Perché scuola dei perché

PERCHÉ SCUOLA DEI PERCHÉ

di Umberto Tenuta

UNA SCUOLA DI SPIRITO FILOSOFICO DOTATA di Umberto Tenuta
“Il domandare radicale è proprio del bambino, così come della filosofia”
http://www.rivistadidattica.com/filosofia/filosofia_15.htm
“Secondo un’interpretazione gnostica, gli arcangeli son nomi di eoni o essenze intermedie tra Dio e il mondo; tolta ogni corposa ipostasi, essi sono le forme più generali dell’essere. Indicare la più alta di queste forme  con una domanda (Michael significa secondo la tradizione “chi è come Dio?”)  è sottilissima lezione di saggezza dell’antico maestro, e rinvio al “sempre oltre”. Si v. l’ottimo studio di G. scholem, Le grandi correnti della mistica ebraica (1957), II Saggiatore, Milano 1965″. (LAENG M., L’educazione nella civiltà tecnologica, Armando, Roma, 1970, pp. 104-10)

Ad occhi chiusi nel grembo materno il bimbo l’universo nel quale è racchiuso esplora con le manine, con i piedi, con il corpo tutto, comprese le orecchie che già a cinque mesi gli consentono di godersi le ninne nanne della mamma e le musiche di Mozart e di Back che la mamma gli fa ascoltare. 
Vede la luce il bimbo, apre la bocca, nuovo alimento, il latte succhia, nuova aria intorno gli accarezza il viso. 
Non sta fermo, dorme e si sveglia, il canto della mamma lo affascina, il freddo e il caldo gli fanno sentire i primi brividi della vita. 
Ha fretta il bimbo di esplorare il nuovo mondo e non perde tempo, domanda, da solo esplora con le mani, con i piedi, con le orecchie, con tutto il suo corpo.
A due anni è già un cittadino del nuovo mondo, di questo mondo. 
Ora la sua curiosità lo prende, lo domina, lo divora. 
Che fa il bimbo? 
Pone domande e la mammina gli risponde, risponde a tutti i perché, ed egli sempre più tu ne avanza.
Brava mammina che non gli insegni nulla, ma ti limiti solo a dare risposte alle domande poste.
Tre anni, tre ore di treno, da Salerno a Roma, la bimba non ha mai cessato di porre domande sugli alberi che corrono, sulle verdi valli, sulle verdi pianure, sui monti che toccano il cielo, sul sole che ora si nasconde dietro la coda del treno.
-Mamma, perché le piante corrono? 
-Mamma, perché noi siamo fermi? 
-Mamma, perché le montagne sono lontane? 
-Mamma, perché…  perché…  perché…
E tu, mammina cara, mammina bella, aspetti, ti aspetti le sue domande, e poi non dai risposte, ma aiuti la bimba a cercarsele da sola.
−Vedi, amore mio, senti le ruote del treno che corrono, siamo noi a correre, gli alberi hanno le radici come le nostre piante sul davanzale che sono ben fisse sulla terra e correre non possono… 
−La nostra è un’illusione, un inganno, un inganno ottico!
−Non sono gli alberi a correre, non le colline, non le pianure verdi!
−Siamo noi che corriamo sul nostro rapido treno!
Poi la bimba arriva a scuola. 
La saggia maestra che fa? 
Fa la mamma! 
Mica dà risposte a domande mai fatte. 
Aspetta le domande, le incoraggia, le stimola, si mostra interessata ad ogni domanda, non importa se non fa parte delle programmazioni stilate con le colleghe!
Ascolta e risponde. 
Quando può, si risparmia anche le risposte! 
Le risposte se le risparmia, invitando i bimbi a cercarsele da soli, nelle loro esperienze, con le loro esperienze, non da soli, ma in gruppi di piccoli studenti che intorno ad un tavolo quadrato dialogano, parlano tra di loro, uno fa da regista e gli altri aspettano il loro turno per proporre risposte, per fare esperimenti, per provare a trovare risposte, per tentare e ritentare esperienze, per provare e trovare risposte.
Sì, Maestra, è come quando nel salotto di casa tua le amiche siedono a crocicchio e si fanno le domande del giorno, una risponde e l’altra aggiunge le ultime novità. 
C’è un vocio nel salotto, ma tutte che sono attente, interessate, nessuna sbadiglia, e tu, padrona di casa, sei contenta che non sbadigliano, non stiano a sentire le tue lagne. 
L’avete vista, voi, questa scena, nelle vostre aule senza file di banchi, coi tavoli quadrati della pizza serale, gli studenti impegnati coi fiori di cui staccano e contano i petali, i sepali, gli stami e aprono l’ovario ove trovano, oh meraviglia, i semi, i semi di nuove piante, e il miracolo della nascita scoprono.
La maestra non interroga più, gli studenti la sostituiscono, sono loro a porre domande a porle ai loro compagni e, quando nessuno sa la risposta, la cercano sui tablet, la cercano sui libri, e solo quando da soli non ce la fanno, extrema ratio, ricorrono a te.
Ma tu, saggia Maestra, non dai risposte ma indichi le strade, offri gli strumenti per cercarle e per trovarle.
La tua aula non risuona più della tua voce assordante, ammorbante, opprimente, e la tua gola non si sgola, non ti costringe alla pensione anticipata per causa di servizio. 
No, tu rimani in servizio, fino alla fine della tua carriera, quando ti costringono ad andare via, e tu non vorresti, perché la tua scuola è un tripudio di giovinezza, di vita, di ricerche, di scoperte che i tuoi piccoli scienziati ogni giorno fanno utilizzando tutte le tutte le cianfrusaglie agazziane, tutti i materiali strutturati della Montessori, di Cuisenaire, di Gattegno, di Dienes…  dei tablet con le loro realtà aumentate. 
Le parti si sono invertite!
Non sei più tu a fare domande, domande che fanno tremare, domande che uccidono, domande che distruggono la gioia di imparare, perché imparare diventa una pena!
La tua è la scuola dei perché. 
Come? Quando? Perché? 
Era questo il più bel sussidiario di Guido Petter!
Maestra, come?
Maestra, quando?
Maestra, perché?
Non è domanda l’Arcangelo Michael.
Tu non vuoi andare in pensione, perchè vivi tra gli scienziati,  piccoli scienziati di oggi, grandi scienziati di domani.
Dalla tua scuola verrà fuori Galileo che guarda il cielo e le stelle, che in chiesa si domanda quando durano le oscillazioni del lampadario!
Verrà fuori Cristoforo Colombo che si domanda se all’oriente è possibile andare per le vie dell’Occidente!
Verrà fuori Guglielmo Marconi che da Genova con un tasto prova ad accendere le mille luci di Sydney, là nel Pacifico Oceano.
Verrà Von Braun  a far volare l’uomo sulla luna e domani su Marte.
Perché, domande, interrogativi!
Senatore Rubbia, ma oggi gli uomini si fanno le domande che gli uomini si sono fatte nel corso dei millenni, che oggi ci fanno gli scienziati?
−Non ce ne facciamo abbastanza!
Non se ne fanno abbastanza i nostri studenti nelle scuole.
Nelle scuole ci sono troppe risposte dei docenti, dei libri di testo, delle piccole enciclopedie. 
E, no, maestre care!
Cambiamo verso!
Caro Presidente Renzi, da oggi in poi le maestre non faranno più domande, non daranno più le schede illustrate con le mappe concettuali, non prescriveranno più l’acquisto delle piccole enciclopedie scientifiche, storiche, geografiche, grammaticali.., nelle quali sono date le definizioni, le regole, le schede dei quadri concettuali da mandare a memoria. 
Maestre belle, giovani, adolescenti, fanciulle in fiore, voi consegnerete ai vostri studenti un nuovo Perché Quando Come, il mondo che intorno a voi, intorno ai vostri studenti si squaderna in tutta la sua bellezza di forme, di colori, di simmetrie, di qualità, di forme, di tempi…
Ci sono i petali delle margherite da contare!
Ci si sono le forme delle finestre e delle colonne da conoscere!
C’è la musica dell’usignuolo sul rovo!
C’è tutto lo scibile umano, anche gli aerei supersonici che sfrecciano nei cieli a ricordarci il folle volo di Icaro. 
Maestre, voi non dispensate più i saperi! 
Voi alimentate i fuochi che ardono nei cuori dei vostri studenti.
Voi, o Maestre, non siete più le maestre che tutto sanno e vi proclamate ignoranti, come Socrate.
Voi coltivate le domande dei piccoli scienziati che abitano le vostre aule e le aule aprite al mondo che intorno a voi si squaderna, perché i vostri studenti possano ogni giorno accrescere i loro perché, i perché senza mai fine degli uomini, degli scienziati.
<>, dice Rubbia. 
Non importano le conoscenze immagazzinate dagli studenti!
Contano le domande, i perchè, gli interrogativi che gli studenti si portano dentro al termine degli studi. 
Gli esami saranno fatti non per verificare le risposte date, ma le domande che gli studenti si portano dentro al termine degli studi.
Maestre, che amori, che passioni, che scienziati in ognuno dei venticinque marmocchi che ogni giorno vi fanno sentire ancora più giovani, ancora più scienziati, ancora più uomini nell’avventuroso cammino che sappiamo abbia avuto inizio dalla discesa dall’albero e che forse continuerà all’infinito, nell’infinito universo, in una nuova terra ove l’uomo fanciullo, sempre fanciullo, vivrà fino alla fine del tempi!

