Edilizia, alla ricerca di fondi

da Corriere.it

IL PIANO DA 3,5 MILIARDI

Edilizia, alla ricerca di fondi

I dubbi dei Comuni, il no dell’Inail:le nostre risorse non sono a fondo perduto

di Valentina Santarpia

Tre miliardi e mezzo per costruire e ricostruire le scuole. Il piatto offerta dal premier Matteo Renzi è interessante, ma la ricetta appare ancora oscura. Dopo l’annuncio bomba che ha entusiasmato sindaci, professori, presidi, famiglie, bisogna fare i conti con i numeri, e con i malumori. Quelli che serpeggiano nell’Anci, l’associazione dei Comuni, che non è stata interpellata per realizzare il famoso piano dell’edilizia scolastica, che pure i sindaci dovrebbero contribuire a realizzare. E quella manifestata dall’Inail, che ha messo sul piatto 300 milioni, ma «non a fondo perduto». «Costruiremo le scuole, ma con un minimo di remunerazione, siamo un’assicurazione, non un ministero», fanno sapere. E intanto a palazzo Chigi la task force per l’edilizia, che già esisteva ai tempi di Letta, è alle prese con la lista delle disponibilità.

La conta dei fondi nel salvadanaio

Come è arrivato Renzi a quei tre miliardi e mezzo sbandierati in Consiglio dei ministri? Probabilmente facendo una semplice somma di somme già disponibili e messe in conto, ma ancora non spese, per la solita catena di ritardi burocratico-amministrativi che negli ultimi anni hanno reso farraginoso il meccanismo di stanziamento e utilizzo dei fondi per riparare le scuole: un processo che riguarda tre ministeri, quello dell’Economia, quello dell’Istruzione, e quello delle Infrastrutture, e che coinvolge enti locali e Stato, ha spesso finito per incagliarsi. I dati sui soldi a disposizione sono aggiornati a novembre, ma dopo lo stop dell’anagrafe scolastica in Conferenza Stato—Regioni per la protesta dei sindaci, non è cambiato molto.

I soldi gestiti dal Miur

La prima tranche di soldi è quella gestita dal ministero dell’Istruzione. Cento  milioni sono quelli, poi ridotti a 98 in seguito ai tagli, del fondo per l’edilizia scolastica gestito dal Miur. Trentotto milioni sono finalizzati al cofinanziamento di interventi di edilizia scolastica da realizzarsi attraverso lo strumento del fondo immobiliare: per gli interventi già individuati serve però il protocollo d’intesa tra il Comune e il Miur. Gli altri 60 sono destinati all’Emilia Romagna. Sempre all’Emilia, sono destinate risorse derivanti da una serie di revoche, per circa 74 milioni. Altri venti milioni sono quelli del fondo per il rischio sismico (ex art.32 bisdel decreto legge 269 del 2003), incrementato appunto di venti milioni per interventi di adeguamento strutturale e antisismico degli edifici scolastici. Da quest’anno questi soldi dovrebbero confluire sul Fondo unico per l’edilizia scolastica del Miur. Poi ci sono i 150 milioni del Dl Fare: a novembre sono stati assegnati i soldi stanziati, che hanno consentuito di finanziare 692 interventi, ovvero il 27,5% del totale. Gli enti locali avrebbero dovuto avviare le gare per l’affidamento dei lavori entro il 28 febbraio 2014, ma la scadenza è stata prorogata, visti i ritardi. Altri cento milioni vengono dal Fondo di sviluppo e coesione iscritte sul capitolo 8425 del ministero dello Sviluppo economico, gestito dal Miur: si tratta di risorse destinate per il 60% alla messa in sicurezza, adeguamento sismico e ricostruzione degli edifici scolastici danneggiati o resi inagibili dai terremoti in Emilia. Siamo a 442 milioni.

Le risorse delle Infrastrutture

Poi ci sono le risorse gestite dal ministero delle Infrastrutture e i Trasporti, che ha predisposto due programmi stralcio approvati dal CIPE e in corso di realizzazione. Il terzo programma stralcio è stato oggetto di una risoluzione parlamentare, la cosiddetta risoluzione Alfano, e approvato con decreto interministeriale. Per i primi due programmi, il primo di poco meno di 194 milioni e il secondo di poco più di 295 milioni, ad oggi non sono ancora stati attivati 244 interventi, il 15%, per circa 85 milioni. Potrebbero essere riprogrammati con delibera Cipe, previa verifica della disponibilità delle risorse. Per quanto riguarda il terzo (di 112 milioni circa), ci sono state finora 794 manifestazioni di interesse, per circa 95 milioni. Sempre sotto la gestione del Mit, c’è un’altra fetta di soldi che pesa sul Fondo infrastrutture, per la messa in sicurezza degli edifici scolastici: il primo stralcio ha permesso di avviare 1640 interventi, per 349,6 milioni, il secondo stralcio 34 interventi avviati per 8,5 milioni. Sui 357 milioni complessivi di questo fondo, 199 milioni sono caduti «in prescrizione» perché non utilizzati, e solo 88 sono stati reiscritti. Anche il Fondo per lo sviluppo e la coesione ha una quota complessiva destinata alla messa in sicurezza delle scuole,  per 259 milioni, e una destinata solo all’Abruzzo, per 226 milioni. Siamo a un miliardo e 443 milioni.

I mutui europei e i fondi dell’Inail

Le ultime due tranche sono quelle europee e quelle dell’Inail. I quaranta milioni all’anno, a decorrere dal 2015, sono quelli previsti dal decreto istruzione, e prevedono che le Regioni possano essere autorizzate a stipulare mutui trentennali con la Banca di sviluppo europea e quella degli investimenti,   con oneri di ammortamento a carico dello Stato per qualsiasi miglioria delle scuole, dalla ristrutturazione all’efficientamento energetico. In totale dovrebbe trattarsi di 800 milioni. Le risorse Inail, invece, sono quelle che prevedono fino a 100 milioni per ciascuno degli anni dal 2014 al 2016,  secondo un programma concordato tra Presidenza del Consiglio dei ministri, Ministero dell’Istruzione e Ministero delle Infrastrutture, sentita la Conferenza unificata. Ma l’Inail su questo punto è chiaro: non intende finanziare a vuoto la ristrutturazione delle scuole, ma è disposto a mettere soldi per costruirne di nuove, avendone in cambio un rendimento, anche piccolo. Le ipotesi in campo sono due: o l’investimento diretto dei fondi, coordinando i criteri di costruzione con le autonomie locali; oppure stornarli a Invimit, la società messa su dal Tesoro per valorizzare il patrimonio pubblico, perché li utilizzi attraverso il suo fondo scuola ad hoc. Ma, in ogni caso, l’Inail in cambio vorrebbe una forma di rendimento: una sorta di affitto sulle scuole. Siamo ad un altro miliardo e 100.

