Scuola Scuola Maestre Maestri

SCUOLA SCUOLA MAESTRE MAESTRI

di Umberto Tenuta

Scuola, Scuola, ti sto cercando, ti sto scrivendo, ti sto chiamando, con i miei piccoli appelli, con i miei piccoli scritti, con i miei piccoli canti, canti del cuore innamorato della mia sempre giovane Scuola!
E ti sto gridando il mio amore, il mio amore per te, creatura meravigliosa, per te, donna generosa, grande che nel tuo grembo ti prendi tutti figli di donna per la loro seconda gestazione, dopo quella del grembo materno.
Oh, nessuno potrà mai sostituirti, o madre grande, madre che accogli i figli di donna e li aiuti, assieme alle tue maestre ed ai tuoi maestri, te li tieni stretti stretti al cuore, al tuo cuore generoso, e li ami tutti, senza fare distinzione alcuna, né di nascita, né di genere, né di colore, né di doti, né di alcuna altra cosa. 
Te li tieni dentro il tuo grembo, parli il loro linguaggio, li ascolti amorevolmente, non dai mai risposte, ma li aiuti sempre a cercarle, perchè non vuoi crescere robot, ma uomini intelligenti, capaci di fare da soli, capaci di imparare da soli per tutto il corso della loro vita, capaci di vivere fraternamente assieme a loro fratelli sparsi nel mondo, capaci di amare ogni cosa bella, buona e santa. 
Tu, o Scuola, vuoi che tutti i tuoi ospiti siano a loro agio, si sentano tutti compresi, tutti ammirati, tutti aiutati ad alimentarsi alle fonti della cultura, fatta di conoscenze, di capacità e di atteggiamenti umani. 
Hai messo sul tuo portone l’insegna:
FATTI NON FOSTE A VIVER COME BRUTI MA SEGUIR VIRTUTE E CANOSCENZA
E i giovani, tutti i giovani, bambine e bambini, fanciulle e fanciulli, preadolescenti e adolescenti ti amano, o Scuola, ti amano con tutto il loro cuore.

E il sabato piangono all’uscita, perché la domenica non possono ritornare alla loro amata scuola. 
Quale gioia è per i giovani vivere le loro giornate nelle tue splendide aule, aule piene di luce e di sole, di colori e di forme che piccoli grandi artisti hanno creato!
Nelle tue splendide aule i giovani pregano, cantano, ascoltano le poesie dolcissime che i tuoi docenti recitano loro e che essi imparano subito, le ripetono senza ripeterle venti volte, perché le hanno assorbite nel cuore non appena i tuoi docenti le hanno fatte gustare nella loro meravigliosa bellezza.
Ed i giovani ascoltano, incantati, le fiabe che i tuoi docenti raccontano, le fiabe più belle, tutte le fiabe del mondo, mica solo quelle nostrane!
Ascoltano le fiabe e chiedono subito alle mamme di comprare loro il libro illustrato che tutte le contiene.
E sempre le mamme dolcissime li accontentano!
Quando, quando i tuoi maestri propongono di fare le loro scoperte del mondo incantato della natura, essi, i tuoi studenti, si avviano per prati e per boschi a scoprire le erbe, le piante, i fiori, le foglie, i tronchi, le radici.
E nel tuo giardino corrono, lo puliscono, lo zappettano,  seminano le violacciocche, piantano i gelsomini, potano le rose.
Oh, quante cose scoprono, tutta la botanica!
Ma là, in fondo al giardino, le case dei criceti curano e tanti altri animali allevano, ne studiano i movimenti, le forme, le caratteristiche tutte.
Altro che enciclopedie di botanica e di zoologia!
Volete sapere che fanno con la matematica?
La loro materia più bella, più amata, perchè hanno capito che sempre più intelligenti li fa diventare coi suoi diagrammi di Venn, coi suoi numeri infiniti, con le sue simmetrie, con le sue forme che i palazzi e le città adornano. 
Ed i problemi sono la loro gioia più grande!
Sì, perchè hanno capito che i problemi fanno crescere la loro fantasia, la loro intelligenza, le loro capacità creative e logiche. 
Ma, poi, quante altre avventure tu, adorata scuola, fai correre ai tuoi studenti, avventure di terre vicine e di terre lontane, di soli infiniti nell’universo cosmo!
E avventure di uomini, dei figli di Luky, che dall’Africa sono partiti e il globo terracqueo hanno conquistato, solo con la parola, dono divino.
Ma, io, ora, o Scuola, mi smarrisco nel tuo infinito universo di conoscenze e di virtù che nelle tue stanze crescono nelle menti e nei cuori dei tuoi giovani studenti.
E una cosa, però, voglio ricordarti, o Scuola!
Voglio ricordartela, perché tu la abbia sempre presente, e presente la abbiano coloro che ti governano. 
Tu sei la più grande creatura dell’ingegno umano!
In te nascono poeti e scienziati, in te nascono i lavoratori ed i cittadini delle nazioni e del mondo.
In te crescono gli uomini di domani!
Ma, anche questo voglio ricordarti, tu sei quella che ti fanno essere le Maestre ed i Maestri.
Tu non saresti un bel niente, tu non assisteresti proprio se in te maestre e maestri, grandi, generose e generosi, non si prendessero ogni giorno cura dei tuoi studenti!
Questo, o Scuola, non dimenticare!
E non lo dimentichino coloro che di te si debbono occupare! 
Perché le maestre ed i maestri sono le ostetriche che, o Scuola, ti aiutano a far partorire uomini grandi in virtù e conoscenze. 
Assieme alle Mamme, Tu, o Scuola, sei la madre degli Uomini, dei Lavoratori, dei Cittadini della Società di domani.
Grazie, o Scuola, grazie, o Maestre, grazie, o Maestri!

