi”

la quale, ove la scuola non abbia prodotto atti o delibere che impongono a cittadini o imprese  obblighi  comportanti  scadenze , non deve essere utilizzata a scopo pubblicistico (nb: obblighi, non  opzioni, quali scadenze per chi volesse  partecipare ad un bando, gite etc che non costituiscono un obbligo.

Sanzioni per mancata comunicazione dei dati  

 

art. 47 l’Art. 47, che rinvia all’Art. 14, concerne i titolari di incarichi politici, anche a livello statale, regionale o locale.
Rendiconti gruppi consiliari regionali, provinciali   auto-evidente
Consulenti e collaboratori

 

art. 15, c. 1, 2 le istituzioni scolastiche non conferiscono gli incarichi amministrativi di vertice o dirigenziali, di consulenza o collaborazione di cui all’Art. 15
Incarichi amministrativi di vertice art. 15, c. 1, 2
art. 41, c. 2, 3
le istituzioni scolastiche non conferiscono gli incarichi amministrativi di vertice
Dirigenti

 

art. 10, c. 8, lett. d) art. 15, c. 1, 2, 5 art. 41, c. 2, 3 le istituzioni scolastiche non conferiscono gli incarichi dirigenziali
Posizioni organizzative

 

art. 10, c. 8, lett. d) Le tipologie di cui agli artt. 33 e 34 del CCNL sono qualificate come funzioni/attività conferiti a docenti che mantengono il proprio status professionale.
Dotazione organica

 

art. 16, c. 1, 2 non riguarda le scuole in quanto:

a) per effetto dell’Art. 2, comma 10 del DL 31/8/2013, convertito con la L. 125/2013, la prescrizione di cui all’Art. 60, comma 2 del D.L.vo 165/2001, si applica alle amministrazioni censite dall’ISTAT;

b) nell’elenco del censimento ISTAT non figurano le istituzioni scolastiche che, per effetto della nota 2 in calce all’elenco del 24/7/2010, sono considerate unità locali appartenenti al MIUR.

Per accedere all’elenco ISTAT:

 

http://www.rgs.mef.gov.it/_Documenti/VERSIONE-I/e-GOVERNME1/SIOPE/Documentaz/Allegati-R/Elenco_PA_pubblicato_nella_GU_n_229_del_30_settembre_2013.pdf

Personale non a tempo indeterminato

 

art. 17, c. 1, 2 Non riguarda le scuole in quanto gli incarichi non a tempo indeterminato sono conferiti esclusivamente in sostituzione dei titolari assenti.
Tassi di assenza

 

art. 16, c. 3 gli uffici delle istituzioni scolastiche non prevedono ripartizioni fra livelli dirigenziali.
OIV

 

art. 10, c. 8, lett. c) l’Art. 74, comma 4 del D.L.vo 150/2009 esclude la costituzione degli O.I.V. nelle istituzioni scolastiche.
Bandi di concorso

 

art. 19 istituzioni scolastiche non possono pubblicare bandi di concorso di reclutamento.
Ammontare complessivo dei premi

 

art. 20, c. 1 I “premi collegati alla performance” ex Art. 20, commi 1 e 2 non riguarda le scuole in quanto:

a) l’Art. 74, comma 4 del D.L.vo 74 rinvia ad atti successivi la valutazione della performance per il personale docente ed esclude la costituzione dell’OIV per le istituzioni scolastiche;

b) i compensi a carico del fondo M.O.F. non costituiscono “premi collegati alla performance” ma somme per attività aggiuntive effettivamente rese.

Dati relativi ai premi

 

art. 20, c. 2 I “premi collegati alla performance” ex Art. 20, commi 1 e 2 non riguarda le scuole in quanto:

a) l’Art. 74, comma 4 del D.L.vo 74 rinvia ad atti successivi la valutazione della performance per il personale docente ed esclude la costituzione dell’OIV per le istituzioni scolastiche;

b) i compensi a carico del fondo M.O.F. non costituiscono “premi collegati alla performance” ma somme per attività aggiuntive effettivamente rese.

Enti pubblici vigilati   auto-evidente
Società partecipate   auto-evidente
Rappresentazione grafica

 

art. 22, c. 1, lett. d) Non riguarda le scuole in quanto non esercitano funzioni di cui all’Art. 22, comma 1, lettera “a”
Dati aggregati attività amministrativa art. 24, c. 1 L’istituzione scolastica non organizza i dati di cui all’Art. 24, comma 1 del D.L.vo 33/2013.
Controlli sulle imprese art. 25 la scuola non effettua i controlli di cui all’Art. 25
Sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici: Criteri e modalità – Atti di concessione art. 26, c. 1, 2
art. 27
la scuola non concede le sovvenzioni, i contributi, sussidi etc di cui all’Art. 26

 

Piano degli indicatori e risultati attesi di bilancio 

 

art. 29, c. 2 Le amministrazioni soggette alla disciplina del D.L.vo 91/2001 sono solo quelle “…di cui all’art. 1, c. 2, della L. 31/12/2009, n. 196 (Art. 2. Ai fini della presente legge, per amministrazioni pubbliche si intendono gli enti e gli altri soggetti……individuati dall’Istituto nazionale di statistica (ISTAT) …… (che non comprende le scuole; ndr)
Beni immobili e gestione patrimonio: Patrimonio immobiliare – Canoni di locazione o affitto   riguarda solo alcune scuole particolari (Es. Ist. agrari)
Costi contabilizzati

 

Tempi medi di erogazione dei servizi

 

 

art. 32, c. 2, lett. a)
art. 10, c. 5
L’obbligo di cui all’Art. 32, comma 2 del D.L.vo 33/2013, che richiama il precedente Art. 10, comma 5 del medesimo decreto, riguarda le amministrazioni centrali; in fatti il campo del D.L.vo 279/1997 è: “individuazione delle unità previsionali di base del bilancio dello stato, riordino del sistema di tesoreria unica e ristrutturazione del rendiconto generale dello stato.”
Liste di attesa

 

art. 41, c. 6 Tale obbligo riguarda il sistema sanitario nazionale.
Opere pubbliche   auto-evidente
Pianificazione e governo del territorio   auto-evidente
Informazioni ambientali

 

art. 40 le istituzioni scolastiche non forniscono le informazioni di cui all’Art. 40 del D.L.vo 33/2013
Strutture sanitarie private accreditate   auto-evidente
Interventi straordinari e di emergenza.   auto-evidente

 

NB: COMPLETARE/ADATTARE  LE  PARTI  IN  ROSSO

 

PROGRAMMA  TRIENNALE  PER  LA  TRASPARENZA  E  L’INTEGRITA’

2014 -2016

Il consiglio d’istituto

– visto il D.L.vo 150/2009;

– visto l’Art. 32 della L. 69/2009;

– vista la L. 190/2012;

– visto il D.L.vo 33/2013;

– vista la circolare n° 2/2013 del Dipartimento della Funzione Pubblica;

– viste le delibere dalla ANAC/CiVIT n° 105/2010, n° 2/2012 e n° 50/2013;

– tenuto conto delle peculiarità dell’organizzazione dell’istituzione scolastica;

– visto l’atto di indirizzo formulato dal responsabile di cui all’Art. 43 del D.L.vo 33/2013;

 

adotta il seguente

PROGRAMMA  TRIENNALE  PER  LA  TRASPARENZA  E L’INTEGRITÀ’  2014-2016

PER  …….. denominazione scuola……………..

