Ddl autismo, giovedì in Senato. Attenzione sulle famiglie

Ddl autismo, giovedì in Senato. Attenzione sulle famiglie

Porre l’attenzione sulle fasce adulte e sostenere le famiglie coinvolte nell’autismo. È l’obiettivo di Venera Padua, senatrice del Pd, che giovedì mattina sarà relatrice in commissione Igiene e sanità per il ddl in materia di autismo

da Redattore Sociale
28 gennaio 2014 – 18:05

ROMA – Attenzionare le fasce adulte e sostenere le famiglie coinvolte nell’autismo. È l’obiettivo di Venera Padua, senatrice del Pd, che giovedi’ mattina sara’ relatrice in commissione Igiene e sanita’ per il ddl in materia di autismo.

“Da questo disturbo non si guarisce ed e’ necessario accompagnare nella crescita tutti i soggetti che ne soffrono- prosegue l’esponente del Pd- aiutandoli a trovare maggiore autonomia”. Sicuramente “una forte attenzione sara’ puntata sulla prima fase della vita, quella evolutiva, in cui diventa essenziale garantire una corretta diagnosi precoce e un intervento efficace dal punto di vista terapeutico, ma altrettanto importante e’ accompagnare ogni soggetto autistico nel prosieguo della sua vita per renderlo autonomo”. È quindi compito del Parlamento, secondo Padua, “assistere queste persone nell’arco di tutta la loro vita creando una rete infrastrutturale tra la famiglia, gli insegnanti, i medici, i pediatri e gli educatori degli asili nido. Queste figure dovranno operare con una sinergia di intenti all’interno di un progetto per l’autismo. Vogliamo far crescere la consapevolezza che esiste questo disturbo- sottolinea la senatrice- e che devono essere prese determinate misure a tutela delle famiglie”.

Infatti, tra i ddl esaminati dal tavolo ristretto sull’autismo – costituitosi alcuni mesi fa all’interno della 12° commissione del Senato e composto da tutti i rappresentanti delle diverse forze politiche – ce ne sono due (il 1109, d’iniziativa di vari senatori tra cui Padua, e il 1073, d’iniziativa della senatrice Magda Angela Zanoni) attenti sia al problema ‘della perdita dei familiari’ che si prendono cura dei soggetti con autismo, che al rafforzamento dell’inclusione sociale di queste persone.

“Puntiamo al coinvolgimento di tutta la comunita’ cittadina- precisa la relatrice- che puo’ fare da rete e da sostegno. Certo, nelle citta’ e’ piu’ difficile ma a livello provinciale e’ gia’ stato realizzato”.

La missione del tavolo e’ dunque “arrivare all’elaborazione di un ddl sull’autismo il piu’ condiviso possibile, arricchito dai contributi offerti dalle varie associazioni, dagli esponenti di centri di riabilitazione e medici ascoltati nelle diverse audizioni svolte sinora”. Per quanto riguarda le terapie, “e’ necessario il lavoro di un’e’quipe multidisciplinare che rispetti i diversi approcci, proprio perche’ il disturbo diverge da soggetto a soggetto e ognuno di loro presenta differenti potenzialita'”. Infine, un’ultima battuta Padua la dedica ai tempi di realizzazione del ddl sull’autismo: “Stiamo per terminare le audizioni e speriamo di presentare il testo unificato in commissione nel piu’ breve tempo possibile”.

Nasce il “Laboratorio delle Opportunità”

Nasce il “Laboratorio delle Opportunità”

da Vita.it

Questa mattina viene inaugurato a Cologno Monzese un nuovo polo per l’orientamento e l’inserimento lavorativo di persone con disabilità psichica

Il nome è bellissimo, “Laboratorio delle Opportunità”. La struttura pure, completamente accessibile grazie alle donazioni di molte aziende, là dove un tempo sorgeva il centro unico di cottura della Scuola Comunale di Cologno Monzese.  Qui dentro, a partire da oggi, una trentina di persone con disabilità psichiche e fisiche fra i 17 e i 45 anni, tutti residenti nei comuni di Cinisello Balsamo, Cologno Monzese e Sesto San Giovanni, troveranno tante opportunità di interventi formativi, educativi, di riattivazione di competenze  personali e anche di orientamento al lavoro. Si tratta di un unico polo sociale, innovativo e dinamico, al cui interno le persone con disabilità e le loro famiglie potranno trovare la filiera completa dell’inclusione, dall’orientamento al lavoro.

Il Laboratorio delle Opportunità sarà gestito dalla cooperativa Spazio Aperto, che quest’anno festeggia i suoi 30 anni di attività: in questi trenta’anni ha prodotto occupazione per più di 350 persone con difficoltà, in prevalenza giovani con problemi fisici e psichiatrici, oggi ha un organico di 296 persone, di cui 93 svantaggiate e fattura 6 milioni di euro. Il Laboratorio trova spazio in una parte della struttura della ex scuola, data in concessione dal Comune di Cologno a Spazio Aperto per 19 anni, che la cooperativa ha riqualificato a scomputo dell’affitto stabilito dal Comune. Il progetto ha beneficiato del sostegno di aziende come Atena SpA, Energy Light, Gambarelli Group, Grohe, Ikea Group, Pozzi Ginori SpA e Schenider Electric SpA.

Il Laboratorio è un’occasione di rafforzamento e riposizionamento dell’offerta sociale sul territorio. L’obiettivo è quello di formare persone indirizzabili a un potenziale inserimento nel mondo de lavoro, tramite laboratori che per ciascuno partecipante al progetto puntino a dare capacità relazionali adeguate all’inserirsi in un ambiente organizzato e complesso, acquisire capacità d’apprendimento, esecuzione di un compito, monitoraggio dei risultati, acquisire o sviluppare capacità professionali, sviluppare senso di responsabilità. Fra i laboratori proposti, quello di assemblaggio, di attività sul verde e con animali in cascina, acquaticità, conoscenza del territorio.

