TAGLI AI FONDI PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI

TAGLI AI FONDI PER L’INTEGRAZIONE DEGLI ALUNNI STRANIERI
assemblea delle scuole di Bologna
mercoledì 19 febbraio 2014 ore 14
I docenti coinvolti nelle attività di integrazione per gli alunni stranieri nell’a.s. 2012-13 non hanno
ancora ricevuto alcuna retribuzione relativa ai fondi ministeriali destinati alle scuole a forte flusso
migratorio (art 9). Il MIUR, con la nota del 12 luglio 2014 prot 4619RU aveva stabilito che i fondi
sarebbero stati erogati dopo il monitoraggio delle scuole e erogati sul cedolino di dicembre 2013,
ma anche tale scadenza non è stata rispettata.
Il Ministero dunque ha modificato arbitrariamente e ad attività concluse le modalità e i tempi di
erogazione dei finanziamenti determinando una situazione di grave incertezza che sta pregiudicando
già nell’anno in corso le attività rivolte all’integrazione degli alunni stranieri.
A questa situazione si aggiunge il comunicato della Provincia di Bologna “INTERVENTI
RELATIVI AL DIRITTO ALLO STUDIO – Progetti di qualificazione scolastica” che avvisa le
scuole del totale taglio delle risorse per il prossimo anno scolastico.
A fronte di questa situazione possiamo affermare che la possibilità di lavorare sull’integrazione si
riduce drasticamente a causa della gravissima mancanza di risorse. In assenza di corsi di lingua e di
sostegno allo studio per ragazzi stranieri tenuti da personale con formazione specifica si presentano
i rischi di una riproposizione di modelli di didattica differenziale basata sulla separazione, come la
formazione di classi per soli stranieri, o il ricorso approssimativo e dequalificante al volontariato,
vanificando la cultura dell’inclusione alla quale abbiamo faticosamente contribuito nella
convinzione che la diversità sia una risorsa per tutti.
L’assemblea dei docenti dell’Istituto Aldrovandi-Rubbiani invita gli insegnanti di tutte le
scuole di Bologna a una assemblea pubblica in cui confrontarci sulla situazione presente e
concordare percorsi e azioni comuni.
MERCOLEDI 19 FEBBRAIO 2014 ore 14
PRESSO L’ISTITUTO ALDROVANDI RUBBIANI
VIA MARCONI
Per l’Assemblea
Antimo Santoro, Rsu Aldrovandi Rubbiani

La richiesta di accesso agli atti si esercita una sola volta

La richiesta di accesso agli atti si esercita una sola volta. Nuova decisione della Commissione per l’Accesso Documenti Amministrativi c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri che ne riconosce il diritto negato  prima dal dirigente scolastico dell’I. Omn.vo di Bianchi-Scigliano. Soddisfatto il sindacato SAB che ha patrocinato il contenzioso.

 

Le scuole, una volta ricevuta richiesta motivata di accesso agli atti, ai sensi della legge n. 241/90 e successive modifiche e integrazioni, devono adempiere e non possono pretendere un’altra richiesta, se quella già inoltrata tramite PEC (Posta Elettronica Certificata), non è stata ricevuta, per proprio errore.

La Commissione per l’Accesso Documenti Amministrativi c/o Presidenza del Consiglio dei Ministri ne  riconosce il diritto negato, accoglie il ricorso con decisione del 3/2/14 e, per l’effetto, invita  l’I. Omn.vo di Bianchi-Scigliano a rivedere in tal senso le proprie determinazioni entro trenta giorni.

Il sindacato SAB che ha patrocinato il contenzioso con il segretario generale prof. Francesco Sola, non può che esprimere nuova soddisfazione per tale decisione. In diritto è riconosciuto al cittadino, in questo caso docente, che non gli possono essere richieste nuove incombenze e ulteriori ritardi, in conseguenza di un disservizio di cui egli è completamente incolpevole.

Nel merito, il prof. T.T., docente di strumento musicale – saxofono – di Figline Vegliaturo con contratto a tempo determinato sottoscritto con l’ATP di Cosenza per n. 16 ore settimanali, ai sensi dell’art. 28 comma 5 del CCNL del 29/11/07, tuttora vigente, aveva diritto al completamento della cattedra anche tramite le ore vacanti presenti nelle scuole medie dove è inserito in graduatoria d’istituto.

Tale diritto è riconosciuto anche dal successivo art. 40 comma 7 del predetto CCNL, dalla legge n. 124/99, dal D.M. n. 131/2007 – Regolamento per il conferimento delle nomine annuali – e dalla nota MIUR n. 1878 del 30/8/2013 che detta istruzioni e indicazioni operative in materia di attribuzione  supplenze  per l’a.s. 2013/14.

Il prof. T.T., venuto a conoscenza che c/o le scuole medie, sia di Scigliano sia di Bianchi, dell’I.C. Bianchi-Scigliano, vi erano 6 ore residue e vacanti per l’intero anno scolastico, in data 14/10/2013 prot. n. 2365 reclamava presso quella  istituzione scolastica, la mancata attribuzione di almeno 2 ore settimanali, fino al completamento cattedra, per come previsto dalla normativa sopra citata, delle 6 ore residue.

Il dirigente scolastico rigettava il reclamo, invocando l’unicità dell’insegnamento, da qui la richiesta di accesso della copia d’orario strumento musicale espletato presso il medesimo istituto nel corrente a.s. per impugnare il mancato completamento davanti al Giudice del Lavoro competente.

Nel caso di specie, non vi è unicità dell’insegnamento da salvaguardare nella classe o nel gruppo in quanto, tale unicità può essere prevista per altre discipline, come ad esempio scienze matematiche, lingua, educazione artistica, tecnica ecc. dove, nella medesima classe, non vi possono essere due docenti in contemporanea.

Per lo strumento musicale, ogni gruppo-classe ha diritto ad almeno 6 ore d’insegnamento frontale; presso le predette scuole, avendo in organico solo 6 ore, queste, o sono distribuite per n. 2 ore in ciascuna delle tre classi funzionanti, oppure solo a una classe sono assegnate tutte e 6 le ore.

Quest’ultima ipotesi non pare sia stata adottata atteso che, l’insegnamento di strumento, è in ordinamento, per cui non si può ritenere che alcune classi abbiano l’insegnamento e altre no, visto che lo strumento musicale è di prosecuzione nelle 3 classi.

Per questi motivi bisognava necessariamente conoscere l’orario di strumento musicale, per verificare la legittimità o meno del comportamento del dirigente scolastico nel negare al prof. T.T. l’attribuzione delle 2 ore di completamento.

La scuola contestava il non ricevimento della domanda presentata tramite PEC per mal funzionamento della propria casella PEC, allegando i tabulati pec di quel periodo e chiedeva la reiterazione della domanda di accesso; il prof. T.T. di contro, contestava  i tabulati sia perché in possesso dei messaggi di ricezione e conferma ricevuta della richiesta, sia perché, dai tabulati mancavano proprio i periodi di spedizione della domanda e sia perché, cosa strana, che per circa 3 mesi, presso  l’istituto in questione, c’è stato un mancato funzionamento dell’indirizzo PEC.