I fondi bloccati nelle casse dei Comuni

Complessivamente in ballo ci sono due miliardi e 985 milioni, poco meno di tre miliardi, di cui chiaramente non tutti immediatamente disponibili e spendibili. A questi bisognerebbe aggiungere i fondi che i Comuni hanno in cassa ma che finora non hanno potuto spendere: ma questo dato per ora non è disponibile, perché l’unico riferimento che ha l’Anci sono i 12 miliardi bloccati per le opere pubbliche. Quanti di questi saranno destinati all’edilizia scolastica, considerato che ci sono Comuni al limite del dissesto che hanno sicuramente altre priorità? La risposta per ora resta nebuloosa.

L’ora (mancante) di Educazione civica

da Corriere.it

CITTADINANZA E COSTITUZIONE

L’ora (mancante) di Educazione civica

Previsto per primo da Aldo Moro, l’insegnamento dei diritti e doveri dei cittadini italiani non è mai diventato una vera e propria materia scolastica. Resta affidato alla buona  volontà delle maestre e dei prof di storia e diritto

di Antonella De Gregorio

Per Roberto Benigni è «la più bella del mondo». E nelle performance in piazza e in tv strappa applausi ed emozione recitando gli articoli della nostra Carta costituzionale e calandoli nella vita e nelle esperienze quotidiane. Ed è così che il fondamento della Repubblica democratica andrebbe trasmesso, spiegato, recitato, illustrato: emozionando.  Ne è convinto Luciano Corradini, professore di Pedagogia generale all’Università di Roma Tre e sottosegretario all’Istruzione in un governo precedente, che  della Costituzione nella scuola ha fatto materia di insegnamento, argomento di libri, tema di dibattito, spunto per la  formazione di     docenti. «Perché non basta il sapere – dice – nella società secolarizzata, tecnologica e globalizzata», ma bisogna apprendere e sviluppare anche personalità e responsabilità sociale, sentimenti di empatia, rispetto, appartenenza e partecipazione». Una scuola vissuta come comunità educativa non fa solo imparare le scienze e le tecniche, ma aiuta a «crescere in umanità».

Materia chimera

Previsto dalle Indicazioni nazionali per le scuole di ogni ordine e grado come uno degli assi e dei terreni comuni della formazione di base, l’insegnamento di Cittadinanza e Costituzione è però una materia-chimera, un mostro, un esperimento, con facce e caratteristiche diverse a seconda di chi la insegni. Introdotta nella scuola statale da Aldo Moro, nel 1958 è diventata materia curricolare, subendo negli anni trasformazioni continue nell’intitolazione, nei contenuti  e nella collocazione.  E se Moro chiedeva di «trovare senza indugio un adeguato posto nel quadro didattico della scuola… al fine di rendere consapevole la nuova generazione delle raggiunte conquiste morali e sociali che costituiscono ormai sacri retaggio del popolo italiano», e Luigi Sturzo avvertiva: «Se (la Costituzione) cade dal cuore del popolo… se non entra nella coscienza nazionale, anche attraverso l’insegnamento  e l’educazione scolastica, verrà a mancare il terreno sul quale sono fabbricate le nostre istituzioni e ancorate le nostre libertà», a chiarire il compito della scuola in proposito è stato di recente il presidente Giorgio Napolitano: «È importante che la Carta Costituzionale venga sistematicamente insegnata e analizzata nelle scuole italiane, per offrire ai giovani un quadro di riferimento indispensabile per costruire il loro futuro di cittadini, consapevoli dei propri diritti e dei propri doveri». In quell’anno (2008), al ministero si stava lavorando a un disegno di legge che assegnava a questo compito un monte ore annuale di 33 ore. Ma la previsione è poi scomparsa.

La storia
L’insegnamento di «Cittadinanza e Costituzione» voluto dalla Gelmini nel 2008  viene impartito dai prof di storia come un’appendice della materia: i testi sono solo «consigliati»

Negli ultimi 50 anni, la materia si è chiamata «Educazione civica», affidata  per due ore mensili al docente di storia; nel 1979 lo studio della Costituzione venne relegato alla terza classe  della scuola media. E poi: nel 1985 (ministro Falcucci) si chiamò «Educazione alla convivenza democratica» e venne inclusa nella materia «Studi sociali», accanto alla Storia e alla Geografia. Nel 1996 (ministro Lombardi), la norma che  prevedeva l’insegnamento di un’ora mensile di «Educazione civica e cultura costituzionale» non entrò in vigore per la caduta del governo Dini, mentre trovarono spazio le altre educazioni (alla salute, all’ambiente, alla pace, all’intercultura), esplose nella scuola come risposte alle emergenze di fine secolo.  Il ministro Berlinguer  (1998) varò lo «Statuto delle studentesse e degli studenti». La Moratti nel 2003 propose l’«Educazione alla convivenza civile» nella scuola primaria. La sistemazione attuale fu voluta dal ministro Gelmini, che con la legge 169 del 2008  tentò la sintesi tra il termine internazionalmente accreditato di «Cittadinanza» e i documenti del fondamento istitutivo della Repubblica italiana. Oggi non è una «materia» (o «disciplina», in gergo ministeriale),  con un quadro orario definito, ma «una sorta di filo rosso che attraversa le discipline, un insegnamento rimesso a docenti di area letterario-umanistica», spiega Carmela Palumbo, a capo della Direzione generale per gli ordinamenti scolastici del Miur.

I contenuti

Il documento di indirizzo elaborato dal ministero prevede percorsi specifici per ogni ordine e grado: il concetto di famiglia, scuola e gruppo, e i modi di agire corretti, nella scuola dell’infanzia; prime nozioni su Costituzione e convivenza, diritti dell’uomo, tutela del paesaggio, rispetto delle regole, nella primaria; Costituzione e diritti umani alle medie; Costituzione con uno sguardo all’attualità al liceo, insieme  a promozione del volontariato, del fair play, dell’educazione stradale e della tutela dell’ambiente. L’ampliamento a temi che vanno oltre il classico ambito dell’educazione civica va nel senso del «pieno sviluppo della persona umana» che la Costituzione prevede all’articolo 3, sostiene Corradini. Che ricorda che  «si va a scuola non solo per prendere un titolo di studio e trovare un lavoro, ma per diventare una persona umana, un cittadino, un lavoratore. E in questo percorso è importante rendersi conto di avere diritti inviolabili e di dover esercitare doveri inderogabili».

Senza voto

Quando venne introdotta, ci fu un ampio dibattito su quale collocazione trovarle e in quale ambito. I sostenitori dell’autonomia della disciplina (che tradotto significa insegnanti ad hoc, formati appositamente, con ore dedicate) si sono dovuti scontrare con i tagli di spesa. Che forse hanno contribuito non poco a creare nei ragazzi un senso di smarrimento e di scarsa confidenza con le istituzioni. Oggi se ne parla nelle ore di storia (nelle primarie se ne occupa la maestra di ambito storico-letterario; dove c‘è, alle superiori è affidata al prof di diritto) e il  voto confluisce nella valutazione per questa materia. I testi su cui studiare sono solo «consigliati», oppure si trovano appendici e sezioni di approfondimento nei libri di storia.