(articolo 10 del D.L.vo 14 marzo 2013, n. 33)

 

In questo documento é riportato il programma triennale per la trasparenza e l’integrità (PTTI) ai sensi dell’Art.10 del D.L.vo 33/2013 (d’ora in avanti “decreto”), valido per il triennio 2014-2016. Al fine semplificare le elaborazioni e ridurre i tempi di lavoro, il presente PTTI costituisce una sezione del Piano di prevenzione della corruzione ex Art. 1, commi 7, 8,9 e 59 della L. 190/2012 che tuttavia viene formalizzata come documento autonomo. Il Programma si articola nei punti che seguono.

 

1) PRINCIPI  ISPIRATORI

Il PTTI si ispira ai seguenti principi:

– “accessibilità totale”, come comportamento proattivo della scuola che, preventivamente, pubblica e rende accessibili le informazioni riguardanti l’organizzazione, il funzionamento e le attività sviluppate dalla scuola, con la sola restrizione riguardante i dati sensibili e giudiziari di cui all’Art. 4, comma 1, lettere “d” ed “e” del D.L.vo 196/2003;

– la trasparenza corrisponde alla nozione di “livello essenziale di prestazione” di cui all’Art. 117, lettera “m”, della Costituzione, conseguentemente rappresenta non soltanto una “facilitazione” all’accesso ai servizi erogati dall’ …….. denominazione scuola…………….. ma è essa stessa un servizio per il cittadino;

– la trasparenza costituisce un presidio imprescindibile nella prevenzione della corruzione.

 

2) IL  RESPONSABILE  DELLA  TRASPARENZA

Il responsabile di cui all’Art. 43 del decreto è il dirigente scolastico pro tempore . Nominativo e contatti del responsabile sono pubblicati e aggiornati nella sezione “amministrazione trasparente” e in altri spazi del sito web.

 

3) INTEGRAZIONE

Per quanto sopra la trasparenza, e con essa il PTTI, mantiene profonde connessioni con:

– il Piano della performance ex Art. 10 D.L.vo 150/2009 (che, per effetto dell’Art. 74, comma 4 del medesimo decreto e il mancato perfezionamento delle norme secondarie ivi previste, non riguarda l’area didattica) in quanto istanza strettamente connaturata con le filiere amministrative;

– il Piano di prevenzione della corruzione ex Art. 1, commi 7, 8,9 e 59 della L. 190/2012;

– gli interventi normativi e organizzativi volti a favorire la dematerializzazione degli atti amministrativi e la digitalizzazione dei flussi informativi ( D.L.vo 82/2005; L. 4/2004; L. 69/2009).

 

4) OBIETTIVI  STRATEGICI

Gli obiettivi strategici del programma sono:

a) aumentare il numero degli accessi al sito della scuola;

b) diminuire il numero delle comunicazioni verso l’esterno per chiamata diretta, avvisi cartacei etc;

c) diminuire il numero delle istanze interne ed esterne e le richieste di informazioni per presenza diretta o per telefono/fax degli interessati;

d) aumentare l’impiego della PEO e della PEC per le istanze degli utenti;

e) nelle comunicazioni interne, aumentare l’impiego di:

– cartelle condivise;

– posta elettronica;

f) diminuire la quantità di documenti prodotti su supporto cartaceo;

g) ridurre i tempi e i costi delle filiere amministrative e informative;

h) aumentare il grado di soddisfazione dei clienti;

i) innalzare il livello di prevenzione di comportamenti anomali.

 

5)  COINVOLGIMENTO  DEGLI  STAKEHOLDER

L’organizzazione scolastica, stante la presenza degli organi collegiali di cui alla parte prima, titolo 1°  del D.L.vo 297/1994, è strutturalmente predisposta per l’interfacciamento con gli stakeholder; sia interni che esterni. Conseguentemente gli OO.CC. rappresentano il luogo privilegiato ove si realizza l’elaborazione, l’attuazione e la manutenzione del PTTI.

Per favorire quanto sopra:

– l’atto di indirizzo e la proposta di PTTI, a cura del responsabile, viene trasmessa con congruo anticipo, rispetto alla seduta di adozione, a tutti i membri del consiglio d’istituto;

– negli OdG. delle sedute degli organi collegiali, con cadenza almeno bimestrale è inserito il seguente punto: stato di attuazione del Programma Triennale per la Trasparenza e l’Integrità.

Alla stesura del Programma ha partecipato anche il soggetto gestore del sito web.

 

6) LE  GIORNATE  DELLA  TRASPARENZA

Il Programma individua nelle assemblee dedicate alle elezioni dei rappresentanti dei genitori negli OO.CC. di cui all’Art. 21, comma 1 dell’OM 215/1991, i momenti in cui realizzare una capillare informazione sui contenuti del presente Programma e del Piano e la relazione sulla performance di cui all’articolo 10, comma 1, lettere a) e b), del D.L.vo 150/2009, come previsto al comma 6 dell’Art. 10 del D.L.vo 33/2013. Gli esiti attesi dalle predette “giornate della trasparenza” sono:

– feedback per il miglioramento della performance;

– feedback per il miglioramento dei servizi.

 

7) LA  SEZIONE  “AMMINISTRAZIONE  TRASPARENTE”

Uno dei propulsori maggiori della rete e del processo della trasparenza è la sezione “AMMINISTRAZIONE  TRASPARENTE” (AT; Art. 9 del decreto); a tale riguardo:

a) a cura del responsabile del sito web, la sezione è strutturata in conformità con le prescrizioni contenute nell’allegato A al decreto;

b) il responsabile della trasparenza cura e monitora il flusso delle informazioni sulla sezione;

c) ciascun operatore scolastico è personalmente impegnato a:

– ridurre la produzione documentale su supporto cartaceo a favore di quella digitale;

– utilizzare cartelle condivise, indirizzi di posta elettronica e ogni altra soluzione tecnologica in grado di migliorare l’interconnessione digitale;

– consultare assiduamente il sito della scuola per ricevere e fornire le informazioni sul funzionamento dell’istituto;

d) il dirigente scolastico, il DSGA e il responsabile del sito web forniscono le informazioni necessarie affinché tutti i soggetti produttori/elaboratori di informazioni diventino progressivamente sempre più autonomi nel pubblicare le predette informazioni nelle sezioni di competenza.

E’ esclusa la pubblicazione su “AMMINISTRAZIONE  TRASPARENTE”, in quanto a vario titolo non riguardanti l’istituzione scolastica, nelle seguenti sotto-sezioni, previste dallo allegato A al decreto; le motivazioni tecnico-giuridiche dell’esclusione sono riportate direttamente nelle corrispondenti sotto-sezioni, sul sito della scuola.

 

Sanzioni per mancata comunicazione dei dati  

Rendiconti gruppi consiliari regionali, provinciali

Consulenti e collaboratori

Incarichi amministrativi di vertice

Dirigenti

Posizioni organizzative

Dotazione organica

Personale non a tempo indeterminato

Tassi di assenza

OIV

Bandi di concorso

Ammontare complessivo dei premi

Dati relativi ai premi

Enti pubblici vigilati

Società partecipate

Rappresentazione grafica

Dati aggregati attività amministrativa

Controlli sulle imprese

Sovvenzioni, contributi, sussidi, vantaggi economici: Criteri e modalità – Atti di concessione

Beni immobili e gestione patrimonio: Patrimonio immobiliare – Canoni di locazione o affitto (NB: TALI  SOTTO-SEZIONI  RIGUARDANO  SOLO ALCUNE  SCUOLE ndr)

Costi contabilizzati

Tempi medi di erogazione dei servizi

Liste di attesa

IBAN e pagamenti informatici

Opere pubbliche

Pianificazione e governo del territorio

Informazioni ambientali

Strutture sanitarie private accreditate

Interventi straordinari e di emergenza.