La Commissione, in DIRITTO, riconosce che il ricorrente ha dimostrato di aver provveduto all’inoltro dell’originaria istanza ostensiva e non ritiene risponda allo spirito di un corretto rapporto fra amministrazione e cittadino, quanto esposto dalla Scuola sulla necessità dell’invio di una nuova istanza, facendo sopportare al richiedente nuove incombenze e ulteriori ritardi, in conseguenza di un disservizio di cui egli è completamente incolpevole; ritiene pertanto di decidere direttamente nel merito l’odierna questione, per come segue.

Non pare dubbia l’esistenza, in capo all’esponente, di un interesse diretto, concreto e attuale, nonché corrispondente a una situazione giuridicamente tutelata quale quello della difesa dei propri interessi nella sfera lavorativa, né il collegamento fra tale interesse e il documento chiesto: il gravame è pertanto da accogliere  e, per l’effetto, invita l’amministrazione a rivedere in tal senso le proprie determinazioni.

F.to Prof. Francesco Sola

Segretario Generale SAB

La scuola non insegna nulla ma coltiva il desiderio e la capacità di imparare

La scuola non insegna nulla ma coltiva il desiderio e la capacità di imparare

I grandi maestri non hanno mai preteso di insegnare qualcosa.

La loro missione era più ambiziosa: accendere l’amore del sapere e far diventare tutti capaci di cercarlo!

di Umberto Tenuta

Anche ammesso che fino a ieri si potessero costruire le antologie dei saperi umani, occorre prendere atto che oggi la situazione è profondamente cambiata.

Le conoscenze umane si moltiplicano vertiginosamente ogni anno, ogni giorno, ogni ora.

E così anche la abilità dell’uomo che deve adattarsi a vivere nel villaggio globale di oggi e nello spazio cosmico, nel prossimo domani.

La complessità dei rapporti umani in una civiltà globale, la quale vede annullate le distanze terrestri e celesti, richiede nuovi atteggiamenti in ogni campo della vita umana.

Il sapere di Adamo ed Eva era limitato alle poche esperienze che essi potevano fare nel Paradiso terrestre, che però sconfinato si squadernava nei suoi orizzonti infiniti.

Già i figli di Eva si trovavano dinanzi al patrimonio sconfinato di esperienze che i loro genitori avevano fatto. Figurarsi ai nostri giorni, quando le competenze si moltiplicano sconfinatamente in ogni secondo che inesorabile scorre sulle lancette digitali dei nostri orologi.

Se non infinito nelle nostre menti, certamente infinito nelle cose da conoscere ancora, ancora, ogni giorno raddoppiate, triplicate, centultiplicate, sempre più vaste, anche nei singoli campi disciplinari.

Che fare, allora, dinanzi a sì sconfinati saperi, saper fare, saper essere, che costituiscono l’orizzonte dello sconfinato sapere che l’uomo ha creato, crea e creerà?

Gli Enciclopedisti appartengono al passato dall’umanità. Nessuna Enciclopedia, nemmeno digitale, nemmeno sul Cloud, oggi può racchiudere l’infinito sapere dell’uomo, che sempre più largo si sprofonda negli infiniti orizzonti di ogni scienza umana.

La scelta è obbligata!

Occorre acquisire la bussola dei saperi per imparare a navigare, diremmo oggi, nell’era digitale.

A scuola si va per impadronirsi delle chiavi di lettura degli sconfinati orizzonti culturali che agli occhi di ogni figlio di donna si squadernano sin dai primi vagiti.

Nasce il figlio di donna immaturo e ha bisogno di acquisire le chiavi che gli consentiranno di aprire ogni porta degli sconfinati orizzonti culturali: saperi, saper fare, saper essere.

Le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti che costituiscono le dotazioni minime per vivere da contemporanei al mondo di oggi e di domani.

Al pilota della nave della propria vita occorre fornire, non la rotta, non le rotte, infinite rotte, ma la bussola, i remi, e soprattutto la capacità e il desiderio di navigare verso gli orizzonti sempre più lontani e sempre più larghi che gli si offrono ad ogni risveglio, ogni mattino della propria vita.

Fuor di metafora, ai giovani non bastano più le conoscenze, le capacità e gli atteggiamenti, cioè il sapere, di saper fare e il saper essere che consentiranno loro di vivere da contemporanei dei propri simili, oggi e soprattutto nell’immediato futuro della loro vita, perché per andare oltre occorre una continua alfabetizzazione culturale.

In parole semplici, i giovani vanno a scuola, non per imparare quanto loro servirà nella vita, che peraltro ancora nessuno sa, ma per acquisire gli alfabeti dei saperi, la capacità di saperli utilizzare, e soprattutto il desiderio di utilizzarli. Ancora più semplicemente, agli studenti non importa conoscere i monti, le pianure, i fiumi, i laghi, i mari del proprio paese, ma la volontà e la capacità di esplorare nuove terre, nuovi monti, nuovi mari, nuovi oceani, nuovi cieli.

Non importa conoscere il Vesuvio, ma importa essere interessati ai fenomeni vulcanici, saperli e volerli conoscere sempre più.

Recita un motto cinese, caro anche a Santa Teresa di Calcutta:

Se dai un pesce al tuo amico, lo sfami per un giorno, ma se gli insegni a pescare, lo avrai sfamato per tutta la vita.

 

Ecco i programmi della scuola dell’infanzia, della scuola primaria, della scuola secondaria di primo e di secondo grado!

Non programmi finiti di conoscenze, ma programmi che si svolgono a spirale: conoscenze, capacità e atteggiamenti.

 

Come ha ben presentato alla televisione Piero Angela, il neonato che apre la bocca è il bambino che apre il cassetto, la porta, la finestra; è il bambino che apre il libro; è il giovane che apre la mente; è l’uomo che apre il suo cuore.

Un procedimento ciclico o, meglio, a spirale, ad una spirale che non conosce mai fine, nella vita delle persone, delle civiltà, degli uomini, nell’infinito cammino della loro vita, su questa Terra e negli sconosciuti pianeti che lo ospiteranno nel suo lontano futuro.

Vogliamo schematizzare le conclusioni?

Il primo imperativo categorico dei Maestri è quello di coltivare e allargare gli orizzonti degli amori dei giovani.

Già prima di nascere, nel grembo materno, i figli di donna esprimono il loro bisogno, il loro desiderio, la loro volontà di esplorare, di conoscere, di fare nuove esperienze.

Il primo, fondamentale e ineludibile compito della scuola è quello di nutrire, coltivare, ampliare questo bisogno di conoscere, questa volontà di apprendere, questa innata curiosità umana.

Ancora Ulisse:

“Nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”

Tutto ciò che nella scuola si fa deve, non solo non distruggere, ma soprattutto far crescere la volontà di apprendere.

Ma non basta voler volare per volare.

Per volare occorrono le ali. ma soprattutto occorre saperle e volerle utilizzare.

Voler volare, saper volare, possedere le ali.