Lavoratori sempre più in difficoltà

Scuola, Mascolo (Ugl): “Lavoratori sempre più in difficoltà”

“Dai numerosi incontri con i lavoratori che l’Ugl Scuola sta effettuando sul territorio è evidente la difficile situazione che stanno vivendo i lavoratori del comparto, in un momento delicato come quello che il paese sta attraversando”.
Lo dichiara il segretario nazionale dell’Ugl scuola, Giuseppe Mascolo, che oggi è intervenuto al corso di formazione per Rsu e dirigenti sindacali, svoltosi in provincia di Ragusa.
“Questo senso di disorientamento sta creando malcontento generale, e confusione tra i lavoratori. La farraginosa normativa ma soprattutto le continue modifiche apportate negli ultimi anni, hanno creato tanto allarmismo e, purtroppo, in tale situazione, la mancanza di chiarezza aggrava una situazione già critica”.
“L’Ugl Scuola continuerà l’attività di formazione e informazione sul territorio, cercando di rispondere concretamente alle richieste di chi lavora, facendosi portavoce delle istanze del personale della scuola, che non può pagare colpe non sue”.

La disabilità nella scuola: facciamo il punto

da Superando

La disabilità nella scuola: facciamo il punto

Mira a questo, ovvero a verificare quale sia oggi l’effettiva integrazione e inclusione scolastica degli alunni e delle alunne con disabilità, un convegno in programma per il 31 gennaio a Bologna, promosso dall’ANFFAS di Bologna (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in collaborazione con l’ANFFAS Nazionale e con il Consorzio La Rosa Blu

È promosso dall’ANFFAS di Bologna (Associazione Nazionale Famiglie di Persone con Disabilità Intellettiva e/o Relazionale), in collaborazione con l’ANFFAS Nazionale e con La Rosa Blu (Consorzio degli autonomi enti a marchio ANFFAS), il convegno denominato La disabilità nella scuola, in programma per venerdì 31 gennaio, nel capoluogo emiliano (Sala Grand Forum, AC Hotel, ore 9-18).
Basata su un percorso formativo rivolto a famiglie, operatori e professionisti del settore e personale scolastico (dirigenti, insegnanti curricolari e di sostegno, assistenti ecc.), la giornata fornirà utili elementi di discussione e confronto, volti a comprendere l’attuale situazione scolastica e l’effettiva integrazione degli alunni e delle alunne con disabilità. «L’articolo 12 della Legge Quadro 104/92 – spiegano gli organizzatori dell’iniziativa – sancisce il diritto all’educazione e all’istruzione per tutte le forme di disabilità e garantisce l’obiettivo dell’integrazione scolastica. Ma il traguardo è stato davvero raggiunto?».

Interverranno tra gli altri al convegno Roberto Dainese, docente di Pedagogia Speciale all’Università di Bologna (La situazione attuale dell’inclusione scolastica), Riziero Zucchi, docente di Pedagogia all’Università di Torino (Il ruolo della famiglia nel progetto di vita del bambino con disabilità: coinvolgimento e condivisione del Progetto Educativo Individualizzato) e Gianfranco De Robertis, consulente legale dell’ANFFAS (Gli aspetti giuridici riguardo l’inserimento scolastico dell’alunno con disabilità), mentre a chiudere i lavori sarà Andrea Canevaro, docente di Pedagogia Speciale all’Università di Bologna e figura “storica” in àmbito di inclusione scolastica nel nostro Paese, con un excursus storico sull’argomento.
A moderare i lavori, sarà Gaspare Vesco, direttore dei Servizi della Cooperativa Sociale Bologna Integrazione. (S.B.)

SCATTI: ACCELERARE TRATTATIVA E RECUPERARE MOF ANNI PASSATI

SCATTI, GILDA: ACCELERARE TRATTATIVA E RECUPERARE MOF ANNI PASSATI
“L’incontro di oggi segna un passo avanti e apprezziamo che il ministero abbia inviato all’Aran l’atto di indirizzo relativo al piano triennale di assunzioni che per il prossimo anno scolastico prevede l’immissione in ruolo di 12.625 docenti, 1.604 insegnanti di sostegno e 4.317 Ata, mentre per l’anno corrente conferma 4.447 posti di sostegno”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta la riunione avvenuta questa mattina a viale Trastevere tra i sindacati e il ministro dell’Istruzione, Maria Chiara Carrozza.
“Al ministro – spiega Di Meglio – abbiamo sollecitato una generale velocizzazione dell’azione amministrativa: per quanto riguarda il contratto sulla mobilità, soltanto per citare un esempio, in attesa del visto dei ministeri dell’Economia e della Funzione Pubblica, la tabella di marcia registra già 4 mesi di ritardo che inevitabilmente si ripercuoteranno sul corretto avvio delle attività didattiche”.
Sul fronte degli scatti, la Gilda ha chiesto di spingere l’acceleratore sulla trattativa e di recuperare le risorse del Mof non spese negli anni passati, così da incidere in maniera meno pesante sul Mof corrente, scongiurando il rischio che le progressioni di carriera vengano assegnate in base a una sorta di lotteria.
“Inoltre – spiega ancora Di Meglio – abbiamo richiamato l’attenzione del ministro sulle posizioni stipendiali del personale Ata, ribadendo l’ingiustizia di togliere soldi per un lavoro già svolto a una categoria professionale già economicamente debole”.
“Infine, alla proposta della Carrozza di rivedere il sistema degli scatti, – conclude il coordinatore nazionale della Gilda – abbiamo messo in chiaro che, prima di intavolare una discussione in merito, vogliamo essere certi di poter contare su maggiori risorse. Non bisogna dimenticare, infatti, che già oggi l’anzianità di servizio dei docenti italiani è tra le meno riconosciute rispetto al resto dei Paesi economicamente avanzati”.