Illusioni foscoliane?
…ma perchè pria del tempo a sè il mortale
Invidierà l’illusion…

Boom di adesioni al Bando ‘Sir’ per ricercatori under 40

Boom di adesioni al Bando ‘Sir’ per ricercatori under 40
Arrivate oltre 5.000 proposte, 33 anni l’età media di chi ha aderito

Sono 5.252 i progetti di ricerca presentati da giovani scienziati under 40 in risposta al Bando ‘Sir – Scientific Independence of young Researchers’ che si è chiuso lo scorso 13 marzo. Con uno stanziamento di oltre 47 milioni di euro il bando destinato ai giovani ricercatori punta a favorire il ricambio generazionale e anche l’indipendenza scientifica dei partecipanti.
Degli oltre 5.000 progetti presentati 1.909 riguardano il settore delle Scienze delle vita, 1.778 della Fisica, Chimica, Ingegneria e 1.565 delle Scienze umane. Le proposte pervenute sono circa il 40% in più rispetto alla media dei bandi destinati ai giovani degli anni passati. E per la prima volta le donne superano gli uomini: 2.675 progetti presentati contro 2.577. L’età media degli studiosi in corsa per il finanziamento è di poco superiore ai 33,45 anni, ampiamente sotto la soglia massima dei 40 anni prevista dal bando. Tra uomini e donne la differenza dell’età media è minima: 33,36 per i primi e 33,55 per le seconde.

Il bando ‘Sir’ allinea per la prima volta la procedura di selezione dei progetti a quella dell’Erc, European Research Council. I risultati si conosceranno entro l’autunno del 2014. E’ previsto il finanziamento di progetti svolti da gruppi di ricerca indipendenti e di elevata qualità scientifica sotto il coordinamento di un Principal Investigator (PI) che dovrà essere anche lui under 40. ‘Sir’ prevede un importante supporto finanziario per attrarre i migliori ricercatori e un incentivo anche per l’istituzione ospitante nel caso in cui il PI non sia già un suo dipendente a tempo indeterminato.

SIT IN DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA TOSCANA DAVANTI AL MIUR

COMUNICATO STAMPA ANP, CISL SCUOLA, FLC CGIL, UIL SCUOLA
SIT IN DEI DIRIGENTI SCOLASTICI DELLA TOSCANA DAVANTI AL MIUR
25 marzo 2014

Martedì 25 marzo, alle 11,30, oltre un centinaio di dirigenti scolastici della Toscana si riuniranno davanti al Ministero dell’Istruzione in viale Trastevere, per portare all’attenzione del Ministro e del Governo la loro situazione paradossale, che è anche quella di buona parte della scuola toscana.

Gli interessati, vincitori di un concorso bandito nel 2011, sono stati quasi tutti assunti fin dal settembre 2012 e collocati alla guida di 112 istituzioni scolastiche della regione. Ad un anno e mezzo di distanza, una sentenza del Consiglio di Stato ha annullato il concorso e ne ha disposto la ripetizione parziale, non per irregolarità della Commissione, ma per un errore dell’Amministrazione nella procedura di sostituzione del presidente.

In conseguenza, i 112 dovrebbero tornare a fare gli insegnanti da un giorno all’altro, lasciando scoperte le scuole che dirigono ormai da oltre diciotto mesi. Scuole che saranno affidate, a mezzo servizio, ad altri dirigenti della regione. Ma non è finita: i loro posti sono stati nel frattempo assegnati ad altri docenti, che dovrebbero a loro volta farsi da parte ed andare a scalzarne altri e così via, in un effetto domino senza fine. Oppure, per evitare di allargare il danno, dovrebbero restare “a disposizione” per supplenze. Cioè diventare i più precari fra i precari. A chi giova?

Eppure la soluzione esisterebbe. Già alcuni anni fa un caso analogo è accaduto in Sicilia. Per tamponarne gli effetti, fu emanato un decreto legge d’urgenza che “congelava” i dirigenti nelle loro sedi per il tempo strettamente necessario alla ripetizione del concorso. Subito dopo fu varata una legge specifica (la 202 del 2010) che provvedeva a regolare la nuova procedura concorsuale.

Ci sono alcune differenze di dettaglio fra le due situazioni: ma quel modello può e deve essere tenuto presente anche oggi, respingendo l’alibi formale di chi vorrebbe rifugiarsi dietro il tenore letterale della sentenza per chiudere gli occhi di fronte al disastro reale in cui verrebbero a trovarsi buona parte delle scuole toscane.

E visto che ad un decreto-legge bisognerà far ricorso, se ne approfitti per scriverlo in termini generali: tali cioè da poter essere utilizzato anche in futuro per altri casi analoghi, se dovessero riproporsi. Ormai, purtroppo, l’annullamento di un concorso, magari a distanza di anni, sembra essere una conseguenza frequente dell’intervento della magistratura amministrativa che danneggia dipendenti pubblici incolpevoli e la funzionalità dei servizi della Repubblica.

ANP CIDA

F.to G.Rembado

CISL SCUOLA

F.to M.Guglietti

FLC CGIL

F.to G.Carlini

UIL SCUOLA

F.to R.Cirillo

51ma edizione della Fiera internazionale del Libro per ragazzi di Bologna (24-27 marzo)

Si apre oggi la 51ma edizione della Fiera internazionale del Libro per ragazzi di Bologna (24-27 marzo): cresce il mercato, specie dei piccolissimi.
I ragazzi leggono più della media nazionale (ma meno del 2012).
Tutte le iniziative AIE per grandi e piccini

Apre oggi la 51ma edizione della Fiera internazionale del Libro per ragazzi di Bologna (24-27 marzo). Il mercato dell’editoria per ragazzi torna a registrare nel 2013 il segno +, chiudendo con un + 3,1% complessivo (nei canali trade, esclusa la Grande distribuzione organizzata – dati Nielsen per Associazione Italiana Editori – AIE). In particolare, cresce del 4,8% la fascia dei piccolissimi (0-5 anni) e del 13,4% quella dei 10-13enni. I più piccoli leggono anche più della media nazionale (ma meno del 2012): «Questa chiusura positiva del mercato 2013 non ci esime dal porci alcune domande sul valore del libro per ragazzi oggi – spiega Francesca Archinto, coordinatrice del Gruppo editori per ragazzi dell’AIE –. Credo non si sia ancora arrivati ad attribuirgli quel ruolo di caposaldo per il corretto sviluppo del bambino nell’infanzia, come invece si fa negli altri Paesi. Il disallineamento che vediamo quest’anno tra andamento della lettura e del mercato rivela come la prima soffra di fronte alle nuove occasioni che il bambino ha di occupare il suo tempo libero con i device più diversi. Solo nella primissima infanzia, fino ai cinque anni, recuperiamo quelle vendite e quelle quote di mercato che si smarriscono al crescere dell’età. Le nostre iniziative in fiera, da Facce da Libri ad Amo chi legge…e gli regalo un libro, intendono proprio accrescere e conservare questo rapporto con il libro a tutte le età».
I numeri – Il settore, secondo i dati dell’Ufficio studi AIE, vale 200milioni di euro (se consideriamo tutti i canali, compresi toy center, uffici postali, grande distribuzione), con 194 editori attivi e 5.198 titoli pubblicati nel 2013. I titoli ebook disponibili sono 2.854 nel 2013 (erano 2.177 nel 2012).
I più piccoli leggono più della media degli italiani (ma meno del 2012): se in media è il 43% degli italiani a leggere almeno un libro in un anno (dati Istat), per la fascia 2-5 anni si arriva al 63,3%, per quella 6-10 al 49,3%, per quella 11-14 anni 57,2%, per quella 15-17 anni al 50,6%. Sono però percentuali in diminuzione rispetto al 2012: nella fascia 6-14 anni si sono persi infatti qualcosa come 218mila lettori.
Il programma a Bologna degli editori per ragazzi – Bimbi e famiglie saranno protagoniste assolute del libro e della lettura con Facce da Libri, una serie di incontri che tornano per il quarto anno consecutivo nelle biblioteche dell’Istituzione Biblioteche Bologna tra autori e illustratori italiani e stranieri e ragazzi delle scuole primarie e secondarie di primo grado nelle mattinate del 25, 26 e 27 marzo. Millecinquecento bambini coinvolti, 33 incontri con grandi scrittori e illustratori per ragazzi del calibro di Maria Teresa Andruetto, vincitrice del premio Andersen 2012, Andrè Neves, Bernard Friot e Tosca Menten. Tra gli italiani, Roberto Piumini, Pierdomenico Baccalario e Angelo Petrosino, oltre a Claudia de Lillo (la Elasti del blog Nonsolomamma) e Anna Vivarelli.
Riparte inoltre da Bologna anche Amo chi legge…e gli regalo un libro, l’importante progetto di promozione della lettura e del libro che coinvolge e appassiona tutti i lettori, organizzata dall’AIE in collaborazione con Associazione Italiana Biblioteche, Associazione Librai Italiani e Nati per Leggere. Nelle librerie aderenti della città e al Padiglione “Non ditelo ai grandi” si potrà acquistare anche un solo libro per contribuire alla crescita culturale del nostro Paese. Torna poi anche quest’anno il BOP – Bologna Prize per il Miglior Editore per Ragazzi dell’anno. Fiera del Libro per Ragazzi, BolognaFiere ed AIE valorizzeranno l’eccellenza dell’editoria per ragazzi di tutto il mondo con un riconoscimento agli editori che maggiormente si sono distinti per il carattere creativo e la qualità delle scelte editoriali nel corso dell’anno.
Grande spazio sarà dedicato anche ai contenuti nel digitale nel convegno internazionale organizzato da TISP (Technology Innovation for Smart Publishing) Story-telling and story-selling. Digital kids between transmedia experiences and market trends, in programma il 26 marzo alle 10.30 (sala Suite del Centro Servizi (Blocco D della Fiera) – in cui oltre al meglio delle case history internazionali sarà presentata una ricerca online dedicata alla lettura dei bambini nell’era digitale, i #natidigitali, a cura di AIE, AIB, Filastrocche.it, e Mamamò.it, in collaborazione con Fattore Mamma.