Questo in tutti i campi.

Lettura: voler leggere, saper leggere, conoscere gli alfabeti della lettura (a, b, c...).

Bene! Potremmo chiudere qui.

Ma perché non esemplificare ancora?

Che fa il docente di Storia?

Innanzitutto scova e coltiva negli studenti la volontà, il desiderio, il bisogno di conoscere la storia personale, la storia della propria famiglia, la storia della propria città, la storia del proprio paese, la storia dell’umanità.

Poi, mette gli studenti nelle condizioni di acquisire le abilità per conoscere il passato personale, familiare, paesano, cittadino, regionale, nazionale, mondiale

Infine fa acquisire le conoscenze essenziali per fare storia: i concetti di tempo, di durata, del divenire; il concetto del periodizzare, il concetto  dei diversi punti di vista dai quali si guarda e si interpreta il passato…

Per la Geografia?

Non basta conoscere le pianure, le colline, i monti, i torrenti, i fiumi, i laghi, le coltivazioni, gli allevamenti… del proprio paese, della propria città, della propria regione, della propria nazione…

Occorre acquisire la volontà e la capacità di conoscere altre terre, altri paesi, altri continenti…

 

E così per tutte le altre discipline, per tutti gli altri orizzonti delle scienze umane, della cultura dell’uomo, della matematica, delle scienze, dell’arte, della filosofia eccetera eccetera

E allora? Allora la si smetta di pensare di poter far acquisire ai giovani studenti tutte le conoscenze, tutti i saperi, tutte le capacità, tutte gli atteggiamenti umani che loro saranno necessari nella vita.

Nessuno oggi sa quali saranno i saperi di domani, quali saranno le capacità che gli uomini di domani dovranno possedere, e nemmeno quali saranno gli atteggiamenti che gli uomini di domani dovranno imparare per vivere in nuovi contesti culturali, sociali, civili, politici, umani.

Allora una sola cosa la scuola può e deve fare!

Deve innanzitutto coltivare nei giovani l’innata curiosità di apprendere, di conoscere, di esplorare il mondo nelle sue infinite sfaccettature.

Ma i desideri non bastano, se non si possiedono anche le capacità di apprendere.

E non bastano nemmeno la volontà e la capacità di apprendere, perché occorrono anche gli strumenti essenziali per apprendere, le strutture portanti delle discipline nelle quali fino a questo momento si articola l’umana conoscenza.

Dunque, niente nozionismi, conoscenze fini a se stesse, nozioni, ma le bruneriane strutture concettuali fondanti delle singole discipline.

Non le specifiche abilità, non le specifiche capacità, ma le capacità essenziali dell’essere umano.

Addio, dunque, agli elenchi delle nozioni, addio ai saperi enciclopedici dei libri di testo.

Non ci servono menti ben piene, ma menti ben fatte.

Ma soprattutto cuori grandi!

 

Amore che muove il cielo e l’altre stelle!

Le conoscenze le troviamo su Internet, coi nostri Tablet, coi nostri Smartphone!

Gli amori li impariamo a scuola.

 

Scuola della gioia di imparare, scuola dell’amore del sapere, scuola dei filosofi di domani!

Scuola che non insegna nulla.

Ma scuola che coltiva con grande passione la capacità e soprattutto il desiderio, l’amore del sapere nei suoi giovani filosofi, nei suoi studenti!

 

 

Lettera di un maestro a chi deve scegliere una scuola in un Paese anormale

da Il Fatto Quotidiano

Lettera di un maestro a chi deve scegliere una scuola in un Paese anormale

di Alex Corlazzoli

Cari ragazzi,

un tempo dicevano di scegliere la scuola tenendo conto delle passioni. Oggi vi dico, scegliete il vostro futuro prendendo atto che non siete nati in un Paese normale. Migliaia di voi in questi giorni stanno decidendo se frequentare il liceo classico o l’artistico, l’istituto professionale per la moda o agrario. Non so se i vostri insegnanti ve l’hanno detto ma questo è un Paese dove non troverete lavoro.

Spero che qualcuno vi abbia fatto leggere questo dato: il tasso di disoccupazione giovanile è arrivato al 41,6% come nel 1977. Una cifra così alta che difficilmente in pochi anni potrà abbassarsi.

Forse in classe stamattina non ne avete parlato, ma sulla maggior parte dei quotidiani, era riportata la notizia che 6.964.000 giovani tra i 18 e 34 vivono ancora con mamma e papà. Sono quelli che gli intellettuali  radical chic e i politici chiamano “mammoni”, “choosy”, “bamboccioni”, “fannulloni”, “sdraiati”. Eppure tra questi vi sono miglia di ragazzi che con una laurea in mano, magari anche un master, sono costretti a lavorare per cooperative nelle nostre scuole, a 8 euro lordi l’ora.

Voi entrerete presto a far parte di questa Generazione Boomerang, così la chiamano. Quando cercherete lavoro, vi diranno che siete troppo giovani per essere assunti a tempo determinato: vi proporranno uno stage non retribuito. Qualcuno dopo i 30 anni sarà assunto con un contratto a tempo determinato: lavorerete un anno e poi sarete licenziati. Non troverete nessuno a tutelarvi: non un sindacato, troppo impegnato tra un congresso e l’altro; non un politico, troppo preso dall’ennesima polemica tra Renzi e Letta, tra Alfano e Berlusconi.

Sarete costretti, come tanti di noi, a vivere ancora sotto il tetto dei genitori o ad appendere la vostra laurea in un bel quadro in camera per poi indossare la tuta d’operaio.

Caro ragazzo, tu potresti essere un mio ex alunno, uno di quelli cui ho insegnato a rompere sempre le scatole, a non essere mai indifferente, a non stare mai zitto di fronte alle ingiustizie e a viaggiare. Ora che per la prima volta stai per scegliere il tuo futuro, pensa che dovrai avere la valigia pronta, non dovrai conoscere confini, dovrai da solo imparare le lingue che la scuola italiana t’insegnerà male, dovrai acquisire le competenze digitali necessarie a competere sul mercato del lavoro mondiale.

Nei giorni scorsi in occasione della seconda giornata nazionale sul tema dell’alternanza scuola lavoro, sono stati forniti dati preoccupanti: ad oggi il progetto coinvolge solo l’8,7% degli studenti italiani. Solo il 2,4% degli studenti liceali sperimenta concretamente la vita dell’impresa durante il proprio percorso di studio. Una situazione che il vice presidente per l’education di Confindustria Ivan Lo Bello ha criticato: “Noi oggi subiamo un deficit di orientamento che provoca disallineamento tra domanda e offerta di lavoro”.

Ecco, prima di scegliere la tua prossima scuola, apri il quotidiano: informati su ciò che sta accadendo fuori dalla tua classe, apri gli occhi sul tuo Paese e non solo. Non basta un open day, una passerella tra le aule messe in bella mostra per conquistare clienti!