Bullismo e «genere»

Occasione preziosa per affrontare anche temi come  bullismo, violenza domestica e questioni di genere, la «formazione civile»  dovrebbe educare la personalità dei ragazzi in tutte le dimensioni.  «Argomenti come il bullismo  vanno ricondotti a temi fondamentali, da trattare in termini sociologici, ma non è escluso che la scuola si apra anche a un taglio pedagogico», dice Palumbo. E se il confine tra cosa insegnare e cosa tener fuori è difficile da tracciare «è  perché la nostra Costituzione è un documento ampio e completo, tutela i nostri diritti e l’ambiente, le istituzioni e la salute».

Insegnamento

Tra quello che «non è», Palumbo ricomprende le «generiche “educazioni”»:  finanziaria, assicurativa, alimentare, alla guida sicura, o ai principi base del Pronto Soccorso, «talvolta impropriamente rimessi a competenze scolastiche». Che cos’è dunque? «Un insegnamento, cioè qualcosa che ha a che fare con conoscenze, competenze, cultura». Fulcro, la Carta Costituzionale, da integrare negli argomenti di studio: non come un monumento del passato o una tavola della legge, ma come perno che regge la convivenza civile, una risorsa per orientarsi e una matrice di valori. E poi  il cittadino con i suoi diritti, doveri e prerogative, anche in una dimensione europea. «E il fatto che oggi si fatichi a capirne le ragioni è un po’ il sintomo della difficoltà che abbiamo a prendere contatto con il nostro Dna democratico», sostiene  Corradini. Che ha da poco pubblicato il volume «La Costituzione nella scuola. Ragioni e proposte» (Erickson, 2014), in cui parla della Costituzione con affetto: non un vecchio oggetto vecchio, ma una meravigliosa «macchina d’epoca», di cui è fondamentale recuperare  e trasmettere ai giovani  il valore storico e la meraviglia.

Le gite scolastiche “morse” dalla crisi: più della metà degli studenti non si muove

da Tecnica della Scuola

Le gite scolastiche “morse” dalla crisi: più della metà degli studenti non si muove
di A.G.
Da uno studio di settore risulta che quest’anno andrà in viaggio di istruzione circa il 43%: al bando aerei e treni, ci si muove in pullman e la meta è sempre più spesso italiana. Ma in ostello non dormirebbero proprio tutti…
Anche tra alunni e studenti che intraprendono un viaggio scolastico o una visita culturale il risparmio è ormai la parola d’ordine: il viaggio tipo quest’anno mette al bando aerei e treni, ma preferisce il pullman e la meta è italiana. La tendenza emerge da una ricerca del portale specializzato Skuola.net su un campione di circa 1.100 studenti di scuole medie e superiori.
Le gite, in ogni caso, non sono più una tappa scontata della primavera degli studenti: meno della metà degli intervistati, infatti, andrà in viaggio di istruzione, circa il 43%. E addio alle classiche mete europee: Berlino, Parigi, Budapest sono un lontano ricordo di qualche anno fa. Oggi la crisi impone la riscoperta del patrimonio artistico italiano.
E’ il lato positivo del risparmio: l’Italia sarà la meta di circa 7 ragazzi su 10. Fare economia non è un’opzione, come rivela la scelta del mezzo di trasporto. In calo le quotazioni dell’aereo, anche low cost. Ma neanche il caro vecchio treno risulta tra i mezzi preferiti dalle scuole in tempo di austerity.
È il pullman invece a spopolare: oltre il 70% degli studenti in partenza dovrà rispolverare le vecchie canzoni da viaggio in torpedone. Solo il 17% prenderà letteralmente il volo: più della metà di questi con compagnie aeree tradizionali, mentre gli altri si affideranno al low cost.
Ma della ricerca è emerso anche altro. Come il fatto che per decenni la gita studentesca ha rappresentato un crocevia, superato il quale si entrava nella fase dell’autonomia. Per prepararsi a quella adulta. E si faceva a gara per arrivare a quel momento. Oggi, invece, non sembra più così. Il 20% degli studenti rinuncerebbe alla gita scolastica se fosse costretto a soggiornare in un posto spartano. Se un ragazzo su 5 resterebbe a far lezione piuttosto che andare in ostello, esiste anche una buona percentuale di ragazzi – il 45% circa degli intervistati – che pernotterebbe in una di queste strutture solo se non ci fosse nessun’altra soluzione. Insomma, avventura e condivisione degli spazi non sembrano proprio la passione degli studenti e sono solo 3 su 10 ad apprezzare le camerate come luogo in cui divertirsi con i propri compagni di classe tra una uscita e l’altra.
Ne sa qualcosa l’Aig, Associazione italiana ostelli della gioventù, che offre sconti considerevoli (del 50%) alle scolaresche che decidono di pernottare nelle proprie strutture, ha scoperto con rammarico che una percentuale tutt’altro che irrisoria rifiuterebbe a priori una sistemazione ad una o due “stelle”.
“Nemmeno la gita di istruzione – commenta l’Ansa – è un motivo valido per abbandonare il comfort di una camera d’albergo, anche se sono sempre meno coloro che partiranno: più della metà infatti resterà in classe”. E non solo per libera scelta degli studenti. Anche tanti prof, infatti, preferiscono rimanere a casa. Soprattutto dopo la quasi scomparsa dei finanziamenti per questo genere di attività extrascolastiche.