L’editoria per ragazzi in sintesi

Popolazione residente (Fonte Istat):
Bambini 0-14 anni: 8.348.338
Bambini 6-14 anni: 5.047.464

Lettori di «almeno un libro non scolastico nei 12 mesi precedenti» (2013; Fonte Ufficio studi Aie su dati Istat):
2-5 anni: 63,3% («Legge, colora, sfoglia libri o albi illustrati tutti giorni al di fuori dell’orario scolastico»; 2011)
6-10 anni: 49,3%
11-14 anni: 57,2%
15-17 anni: 50,6%
18-19 anni: 50,1%
Media Italia: 43,0%
Lettori (6-14 anni, in proiezione): 2.472.232 (-7,4%)

Hanno «letto o scaricato on line libri o e-book» (2013; Fonte Ufficio studi Aie su dati Istat):
6-10 anni: 3,0%
11-14 anni: 9,7%
15-17 anni: 18,9%
18-19 anni: 20,0%

Usano il pc tutti i giorni (2013; Fonte Ufficio studi Aie su dati Istat):
3-5 anni: 3,7%
6-10 anni: 11,0%
11-14 anni: 42,4%
15-17 anni: 59,0%
18-19 anni: 63,9%

Usano Internet «tutti i giorni» (2013; Fonte Ufficio studi Aie su dati Istat):
6-10 anni: 8,1% (una o più volte la settimana: 25,9%)
11-14 anni: 43,2% (una o più volte la settimana: 32,4%)
15-17 anni: 63,9% (una o più volte la settimana: 23,5%)
18-19 anni: 70,0% (una o più volte la settimana: 18,6%)

Case editrici (marchi) attive nel settore ragazzi (2012; Fonte Liber): 195 (184 nel 2011)

Librerie per ragazzi e librerie generaliste, indipendenti e di catena, con assortimenti significativi
(2014; Fonte: Annuario Andersen): 605 (+6,1%)

Sell-out canali trade a prezzo di copertina (2013; esclusa GdO; Fonte Nielsen): 160,0 Ml euro (+3,0%)

Sell-out tutti i canali, compresi toy center, uffici postali, GdO, ecc. (2013; Fonte stima Ufficio studi
Aie): 200,0 Ml di euro

Titoli pubblicati (2013; Fonte IE – Informazioni editoriali): 5.198 (+0,7%)

Novità pubblicate (2012; Fonte Istat): 2.903

Titoli e-book disponibili (Fonte Ufficio studi Aie su dati Ibs.it, ePub + Pdf):
2012: 2.177
2013: 2.854

Titoli di libri pubblicati per mille bambini (0-14 anni; 2012 Fonte Ufficio studi Aie): 0,62

Copie stampate (Fonte Istat):
2011: 33.024.000
2012:30.745.000

Distribuzione della produzione di libri per fasce d’età (2012; Fonte Ufficio studi Aie su dati IE –
Informazioni editoriali):
0 a 2 anni: 6,0%
3-4 anni: 36,2%
5-6 anni: 21,1%
7-8 anni: 15,6%
9-10 anni: 7,9%
11-13 anni: 4,2%
Altro ragazzi: 9,0%

Spesa media annua per bambino (0-14 solo canali trade): 19,17 euro

Spesa media annua per (bambino) lettore (6-14 solo canali trade): 31,70 euro

Andamento della vendita e acquisto (valore indicato tra parentesi) di diritti di libri per bambini e
ragazzi da parte delle case editrici italiane (2012; Fonte Ufficio studi Aie):
2001: 486 (1.250)
2005: 468 (1.369)
2009: 1.365 (1.488)
2010: 1.607 (1.283)
2011: 1.872 (1.170)
2012: 1.984 (2.219)

Principali Paesi da cui si sono acquisiti i diritti per i titoli pubblicati (2012, solo novità; Fonte Liber):
Gran Bretagna: 390 (8,5%)
Francia: 186 (8,6%)
Stati Uniti: 185 (8,5%)
Paesi Bassi: 49 (2,3%)
Germania: 37 (1,7%)
Belgio: 35 (1,6%)
Spagna: 26 (1,2%)
Norvegia: 14 (0,7%)
Australia: 11 (0,5%)

Autori italiani che scrivono abitualmente libri per ragazzi (2014; Fonte: stima Annuario Andersen):
318

Illustratori che lavorano abitualmente a libri per ragazzi (2014; Fonte: stima Annuario Andersen):
305

Convegno e sit-in al MIUR

Il 27 marzo a Roma i precari della scuola dell’infanzia e primaria in lotta
Convegno e sit-in al MIUR
Negli ultimi vent’anni i governi e i ministri che si sono succeduti alla Pubblica istruzione hanno usato cinicamente i precari della scuola, visto che in media costano il 30% in meno dei docenti ed Ata stabili. Mai, in particolare, un serio piano di formazione ed immissione in ruolo per i docenti precari, ma la produzione di un continuo conflitto tra “poveri”, messi l’uno contro l’altro con un ingorgo di provvedimenti contrastanti e instabili: graduatorie ad esaurimento (GAE), lauree  prima utili per accedere alle GAE e poi improvvisamente inutili, “code” e “pettini”, graduatorie aperte e poi chiuse, I, II e III fascia, TFA, Percorsi Abilitanti Speciali (PAS) ecc…
Emblematica, in questo voluto caos, la situazione dei docenti precari delle elementari. Dopo aver dichiarato che il diploma magistrale è una “qualifica completa” all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria in Italia e che (in base all’art. 12 della Dir.2005/36/CE) ha lo stesso valore del titolo introdotto dopo la soppressione dei corsi di istituto magistrale, la Commissione Europea ha ingiunto al MIUR di attestare alle Autorità scolastiche degli Stati dell’Unione Europea l’abilitazione professionale all’insegnamento nella scuola dell’infanzia e primaria per chi possegga tale diploma. La Commissione ha anche negato che i concorsi abbiano funzione “abilitante” essendo procedure di mero reclutamento per l’assegnazione delle cattedre resesi disponibili. Poi, nei giorni scorsi il Consiglio di Stato ha dichiarato il diploma magistrale titolo abilitante all’insegnamento. Tale importante decisione giudica erroneo quanto fatto dal MIUR tra il 2002 e il 2006, quando (con la Legge27/12/2006, n. 296), trasformando le graduatorie da permanenti ad esaurimento, venne illecitamente negato a decine di migliaia di diplomati l’inserimento nelle liste pre-ruolo. Ed ora, dopo un decennio, la Commissione Europea e il Consiglio di Stato confermano che il diploma magistrale è titolo a tutti gli effetti abilitante per l’insegnamento!
Di conseguenza, i PAS vanno sospesi e ritirati per i docenti con il diploma magistrale: il ché, però, anche se unito al loro inserimento in “seconda fascia”, non è sufficiente in quanto la “terza fascia” di fatto non esisterebbe più. Il non inserimento nelle GAE dei diplomati magistrali ha recato loro un gravissimo danno al quale si deve porre rimedio: o si riaprono le GAE o per questi lavoratori/trici va disposto immediatamente un serio piano di stabilizzazione. Al di fuori di questo percorso ci sono solo nuove ingiustizie, non più tollerabili. In particolare sono irricevibili alcune ultime proposte, dalla follia della chiamata diretta da parte dei presidi alla sciocchezza di un ulteriore percorso di laurea specialistica. I docenti precari, che per decenni hanno retto sulle loro spalle la scuola pubblica, esigono e meritano il riconoscimento del loro valore professionale e non sono più disposti al gioco dell’”usa e getta” che si vuol continuare a praticare in spregio dei loro diritti!
Su questi temi e con questi obiettivi giovedì 27 marzo a Roma nella Sala Convegni Cesp-Cobas (V.le Manzoni 55), dalle ore 9.30 alle 16, si svolgerà il Convegno nazionale Cesp “Precari nella scuola primaria”. Dalle ore 12 alle 14 il Convegno si sposterà al MIUR per un sit-in e per un incontro con i responsabili del Ministero.
Piero Bernocchi    portavoce nazionale COBAS