Gratis al museo: il decreto non arriva. E il prof paga

da Corriere della Sera

La misura attuativa del Decreto Istruzione già finanziata con 10 milioni di euro

Gratis al museo: il decreto non arriva. E il prof paga

Non si sblocca il decreto interministeriale che prevede ingresso libero a musei e mostre. La Uil: «Valuteremo azioni legali»

E gli insegnanti pagano. Gli era stato promesso che mostre e musei avrebbero spalancato loro le porte, gratis, per consentirgli di godere del patrimonio artistico nazionale. Ma la data indicata per l’entrata in vigore della misura (il 10 gennaio), è trascorsa da ben trenta giorni e loro continuano a mettere mano al portafogli per contemplare capolavori come «La ragazza con l’orecchino di perla» di Vermeer, in mostra in questi giorni a Bologna, le opere di Giacometti alla galleria Borghese di Roma, l’esposizione di Andy Warhol al Palazzo Reale di Milano.

UN MESE DI RITARDO –  La questione sulla mancata attuazione del provvedimento che prevedeva l’accesso gratuito del personale della scuola a musei statali e siti di interesse archeologico, storico e culturale,  attuativo della Legge n. 128 dell’8 novembre scorso (il Decreto Istruzione) era già stata sollevata dalla Uil Scuola a metà gennaio. Il decreto attuativo interministeriale – valido in teoria per tutto (e solo)  il 2014 –  controfirmato da Miur e Beni culturali, che avrebbe dovuto essere emanato entro 60 giorni dall’approvazione del Decreto Istruzione (quindi l’11 gennaio scorso) e che si avvale di uno stanziamento di 10 milioni di euro doveva essere pronto, secondo i calcoli del sindacato, un mese fa.

LA FIRMA  – Il ministero dei Beni Culturali, interpellato allora, minimizzava: «È stato già acquisito il concerto del Miur, la pubblicazione è imminente», rispondevano. Sollecitati di nuovo, martedì, questo l’aggiornamento: «Il ministro Bray ha firmato oggi il decreto. Che ora passa  al Miur e poi al Mef. Tutto regolare: la pubblicazione è prevista a giorni». Intanto, però,  i prof  sono costretti a finanziare di tasca propria  tutte le occasioni di arricchimento culturale.

MENO COMPITI, PIÙ MUSEI – Si sentono presi in giro, perché non possono usufruire di un diritto garantito da una legge già in vigore ma non applicata. Al danno, si aggiunge la beffa delle esortazioni del ministro Carrozza, che già in occasione delle vacanze di Natale invitava i prof a rincarare la dose delle visite nei siti di cultura di cui il nostro Paese possiede un ricco patrimonio: «Visitate i musei e date meno compiti a casa ai vostri studenti, invogliandoli invece a visitare mostre e musei», aveva proposto.  Sponsorizzando proprio le agevolazioni contenute nel Decreto Istruzione.

RITARDO – «La visita a un museo – commenta il segretario generale Uil, Massimo Di Menna – oltre che stimolo culturale personale, per un insegnante è parte del proprio aggiornamento professionale. È questo il fondamento della norma: dare un’occasione concreta alla professione docente e riconoscerne lo status. Anche questa settimana gli insegnanti, che avrebbero potuto entrare gratuitamente – in virtù di una legge approvata e finanziata per il 2014 – hanno, invece, pagato il biglietto perché il decreto attuativo non è pronto. Servono due firme, Istruzione e Beni Culturali, che, a 30 giorni dalla scadenza prevista dalla legge, ancora non arrivano. Sono queste le contraddizioni di un’Italia dove le rare opportunità – sottolinea Di Menna – per incomprensibili cavilli burocratici, non si possono utilizzare».

RIMBORSO SPESE – Che si tratti di colpevole ritardo o di intoppi burocratici, il sindacato promette di mantenere alta la guardia: «Se tra una settimana ci troveremo di fronte ad un ulteriore rinvio  – fanno sapere dalla Uil – daremo avvio a procedure legali per il rimborso spese». Intanto, sul sito Internet dell’organizzazione compare la segnalazione, costantemente aggiornata, dei giorni di ritardo del decreto.  E sempre  sul sito compare la scheda con il cronoprogramma dei provvedimenti attuativi previsti dalla legge.

Antonella De Gregorio

Al via le Olimpiadi di italiano

da La Stampa

Al via le Olimpiadi di italiano

Prima prova in programma il 13 febbraio, 15mila gli studenti  iscritti
roma

Al via la IV edizione delle Olimpiadi di italiano, presentata nella sala della Comunicazione del ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca.

La prima prova della manifestazione si svolgerà nelle scuole il 13 febbraio. Le Olimpiadi si concluderanno poi a Firenze, a Palazzo Vecchio, l’11 e il 12 aprile, nell’ambito di una più ampia iniziativa culturale di valorizzazione della lingua e della letteratura italiana dal titolo “Giornate della lingua italiana”.

Le Olimpiadi di Italiano sono una competizione relativamente recente rispetto alle gare delle discipline “dure” come la Matematica e la Fisica. Sono già circa 600 le scuole partecipanti e 15.000 gli studenti iscritti alla prima prova del 13 febbraio, le gare di istituto da cui verranno selezionati i vincitori destinati a cimentarsi nella seconda fase selettiva a livello interprovinciale il 13 marzo.

Quest’anno la competizione è allargata oltre che alle scuole italiane all’estero anche alle sezioni italiane di scuole straniere e internazionali all’estero e alle scuole straniere in Italia. Come nella scorsa edizione la preparazione delle scuole alle gare sarà seguita dalla trasmissione di Radio3 “La lingua batte”.

Hanno già aderito istituti scolastici da diverse parti del mondo: da Madrid a Casablanca, da Praga a Parigi, da Barcellona a Bruxelles, passando per Sofia, Bratislava, Il Cairo e Asmara. Le gare, nelle prime due fasi si svolgeranno on line e potranno contare su una nuova piattaforma informatica in grado di facilitare le operazioni e rendere più ampia la gamma dei possibili quesiti. Novità di quest’anno è anche il nuovo sito (www.olimpiadi-italiano.it), dalla veste più vivace e moderna.

Alla gara finale, che prevede oltre ai quesiti a risposta chiusa prove aperte di scrittura, parteciperanno circa 60 studenti, selezionati in base a un criterio misto che tiene conto sia dei risultati assoluti della graduatoria nazionale, sia delle graduatorie regionali, allo scopo di contemperare la valorizzazione del merito individuale e la rappresentatività territoriale. Parteciperanno anche altri 8 studenti selezionati per le scuole straniere e per le scuole di lingua tedesca e ladina.

I premi offriranno agli studenti italiani la possibilità di fruire di stage formativi in centri internazionali di approfondimento dello studio dell’italiano e agli studenti provenienti dall’estero di frequentare stage in centri di ricerca e studio dell’Italiano in Italia.

Istat: oltre 40% degli italiani si ferma alle medie

da La Stampa

Istat:  oltre 40% degli italiani si ferma alle medie

Ancora alto l’abbandono al Sud
roma

Nel 2012 il 43,1 per cento della popolazione italiana tra i 25 e i 64 anni ha conseguito la licenza di scuola media come titolo di studio più elevato: è un valore molto distante dalla media Ue27 (25,8 per cento) e inferiore solo a quelli di Portogallo, Malta e Spagna. Lo rileva il rapporto Istat ”Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo’”, giunto alla sesta edizione.