Lettera di una DOCENTE INIDONEA passata ATA

Sono una docente inidonea che nel 2011, in base alla legge 111, aderì alla mobilità accedendo così ai ruoli ATA. Ho 35 anni di servizio e quasi 60 di età.
Dopo un anno e mezzo in segreteria mi trovo ridotta alla depressione più nera, al ricorso costante allo psichiatra e all’ansia insistente, quotidiana. Non riesco a svolgere i compiti che mi vengono richiesti perché ho difficoltà a memorizzare tutte le procedure delle pratiche, non conosco tutta la marea di leggi e regolamenti che il lavoro in segreteria richiede, non riesco ad imparare ulteriori procedure.
Finora mi hanno consentito mansioni meno complesse, ora però mi hanno messo di fronte al fatto che devo sapermi disimpegnare con tutte le incombenze del profilo amministrativo: sono uno dei componenti il contingente di segreteria e come tale devo fare il lavoro come gli altri (che peraltro lamentano che io non contribuisco equamente  al lavoro complessivo).
Capisco quanto le loro richieste siano logiche, ma proprio non so adeguarmi.
Al momento mi occupo della posta, del protocollo, delle circolari, dei certificati, dell’Invalsi e di altre incombenze generiche, ma Dirigente scolastico  e Segretario sostengono che non è abbastanza, anche se  -per la verità-  non mi rimane del tempo inutilizzato.

Mi hanno detto che una via d’uscita potrebbe essere una nuova richiesta di visita medica collegiale. Non so come muovermi. E’ meglio che la chieda io o che la faccia richiedere dalla scuola? Che cosa è bene evidenziare nella documentazione medica? Il dirigente  mi ha concesso pochi giorni per dare una risposta. Qualcuno mi può aiutare?
(segue firma)

Questa è una recentissima, disperante testimonianza, arrivata al Conbs, dei guasti prodotti da norme drastiche e grossolane che trattano i docenti  inidonei all’insegnamento come numeri, senza alcun riguardo per lo stato di salute e per la preparazione professionale acquisita in una vita da un lavoratore ormai anziano…
Con la L.111/2011 il MIUR aveva mobilitato nel ruolo ATA (e dequalificato, “sradicandoli” dalle loro competenze…)  circa 600 docenti,  consenzienti per timore del peggio,  che si trovano ora in condizioni simili a quelle della “sfortunata” collega.
Con la L. 128 si predispone un nuovo transito (sempre “volontario”) di circa altri 200 “richiedenti”, buona parte dei quali lamentano di aver praticato in realtà una autentica scelta al buio, accettata  per non affrontare il trauma della mobilità in altri enti (che non è stato possibile conoscere prima e quindi valutare) oppure per problemi logistici (determinanti quando ci siano di mezzo età e salute).
Tra questi “mobilitati-Ata volontari”  c’erano persone utilizzate  esclusivamente in biblioteca, quindi senza alcuna  esperienza di attività in segreteria.
Il Conbs ha girato la testimonianza alle Parlamentari che hanno seguito l’iter legislativo della mobilità. Una di queste, sconsolata, suggerisce di avviare istanza per tentare la dispensa.
Fosse tutto così semplice…  La dispensa, stando alle normative più recenti,  è ormai ristretta ai soli casi di chi “non è assolutamente in grado di lavorare”.  Inoltre fra i docenti inidonei ci sono persone relativamente giovani –eppure con gravi handicap- a cui la dispensa lascerebbe  una pensione da fame.
Il legislatore avrebbe dovuto prevedere questi casi, o almeno avrebbe dovuto “ascoltare” chi li conosce bene per farne parte e perché raccoglie quotidianamente testimonianze e valuta quindi problemi e possibili rimedi, senza per questo chiedere la luna.
Il nostro coordinamento richiama a questo punto l’attenzione su quella che riteniamo essere già ora  una “piccola” emergenza (piccola per il numero di coinvolti: “poche” migliaia di insegnanti) ma che senza interventi immediati emergerà lacerante e dannosa. Non si può lasciare la categoria insegnante, abbandonata a se stessa e “punita” per il suo lavoro, da tutti riconosciuto come un pilastro della società futura ma visibilmente esposto a diffuse malattie da stress.

Scuola, dal 3 febbraio iscrizioni online

da La Stampa

Scuola, dal 3 febbraio  iscrizioni online

È tempo di scegliere e navigare sul sito del ministero per chi ha figli che a settembre cominceranno le classi prime della scuola primaria e di quella secondaria di primo e secondo grado

Partiranno il 3 febbraio le iscrizioni al prossimo anno scolastico (2014-2015). Lo stabilisce una circolare del ministero dell’Istruzione che conferma anche per quest’anno la modalità on line. Il termine di scadenza è stato fissato al 28 febbraio.  È prevista la possibilità, per le famiglie, di registrarsi sul sito dedicato già dal 27 gennaio. Le iscrizioni on line – ricorda la circolare inviata dal ministero alle scuole – riguardano le classi prime della scuola primaria e di quella secondaria di primo e secondo grado.

Sono escluse le scuole dell’infanzia per le quali rimane in vigore la procedura cartacea.