Contro la discriminazione, per i diritti delle persone con disabilità

Contro la discriminazione, per i diritti delle persone con disabilità

Dal 24 al 30 marzo, dona al 45502

Perché siamo persone, non pesi

 

Contro le discriminazioni, i pregiudizi, l’esclusione sociale che gravano, ancora oggi, sulle persone con disabilità.

Inizia oggi la campagna Persone, non pesi e fino al 30 marzo ognuno di noi può compiere un gesto concreto – donando al 45502 – per aiutare chi da venti anni si impegna contro tutto questo e che intende fare ancora di più.

La campagna Persone, non pesi punta a sensibilizzare tutti i Cittadini sulle discriminazioni vissute da molte persone con disabilità. È lanciata dalla FISH, la Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap che dal 1994 opera per i diritti di tutte le persone con disabilità, lavorando con determinazione e senza pietismi, per migliorarne l’accesso al lavoro, allo studio, alla partecipazione e all’autonomia.

Persone, non pesi ha anche lo scopo di raccogliere risorse per l’avvio di uno specifico progetto rivolto direttamente alle stesse persone con disabilità e alle loro famiglie, per garantire loro informazioni e strumenti di consapevolezza sempre più raffinati e personalizzati. Anche attraverso un Call Centre.

Le donazioni per sostenere l’iniziativa sono possibili in più modalità.

La più agevole è usando il numero solidale 45502. Si potranno donare 2 euro con SMS da cellulare personale oppure 2 o 5 euro con chiamata da rete fissa.

Nel sito internet dedicato all’iniziativa – www.personenonpesi.it – sono disponibili tutte le informazioni sulla campagna, le modalità di donazione e anche i materiali (spot video e radio, banner per siti ecc.), utili a tutti coloro che vorranno sostenere l’iniziativa amplificandone la diffusione.

RICORSI PILOTA SULLA TRATTENUTA TFR PER GLI ASSUNTI DOPO IL 2000

RICORSI PILOTA SULLA TRATTENUTA TFR PER GLI ASSUNTI DOPO IL 2000: LO STATO DELL’ARTE.
A seguito delle numerose richieste d’informazione che continuano a pervenire, riepiloghiamo la situazione riguardante la trattenuta che lo Stato continua ad effettuare sugli stipendi dei lavoratori assunti dopo il 31 dicembre 2000 a titolo di TFR, nonostante la sentenza della Corte Costituzionale n.223 del 2012 che sancisce l’illegittima della trattenuta, nonché lo stato dell’arte sulle iniziative al riguardo assunte dalla FLP:

  • la legge 122/2010 ha assoggettato il computo del trattamento di fine servizio alle regole dell’articolo 2120 del codice civile trasformandolo in TFR;
  • la Corte Costituzionale ha sancito l’illegittimità del prelievo del 2,5 per cento a titolo di TFR in quanto detta ritenuta, ai sensi dell’articolo 2120 del Codice Civile, è a carico del datore di lavoro;
  • il Governo è intervenuto con successiva Legge n. 228/2012 per riportare in regime di TFS tutti coloro ai quali era stata cambiata d’ufficio la natura della buonuscita estinguendo d’ufficio le cause;
  • i lavoratori assunti dopo il 2000 però sono, sin dalla loro assunzione, in regime di TFR in ragione dell’Accordo Confederale del 29 luglio sui fondi di previdenza complementare e quindi, in base alla sentenza 223 della Corte Costituzionale, per costoro la trattenuta del 2,5 per cento continua ad essere effettuata illegittimamente;
  • la FLP, che per prima aveva denunciato questo tentativo di scippo ai danni dei lavoratori pubblici e sempre per prima ha segnalato la disparità di trattamento per i lavoratori assunti dopo il 2000, ha avviato a favore di quest’ultima categoria di lavoratori, presso i tribunali di Perugia e Torino, cause pilota per evitare un contenzioso di massa, al fine di non esporre i lavoratori alle relative incognite anche riguardo eventuali condanne alle spese legali da parte dei giudici;
  • i procedimenti avviati non sono cause ordinarie ma decreti ingiuntivi immediatamente esigibili;
  • i decreti ingiuntivi sono stati concessi dal giudice di Perugia mentre siamo in attesa della decisione del Giudice di Torino. L’amministrazione avverso la quale sono stati emessi i decreti ingiuntivi ha proposto appello e la prima causa in opposizione è in discussione nel prossimo mese di giugno;
  • altre organizzazioni sindacali, solo a seguito delle nostre iniziative, stanno proponendo contenziosi di massa che la FLP ha ritenuto di non voler avviare per le ragioni cautelari sopra citate e hanno ottenuto in qualche caso sentenze di primo grado positive per i lavoratori, comunque appellate dalle amministrazioni;
  • la FLP continua, coerente con la propria politica di difesa dei diritti dei lavoratori con la cautela necessaria ad evitare per loro brutte sorprese, continua a perseguire l’idea dei ricorsi pilota e dell’estensione del giudicato per via extragiudiziale, forte del fatto che basta consegnare alle amministrazioni la diffida che abbiamo allegato al nostro Notiziario n. 48 del 2012 (che comunque rialleghiamo al presente notiziario) per evitare di incorrere nella prescrizione del credito che è quinquennale.

Tutto ciò considerato, consigliamo ai lavoratori – assunti dopo il 2000 – di non farsi attrarre da facili e allettanti proposte che hanno come fine solo l’acquisizione di tessere sindacali senza curarsi di eventuali conseguenze, li invitiamo (se non l’hanno fatto già) a compilare e inviare alle amministrazioni la diffida allegata, debitamente compilata in ogni sua parte e assicuriamo tutti che, non appena vi saranno novità di rilievo a proposito dei ricorsi pilota intrapresi sarà nostra cura informare tutti sia sull’esito che sulle decisioni che la FLP prenderà al riguardo.

MODELLO RICORSO: “Scarica l’allegato”

  LA SEGRETERIA GENERALE

«Illegale pretendere soldi dalle famiglie degli alunni»

da Corriere.it

«Illegale pretendere soldi dalle famiglie degli alunni»