In Italia il 17,6 per cento dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8 per cento in media Ue), quota che sale al 21,1 per cento nel Mezzogiorno.

I dati più recenti sul livello delle competenze dei 15enni prossimi alla fine dell’istruzione obbligatoria (indagine Pisa dell’Ocse) evidenziano per i nostri studenti performance inferiori alla media Ocse e a quella dei paesi Ue che partecipano all’indagine, ma confermano i segnali di miglioramento già evidenziati tra il 2006 e il 2009.

La permanenza dei giovani all’interno del sistema di formazione, anche dopo il termine dell’istruzione obbligatoria, è pari all’81,3 per cento tra i 15-19enni e al 21,1 tra i 20-29enni. La media Ue21 nelle due classi considerate è più alta (rispettivamente 87,7 e 28,4 per cento), ponendo l’Italia agli ultimi posti nella graduatoria dei paesi europei.

Il tesoro si riprende seicento euro dai bidelli

da Il Messaggero

Il tesoro si riprende seicento euro dai bidelli

Tolti retroattivamente dalla busta paga i soldi per mansioni aggiuntive

ROMA Un’altra volta. Proprio come era successo a inizio anno con i soldi maturati con gli ultimi scatti d’anzianità, dei quali si chiedeva la restituzione a tutto il personale della scuola, avviene ora per le “posizioni stipendiali” del personale Ata (assistenti tecnici, amministrativi e ausiliari). Sono soldi riconosciuti dall’ultimo contratto di lavoro a partire dal settembre 2011. Adesso però si chiede la restituzione degli importi per le mansioni aggiuntive, che non sono soltanto un lavoro in più ma competenze riconosciute dopo appositi corsi di specializzazione. L’equivalente di un premio al merito. Incarichi in aggiunta ai normali compiti, come dare assistenza ai ragazzi disabili, essere in grado di garantire il primo soccorso, sostituire il direttore dei servizi amministrativi e dare supporto alla didattica. Funzioni che possono essere svolte solo da personale selezionato e formato: poco più di settemila dipendenti sui quasi 200mila Ata in servizio nelle scuole. Mansioni già svolte. E retribuite. Ma ora quei soldi riconosciuti in più dovranno essere restituiti. La vicenda era stata denunciata dai sindacati subito dopo le vacanze natalizie, quando esplose il caso degli scatti di anzianità: anche qui con la minaccia a docenti e personale, poi rientrata, di doverli restituire. Gli scatti sono stati salvati grazie all’intervento del Consiglio dei ministri. Nella stessa occasione era stata annunciata che sarebbe stata trovata una soluzione anche per le posizioni stipendiali del personale non docente. Se non fosse che lo scorso 5 febbraio una lettera del ministero dell’Istruzione (il Miur) inviata al ministero dell’Economia (il Mef) ha dato il via libera al «blocco dell’erogazione del beneficio economico e al recupero delle somme erogate» da settembre 2011 fino al 2012. Recupero anche per le somme corrisposte da settembre 2013, sia per «eventuali nuove attribuzioni» sia che si «tratti di somme corrisposte per posizioni economiche acquisite con decorrenza settembre 2011». LA FINANZIARIA TREMONTI Questo sulla base della manovra del ministro Tremonti (la legge 122 del 2010), che dispone il blocco degli aumenti di stipendio per gli anni 2011 e 2012. Questa norma viene ora applicata anche sugli incentivi per gli Ata, che vanno da un minimo di 600 euro lordi l’anno per i collaboratori scolastici, fino a oltre 1.200 per gli assistenti amministrativi e di laboratorio. «È un furto vero e proprio – accusa Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola – perché si va a prelevare questi soldi in cambio di prestazioni già rese». LA DIFFIDA La Cisl scuola, assieme alla Uil scuola, allo Snals Confsal e alla Gilda ha inviato una diffida al Miur e al Mef con «la quale si intima alle due amministrazioni di non procedere al recupero delle retribuzioni connesse alle posizioni economiche». Parallelamente i sindacati hanno proclamato lo stato di agitazione per il personale Ata che si asterrà da tutte le prestazioni aggiuntive. Il Miur, dal canto suo, si sta impegnando per impedire la restituzione del pregresso. Ma non sembra esserci speranza che questo aumento rimanga per l’anno scolastico in corso. È sul piede di guerra anche la Flc Cgil, che dal 21 febbraio ha proclamato lo sciopero delle attività in più per un mese. Il Miur, accusa Mimmo Pantaleo, leader della Flc Cgil, non si cura «delle pesanti conseguenze sul funzionamento delle scuole e sui diritti legittimi sia degli alunni che dei lavoratori». L’Anief, il sindacato guidato da Marcello Pacifico si dice pronto a ricorrere al giudice del lavoro.

Alessia Camplone

Partono le olimpiadi di italiano

da Tecnica della Scuola

Partono le olimpiadi di italiano
di A.G.
Il 13 febbraio 15 mila studenti, appartenenti a circa 600 istituti superiori, si cimenteranno nella gara selettiva di istituto. L’iniziativa è stata presentata l’11 febbraio al Miur. Il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria: questa gara valorizza le eccellenze nelle nostre scuole, perché l’italiano è l’elemento fondamentale della nostra identità.
Si conferma lo spirito competitivo degli alunni italiani. Anche in occasione della quarta edizione delle Olimpiadi di Italiano, che il 13 febbraio vedrà 15 mila studenti, appartenenti a circa 600 istituti superiori, si cimenteranno nella gara selettiva di istituto. Seguiranno il 13 marzo e l’11-12 aprile le prove interprovinciali e nazionali.
L’iniziativa è stata presentata l’11 febbraio al ministero dell’Istruzione. Questa gara, ha affermato il sottosegretario all’Istruzione, Marco Rossi Doria, ”valorizza le eccellenze nelle nostre scuole. L’italiano è l’elemento fondamentale della nostra identità ed è una delle lingue più parlate al mondo”. A partire dalla seconda prova, alle Olimpiadi parteciperanno anche le scuole italiane all’estero. Hanno già aderito, fa sapere il Miur, 18 istituti. Tra questi, scuole di Madrid, Casablanca, Parigi, Praga, Barcellona, Bruxelles, Sofia, Bratislava, Cairo e Asmara. Al momento la regione italiana con il maggior numero di scuole iscritte è la Campania (73). Seguono Veneto (55) e Lombardia (52).
Nelle prime due fasi le gare si svolgeranno online. La finale, a cui parteciperanno 60 studenti delle scuole italiane e 8 ragazzi di scuole straniere, si terrà a Firenze nell’ambito dell’iniziativa culturale ”Giornate della lingua italiana”: i ragazzi affronteranno quesiti a risposta chiusa e prove aperte di scrittura.
Il comitato tecnico delle Olimpiadi sta lavorando anche a una app, ”Conosci l’italiano”, che valuta la conoscenza della lingua. Contiene i quesiti delle olimpiadi precedenti posti in chiave di gioco e sarà disponibile ”a fine febbraio”.
”Le scuole iscritte a questa edizione – ha osservato il direttore generale per gli Ordinamenti scolastici, Carmela Palumbo – sono aumentate rispetto all’anno scorso, quando si erano fermate a quota 542. Partecipa più di un quinto del totale degli istituti superiori”. ”Crediamo nella lingua come strumento di promozione – ha aggiunto il direttore centrale per la Promozione della cultura e della lingua italiana del Ministero degli Esteri, Massimo Riccardo – è un modo di far sentire le scuole italiane all’estero”.
E’ anche un modo, ha concluso la presidente dell’Accademia della Crusca, Nicoletta Maraschio, ”per richiamare fortemente l’attenzione sull’importanza della lingua e per alzare la consapevolezza linguistica che nel nostro paese non è così forte”.

