Valutare che chi come

Valutare che chi come

di Umberto Tenuta

 

Parliamoci chiaro, Direttore D’AGOSTO, chi ha il dovere e il diritto di educare?

Se l’educazione è, come è, il completamento della prima gestazione, il diritto di educare appartiene ai genitori, come peraltro sancisce l’articolo 30 della Costituzione italiana.

E se, in una società democratica e non totalitaria, non statalistica, i genitori sono i soli titolari del diritto di educare, e ne hanno anche il dovere, ad essi, e ad essi soltanto, spetta il diritto di educare, e quindi di valutare.

Sappiamo tutti come finora sono andate le valutazioni fatte sulla scuola.

E sappiamo come vanno le cose in Italia.

Quis costudiet ipsos custodes?

Forse solo i genitori.

Solo i genitori non possono ingannare i loro figli: nessun genitore, nessun padre, nessuna madre inganna i figli suoi.

L’amore di madre, l’amore di padre è al di sopra di ogni sospetto.

Quale madre sciagurata non vuole che suo figlio sia forte, bello e alto?

E l’educazione è l’alimento per diventare forti, belli e alti, alimentati, adulti.

Orsù dunque, genitori, reclamate i vostri diritti ed esercitate i vostri doveri.

Se in collegio ancora volete inviare i vostri figli, fate come i potenti e i ricchi che i collegi dei loro figli scelgono loro.

La nostra è una società di uguali, non ci possono essere giovani privilegiati, figli di papà, come il misericordioso Papa Francesco ha predicato.

La nostra è una società di eguali.

Certamente, questo lo vuole, ne sono certo, anche il nostro beneamato Giorgio.

E, allora, le cose sono semplici, molto semplici.

Chiunque le capisce.

Ai genitori il diritto di educare e scegliere da chi farsi aiutare.

Genitori, non lasciate che altri decidano del destino, del domani, della vita futura dei vostri figli!

Genitori, il buon Dio non fa nascere i migliori solo nelle case dei dottori.

Il buon Dio è giusto ed equo, e anche misericordioso.

Anche i vostri figli, sì, proprio i vostri figli, o poveri contadini, possono diventare grandi scienziati e santi, filosofi e Presidenti del consiglio dei ministri.

Ne avete un esempio nel presente.

E allora, allora, allora?

Bando ad ogni dotta disquisizioni, bando a tutte le ricerche e a tutti gli studi.

Il buon senso, diceva Aristide Gabelli che di scuola si intendeva, è il miglior metodo per conoscere la verità.

Che siano i genitori a dover educare e a dover scegliere da chi farsi aiutare, valutando di continuamente, è lapalissiana verità, come stabilire quale pranzo preparare anche per i figli dei poveri.

Ai genitore, poi, non interessa chi, come, quanto e con quali strumenti si gestisce la scuola.

Importante è che essi diano i voti alle scuole.

Sappiamo come andavano le cose di scuola a Sparta e ad Atene.

Sappiamo chi oggi manda i propri figli alle più prestigiose scuole mondiali.

In una società democratica tutti debbono essere uguali, senza privilegi di casta, di nascita, di ricchezza accumulata non si sa come.

Sono d’accordo su questo tutti i cittadini italiani, tutti gli elettori italiani, tutte le madri, tutti i padri italiani?

Credo di sì.

E, allora, caro Presidente Renzi, cambiamo verso nella scuola, anche nella scuola, anche e soprattutto nella scuola!

Presidente Renzi, consulta anche tua moglie, chiedile se anch’ella è d’accordo.

Io non so se tua moglie è d’accordo, ma so che è una scrupolosa maestra e soprattutto una madre amorosa.

Ed anche tu sei un padre amoroso, prima che un Presidente della speranza, della speranza di tutti gli studenti delle scuole d’Italia.

Di tutte le madri, di tutti i padri, o Renzi!

 

Sciopero con astensione dalle attività aggiuntive di docenti e ATA: come aderire

Sciopero con astensione dalle attività aggiuntive di docenti e ATA: come aderire

La FLC CGIL denuncia da tempo l’aggressione al salario dei lavoratori della scuola a partire dai mancati rinnovi dei contratti nazionali, al blocco degli scatti di anzianità, alla sospensione posizioni economiche ATA, fino alla riduzione delle risorse finalizzate alla contrattazione decentrata.

Per queste ragioni abbiamo proclamato lo sciopero con astensione dalle prestazioni aggiuntive di tutto il personale docente, educativo e ATA dal 21 febbraio al 22 marzo. Leggi la nota 3031/14 del MIUR.

Mettiamo a disposizione

la scheda di approfondimento e il fac simile della dichiarazione di astensione dalle attività aggiuntive;
i volantini da diffondere a sostegno dello sciopero;
l’appello del personale ATA rivolto a genitori, studenti e docenti.

Autismo: i progetti di preparazione all’inserimento lavorativo

da clicmedicina.it

Autismo: i progetti di preparazione all’inserimento lavorativo

Dal 2009 il Dipartimento di Salute Mentale della ASL Torino 2 si è dotato di un ambulatorio territoriale che si occupa in modo specifico dei Disturbi dello spettro autistico in età adulta. L’iniziativa dell’ASL TO 2 ha attuale valenza sovrazonale, infatti, con il contributo della ASL TO 1, copre dal giugno 2013 le esigenze dell’intera Città di Torino.

“Questo ambulatorio è un progetto innovativo che offre ai Centri di Salute Mentale di Torino, agli Utenti, alle Famiglie e ai Servizi Sociali dell’intera città un centro di riferimento e di consulenza specialistica per valutazione, diagnosi e orientamento al progetto di intervento – commenta il Direttore Generale ASL TO 2, Dott. Maurizio Dall’Acqua – rappresentando anche una razionalizzazione di risorse altrimenti disperse”.

L’attivazione definitiva dell’ambulatorio segue al periodo di attività pilota già iniziato sin dal 2009 nell’ASL TO 2 e recepisce le indicazioni del Tavolo Autismo del Ministero della Salute, delle Linee di indirizzo della Regione Piemonte del 2009 e della Conferenza Stato Regioni del 2012 – conclude il Dott. Dall’Acqua – nonché le richieste di tutte le Associazioni dei Familiari”.

“I disturbi dello spettro autistico rappresentano infatti un insieme di disturbi neuroevolutivi complessi, a esordio precoce, che intervengono sulla qualità della comunicazione e relazione sociale, e che permangono per tutta la vita nella quasi totalità dei casi – spiega il Direttore del Dipartimento di Salute Mentale ‘G. Maccacaro’ASL TO 2, Dott. Elvezio Pirfo – ne esistono forme a funzionamento più compromesso, con disabilità intellettiva, e forme a funzionamento più alto, con livello intellettivo nella norma ma che comunque presentano un deficit nella cognizione sociale”.