LA PROCEDURA ON LINE

Dallo scorso anno la procedura di iscrizione alle classi prime si svolge unicamente on line per le scuole statali, fatta eccezione per la scuola dell’infanzia. Per le scuole paritarie non c’è obbligo di adesione alla procedura informatizzata. Dal 27 gennaio in poi le famiglie possono cominciare a registrarsi sul sito del Miur. La registrazione al servizio, infatti – novità di quest’anno – può essere effettuata prima dell’apertura ufficiale delle iscrizioni on line e rimarrà attiva fino al 28 febbraio. Sempre con anticipo sull’avvio delle procedure di iscrizione, viene messa in linea la pagina dedicata (http://www.iscrizioni.istruzione.it) che consente alle famiglie di esplorare con calma le informazioni relative alla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione e di compilazione della domanda. Quest’anno è stato anche facilitato il processo di recupero delle password e del nome utente in caso di smarrimento. Non è previsto che le domande arrivate per prime siano accolte con priorità dalle scuole. Le famiglie possono dunque svolgere le operazioni di iscrizione con tranquillità per tutto il periodo che va dal 3 al 28 febbraio.  Il sistema `Iscrizioni on line´ avviserà le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. Le famiglie, inoltre, potranno in ogni momento seguire l’iter della domanda inoltrata. Una nuova funzione consente anche l’iscrizione degli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale attraverso la generazione di un codice provvisorio.

I RISULTATI DELLO SCORSO ANNO

Oltre 1,5 milioni di iscrizioni effettuate on line, 32.000 moduli personalizzati da parte delle scuole, 5 milioni di fogli di carta risparmiati, 1.000 scuole paritarie che hanno aderito nonostante non fosse obbligatorio, annullamento del fenomeno delle doppie iscrizioni statale/paritaria, monitoraggio in tempo reale sulle scelte dei percorsi scolastici: sono questi – sottolinea la nota – i risultati ottenuti dall’amministrazione con la procedura informatizzata lo scorso anno.

La protesta dei sindaci contro Imu e Tares blocca i finanziamenti per l’edilizia scolastica

da Corriere della Sera

TUTTO ARENATO DA DICEMBRE

La protesta dei sindaci contro Imu e Tares blocca i finanziamenti per l’edilizia scolastica

Risorse ferme, l’Anci fa saltare la Conferenza Stato-Regioni

I soldi per la ristrutturazione delle scuole italiane sono bloccati in Conferenza Stato-Regioni perché l’Anci, l’associazione  nazionale dei sindaci, da un mese diserta gli appuntamenti in segno di protesta contro la legge di stabilità . «Non sappiamo come chiudere i bilanci,  la nostra protesta è  causata da motivi più che gravi», spiegano i primi cittadini.  Chiarendo: «Per noi la scuola è prioritaria, abbiamo sempre collaborato: il nostro ritardo è irrilevante rispetto a quelli che ci sono stati in passato». Ma  palazzo Chigi denuncia: se ci fosse stata la riunione del 19 dicembre, il mese scorso sarebbero stati nominati i membri dell’Osservatorio dell’edilizia scolastica, a gennaio si sarebbe riunito l’organismo e adesso sarebbe senz’altro in corso l’elaborazione della programmazione 2013-2015 per gli 850 milioni dei finanziamenti della Banca europea degli investimenti europea e della Banca europea per lo sviluppo. «Invece l’appuntamento del 19 dicembre è saltato, quello del 16 gennaio pure, la riunione del 23 gennaio anche. Se i sindaci non sbloccano la situazione, tutti i progetti per l’edilizia scolastica restano arenati – spiega Alessandro Aresu, della task force del governo – Eppure i sindaci sono quelli che sbandierano sempre l’importanza di scuole sicure». Domani, martedì 28 gennaio, un nuovo incontro tra governo  e Anci dovrebbe sciogliere il nodo. Ma comunque fino al 6 febbraio, giorno fissato per la prossima Conferenza, non cambierebbe nulla.

LE TRE QUOTE DI RISORSE BLOCCATE- L a Conferenza Stato-Regioni è fondamentale perché venga dato il via libera al processo per la costituzione dell’Osservatorio sull’edilizia scolastica e all’Anagrafe scolastica, entrambi previsti da una legge del ‘96 ma mai effettivamente messi in moto. Fino al 1° agosto del 2013, quando finalmente il governo Letta ha dato un’accelerata al processo: fondamentale, perché senza i progetti concreti di ristrutturazioni o di nuove edificazioni, che vengono stilati dall’Osservatorio sulla base delle indicazioni contenute nell’Anagrafe, i soldi non possono essere stanziati. «E non parliamo solo di quelle risorse previste dal decreto istruzione, cioè il famoso mutuo di 30 anni e 850 milioni da chiedere agli organismi europei- spiega Aresu – ma anche degli interventi rimasti non coperti dalla prima tranche di fondi del dl Fare». I 692 interventi già messi in cantiere per il 2014, infatti, sono quelli coperti dai 150 milioni del Dl Fare: ma le richieste di intervento delle Regioni erano molto più numerose. In Sicilia, ad esempio, ci sono diverse decine di casi di progetti urgenti avanzati rimasti senza copertura. Ma c’è una terza quota di fondi  che rischia di restare bloccata senza il lasciapassare della Conferenza Stato-Regioni: ovvero quella che riguarda i fondi Inail destinati alle aree colpite da disastri naturali, come Emilia Romagna o Sardegna, e alle aree dove ancora lo Stato paga locazioni onerose per occupare edifici fatiscenti, come in Sicilia e Campania. «Anche in questo caso, senza i dati precisi sulle scuole su cui intervenire, non si può procedere allo sblocco dei fondi: ed è sempre l’Osservatorio a dover individuare i casi su cui stornare le risorse», conclude Aresu.

I FONDI EUROPEI- A margine, esiste in realtà anche un’altra porzione di soldi che potrebbe essere destinata alle scuole e rischia di finire altrove. Ovvero i fondi comunitari, che in base all’informativa del ministro alla Coesione territoriale Carlo Trigilia del 27 dicembre scorso devono essere riprogrammati, soprattutto per quanto riguarda il Sud (Campania, Calabria, Sicilia, Puglia). Anche in quest’ultimo caso, senza progetti, e senza graduatorie di priorità, non c’è alcuna chance di vedersi assegnare le risorse.

