11 aprile 2014 PRIMO SCIOPERO DEI PRECARI DELLA SCUOLA

11 aprile 2014 PRIMO SCIOPERO DEI PRECARI DELLA SCUOLA
Organizzato dal Coordinamento nazionale Precari Uniti contro i Tagli

Presidio sotto il Ministero Istruzione Università e Ricerca di Roma
Via Trastevere – ore 10
per l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i precari della scuola,
docenti e ATA, e contro i progetti politici di smantellamento della scuola
pubblica statale.

Far girare. In allegato volantino da appendere a scuola.

Trasferta Milano- Roma
Stiamo cercando di portare più gente possibile a Roma, l’autobus non è stato più possibile farlo ma cercheremo di noleggiare pulmini o mettere a disposizione auto private. Ad ogni modo è importante una partecipazione la più di massa possibile dato che al presidio del MIUR si chiederà alla Giannini di incontrare i precari della scuola e dare risposte concrete su ritiro dei tagli, assunzioni, scatti di anzianità, ferie non godute, futuri sistemi di reclutamento e tutti gli altri punti inclusi nella piattaforma dei Coordinamenti Precari Uniti contro i Tagli (in allegato). Questo incontro non sarà possibile o non avrà la stessa forza se a chiederlo non ci saranno centinaia di precari venuti da tutta Italia.
Quindi contattateci e venite con noi a Roma:
coordinamento3ottobre@gmail.com

Scuola del fare e non dell’insegnare

SCUOLA DEL FARE E NON DELL’INSEGNARE

di Umberto Tenuta

Verum et factum convertuntur

Avete visto i bimbi appena nati?

Non stanno mai fermi e, anche quando dormono, si rigirano nella culla, e la mamma teme che restino soffocati sotto i cuscini.

Ma essi sono troppo intelligenti per soffocare sotto le coperte.

Non cessano di fare quello che per nove mesi hanno fatto, indisturbati, nel grembo materno.

Muovono la testa intelligente, muovono le braccine che esplorano il mondo vicino in attesa di esplorare quello lontano.

Sgambettano per prepararsi a correre per prati, per colline, per pozzanghere, per laghi, per terre lontane, oltre l’orizzonte.

Appena possono si svincolano dalla vostra mano e corrono, saltano, nuotano, si arrampicano, salgono le scale.

Non li fermate mai, voi madri giudiziose, li lasciate andare ove il disio miri, oltre la cinta dell’orizzonte, per terre lontane, per voli sull’altalena in alto, sempre più in alto, fino a toccare l’azzurro del cielo.

A tre anni, il mondo intorno hanno esplorato con le mani, con i piedi, con le orecchie, con gli occhi, con il naso, con la lingua, con il corpo tutto.

Hanno fatto la conoscenza, la prima conoscenza del loro mondo di figli di donna.

E la saggia materna genitrice li ha incoraggiati, stimolati, aiutati, quando richiesta.

Ora avranno la loro scuola, la scuola dell’infanzia, e là troveranno un giardino, un giardino d’infanzia, porte aperte, finestre spalancate, spazi dentro e fuori, aiuole d’erbe e giaggioli, mirti e lauri, anche i fichi ed i mandorli, ed i ciliegi, ed i peschi.

Là, in fondo, cinguettano gli uccelli e ragliano gli asini…

Un mondo meraviglioso!

Rigodetevelo anche voi, giovani adulti!

Ma non lo togliete ai bambini quando vengono a scuola, a quella primaria ed a quella secondaria ancora più.

Essi hanno bisogno di fare.

Conoscono bene Vico, conoscono bene Giambattista Vico.

Verum et factum convertuntur.

La verità è lo stesso fare!

Conoscono bene anche Confucio

Se ascolto dimentico

Se vedo ricordo

Se faccio capisco

Bene!

O maestre, la vostra saggezza sociopsicopedagogica li comprende.

Ed anche alla scuola primaria e secondaria tenete ben presente che per comprendere occorre prendere, prendere con le mani, manipolare, pedipolare.

La vostra è la scuola del fare.

Voi non avete fretta, rispettate i loro tempi, lasciandoli fare prima di ascoltare, prima di guardare sulle LIM.