La prevalenza in Italia è stimata intorno a 40-50 Pazienti su 10.000 abitanti, ben lontana dall’1:100 del mondo anglosassone, a indicare la necessità di una maggiore attenzione diagnostica.

“E’ importante che i processi abilitativi continuino in età adulta per non perdere le abilità acquisite in età evolutiva – precisa il Dott. Roberto Keller, specialista in Psichiatria e Neuropsichiatria Infantile, Responsabile dell’Ambulatorio – così come bisogna prestare attenzione a diagnosticare anche in età adulta le forme cliniche che non sono state in precedenza individuate clinicamente, per poter alleviare la sofferenza individuale e delle Famiglie. Vengono pertanto proposti un percorso diagnostico accurato, con test validati e la definizione di un progetto individualizzato che tenga conto delle caratteristiche di ogni singola persona. All’interno di questo contesto è stato inoltre formulato un progetto specifico, volto all’inserimento delle persone autistiche ad alto funzionamento nel mondo lavorativo; grazie al contributo della Fondazione CRT viene pertanto portato avanti un percorso di sostegno psicologico con miglioramento degli aspetti relazionali ed affettivi, in stretta collaborazione con il percorso formativo realizzato presso l’ENGIM” .

“I primi dati relativi ai pazienti autistici già inseriti in passato nei tirocini lavorativi ci mostrano che i pazienti che hanno seguito un percorso abilitativo specifico presso l’ambulatorio dello spettro autistico della ASL To2 hanno mostrato una migliore tenuta sul lungo termine, evidenziando l’importanza dei percorsi abilitativi specifici” – conclude il dr Giorgio d’Allio, Direttore Sanitario ASL TO 2. Continuità terapeutica e assistenziale sono le parole d’ordine del servizio della ASL TO 2, nell’ottica del pieno rispetto della persona, del suo valore e della sua Famiglia. Attivo da giugno 2013 su tutta la città di Torino, l’ambulatorio ASL TO 2, in cui operano Specialisti psichiatri e psicologi, ha sede presso il CSM ASL TO 2 di Corso Francia 73 a Torino (tel. 011-4336129) è aperto il martedì dalle ore 15 alle 17 e il mercoledì in orario 9-13/14-17 ed è accessibile su invio dei Centri di Salute Mentale competenti per residenza, ai quali verrà restituita una valutazione specialistica e garantito l’eventuale supporto consulenziale.

Disabili e diritti un progetto per 500 alunni

da Il Centro
del 20-02-2014

MONTESILVANO. Si sta avviando a conclusione il progetto di sensibilizzazione sui diritti delle persone con disabilità, rivolto agli studenti delle terze medie degli istituti Troiano Delfico, Ignazio Silone e Villa Verrocchio. Protagonisti della fase conclusiva, gli studenti della scuola Villa Verrocchio, istituto pilota dell’iniziativa lo scorso anno. Il progetto, ideato e realizzato da Claudio Ferrante e Alessia Marzuoli dell’ufficio coordinato dall’assessore uscente alla Disabilità Enea D’Alonzo, dall’ex sindaco Di Mattia e dai consiglieri Fabio Vaccaro e Daniele Scorrano, ha coinvolto, complessivamente, circa 500 alunni. «Gli incontri a Villa Verrocchio sono cominciati il 7 febbraio» spiega Claudio Ferrante, responsabile dell’ufficio Disabili. «Parliamo ai ragazzi di convenzione Onu sui diritti delle persone con disabilità, di barriere architettoniche e culturali, di diritti umani. Facciamo loro comprendere l’importanza del ruolo che rivestono nella società». Il progetto si chiuderà l’8 marzo con una giornata empatica, durante la quale gli allievi saliranno in carrozzina e cammineranno bendati, con l’obiettivo di far toccare loro con mano le difficoltà con cui si confrontano ogni giorno i diversamente abili. L’iniziativa avrà il supporto dell’Unione italiana Ciechi, dell’associazione Carrozzine Determinate Abruzzo e della ditta Prodiesan di Pescara. «Ci sarà», osserva Ferrante, «un’ulteriore giornata di sensibilizzazione ad aprile, con la consegna dei diplomi di sentinelle della civiltà a tutti i partecipanti. Le scuole stanno preparando le relazioni sul progetto, che è ormai diventato un percorso di vita». (r.a.b.)

Diversamente studenti” l’avventura quotidiana dei disabili universitari

da Redattore Sociale

Diversamente studenti” l’avventura quotidiana dei disabili universitari

FILMATO

http://www.redattoresociale.it/Multimedia/Video/Dettaglio/453944/Diversamente-studenti-l-avventura-quotidiana-dei-disabili-universitari

Cosa significa avere una disabilità e volere studiare all’università? È per rispondere a questa domanda che nasce il progetto cross-media “Diversamente Studenti” realizzato dalla casa di produzione Raja Films di Udine con il sostegno dell’Erdisu, il concorso dell’Università degli studi di Udine e della Consulta disabili del Friuli Venezia Giulia. Il progetto prevede la realizzazione di un documentario con le storie di “studenti con disabilità che cercano anche nello studio, il diritto ad un’esistenza piena e soddisfacente”. Michele, Maria Grazia, Marina, Giulia, Riccardo, sono loro i protagonisti dei video-ritratti, ragazzi che ogni giorno affrontano difficoltà per accedere al diritto allo studio “supportati da familiari, amici e dai volontari delle tante associazioni che li accompagnano in una lotta continua per una vita ‘normale’”. Nel trailer di presentazione sono raccolte le testimonianze di Michele Bergnach, Giulia Da Re e Maria Grazia Bassi. Il progetto intende estendersi non solo agli studenti universitari ma anche ai ragazzi nella scuola dell’obbligo e nelle secondarie superiori, per poter finalizzare in un unico documentario tutto il materiale raccolto. “Diversamente Studenti” si può seguire e sostenere anche su: vimeo e facebook.