Tenuto conto delle peculiarità dell’istituzione scolastica, della circostanza che la medesima è assoggettata ad una disciplina contabile speciale e delle particolari caratteristiche delle attività negoziali, sono escluse dalla pubblicazione ai sensi dell’Art. 1, comma 32 della L. 190/2012, le informazioni riguardanti le seguenti tipologie di acquisizioni:

1) acquisti effettuati con il fondo di cui all’Art. 17 del DI 44/2001;

2) acquisizioni di beni o servizi di natura occasionale e non programmabili, per importi entro il …… (50 ?)…. % del limite di spesa di cui all’Art. 34, comma 1 del predetto decreto.

 

8) I  FLUSSI  DELLA  TRASPARENZA  E  MONITORAGGIO

Il programma è articolato in settori denominati FLUSSI  DELLA  TRASPARENZA; i predetti settori sono:

– FLUSSI  DELLE  INFORMAZIONI  E  DEGLI  ACCESSI  ATTRAVERSO  IL  SITO  ISTITUZIONALE;

– FLUSSI  INFORMATIVI  CON  LE FAMIGLIE;

– FLUSSI  DELLA  TRASPARENZA  EX  D.L.vo 196/2003.

Ciascun flusso della trasparenza viene esplicitato in maniera analitica attraverso indicatori denominati FATTORI  E  COMPORTAMENTI  PROATTIVI, che costituiscono le espressioni della trasparenza osservabili e valutabili.

I “fattori e comportamenti proattivi” sono definiti in modo che sia sempre possibile verificarne l’effettiva realizzazione, riducendo la misurazione al codice binario  SI/NO.

Il programma prevede l’attribuzione dei compiti di monitoraggio verifica ad un sistema di soggetti distribuiti, in modo da ridurre il rischio di auto-referenzialità.

Nelle tabelle che seguono sono specificati

Ambiti, “fattori e comportamenti proattivi”, “tempi” e “organi di monitoraggio” sono riportati nelle tabelle che seguono.

 

FLUSSI  DELLA  TRASPARENZA  ATTRAVERSO  IL  SITO  ISTITUZIONALE

FATTORI  E  COMPORTAMENTI  PROATTIVI

TEMPI

MONITORAGGIO

Sito istituzionale conforme standard  .gov.it attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

Pubblicazione “Atti generali” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Organi di indirizzo politico-amministrativo” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

Pubblicazione “Articolazione degli uffici” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

Pubblicazione “Telefono e posta elettronica” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

Pubblicazione di “Incarichi conferiti e autorizzati ai dipendenti “ attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

A.A. INCARICATO  DEL  PERSONALE

Pubblicazione di “Contrattazione collettiva” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

RSU

Pubblicazione di “Contrattazione integrativa” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

RSU

Pubblicazione di “Piano della Performance” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Relazione sulla Performance” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Benessere organizzativo” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

R.L.S.

A.S.P.P.

Pubblicazione di “Dati aggregati attività amministrativa” limitatamente al comma 2 dell’Art. 24 D.L.vo 33/2013 attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

Pubblicazione di “Tipologie di procedimento” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

Pubblicazione di “Dichiarazioni sostitutive e acquisizione d’ufficio dei dati” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

A.A.  COMPETENTI  DI  SETTORE

Pubblicazione di “Provvedimenti dirigenti” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

Pubblicazione di “Provvedimenti organi indirizzo-politico” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

Pubblicazione di “Bandi di gara e contratti” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Bilancio preventivo e consuntivo” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione “Patrimonio immobiliare” (SOLO PER SCUOLE PARTICOLARI; ALTRIMENTI ELIMINARE) attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Canoni di locazione o affitto” (SOLO PER SCUOLE PARTICOLARI; ALTRIMENTI ELIMINARE) attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

DSGA

Pubblicazione di “Controlli e rilievi sull’amministrazione” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente 

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

Pubblicazione di “Carta dei servizi e standard di qualità” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

CONSIGLIO  D’ISTITUTO

Pubblicazione “Indicatore di tempestività dei pagamenti” attivato /previsto entro    il…… 

aggiornato periodicamente

RESPONSABILE  EX  ART. 43

REFERENTE  SITO

DSGA

 

FLUSSI  INFORMATIVI  CON  LE  FAMIGLIE

FATTORI  E  COMPORTAMENTI  PROATTIVI

TEMPI

MONITORAGGIO

Modalità per i rapporti con le famiglie ex art. 29 comma 4 del CCNL comparto scuola definito il piano/prevista definizione entro il… CONSIGLIO  D’IST.

CONS. INTER/SEZ/CL.

modalità di ricevimento individuale da parte del DS e dei docenti definite/prevista definizione entro il… CONSIGLIO  D’IST.

CONS. INTER/SEZ/CL.

illustrazione del documento di valutazione ai genitori definita/prevista definizione entro il… CONSIGLIO  D’IST.

CONS. INTER/SEZ/CL.

“pagella”  e  registro  elettronico ” art. 7 L. 135/2012 attivato/attivato per un gruppo di classi/prevista attivazione entro il… CONSIGLIO  D’IST.

COLLEGIO  DOC.

REFERENTE

incontri periodici con i genitori definiti/prevista definizione entro il…    CONSIGLIO  D’IST.

CONS. INTER/SEZ/CL.

 

FLUSSI  DELLA  TRASPARENZA  EX  D.L.vo 196/2003

FATTORI  E  COMPORTAMENTI  PROATTIVI

TEMPI

MONITORAGGIO

1) nomine degli incaricati dei trattamenti al personale amministrativo ex art. 30 effettuate/prevista effettuazione entro il ………. CONSIGLIO  D’IST.

RESPONSABILE  Art 29

2) nomine degli incaricati dei trattamenti al personale docente ex art. 30 effettuate/prevista effettuazione entro il ………. CONSIGLIO  D’IST.

RESPONSABILE  Art 29

3) nomina del responsabile dei trattamenti per il personale amministrativo ex art. 29 effettuata/prevista effettuazione entro il ………. CONSIGLIO  D’IST.
4) nomine ai fiduciari di plesso/sede di responsabili dei trattamenti per il personale docente ex art. 29 effettuate/prevista effettuazione entro il ………. COLLEGIO  DI  DOC.
5) informativa privacy ex art. 13 pubblicata/prevista pubblicazione entro il…… CONSIGLIO  D’IST.

RESPONSABILE  Art 29

6) documento programmatico sulla sicurezza ex  allegato B punto n° 19 elaborato/elaborazione prevista entro il…….. CONSIGLIO  D’IST.

RESPONSABILE  Art 29

 

9) DIFFUSIONE  DEL  PTTI

Il presente Programma e i suoi contenuti vengono diffusi:

– mediante pubblicazione nel sito web della scuola;

– presentazione nelle giornate della trasparenza;

– discussione nell’ambito degli OO.CC.