Degenerazione maculare: ecco le cure ritenute sicure

da Il Giornale
del 10-03-2014

Degenerazione maculare: ecco le cure ritenute sicure

In merito al dibattito relativo all’utilizzo dei farmaci Lucentis (ranibizumab) on-label e Avastin (bevacizumab) off – label per uso intraviterale per il trattamento della degenerazione maculare neovascolare legata all’età e di alcune altre retinopatie, desidero segnalare che i due farmaci in oggetto sono molecole differenti anche se entrambe inibiscono il VEGF: Avastin è un anticorpo intero mentre Lucentis ne è un frammento e in quanto tale ha un’emivita più breve, il che significa che è rapidamente eliminato dal circolo sistemico per minimizzare il potenziale di effetti collaterali sistemici. Avastin ha un’emivita sistemica di 20 giorni, rimane quindi in circolo per 20 giorni e ranibizumab solo per 2 ore. Sul tema della sicurezza esistono numerose evidenze, tra cui studi internazionali indipendenti, che dimostrano che tra i due farmaci ci sono delle differenze importanti dovute proprio alla diversa biologia dei trattamenti: Avastin presenta, infatti, un rischio più elevato di effetti collaterali sia a livello locale che sistemico. I dati dello studio CATT hanno mostrato un rischio significativamente superiore del 30% nel totale di eventi avversi sistemici seri con Avastin per via intravitreale rispetto a ranibizumab. Lo studio ha evidenziato inoltre casi di eventi arterotrombotici, emorragie sistemiche, insufficienza cardiaca congestizia, eventi trombotici venosi, ipertensione e morte vascolare, che sono stati più frequenti nei pazienti trattati con Avastin. Comunque, al di là della delicata questione sui farmaci «fuori etichetta» che il caso Lucentis-Avastin continua a sollevare, ritengo opportuno ribadire che la scelta di una terapia dovrebbe essere vincolata ai soli criteri di efficacia e sicurezza ad esclusiva tutela del paziente. Pur comprendendo le necessità del Servizio Sanitario Nazionale, come medico e oftalmologo credo che semplicistiche valutazioni di risparmio non possano essere i parametri alla base dell’utilizzo di una molecola non autorizzata per una specifica patologia, prescindendo dalla tutela della sicurezza che andrebbe a detrimento della salute.

Francesco Bandello,
presidente Società Europea specialisti di Retina
professore oftalmologia università San Raffaele (MI)

Ministro non ‘disinneschi singole bombe’, serve riforma complessiva

Scuola, Mascolo (Ugl):
“Ministro non ‘disinneschi singole bombe’, serve riforma complessiva”
“Suggeriamo al ministro Giannini, che finalmente ha parlato delle numerose criticità della scuola nel nostro Paese oltre quella dell’edilizia, di intraprendere un percorso di riforma affrontando il sistema nel suo insieme e non cercando di ‘disinnescare singole bombe’”.
Lo dichiara in una nota il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo, aggiungendo che “l’impegno di introdurre un sistema di premialità e di meritocrazia incontra il nostro consenso, ma al tempo stesso solleva non poche preoccupazioni, visto che tali valutazioni dovrebbero essere oggetto di regole precise, preventivamente concordate con le parti sociali, e frutto di un capillare lavoro collegiale, non di decisioni unilaterali”.
“Inoltre – prosegue – pur consapevoli dell’importanza delle paritarie, ribadiamo la necessità di far confluire maggiori risorse sulla scuola pubblica, permettendole di fornire un servizio di qualità e di adeguarsi alla continua evoluzione del mercato del lavoro”.
“Ricordiamo infine al ministro – conclude il sindacalista – un altro problema ancora in attesa di soluzione, emerso nel corso del piano di mobilitazione disposto dalla nostra Federazione su tutto il territorio nazionale: per alcune classi di concorso, nonostante le graduatorie siano esaurite, non solo non si procede ancora alle immissioni in ruolo, ma non sono state finora previste nemmeno forme di riconversione professionale mirata”.

Per uscire dalla crisi ridisegniamo la scuola

da l’Unità

Per uscire dalla crisi ridisegniamo la scuola

di Benedetto Vertecchi

ALLA BASE DELLA CRESCITA DEI SISTEMI EDUCATIVI C’È L’ATTESA DEL BENEFICIO CHE PUÒ DERIVARNE AI SINGOLI E ALLE SOCIETÀ NAZIONALI. PUÒ TRATTARSI di un beneficio morale (com’è stato per la promozione dell’alfabetismo conseguente alla riforma religiosa di Lutero), di carattere materiale (come risposta funzionale al bisogno di disporre di forza lavoro qualificata nelle società in fase di trasformazione produttiva) o, in molti casi, diun misto di benefici morali e materiali, com’è avvenuto in Italia dopo il raggiungimento dell’unità nazionale. Quel che è certo è che, se chi fruisce di educazione non collega al suo impegno qualche tipo di beneficio, non tarda a manifestarsi una caduta di motivazione, che finisce con lo sfociare in uno stato di crisi. Il malessere che attraversa la maggior parte dei sistemi educativi dei Paesi europei (o, comunque di cultura europea, anche se in altre aree geografiche) è in larga misura una conseguenza dell’esaurirsi delle dinamiche che avevano consentito l’espansione, non sostituite da altri fattori motivanti ugualmente carichi di implicazioni per le condizioni di esistenza individuali e per quelle sociali. Di fronte all’incalzare di segnali della difficoltà in cui si sono venuti a trovare i sistemi educativi, ci si è per lo più accontentati di rilevare i sintomi del malessere, senza chiedersi quali ne fossero le ragioni. Sono state accolte interpretazioni della crisi centrate sulla relazione lineare che si è stati in grado di stabilire tra un numero modesto di variabili. Ne è derivato che a bassi livelli di apprendimento da parte degli allievi (variabili dipendenti) si siano fatti corrispondere valori inadeguati di variabili indipendenti,come il corredo professionale degli insegnanti, l’organizzazione delle scuole o il tipo di dotazioni disponibili per la didattica. In altre parole, si è affermato un meccanicismo interpretativo poco disponibile a considerare i fattori di sistema della crisi educativa, che si è preteso di affrontare sulla base di logiche produttivistiche di derivazione aziendale. Ciò non significa negare che anche aspetti critici come quelli menzionati, relativi al personale, all’organizzazione delle scuole e alle dotazioni didattiche, concorrano a complicare il quadro del sistema educativo, ma che se gli interventi si limitassero a introdurre modifiche settoriali potremmo avere effetti contingenti di miglioramento, che però non consentirebbero di uscire dalla crisi. Nelle attuali condizioni di crisi non si può continuare a intervenire sull’educazione scolastica come si sarebbe fatto in periodi di crescita del sistema. Né ha senso continuare a porre l’enfasi sui risultati delle comparazioni internazionali, quando da un lato, in Italia, abbiamo un servizio asfittico, assicurato da insegnanti mortificati nel loro profilo di intellettuali e professionisti, e dall’altro sistemi nei quali le scuole non sono più solo strutture per la trasmissione di una cultura sistematica, ma istituzioni capaci di orientare e sostenere nell’arco della giornata una parte consistente dell’attività di bambini e ragazzi. In altre parole, per uscire dalla crisi occorre ricollocare la funzione della scuola nella società, prendere atto dei cambiamenti intervenuti nella composizione delle famiglie, porsi il problema di assicurare un’educazione che possa fungere da riferimento nell’età adulta, costituire condizioni favorevoli ai successivi adattamenti che comporterà la partecipazione alla vita sociale negli almeno sei decenni tre in più nel corso di un secolo che al momento costituiscono la durata della speranza di vita successiva al paio di decenni dell’adattamento iniziale. Nel ripensare l’attività delle scuole sarà necessario un cambiamento drastico dei criteri valutativi. Il limite di gran parte delle prese di posizione, dall’interno e dall’esterno del sistema educativo, che si sono avute negli ultimi mesi è consistito nel considerare il problema da un punto di vista tutto interno alle scuole. Alla base degli orientamenti espressi c’era l’dea che l’attività delle scuole, e quindi i risultati conseguiti dagli allievi, potesse essere considerata prescindendo da ciò che accade intorno alle scuole, determinando il complesso delle interazioni che ha conseguenze sul profilo cognitivo, affettivo e di relazione degli allievi. Qualcosa del genere poteva affermarsi fino a qualche decennio fa, ma ha sempre meno senso nelle condizioni attuali di vita, soprattutto in Italia dove, per i limiti già rilevati del servizio assicurato dalle scuole, i risultati dell’educazione scolastica appaiono sempre più dipendenti dal condizionamento sociale. La scuola si trova a contrastare sia l’azione delle famiglie, sia quella di fonti di conoscenza e di trasmissione valoriale che non sempre sembrano convergere sui medesimi obiettivi. I messaggi che gli allievi ricevono dall’esterno della scuola si distinguono generalmente per una finalizzazione contingente, mentre la qualità dell’educazione scolastica dipende in massima parte dalla sua persistenza nel tempo. Ne deriva che la valutazione ha senso se non si limita a rilevare, hinc et nunc, il possesso di un certo corredo conoscitivo, ma è in grado di spiegare quanta parte della varianza che si osserva fra gli allievi possa essere riferita a fattori interni o esterni e, fra questi ultimi, a fattori prossimi (come la famiglia o il contesto di vita) o remoti (tali sono i messaggi trasferiti tramite i mezzi perla comunicazione sociale). Occorre identificare indicatori sensibili dell’incidenza dei diversi fattori, per essere in grado di comporre modelli interpretativi che siano preliminari alla definizione di piani di intervento.