Graduatorie perdenti posto: c’è tempo dal 30 marzo al 13 aprile

da Tecnica della Scuola

Graduatorie perdenti posto: c’è tempo dal 30 marzo al 13 aprile
di Lucio Ficara
Poi dovranno essere affisse all’albo. Qualche consiglio per non incorrere in errori o brutte sorprese.
È utile ricordare che il dirigente scolastico competente provvede, entro i 15 giorni successivi al termine del 29 marzo, fissato come scadenza per la presentazione delle domande di mobilità dei docenti dall’OM n.32 del 28 febbraio 2014, alla formazione e pubblicazione all’albo dell’istituzione scolastica delle graduatorie interne relative agli insegnanti titolari. Per quanto detto le scuole saranno tenute a pubblicare le graduatorie interne, per individuare i docenti soprannumerari,  nell’arco temporale tra il 30 marzo e il 13 aprile 2014. Si consigliano i docenti di preparare tutta la documentazione da allegare alla domanda ai fini dell’inclusione oppure dell’esclusione dalla suddetta graduatoria interna. Vogliamo ricordare che l’esclusione dalla graduatoria interna per i beneficiari della precedenza di cui al punto V dell’art.7 del CCNI mobilità 2014-2015, cioè la precedenza di chi assiste il coniuge, il figlio disabile oppure come referente unico il genitore con disabilità, si applica solo se si è titolari in scuola ubicata nella stessa provincia del domicilio dell’assistito. Qualora la scuola di titolarità sia in comune diverso o distretto sub comunale diverso da quello dell’assistito, l’esclusione dalla graduatoria interna per l’individuazione del perdente posto si applica solo a condizione che sia stata presentata, per l’anno scolastico 2014/2015, domanda volontaria di trasferimento per l’intero comune o distretto sub comunale del domicilio dell’assistito o, in assenza di posti richiedibili, per il comune o il distretto sub comunale viciniore a quello del domicilio dell’assistito con posti richiedibili. La condizione appena  detta non deve essere tenuta in conto, qualora la scuola di titolarità comprenda sedi (plessi, sezioni associate) ubicate nel comune o distretto sub comunale del domicilio del familiare assistito. Il personale beneficiario delle precedenze di cui ai punti V) e VII) dell’art.7 CCNI mobilità , non inserito nella graduatoria d’istituto per l’identificazione dei perdenti posto, è tenuto a dichiarare, entro i 10 giorni antecedenti il termine ultimo di comunicazione al SIDI delle domande di trasferimento, il venir meno delle condizioni che hanno dato titolo all’esclusione da tale graduatoria. In tali casi il dirigente scolastico è tenuto a riformulare immediatamente la graduatoria di istituto e a notificare agli interessati e all’ufficio territorialmente competente le eventuali nuove posizioni di soprannumero. Si ricorda che le date ultime di comunicazione al Sidi, dalle quali si calcolano i 10 giorni antecedenti, sono riportate nell’art.2 del O.M. 32 del 28 febbraio 2014. Nel particolare le date per il termine ultimo di comunicazione al Sidi delle domande di mobilità e di posti disponibili sono riportate nel comma 2 punto a), b) e c) del su citato articolo dell’ordinanza ministeriale sulla mobilità 2014-2015.

Finalmente confermate le immissioni in ruolo del personale Ata a.s. 2013/2014

da Tecnica della Scuola

Finalmente confermate le immissioni in ruolo del personale Ata a.s. 2013/2014
di Lara La Gatta
Si tratta di 3.730 unità di personale con nomina giuridica dall’a.s. 2013/14 e decorrenza economica dal 1° settembre 2014. Una parte dei posti sarà riservata ai docenti inidonei che hanno chiesto di transitare nei ruoli Ata
Sono 3.730 gli Ata che verranno assunti a tempo indeterminato con nomina giuridica dall’a.s. 2013/14e decorrenza economica dal 1° settembre 2014.
La conferma di quanto già anticipato in sede sindacale è contenuta nella nota prot.n. 2420 del 14 marzo 2014 che anticipa il decreto in corso di emanazione.
Alla nota è anche allegata la tabella analitica che evidenzia, per ciascuna provincia e profilo professionale, la ripartizione del numero massimo di assunzioni da effettuare.
Le assunzioni riguardano tutti i profili Ata, compresi i Dsga, che saranno 60.
Per le altre posizioni, le assunzioni più corpose riguardano gli assistenti amministrativi, con 2.316 posti, seguiti dagli assistenti tecnici (819) e dai collaboratori scolastici (510). 7 invece saranno i cuochi, mentre 6 gli addetti aziende agrarie, i guardarobieri e gli infermieri.
Al contingente totale dovranno essere detratti, come inizialmente previsto, i posti destinati al personale docente inidoneo alla propria funzione ma idoneo ad altri compiti che ha presentato domanda per transitare nei ruoli Ata.
Quindi, in via prioritaria si darà corso alle assegnazioni per gli inidonei, e solo successivamente alle nomine degli Ata utilizzando esclusivamente le graduatorie vigenti nell’a.s. 2013/2014.
I tempi per le assunzioni sono stretti, perché tutto il personale interessato dovrà poter presentare la domanda di mobilità secondo il vigente contratto sulla mobilità per ottenere la sede di titolarità dall’a.s. 2014/2015.
Per il personale neo nominato, attualmente in servizio con contratto a tempo determinato, il periodo di prova decorre dalla data di sottoscrizione del contratto a tempo indeterminato, trattandosi di nomina con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2013.
È anche possibile stipulare, ricorrendone i requisiti e le condizioni, contratti in regime di part-time.
Infine, il Miur precisa che le nomine a tempo determinato disposte ai sensi dell’art. 40, cioè fino alla nomina dell’avente diritto, devono essere trasformate in contratti a tempo determinato fino al termine dell’anno scolastico o fino al termine della attività didattiche, considerato che contestualmente si procede alle immissioni in ruolo del personale inidoneo che ha fatto richiesta di transitare nei ruoli Ata.
Tutto sommato positivo è il giudizio dei sindacati.
Per la Flc Cgil “Finalmente, dopo oltre un anno di battaglie, si ottiene un risultato, che restituisce totalmente i posti spettanti ad amministrativi e tecnici, con retrodatazione giuridica al 2013.
Il contingente è stato, infatti, riequilibrato a beneficio di questi due profili che erano stati esclusi dai ruoli per circa due anni. Il risultato è stato ottenuto anche grazie alle azioni stringenti che abbiamo intrapreso, tenendo sempre alta l’attenzione su questa emergenza e ripristinando un diritto sacrosanto alla stabilizzazione di questi lavoratori, che attendevano il ruolo dopo anni di precariato”.
“Rimane – conclude i Sindacato – il nostro giudizio negativo, invece, sulla decorrenza economica che avevamo chiesto dal 2013/2014 e della decorrenza del periodo di prova dal contratto in essere, che il Ministero non ha voluto prendere in considerazione.”

Chiarimenti sulle graduatorie permanenti provinciali 24 mesi Ata

da Tecnica della Scuola

Chiarimenti sulle graduatorie permanenti provinciali 24 mesi Ata
di L.L.
Il punteggio riferito ai progetti regionali potrà essere attribuito solo in presenza di una dichiarazione scritta in cui gli interessati dichiarano di aver effettivamente rinunciato alla partecipazione dei progetti stessi
Il Miur, con la nota prot. n. 2362 del 13 marzo 2014, fa seguito alla precedente nota prot. n. 1734 del 27 febbraio 2014, con la quale era stata estesa la valutazione dei progetti regionali di cui all’art. 5 comma 4bis della Legge 128/2013 a decorrere dall’a.s. 2012/13, con particolare riferimento al personale che aveva rinunciato alla partecipazione ai progetti medesimi, in quanto all’epoca non valutabili.  Al riguardo, con l’ultima nota il Ministero precisa che il relativo punteggio potrà essere attribuito nelle graduatorie permanenti ATA soltanto qualora risulti che il personale interessato abbia dichiarato per iscritto, sotto propria responsabilità, di aver effettivamente rinunciato ai suddetti progetti regionali, specificandone la tipologia e il periodo di durata, con l’espressa motivazione della non valutabilità dei progetti.

Aprea: anche le Regioni nella missione per l’edilizia

da tuttoscuola.com

Aprea: anche le Regioni nella missione per l’edilizia

Secondo Valentina Aprea, assessore all’istruzione della regione Lombardia, “il presidente del Consiglio non può pensare oggi di cancellare con un atto d’imperio accordi già sottoscritti e le competenze costituzionali delle Regioni. Come Lombardia chiediamo quindi di fare parte della struttura di missione (o Cabina di regia, con sede a Palazzo Chigi, ndr) che verrà istituita dal Governo, perchè spetta alle Regioni programmare gli interventi in una logica di sistema“.