Al via il primo Programma di Challenge Prize italiano

Miur cerca talenti, al via il primo Programma di Challenge Prize italiano
Sul sito www.talentitaly.it sfide pubbliche per promuovere l’innovazione

Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca va a caccia di talenti, con sfide pubbliche aperte ai cittadini per promuovere l’innovazione in settori che vanno dal Made in Italy all’Education, dall’Energia alla promozione dell’Open Data. Il primo programma di Challenge Prize italiano parte oggi in via sperimentale con l’apertura del sito www.talentitaly.it, su cui è disponibile la prima sfida proposta dal Miur che riguarda l’istruzione e, in particolare, i MOOC (Massive Open Online Course), corsi online aperti, pensati per coinvolgere una grande utenza.
Il progetto Talent Italy, basato su esperienze di Challenge Prize già diffuse in Nord America ed Europa, prevede la creazione di sfide rivolte a ricercatori, studenti e creativi, ma più in generale a tutta la cittadinanza, affinché i partecipanti, proponendo soluzioni inedite, contribuiscano all’avanzamento del livello di ricerca e innovazione.

I Challenge Prize premiano il merito e l’eccellenza e incoraggiano la loro diffusione nella società. Viene ribaltata la logica del bando classico: non sono più le idee progettuali ad essere premiate con l’assegnazione di risorse a monte per la loro realizzazione, ma i risultati dei progetti stessi, conseguiti in maniera autonoma e con risorse proprie dei partecipanti. Il premio viene erogato esclusivamente a risultato raggiunto.

Si parte con la prima sfida, quella di progettare e distribuire in pochi mesi un nuovo Massive Open Online Course (MOOC). Al corso che vincerà andrà un premio di 100.000 euro. Sono previsti anche tre secondi premi da 20.000 euro ciascuno. Negli ultimi anni, i MOOC, corsi online aperti ad un numero potenzialmente molto elevato di studenti, si sono affermati in tutto il mondo a partire dagli Stati Uniti come un modo per non limitarsi all’esperienza in aula e raggiungere, in maniera economica ed efficace, autodidatti di ogni tipo: dai lavoratori alle persone con disabilità, dagli abitanti delle aree rurali fino a quelle in via di sviluppo. L’educazione digitale e aperta sarà uno dei temi centrali su cui l’Europa è chiamata a riflettere, anche nell’ambito del semestre italiano di Presidenza del Consiglio dell’Unione.

“Sono soddisfatta dell’avvio sperimentale del progetto Talent Italy. I MOOC sono una delle novità più rilevanti e discusse con cui il mondo dell’educazione sarà chiamato a confrontarsi nei prossimi mesi”, ha dichiarato il Ministro Carrozza, sottolineando come “il lancio di questa piattaforma dedicata ai Challenge Prize è un esempio di ciò che abbiamo programmato con il Programma Nazionale per la Ricerca e con l’agenda digitale per la scuola e l’università”.

Le proposte per la sfida “Open Education: sviluppo di un MOOC per scuole e università italiane”, dovranno avere precise caratteristiche. Fra queste, accesso gratuito, disponibilità online dei contenuti del corso e di tutti i materiali didattici, possibilità di fruizione su larga scala, verifiche online dei livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti. I lavori, che dovranno essere presentati entro il 3 aprile prossimo, verranno valutati in due fasi: la prima prevede una preselezione da parte di una giuria di esperti nominata dal Miur sulla base del programma didattico del MOOC e delle modalità di fruizione dei contenuti. I responsabili delle proposte ammesse alla seconda fase avranno 6 mesi di tempo per implementare il MOOC e fornire alla giuria elementi che documentino la diffusione, l’apprezzamento del corso e la qualità dei materiali didattici utilizzati. Il lavoro svolto sul progetto Talent Italy ha visto il coinvolgimento dei Rappresentanti italiani che stanno lavorando nei diversi comitati di Horizon 2020, il nuovo Programma Quadro europeo di Ricerca.

Decreto Direttoriale 20 febbraio 2014 n. 514

Avviso per la presentazione di proposte in risposta a “sfide” di innovazione sociale nell’ambito del programma “talent italy”

“AltriNoi”: quattro premi per gli studenti

“AltriNoi”: quattro premi per gli studenti sui temi del dialogo, dell’inclusione e della cittadinanza

Gruppo Abele e Loescher Editore lanciano i premi di giornalismo, scrittura creativa, fumetto e scrittura per il cinema

TORINO, 20 FEBBRAIO 2014 – Gruppo Abele e Loescher Editore presentano “AltriNoi”, il progetto per le scuole secondarie di primo e secondo grado che invita gli alunni al confronto e alla riflessione sul tema della convivenza con gli altri. Argomento che, dal dibattito sulle classi multietniche fino al fenomeno del bullismo, assume innumerevoli risvolti proprio tra le mura scolastiche.  In questo modo Gruppo Abele e Loescher Editore vogliono dare la possibilità agli studenti di far sentire la propria voce sui temi del dialogo e della cittadinanza, attraverso un progetto che si articola in quattro premi: “A scuola di giornalismo”, “Facciamo un fumetto”, “Facciamo Un Film” e “Prime penne”.

Ogni partecipante – singolo studente, gruppo, classe o scuola – potrà realizzare un prodotto giornalistico (sito web, blog, telegiornale o quotidiano), un fumetto di 4 tavole, un trailer o cortometraggio di 5 minuti oppure un romanzo tra le 35 e le 100 cartelle. Sul sito di Loescher, gli studenti avranno a disposizione anche tre videocorsi gratuiti: “A scuola di giornalismo”, a cura di Scribacchini srl, che approfondisce tutte le principali tematiche inerenti la professione e le sue differenti declinazioni su carta stampata, radio, televisione e web; “Facciamo un fumetto”, di Antonio Serra e Daniele Raineri, incentrato sulla scrittura creativa e sulle differenti tecniche di disegno; “Facciamo un film”, a cura di Victor Rambaldi, che descrive le principali regole della scrittura creativa per il cinema.  I contributi devono essere inviati entro il 15 aprile 2014 e i primi classificati di ogni categoria vinceranno un premio in denaro da devolvere a un ente benefico. La premiazione avrà luogo a maggio in occasione del XXVII Salone Internazionale del Libro di Torino.

“La scuola rappresenta una delle principali esperienze di formazione per chi sta crescendo – afferma Michele Gagliardo, responsabile dei progetti che il Gruppo Abele porta avanti sui temi della cittadinanza attiva con e per i giovani –, una scuola della socializzazione dell’apprendimento, che non esclude nessuno e nella quale insieme si costruiscono conoscenza e crescita civile, partendo dalle esperienze e dagli incontri quotidiani. Questi premi possono essere un’ottima occasione per generare cultura e pratiche di crescita civile e di costituzione di una comunità capace di organizzarsi e svilupparsi secondo giustizia e cura dell’altro”. Per Marco Griffa, amministratore delegato di Loescher, “la scuola delle competenze in cui impariamo a esprimerci in vari modi e scopriamo quelli a noi più congeniali ha l’obiettivo prioritario di educarci al rispetto e alla convivenza con gli altri. Tramite questi premi, la nostra casa editrice vuole evidenziare il ruolo della scuola come irrinunciabile occasione di cittadinanza attiva, di apertura alla diversità, sia essa una differente visione del mondo, una diversità culturale o una condizione di marginalità”.