Concorso dirigenti scolastici, siamo al caos: intervenga Renzi

da Tecnica della Scuola

Concorso dirigenti scolastici, siamo al caos: intervenga Renzi
di A.G.
A chiederlo è Gregorio Iannaccone, presidente Andis: l’inizio sembra perdersi nella notte dei tempi e la conclusione appartiene alla fantascienza. Fa scalpore la vicenda dei 350 neo dirigenti della Lombardia, che avevano lasciato le loro classi, salutato alunni e famiglie, colleghi e assessori, cercato nuova casa e immaginato di cambiare lavoro.
Un appello al Capo del Governo, Matteo Renzi, perché intervenga “per porre fine alla situazione di caos diffuso” nei concorsi a dirigente scolastico. A proporlo, il 9 febbraio, è stato Gregorio Iannaccone, presidente dell’Andis, l’Associazione nazionale dirigenti scolastici.
“La sconcertante vicenda del reclutamento dei dirigenti scolastici del nostro Paese, attraverso una procedura concorsuale il cui inizio sembra perdersi nella notte dei tempi e la conclusione appartenere alla fantascienza, è un esempio chiaro e palpabile – afferma – di come si sta pervicacemente distruggendo la scuola italiana. Per scriverne la storia ancora incompiuta dovremmo ripercorrerne l’infinito poema: dalle esclusione cervellotica degli aspiranti in alcune regioni, dai test preselettivi sbagliati, da certe nomine di commissari poco affidabili (come sta in più casi dimostrando la Magistratura), da sospensioni, reiterazione di prove, annullamenti, convocazioni, nomine, rinvii”.
Per il presidente dell’Andis quello che si è svolto è “un concorso che non si sta facendo mancare proprio niente, che ha collezionato il peggio, che sta rendendo poco credibile l’Amministrazione Scolastica e i suoi vari ministri che continuano a succedersi, con grande sconforto dei possibili nuovi dirigenti, del personale della scuola, dell’opinione pubblica. E’ per questo – spiega Iannaccone – che chiediamo un intervento diretto del Capo del Governo per porre fine a questa situazione di caos diffuso”.
Iannaccone si sofferma sulla “vicenda dei 350 neo dirigenti della Lombardia, che avevano lasciato le loro classi, salutato alunni e famiglie, colleghi e assessori, cercato nuova casa e immaginato di cambiare lavoro dal giorno successivo e alla fine rispediti a destinazione come merce avariata, rappresenta l’ultimo farsesco (ma per i diretti interessati, drammatico) epilogo. Se non si interverrà subito e con qualche idea chiara, si spegneranno definitivamente – conclude il rappresentante Andis – i residui entusiasmi che eroicamente sopravvivono e diventeranno gracide le voci dei bambini che cantano nelle scuole”.

Legge su scatti stipendiali, da martedì 11 alla Camera

da Tecnica della Scuola

Legge su scatti stipendiali, da martedì 11 alla Camera
di R.P.
Il disegno di legge è firmato anche da D’Alia e cioè dallo stesso Ministro che aveva fatto nascere il caso della restituzione degli scatti già pagati.  Ma non era meglio se D’Alia non avesse fatto approvare il decreto 122?
Prenderà avvio martedì 11 marzo alla Camera l’esame del disegno di legge di conversione del decreto n. 3 del 23 gennaio scorso in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola. Si ritiene che, se non ci saranno particolari intoppi, il provvedimento dovrebbe andare in aula nel giro di 7-8 giorni in quanto per evitarne la decadenza il Parlamento lo dovrà approvare entro il 24 marzo. Il disegno di legge verrà esaminato dalla Commissione Lavoro che avrà il compito di riferire all’aula della Camera, mentre le Commissioni Istruzione e Bilancio si limiteranno ad esprimere un parere consultivo. Anche se i giochi sembrano ormai fatti il passaggio alla Camera non va sottovalutato: non sarebbe la prima volta che un provvedimento già approvato da un ramo del Parlamento venga corretto e modificato dall’altro. Oltre tutto va anche detto che il clima politico non del tutto sereno e disteso lascia spazio a qualche possibile rischio. Per intanto va segnalato che il testo trasmesso dal Senato alla Camera è perfettamente identico a quello del decreto legge n. 3 con l’aggiunta del comma che dà soluzione al problema delle posizioni economiche Ata grazie ad un taglio di 39milioni di euro del fondo delle spese di funzionamento amministrativo e didattico. Francamente non si comprende molto come possa accadere che, per decidere, un diverso impiego di soldi che già erano nella disponibilità del Ministero, si siano rese necessarie non poche sedute delle Commissioni del Senato e quasi 40 giorni di lavoro. Senza contare che, se si legge con attenzione l’intestazione del provvedimento, si scopre che il disegno di legge di conversione era stato presentato, tra gli altri dal ministro della Funzione Pubblica D’Alia, cioè dallo stesso Ministro che a settembre aveva fatto approvare dal Governo il decreto 122 da cui avevano avuto origine tutti i problemi legati al recupero delle somme già erogate al personale che aveva maturato uno scatto stipendiale. Per noi che di tecniche di Governo capiamo davvero poco o nulla risulta difficile capire come sia possibile che un Ministro adotti un provvedimento e solamente tre mesi dopo si accorga che era del tutto sbagliato o inopportuno e che quindi bisogna intervenire con un nuovo decreto legge e con una legge di conversione. Ma, per l’appunto, queste sono domande da incompetenti. Chi ci governa ha sicuramente una risposta che però non è mai stata resa pubblica.