La richiesta avanzata da Aprea al premier Renzi è “di lavorare insieme per condividere gli interventi da realizzare e concentrare l’azione di Governo e Regioni sulle modalità di attuazione, perchè in questi anni abbiamo visto fin troppe volte risorse stanziate e mai utilizzate per le onerose procedure burocratiche”.

L’assessore conclude sottolineando che “siamo anche in attesa di conoscere le modalità di superamento del patto di stabilità, per consentire ai Comuni lombardi, notoriamente virtuosi, di poter spendere le risorse che hanno in cassa e che sono tuttora bloccate”.

Reggi: Primi interventi di edilizia scolastica partiranno in estate

da tuttoscuola.com

Reggi: Primi interventi di edilizia scolastica partiranno in estate

I primi interventi per la riqualificazione dell’edilizia scolastica partiranno nel corso dell’estate, perché ovviamente non si possono far partire i lavori quando ci sono le lezioni. Dovremo quindi concentrare gli interventi nel periodo giugno-settembre. Saranno qualche migliaia di interventi che partiranno, il numero esatto lo sapremo nelle prossime settimane, quando l’unità di missione avrà cominciato a svolgere il proprio mestiere“.

Lo ha annunciato il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, rispondendo a una domanda sulla tempistica degli interventi di edilizia scolastica previsti dal Miur, a margine di una visita all’Istituto comprensivo di viale della Venezia Giulia.

La fine dell’Eden?

La fine dell’Eden?

di Ariella Bertossi

In seguito ad una recente conferenza tenuta dal DS prof. Stefanel inerente la tematica dei Bisogni Educativi Speciali, faccio alcune considerazioni.

La categoria dei cosiddetti BES comprende tutti quei soggetti che, per un motivo e per l’altro, necessitano di un piano particolare per essere accompagnati a raggiungere gli stessi traguardi dei compagni. All’interno della “categoria” alcuni di essi si trovano in virtù di una certificazione di disabilità, oppure poiché sono stati riscontrati dei Disturbi Specifici di Apprendimento. Per diversi alunni però, pur non avendo alcuna documentazione che giustifichi una didattica personalizzata, la scuola rappresenta comunque una grossa difficoltà. La normativa pone in mano ai consigli di classe, collegi docenti, alle scuole in generale il potere d’ azione per la loro gestione: dall’individuazione alla strategia didattica. E’ proprio per questa tipologia di discenti che maggiori sono i problemi. Se infatti una struttura rilascia delle certificazioni di qualsivoglia genere, la scuola ne prende atto e giustifica un intervento differenziato, ma di fronte ad alunni che non presentano nessuna motivazione imputabile a disturbi diagnosticabili, l’imbarazzo è grande. Non è semplice infatti stabilire chi e perché possa essere definito un BES, poiché si teme, nella pratica, di agire non in conformità di legge, privando magari di percorsi che l’alunno potrebbe percorrere, ma che invece poi di fatto non segue. Chi mi garantisce in pratica, che Pierino non sia un lazzarone svogliato, ma un bambino in difficoltà per il quale mi devo adoperare creando un percorso particolare? Nessuno. Ma…

Di fronte alle difficoltà che i docenti non si sanno spiegare, la spinta ad indirizzare le famiglie verso le aziende sanitarie a volte è grande. Di fatto però le certificazioni di disabilità o DSA non risolvono didatticamente il problema, ci dicono soltanto in cosa consiste la difficoltà, sono poi i docenti che elaborano il piano di intervento didattico. Ma per gli alunni che comunque non riescono per qualche motivo a lavorare come si spererebbe, che cosa cambia? Chi, se non l’insegnante che ogni giorno segue l’alunno in classe, può essere in grado di valutare o capire se Pierino sia un Bes o no? Nella norma sta la responsabilità, ma anche la professionalità dei docenti. Sono dunque essi a decidere chi debba avere un piano diverso dallo standard che “qualcuno” ha stabilito ci debba essere.

Ora, se la normativa mette in mano questa scelta alle scuole, è bene certamente che le scuole al loro interno abbiano dei criteri comuni di individuazione, poiché altrimenti si rischierebbe di creare delle isole con pratiche didattiche non condivise. In generale, di fronte ad uno scarso rendimento scolastico dovrebbe scattare un campanello d’allarme: sono presenti degli ostacoli esterni all’alunno che gli impediscono una sua completa formazione? Se vengono individuati, allora è bene che l’alunno possa venir messo sullo stesso piano dei compagni, alleggerendo il peso del gap e superare le difficoltà incontrate. Perché un BES potrebbe avere dei problemi socio economici, assistenziali, linguistici che non è detto rimangano tali per sempre, ma che la scuola deve poter considerare. Si parla di bambini dunque che potrebbero essere “bravi”, ma che non lo sono per cause che un consiglio di classe individua come impedimenti al pieno sviluppo delle potenzialità e quindi li accerchia con una metodologia didattica condivisa anche con la famiglia. Tutto qui: creo per te un percorso diverso perché il tuo percorso personale in questo momento è diverso per determinati motivi.

Se però noi prendiamo in mano le Nuove Indicazioni, alla voce CULTURA SCUOLA PERSONA  – La scuola nel nuovo scenario –  si legge:

  • Le trasmissioni standardizzate  e  normative  delle  conoscenze,  che comunicano contenuti invarianti pensati per individui medi, non  sono piu’ adeguate. Al contrario,  la  scuola  e’  chiamata  a  realizzare percorsi  formativi  sempre  piu’   rispondenti   alle   inclinazioni personali  degli  studenti,  nella  prospettiva  di  valorizzare  gli aspetti peculiari della personalita’ di ognuno.

Allora la questione si complica, poiché quanto sopra pone l’accento sul fatto che la scuola, di fronte ad una società “multi” in tutto non può più creare categorie né per origine, né per lingua, per reddito o composizione familiare, data la diversità di ogni gruppo sociale. E’ necessario quindi superare il concetto di lezioni standard poiché lo standard non esiste più. Non esiste lo studente medio su cui tarare la lezione e alla quale tendere perché non esiste il cittadino medio, esiste la persona, unica insostituibile e soprattutto diversa, così come deve essere dunque la nuova didattica. Che dire poi delle eccellenze? Non sono anch’esse diverse, da considerare alla stregua dei BES?

E’ dunque fine dell’Eden di una sicurezza che dettava un’unica prassi per un cittadino medio  per ritrovarsi nell’inferno di classi-somma di mille individui diversi?

Come si può fare nella pratica per sopravvivere, non affogare e soprattutto riuscire ad essere efficienti ed efficaci?