LA DIFESA DEI SINDACI- «Non c’è niente di più sbagliato che dire che stiamo boicottando l’edilizia scolastica», protesta Daniela Ruffino, responsabile scuole dell’Anci. «E’ tanto tempo che l’Anci perora le cause dell’Osservatorio e dell’Anagrafe, che chiediamo di poter avere deroghe al patto di stabilità per rendere le nostre scuole sicure. Il fatto che l’Anci non frequenti la Conferenza unificata nell’ultimo mese e mezzo non può cancellare tutta la collaborazione che abbiamo sempre dimostrato: dal 1° agosto, potevano anche convocare prima l’incontro per la costituzione dell’Osservatorio, no?». In sostanza, l’Anci non ci sta a tenere sulle spalle il peso della responsabilità del blocco dei fondi e ribadisce: «Per noi la scuola è prioritaria, sia l’Osservatorio che l’Anagrafe sono strumenti fondamentali e faremo di tutto per renderli operativi. Dopo anni di interminabili riunioni e accordi, non è un mese e mezzo – conclude Ruffini -a cambiare le cose».

Valentina Santarpia

Scuola: al via le registrazioni online. “Più facili, dopo il caos del 2013”

da Repubblica.it

Scuola: al via le registrazioni online. “Più facili, dopo il caos del 2013”

Da oggi sul sito del ministero dell’Istruzione sono aperte le procedure considerate “indispensabili” per le domande di ammissione, che partiranno il prossimo 3 febbraio. Dopo i disagi dello scorso anno il processo è stato facilitato. Procedimento riservato per le prime classi dalle ementari ai licei

ROMA – Da oggi sono aperte le registrazioni online sul sito del ministero dell’Istruzione. Un’operazione definita “indispensabile e propedeutica” alle domande di iscrizione, che partiranno il prossimo 3 febbraio. Una novità assoluta: per la prima volta la registrazione al servizio può essere effettuata prima dell’apertura  ufficiale delle iscrizioni e rimarrà attiva fino al 28 febbraio.

Il cambiamento è dovuto anche ai disagi riscontrati lo scorso anno,  quando quasi mezzo milione di famiglie è dovuto ricorrere all’aiuto  delle   segreterie per completare l’iscrizione dei propri figli. La procedura è  stata snellita e con anticipo sono state pubblicate le linee guida per  l’iscrizione (dalla ricerca della scuola, alle modalità di registrazione  e di compilazione della domanda). Quest’anno è stato anche facilitato  il processo di recupero delle password e del nome utente in caso di  smarrimento. Le famiglie poi avranno un mese di tempo per completare  l’iscrizione

Le iscrizioni on line riguardano le prime classi, dalle elementari fino alle superiori, per l’anno scolastico 2014/2015. Sono escluse le scuole dell’infanzia per le quali rimane in vigore la procedura cartacea. L’Ufficio Relazioni con il Pubblico resterà a disposizione dei genitori anche attraverso il sistema “Iscrizioni on line”. Si farà carico di avvisare le famiglie in tempo reale, via posta elettronica, dell’avvenuta registrazione o delle variazioni di stato della domanda. Le famiglie, inoltre, potranno in ogni momento seguire l’iter della domanda inoltrata.

Una nuova funzione consente anche l’iscrizione degli alunni stranieri sprovvisti di codice fiscale attraverso la generazione di un codice provvisorio. I risultati dello scorso anno furono comunque incoraggianti: oltre 1,5 milioni le iscrizioni online, 32mila moduli personalizzati da parte delle scuole, 5 milioni di fogli di carta risparmiati e più di mille scuole paritarie che hanno aderito nonostante non fosse obbligatorio. A questo si aggiungono l’annullamento del fenomeno delle doppie iscrizioni statale/paritaria e il  monitoraggio in tempo reale sulle scelte dei percorsi scolastici. Dati confortanti che contrastano con le difficoltà che hanno riscontrato le famiglie. Quest’anno i problemi dovrebbero essere risolti.