Scatti, il M5S: per finanziarli erano stati destinati 2 miliardi di euro

da Tecnica della Scuola

Scatti, il M5S: per finanziarli erano stati destinati 2 miliardi di euro
di A.G.
La “grillina” Silvia Chimienti: la finanziaria di Tremonti del 2008 prevedeva che il 30% degli oltre 8 miliardi tagliati alla scuola pubblica avrebbe dovuto essere impiegato per pagare gli aumenti automatici. E attraverso un’interrogazione chiede: dove sono finiti quei soldi? A dire il vero per un paio d’anni il sistema ha funzionato, ma ora serve un nuovo accordo.
Il Movimento 5 Stelle torna all’attacco del decreto del Governo sugli scatti stipendiali, approdato in Gazzetta Ufficiale il 23 gennaio: secondo quanto riportato dall’on. Silvia Chimienti, attraverso un video la soluzione prevista dal Governo non risolve la questione. La quantità di soldi stanziasi sarebbe irrisoria. Per incrementarla, anche pesantemente, bisognerebbe estrapolare quasi un terzo dei tagli derivanti dalla Legge 133 del 2008.
“Abbiamo scoperto – dice Chimienti – che la finanziaria di Tremonti del 2008 prevedeva espressamente che il 30% degli oltre 8 miliardi di euro tagliati alla scuola pubblica avrebbe dovuto essere impiegato strutturalmente proprio per pagare gli scatti del personale scolastico. Cosa che, evidentemente, non è mai stata fatta” puntualizza la deputata del M5S.
A tal proposito, l’esponente “grillina” ricorda che nei prossimi giorni verrà discusso in Senato e poi alla Camera il decreto per lo sblocco degli scatti stipendiali del personale della scuola, che prevede una sessione negoziale per il recupero dell’anzianità 2012.  E che il M5S ha denunciato già durante la discussione della Legge di Stabilità quello che è il vero fulcro della questione, ignorato dai media e da tutte le forze politiche.
 “In occasione della legge di stabilità – tiene a dire Chimienti – siamo stati gli unici a presentare un emendamento che chiedeva di non applicare al personale della scuola il blocco degli scatti stipendiali e della contrattazione, proprio in virtù di quel pesantissimo taglio. Il Governo però ha bocciato l’emendamento e ora, dopo l’incredibile vicenda del prelievo forzoso dei 150 euro, tenta di mettere una ‘pezza’, stanziando appena 120mln di euro per la copertura finanziaria dell’operazione di recupero degli scatti 2012. Purtroppo – continua la deputata – sono cifre assolutamente insufficienti se raffrontate al 30% dei tagli lineari effettuati dal duo Tremonti-Gemini. Stiamo parlando di ben 2 miliardi di euro: dove sono finiti questi soldi? Per questo motivo abbiamo presentato un’interrogazione parlamentare e daremo battaglia durante la discussione del decreto”.
A dire il vero, la destinazione di quasi un terzo dei risparmi attuati nell’ultimo Governo Berlusconi sarebbe dovuta servire per finanziare le prestazioni meritevoli del personale scolastiche. Poi, però, arrivò l’accordo del 2010 di via dei Reti, a Roma, nel corso di una partita della nazionale italiana ai mondiali, tra l’allora ministro dell’Economia, Giulio Tremonti, e i sindacati di categoria. Con il leader della Cisl, Raffaele Bonanni, a fare da mediatore efficace. Un accordo che, a distanza di tre anni e mezzo avrebbe bisogno di essere aggiornato. C’è tempo fino a giugno.

Pantaleo (Flc-Cgil): “Il rischio che il primo gradone venga allungato è molto reale”

da Tecnica della Scuola

Pantaleo (Flc-Cgil): “Il rischio che il primo gradone venga allungato è molto reale”
di Reginaldo Palermo
Il segretario della Flc si dice però ottimista sulla possibilità che si arrivi ad azioni unitarie da parte dei sindacati. Sulle assunzioni in ruolo i rischi ci sono: il gradone iniziale potrebbe essere allungato. Fondo di istituto: avanti così non si può andare
La situazione politico-sindacale è in rapida evoluzione e per questo motivo ci sembra interessante parlare direttamente con le organizzazioni sindacali per capire cosa pensano di quanto sta accadendo o quali previsioni fanno
Abbiamo raccolto il punto di vista di Mimmo Pantaleo, segretario generale della Flc-Cgil

Tecnica della Scuola
Assunzioni in ruolo. Il Governo ha scritto nel DL 3 che per poter procedere è necessario un contratto fra le parti Il sospetto è che si voglia estendere il primo “gradone” (ora di 8 anni) a 9 o addirittura a 10. E’ un sospetto fondato ?

Pantaleo
Non è solo un sospetto. A chiare lettere, nella bozza di atto di indirizzo che ci è stata consegnata, si propone un intervento di allungamento di un “gradone” non specificando né quale né per quanti anni. Una ipotesi di questo tipo genera elementi di iniquità molto forti anche perchè il MIUR prefigura questo intervento solo ed esclusivamente per i 18.546 posti, rimasti vacanti e disponibili dopo le nomine in ruolo 2013/2014. Ciò determinerebbe un doppio regime retributivo per i neo immessi in ruolo sulla base della natura del posto ricoperto. L’altra possibilità contenuta nell’atto di indirizzo è la verifica della capienza della compatibilità finanziaria della sequenza contrattuale stipulata per la redazione del precedente piano triennale 2011/2013. All’epoca la FLC denunciò che il costo per coprire il surplus di assunzioni era largamente inferiore al risparmio ottenuto dalla Stato: un vero e proprio indebito arricchimento sulle spalle del personale precario. Noi crediamo che non si debba ripercorrere la strada intrapresa nel 2011: il teorema “immissioni in ruolo ma meno diritti” non è accettabile. Le stabilizzazioni sono un atto dovuto, alla luce anche della giurisprudenza della Corte di Giustizia europea. La FLC si opporrà a qualunque ipotesi che vada a ridurre salario e diritti del personale neo-immesso in ruolo. C’è una doppia ingiustizia: oltre alla condizione di precarietà che questi lavoratori e queste lavoratrici hanno dovuto subire per molti anni, la stabilizzazione avviene poi solo a costo di rinunciare ad una pezzo di salario. E’ francamente inaccettabile.