Il ministro ai presidi: possibili solo contributi volontari

L’ultima circolare lo scriveva chiaro il 7 marzo del 2013. E non cambiava, di una virgola, quello che aveva già sostenuto l’anno prima. «I contributi scolastici sono volontari». E ancora: «Nessun istituto può subordinare l’iscrizione degli alunni al preventivo versamento del contributo». In caso contrario «non solo è illegittimo, ma si configura come una grave violazione dei propri doveri d’ufficio». Più esplicito, non si può. E, invece, le cose non stanno proprio così. Decine di istituti scolastici continuano a fare finta di nulla. A volte cambiano il nome del «contributo», ma non la sostanza. In alcuni casi avvertono, usano toni da ultimatum. E per la famiglie si traduce in un costo di almeno 60 euro. In alcuni casi anche di 300. Su siti come Skuola.net continuano ad arrivare decine di segnalazioni. Una situazione inaccettabile, secondo il Miur. «Mettere la scuola al centro per il governo significa non solo restaurare muri e ridipingere pareti, come stiamo facendo — spiega al Corriere il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini —, ma anche tornare a investire per migliorare la qualità dell’insegnamento e dell’offerta formativa, cosa che ci siamo impegnati a fare». Proprio per questo, «non è possibile obbligare le famiglie, con metodi inappropriati, a pagare contributi che per definizione sono volontari. Questo deve essere un principio inderogabile. I presidi lo sanno, ma se qualcuno non dovesse ricordarselo lo faremo noi con una nota che ribadirà questo concetto». Complici i tagli degli ultimi anni, le scuole hanno sempre meno risorse a disposizione. E così, per trovare un po’ di soldi, si rivolgono ai genitori degli alunni iscritti. Soldi che qualche istituto — segnalano dal ministero — destina in parte alle voci di spesa relative al funzionamento stesso della struttura. Compresi i costi per le fotocopie e il materiale didattico. «I nostri bilanci sono ridotti all’osso — spiega il preside di un liceo scientifico lombardo che chiede di restare anonimo —, se viene meno proprio quel contributo dato dai genitori allora è meglio chiudere. Non è un problema soltanto mio, ma di tante scuole dell’area». «Io chiedo 80 euro, non basta, ma almeno mi arriva qualcosa», aggiunge un altro preside, di un liceo classico toscano. Che propone: «Quei contributi per noi sono vitali: forse sarebbe il caso di togliere il velo di ipocrisia e accorparli alle tasse scolastiche». «Ma allora dobbiamo pagare o no?», è la domanda di mamma e papà. E intanto si improvvisano giuristi, cercano sul web documenti e leggi. Ricevono comunicazioni di presidi «a volte sgradevoli». Prendiamo, per esempio, una circolare di un liceo di Cuneo. Punti esclamativi inclusi. Scrive il dirigente: «Si ricorda che i contributi, se pure non obbligatori, sono richiesti perché indispensabili per il funzionamento dell’istituto». Quindi il suggerimento: «Per gli alunni, le cui famiglie non intendono versare i contributi, vi sono due possibilità. Pagare ogni volta la quota relativa al servizio, all’acquisto di cui usufruiscono (esempio: pagare ogni fotocopia, ogni ingresso nell’aula informatica). Strada di fatto non percorribile!». Oppure «usufruire di tutti gli strumenti, di tutti i servizi, perché gli altri alunni hanno pagato». Più a est, un liceo scientifico di Milano chiede 150 euro quale «contributo spese di funzionamento». Per arrivare a Mestre, dove i 120 euro (per chi si iscrive al secondo anno) e i 130 euro (per la registrazione alle classi 3°, 4° e 5°) servono, tra le altre cose, anche alla «parziale copertura delle spese di fotocopiatura». «Al netto di chi ha l’esonero per merito, motivi economici o appartenenza a speciali categorie — chiariscono dal ministero — sono obbligatorie soltanto le tasse di iscrizione, di frequenza, di esame e di diploma». Tutto quello che eccede questa cifra — vedi alla voce: contributi scolastici — «può essere chiesto, ma i genitori non sono costretti a pagare». Resta in piedi un Regio decreto del 1924 e riguarda soltanto gli istituti tecnici, professionali e l’artistico. Quei contributi, chiamati «di laboratorio», si devono pagare. Tutte le irregolarità, continua il Miur, si possono segnalare «agli Uffici scolastici regionali che sono responsabili della vigilanza sulle scuole». Leonard Berberi
lberberi@corriere.it

Superiori, uno studente su tre lascia prima del diploma

da Corriere.it

L’EMORRAGIA  DA LICEI E ISTITUTI SUPERIORI

Superiori, uno studente su tre lascia prima del diploma

In quindici anni quasi tre milioni di ragazzi hanno lasciato la scuola statale

di Valentina Santarpia

Nel 2013 160 mila studenti  hanno abbandonato la scuola secondaria superiore statale. Al quinto anno di istruzione superiore,  il 27% di chi aveva iniziato il ciclo formativo dei cinque anni aveva lasciato: uno su tre non ce  l’ha fatta a reggere il passo con i compagni di classe.Anche se rispetto alla precedente rilevazione c’è stato un piccolo miglioramento – nel 2012 c’erano stati  20mila drop out in più, pari al 29,7%-  resta intatto l’allarme per una emergenza formativa che colloca l’Italia in fondo alla media Ue, con ben due milioni e 900 mila studenti – più degli abitanti di Roma – che negli ultimi 15 anni hanno lasciato istituti tecnici e licei senza diploma in tasca. Solo una parte dei dispersi  ha continuato gli studi nella scuola non statale o nei corsi di istruzione e formazione professionale (IeFP). Gli altri hanno ingrossato le fila dei cosiddetti Neet, i giovani tra i 15 e i 29 anni che non studiano, non lavorano, non fanno formazione. Se si considera che, da dati Istat, i Neet in Italia nella fascia di età 15-29 anni (proprio 15 classi di età) sono stimati in 2,2 milioni (pari al 22,7%), si può dedurre che solo circa 700 mila di quei 2,9 milioni di ragazzi (cioè 1 su 4) ha continuato gli studi fuori dalla scuola statale o ha trovato lavoro. Ma è solo una deduzione logica: perché, come notava anche il sottosegretario Marco Rossi Doria nell’ultima audizione alla Camera sull’argomento, «Continuiamo ad avere un problema serio nell’interazione questi dati di crisi e il passaggio alla formazione professionale: tanto per essere brutali-notava Doria- non riusciamo veramente a sapere in tutte le regioni che ad esempio Pasqualino, che è stato bocciato nella prima superiore, in effetti sta andando alla formazione professionale e magari sta svolgendo un proficuo percorso professionale».

Maglia nera al Nord-Ovest

Quello che sappiamo, e che emerge dal dossier di Tutto Scuola su dati Miur, è quanti studenti si iscrivono al primo anno di scuola superiore e poi non risultano iscritti più al quinto anno. Complessivamente negli ultimi quindici anni, non è arrivato nemmeno alla soglia dell’esame di maturità il numero colossale di 2.868.394 studenti. Si erano iscritti, anno dopo anno, in 9.109.728: risulta quindi «caduto» sui banchi, il 31,5%. Notevoli gli scostamenti nella geografia degli «abbandoni». Può stupire, ad esempio, il fatto che dopo le Isole (tasso medio di dispersione 35,4%) sia il Nord Ovest con un tasso del 29,1% ad avere la maglia nera. Tra le regioni virtuose, l’Umbria con una dispersione del 18,2%, seguita da Marche, Friuli e Molise con il 21,1%. Fanalino di coda la Sardegna (36,2%), seguita da Sicilia (35,2%) e Campania (31,6%). Le regioni del Nord Ovest, piuttosto omogenee, sono tutte sopra la media nazionale, con la Lombardia che sfiora il 30%. La media dell’area è del 29,1% con oltre 39mila studenti dispersi nel quinquennio. Nel Nord Est la situazione è buona, come peraltro è quasi sempre avvenuto. La media è del 24,5% con quasi 23mila dispersi dal 2009 al 2014. Discrasie al Centro, con tre regioni, Umbria, Marche e Lazio, ampiamente sotto la media nazionale e l’altra, la Toscana, sopra il 27%. La media dell’area è del 24,8%: oltre 28mila i «caduti». Buona infine la situazione nel Sud. Cinque regioni su sei (Campania esclusa) si posizionano sotto la media nazionale del 27%. Complessivamente l’area, con una dispersione di 47.674 studenti, registra un tasso di abbandoni del 27,5%.

Piccoli passi verso l’obiettivo

In realtà i dati che riguardano gli studenti di scuola superiore che si sono iscritti al primo anno e che poi non sono risultati iscritti al quinto anno vanno inseriti nel quadro complessivo dell’abbandono scolastico complessivo, ovvero la quota di giovani dai 18 ai 24 anni di età in possesso della sola licenza media e che sono fuori dal sistema nazionale di istruzione e da quello regionale di istruzione e formazione professionale: in questo caso il focus del ministero dell’Istruzione dimostra che l’Italia, anche se faticosamente, sta migliorando. Secondo i dati più recenti, relativi alla media del 2012, i giovani 18-24enni che hanno abbandonato prematuramente gli studi o qualsiasi altro tipo di formazione sono scesi a 758 mila (29 mila in meno rispetto al 2011), di cui il 59,6% maschi. Nella fascia di età considerata, l’incidenza dei giovani in possesso della sola licenza media e non più in formazione è pari al 17,6% (18,2% nel 2011) . Siamo ancora lontani dalla media Ue del 12,8% (13,5% nel 2011) ma sempre più vicini all’obiettivo del 2020, che è fissato al 16%.

Venticinque milioni sul piatto

Il Miur, del resto, ci sta puntando molto: col dl istruzione sono stati messi 15 milioni (3,6 per il 2013, 11,4 per il 2014) per la lotta alla dispersione scolastica in tutte le scuole di ogni ordine e grado. Sarà avviato un Programma di didattica integrativa che contempla il rafforzamento delle competenze di base e metodi didattici individuali e il prolungamento dell’orario per gruppi di alunni nelle realtà in cui è maggiormente presente il fenomeno dell’abbandono e dell’evasione dell’obbligo, con attenzione particolare alla scuola primaria e all’integrazione degli alunni stranieri. Le risorse stanziate per il funzionamento del Programma potranno essere utilizzate anche per il compenso delle prestazioni aggiuntive del personale. Nel frattempo, 10 milioni sono stati stanziati per il 2014 per la formazione del personale scolastico: l’obiettivo è quello di rafforzare le competenze digitali degli insegnanti, la formazione in materia di percorsi scuola-lavoro e  potenziare la preparazione degli studenti nelle aree ad alto rischio socio-educativo.