Quante aziende private nella scuola pubblica

da Repubblica.it

Quante aziende private nella scuola pubblica

L’ingresso dei grandi privati nella scuola italiana è un fatto. I numeri della scuola – otto milioni di studenti dalla prima elementare alla quinta superiore – lo stato boccheggiante della maggior parte degli istituti, la “revisione di spesa” strutturale sulla funzione pubblica sono stati il corollario al fenomeno e il richiamo naturale. Con l’ultimo salone Abcd allestito alla Fiera di Genova, un riferimento ogni metà novembre per la scuola italiana, 45 mila presenze, 240 espositori, le multinazionali del tecnosapere e le grandi aziende culturali italiane hanno bussato alle porte – sfondate – della scuola pubblica. “Per offrire una sinergia”. Un’occasione per la scuola, senz’altro. E un rischio, quando non è la mano pubblica a poter dirigere le sinergie.
L’elenco di multinazionali e aziende che hanno offerto i loro prodotti è vasto e impegnativo. Vodafone ha proposto le sue soluzioni 2.0 (Vodafone smart education): sussidiario interattivo, registri digitali. Promettendo bassi costi. Casio, la storica azienda americana delle calcolatrici, ha presentato i videoproiettori ecologici. La Plurio, invece, la stazione di ricarica per tablet e smartphone che somiglia a un juke box. La Did@net il suo registro elettronico e la Ggnet un EasySchool che arriva a gestire le esigenze dietetiche degli studenti. La scuola italiana, sì, è diventata un grande mercato dove vendere prodotti (presentandoli prima in fiera). L’infrastruttura di base della stessa  scuola – connessione a internet, banda larga – fatica a fare sua la potenzialità dell’offerta.
Il progetto Eureka!, pensato per 12 mila istituti, è prodotto da una “Ati” del sapere: Giunti Scuola, Intel, Microsoft. In questo caso agli studenti saranno dati in dotazione tablet e notebook Acer con preinstallati sistemi per sviluppare la capacità di comunicare e collaborare, esercitare un pensiero critico e usare gli strumenti digitali. Samsung è già in 25 classi in sette regioni con Abcd Smart Future: offre un pc, in questo caso gratuitamente, che punta sulla formazione degli insegnanti. I tecno-burocrati del Miur hanno benedetto personalmente tutte le iniziative, alle presentazioni sono andati diversi docenti e presidi. C’è voglia di tecnologia e di crescere nella scuola pubblica italiana, indubbiamente.
Poi c’è la Iper, grande distribuzione, 26 supermercati in Italia. Sotto l’egida del ministero dell’Istruzione sta realizzando “Primi della Classe”: i clienti che faranno una spesa di almeno 25 euro riceveranno un album con le figurine di Scooby Doo. I loro figli dovranno appiccicarle sulla Carta fedeltà 10 e, quando sarà completa, consegnare l’album a scuola. La scuola (con le porte sfondate, appunto) riceverà in premio lavagne multimediali, pc, tablet, stampanti, fotocamere, collane di libri, software didattici, banchi per bambini disabili, giochi, gite educative, carta igienica, fazzoletti, prodotti per la pulizia degli ambienti, biglietti d’ingresso ai musei. Sono stati coinvolti 4.300 istituti (dalla materna alle superiori), ci sono premi per 3,5 milioni di euro. Iper ha nuovi clienti assicurati.
La Boeing (aerei civili e militari), infine, è alla terza edizione di un programma nazionale di educazione ambientale per le scuole (600 insegnanti, 1.400 classi). I voli aerei, è certificato, sono tra le cause maggiori al mondo di produzione di CO2. La Boeing distribuisce un poster-gioco per ogni classe: i protagonisti del poster, Vito Lavite e Vera Lasfera, guidano i bambini in un viaggio a bordo del nuovo aereo ecologico Boeing 787 Dreamliner alla scoperta dei cinque continenti. Si chiama fidelizzazione del futuro cliente.

Sfida sul contratto oltre gli scatti

da ItaliaOggi

Sfida sul contratto oltre gli scatti

Faccia a faccia tra ministro e sindacati. Ritirato l’emendamento al Milleproroghe

Alessandra Ricciardi

I nodi stanno per venire al pettine. Il faccia a faccia di oggi tra il ministro dell’istruzione, Maria Chiara Carrozza, e i segretari di Flc-Cgil, Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda dovrà chiarire non solo tempi e modalità del definitivo recupero degli scatti dei docenti (il decreto legge è approdato al senato, la direttiva non è invece ancora all’Aran), ma anche il destino del personale Ata e dei dirigenti.

Se sui capi di istituto, anche loro alle prese con il blocco del salario accessorio, i sindacati hanno già proclamato lo sciopero, per gli ausiliari, tecnici e amministrativi la proclamazione potrebbe essere imminente. E potrebbe essere decisiva proprio al risposta che la Carrozza darà oggi: è attesa una disposizione normativa che possa sottrarre le posizioni economiche I e II dal blocco dei contratti. Anche perché, ed è la tesi dei sindacati contrapposta all’interpretazione finora ostativa data dal ministero della Funzione pubblica, si tratta non di aumenti, ma di emolumenti per prestazioni aggiuntive di circa 9 mila ausiliari, svolte a seguito di una selezione e di un corso di formazione. Dipendenti che si sono visti interrompere i pagamenti, se non avanzare richieste di restituzione a partire dal 2011. E poi c’è la vicenda della possibile riapertura contrattuale per l’intero comparto, che il ministro in questi giorni ha fatto capire vorrebbe però fosse legata anche una revisione della struttura retributiva del personale: basta scatti, o comunque solo scatti, sì ad elementi dinamici che attengono al maggior impegno. Un terreno che però è scivoloso, ancora di più in questa fase in cui a un’assenza cronaca di risorse aggiuntive (e i sindacati non tollererebbero uno scippo di quelle che ad oggi servono a finanziare la retribuzione base) si accompagna una estrema fragilità del governo. Che non potrebbe sostenere che da scioperi di categoria (dirigenti, personale ausiliario) si passi a uno sciopero dell’intero comparto. Ma il pericolo, almeno per il momento, dovrebbe essere scongiurato.

Il ministro ha praticamente pronta la direttiva da inviare all’Aran per l’inizio della trattativa sugli scatti, ai cui esiti il decreto legge lega il recupero integrale del 2012 ai fini delle progressioni. I sindacati hanno chiesto di poter avere maggiore flessibilità nel recuperare i fondi necessari dal Mof (circa 250 dei 370 milioni necessari).

Il decreto legge trasmesso al senato per il primo via libera pone rimedio anche agli effetti del congelamento dei salari per il 2014 (che vige in tutto il pubblico impiego) e che impedirebbe di erogare le somme dello scatto 2013: nella relazione tecnica allegata al dl, si legge che dai dati di preconsuntivo 2013 emerge che si sono spesi per gli stipendi dell’istruzione circa 100 milioni di euro in meno. «Pertanto detti margini possono essere utilizzati per fronteggiare i miglioramenti stipendiali derivanti dalla norma e quantificabili in circa 70 milioni». Intanto, in commissione affari costituzionale di palazzo Madama, è stato presentato giovedì scorso un emendamento al decreto Milleproroghe che recava contenuto analogo a quello del decreto legge. Un emendamento che poi è stato dichiarato non ammissibile dalla commissione e ritirato dal governo. Era il tentativo, raccontano rumors di palazzo, del ministero dell’istruzione di evitare di dover sostenere l’iter di una nuova conversione in legge, con i prevedibili assalti emendativi. Il tentativo non è andato

Contratto, ma davvero si terrà conto del diverso impegno delle discipline?