Tecnica della Scuola
E’ ormai chiaro che, per garantire gli scatti bisognerà decurtare ancora il fondo di istituto. Voi che ne dite ? Ma, soprattutto, cosa succederà quando il fondo di istituto sarà ridotto a zero o poco più ?

Pantaleo
Non riconoscere gli scatti di anzianità significa non riconoscere il valore del lavoro del personale della scuola. Pensare di retribuirli attraverso il taglio del MOF significa rafforzare questo assunto. La FLC ha chiesto e continua a chiedere che si trovino altre risorse per riparare a questa ingiustizia. La riduzione ulteriore del MOF indebolisce le scuole e la qualità dell’offerta formativa e incide direttamente nelle tasche dei lavoratori. Determinate attività, alcune delle quali obbligatorie per la scuola come ad esempio i corsi di recupero, saranno svolte a titoli gratuito o non saranno svolte affatto. E’ una partita di giro: sono gli stessi lavoratori che si pagano gli scatti di anzianità e non vengono retribuiti per prestazioni svolte. La FLC ha proclamato nei giorni scorsi lo sciopero delle attività aggiuntive dal 21 febbraio al 22 marzo e alla base della mobilitazione stanno esattamente queste ragioni: restituire valore al lavoro attraverso il pagamento degli scatti e scongiurare ogni ulteriore intervento sul fondo per il miglioramento dell’offerta formativa. Crediamo che questa vicenda non riguardi solo ed esclusivamente i lavoratori della scuola, ma per gli effetti che si determineranno in termini di riduzione dell’offerta formativa delle, le famiglie e gli studenti. Questa è esattamente la ragione per la quale anche in audizione la FLC Cgil ha chiesto risorse aggiuntive. E’ un punto di cui si deve far carico il Governo. Lo stesso che ha bloccato anche per il 2013 gli scatti di anzianità e ha bloccato fino al 2015 i rinnovi dei contratti.

Tecnica della Scuola
Tre questioni sul tappeto richiedono quasi certamente interventi di natura legislativa: posizioni economiche ata, fondo unico dei dirigenti, quota 96. Voi siete ottimisti ?

Pantaleo
La FLC ha presentato le sue proposte di emendamento al DL n. 3/2014 per quanto attiene alle posizioni economiche ATA e al fondo per i dirigenti scolastici. Rileviamo in questa due partire la stessa aggressione alla contrattazione e al salario e del personale che abbiamo riscontrato con la vicenda scatti. Con l’aggravante che si tratta di prestazioni già svolte e retribuite, di cui si chiede il recupero ad anni di distanza. Anche in questo caso stiamo parlando di attività e prestazioni “sensibili” per la scuola. I dirigenti scolastici in questi ultimi anni hanno subito un inaccettabile ed insostenibile aumento di lavoro dovuto anche ai processi di dimensionamento delle scuole oltre che alla miriade di adempimenti cui devono far fronte. Sul versante del personale ATA, le posizioni economiche coprono servizi essenziali quali l’assistenza di base agli alunni con disabilità, le azioni di primo soccorso e di prevenzione per la sicurezza, il supporto alla didattica, il coordinamento di lavori di segreteria, la sostituzione del Direttore etc.. Possibile che di tutto questo si chieda di farsi carico agli stessi lavoratori, lavorando a titolo gratuito? O forse anche in questo caso siamo di fronte ad un tema che riguarda la qualità della scuola? Per questo crediamo che il governo debba trovare una soluzione. Noi stiamo lavorando sia sul versante politico che su quello delle iniziative di mobilitazione a partire dallo sciopero dei dirigenti il 14 febbraio prossimo, fino allo sciopero delle attività aggiuntive dal 21 febbraio al 22 marzo. Per quanto riguarda quota 96, ci sembra che si aprano degli spiragli su questa battaglia che la nostra organizzazione porta avanti da tempo: crediamo che si tratti di un atto di giustizia nei confronti del personale della scuola. Poi è chiaro rimangono intatti i problemi che la Riforma Fornero determina: crediamo che la si debba rimettere in discussione al fine di consentire una uscita flessibile dal lavoro e nel contempo dare risposte ai giovani.

Tecnica della Scuola
In questa fase c’è molta mobilitazione da parte di tutti i sindacati ma manca una azione unitaria. Ci sono le condizioni per mettere nuovamente insieme tutti e 5 i sindacati rappresentativi del comparto scuola?

Pantaleo
Credo che vi siano temi cari a tutte le organizzazioni sindacali e sui quali non ci sono divisioni di principio. Ne segnalo almeno due sui quali possiamo trovare convergenze molto forti: il rinnovo del contratto nazionale di lavoro e il rilancio del sistema pubblico di istruzione. Credo che su questi due punti si possa aprire una nuova stagione di confronto positivo. Lo dobbiamo ai lavoratori e alle lavoratrici, alla scuola e al futuro di questo paese.

Niente corsi di recupero per il 50% degli studenti, e c’è chi paga

da Tecnica della Scuola

Niente corsi di recupero per il 50% degli studenti, e c’è chi paga
di An.C.
1 studente su 2 non avrà corsi di recupero a scuola: il dato più che raddoppiato rispetto all’analoga indagine svolta lo scorso anno.
Da quanto emerge da un’indagine del portale Skuola.net, 1 studente su 2 non potrà frequentare i corsi di recupero a scuola. E’ questa è infatti la percentuale, su un campione di 2250 studenti tra i 14 e i 19 anni, di chi afferma che il proprio istituto non organizzerà le lezioni pomeridiane per far recuperare i brutti voti in pagella. Per la restante metà degli intervistati i corsi ci saranno, anche se non sempre gratis: l’11% di loro dovranno pagare. Una percentuale che è raddoppiata rispetto allo scorso anno. Inoltre solo il 15% dichiara di averli attivi per tutte le materie e il 35% per alcune. C’è una novità rispetto allo scorso: circa l’11% fra quelli che hanno disponibili i corsi di recupero a scuola, ha denunciato che per questo servizio dovrà corrispondere un contributo alla scuola.