 

Guardiamo come si lavora all’infanzia. Spesso le classi sono eterogenee per età e la diversificazione didattica è costante. La maestra non ha una postazione dalla quale parlare o fare lezione. Ci sono le posizioni dei banchi e delle zone delle sezioni organizzate in modo che i bambini possano ruotare e fare attività diverse all’interno della stessa ora, così ognuno viene rispettato nei propri tempi. Il passaggio alla primaria è troppo violento, certo la pressione è maggiore perché ci sono delle tabelle di marcia da mantenere: ci si aspetta infatti che i bambini imparino a scrivere, a leggere, a contare, ad orientarsi, ad usare il pc e molto altro ancora.

Se i contenuti devono essere diversi, dobbiamo pensare che anche la classe tipo non esista più, che i nostri bambini  multietnici, multiproblematici, diversamente abili, DSA e BES siano ognuno un tesoro da scoprire, non un problema da risolvere, ognuno di essi.

Il lavoro è impegnativo perché certamente prevede una plasticità e flessibilità mentale in linea con la velocità della conoscenza odierna, un lavoro di preparazione non indifferente e costante. A tal fine si conviene che la collaborazione e la creazione di banche dati, piattaforme sia un valido aiuto, ma non necessariamente deve essere incrementato il numero degli insegnanti, di pc, o LIM: la personalizzazione è questione di metodo, non di risorse. Vedo nella collegialità costante e vera il mezzo migliore, anzi l’unico per un’impostazione didattica di questo tipo.

 

Ritengo che l’insegnamento non sia da considerare un lavoro, ma un’esperienza. L’orario di servizio è inferiore rispetto a quello di qualunque altra categoria, si presuppone infatti che oltre il lavoro in classe sia necessario molto altro tempo per completare la preparazione dei materiali: certamente c’è da tirarsi su le maniche. Oggi come non mai sempre più la lezione va preparata tenendo conto dei mille imprevisti che ci si presentano e soprattutto delle persone che compongono le nostre classi, tutte diverse, come devono essere i nostri lavori da proporre. Lo so che la maggior parte dei docenti dedica già molto tempo alla predisposizione delle lezioni, ma ora le variabili sono aumentate ed è necessario prenderle in considerazione. Non c’è più una lezione da preparare, ma una serie di stimoli differenziati, vari e diversi, una sorta di “serbatoio” da cui riuscire ad attingere in continuazione per stare dietro ai ritmi dei nuovi alunni. Non si lavora solo in classe e lo si deve far capire anche alla società: solo allora la dignità della professione potrà finalmente riprendere vigore e la valenza dell’azione educativa sarà di nuovo riconosciuta e rispettata.

Quindi? Tutto ciò che non è proibito della legge si può fare: creiamo sperimentazioni, confrontiamoci, proviamo a mescolare gli alunni in gruppi trasversali e vedere se in modi di lavorare diversi le situazioni vengono sanate…

 

“In Germania alla fine degli anni settanta troviamo tra le innovazioni scolastiche il movimento cosiddetto dei laboratori didattici. Coloro che sostenevano questa innovazione consideravano l’apprendimento non come il prodotto di un processo di insegnamento, bensì come un processo in cui l’apprendente si attiva facendo direttamente delle esperienze. Per predisporre un laboratorio servono di solito due ambienti, di dimensioni identiche a due classi e un corridoio. Gli “attrezzi”, costituiti da materiali di lavoro e materiali per l’apprendimento, sono disposti su scaffali o su dei tavoli. Le schede sono varie e differenziate come tipologia. Ne fanno parte sia materiali didattici più tradizionali quali libri, cassette per fare esperimenti, carte, CD, oggetti vari, sia giochi didattici sotto forma di schede, puzzle, carte da gioco, raccoglitori di schede o memory didattici, sia infine materiali per il “fai da te” con colori, colla, carta, cartone, giornali, legno, metallo, chiodi, filo di ferro ecc. Come si vede sono materiali di apprendimento e di lavoro che invitando ad agire attivamente. Esistono, per esempio, l’angolo della lettura, l’angolo del computer, l’angolo dei materiali sensoriali, l’angolo per dipingere o modellare, quello per la musica e per la recitazione, un angolo per la matematica e uno per le lingue, infine l’angolo per fare costruzioni e lavori manuali nonché quello per gli esperimenti di scienze naturali. Il laboratorio didattico tiene conto dei più recenti sviluppi della ricerca sull’apprendimento/insegnamento, che sottolineano la differenza tra l’insegnamento come attività del docente e l’apprendimento quale attività dell’alunno.

In base a ciò l’insegnamento non porta automaticamente e in modo lineare all’apprendimento, la ricezione dell’insegnamento si deve distinguere dal processo di assimilazione di un determinato contenuto disciplinare. Tutto l’apprendimento è un processo di costruzione individuale. La persona apprende in modo attivo, coinvolgendo tutti i sensi, in base ad offerte e stimoli didattici che gli vengono messi a disposizione o che sono presenti nel suo ambiente di apprendimento. Il successo dell’apprendimento dipende dalla disponibilità e dalla capacità dell’alunno di rapportarsi ai compiti didattici in modo attivo e responsabile.

La scuola ha il compito di avviare le generazioni future alla cultura tradizionale e di attivare in loro processi di sviluppo e di adattamento alle nuove sfide che la società pone. A tale scopo gli alunni devono condividere le proprie esperienze con altri, ma devono anche sviluppare percorsi autonomi con attività personali. L’offerta formativa è rivolta quindi verso l’imparare ad imparare, la produzione di idee personali, la ricerca di diverse soluzioni ad un quesito  e lo sviluppo del pensiero creativo. Per questa ragione le modalità didattiche ottimali sono quelle dell’insegnamento aperto,  in contrasto con l’insegnamento chiuso, diretto costantemente dall’insegnante. Per insegnamento aperto si intende una concezione didattica che dal nuovo concetto di apprendimento trae quattro importanti deduzioni:

  1. i contenuti dell’insegnamento si devono orientare alle esperienze, alle tematiche e ai problemi dell’ambiente immediatamente vicino all’alunno;
  2. il metodo si deve aprire alle forme di insegnamento aperto, al lavoro per progettazione settimanale, al lavoro con gli esperti, al lavoro orientato ai materiali, al circuito di apprendimento/al training per tappe o stazioni, ai progetti, alle escursioni o visite guidate ecc. Si deve tener conto dell’eterogeneità degli alunni. La proposta di attività si orienta quindi al problem solving, all’autonomia dell’apprendente, all’autoriflessione e alla cooperazione;
  3. l’insegnamento si deve aprire dal punto di vista organizzativo e superare il rigido schema orario dei 45/50 minuti a favore di un insegnamento “epocale”, di un insegnamento interdisciplinare che superi la scansione rigida della mattinata scolastica; inoltre è necessaria un’apertura organizzativa dell’insegnamento e della scuola in genere verso l’ambiente sociale e verso altre istituzioni comunali e pedagogiche;
  4. l’insegnamento deve diventare più aperto sotto l’aspetto personale, cosa che richiede un cambiamento del ruolo dell’insegnante (insegnante come risorsa).”