 

10) DIFFUSIONE  DELLA  SEZIONE  “AMMINISTRAZIONE  TRASPARENTE”

La conoscenza e l’uso della sezione “amministrazione trasparente” viene favorita:

– nell’ambito delle giornate della trasparenza;

– discussione nell’ambito degli OO.CC.

 

………………………………………………………….

Scuola, assunzioni in arrivo alla Sicilia 500 cattedre per i precari

da Repubblica.it

Scuola, assunzioni in arrivo alla Sicilia 500 cattedre per i precari    

Per la maggior parte andranno a docenti che già lavorano come supplenti  annuali. E che coroneranno finalmente il sogno del posto e dello  stipendio fisso e duraturo

Per oltre 500 precari di sostegno della scuola siciliana il sogno dell’assunzione a tempo indeterminato si sta per avverare. Giovedì scorso, si è svolto un incontro tra i sindacati e  i tecnici del ministero dell’Istruzione per discutere la ripartizione dei 4.447 posti autorizzati dal ministero dell’Economia pochissimi giorni fa. Alla Sicilia toccheranno ben 528 cattedre che per la maggior parte andranno a docenti che già lavorano come supplenti annuali. E che coroneranno finalmente il sogno del posto e dello stipendio fisso e duraturo.
Niente più quindi estenuanti attese in saloni superaffollati con temperature oltre i 30 gradi in attesa delle convocazioni di inizio anno e continui cambi di scuola anno dopo anno. Ma una fetta dei posti autorizzati da viale XX settembre dovrebbe andare anche ai vincitori dell’ultima selezione a cattedre, bandita nel 2012. La ripartizione canonica è al 50 per cento tra vincitori di concorso e precari delle liste provinciali ad esaurimento. Tuttavia i posti messi a concorso per il sostegno nell’Isola sono appena 98, il resto andrà tutto ai precari.
E non è finita. Il decreto-scuola, che ha ampliato l’organico di diritto dei docenti di sostegno, prevede la stabilizzazione di 26.684 docenti in tre anni. La prima tranche è quella dei 4.447 posti autorizzati dal Mef, che permetterà a 528 siciliani di guardare con maggiore fiducia al futuro. Restano ancora da assegnare tra le varie regioni altre 22.237 cattedre in due anni: il 2014/2015 e il 2015/2016. Ma non è detto che in Sicilia arriveranno un numero di posti proporzionale a quello appena ottenuto. Perché, i tecnici di viale Trastevere hanno anticipato ai rappresentanti dei lavoratori che nelle successive ripartizioni si seguirà un criterio che riequilibrerà le differenze esistenti tra le varie regioni tra alunni e posti in organico. Attualmente, la Sicilia ha 2,47 alunni ogni posto in organico di diritto.
Contro una media nazionale di 3,09 e i 4,52 alunni H per posto della Lombardia. In altre parole, in Sicilia  –  per riequilibrare le attuali sperequazioni  –  potrebbero arrivare le briciole di quei 22mila posti ancora da assegnare: 527 posti anziché i 2.640 attesi. Sarà invece il direttore regionale Maria Luisa Altomonte, in accordo con i sindacati, a distribuire le new entry tra i diversi gradi di scuola e le diverse province. E quando dopo anni di attesa arriverà la nomina, questa sarà retroattiva dal punto di vista giuridico.

Istruzione e psicologia: questione di mentalità

da Il Fatto Quotidiano

Istruzione e psicologia: questione di mentalità

di Parola di Prof

La cronaca non molla. A Roma un altro giro di baby squillo, un’altra ragazza di 15 anni esposta alla violenza degli adulti borghesi, istruiti, civili. Un’adolescente che dall’oggi al domani rompe coi genitori, trascura la scuola, spende soldi senza dire da dove vengano. Perché questa ragazza ha ritenuto accettabile la situazione? Un preside è convinto che il tema sia la mentalità, ovvero il costrutto psicologico e culturale che la scuola trasmette, come luogo sociale.

 

Gli indizi che voi descrivete, con l’iniziativa paroladiprof; le baby-prostitute; tutti gli altri eventi disfunzionali della vita scolastica più o meno recenti, sono prove di laboratorio che dimostrano i precedenti fenomeni. Le baby-prostitute, in quanto soggetti abusati, non agiscono (acting-out) forse una condizione indotta tanto profondamente quanto “incarnata”, al di là delle forme esteriori, dallo stesso sistema istituzionale?

Ancora, questi indizi rivelano anche una mentalità diffusa. Gli storici francesi, con la scuola de Les Annales, ci hanno insegnato che le mentalità sono strutture storiche di lunga durata. Una simile mentalità diffusa, allora, non è forse frutto di cause operanti da lungo periodo? Già la descrizione delle dinamiche, dei ruoli e della vita scolastica presente in Amarcord di Fellini ci dice molto. Soprattutto, su come il fascismo aveva ridotto la scuola pubblica.

Ma è a tutti noto come nella scuola pubblica sono all’opera tuttora interessi, quali quelli della chiesa cattolica, che originano da prima dell’Unità d’Italia. Ad esempio, nessuno parla mai di quel monopolio che la chiesa aveva sulla psicologia, attraverso padre Gemelli, durante e dopo il fascismo, tale da condurre ad una delle tante sconfitte storiche della scuola pubblica. Quella di non poter disporre, a differenza dei paesi anglosassoni, di uno psicologo in organico stabile nelle scuole. E pensare che il sistema scolastico, in quanto servizio per ben quattro fasce di età evolutiva (seconda infanzia: scuola dell’infanzia; terza infanzia: scuola elementare; pubertà: scuola media; adolescenza: licei) dovrebbe rappresentare il comparto sociale della prevenzione psicologica.

Con l’augurio che manteniate l’attenzione sulla scuola pubblica,

prof. Pasquale Picone preside dei Licei Statali di Ronciglione e Bassano Romano (VT) 

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Le parole, le regole, il rispetto, sono la premessa dell’educazione scolastica. Chi sta oggi in cattedra, dalle elementari al liceo, segnala questo come tema prioritario: è più difficile domare la classe che insegnarle qualcosa. L’iperattività, l’invadenza della tecnologia, il linguaggio volgare, la violenza nel gestire sentimenti e reazioni diventano stress quotidiano, e carenza d’apprendimento. paroladiprof@gmail.com è l’indirizzo per segnalare problemi e idee. Fatelo chiunque voi siate: studenti, mamme, nonni o maestre. Le parole, per noi, sono importanti.

Scuole e sicurezza, l’anagrafe che non c’è. Nonostante una legge di 18 anni fa

da Il Fatto Quotidiano

Scuole e sicurezza, l’anagrafe che non c’è. Nonostante una legge di 18 anni fa

Secondo Legambiente la condizione degli istituti è sempre peggiore. Ma quanto grave sia la situazione non si può sapere: un censimento completo degli edifici non c’è. L’associazione: “Con una lista delle emergenze gli interventi potrebbero essere più mirati”. Il ministero: “Gli elenchi di priorità li abbiamo comunque”

di Redazione Il Fatto Quotidiano

Scuole vecchie e poco sicure: l’ultimo rapporto stilato da Legambiente ha certificato la condizione sempre peggiore degli edifici scolastici italiani. Quanto di preciso sia grave la situazione, però, è difficile dirlo. Manca, infatti, l’anagrafe dell’edilizia scolastica: un censimento completo di tutti gli istituti, con descrizione della struttura e del suo stato, cubature, certificazioni. Uno strumento previsto per legge: la cosiddetta legge Masini (n. 23/96) lo ha istituito nel 1996. Ma l’anagrafe non è mai stata pubblicata e tutt’ora persiste più di una difficoltà al suo completamento. Nel 2008 l’allora ministro Mariastella Gelmini (anche a seguito della morte di un ragazzo al liceo Darwin di Rivoli) aveva provato a rilanciarla, istituendo una task force per effettuare dei sopralluoghi e verificare la vulnerabilità degli elementi (anche non strutturali) degli edifici. Gruppi di lavoro di cui si sono perse le tracce. Nel settembre del 2012 l’ex ministro Francesco Profumo ha pubblicato i primi stralci del censimento: ma si tratta per lo più di macrodati che non entrano nel dettaglio.