Gli italiani? Non sono certo un popolo di studiosi

da Tecnica della Scuola

Gli italiani? Non sono certo un popolo di studiosi
di Alessandro Giuliani
È quanto emerge nel rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”: uno su due tra i 25 e i 64 anni non va oltre la terza media (contro il 25,8% della media Ue a 27), il 17,6% dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8% Ue) e  il 23,9% sono Neet (siamo quasi la maglia nera in Europa). L’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è del 4,2% (5,3% Ue) e solo il 21,7% dei 30-34enni ha la laurea. Sorprende il grado di istruzione degli stranieri che vivono in Italia: ben il 40,5% ha il diploma di scuola superiore.
Impietosi. Sono i dati sui titoli di studio raggiunti dagli italiani, che l’11 febbraio l’Istat ha pubblicato all’interno del VI rapporto Istat “Noi Italia. 100 statistiche per capire il Paese in cui viviamo”.
Su tutti, crediamo particolarmente indicativo questo: nel 2012 la percentuale della popolazione del Belpaese tra i 25 e i 64 anni che ha conseguito la licenza di scuola media come titolo di studio più elevato il 43,1%, un valore inferiore solo a quelli di Portogallo, Malta e Spagna. E soprattutto tanto distante dalla media Ue a 27, del 25,8%.
Pure sul fronte degli abbandoni l’Italia ha ancora parecchia strada da fare: il 17,6% dei 18-24enni ha abbandonato gli studi prima di conseguire il titolo di scuola media superiore (12,8% in media Ue), quota che sale al 21,1% nel Mezzogiorno.
Se si allarga il range anagrafico, il quadro diventa ancora più nero: sono oltre due milioni i giovani 15-29enni (il 23,9% del totale) non inseriti in un percorso scolastico e/o formativo e neppure impegnati in un’attività lavorativa, un valore fra i più elevati in Europa. E la differenza fra i generi mette in luce una incidenza dei Neet più elevata fra le ragazze. Si amplia inoltre lo svantaggio del Mezzogiorno. Dal rapporto emerge pure che solo il 6,6% degli adulti è impegnato in attività formative, un valore che evidenzia il ritardo dell’Italia in materia di apprendimento permanente.
Decisamente bassa risulta poi l’incidenza della spesa in istruzione e formazione sul Pil è pari al 4,2%, valore ampiamente inferiore a quello dell’Ue27 (5,3%).
Leggermente in ripresa sembrerebbe, invece, la formazione accademica: tra coloro che hanno conseguito un titolo di studio universitario (o equivalente) figurano il 21,7% dei 30-34enni. Con un incremento di 6 punti percentuali nel periodo 2004-2012 : malgrado l’aumento di “dottori”, va sottolineato che la quota è ancora molto contenuta rispetto all’obiettivo del 40% fissato da Europa 2020.
Tra i dati più sorprendenti, stavolta in positivo, risulta quello relativo al grado di istruzione degli stranieri che vivono in Italia: ben il 40,5% è in possesso del diploma di scuola superiore. Nel complesso, spiega sempre l’Istat, la popolazione straniera tra i 15 e i 64 anni presenta livelli di istruzione simili a quelli degli italiani: la quota di stranieri con un titolo di studio fino alla licenza media è pari nel 2012 al 49,8% contro il 44,1% degli italiani; il 40,5% ha un diploma di scuola superiore contro il 41,7% degli autoctoni; il 9,7% possiede una laurea contro il 14,3%. Le differenze maggiori fra popolazione straniera e nazionale emergono in relazione al genere: le donne straniere hanno livelli di istruzione molto simili alla popolazione femminile italiana, mentre gli uomini presentano differenze più marcate. Il 54,5% degli uomini stranieri è in possesso della licenza media mentre tra gli italiani sono il 45,5%. Risultati differenti emergono anche per i titoli di studio più elevati: il 6,8% degli stranieri maschi è laureato contro il 12,6% degli italiani. Il livello medio di istruzione è in generale più elevato nelle regioni del Nord e del Centro, meno nel Mezzogiorno.

Mobilità: le dichiarazioni mendaci possono costare veramente care

da Tecnica della Scuola

Mobilità: le dichiarazioni mendaci possono costare veramente care
di Lucio Ficara
A Reggio Calabria la polizia giudiziaria ha svolto una indagine sui punteggi dichiarati da insegnanti che richiedevano di partecipare alle operazioni di mobilità. E ha scoperto non poche false dichiarazioni. Inevitabile l’azione penale.
La notizia arriva da Reggio Calabria ed evidenzia un malcostume che troppo spesso infetta graduatorie interne d’Istituto per l’individuazione dei docenti soprannumerari, domande di mobilità annuale o anche domande di trasferimento dei docenti. Di cosa si tratta nello specifico? Stiamo parlando della denuncia della polizia provinciale di Reggio Calabria diretta dal dottor Domenico Crupi che, a conclusione di un’indagine istruttoria disposta  dal procura della Repubblica di Reggio Calabria Antonio Cristillo,  ha notificato l’avviso di conclusione delle indagini preliminari  ad otto docenti residenti nella provincia della città dello stretto. Qual è il capo d’imputazione che viene rivolto a questi otto docenti? I docenti in questione, nell’ambito della procedura di mobilità annuale per il personale scolastico, nella fase di assegnazione provvisoria provinciale, provenienti da altra provincia di titolarità, facevano dichiarazioni mendaci, richiedendo l’assegnazione provvisoria in provincia di Reggio Calabria con precedenza prevista dall’art.8 del CCNI sulla mobilità annuale 2013-2014, certificando falsamente di avere diritto ad usufruire dei benefici di cui alla legge 104/92. Usufruendo quindi  della precedenza ai sensi del su citato art.8 del CCNI sulle utilizzazioni del 15 maggio 2013,  riuscivano furbescamente a scavalcare gli aventi diritto, ottenendo il beneficio dell’assegnazione provvisoria in scuole della provincia di Reggio Calabria. Il dott. Crupi ha sottolineato che per questi otto insegnanti, rei di avere presentato dichiarazioni mendaci , scatta immediatamente ed inevitabilmente la denuncia per i reati penali previsti e puniti dagli articoli 483 del codice penale e 76 del D.P.R. 445/2000. L’indagine, spiega il comandante Crupi, si inquadra nell’ambito della repressione dei reati contro la Pubblica Amministrazione che vede impegnata costantemente la Polizia Provinciale di Reggio Calabria. Oltre questi casi eclatanti di dichiarazioni false al fine di ottenere benefici per mobilità annuale, esiste anche un altro triste fenomeno,  che è quello dei troppi errori che vengono fatti nella composizione delle graduatorie interne d’Istituto, dove si dichiara allegramente quel che si vuole e i punteggi vengono incredibilmente gonfiati. Speriamo che l’azione investigativa della polizia provinciale di Reggi Calabria, coordinata dal Domenico Crupi, sia di esempio a chi avesse intenzione di fare dichiarazioni mendaci. Si rischia il reato penale oltre che un’ ignobile figuraccia.

Emissione speciale retribuzioni arretrate supplenti

da Tecnica della Scuola

Emissione speciale retribuzioni arretrate supplenti
Sul sito di NoiPA è stato pubblicato un avviso che fissa l’emissione speciale per la giornata di venerdì 14 febbraio.
Si legge nel messaggio (datato 7 febbraio 2014) del Dipartimento dell’amministrazione generale, del personale e dei servizi – Direzione dei sistemi informativi e dell’innovazione del Mef, riportato da NoiPA: “Per consentire il pagamento delle retribuzioni arretrate al personale supplente breve e saltuario della scuola e al personale volontario dei vigili del fuoco questa Direzione ha programmato un’emissione speciale per la giornata di venerdì 14 p.v.
Pertanto, tutti gli elenchi che entro le ore 17.00 del suddetto giorno avranno completato l’iter autorizzativo, saranno oggetto di emissione speciale”.