PAS E TFA, ANCORA CAOS

PAS E TFA, ANCORA CAOS: GILDA CHIEDE INCONTRO A MINISTERO

Una riunione urgente con i capo dipartimenti dell’Istruzione, Luciano Chiappetta, e dell’Università, Marco Mancini, per chiarire la spinosa questione dei Pas e dei Tfa. A chiederla è la Gilda degli Insegnanti che sta raccogliendo numerose lamentele su tutto il territorio nazionale in merito alle modalità di attivazione dei corsi e sul caos per l’apertura dei nuovi cicli riguardanti i Tfa.

“Moltissime università – denuncia il sindacato – non hanno attivato i Pas per la scuola dell’infanzia e per quella primaria e ci chiediamo quali effetti provocherà la recente decisione con cui la Commissione Europea ha confermato il valore abilitante del diploma magistrale, stabilendo che il concorso era una semplice procedura di reclutamento nella scuola statale. Da viale Trastevere – prosegue la Gilda – vogliamo sapere perché così tante università non hanno attivato i Pas per tutte le classi di concorso, impedendo ai docenti di frequentarli”.

Il sindacato guidato da Rino Di Meglio punta infine i riflettori sulle 150 ore per il diritto allo studio negate in molte regioni nonostante la deroga concessa dal ministero ai contingenti previsti inizialmente.

Insegnante no, incendiario sì

Insegnante no  incendiario sì
Insegnante, io? No. Io sono un incendiario!

di Umberto Tenuta

Sì, mica sono uno che insegna, che fa i segni, che incide il marmo, l’ottone, il bronzo, l’oro?

Io non insegno perché nella scuola e nella vita non si può insegnare a nessun figlio di donna.

Gli esseri umani non sono insegnabili: nulla si può incidere nella loro mente.

Sono uomini, sin dal loro primo vagito, uomini chiusi nella loro capsula spaziale, monadi leibniziane senza porte e senza finestre.

Ti ascoltano? Solo se vogliono: sennò non odono le tue parole.

Tu mostri la tua mercanzia: se essi non vogliono, non la vedono.

Tu spandi i tuoi profumi:  se essi non vogliono, non li odorano.

Gli esseri umani vedono, ascoltano, odono, odorano, assaporano solo se essi, e non tu, e non alcun altro, solo se essi vogliono.

E, allora?

Allora, è inutile  fare discorsi ai nostri venticinque mocciosetti che stanno lì, di fronte a noi, seduti nei banchi con le mani conserte, gli occhi spalancati, le orecchie tese, le narici sgombre.

È inutile!

Abbiamo una sola possibilità.

Riuscire a far dire loro di sì.

Sì, Maestra, voglio, voglio io, non tu: voglio vedere, ascoltare, odorare, assaporare, imparare.

Voglio usare tutti i miei sensi, tutti i miei organi sensoriali, anche quelli tattili, anche quelli cinestetici.

Voglio imparare da solo.

Voglio fare da solo!

Semmai, tu mi puoi aiutare a fare da solo.

E allora?

Allora, ne traggo le conseguenze.

Sì, io non sono così stupido da continuare ad affannarmi a parlare, a fare lezioni, a dare spiegazioni a chi non me le chiede…

Faccio l’unica cosa intelligente che io, tu, lei, lui possiamo fare.

Possiamo incendiare i cuori dei giovani che stanno di fronte a noi!

Ed io li incendio con il mio fuoco ardente per la poesia, per la Poesia che mi arde dentro, che mi brucia il cuore, che esce da tutti i miei pori: poesia di Anacreonte, poesia di Omero, poesia di Virgilio, poesia di Dante, poesia di Petrarca, poesia di Foscolo, poesia di Leopardi, poesia di…

Sì, io li incendio con il mio amore ardente per la Matematica che, bambino, mi vedeva, come Empedocle, scrivere sulla terra nuda, disegnare i triangoli ed i quadrati, perché mi appassionava calcolare perimetri ed aree.

Li incendio con il mio amore per la Geografia che, adolescente, mi incantava ad osservare il sole che là, sui monti della Sila, si affacciava il mattino, splendente di luce, ad illuminare e a riscaldare la mia verde Valle del Crati, fugandone le opprimenti bianche nebbie.

E li incendio ancora per la Geografia che, adolescente, mi faceva proporre al mio compagno di giochi, Mario, di scalare le montagne che il cielo di Rose, mio paese di nascita, toccavano: e andammo, per strade, per fossi, per dirupi. Là sulla cima arrivammo esausti e contenti, perché la gioia non riuscivamo a chiudere nei nostri petti in tumulto.

Li incendio con il mio amore per la Storia che, dopo gli stupidi sussidiari della scuola elementare, nella scuola media mi prendeva con le pagine di fine capitolo della Historia longobardorum di Paolo Diacono.E, Maria Montessori, poi mi confortò in questo amore perchè anche lei innamorava così i suoi studenti alla historia patria.

Li incendio con la mia passione per la Botanica che, fanciullo e adolescente, mi portava, nuovo Gian Giacomo, ad ammirare incantato i fiori dei campi, margherite bianche e rosa, fiori di ginestra, fiori sulla viva cima del ciliegio già morto.

Li incendio con la mia passione per la Zoologia che, bambino e adolescente, mi portava ad osservare il volo dei colombi, delle rondini, dei passeri, dei pettirossi sugli alberi imbiancati dalla neve. E ricordo, ricordo, ancora fanciullo, mi arrampicai sul pioppo più alto della mia ischia,  per ammirare da vicino il gralio, meraviglioso uccello dalle mille sfumature di giallo…

E, poi, mi fermo qui, mi fermo perché d’altro non so incendiare!

Non so cantare, non so suonare, non so danzare, non so dipingere…

Ahi, quante cose non so fare, perché nessuno me ne ha saputo innamorare!

Quante mutilazioni ho patito nella scuola, malgrado tutti i docenti di musica e canto, di educazione fisica, di disegno.

O scuola cattiva, o scuola ingiusta, perché non rendi poi quel che prometti allor? Perché di tanto inganni i figli tuoi?

Perché non dai tutto a tutti, ma lasci che ognuno apprenda quello che sa apprendere, sa apprendere perché…. perchè…

Lo dirò un’altro volta.

Ora voglio ripetere solo questo.