Eppure di un’anagrafe completa ci sarebbe bisogno. Gli edifici scolastici in Italia sono circa 40mila. Il 62% è stato costruito prima del 1974, anno dell’entrata in vigore delle norme antisismiche. Solo il 17,7% (stando ai dati del Miur) è in possesso del certificato di prevenzione incendi. E dalle schede compilate in assenza di questi, risulta anche che appena una scuola su due è dotata di una scala esterna antincendio. Nel 40% delle scuole, poi, neppure l’impianto elettrico è a norma di legge.

Sono dati allarmanti, che però dicono tutto e niente. In alcuni casi già vecchi, non aggiornati dagli eventuali lavori che sono intervenuti negli ultimi due anni. Come fanno notare poi dal ministero, non sempre la mancanza di un certificato corrisponde ad una reale pericolosità della struttura: ci sono edifici perfettamente a norma ma fatiscenti (e quindi poco sicuri), o viceversa. Per questo un censimento dettagliato rappresenterebbe una svolta. “Se l’anagrafe venisse completata e pubblicata – spiega Vanessa Pallucchi, responsabile scuola di Legambiente – i genitori conoscerebbero lo stato delle scuole dove mandano a studiare i propri figli. E con una lista delle emergenze gli interventi potrebbero essere più mirati, oltre che sollecitati dall’opinione pubblica”. “Ma – aggiunge Legambiente – forse è proprio questo che frena il ministero: probabilmente hanno paura a pubblicare un resoconto che certifichi lo stato disastroso delle scuole italiane”.

Dal Miur respingono questa considerazione ma ammettono l’incompiuta. E promettono sviluppi sul fronte edilizia scolastica: “Innanzitutto cominciamo a metterci un po’ di soldi”. Il sottosegretario Gianluca Galletti ha annunciato di recente un piano di investimenti da 1,2 miliardi complessivi, tra cui i 450 milioni di euro previsti dal decreto del Fare fino al 2016, ndr. “Gli elenchi di priorità – continuano dal ministero – li abbiamo comunque, a prescindere dall’anagrafe: sappiamo dove è più urgente intervenire e metteremo gli enti locali nelle condizioni di farlo”.

Poi si riattiverà il percorso per la realizzazione dell’anagrafe: vista la necessità di riorganizzare e aggiornare le informazioni già in possesso, oltre a raccoglierne di nuove, il ministero punta a mettere in piedi un Osservatorio ad hoc. Non una novità assoluta: lo prevedeva anche la già citata legge Masini. Un organo collegiale con tecnici di tutti i soggetti coinvolti (a livello centrale e locale) per stilare dei criteri di raccolta dei dati e di stesura del rapporto, e monitorare costantemente i lavori, sarebbe un passo in avanti importante. Anche su questo fronte, però, ci sono problemi. Il progetto dell’Osservatorio doveva essere presentato in Conferenza unificata già prima di Natale: è saltato per la protesta dell’Anci contro la legge di stabilità. “E fino a quando non parte l’Osservatorio – ammette il Miur – è impossibile fissare delle scadenze anche solo orientative”. Così l’anagrafe dell’edilizia scolastica continua ad aspettare. Ormai da quasi 20 anni.

Scuola, l’eclissi dei progetti

da l’Unità

Scuola, l’eclissi dei progetti

di Benedetto Vertecchi

C’È QUALCOSA DI ANOMALO NEL CONFRONTO IN ATTO SULL’EDUCAZIONE, CHE SI MANIFESTA CON MAGGIORE evidenza in quei contesti, come quello italiano, nei quali da troppo tempo si è rinunciato a sviluppare una riflessione originale ed autonoma circa il profilo culturale che si vorrebbe fosse generalmente posseduto dalla generalità della popolazione e le soluzioni educative che potrebbero consentire il conseguimento di tale intento. Nello sviluppo storico dell’educazione occidentale l’indicazione di traguardi ha anticipato l’assunzione di determinate caratteristiche dell’organizzazione educativa e delle pratiche didattiche. Ciò non significa che fossero enunciati principi, e tantomeno regole, uniformemente seguiti, né che vi fosse da parte degli educatori la medesima consapevolezza degli effetti che sarebbero potuti derivare dalla loro attività,ma che all’educazione si riconosceva una funzione di concausa nei processi di trasformazione sociale. Il grande sviluppo dell’educazione scolastica che ha consentito negli ultimi secoli di assicurare crescenti opportunità d’istruzione per i bambini e i ragazzi, considerato dal punto di vista che prima s’indicava, quello dell’elaborazione di un profilo culturale diffuso, appare come la realizzazione di scenari delineati nelle grandi utopie che hanno rappresentato una parte importante del pensiero europeo dalla metà del secondo millennio. Attraverso l’utopia ci si poteva riferire a una realtà costruita per negazione di quella che costituiva la comune esperienza: se l’analfabetismo rappresentava la condizione più frequente, gli abitanti dei non-luoghi dell’utopia si distinguevano per il possesso di una cultura alfabetica; se l’educazione formale era per lo più rivolta a strati favoriti della popolazione maschile, nell’utopia tutti potevano fruirne, senza distinzione di classe o di genere;se il tempo della vita era in massima misura assorbito dal lavoro, si affermava l’idea che una uguale rilevanza dovessero avere il riposo e le attività rivolte a coltivare la sensibilità e l’intelligenza di ciascuno; se la conoscenza era considerata una prerogativa individuale,se ne affermava l’utilità per il miglioramento delle condizioni di vita; e così via. Ciò che interessa rilevare riflettendo sull’anomalia del confronto educativo in corso è che mentre negli scenari utopistici determinate caratteristiche della popolazione erano considerate necessarie per la coerenza dell’insieme della proposta di assetto sociale, da qualche tempo si tende ad affermare il contrario, e cioè che gli indirizzi dell’attività educativa devono essere congruenti a scelte che sono già operanti nei diversi contesti sociali,in particolar modo nelle attività produttive. Risulta evidente che è cambiata sostanzialmente la concezione del tempo: mentre il grande sviluppo dell’educazione formale è da considerarsi l’effetto di progetti per il lungo periodo, da qualche tempo sembra essere stato abbandonato l’intento progettuale, e sostituito da una nozione funzionalista dell’offerta di apprendimento. In altre parole, le scelte educative non sono più coerenti con un disegno a lungo termine volto a definire il profilo della popolazione, ma rispondono alle esigenze di breve periodo che si manifestano nel sistema produttivo. Le concezioni educative elaborate nell’ambito dell’utopia classica hanno anticipato il corso di eventi che si sarebbero osservati nei secoli successivi, mentre nelle condizioni attuali si vorrebbe realizzare un’improbabile concomitanza tra le richieste del mercato del lavoro e l’offerta di apprendimento del sistema d’istruzione formale. La rinuncia a interpretare l’educazione secondo una logica autonoma non è l’ultima ragione della crisi che, in varia misura, ha investito i sistemi scolastici dei Paesi industrializzati. Anche quando i dati derivanti da rilevazioni comparative sembrano segnalare l’esistenza di condizioni migliori, ci si dovrebbe chiedere se a posizioni più favorevoli in graduatoria corrispondano risultati educativi capaci di configurare un profilo innovativo di cultura della popolazione, o se i livelli più elevati siano da porre in relazione solo a migliori condizioni organizzative e ad apparati ideologici più coinvolgenti. Non sarebbe inutile chiedersi, per esempio, quanta parte abbiano avuto le condizioni organizzative e la pressione ideologica nel consentire ai sistemi scolastici di alcuni Paesi dell’estremo oriente di scalare le posizioni più elevate nelle graduatorie dell’ultima indagine Ocse-Pisa. E, soprattutto, ci si dovrebbe chiedere se una competitività così spinta da far accettare, oltre a un orario scolastico lungo, alcune ore ulteriori di pre e di post scuola, con quel che ne consegue in termini di resistenza allo sforzo prolungato, corrisponda a una concezione educativa che si è disposti a riconoscere come preferibile o solo ad accettare come selezione de facto. Ma, in un caso e nell’altro,non si capisce quale sia il disegno culturale, se non per ciò che riguarda l’utilità che dagli studi si può trarre nel breve termine. In Italia la crisi è più grave non solo per l’eclissi di progettualità che da troppo tempo caratterizza il sistema educativo, ma anche per il crescere della distanza tra le soluzioni didattiche e organizzative del nostro sistema scolastico rispetto a quello degli atri paesi industrializzati. Mentre si discetta in un latinorum da Don Abbondio di soluzioni tecniche per questo o quell’aspetto del funzionamento del sistema, sembra che nessuno si preoccupi di capire che cosa stia accadendo nelle scuole, quali siano le difficoltà che gli insegnanti incontrano nel loro lavoro quotidiano, di che cosa ci sia realmente bisogno in un disegno di lungo termine, che cosa di culturalmente significativo bambini e ragazzi dovrebbero saper fare non solo al momento, ma nella lunga prospettiva di vita che li attende.