Proteste per gll sviluppi del concorso a ds in Lombardia

da Tecnica della Scuola

Proteste per gll sviluppi del concorso a ds in Lombardia
di Lucio Ficara
All’onorevole Elena Centemero il blocco delle nomine dei vincitori di concorso in Lombardia non piace proprio. Peccato che lei sia parte in causa essendo una delle vincitrici.
I 355 vincitori  del  concorso  per dirigente scolastico svoltosi in Lombardia (quello, per intenderci, delle “buste trasparenti” o forse uno dei più controversi della storia della scuola italiana), pur avendo concluso l’odissea concorsuale non potranno occupare già dal prossimo lunedì la presidenza ad essi assegnata, come in un primo momento disposto dall’USR Lombardia. Infatti, come già detto in un nostro altro articolo, mentre l’Ufficio scolastico regionale della Lombardia  disponeva l’incarico,  arrivava il contrordine del Miur che, con una nota lapidaria di poche righe, chiariva che le nomine saranno soltanto giuridiche e che per quanto riguarda l’effettiva assunzione di servizio dei 355 vincitori del concorso si dovrà attendere l’inizio del nuovo anno scolastico. Perché questa disposizione tempestiva da parte del Miur? Sembrerebbe che il Miur, ascoltati i sindacati (ma neppure tutti, per la verità) abbia assunto questa decisione per garantire principalmente la continuità didattica a migliaia di studenti, che avrebbero, altrimenti, visto cambiare in corsa centinaia di docenti. Infatti i 355 vincitori di concorso sono docenti attualmente in servizio in qualità di insegnanti curricolari e  il loro nuovo incarico avrebbe aperto il valzer delle supplenze a cascata. La cosa non è stata digerita per nulla da alcune figure politiche di rilievo che si occupano di scuola ed hanno seguito con interesse la questione. Una di queste si trova anche a fare dichiarazioni forti essendo parte in causa. Si tratta nello specifico del responsabile scuola di Forza Italia l’onorevole Elena Centemero, anche lei vincitrice del concorso e assegnanta dall’USR Lombardia all’Istituto Superiore di Vimercate. Con evidente rammarico la Centemero dichiara: “Se è vera la notizia secondo cui un importante sindacato nazionale avrebbe molto pesato sulla decisione della Ministra Giannini di non immettere in ruolo i vincitori del concorso per dirigenti scolastici in Lombardia allo scopo di tutelare i supplenti precari, iscritti al sindacato stesso, suggerisco al Presidente Renzi di scegliere un’altra Ministra che abbia meno a cuore il placet sindacale. Ma forse Renzi non rappresenta quel cambiamento che, a parole, vorrebbe far credere”. Noi pensiamo che il Ministro Giannini abbia fermato questa disposizione dell’USR Lombardia a tutela degli studenti, che hanno tutto il diritto di chiudere l’anno scolastico con il corpo docente che lo ha iniziato; e pensiamo anche che in questo frangente l’On. Centemero, che è parte in causa, avrebbe fatto meglio a tacere nel merito di una disposizione che la riguarda personalmente.

La ministra Giannini: “No alle grandi riforme”

da Tecnica della Scuola

La ministra Giannini: “No alle grandi riforme”
di P.A.
La ministra Stefania Giannini risponde al Corriere della Sera: non tolgo soldi alle scuole pubbliche per le private, né ho mai detto di tagliare gli scatti. Occorre semplificare non riformare
Dicastero difficile e sterminato il Miur, dice la ministra, e proprio per questo occorre la “semplificazione degli aspetti procedurali che spesso sono ostacolo: poche regole ma chiare” E se le scuole cadono a pezzi “non ho l’abitudine di scaricare sulla politica tutte le responsabilità, ma se un tema non viene percepito come essenziale per il Paese, questi sono i risultati. Questo governo ha invece proprio la scuola al centro della propria azione”. E infatti, dice Giannini al Corriere: “Le cifre ci sono e il ministero è pronto ad agire. In ogni Paese civile la scuola deve avere agibilità, sicurezza, dignità e decenza. Movimenteremo un miliardo di euro: 150 milioni di euro sono già stanziati. Sono in calendario 700 interventi e abbiamo prorogato fino al 30 aprile i termini per la presentazione delle domande. C’è una lista di circa 2.000 interventi immediatamente cantierabili per circa 320 milioni. Poi, attraverso l’Inail, potremo contare su ulteriori 300 milioni: saranno mutui per la messa in sicurezza, la prevenzione del rischio sismico, l’adeguamento energetico. Infine, grazie alla Banca europea degli investimenti e la Cassa depositi e prestiti, sono in vista altri finanziamenti per ristrutturazioni e messa in sicurezza per 40 milioni annui in un lungo periodo, fino alla somma di 900 milioni” Lo stesso vale per i docenti, ai quali andrebbe riconosciuto “il diritto a retribuzioni di livello europeo. Tagliare gli scatti di anzianità? Non ho detto questo, nessuno pensa a togliere uno strumento economico indispensabile in un sistema di fatto bloccato, significherebbe peggiorare le condizioni di vita dei docenti. Ma bisognerà pur trovare strumenti per valorizzare le migliori professionalità, la capacità di aggiornamento. La disponibilità ad assumersi responsabilità. Per il momento è un libro dei sogni. Dovremo approfondire la questione”. E in ogni caso, dice la ministra, “Non sono un Robin Hood al contrario, non me lo merito proprio… C’è di mezzo il Consiglio d’Europa che il 12 dicembre 2012 ha inviato all’Italia una raccomandazione per il rispetto del principio di uguaglianza e parità nella scelta educativa. Non mi metto certo a togliere risorse alle scuole statali per darle ai privati. Ma, questo sì, responsabilizzare le scuole paritarie, sapendo ben distinguere il grano dal loglio, garantendo alle famiglie una autentica libertà di scelta. Senza ideologie. In Italia c’è grande confusione tra il concetto di “pubblico”, che ha la sua radice nell’espressione pro-populo , cioè al servizio della comunità e che può anche essere privato, e quello di statale”. Critica invece Giannini sulla uscita sui ragazzini Balilla fatta da Beppe Grillo che essendo “uomo di spettacolo non era al centro della scena, sotto i riflettori, e così ha fatto il controcanto. Io penso che quando le istituzioni vanno tra la gente con semplicità e immediatezza, per confrontarsi in questo caso col mondo reale della scuola, quindi insegnanti e famiglie, è sempre un bene. Faccio io una domanda: qualcuno ha da obiettare quando vede le stesse scene con Barack Obama o David Cameron?” “Non ho potuto accompagnare il presidente del Consiglio a Siracusa, ma in qualunque scuola, quando arriva il sindaco o un’altra autorità locale, si preparano festeggiamenti simili. Hanno fatto lo stesso con Renzi. Trovo bello che i bambini abbiano un forte senso delle istituzioni”. 
Istituzioni che, cambiando in continuazione i vertici, impediscono “una grande riforma che scardini ancora una volta il sistema” ma di cui però e non c’è bisogno. Per scuola e università “penso invece, come dicevo all’inizio, che ci sia massima urgenza di principi valoriali, di semplificazione, di poche ma chiare regole, di attenta valutazione dei risultati”. E se viene accusata di sapere poco di scuola e università, la ministra risponde che ha l’abitudine di studiare a fondo ciò che non conosce. “Mi sento, e sono, un ministro politico e non tecnico. Intendo esercitare al meglio questo mio ruolo. Il governo Renzi ha una forte impronta politica, grazie anche alla presenza di segretari di partito, e io sono tra loro. E un governo deve mettere la propria faccia politica sulle scelte essenziali. Soprattutto in settori chiave come il mio, che riguarda la vita delle famiglie e il futuro delle nuove generazioni”.