[estratto da LABORATORI DIDATTICI (laboratori pedagogici per un insegnamento innovativo) Univ. Prof. Dr. Dr. Werner Wiater]

Se penso che si parla degli anni ’70….. Potrebbe essere un’idea!

 

Quando i docenti vengono da me, spesso mi raccontano della situazione delle loro classi facendo l’elenco delle loro composizioni: due H, cinque DSA, tre BES, 5 con genitori separati e concludono osservando che invece la docente è ormai praticamente unica. Questo generalmente è l’esordio. A volte non comprendo però perché si lamentano anche i docenti che hanno classi di 15 bambini. Deduco ancora una volta che quindi non sia questione di numeri, ma di metodo.

Convengo che non è facile insegnare in classi numerose e con bambini problematici, ma questa è la società odierna e prima ne prenderemo atto, più facile sarà il lavoro da fare. La consapevolezza della necessità di una personalizzazione costante ci porterà ad una sorte di rassegnazione metodologica: non c’è via d’uscita se non nel personalizzare, solo così il logorio dovuto allo scostamento palpabile di quanto avremmo voluto fare ci porterà un po’ di serenità.

Ma come si farà a personalizzare e a portare poi ai traguardi comuni? In questo sta la professionalità docente, che solo nella collegialità riuscirà a sopravvivere, nella condivisione, nella sperimentazione, nelle classi aperte, nel sostegno e recupero costante, nella sfida metodologica della ricerca continua di nuove pratiche, nell’auto-formazione e auto-aggiornamento sul campo. Finché si continuerà ad avere in mente che una lezione frontale e una classe di bambini silenti sia la condizione ideale per l’apprendimento, la stanchezza avrà sempre il sopravvento.

Cito in conclusione quanto detto nell’ultima intervista dal maestro Manzi, il maestro d’Italia riportato alla ribalta da una recente fiction della RAI:

“I bambini di una volta avevano dei problemi, ma quelli di oggi ne hanno ancora di più, per cui o eravamo stupidi noi che non li vedevamo oppure è la scuola che crea problemi ai bambini.”

Ecco: certamente i tempi sono cambiati e la scuola con essi. Sono cambiate le metodologie, alla scuola sono stati affidati mille compiti, moltiplicati i contenuti, ammassati gli alunni. Tutto ciò ha perso di vista il bambino in sé e tutti i suoi problemi, creando maggiori difficoltà dovute alla pressione del raggiungere a tutti i costi degli obiettivi precostituiti e soprattutto all’idea che sia il bambino a doversi adattare alla scuola e non viceversa.

Le Nuove Indicazioni si riappropriano del concetto di persona, di centralità nell’essere e di fuga da ogni tipo di standardizzazione.

Questa è la mission della nuova scuola italiana: ora sta a noi nel ritrovare nei nostri alunni la persona che rappresentano.

Sogno un sogno io ho

SOGNO UN SOGNO IO HO

di Umberto Tenuta

I have a dream (M. L. King)

 

Io ho un sogno!

Io sogno un sogno.

Ciascuno di noi ha un sogno, dentro il cuore, nel profondo del cuore.

Il sogno della propria vita, il sogno che lo fa vivere, sperare, lottare senza fine.

Questo sogno lo porto dentro di me, lo porto da quando, diciannovenne, un cavallo bianco mi portò alla mia prima scuola, là, ai piedi della  Sila, sotto il monte Botte Donato.

Altri sogni nella mia vita si sono bruciati, questo no, questo sogno vive ancora.

Questo sogno è fuoco che arde ancora nelle mie vene.

Ora vi dico qual è il mio sogno.

Il mio sogno è il sogno della Scuola del grembo materno di Comenio, è il sogno della Scuola Materna delle Sorelle Agazzi, è il sogno della Casa dei bambini di Maria Montessori, è il sogno della CA’ ZOIOSA di Vittorino da Feltre.

Ma è il sogno di J.J. Rousseau, di E. Pestalozzi, di G. Lombardo Radice, ed è il sogno di tanti altri sognatori che in me hanno acceso il fuoco di questo grande sogno

Oh, quanti altri sognatori si sono messi assieme a sognare nel mio cuore!

L’ho raccontato, questo sogno, a tanti Ministri della Pubblica Istruzione, ma non mi hanno ascoltato, tutti presi da altre cose, in tutt’altre faccende affaccendati!

Altro che la scuola di alimentarsi, di crescere, di diventare grandi dei nostri giovani!

Ma lasciate stare, o generosi giovani.

Io sogno con voi, io sogno per voi, io sogno la scuola dei vostri sogni.

Io sogno una scuola dalle pareti verdi, verdi come i vostri anni, una scuola senza i banchi e senza le pedane delle cattedrali medioevali, senza insegnanti che fustigano, non con le bacchette di Lula, ma con i voti sui registri digitali.

Una scuola senza prediche domenicali! Quelle vi bastano.

Una scuola della gioia di imparare, della gioia di scoprire, di inventare, voi scienziati in erba, di riscoprire, di costruire tutte le conoscenze, tutte le abilità, tutte le virtù umane.

Sì, o giovani, io sogno la scuola che il vostro primo sorriso alla vita si aspettava, si aspetta.

Domani questa scuola la troverete là dove oggi avete lasciato le piccole enciclopedie scientifiche, storiche, geografiche, grammaticali.

La troverete là dove avete lasciato il pentagramma, le quaranta flessioni, l’ablativo assoluto, l’aoristo.

E voi abiterete questa CA’ ZOIOSA.

Sarà la casa nella quale voi vi preparerete a vivere i vostri sogni.

Io prego, io che non so pregare, io prego tutti gli uomini di buona volontà, tutti gli uomini, nessuno escluso, nemmeno il Presidente Renzi, io prego tutte le donne di buona volontà, nessuna esclusa, nemmeno la Ministra Giannini, prego tutti perché il mio sogno, o giovani, perché il vostro sogno non muoia all’alba, all’alba della vostra vita!

News

Martedì 18 marzo ore 9.30/12.30 – Milano

Presentazione del bando “Housing sociale per persone fragili” nell’ambito del progetto abitativo sperimentale “Borgo sostenibile” promosso dalla Fondazione Cariplo, Fondazione Housing sociale, Polaris, Comune di Milano.

Preso la sala Gallina in via F.lli Zanzottera 14. Ingresso libero con prenotazione.

Per informazioni: email: comunicazione@fondazionecariplo.it

Venerdì 21 marzo ore 08.45/15.30 – Cernobbio (CO)

Convegno “La ricerca e i progetti di ! vita indipendente nel Comasco e in Lombardia – Home Lab, un laboratorio di ricerca distribuito sul territorio” organizzato dal Comune di Cernobbio e dal Politecnico di Milano – sede territoriale di Como. L’obiettivo del convegno è di presentare le attività di ricerca che emergono a livello territoriale nel sostegno ai progetti di vita autonoma e le evidenze nei diversi settori che operano con le fragilità.