Chi ha il diritto al rientro nella scuola di precedente titolarità?

da Tecnica della Scuola

Chi ha il diritto al rientro nella scuola di precedente titolarità?
di Lucio Ficara
Le regole sono chiaramente definite nella ordinanza ministeriale e non sono particolarmente complesse, ma bisogna prestare attenzione quando si compila la domanda. Un eventuale errore potrebbe far perdere il diritto a rientrare nella propria sede.
Siamo ormai entrati nell’ultima settimana valida per la presentazione della istanza on line di mobilità per il personale  docente  di ogni ordine e grado. Infatti, come previsto dall’O.M. 32 del 28 febbraio 2014, la scadenza per le domande di trasferimento degli insegnanti è fissata al prossimo 29 marzo, salvo, come si pensa in ambiti sindacali, proroghe dell’ultima ora. La proroga potrebbe essere concessa dal ministero dell’Istruzione, perché alcune sedi territoriali dei sindacati scuola hanno lamentato difficoltà di linea nei server del sistema istanze on line del Miur. Tuttavia è bene sapere che tutti quei docenti, che l’anno scolastico scorso o negli anni scolastici precedenti sono stati trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata anche su tipologia diversa di posto, hanno diritto al rientro con precedenza nella scuola, circolo o istituto da cui sono stati trasferiti in quanto soprannumerari, qualora la relativa cattedra o posto si renda disponibile per i movimenti della mobilità. Il diritto di precedenza al rientro nella scuola di vecchia titolarità si perde però qualora non si produca domanda di rientro in uno degli anni dell’ottennio successivi alla perdita della suddetta titolarità. Come si procede per richiedere il rientro nella scuola di precedente titolarità, in modo da non perdere il diritto di precedenza eventualmente anche per gli anni successivi e la conseguente continuità del servizio? Una volta entrati nell’area delle istanze on line del Miur, si procede scegliendo la compilazione della domanda riferita al proprio ordine di titolarità. Se ad esempio un docente è titolare nella scuola secondaria di secondo grado, sceglierà di compilare la domanda di trasferimento istruzione secondaria di secondo grado e artistica, secondo l’allegato J/1. I dati anagrafici sono già inseriti a sistema e non vanno modificati, si compila invece il titolo I della sezione D della domanda, che è riferita all’anzianità di servizio. In tale sezione ci sono le vari voci come ad esempio di servizio effettivamente prestato dopo la decorrenza giuridica della nomina nel ruolo di appartenenza o l’anzianità complessiva di servizio pre-ruolo, ma anche il servizio prestato senza soluzione di continuità. A tal proposito si ricorda che la mobilità d’ufficio o a domanda condizionata non interrompe la continuità del servizio.  Per quanto attiene le esigenze di famiglia si compila il titolo II sempre della sezione D, dove eventualmente si inserisce  il Comune di ricongiungimento, o il Comune dove poter assistere figli minorati, tossicodipendenti, ma anche un genitore che si trova ricoverato in casa di cura. Inoltre, sempre in questa sezione, si potrebbero inserire i figli con età inferiore ai 6 anni o che si trovano in età compresa tra i 6 e i 18 anni. Successivamente si compila  il titolo III della sezione D, dove si dichiarano i titoli generali. La parte importantissima da compilare per il docente che è stato appunto trasferito d’ufficio o a domanda condizionata, proprio per non perdere il diritto a rientrare con precedenza nella scuola di precedente titolarità o anche nella sede comunale (nel caso sia stato traferito fuori dal Comune), è la sezione E numero 21 dell’allegato J/1. In tale sezione si dovrà scegliere il codice meccanografico riferito all’Istituto dal quale il docente è stato trasferito negli ultimi otto anni perché soprannumerario. Completando tutta la domanda non ci si deve dimenticare di inserire come prima preferenza proprio la scuola di precedente titolarità, che ovviamente coincide con quella espressa nella sezione E suddetta. Il docente può, successivamente alla prima preferenza, anche richiedere altre scuole e altre sedi. A tal fine è utile ricordare che nella nota 5 del CCNI sulla mobilità 2014/2015 è scritto chiaramente che nei riguardi del personale docente ed educativo soprannumerario trasferito d’ufficio senza aver prodotto domanda o trasferito a domanda condizionata, che richieda come prima preferenza in ciascun anno dell’ottennio il rientro nella scuola o nel comune di precedente titolarità, l’aver ottenuto nel corso dell’ottennio il trasferimento per altre preferenze espresse nella domanda non interrompe la continuità del servizio. Per cui chi è stato trasferito d’ufficio o a domanda condizionata e non vuol perdere il gruzzoletto di punti della continuità del servizio, ha tempo fino al 29 marzo a fare la domanda di trasferimento per rientrare nella scuola di precedente titolarità.

I videogiochi facilitano l’apprendimento

da Tecnica della Scuola

I videogiochi facilitano l’apprendimento
di Pasquale Almirante
Chi ha detto che i videogiochi fanno male ai ragazzi? E invece tra Inghilterra e Stati Uniti, sono già molti gli insegnanti che si servono proprio dei videogiochi per trasmettere conoscenze ai loro alunni
Secondo gli psicologi questo genere di approccio didattico è una opportunità: “Il gioco consente di interagire con le informazioni, anziché assorbirle passivamente”, ha spiegato l’esperta di comunicazione Fabrizia Mantovani al Corriere della Sera. E allora se si vogliono imparare le traiettorie, agevolando il compito del prof di fisica, basta sparare al maialino: la traiettoria del proiettile illustrerà il principio della fisica. Ma non solo. Problemi con l’educazione ambientale? Basta proiettare sulla Lim il videogioco della città ideale dove oltre al concetto di architettura ecosostenibile si possono imbastire lezioni di scienze, economia, educazione civica. Anche i programmatori italiani si sarebbero si sono messi al lavoro e, negli ultimi tempi, si sono moltiplicati i games a tema storico, geografico e matematico: Pharaon è completamente dedicato al mondo degli antichi egizi, Total war s’ispira alle vicende dell’Impero Romano e Place Spotting avvicina i piccoli studenti al mondo dell’algebra. E infatti i ragazzini di una scuola americana, dove è stato introdotto SimCity Edu: Pollution Challenge, che attinge a diverse discipline come educazione ambientale, scienze, economia, educazione civica, stanno facendo singolari progressi. Sempre più presenti nelle aule dei paesi tecnologicamente avanzati, si legge sul Corriere, quando i giochi elettronici «entrano in una classe fanno immediatamente schizzare l’attenzione dal 70 al 110%». Serious games: un tempo si chiamavano così i giochi con le carte. Giochi seri. Da una decina d’anni è il nome di un movimento, il cui scopo è analizzare l’impatto educativo, terapeutico e sociale delle nuove tecnologie di gioco e usarle con obiettivi pedagogici e di formazione.