Il titolo abilitante sarà valorizzato subito nelle graduatorie di istituto

da Tecnica della Scuola

Il titolo abilitante sarà valorizzato subito nelle graduatorie di istituto
Entro febbraio il bando del II ciclo Tfa, la graduatoria di ammissione sarà nazionale. Abilitati Afam:  graduatoria nazionale unica, per consentire il transito degli idonei dove c’è una maggiore disponibilità di posti
Il Miur comunica di avere predisposto il decreto che modifica in parte l’attuale Regolamento sulla formazione iniziale degli insegnanti, con lo scopo di valorizzare il titolo abilitante nelle graduatorie di istituto. L’aspetto più importante riguarda chi consegue l’abilitazione, che potrà farla valere da subito nelle graduatorie di istituto, in attesa del loro consueto aggiornamento triennale: il titolo garantirà una “corsia preferenziale” per l’attribuzione delle supplenze brevi all’interno della terza fascia. Le graduatorie di ammissione ai Tirocini formativi attivi (Tfa), i percorsi abilitanti che vengono attivati presso le Università e le Istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica, dal prossimo ciclo di corsi confluiscono in un’unica graduatoria nazionale, per consentire il transito degli idonei in atenei e istituzioni dove c’è una maggiore disponibilità di posti. Inoltre, comunica il Miur, anche l’anno scolastico 2012/2013 sarà valido per la maturazione dei tre anni di servizio necessari per poter essere ammessi ai Pas, i Percorsi abilitanti speciali istituiti a marzo del 2013. Infine, la laurea continuerà ad essere titolo di studio valido per l’inserimento nelle graduatorie di istituto in terza fascia. Il decreto ha ricevuto il parere positivo del Cun (Consiglio universitario nazionale) e del Cnsu (Consiglio nazionale degli studenti universitari) ed è stato inviato ai Ministeri che devono vagliarlo prima dell’invio al Consiglio di Stato. Il Miur sta anche predisponendo il bando per la partenza del secondo ciclo dei Tirocini formativi attivi che sarà emanato entro febbraio.

Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo d’istituto

da Tecnica della Scuola

Per pagare gli scatti si prosciuga il fondo d’istituto
di Lucio Ficara
La “linea” è ormai chiara, se si continua su questa strada il fondo di istituto sparirà del tutto e rimarranno, forse, pochi spiccioli solo per collaboratori del dirigente e funzioni strumentali. Il conto alla rovescia è iniziato. I funerali dell’autonomia sono certi, manca solo di conoscerne la data.
Il pagamento degli scatti d’anzianità degli insegnanti o la tutela del fondo d’istituto per il miglioramento dell’offerta formativa? Questa è una domanda che nasce dal fatto che il governo ha deciso di mettere sui piatti di una bilancia due capitoli di spesa importanti per il nostro sistema scolastico, per i quali uno dei due dovrebbe prevalere necessariamente sull’altro. È giusto dire che gli scatti di anzianità sono una parte salariale molto importante per gli insegnanti, che non hanno altro modo di avanzare in carriera. Infatti ancora oggi i docenti progrediscono in carriera unicamente attraverso il riconoscimento dell’anzianità di servizio, che è stata garantita da precisi accordi sindacali risalenti al gennaio 2009. È utile ricordare che la Flc-Cgil è stato l’unico sindacato che non sottoscrisse quell’accordo economico del contratto scuola, dichiarando che l’accordo non adeguava gli stipendi all’inflazione reale e riduceva il fondo d’istituto delle scuole. Da allora fino ad oggi, le politiche governative dei vari esecutivi che si sono succeduti, hanno bloccato gli scatti di anzianità per alcuni anni, per poi sbloccarli utilizzando le risorse dei risparmi di spessa disposti dall’art.64 della legge n. 133/2008 e le risorse destinate  alle scuole per garantire il miglioramento dell’offerta formativa. Prelevare sodi dai fondi destinati  per il miglioramento dell’offerta formativa per garantire lo sblocco degli scatti di anzianità sta diventando un vero e proprio problema che sta determinando un pesante peggioramento delle condizioni di lavoro del personale, un evidente abbassamento della qualità dell’offerta formativa, oltre alla riduzione del salario accessorio nelle tasche dei docenti. Il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 17 gennaio 2014, consentirà a tutto il personale scolastico che era scattato nel 2013 per effetto del blocco dell’anno 2012, di non restituire al mittente gli aumenti stipendiali ricevuti a gennaio 2013 o a settembre 2013 di mantenere la classe stipendiale raggiunta con tale scatto. Una toppa messa dal Governo all’ultimo secondo, che  comunque vedrà reperire le risorse sempre dai risparmi di spesa ai sensi dell’art. 64 legge n. 133/2008, ma anche da una ulteriore decurtazione del fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Quindi, da quanto emerge dal decreto sugli scatti, sembrerebbe che si continuano ad utilizzare le risorse destinate per il funzionamento delle scuole autonome, senza prevedere stanziamenti finanziari aggiuntivi volti a garantire la validità dell’anno 2012 per l’avanzamento di carriera del personale scolastico. In buona sostanza si pagano gli scatti ma si prosciuga il fondo d’istituto, rischiando di mandare in corto circuito l’organizzazione del lavoro delle scuole. Per comprendere le dimensioni economiche del problema di cui stiamo parlando, è utile sapere che per sanare il mancato pagamento degli scatti del 2012 serviranno 490 milioni di euro. I tre quarti di questi soldi, cioè circa 370 milioni di euro saranno prelevati obtorto collo dal cosiddetto Mof, che rappresenta linfa vitale per rendere una scuola veramente autonoma. I dirigenti scolastici stanno incominciando a protestare seriamente, contro questi tagli continui alle risorse della scuola, lamentando anche l’impossibilità di potere chiudere i contratti integrativi di istituto con le Rsu, per l’incertezza che regna sovrana sulla precisa entità del fondo d’istituto, che è diventato ormai, con grande dispiacere di tutti, il bancomat governativo per sanare la norma dello sblocco degli scatti di anzianità.