Mobilità: qual è la differenza tra sezioni associate e succursali?

da Tecnica della Scuola

Mobilità: qual è la differenza tra sezioni associate e succursali?
di Lucio Ficara
Ai fini delle operazioni di mobilità sezione associata e succursale non sono la stessa cosa e quindi è bene fare molta attenzione quando si compila la domanda.
A volte, ai fini della mobilità, si fa confusione tra la denominazione di sezione associata ad una data scuola e succursale. La differenza è netta ed è espressa chiaramente nell’art. 19 del CCNI sulla mobilità per l’anno scolastico 2014/2015. Le sezioni associate, come espresso dal comma 1 del su citato art. 19, vanno considerate, ai fini dei movimenti, come scuole autonome. Pertanto i movimenti su tali sezioni vengono disposti soltanto se l’aspirante ne avrà fatta esplicita richiesta con apposita preferenza, tenendo sempre presente che il numero complessivo delle preferenze non deve essere superiore a 15. Il docente titolare nella sede principale che annette una o più sedi associate, non gode di nessuna precedenza sulle sedi annesse alla sua sede di titolarità, ma partecipa come tutti gli altri aspiranti al trasferimento in suddette sedi. La stessa cosa vale per chi è titolare in una sezione associata e vorrebbe trasferirsi nella sede principale. Infatti il comma 2 dell’art. 19 del CCNI sulla mobilità del 26 febbraio 2014, spiega che i movimenti da sezioni associate, funzionanti in comuni diversi, alla sede principale o ad altri istituti della sede principale sono considerati a tutti gli effetti movimenti fra comuni diversi. In una nota del contratto di mobilità è spiegato che sono da considerarsi sezioni associate tutte quelle site in comune diverso da quello della sede principale, nonché quelle associate, anche nell’ambito dello stesso comune, ad istituti di ordine e tipo diverso per effetto del dimensionamento. Le suddette sezioni associate, sia site nello stesso comune dell’istituto principale che in comune diverso, sono caratterizzate come istituti autonomi sul bollettino ufficiale delle scuole. Cosa diversa per la mobilità sono invece le succursali di una scuola. Infatti il comma 3 dello stesso articolo spiega che le succursali funzionanti nello stesso comune vanno considerate, sempre ai fini dei movimenti, come parte integrante dell’istituto da cui dipendono e non risultano comprese negli elenchi ufficiali delle scuole. I movimenti vengono, pertanto, disposti esclusivamente per l’istituto principale che annovera nei posti in organico anche quelli delle succursali. La differenza tra sezioni associate e succursali è importante anche per la formulazione delle graduatorie interne d’Istituto, che dovranno essere redatte separatamente per quanto attiene le sezioni associate e unicamente, sempre che si tratti delle stesse classi di concorso, per quanto attiene le succursali. Quindi attenzione: quando si parla di mobilità il termine succursale non è affatto sinonimo di sezione associata, anzi la differenza è decisamente sostanziale.

Caro Renzi, un diritto, quello dei “Quota 96”, è ancora un diritto?