Insegnare non si può.

Una sola possibilità noi abbiamo, la possibilità di incendiare i cuori dei nostri giovani, coltivando gli amori tutti per tutti i saperi umani.

Per fare questo, ci vogliono competenze, competenze profonde, non superficiali, non nozionistiche. Ma ci vuole soprattutto passione, amore grande della Matematica, della Storia, della Geografia, della Poesia, del Canto, della Musica, dell’Arte scultore, pittorica, grafica…

Senza passione, senza amori, si producono solo danni.

Si fanno odiare i saperi umani, si uccide l’innata curiosità umana, l’innato bisogno di ogni figlio di donna di divenire grande, esperto delle umane: di crescere in virtute e canoscenza.

Chi non sa incendiare i cuori, scelga un altro mestiere.

Quello di maestro non fa per lui.

Se per sbaglio è capitato nella scuola, ne esca al più presto con una lauta buonuscita.

Ovunque, ma soprattutto a scuola vale il motto: primum non ledere.

TFA in GAE

TFA in GAE: per il CDS bisogna attendere la sentenza della corte di giustizia europea sul precariato

Con ordinanza n. 728/14 i giudici di appello confermano in sede cautelare il rigetto della richiesta di valutare il titolo abilitante conseguito per l’inserimento dei più di 10.000 abilitati nelle ex graduatorie permanenti ma legano il fumus del ricorso all’esito della sentenza della CGUE e della conseguente decisione della Consulta in merito alla compatibilità della normativa italiana con il diritto dell’UNIONE.

Si ricorda come l’udienza pubblica alla corte di Lussemburgo e’ stata calendarizzata per il 27 marzo 2014.
Nel frattempo, in attesa delle decisioni di merito del tribunale amministrativo e di quello europeo, Anief comunica che inviterà tutti i docenti abilitati a presentare domanda di inserimento nelle GAE all’atto dell’aggiornamento triennale previsto nella prossima primavera e a ricorrere nuovamente anche al giudice ordinario per le relative domande risarcitorie.

Marcello Pacifico
Presidente ANIEF

Ricorsi Pettine

Ricorsi Pettine ANIEF: MIUR nuovamente condannato a 5.000 Euro di risarcimento danni per lite temeraria

 

Nuova immissione in ruolo grazie ai ricorsi “pettine” patrocinati dall’ANIEF e Ministero dell’Istruzione condannato anche al risarcimento del danno nei confronti della nostra iscritta quantificato in 5.000 Euro oltre interessi legali. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono un nuovo successo in tribunale e la condanna del MIUR per lite temeraria per aver colpevolmente protratto il contenzioso “manifestando una preoccupante (nell’ottica dell’art. 113 Cost.) ritrosia ad accettare ed eseguire le pronunce giurisdizionali”.

 

Il Tribunale di Termini Imerese, su ricorso patrocinato sul territorio per l’ANIEF dall’esperienza e dalla professionalità dell’Avv. Emilio Magro, accogliendo in toto le ragioni sostenute dai nostri legali ha costatato senza ombra di dubbio che “la ricorrente, ove inserita in graduatoria “a pettine”, ossia secondo l’unico criterio legittimo quale individuato dalla Corte Costituzionale e, di riflesso, da numerose e conformi pronunce di giudici amministrativi ed ordinari, sarebbe stata destinataria, […] di una proposta di stipula di contratto a tempo indeterminato” e ha ritenuto, quindi, di dovere emettere nei confronti del Ministero condanna all’immediata immissione in ruolo della docente e al risarcimento del danno in suo favore per lite temeraria ai sensi dell’art. 96 c.p.c.

 

La motivazione che ha portato alla nuova condanna del MIUR per lite temeraria non lascia spazio a dubbi interpretativi: “nonostante l’estrema chiarezza della pronuncia della Corte Costituzionale sopra ricordata, nonostante gli altrettanto chiari pronunciamenti del G.A. […], nonostante l’uniforme orientamento espresso dalla giurisprudenza di merito in senso sfavorevole al Ministero, orientamento del tutto ovvio ed inevitabile una volta dichiarata l’illegittimità costituzionale dell’art. 1 comma 4ter D.L. 134/09, il Ministero ha continuato a serbare una condotta ostruzionistica ed inadempiente, manifestando una preoccupante (nell’ottica dell’art. 113 Cost.) ritrosia ad accettare ed eseguire le pronunce giurisdizionali, costringendo la ricorrente (come centinaia o forse migliaia in tutta Italia) ad ulteriori e defatiganti iniziative giudiziarie, con danno, fra l’altro, per l’amministrazione giudiziaria nel suo complesso, visti i ruoli notoriamente intasati”. Alla condanna al risarcimento del danno cagionato alla nostra iscritta a carico del Ministero dell’Istruzione si è aggiunta, ovviamente, anche quella al pagamento delle spese di lite quantificate in ulteriori 1.500 Euro oltre accessori.

 

Nel dichiarare il pieno diritto della docente “all’assunzione a tempo indeterminato presso il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca con decorrenza giuridica ed economica dal 1° settembre 2010”, dunque, il Giudice del Lavoro ha finalmente messo la parola fine alla sua estenuante vicenda giudiziaria di cui l’ANIEF da sempre si è fatto promotore e che ha visto il MIUR resistere pervicacemente all’ovvietà del diritto vantato da quei precari iniquamente collocati “in coda” nelle graduatorie a esaurimento 2009/2011, in totale spregio del merito e dei dettami costituzionali.

 

M. Marcantoni, Vivere al buio

Vivere al buioMauro Marcantoni, Vivere al buio. La cecità spiegata ai vedenti, Erickson 2014

Provare a tenere gli occhi chiusi per qualche minuto, oppure per qualche ora, non basta. Essere ciechi è cosa diversa da non vedere.
Mauro Marcantoni è consapevole che immaginare come potrebbe essere una vita al buio non è facile, ma accetta la sfida e presenta il suo nuovo libro Vivere al buio. La cecità spiegata ai vedenti, Erickson 2014.