La valutazione del servizio dei docenti esiste già

da Tecnica della Scuola

La valutazione del servizio dei docenti esiste già
di Aldo Domenico Ficara
In particolare gli art. 11 del D.L.VO 16 aprile 1994 n.297 e l’art. 448 del D.L.VO 16 aprile 1994 n.297 sono ben chiari nel dare indicazioni sulla valutazione del servizio dei prof
L’art. 11 del D.L.VO 16 aprile 1994 n.297 dice: 1. Presso ogni circolo didattico o istituto scolastico è istituito il comitato per la valutazione del servizio dei docenti. 2. Il comitato è formato, oltre che dal direttore didattico o dal preside, che ne è il presidente, da 2 o 4 docenti quali membri effettivi e da 1 o 2 docenti quali membri supplenti, a seconda che la scuola o istituto abbia sino a 50 oppure più di 50 docenti. 3. I membri del comitato sono eletti dal collegio dei docenti nel suo seno. 4. La valutazione del servizio di cui all’articolo 448 ha luogo su richiesta dell’interessato previa relazione del direttore didattico o del preside. 5. Alla eventuale valutazione del servizio di un membro del comitato provvede il comitato stesso, ai cui lavori, in tal caso, non partecipa l’interessato. 6. Il comitato dura in carica un anno scolastico. 7. Le funzioni di segretario del comitato sono attribuite dal presidente ad uno dei docenti membro del comitato stesso. 8. Il comitato di valutazione del servizio esercita altresì le competenze previste dagli articoli 440 e 501 in materia di anno di formazione del personale docente del circolo o istituto e di riabilitazione del personale docente. In particolare l’art. 448 del D.L.VO 16 aprile 1994 n.297 dice: 1. Il personale docente può chiedere la valutazione del servizio prestato per un periodo non superiore all’ultimo triennio. 2. Alla valutazione del servizio provvede il comitato per la valutazione del servizio di cui all’articolo 11, sulla base di apposita relazione del direttore didattico o del preside che, nel caso in cui il docente abbia prestato servizio in altra scuola, acquisisce gli opportuni elementi di informazione. 3. La valutazione è motivata tenendo conto delle qualità intellettuali, della preparazione culturale e professionale, anche con riferimento a eventuali pubblicazioni, della diligenza, del comportamento nella scuola, dell’efficacia dell’azione educativa e didattica, delle eventuali sanzioni disciplinari, attività di aggiornamento, della partecipazione ad attività di sperimentazione, della collaborazione con altri docenti e con gli organi della scuola, dei rapporti con le famiglie degli alunni, nonchè di attività speciali nell’ambito scolastico e di ogni altro elemento che valga a delineare le caratteristiche e le attitudini personali, in relazione alla funzione docente. Essa non si conclude con giudizio complessivo, né analitico, né sintetico e non è traducibile in punteggio. 4. Avverso la valutazione del servizio è ammesso ricorso al provveditore agli studi che, sentita la competente sezione per settore scolastico del consiglio scolastico provinciale, decide in via definitiva.

Rembado (Anp): ma il dirigente non è un padrone solitario

da tuttoscuola.com

Rembado (Anp): ma il dirigente non è un padrone solitario

A chi spetta decidere se premiare o punire gli insegnanti? Nei giorni scorsi il ministro Giannini ha sostenuto che “chi dirige un istituto e deve rendere conto della qualità dei servizi si dovrebbe prendere anche questa responsabilità”.

Se questo è il pensiero del Ministro Giannini, non possiamo che rallegrarcene” commenta Giorgio Rembado, presidente Anp, interpellato in proposito da Tuttoscuola. “Tanto più che, noi, cose non diverse le andiamo dicendo da molto tempo”.

Certo – aggiunge Rembado – è questione di intendersi. Quando si dice che la responsabilità di individuare gli insegnanti migliori e di dare loro riconoscimenti spetta al dirigente, noi siamo totalmente d’accordo. Ma non crediamo che il dirigente debba fare tutto da solo: la scuola è un’impresa culturale che egli dirige, ma di cui non è il padrone solitario. E dunque preferiamo dire che al dirigente spetta individuare e mobilitare tutte le risorse interne di cui dispone per valorizzare i migliori professionisti fra coloro che operano insieme a lui nella sua scuola.

Questo vale anche per le sanzioni. Da una parte, dobbiamo accogliere con favore la conferma di quella responsabilità disciplinare che anche la legge ci riconosce e che qualcuno si ostina a mettere di tanto in tanto in discussione. Dall’altra dobbiamo sottolineare che gli insegnanti “incapaci” – per fortuna una minoranza – non sono un problema solo disciplinare. E per riconoscerne l’inadeguatezza personale o professionale occorre il concorso di altri pezzi delle istituzioni: dalle commissioni mediche che troppo spesso chiudono gli occhi di fronte a persone palesemente non in grado di reggere l’impatto con le classi, al servizio ispettivo, che è stato colpevolmente lasciato dissolversi nel tempo e che invece sarebbe indispensabile per certificare la mancanza dei requisiti professionali minimi nelle singole discipline”.

Maestre/i oggi

Convegno Nazionale di Formazione
Maestre/i oggi
Ruolo sociale e didattica
Insegnare nella scuola primaria nonostante i tagli, le “riforme” e il precariato
Bologna, sabato 10 maggio 2014 ore 9.30 – 17.00

Diverse generazioni di maestre e maestri si confrontano
oggi nella classi. Ci sono le insegnanti “storiche” che
hanno costruito i modelli a tempo pieno e a modulo; le
insegnanti più giovani che hanno vissuto l’ultima
stagione di lotte in difesa della qualità e contro “riforme”
che hanno destrutturato i precedenti modelli; infine ci
sono gli e le insegnanti giovani che lavorano in gran
parte da precari e precarie, passando da una scuola
all’altra. Queste tre profili (e a volte generazioni) di
maestre e maestri insegnano in una scuola primaria, già
elementare, fortemente frammentata nelle forme e nelle
dinamiche didattiche, ognuna diversa da quella vicina,
diversificate e messe in concorrenza tra di loro
dall’autonomia scolastica e fortemente condizionate dai
tagli di risorse.
Lo sfondo disciplinare vede l’emergere potente delle
ideologie della valutazione e della trasformazione
didattica in funzione della pratica dei test, con
l’esaltazione delle attività di lettura e matematica e la
cancellazione delle educazioni e del trinomio storiageografia-
scienze. L’orientamento ministeriale sulla
dimensione di sistema interpreta la qualità scolastica
come risultato del merito individuale e non più come
prodotto dell’interazione cooperativa dei vari soggetti
educatori: stiamo assistendo al tentativo istituzionale di
dividere la comunità educante attraverso il falso mito
della meritocrazia.
Lo sfondo socio culturale è quello della crisi economica
perdurante ormai da anni (con potenti ricadute anche sui
salari di docenti e ata), della ambivalente trasformazione
informatica, della crescita progressiva di presenze di
bambine e bambini migranti e di seconda generazione.
Con il convegno intendiamo fare una mappatura della
condizione, del ruolo e della funzione degli insegnanti
nella scuola primaria e nella società attuali. Vogliamo
mettere a confronto le diverse idee di scuola che si
concretizzano nelle pratiche delle maestre e dei maestri
reali. Vorremmo raccogliere le critiche e le istanze di
trasformazione relative ai modelli organizzativi e didattici
nonché ai modelli relazionali e cognitivi che ci troviamo a
ereditare e a praticare nella scuola di oggi.
Il convegno sarà strutturato in una giornata. Nella prima parte della mattinata verranno proposte due
relazioni introduttive ad ampio raggio. Dopo la pausa, si prevedono interventi brevi (10 minuti) dei soggetti
che produrranno entro la settimana precedente una proposta di intervento. Al termine della pausa pranzo
verrà completata la lista degli interventi brevi, quindi si aprirà il dibattito tra i partecipanti.
Iscrizioni: da inviare a cespbo@gmail.com oppure fax 051.3372378
Intervenire al convegno: coloro che intendono sottoporre una ipotesi di intervento da relazionare nella
sessione mattutina del convegno dovranno inviare un abstract alla mail cespbo@gmail.com
L’abstract deve contenere una breve sintesi del tema che verrà trattato nell’intervento rimanendo nel
limite massimo delle 5000 battute.
Info: cespbo@gmail.com www.cespbo.it tel. 051.241336 fax 051/3372378.
Il CESP è Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola ( Decreto Ministeriale 25/07/06 prot.869)
ESONERO DAL SERVIZIO PER IL PERSONALE ISPETTIVO, DIRIGENTE, DOCENTE E ATA
Con diritto alla sostituzione in base all’art.64 comma 4-5- 6- 7 CCNL2006/2009 – CIRC. MIUR PROT. 406 DEL 21/02/06)

Avviso 24 marzo 2014

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici e per l’Autonomia Scolastica
Segreteria del Direttore

L’Istituto d’Istruzione Superiore Professionale e Tecnica “Via Pedemontana” di Palestrina, insieme con l’associazione “Tabula Praenestina” onlus, organizza l’undicesimo CONCORSO NAZIONALE DI ARTE, CULTURA E GASTRONOMIA CON PRODOTTI TIPICI DELL’AREA PRENESTINA denominato “TABULA PRAENESTINA”.

Il concorso, che si terrà nei giorni  28  e  29  maggio 2014  presso la sede staccata dell’Istituto Professionale ad indirizzo Alberghiero di Cave, è riservato agli studenti delle classi  3^,  4^  e  5^  degli Istituti Professionali,  dei Tecnici e dei Licei.

Tradizione ormai consolidata nel territorio, il concorso mira a stimolare gli studi della gastronomia, dell’arte e della cultura dei prodotti tipici, sia dell’area Prenestina che dell’area Laziale, a favorire l’incontro fra regioni e realtà diverse, al fine di scambiare conoscenze, esperienze e metodi di lavoro.

Per qualsiasi ulteriori informazione rivolgersi all’indirizzo e-mail   rmis00400b@istruzione.it  o  ai numeri telefonici   06.9538087  –  06.9536399.

In allegato il regolamento del concorso per l’edizione 2014.