da Tecnica della Scuola

Contratto, ma davvero si terrà conto del diverso impegno delle discipline?
di Alessandro Giuliani
Un nostro articolo che apriva a questa ipotesi ha creato un ampio dibattito. Con commenti disparati e di tutti i generi. C’è chi, penna alla mano, fa il calcolo delle tante ore passate a correggere i compiti e si dice d’accordo: largo al merito che tenga conto anche di questo. Chi invece non vorrebbe dividere ancora la categoria. Poi c’è chi non ne può più dell’immancabile collega che non prepara nulla, non valuta e non corregge mai compiti, ma porta a casa lo stesso stipendio. O forse pure di più.
Un vero dibattito: acceso, a tratti aspro. Sicuramente vero. È quello che si è venuto a creare attorno al tema dell’incidenza sul nuovo contratto del diverso impegno dei docenti in base alla disciplina insegnata. Migliaia di docenti hanno reputato l’articolo giornalistico meritevole di attenzione. Per diversi si è trattato più di una provocazione che di un’ipotesi realmente praticabile: il merito, in sostanza, non si misurerebbe attraverso gli impegni canonici delle singole discipline. Che, più o meno, comportano sempre delle attività di preparazione, verifica e correzione degli elaborati. E scorrendo i tanti i pareri ‘postati’, sulla nostra pagina Facebok è questo il pensiero che prevale.
C’è chi, come Andrea Cecco, ha ammesso che “è vero che ci sono delle differenze quantitative a livello di verifiche e di impegni qualitativi di cui non si tiene per niente conto”. Ursula Neri ha però ribattuto: “come insegnante di Disegno e Storia dell’Arte dico semplicemente che i miei pomeriggi sono dedicati alla correzione di elaborati di 9 classi, preparazione delle verifiche di Arte e correzione sempre per 9 classi, 9 consigli….un vero tour de force!!!!!!”
Marcello Scarabelli non è sembrato d’accordo con la proposta: “è un dibattito davvero cretino che aumenta solo la divisione di una categoria già disunita e attaccabile quale siamo”. Dello stesso parere si è datta Rita Tonelli: “E’ sempre la triste trita e ritrita guerra tra poveri”.
Come il redattore dell’articolo, anche Roberto Rizzo, insegnante di Disegno e Storia dell’ Arte, ha voluto fare i conti. Ma quelli che lo riguardavano più da vicino: “ha circa 200 alunni. Un alunno ogni anno elabora circa 25 tavole di disegno con quattro esercizi per foglio. Facciamo un pò di conti. 25 Tavole X 4 esercizi = 100 X 200 alunni = 20.000…questi esercizi vanno visionati. Da aggiungere anche la Storia dell’Arte…verifiche orali e anche scritte”. Come dire, tutte le materie, in fondo, comportano impegni non indifferenti da portare a casa.
Vittoria Talamo taglia corto: “ma chi l’ha detto che un docente di Arte non corregge compiti? io ne faccio fare almeno uno a quadrimestre per tutte le classi..ne ho 9 e una media di 25-28 alunni a classe fate voi il conto di quanti ne correggo…poi ci sono le simulazioni di 3 prova almeno due nel 2 quadrimestre per le 5 e le 4 classi…prima di parlare informatevi..tutti tutti lavoriamo…è la nostra coscienza che ce lo impone”. E nessuno, infatti, ha il coraggio di ribattere.
Più morbida, ma altrettanto efficace, è il concetto espresso da Celeste Orsetti: “i docenti delle discipline scientifiche in particolari di scienze naturali pur non dovendo correggere compiti scritti,previsti dal piano di studi, eseguono attività sperimentali che valuteranno con relazioni scritte per non parlare del tempo necessario per preparare le attività prima di proporle alle classi E’ necessario fare delle distinzioni”.
Sulla stessa lunghezza d’onda si pone Maria Flavia Maiorana: “e chi ha detto cje i docenti di sc.motorie non correggono compiti? io faccio fare alle terze delle verifiche…ma perché si parla sempre a sproposito? diciamo che c’è chi lavora con coscienzae chi si prende uno stipendio… tutto a prescindere dalla disciplina che si insegna”.
Più articolato il pensiero di Pier Luigi Piras: “I parametri per soppesare l’impegnatività delle discipline non possono essere quelli puramente estrinseci legati al tempo (laddove poi si cade facilmente in contraddizione in quanto, per esempio, da decenni non si trova manco a pagarlo a peso d’oro un insegnante di storia e filosofia che non faccia fare i compiti scritti, che sono da preparare e da correggere come quelli di italiano, matematica, latino, ecc.). E lo stesso grado d’impegnatività dovrebbe venire definito dal “mercato”, ossìa dagli utenti della suola, gli alunni e le famiglie”.
Serafico, potremmo dire, Salvatore Lo Iacono: “non capisco tutte queste discussioni inutili fatte per dividere i docenti e fare poi passare tagli per TUTTI!”. Ma l’argomento è un “nervo scoperto”. Che fa male anche a chi mette l’etica in cima al proprio vissuto professionale. Vale per tutti la testimonianza di Maria Pia Lo Piparo: “ho 9 classi, circa 200 alunni. due/tre prove scritte a quadrimestre più’ test di verifica iniziale. In particolare quest’anno non ho 3 terze agli esami, come sempre, ma ben QUATTRO. C’e’ chi non ha MAI esami, MAI scritti da correggere. Sono d’accordo anch’io che dobbiamo restare uniti, come categoria, e non mi piace il distinguo del merito, ma, porca miseria, becca e bastonata??”.