Presso la location Cernobbioshed in via A. Manzoni 1. Ingresso gratuito con iscrizione obbligatoria.

Iscrizioni on – line

Lunedì 24 marzo

Euro-progettazion! e in ambito sociale: corso di formazione a distanza (FAD) per operatori e assistenti sociali promosso da HandyLex.org in collaborazione con l’agenzia E.Net e l’associazione Nuovo Welfare. Il corso ha l’obiettivo di far conoscere gli strumenti e le tecniche per la progettazione utilizzate in ambito internazionale: dall’analisi dei presupposti e dei requisiti necessari per la nascita di un progetto, alla sua formulazione, fino alla messa in opera e alla sua valutazione. Occorre iscriversi entro il 20 marzo.

Per informazioni: tel. 347 0919044.

E-mail: corsi@handylex.org

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 62

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 62 del 15-3-2014

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

 


DECRETO LEGISLATIVO 4 marzo 2014, n. 27


Attuazione della direttiva 2011/65/UE sulla restrizione dell’uso di
determinate sostanze pericolose nelle apparecchiature elettriche ed
elettroniche. (14G00037)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’INTERNO

 


DECRETO 3 marzo 2014


Modifica del Titolo IV – del decreto 9 aprile 1994, in materia di
regole tecniche di prevenzione incendi per i rifugi alpini.
(14A01960)

 

 

Pag. 27

 

 

 


DECRETO 4 marzo 2014


Modifiche ed integrazioni all’allegato al decreto 14 maggio 2004,
recante approvazione della regola tecnica di prevenzione incendi per
l’installazione e l’esercizio dei depositi di gas di petrolio
liquefatto con capacita’ complessiva non superiore a 13 m³.
(14A01961)

 

 

Pag. 30

 

 

MINISTERO DELL’ISTRUZIONE, DELL’UNIVERSITA’ E DELLA RICERCA

 


DECRETO 18 dicembre 2013


Elenco dei soggetti beneficiari di cui all’art.14, comma 1, del
decreto n. 593 dell’8 agosto 2000, per l’anno 2010. (Decreto n.
2925). (14A01959)

 

 

Pag. 32

 

 

MINISTERO DELLA SALUTE

 


DECRETO 7 febbraio 2014


Ri-registrazione provvisoria di alcuni prodotti fitosanitari, a base
della sostanza attiva oli di paraffina con n. CAS 64742-46-7.
(14A01984)

 

 

Pag. 34

 

 

 


DECRETO 10 febbraio 2014


Elenco dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva oli di
paraffina (CAS 72623-86-0) revocati ai sensi dell’articolo 3, commi 2
e 4 del decreto 29 dicembre 2009, di recepimento della direttiva
2009/116/CE del Consiglio. (14A01983)

 

 

Pag. 36

 

 

 


DECRETO 25 febbraio 2014


Elenco dei prodotti fitosanitari contenenti la sostanza attiva
bromoxynil revocati per mancata presentazione del fascicolo conforme
alle prescrizioni di cui al regolamento (UE) n. 545/2011. (14A01985)

 

 

Pag. 38

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 20 dicembre 2013


Misure per impedire l’introduzione e la diffusione di Pseudomonas
syringae pv. actinidiae Takikawa, Serizawa, Ichikawa, Tsuyumu & Goto
nel territorio della Repubblica italiana. (14A02191)

 

 

Pag. 39

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 14 gennaio 2014


Sostituzione del commissario liquidatore della «Centro lattiero
caseario della Sibaritide», in Cassano Jonio, in liquidazione coatta
amministrativa. (14A01947)

 

 

Pag. 43

 

 

 


DECRETO 20 gennaio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Stella d’Oro Societa’
cooperativa in liquidazione», in Corigliano Calabro e nomina del
commissario liquidatore. (14A01962)

 

 

Pag. 43

 

 

 


DECRETO 30 gennaio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Speranza Societa’
cooperativa», in Mangone e nomina del commissario liquidatore.
(14A01963)

 

 

Pag. 44

 

 

 


DECRETO 5 febbraio 2014


Annullamento del decreto 12 settembre 2012, relativo allo
scioglimento della «Cooperativa sociale Opera Viva – Societa’
cooperativa», in Piano di Sorrento e nomina del commissario
liquidatore. (14A01948)

 

 

Pag. 45

 

 

 


DECRETO 5 marzo 2014


Chiusura dello sportello per la presentazione delle domande di
agevolazione in favore di programmi di investimento innovativi da
realizzare nei territori delle regioni dell’obiettivo «Convergenza»
(Calabria, Campania, Puglia e Sicilia), ad eccezione delle domande
relative a unita’ produttive localizzate nei Siti di bonifica di
Interesse Nazionale (SIN). (14A01981)

 

 

Pag. 45

 

 

 


DECRETO 6 marzo 2014


Decadenza dai benefici per un gruppo di imprese agevolate allo
strumento Misura 2.1.a Pacchetto Integrato di Agevolazioni – P.I.A.
Innovazione. (14A01982)

 

 

Pag. 47

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI FERMO

 


COMUNICATO


Provvedimento concernente i marchi di identificazione dei metalli
preziosi. (14A01989)

 

 

Pag. 50

 

 

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI ORISTANO

 


COMUNICATO


Provvedimento concernente i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (14A01946)

 

 

Pag. 50

 

 

CASSA DEPOSITI E PRESTITI S.P.A.

 


COMUNICATO


Avviso relativo alla variazione delle condizioni sui libretti di
Risparmio Postale (14A02225)

 

 

Pag. 50

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


COMUNICATO


Domanda di registrazione della denominazione «Kafae Doi Chaang»
(14A01964)

 

 

Pag. 50

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


COMUNICATO


Rinnovo dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche periodiche e
straordinarie di impianti di messa a terra di impianti elettrici
all’Organismo Tecnocontrolli Srl, in Bologna. (14A01986)

 

 

Pag. 51

 

 

 


COMUNICATO


Estensione dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche
periodiche e straordinarie di impianti di messa a terra di impianti
elettrici all’Organismo SI.VE. srl, in Perano. (14A01987)

 

 

Pag. 51

 

 

 


COMUNICATO


Estensione dell’abilitazione all’effettuazione di verifiche
periodiche e straordinarie di impianti di messa a terra di impianti
elettrici all’Organismo OCE Organismo Certificazione Europea srl, in
Palestrina. (14A01988)

 

 

Pag. 51

 

 

PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI – DIPARTIMENTO DELLA GIOVENTU’ E DEL SERVIZIO CIVILE NAZIONALE

 


COMUNICATO


Approvazione della graduatoria generale dei progetti ricevibili
presentati nell’ambito dell’avviso pubblico «Giovani per il sociale».
(14A02143)

 

 

Pag. 51

 

 

REGIONE EMILIA-ROMAGNA

 


COMUNICATO


Approvazione della dichiarazione di notevole interesse pubblico
paesaggistico, denominato «Tutela paesaggistica delle colline di
Monteveglio». (14A01977)

 

 

Pag. 51