da Tecnica della Scuola

Caro Renzi, un diritto, quello dei “Quota 96”, è ancora un diritto?
Il prof Giuseppe Grasso, tra i promotori del Comitato civico “Quota 96”, in attesa del consiglio dei ministri che dovrebbe risolvere il caso di questi lavoratori della scuola, scrive una lettera aperta al presidente Renzi, che noi volentieri mettiamo in evidenza
Ci avevano insegnato, egregio Presidente del Consiglio, che in una moderna democrazia non dovrebbe mai venir meno la salvaguardia delle libertà individuali, che l’agire dello stato dovrebbe essere sempre vincolato (e conforme) alle leggi vigenti. E ci avevano insegnato pure che l’esercizio arbitrario del potere dovrebbe essere contrastato con un progressivo controllo dell’organizzazione e del funzionamento dei poteri pubblici. Sappiamo che lo stato è costruito giuridicamente non solo o non tanto per eliminare il potere quanto per sottoporlo alla razionalità, all’impersonalità e all’oggettività della legge. Oggi, però, quel potere si è andato concentrando nelle mani di una sovranità politica e di casta che ha fatto carta straccia dei diritti fondamentali dei lavoratori, che si è beffata di ogni rivendicazione popolare giustificandosi in nome di costruzioni giuridiche arbitrarie quando non mistificatorie. Manca, a onor del vero, un punto di riferimento essenziale che sappia far rispettare il quadro generale delle tutele o le altre norme di garanzia universale. La liberalizzazione del mercato del lavoro, le politiche del rigore e dell’austerità volute da Monti, gli attacchi contro la sanità pubblica e soprattutto contro la scuola, il taglio dei salari fatto con freddezza talora chirurgica, tutto ciò e altro ancora attesta una tendenza politica più generale che mira a cancellare welfare e tutele a livello europeo per continuare ad assicurare lauti profitti alla borghesia. Tenga sempre bene e mente quando governa, caro Renzi, queste parole di Roberta De Monticelli: «Come per noi, anche per Dio c’è un limite, una soglia, una barriera: non è vero che tutto è permesso. Non è permesso a nessuna volontà ciò che è ingiusto». La Corte Costituzionale ha da poco dichiarato l’incostituzionalità dell’attuale legge elettorale, come sappiamo bene, solo perché alcuni privati cittadini ne hanno denunciato le patenti contraddizioni a suon di ricorsi. Non dimentichiamo che ha dichiarato incostituzionale anche il prelievo forzoso sulle pensioni a cinque zeri, tema che rimane uno di quelli più sentiti (e dibattuti) dall’opinione pubblica. Aggiungiamo che l’alta Corte ha evitato bellamente, grazie a una serie di vizi formali, di pronunciarsi nel merito del diritto dei pensionandi della scuola di Quota 96 che chiedevano allo stato l’applicazione di un diritto sancito dalla legge ma disatteso dalla riforma Fornero: quello di tener conto della specificità della scuola riguardo all’uscita dal lavoro. Sappiamo però che i diritti civili e quelli giuridici, spesso, non vanno di pari passo. Nel consiglio dei ministri di mercoledì prossimo, caro Renzi, dovrebbero prender forma il piano del lavoro, il piano casa e gli interventi per la ristrutturazione edilizia delle scuole italiane da lei tanto sonoramente sbandierati. Però l’unica cosa di sinistra che lei avrebbe dovuto fare per ristabilire un minimo di giustizia sociale e garantire il patto fra le generazioni, cioè la flessibilità in uscita, non è fra le priorità del suo governo. Ed è un vero peccato. Perché l’Italia, nonostante i problemi strutturali, è un paese in cui bisogna investire per dare spazio ai giovani e al turn over. La gente comune fatica per arrivare a fine mese, spesso facendo un doppio o un triplo lavoro; e anche chi ha un lavoro dignitoso, fosse anche con quarant’anni di contributi sulla schiena, non è che se la passi tanto bene. Il fatto è che la distribuzione della ricchezza nazionale è tutta nelle mani di un ristrettissimo gruppo di manager statali o privati i quali non hanno alcun interesse di pagare il prezzo di una sua re-distribuzione socialmente e politicamente più equa per tutti. Ha finito per trionfare la vecchia ricetta montiana secondo cui le tasse sono necessarie al paese anche se hanno peggiorato la congiuntura economica. Dice però qualche intellettuale illuminato che la «crisi economica» è soprattutto una «crisi morale» e non c’è speranza di venirne a capo se non la collochiamo al posto giusto. Il calpestìo dei diritti, intanto, è divenuto sempre più odioso e sistematico. Appena un anno fa la sua collega di partito Manuela Ghizzoni lamentava la diffidenza che i politici ispirano nei cittadini. Perché troppe volte hanno dato esempi non fulgidi rispetto alla missione della politica che dovrebbe essere quella di lavorare per il bene comune, per i diritti di tutti, anziché per le proprie consorterie. Il Palazzo, come lo chiamava Pasolini, non dà certo il buon esempio con le tantissime immunità e regalie che va consumando ai danni dei meno abbienti, in un periodo in cui la disoccupazione ha peraltro raggiunto livelli allarmanti. E il popolo, che scalpita da tempo inascoltato e strepita intimando alla moralità, non ne può davvero più. Annaspa attonito e miscredente in cerca di una giustizia che non c’è. Perché un diritto, in un paese dov’è in scena l’eterno talk show della menzogna e della prevaricazione, non è più un diritto o, perlomeno, non è più un diritto esercitabile o esigibile. Ci verrebbe allora da dirle, parafrasando Riccardo Lombardi, che oggi è tempo di essere pessimisti e che bisogna lasciare l’ottimismo a tempi migliori.

Concorso DS Lombardia, Cisl e Uil: vince il buon senso

da tuttoscuola.com

Concorso DS Lombardia, Cisl e Uil: vince il buon senso

Sulle nomine dei neo dirigenti in Lombardia la posizione del Miur, “in questa fase dell’anno scolastico, appare di assoluto buon senso per chiunque conosca i problemi della scuola vivendoli davvero ogni giorno“. Lo afferma il segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima.

Qui – aggiunge – non si tratta di difendere l’interesse dei precari contro quello dei neo dirigenti: è un modo molto miope, oltre che sbagliato, porre la questioni in questi termini. Per chi ha vinto un concorso va ovviamente salvaguardato il diritto a essere assunto e questo avviene per i neo dirigenti lombardi, che vedono rinviare al nuovo anno scolastico la sola presa di servizio. La ragione è ovvia, ed è la stessa che impedisce di assumere il personale scolastico ad anno in corso, quando dare il via a una rotazione di docenti e dirigenti avrebbe ricadute negative sia sulla continuità didattica che per la continuità dell’organizzazione degli uffici”.

Analoga la posizione assunta dalla Uil scuola, il sui segretario Massimo Di Menna chiede anzi che venga emanata una direttiva specifica che impedisca sempre e comunque di interrompere la continuità dell’azione didattica e amministrativa in corso d’anno.

Governance ed autonomia

Governance ed autonomia. Il DDL S933. E’ davvero necessaria una riforma?

di Cinzia Olivieri

 

C’è più di un motivo per parlare della scuola partendo dalla questione della governance  e la relazione introduttiva al Ddl S933 (presentato il 9 luglio 2013 ed assegnato il 16 dicembre 2013 in VII^ Commissione Cultura Senato), d’iniziativa del ministro Giannini, offre molteplici spunti di riflessione.

 

Le emergenze del sistema scolastico e la loro soluzione

Il disegno di legge, intitolato “Norme per una nuova governance delle istituzioni scolastiche autonome”,  infatti,  sarebbe urgentemente necessitato dall’emergenza in cui versa il nostro sistema scolastico, testimoniata da: “la dispersione scolastica, il bullismo, le classi sovraffollate, gli edifici scolastici non in sicurezza, i giovani inoccupati, i risultati scolastici inferiori nei raffronti internazionali dell’OCSE, la carenza di giovani adeguatamente formati per il mercato del lavoro, l’analfabetismo di ritorno, i docenti demotivati, l’indebolimento generale del tessuto culturale del Paese”.

Ebbene non vi è dubbio che le problematiche della scuola siano molteplici e da tempo note, ed a questa elencazione non esaustiva si possono aggiungere ancora le questioni del contributo volontario e la carenza di risorse umane ed economiche, tuttavia è poco credibile ipotizzare che tutto ciò possa trovare soluzione, pure in minima parte, attraverso la modifica del governo della scuola.

 

Quali necessità di riforma e per quale scuola

Il rinnovamento si renderebbe comunque necessario altresì per adeguare ai cambiamenti costituzionali, a seguito della riforma del titolo V e della sopraggiunta autonomia, la governance della scuola statale. Tale ultima evidenziata qualificazione è ribadita a conclusione della relazione introduttiva, dove è precisato che il disegno di legge intende proprio delineare una  “nuova governance delle istituzioni scolastiche statali”.