Carrozza: la verità storica va difesa dai soprusi del negazionismo

da Tecnica della Scuola

Carrozza: la verità storica va difesa dai soprusi del negazionismo
di Lucio Ficara
Il Ministro ha ricordato l’impegno che la scuola deve assumere per far sì che gli orrori della Shoah restino nella memoria di tutti e dei giovani in particolare.
Nella giornata celebrativa della “Memoria” il  ministro dell’istruzione Maria Chiara Carrozza durante lo svolgimento della  cerimonia istituzionale organizzata al Quirinale, interviene  ricordando che è compito delle Istituzioni e in primo luogo della Scuola, sostenere  la verità storica della Shoah difendendola dai soprusi assurdi del negazionismo. Nel suo intervento il Ministro Carrozza afferma che “l’Unione Europea è un progetto di  pace e convivenza capace di andare oltre i nazionalismi e capace di guardare avanti, perché consapevole degli errori del passato e della Shoah”. “Senza questa consapevolezza – continua nel suo discorso il responsabile del Miur –  l’Europa non esisterebbe”. Anche una coscienza di un’Europa nuova non prescinde da questo insegnamento. Il ministro dell’Istruzione ci tiene a dire che la cittadinanza Europea passa anche dal  visitare i luoghi della memoria per trarre da essi una lezione di vita e fratellanza, da mettere in pratica tutti i giorni. Essere europei  vuol dire non dimenticare Auschwitz. Ogni giornata della Memoria deve stimolare i giovani studenti italiani a partecipare attivamente alla vita istituzionale, infatti bisogna, sostiene il ministro Carrozza, votare alle elezioni  europee perché siamo cittadini d’Europa. I vergognosi episodi avvenuti a Roma, cui si è fatto cenno in altro articolo sul “Giorno della Memoria”, che hanno colpito luoghi di culto, istituzionali, e di cultura come il Museo di Roma in Trastevere, ci hanno fatto capire quanto ancora sia importante diffondere e rinnovare la memoria di una pagina di storia così drammatica. Lo studio della storia, che viene fatto a scuola, rende la memoria un patrimonio condiviso un monito che ci riguarda tutti e la verità storica va difesa dai soprusi del negazionismo senza mai abbassare la guardia.

Chiudere le scuole cattoliche è un aggravio per lo Stato

da Tecnica della Scuola

Chiudere le scuole cattoliche è un aggravio per lo Stato
di P.A.
Lo ha affermato il presidente della Cei, il card. Angelo Bagnasco, nella prolusione al Consiglio Episcopale Permanente. Ma ha detto pure che c’è bisogno di un nuovo servizio civile
”Ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche, di qualunque ordine e grado, rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie”. La scuola, ha aggiunto il card. Bagnasco, ”dopo la famiglia dove il papà e la mamma sono i naturali e irrinunciabili maestri, è un grande spazio di istruzione e educazione dei giovani nelle diverse età. Compito affascinante, quello di insegnare ed educare al contempo. Compito non sempre dovutamente riconosciuto dalla società, ma sempre ampiamente apprezzato dalla Chiesa. Anche la Chiesa, infatti, ha nel suo DNA la missione di evangelizzare e di educare il popolo di Dio nelle varie età della vita”. ”Non possiamo, per ragioni di giustizia”, ha aggiunto il card. Bagnasco, ”non rilevare ancora una volta la grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori, e dall’altro la si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari”. Il presidente dei vescovi italiani ha, infine, voluto ”ringraziare pubblicamente e confermare la nostra crescente stima verso le comunità cristiane e gli Istituti religiosi che resistono con altissimi sacrifici per non chiudere le loro scuole, spesso anche di grande prestigio storico e culturale”. Ma il cardinale ha detto pure che serve un nuovo servizio civile. “Sono da ripensare seriamente anche delle forme organiche di servizio civile, che siano delle tappe di vita e dei tirocini del “noi”, “cattedre pratiche” di fraternità, di giustizia e di pace, dove si respira il gusto di vivere e di operare insieme per il bene di tutti” “Abbiamo a che fare con un io ipertrofico e un noi impoverito, come se il noi attentasse all’io di ciascuno. Ma è proprio il “noi” che ispira la cultura dell’incontro e del dialogo, per cui ci si ascolta al fine di comprendersi senza finzioni. In questa ottica, forse sono da ripensare seriamente anche delle forme organiche di servizio civile, che siano delle tappe di vita e dei tirocini del “noi”, “cattedre pratiche” di fraternità, di giustizia e di pace, dove si respira il gusto di vivere e di operare insieme per il bene di tutti”

Bagnasco (Cei): scuole cattoliche discriminate

da tuttoscuola.com

Bagnasco (Cei): scuole cattoliche discriminate

Non possiamo – per ragioni di giustizia – non rilevare ancora una volta la grave discriminazione per cui, nel nostro Paese, da un lato si riconosce la libertà educativa dei genitori, e dall’altro la si nega nei fatti, costringendoli ad affrontare pesi economici supplementari”. Lo ha detto il presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, nella sua prolusione al Consiglio Episcopale Permanente, che si concluderà il 30 gennaio.

In questa sede vogliamo ringraziare pubblicamente e confermare la nostra crescente stima verso le comunità cristiane e gli Istituti religiosi che resistono con altissimi sacrifici per non chiudere le loro scuole, spesso anche di grande prestigio storico e culturale. Ogni anno, chiudere delle scuole cattoliche – di qualunque ordine e grado – rappresenta un documentato aggravio sul bilancio dello Stato, un irrimediabile impoverimento della società e della cultura, e viene meno un necessario servizio alle famiglie”,  ha aggiunto il cardinale.

A sostegno della libertà educativa i vescovi Italiani hanno promosso un evento pubblico per sabato 10 maggio prossimo in Piazza San Pietro, al quale Papa Francesco ha dato non solo la sua approvazione, ma ha assicurato la sua personale presenza. “A questo atto tutti sono invitati, tutti coloro che – a prescindere dal proprio credo – sono convinti della posta in gioco per i giovani, le famiglie, la società”.