Vivere al buio è scritto da un cieco e parla di cecità; i vedenti possono documentarsi sulla cecità, possono vivere qualche esperienza di simulazione, ma difficilmente riusciranno a comprendere cosa significa non vedere.
Attraverso una scrittura chiara e scorrevole Mauro Marcantoni riflette sul concetto di normalità, e sulla società a misura della persona normale, la società è strutturata su misura di chi non solo vede benissimo, ma gode di altri sensi e di tutte le abilità motorie e mentali in maniera ottimale.
Marcantoni accompagna il lettore vedente nel mondo del non vedente, dialogando con lui e suggerendo come rapportarsi a chi non vede, senza stereotipi e pregiudizi. Il messaggio è chiaro fin dalle prime parole: prima persona, poi cieco.
Il migliore approccio alla diversità, qualunque sia la sua natura, è quello di riconoscerla in quanto tale, considerandola una risorsa, un segno che non uniforma agli slogan politicamente corretti né agli stereotipi dispregiativi.
Vivere al buio è un sussidiario, un galateo a uso e consumo dei vedenti: perché vivano, lavorino, si rapportino con i ciechi senza ansie e paure, senza confinarli in quel recinto delle particolarità che rende fittizia e forzata la relazione umana che per sua natura deve essere reciproca, diretta, empatica e libera.
Conoscere il mondo e costruire relazioni vere per esserne parte dà senso al nostro vivere. In questo, ci affidiamo troppo alla vista, il più potente canale di contatto con ciò che è altro da noi. Ma la superficie e l’apparenza da sole ingannano e ciascuno lo ha sperimentato almeno una volta. Se vogliamo costruire relazioni che non siano frivole e inconsistenti ci vuole anche altro. Ci sono richiesti profondo rispetto, capacità di confronto e grande spirito di accoglienza.

Mauro Marcantoni Sociologo e giornalista, dal 1999 dirige l’Istituto per l’assistenza allo sviluppo aziendale (IASA) di Trento. Dal 2007 è Direttore generale di tsm-Trentino School of Management. È autore di numerose pubblicazioni storiche e istituzionali e di biografie di personaggi illustri dell’economia e della cultura.

La valutazione della Scuola

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Sintesi Rapporto Valutazione

Non è la bacchetta magica che ne risolva tutti i problemi, ma un moderno sistema di valutazione può aiutare la scuola pubblica italiana a rinnovarsi, evitando i rischi di declino. Come? Fornendo dati, informazioni e analisi per capire le debolezze del nostro sistema d’istruzione e le ragioni dei suoi ritardi e divari. Offrendo a ciascuna scuola – attraverso le risorse della valutazione esterna (prove Invalsi e visite degli ispettori scolastici) – strumenti di diagnosi, che inneschino riflessioni critiche e azioni correttive per innalzare la qualità dei risultati dei propri studenti. Infine, mettendo a disposizione delle famiglie efficaci bussole per orientarsi, nella convinzione che un’informazione trasparente e disponibile a tutti potrà riguadagnare la fiducia dell’opinione pubblica e delle famiglie nella scuola pubblica.
Ciò sarà possibile a condizione di accelerare il processo di costruzione del Sistema nazionale di valutazione, che negli ultimi mesi ha rallentato e sembra quasi essere uscito dalle priorità della politica scolastica italiana, ma al tempo stesso di conquistare il consenso degli insegnanti, superandone le resistenze ancora forti. È, infatti, del tutto velleitario pensare di costruire un sistema di valutazione senza che una cospicua maggioranza degli insegnanti ne comprenda e ne condivida le finalità di miglioramento, cessando di temere – come invece è avvenuto in questi anni – che la valutazione sia «contro» di loro.
Ne è convinta la Fondazione Agnelli, che dopo un lungo percorso di ricerca presenta oggi a Roma il suo nuovo Rapporto La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria in un incontro pubblico che si terrà alle ore 18 presso la sede degli Editori Laterza, che pubblicano il volume, in libreria dal 20 febbraio.
Alla presentazione del Rapporto, a cura del direttore della Fondazione Agnelli, Andrea Gavosto, partecipano Luigi Berlinguer, Mariastella Gelmini e Francesco Profumo, durante il loro mandato al Miur protagonisti del faticoso e controverso percorso della valutazione in Italia.
Il Rapporto della Fondazione Agnelli presenta un quadro esauriente sulla valutazione della scuola in Italia e le soluzioni possibili, a partire dalle evidenze e dalle lezioni che vengono dalla ricerca, dall’esperienza internazionale e dalle sperimentazioni nazionali, in particolare dalla sperimentazione VSQ, svolta dal Miur in 77 scuole medie di alcune province italiane fra il 2011 e il 2013, con il monitoraggio della stessa Fondazione Agnelli.
Non mancano certo i dilemmi a cui il Rapporto cerca di dare una risposta. In primo luogo, è davvero necessaria la valutazione della scuola? Vi sono, infatti, paesi con una scuola eccellente che fanno a meno di sistemi di valutazione strutturati. Sono, di solito, paesi dove – come in Finlandia – i docenti, grazie a un reclutamento selettivo e rigoroso, hanno in media qualità e motivazioni professionali così elevate che bastano deontologia e controllo dei colleghi a fare funzionare bene le scuole. Ma non è questa la situazione dell’Italia, dove un rinnovamento e innalzamento degli standard qualitativi dei docenti, attraverso anche migliori prospettive di carriera e incentivi professionali, sono obiettivi prioritari, ma di lungo periodo. La valutazione, invece, è necessaria oggi all’Italia, perché senza di essa è impossibile fare diagnosi precise dei punti di forza e delle criticità del sistema scolastico e delle singole scuole.
In secondo luogo, chi valutare? Certamente è possibile e utile valutare il sistema scolastico nel suo complesso, così come è decisivo valutare le scuole, con finalità sia di rendicontazione sia di diagnosi e miglioramento. La Fondazione Agnelli ritiene, invece, che non sia possibile né utile dare un giudizio sulla qualità dei singoli insegnanti attraverso gli strumenti della valutazione esterna, come le prove Invalsi. Lo suggeriscono l’esperienza internazionale (i pochi tentativi di valutazione degli insegnanti sono falliti, ad esempio, negli Usa), insieme a considerazioni metodologiche e statistiche. Lo suggerisce, infine, il fatto che i buoni risultati di un allievo sono sempre il frutto di un lavoro «di squadra» dei docenti, grazie a un clima di collaborazione e comune progettazione didattica. È giusto avere un sistema di incentivi per i docenti (ad es. di carriera), ma indipendente dalle prove standardizzate: servono, perciò, leve differenti, come nuove regole contrattuali, il controllo fra pari e maggiori strumenti decisionali per il dirigente scolastico.
In terzo luogo, con quali strumenti valutare? Oggi le prove standardizzate che misurano gli apprendimenti e le competenze degli allievi (come le prove Invalsi o Ocse Pisa), per quanto perfettibili, non sono affatto «quiz», ma hanno raggiunto un buon grado di affidabilità. Il modello di «valore aggiunto», inoltre, permette di misurare efficacemente il progresso compiuto dagli allievi di ciascuna scuola, tenendo conto dei fattori contestuali, come la provenienza socio-culturale ed economica dei ragazzi. Apprendimenti e competenze, tuttavia, non esauriscono quel che interessa valutare per capire la qualità di una scuola: per questo le prove vanno integrate con le visite periodiche agli istituti del corpo degli ispettori del Miur, che attraverso il dialogo con dirigente scolastico, docenti e famiglie permettano di ampliare gli ambiti della valutazione ad altri aspetti della vita scolastica (ad es. la capacità inclusiva) e avviare processi di miglioramento. Contano anche i processi di autovalutazione interni alle scuole, a condizione, però, che siano orientati da una seria e costante valutazione esterna, in assenza della quale il rischio è che diventino autoreferenziali.
Dal «concorsone» di Luigi Berlinguer del 1999, passando per le sperimentazioni volute da Mariastella Gelmini – come VSQ – fino al Regolamento del Sistema nazionale di valutazione (SNV), approvato con Francesco Profumo nel 2013, la storia della valutazione in Italia è stata tormentata ed esitante, con «false partenze», arretramenti, atteggiamenti ondivaghi della politica. Ci sono, però, alcune lezioni chiare che abbiamo appreso: (i) nonostante in 15 anni sia cresciuta una cultura della valutazione, la resistenza da parte degli insegnanti è ancora forte: scioperi, boicottaggi, manipolazione delle prove. Occorre che disegno e scopi della valutazione siano chiari ai docenti, che devono anche essere più coinvolti nella predisposizione delle prove; (ii) la funzione della valutazione di diagnosi e supporto al miglioramento delle scuole va rafforzata, affiancandola a quella di rendicontazione; (iii) l’improvvisazione non paga, fa perdere credibilità all’intero progetto: una volta decisa la rotta e ottenuto un sufficiente consenso, occorre mantenere coerenza di impianto; (iv) è necessaria una formazione dei docenti alla valutazione su larga scala, oggi del tutto assente; (v) infine, usare gli strumenti di valutazione esterna per assegnare premi economici non funziona ed è controproducente, perché spinge a comportamenti opportunistici (teaching to the test) o manipolatori.
In sintesi, l’indicazione della Fondazione Agnelli – articolata in dettaglio nelle conclusioni del Rapporto – è che il futuro SNV debba concentrarsi sulla valutazione del sistema scolastico (sotto la responsabilità di un Invalsi indipendente dal Miur) e delle scuole (sotto la responsabilità dello stesso Miur, attraverso il corpo degli ispettori): per le scuole che superano con successo il vaglio della valutazione il premio dovrà essere un maggior grado di autonomia, ad esempio, nella gestione delle risorse umane (fino alla chiamata diretta), dei fondi per la formazione e le tecnologie, nella programmazione didattica.
Dopo molti anni in definitiva inconcludenti e che anche su questo tema hanno portato l’Italia a un ritardo rispetto agli altri paesi, ci si può chiedere: siamo ancora in tempo? La risposta della Fondazione è affermativa, ma preoccupata: «Il Regolamento del SNV, con alcune sostanziali modifiche, è forse l’ultima occasione per dare all’Italia un‘efficace valutazione della scuola – ha detto Andrea Gavosto – occorre impegnarsi a coglierla, con chiarezza e perseveranza negli obiettivi, unita a una costante ricerca del consenso da parte degli insegnanti. Senza la valutazione, infatti, sono a rischio la qualità e, dunque, il futuro della scuola pubblica italiana».