Invero, una delle modifiche del ddlS933 rispetto ai precedenti è costituita dal reiterato richiamo, introdotto nel testo, al principio costituzionale della libertà di scelta educativa da parte delle famiglie, che sarebbe stato trascurato in particolare dalle precedenti formulazioni dell’articolo 7 (il quale per la verità è dedicato alla partecipazione di studenti e famiglie e non ne fa menzione tuttora).

In realtà non è chiaro come la libertà di scelta educativa possa essere compromessa da norme disciplinano il funzionamento degli organi collegiali, soprattutto laddove il riconoscimento della parità di cui alla L.n.62/00, come ribadito dalla CM 15 n. 163/00, è certo subordinato alla dichiarazione che nella scuola siano istituiti organi collegiali che garantiscano la partecipazione democratica – in particolare nell’elaborazione del POF e nella regolamentazione dei diritti e dei doveri delle studentesse e degli studenti secondo il D.P.R. n. 249/98, ma senza che sia prevista l’integrale applicazione del Titolo primo del Testo Unico.

 

Il disinteresse per la partecipazione. Quale autonomia per una scuola senza risorse?

Ancora una volta, a legittimare il cambiamento,  interviene il consueto richiamo alla caduta di interesse per la  partecipazione, che sarebbe stato determinato “del carattere assembleare e quasi sempre non all’altezza degli organi collegiali, a partire dalle assemblee studentesche e dai consigli di classe e di istituto, di fatto esautorati dall’eccessivo formalismo centralistico e dalla limitatezza delle risorse finanziare a disposizione”.

Premesso che un’assemblea ha per definizione carattere assembleare, questa è anche la normale caratteristica di ogni organo collegiale, in cui più persone fisiche partecipano alla formazione di deliberazioni attribuite ad un collegio (come consigli, giunte ecc.).

Se poi per “non all’altezza” si intende la scarsa informazione, non solo di genitori e studenti ma anche delle altre componenti della scuola, la questione non si supera con una modifica quantitativa della composizione dell’organo o dei compiti ad esso attribuiti, ma con una adeguata formazione.

In realtà le cause della caduta partecipativa sono state analizzate da tempo, ma sono mancati interventi per superarla. Tra queste, non solo la predetta carenza informativa ma anche il senso di inutilità di una partecipazione sempre avversata ed ostacolata. Partecipare significa essere parte di un processo, non mero spettatore.

Appare poi quanto meno inopportuno, ora che, a seguito dei tagli, la principale risorsa finanziaria per il funzionamento è fornita dalle famiglie, limitarne la partecipazione nelle decisioni relative al suo utilizzo.

Ma che senso ha l’autonomia in una scuola senza risorse? La scuola non può essere assimilata in tutto ad un ente territoriale. Basta pensare che non  ha capacità impositiva, come ribadito dalla nota prot. 593/13 (1).

La prevista autonomia statutaria inoltre è già sperimentata nella sola provincia autonoma di Trento, dove la legge provinciale 5/06 ha richiesto l’emanazione successiva di numerosi decreti attuativi.

Il modello adottato a Bolzano con la LP 12/00 e la LP 20/95, invece, è molto simile al nostro attuale.

Perché, prima di proporre una innovazione, non guardare a queste esperienze? Entrambe prevedono la Consulta dei Genitori, sebbene con funzioni e composizione diversa. Da noi invece il sistema partecipativo appare privo di un arto essenziale (2).

La governance non può essere disciplinata diversamente tra scuola e scuola. E’ una questione di interesse generale. Quale valore cogente potranno mai avere poi gli statuti dell’istituzione se già oggi non c’è alcun garante della corretta applicazione dei regolamenti interni se non gli organi della scuola stessa? Anche questo determina la caduta partecipativa. Il disinteresse non è solo di chi (non) partecipa. Da tempo, invero, l’Ufficio VIII della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica, che ha competenza sugli Organi collegiali e CNPI, è privo di dirigente.

 

Dagli “organi collegiali” alla “governance”

Sempre nella relazione introduttiva al disegno di legge S933, si legge che esso si propone  un “ammodernamento del sistema educativo, coerente con il processo autonomistico, avviato con l’articolo 21 della legge 15 marzo 1997, n. 59, che ridefinisce gli organi collegiali interni come organi di governo”. È per questo che piuttosto che di riforma degli “organi collegiali” si preferisce parlare di  nuova “governance”?

Il suddetto art. 21 non parla espressamente di “organi di governo” e per la verità lascia impregiudicati gli organi collegiali a livello di istituto, ma prevede la necessità di disciplinare l’autonomia organizzativa e didattica (e pertanto è seguito il dpr 275/99), adeguare la disciplina relativa ai requisiti dimensionali ottimali per l’attribuzione della personalità giuridica e dell’autonomia alle istituzioni scolastiche (soddisfatta dal dpr 233/98),  nonché quella in materia di contabilità (elaborata con il DI 44/01). Dunque l’ammodernamento c’è già stato esaustivamente.

Piuttosto, il summenzionato articolo contemplava la delega al Governo ad emanare, entro un anno dalla entrata in vigore della legge, un decreto legislativo di riforma degli organi collegiali territoriali. Il dlgs 233/99 però non è mai entrato in vigore, poiché, per sua stessa previsione (art. 8 comma 1), solo con l’insediamento dei nuovi organi avrebbero dovuto cessare di esistere i vecchi (come ribadito da ultimo dall’art.6 L. 463/01) né sono stati emanati i decreti attuativi. E’ seguita una lunga prorogatio con la sospensione delle elezioni delle componenti elettive, progressivamente svuotate in particolare nei consigli scolastici distrettuali e provinciali, i quali poi sono stati anche privati di risorse finanziare ed umane nonché esautorati nelle competenze. Il CNPI sopravviveva, sempre prorogato fino al 2012. Dal 2013 ha cessato la sua attività, smettendo anche di rendere i previsti pareri obbligatori, necessari per l’adozione di numerosi atti.

Di recente, tuttavia, il Consiglio di Stato ha confermato  la sentenza del Tar Lazio che – a seguito del ricorso presentato dalla FLC CGIL – aveva obbligato il MIUR ad adottare l’ordinanza, prevista dall’art. 2, comma 9, del d.lgs. n. 233/99, per regolare l’elezione e la composizione dei componenti del (solo) Consiglio superiore della pubblica istruzione. Non si sa cosa accadrà, ma tutto ciò è chiara testimonianza del disordine normativo e soprattutto dell’indifferenza istituzionale per la partecipazione. Appare adeguatamente motivata anche da questo la caduta partecipativa.

Peraltro il ddlS933 non risolve la questione anche della territorialità giacché rimette a futuro regolamento l’istituzione del Consiglio nazionale delle autonomie scolastiche (art.11), senza genitori e studenti, mentre lascia alle Regioni la possibilità di istituire delle Conferenze in merito alla cui composizione e durata potranno decidere ciascuna autonomamente.