M5S: Letta si deve dimettere, meno fondi nel 2014 al Miur

da Tecnica della Scuola

M5S: Letta si deve dimettere, meno fondi nel 2014 al Miur
In una nota del gruppo del Movimento 5 Stelle alla Camera si legge: siccome nella previsione di spesa del Miur per il 2014 ci sono 23 milioni di euro in meno, il presidente Letta deve dimettersi così come ufficialmente promise alla Tv
”Il presidente del Consiglio ha promesso che si sarebbe dimesso in caso di tagli a cultura, istruzione e ricerca. Dal momento che le leggi di previsione di Bilancio per il 2014 prevedono 23 milioni in meno rispetto ai fondi destinati al Miur nel 2013, per il presidente del Consiglio è venuto il momento di congedarsi”. ”Il 5 maggio scorso durante la trasmissione ‘Che tempo che fa’, Fabio Fazio aveva chiesto al presidente del consiglio di promettere Letta di non tagliare più il già martoriato comparto dell’istruzione. Letta – si legge nella nota – rispondeva così: ‘io mi dimetto se ci saranno tagli alla cultura, alla ricerca o all’università’. I numeri parlano chiaro: nelle previsioni assestate di Bilancio per il 2013 al Miur venivano destinati 51 miliardi e 474 milioni. Le previsioni contenute nella Legge di Bilancio per il 2014 parlano di 51 miliardi e 451 milioni. Meno 23 milioni”. ”Non da meno di Letta è stata il ministro del Miur, Maria Chiara Carrozza che, lo scorso 24 maggio ai microfoni di Radio 24 dichiarava: “O ci sono margini per un reinvestimento nella scuola pubblica, oppure devo smettere di fare il ministro”. Se parole e azioni hanno un nesso tra loro, la conseguenza è che entrambi devono lasciare le rispettive poltrone. Questa politica – scrivono i deputati 5 Stelle – è indifendibile: elargisce promesse e impegni con leggerezza assoluta mentre le strutture scolastiche sono sempre più sporche e fatiscenti e la precarietà del personale è endemica. Il nostro sistema di istruzione ha bisogno di molto più rispetto ma, soprattutto, di investimenti”.

Decreto legge sugli scatti: forse c’è anche una soluzione per gli Ata

da Tecnica della Scuola

Decreto legge sugli scatti: forse c’è anche una soluzione per gli Ata
di R.P.
Nel  testo che sta circolando in rete da qualche ora è contenuta una disposizione che sembra scritta anche per dare una mezza soluzione al problema delle posizioni ecomiche degli Ata. Ma la situazione è ancora piuttosto confusa.
Del decreto legge approvato nella mattinata del 17 gennaio non si conosce ancora il testo ufficiale e anche le anticipazione che stanno circolando in rete vanno prese con le dovute cautele. Dalle informazioni che abbiamo raccolto risulta infatti che la Ragioneria Generale dello Stato abbia già fatto sapere di non essere del tutto convinta: le coperture indicate nel decreto non sarebbero infatti considerate sufficienti e adeguate. Oltretutto il testo diffuso in rete contiene un passaggio (il 4° comma) che sembra dare una soluzione, seppure parziale, alla questione delle posizioni economiche del personale ATA. Vediamo perché Il testo (ripetiamo: si tratta di un documento che sta circolando in rete che non sappiamo se e in che misura corrisponderà al decreto approvato) dice esattamente quanto segue:  “In relazione a quanto disposto dall’articolo 1, comma 1, lettera b, del decreto del Presidente della Repubblica 4 settembre 2013, n. 122, per il personale della scuola non trova applicazione per l’anno 2014, nell’ambito degli stanziamenti di bilancio relativi alle competenze stipendiali, l’articolo 9, comma 1, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla legge 30 luglio 2010, n. 122, come prorogato dall’articolo 1, comma 1, lettera a, del citato decreto del Presidente della Repubblica n. 122 del 2013″. Proviamo a decodificare. Le posizioni economiche Ata sono state bloccate dalla Ragioneria in quanto l’articolo 9 comma 1 del DL 78/2010 stabiliva che, da quel momento in avanti e fino alla fine del 2013, nessuna posizione stipendiale individuale avrebbe potuto superare quella in godimento nell’anno 2010. Questa stessa disposizione è stata prorogata fino alla fine del 2014 dal DPR 122/2013. Inoltre l’articolo 9, comma 23 , del DL 78/2010 stabiliva che gli anni 2010, 2011 e 2012 non sarebbero stati utili ai fini della progressione di carriera; tale norma è stata estesa all’anno 2013 dall’articolo 1, comma 1 lettera b) del DPR 122/2013. A questo punto viene chiarito che, invece, per il 2014 non si applica più la norma del DL 78/2010 che impediva qualunque forma di aumento delle posizioni stipendiali individuali, ivi comprese le cosiddette “posizioni economiche “ degli Ata.  E quindi, sembra di capire che a partire dal 2014 al personale Ata potranno essere riconosciute nuove posizioni economiche. In realtà la situazione resta complicata perché comunque il decreto di questi giorni contiene un inciso molto chiaro e dice che questo si può fare ma “nell’ambito degli stanziamenti di bilancio relativi alle competenze stipendiali”. Inoltre resta il fatto che la norma si riferirisce al 2014 e nulla dice in merito alle posizioni già conseguite a partire dal settembre 2011. Per capire meglio come potrà essere applicata questa disposizione bisognerà aspettare la pubblicazione del decreto e soprattutto leggere la relazione tecnica che verrà inviata alle Camere nei prossimi giorni. Senza dimenticare che per ora si tratta di un decreto che dovrà comunque essere convertito in legge entro 60 giorni e quindi, presumibilmente, entro gli ultimi giorni di marzo.