IL DIRETTORE GENERALE
f.to Carmela Palumbo

REGOLAMENTO CONCORSO “TABULA PRAENESTINA”
11° edizione 2014

1. L’undicesima edizione del Concorso “Tabula praenestina” edizione 2014 è organizzata del’IISPT di Palestrina “Via Pedemontana” in collaborazione con l’Associazione “Tabula praenestina” onlus, presso la sede staccata della scuola in Via Venzi 22 a Cave (Roma), nei giorni 28 e 29 maggio 2014.
Sono ammessi al Concorso gli alunni delle classi 3°, 4° e 5° degli Istituti Professionali e Tecnici, con almeno uno dei seguenti indirizzi: alberghiero e ristorazione; turistico; fotografia; abbigliamento e moda. La sezione fotografica è aperta anche a fotoamatori e alunni di Licei.
2. Al concorso può partecipare un alunno per ciascun settore (cucina, sala/bar, ricevimento, fotografia, abbigliamento e moda, turistico).
3. Concorso Alberghiero – Enogastronomico sul tema: “Dall’ antipasto al dolce con alcuni prodotti della cucina prenestina” Partecipano contemporaneamente l’alunno di cucina e l’alunno di sala; i concorrenti dovranno inviare una relazione e la ricetta scritta accompagnata da una fotografia del piatto in concorso, illustrando succintamente la composizione in tutte le sue parti e una scheda del vino abbinato.
Gli ingredienti più comuni saranno a carico dell’organizzazione. Gli ingredienti della ricetta e il vino da abbinare della propria regione, eventuali spezie, aromi e guarnizioni particolari (commestibili) dovranno essere portati dai concorrenti.
Gli allievi di cucina dovranno preparare n. 7 +1 monoporzioni sul tema “Dall’ antipasto al dolce con alcuni prodotti della cucina prenestina” (sette piatti per la giuria, un piatto per realizzarne la fotografia). Gli allievi di cucina avranno a disposizione un tempo massimo di 2 ore e 30 minuti per realizzare la ricetta e potranno portare le preparazioni di base commestibili già pronte.
Gli allievi di sala/bar dovranno dimostrare la preparazione di un cappuccino al bar (concorso del cappuccino) come prima prova, dalle ore 8.30 alle 10.30; poi procedere al servizio del vino con relativa degustazione e abbinamento al momento della presentazione del piatto.
4. Concorso di Ricevimento e/o Turistico
I partecipanti dovranno recapitare, su cd o dvd o pen drive, un itinerario turistico della zona prenestina della durata massima di 8 minuti; saranno quindi invitati ad illustrarlo ed esporlo davanti alla Giuria il giorno della gara.
5. Concorso Fotografico Internazionale
Il concorso è aperto a tutti i fotoamatori e agli studenti delle classi 3°, 4° e 5° degli secondari di secondo grado residenti nel territorio italiano o europeo.
I concorrenti recapiteranno alla scuola (via mail all’indirizzo rmis00400b@istruzione.it o via raccomandata su supporto digitale e a stampa) foto estemporanee sul tema “Il cibo con i suoi aspetti e le sue vicende nella vita della gente”. Si invitano i partecipanti a creare scene fotografiche nelle quali gli alimenti siano protagonisti o figuranti d’eccezione della quotidianità.
Ogni autore può partecipare con massimo n. 5 (cinque) fotografie. Le fotografie dovranno essere stampate su carta fotografica secondo i seguenti standard: 24 x 30 cm e dovranno essere complete dell’indicazione del nome, cognome, indirizzo recapito telefonico e/o-mail dell’autore e di breve descrizione di quanto ritratto.
Le opere possono essere candidate solo da parte del loro autore, il quale candidando un’opera dichiara e garantisce di possedere tutti i diritti sull’opera, che l’opera non lede alcun diritto di terzi e non viola nessuna legge vigente e di essere titolare di ogni diritto morale e patrimoniale d’autore. In ogni caso l’autore manleva l’organizzazione da tutte le responsabilità, costi e oneri di qualsivoglia natura che dovessero essere sostenute a causa del contenuto dell’opera.
Il partecipante, per le opere proposte concede una licenza d’uso completa, non esclusiva, irrevocabile e a tempo indeterminato.
L’opera vincitrice sarà designata, a insindacabile giudizio, dalla Giuria la quale attribuirà un premio alla foto giudicata migliore per contenuto, inteso come aderenza al tema richiesto, e qualità fotografica. La foto, dopo lo svolgimento del concorso, sarà pubblicate nel sito dell’Associazione Tabula Praenestina onlus.
6. Concorso di Moda
I partecipanti dovranno inviare una breve relazione scritta, bozzetti ed eventualmente in un momento successivo anche fotografie dell’abito che intenderanno presentare ed esporre davanti alla giuria; l’abito sarà già confezionato e dovrà essere indossato in occasione della gara. L’abito dovrà essere di linea moderna ispirato alla cultura dell’antica Praeneste (ricamo, musica, monumenti, territorio) o con riferimento alla civiltà romana e del territorio laziale.
7. I lavori delle diverse sezioni del concorso dovranno essere presentati, argomentati ed esposti davanti alla giuria, giovedi 29 maggio 2014 a partire dalle ore 9.
8. Durante lo svolgimento dei Concorsi un rappresentante della Giuria garantirà il corretto svolgimento.
L’assistenza agli allievi verrà assicurata esclusivamente dai docenti e dal personale tecnico predisposto dall’ IISPT di Palestrina.
9. Gli allievi potranno essere accompagnati da un solo docente, che non potrà in alcun modo intervenire durante la preparazione dei lavori in concorso; gli altri eventuali docenti accompagnatori dovranno sostenere autonomamente le spese di soggiorno.
10. Tutti i partecipanti dovranno inviare l’adesione al concorso entro il 30 aprile 2014 via e-mail
all’indirizzo rmis00400b@istruzione.it.
Dati da inviare per l’adesione al concorso:
a. nominativi degli allievi partecipanti,
b. nominativo del docente accompagnatore,
c. relazione con eventuali notizie storiche dell’elaborato presentato per ciascun concorso,
d. per il concorso di cucina: ricetta completa con foto, ingredienti e procedimento per l’esecuzione del piatto per 8 persone
e. dichiarazione di liberatoria all’uso non esclusivo dei materiali in concorso e al trattamento dei dati personali in relazione alle attività legate al concorso.
11. I prodotti vincenti, le ricette e le relazioni pervenute di tutti i concorrenti si riterranno a completa disposizione degli organizzatori per qualsiasi uso.
12. Una Giuria Tecnica di esperti di tutti i settori della competizione, da rappresentanti del mondo dell’arte, della cultura, del turismo e della gastronomia, nominata dal Dirigente dell’IISPT di Palestrina e dal presidente dell’Associazione “Tabula praenestina”, valuterà i concorrenti con la prerogativa di esprimere giudizi insindacabili.
13. I membri della Giuria saranno affiancati da un segretario col compito di registrare le varie fasi relative alle operazioni di voto.
14. Tutti le sezioni di concorso saranno valutate in base ai parametri e ai punteggi di seguito specificati:
· RELAZIONE SCRITTA da 6 a 10
· ATTINENZA AL TEMA PROPOSTO da 6 a 10
· CORRETTA PREPARAZIONE PROFESSIONALE da 6 a 10
· CREATIVITA’/ FANTASIA/ O GUSTO da 6 a 10
· PRESENTAZIONE ED ESPOSIZIONE DELL’ELABORATO da 6 a 10
15 . Ai primi classificati di ciascuna categoria sarà assegnato un premio consistente in un Kindle, a tutti gli altri partecipanti, secondi a pari merito, verrà rilasciato un attestato e un ricordo della manifestazione.
16. Il premio “Tabula Praenestina” consistente in un tablet verrà assegnato dalla giuria all’allievo più
meritevole scelto tra quelli partecipanti a tutte le categorie del concorso.
17. Gli oneri connessi alle spese di alloggio per gli alunni concorrenti e per n. 1 docente accompagnatore saranno a carico dell’organizzazione; gli oneri relativi ad eventuali altri docenti accompagnatori saranno a carico dell’Istituto di appartenenza.
Per informazioni:
– consultare il sito dell’ I.I.S.P.T. “Via Pedemontana” www.professionalepalestrina.it o chiamare al numero tel. 06.9538087 o via fax 06.9537963;
– rivolgersi alla segreteria dell’Associazione “Tabula Praenestina”, prof. Giancarlo Tomassi, tel. 06.95007083, e-mail: tabulapraenestina@alice.it. Le informazioni saranno disponibili anche sul sito dell’Associazione “Tabula praenestina” all’indirizzo: http://www.webalice.it/tabulapraenestina Autorizzazione e trattamento dei dati personali: Ogni partecipante autorizza l’organizzazione al trattamento dei dati personali ai sensi della Legge 196/2003, per tutti gli adempimenti necessari all’organizzazione e allo svolgimento del concorso.