 

La presidenza al dirigente

Il ddlS933 assegna la  presidenza del consiglio dell’autonomia al dirigente scolastico, sul presupposto che quella del genitore non fosse in linea con l’articolo 25 del Dlgs  n. 165/01, nonché con l’articolo 4 del Dlgs  n. 150/09 (e poco dopo con l’art. 40 della stessa legge). In realtà c’è in tal caso una carente motivazione giacché non sono chiare le ragioni di tale asserito contrasto. Ciò che è certo è che l’art. 25 del dlgs 165/01, non modificato dalla L 150/09,  ribadisce anch’esso che i “nuovi” autonomi poteri del dirigente sono esercitati “Nel rispetto delle competenze degli organi collegiali scolastici”. Inoltre se gli organi delle istituzioni scolastiche devono essere organizzati, come si afferma, sulla base del principio della distinzione tra funzioni didattico-educative (proprie del consiglio dei docenti), funzioni di indirizzo (del consiglio dell’autonomia) e funzioni di gestione (del dirigente), attribuendo a quest’ultimo la presidenza del consiglio, la distinzione sostanzialmente viene meno. Se si aggiunge poi che per l’esercizio di molti dei compiti pdel consiglio stesso è richiesta la “necessaria la proposta del dirigente scolastico” (art. 3), a maggior ragione l’interesse per la partecipazione verrebbe meno anche in questo caso.

 

Le associazioni dei genitori

Sorprende poi l’affermazione che le modifiche proposte siano scaturite anche “da alcune considerazioni espresse dalle associazioni nazionali dei genitori e delle rappresentanze del mondo della scuola statale e paritaria. Nel rispetto di ogni diversa opinione sembra legittimo comunque affermare che sulla partecipazione dovrebbero essere chiamati ad esprimersi ed essere consultati altresì i genitori che sono impegnati negli organi collegiali.

 

Come si ascolta il popolo della scuola?

Mentre il presidente del consiglio Renzi afferma la necessità di ascoltare il “popolo della scuola” annunciando la possibilità di un “filo diretto” e segnalare problematiche alla casella di posta, il ministro Giannini manifesta il proprio scetticismo sulla Consultazione che era stata prevista a breve dall’ex ministro Carrozza (3).

Occorrerebbe chiedere se la scuola, in conclusione, tra tanti problemi abbia davvero urgente bisogno di una nuova governance. O forse questa rappresenta solo la cosa più semplice da rinnovare? Un apparente quanto inutile rinnovo, perché è evidente che non sia questa la strada risolutiva. Basterebbe già solo riordinare le frammentate, molteplici  norme adeguandole anche terminologicamente ai cambiamenti intervenuti; collegare e formare la rappresentanza, ora isolata e non informata; ripristinare la territorialità. E soprattutto occorre rafforzare la cogenza delle disposizioni in materia di partecipazione, perché questa vuota (in particolare sotto il profilo economico) autonomia non rischi di trasformarsi in una sorta di anarchia senza controllori.

(1)  Contributo scolastico: obblighi, trasparenza,  buone pratiche  e opportunità  – Rivista dell’Istruzione n. 3 – 2011 Ed. Maggioli

(2)  La Consulta provinciale dei genitori – Rivista dell’Istruzione n. 6 – 2010 Ed. Maggioli

(3)  Tecnicadellascuola.it Renzi e Giannini: opinioni divergenti sulla scuola?;  Renzi: segnalatemi i problemi della scuola a matteo@governo.it

Nota 10 marzo 2014, AOODGSC Prot. n. 1536

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Italiana di
BOLZANO
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Ted esca di
BOLZANO
all’Intendenza Scolastica per la Lingua Ladina di
BOLZANO
alla Provincia di Trento Servizio Istruzione
TRENTO
alla Sovrin tendenza Agl i Studi per la Regione Autonoma della Valle D’Aosta
AOSTA

OGGETTO: Proroga termini adesione concorso “Pier Luigi Nervi: costruire correttamente”

In riferimento alla nota protocollo AOODGSC n. 6577 del 14/10/2013 con la q uale è stato indetto il concorso nazionale ” Pier Luigi Nervi: costruire correttamente” (in allegato ), viste le numerose richieste di adesione pervenute a questa Direzione generale, si comunica che il termine di iscrizione previsto per il 17 marzo 2014 è prorogato al 14 aprile 2014.

Il Direttore Generale
Giovanna Boda

Nota 10 marzo 2013, Prot.1820

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica
– Ufficio VI –

AI DIRIGENTI DEGLI ISTITUTI SCOLASTICI STATALI DI ISTRUZIONE SECONDARIA DI SECONDO GRADO
LORO SEDI
p.c.
AI DIRETTORI GENERALI DEGLI UFFICI SCOLASTICI REGIONALI
LORO SEDI
ALLA DIREZIONE GENERALE PER GLI STUDI, LA STATISTICA E I SISTEMI INFORMATIVI
SEDE

Oggetto: Domande di partecipazione (modello ES-1) alle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo.

Com’è noto, alle ore 14,00 del prossimo 12 marzo scade il termine previsto dalla C.M. n.29 del 13 febbraio 2014, relativo alla formazione delle commissioni di esame di Stato del secondo ciclo, per la presentazione on line delle domande per commmissari/presidente di commissione di esami di Stato.

A riguardo, nel richiamare all’attenzione delle SS.LL. la precedente nota della scrivente n. 1684 del 4 marzo 2014, al fine di consentire a tutti gli obbligati di inoltrare regolarmente la domanda, il termine suddetto viene, eccezionalmente, prorogato al giorno 16 marzo, ore 24.00.

Si rammenta che la presentazione delle domande costituisce un preciso obbligo di istituto e che spetta ai dirigenti scolastici degli istituti statali di istruzione secondaria di secondo grado verificare l’avvenuta presentazione della scheda da parte di tutti i docenti aventi l’obbligo e procedere, comunque, all’eventuale acquisizione d’ufficio a sistema dei loro dati.

Conseguentemente, viene posticipata, per le segreterie scolastiche e per gli Uffici Scolastici Territoriali, alle ore 14,00 del giorno 17 marzo 2014 l’apertura delle funzioni SIDI di gestione dei modelli ES-1 (precedentemente prevista per il giorno 13 marzo). Alla stessa data saranno rese disponibili le funzioni SIDI per la verifica e convalida delle istanze trasmesse.

Viene prorogato, altresì, al giorno 5 aprile 2014 il termine previsto per il 31 marzo 2014, entro il quale i dirigenti scolastici devono verificare e convalidare le istanze trasmesse on line e trasmettere agli Uffici territoriali l’elenco alfabetico riepilogativo degli aspiranti che hanno presentato il modello ES-1, nonchè l’elenco degli esonerati e l’elenco dei do-centi che abbiano omesso di presentare la scheda, indicandone i motivi.

Il Direttore Generale
Carmela Palumbo