La ricetta francese contro la dispersione

da Tecnica della Scuola

La ricetta francese contro la dispersione
di P.A.
L’abbandono scolastico in Francia riguarda ogni anno 140 mila giovani che lasciano prima di avere ottenuto il Baccalauréat che a 17 anni opera una scrematura decisiva tra i ragazzi destinati a trovare lavoro e tutti gli altri
Anche in Francia però si respirerebbe quell’aria classista che contraddistingue la scuola italiana. Il Corriere della Sera riporta quanto sostiene il grande linguista Alain Bentolila secondo il quale dopo la Seconda guerra mondiale la scuola aprì a tutti la sua impostazione ottocentesca, senza cambiare una struttura nata e pensata solo per i figli, già mediamente istruiti, della classe dirigente. Tale constatazione ha indotto il governo e i professori, scrive sempre Il Corriere, a portare avanti un’importante lotta contro l’abbandono scolastico, come quella dell’associazione Transapi che si rivolge a tutti i ragazzi con più di 16 anni che hanno lasciato la scuola o che sono tentati dal farlo, o comunque dissentono dai canoni tradizionali del sistema educativo francese.  Molti giovani infatti vogliono ancora imparare, ma in modo diverso. “Quando proponi loro di guardare un corso in formato video, gli si illuminano gli occhi, amano il lato ludico dell’apprendimento”, dicono gli esperti. E così è nata “TransiMooc”, che cerca di applicare al recupero scolastico la formazione a distanza mediante l’uso delle nuove tecnologie. Con l’aiuto dei docenti i ragazzi sono chiamati a “passare dall’altra parte”, e a realizzare dei corsi a vantaggio di altri allievi.  Con la sponsorizzazione dell’operatore telefonico Orange (che fornisce gli strumenti digitali), i giovani organizzano e filmano il corso, si occupano delle riprese, della pista audio e della pubblicazione online. “Poi c’è la matematica insegnata attraverso la musica, i punti cardinali e la geografia studiati nel vuoto appesi a una corda (per i più temerari), la statistica e le scienze attraverso gli sketch di un umorista e il teatro” “Passata la sbornia ideologicamente alternativa degli anni Settanta e pure la reazione un po’ troppo tradizionalista che ne è seguita, si cerca semplicemente di percorrere ogni strada pur di non abbandonare i ragazzi al fallimento”.

Concorso DS in Lombardia: la conduzione del colloquio in nove punti

da Tecnica della Scuola

Concorso DS in Lombardia: la conduzione del colloquio in nove punti
di Aldo Domenico Ficara
L’Usr Lombardia con una nota Prot. n. MIUR AOODRLO R.U. 598 del 14 gennaio 2014, indirizzata a tutto il personale interessato, ai dirigenti degli Ambiti Territoriali della Lombardia e p.c. alle Organizzazioni Sindacali Area V della Dirigenza, pubblica le procedure in ordine alla organizzazione e conduzione del colloquio per il concorso a Dirigenti scolastici che si svolgerà a Milano dal 20 gennaio 2014. Tali procedure sono individuate in nove punti:
1) La Commissione e le Sottocommissioni, ciascuna operando per proprio conto in separate sedi nei locali dell’ex-IRRE per la Lombardia, immediatamente prima dell’inizio dei colloqui relativi al giorno stabilito dal calendario delle prove, predispongono i quesiti d’esame, con riferimento alle materie comprese nelle aree tematiche di cui all’art. 8 del bando e al relativo allegato tecnico. 2) Più precisamente, i quesiti d’esame sono predisposti con riferimento alle materie comprese nelle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6, 7 e 8 di cui all’art. 8 del bando e al relativo allegato tecnico. Si formano così, distintamente per la Commissione e per ciascuna Sottocommissione, cinque gruppi di quesiti, relativi, rispettivamente, a materie comprese nelle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6, 7 e 8. Al fine di assicurare la possibilità della estrazione a sorte, sono predisposti per ciascun gruppo tanti quesiti quanti sono i candidati convocati nel giorno stabilito secondo il calendario delle prove più uno. 3) I quesiti giornalmente predisposti sono trascritti su strisce di carta che, ripiegate in modo da rendere invisibile quanto su di esse riportato, sono inserite, a cura della Commissione e da ciascuna delle Sottocommissioni, distintamente in cinque urne, corrispondenti alle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6, 7 e 8 4) Il candidato, secondo l’ordine di convocazione, immediatamente prima di dare inizio alla prova, estrae a caso da ciascuna delle urne la striscia di carta su cui è riportato il quesito d’esame relativo, rispettivamente, alle materie comprese nelle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6, 7 e 8 di cui all’art. 8 del bando e al relativo allegato tecnico. I quesiti relativi alle materie comprese nelle aree tematiche 7 e 8 sono trattati nell’ordine, dopo che è stata esaurita la trattazione dei quesiti relativi alle materie nelle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6. È rimessa al candidato la scelta dell’ordine secondo cui rispondere ai quesiti relativi alle materie comprese nelle aree tematiche 1 e 2, 3 e 4, 5 e 6. 5) Subito dopo l’estrazione, il candidato appone la firma e la data sul verso di ciascuna delle strisce di carta estratte. 6) Nel corso del colloquio la Commissione (o la competente Sottocommissione), ove necessario, richiede precisazioni, chiarimenti e approfondimenti nell’ambito dell’argomento d’esame e/o richiama l’attenzione su temi collegati logicamente o dottrinalmente. Di norma, il colloquio si esaurisce in non più di un’ora per singolo candidato. 7) Si provvede alla valutazione della prova non appena la prova stessa sia stata completata. 8) I risultati delle prove orali sono pubblicati dopo che sia stata effettuata la valutazione della prova sostenuta dal candidato convocato per ultimo nel giorno stabilito secondo il calendario degli esami. 9) In caso di assenza legittima del candidato, il presidente coordinatore stabilisce la data e l’ordine della nuova convocazione. Di regola, il primo giorno utile.

La settimana corta per risparmiare?

da Tecnica della Scuola

La settimana corta per risparmiare?
di P.A.
Molti presidi spingono per chiudere la scuola il sabato: migliorare l’istruzione o un altro modo per tagliare?
Secondo Globalist.it il tarlo che rode il governo sarebbe quello di tagliare i fondi alla scuola attraverso una serie di iniziative che apparentemente potrebbero non avare attinenza con l’istruzione e invece… Fra queste, le proposte di molti Consigli d’Istituto che stanno introducendo la riduzione dell’orario scolastico su cinque giorni, dal lunedì al venerdì. “E’ un vecchio pallino dei ceti più abbienti: avere i figli a casa il sabato. La settimana corta porterebbe i ragazzi dei licei a stare a scuola fino alle due e quelli dei professionali e tecnici fin oltre le tre. Siccome, anche in forza di precedenti tagli, molti ragazzi hanno la scuola distante da casa, l’agognato ritorno tra le mura domestiche in alcuni casi non si avrà prima delle quattro-quattro e mezza. A quell’ora e dopo il viaggio di ritorno a cui devi aggiungere l’alzataccia mattutina, la voglia di studiare dei ragazzi sarà senz’altro a mille. Tutte cose ovvie e ragionevoli che però, sulle prime, non vengono considerate proprio dai genitori tanto presi dal week end con i figlioli. A quanto risulta proprio i figlioli-studenti nella maggior parte dei casi si sono schierati contro questa misura. Ma i presidi la propongono e la ripropongono con una certa insistenza quasi ad insinuare il dubbio che la spinta venga dall’alto”. Chi l’ha pensata e vuole che dilaghi a macchia d’olio ha semplicemente fatto due conti, secondo Golobalist.it: si risparmia sugli straordinari dei bidelli, si risparmia sui trasporti pubblici, sui riscaldamenti e sarà praticamente impossibile la ricca permanenza di corsi pomeridiani nelle scuole”. E negli altri Paesi? In Francia le scuole sono state concepite con mense e luoghi ricreativi. Da noi, la maggior parte degli istituti apre in deroga alle leggi vigenti.