 

La scuola e la valutazione dei prof «I presidi scelgano i migliori»

da Corriere della Sera

Le proposte per misurare la qualità. Via l’esame di terza media: «È inutile»

La scuola e la valutazione dei prof «I presidi scelgano i migliori»

Il modello della Fondazione Agnelli: ispettori e dati pubblici

ROMA – Via l’esame di terza media, una maturità «nazionale» con prove standard corrette fuori dalle scuole, ispettori del ministero per giudicare il lavoro nei singoli istituti. E alla fine un giudizio pubblico che permetta a genitori e studenti di scegliere con dati oggettivi la loro scuola. E a presidi e dirigenti che hanno passato l’esame dimostrando la qualità del loro istituto di avere più autonomia, fino ad arrivare ad assumere (con trasparenza) gli insegnanti per la loro scuola. Sono passati undici anni dalla doccia fredda dei risultati dei test Ocse-Pisa, che decretarono per la prima volta nel 2003 in modo inequivocabile la scarsa qualità della scuola italiana. Dopo vent’anni si tornava a parlare di valutare studenti, scuole e insegnanti dopo che i timidi approcci degli anni Cinquanta erano stati sepolti negli anni Settanta. Oggi, dopo una riforma (Gelmini) e altri tre monitoraggi internazionali, la Fondazione Agnelli porta in libreria un rapporto dettagliato dal titolo «La valutazione della scuola, a che cosa serve e perché è necessaria in Italia» (Editore Laterza).

Non si tratta solo di fare il punto sui primi progressi – testimoniati anche dalle prove Ocse-Pisa 2012 pubblicati a dicembre – e sullo stato della scuola. La Fondazione, con la penna del suo direttore Andrea Gavosto, articola una serie di proposte perché «non si perda l’ultimo treno per rendere effettiva ed efficace la valutazione della scuola italiana, dopo quindici anni di tentativi e sperimentazioni».

Il modello proposto dal volume della Fondazione è di ispirazione anglosassone e parte dall’idea che «senza valutazione oggi sia impossibile fare diagnosi precise dei punti di forza e debolezza della scuola pubblica». Che fine fanno i test dell’Invalsi, le prove che tolgono il sonno agli insegnanti e che ora spaventano anche i genitori? Secondo il progetto che verrà presentato oggi le prove devono servire a valutare il sistema scolastico come se fossero un’estensione annuale del rapporto dell’Ocse, e per questo «l’Invalsi dovrebbe essere un istituto autonomo dal ministero di cui valuta il lavoro».

Ma le novità principali riguardano il lavoro degli insegnanti. Su questo punto, secondo Gavosto, non si può pretendere una valutazione esterna, per due motivi. Primo, senza la collaborazione degli insegnanti non si ottiene un quadro preciso: «Il fenomeno dei docenti che barano nei test Invalsi non è solo italiano, tuttavia non permette di avere una valutazione globale». Si è poi dimostrato variamente in questi anni che il valore aggiunto dato dall’insegnante singolo in una classe è difficilmente misurabile.

Meglio allora il controllo tra pari e i poteri al preside sulle carriere. E niente premi ai migliori come invece hanno promesso alcune sperimentazioni, ma invece: «Le scuole che superano il vaglio della valutazione avendo dimostrato capacità di autogestirsi – si legge nel volume della Fondazione Agnelli – potrebbero ottenere margini crescenti di libertà amministrativa e gestionale: ad esempio permettendo di chiamare direttamente i docenti attraverso procedure trasparenti tra quanti hanno ottenuto l’abilitazione oppure potendo disporre liberamente dei fondi per la formazione dei docenti». Le scuole che invece risulteranno deboli saranno monitorate dal ministero.

A parte l’allarme sul sistema perché «vediamo una certa inerzialità che non induce all’ottimismo», le proposte della Fondazione riguardano anche l’organizzazione degli esami per gli studenti: «Andrebbe abolito quello di terza media che ormai, con la fine della scuola dell’obbligo a 16 anni è inutile». Meglio una certificazione delle competenze a 16 anni e poi una versione di «central exams» comparabili a livello nazionale: «Ci potrebbero essere prove standardizzate in tutte le materie o criteri di correzione omogenei», un modo per chiudere la vicenda dei bonus maturità e per ridurre anche il peso (e lo stress per gli studenti) degli esami di ammissione all’Università.

Ultima novità è il tentativo di creare una vera e propria carta d’identità dei singoli istituti: «I risultati della valutazione devono essere pubblici – conclude Gavosto – questo è il loro ruolo, devono servire alle famiglie e agli studenti per poter scegliere la loro scuola. Questo serve soprattutto alle famiglie più in difficoltà che spesso non riescono ad avere accesso alle informazioni sulle scuole».

Gianna Fregonara

L’ex ministro Berlinguer: l’insegnamento tra le alte professioni sociali

da Tecnica della Scuola

L’ex ministro Berlinguer: l’insegnamento tra le alte professioni sociali
di Alessandro Giuliani
L’appello durante la presentazione del rapporto della Fondazione Giovanni Agnelli: è l’unico modo per risolvere il problema della valutazione della scuola, altrimenti rimaniamo indietro di 100 anni. L’altro ex ministro Profumo: per realizzare una vera valutazione serve un investimento minimo che realizzi una piattaforma aperta per acquisire i dati già pronti. E il neo presidente dell’Invalsi, Anna Maria Aiello, precisa: forniamo misurazioni, non valutazioni.
Collocare la docenza tra le alte professioni sociali. L’appello arriva dall’ex ministro dell’Istruzione, Luigi Berlinguer, parlando alla presentazione del rapporto della Fondazione Giovanni Agnelli ‘La valutazione della scuola. A che cosa serve e perché è necessaria’. ”Noi sottovalutiamo la professione del docente – ha detto Berlinguer – . Finché non la considereremo come alta professione sociale non risolveremo il problema della valutazione” della scuola.
Soffermandosi sul tema dell’incontro, l’ex Ministro ha sottolineato che ”così la verifica dei risultati si renderà necessaria”. Per poi dire che ”il modo in cui si apprende e si insegna in Italia è vecchio di 100 anni: non lo avvertono sindacati e politici, ma le associazioni” di categoria sì.
”C’è un modello industriale di istruzione”, ha confermato l’ex ministro Francesco Profumo. E per quanto riguarda la valutazione, ha aggiunto quest’ultimo, occorre ”fare un investimento per realizzare una piattaforma aperta che acquisisca i dati già a disposizione. Non ci vogliono tante risorse, ma avremmo una valutazione continua”.
Anche la Fondazione Agnelli, nel volume, offre una proposta di valutazione: il futuro sistema nazionale deve ”concentrarsi sulla valutazione del sistema scolastico (sotto la responsabilità di un Invalsi indipendente dal Miur) e delle scuole (sotto la responsabilità del Miur, attraverso il corpo degli ispettori)”.
Per ”le scuole il premio dovrà essere un maggior grado di autonomia, ad esempio, nella gestione delle risorse umane (fino alla chiamata diretta), dei fondi per la formazione e le tecnologie, nella programmazione didattica”. Per quanto riguarda gli insegnanti, osserva la Fondazione, la loro valutazione dovrebbe pervenire ”attraverso il controllo tra pari alla luce del risultato della valutazione esterna e attraverso maggiori poteri del dirigente scolastico, che può proporre il docente per una progressione di carriera”.
Infine per gli studenti, valutati da insegnanti e Invalsi, occorrerebbe ”l’abolizione dell’esame di terza media, che oggi è mal collocato e non è un central exam, e una certificazione delle competenze al termine dell’obbligo. Quando l’obbligo salirà a 18 anni, la certificazione sarà data dalla maturità. Quest’ultimo resta sotto forma di central exams, con parti standardizzate”. Bisogna ”accelerare”, conclude la Fondazione, sul sistema di valutazione e fare in modo che gli insegnanti non lo considerino uno strumento ”contro di loro”. Alla presentazione del rapporto Agnelli c’era anche il neo presidente dell’Invalsi, Anna Maria Aiello: ”siamo degli esperti che forniscono misurazioni e non valutazioni”, ha detto. Per poi specificare che l’Invalsi ”offre strumenti”, ed è quindi ”come un termometro che può misurare la temperatura, ma per la sintomatologia occorre una valutazione” diversa.
”Dobbiamo continuare a fare rigorosamente quello che abbiamo fatto finora – ha aggiunto Aiello – studiando però anche altre misurazioni”, ”strumenti”, da offrire alla scuola. Bisogna costruire, quindi, ”prove d’opera” diverse e ”alternative”, che misurino ”altre competenze dei nostri studenti: una serie di prove, appunto, per articolare la misurazione”. L’Invalsi non decide la politica, ha concluso il presidente Invalsi, ”è autonomo solo negli strumenti”.
Secondo l’Anief, quella presentata a Roma, presso gli Editori Laterza, è tuttavia una proposta “irricevibile”, perchè “si vorrebbero giudicare la qualità delle scuole e dei docenti attraverso dei giudizi soggettivi che andrebbero ad incidere non solo sull’autonomia e sui fondi da destinare agli istituti, ma, avvalendosi dei pareri di dirigenti scolastici, anche sulla scelta dei docenti e sulle progressioni di carriera. Il sindacato Anief reputa questo sistema di valutazione scolastico a tre “gambe” – Invalsi, Indire e corpo ispettivo – , con le modifiche proposte oggi, incompatibile con le esigenze della scuola italiana: in questo modo non si migliora il livello di efficienza dell’istruzione, ma si realizza solo un sistema punitivo e mortificante delle professionalità di chi opera nel settore, spesso – conclude l’Anief – in condizioni disagiate e al limite della sopportabilità”.