Non elencate la scala cromatica ma gliela lasciate scoprire nell’arcobaleno dei fiori, non disegnate i quadrati, i triangoli, i rettangoli, i rombi, le ellissi, i cerchi, ma glieli fate scoprire nelle forme del fiori, nelle finestre dei palazzi, nelle parallele dei marciapdiedi.

Non imparano la scala del SI (ex SMD), ma la costruiscono nel gioco dell’oca……

È un grande daffare nella vostra scuola!

Altro che tavolini biposti allineati e bimbi inchiodati con le mani conserte, le bocche col cerotto, le orecchie tappate, le gambe incrociate.

La scuola è un vivaio di relazione umane, di giovani che toccano, esplorano, costruiscono, sperimentano, inventano, parlano, dialogano…

Imparano, assaporano, annusano, raccolgono le cose che si rassomigliano…

Ma, attenzione: essi imparano facendo!

Imparano a nuotare nuotando!

Imparare a parlare la lingua inglese parlando appunto la lingua inglese con una maestra che l’italiano non parla.

Imparano la sintassi legando le parole.

Imparano la grammatica mettendo le parole nei cestini.

Imparano la storia costruendo le strisce storiche…

Imparano la geografia guardando cieli e terre, monti e mari… senza illusioni ottiche con video registrazione sui tablet.

Imparano la matematica imitando i pastori che nel loro orciuolo mettevano un sassolino per ogni pecora venduta.

Imparano financo la filosofia filosofando coi loro perchè…!

Oddio che bello!

Il paradiso dei bimbi.

Il paradiso dei giovani.

Il paradiso degli studenti!

Miraggio di Fata Morgana?

No, la potete toccare con mano.

Basta mettere sotto chiave le enciclopedie dei libri di testo e via…… spazio alla manualità… alla operatività… alla costruzione… alla invenzione… alla scoperta del mondo!

Nuovi Colombi che spiccano il volo verso le terre ed i cieli infiniti della conoscenza umana che li innamora!

Novelli Prometeo, novelli poeti e navigatori, novelli esploratori che l’universo cosmo esplorano, conoscono, fanno proprio.

Sì, di tutto si appropriano, a nome della loro regina Isabella che, scesa dal trono, tra le ciurme si aggira, spandendo sorrisi e maravedi ai marinai, liberi navigatori sciolti dalle catene che li tenevano inchiodati ai loro banchi.

Ora non sono più schiavi frustati, ma liberi navigatori bramosi di scoprire nuove terre, nuovi cieli, nuovi monti sempre più alti.

Excelsius!

Cristoforo Colombo, su suggerimento di Ulisse, non si lasciò incantare dalle parole, ma mise mano ai remi.

E navigò.

I fatti gli diedero ragione!

Vogliamo provare anche noi nella scuola, cominciando dai fatti, dal fare, dal manipolare, dallo scoprire?

Siatene certi, ogni giovane navigatore raggiungerà la sua terra promessa!

Sarà la sua America, l’America dei suoi sogni , il suo destino di uomo.

Un destino non affidato alle parole.

Un destino costruito, scoperto, inventato giorno dopo giorno nella scuola del fare, della didattica operativa e cooperativa, come la ciurma di Cristoforo Colombo.

Miraggio di Fata Morgana?

No, realtà del fare quotidiano dei giovani, in una scuola nuova, nella scuola in cui si filosofa con Giambattista Vico!

VERUM ET IPSUM FACTUM.

Cara Maestra, vedrai che i tuoi studenti, non solo impareranno, ma comprenderanno e ameranno quello che apprendono.

Non solo, ma attraverso il fare, impareranno come fare quando nuove cose dovranno apprendere.

E tutto questo sarà un gioia, la gioia dei tuoi studenti, la gioia tua, o Maestra, e anche la vostra gioia, o Maestri, se ci siete ancora.

Governo dia certezza di risorse e coerenza al proprio piano programmatico

Di Menna: il Governo dia certezza di risorse e coerenza al proprio piano programmatico

DEF | Inaccettabile l’ipotesi di un nuovo blocco dei contratti dei dipendenti pubblici

La sfida della qualità e della modernizzazione del nostro sistema scolastico si vince dando valore all’impegno e alla professionalità degli insegnanti e del personale che fa funzionare le scuole.
Il documento economico del Governo interviene con un programma di rilancio del paese che prevede interventi sulla scuola. Il documento prevede un diverso contratto al fine di riconoscere impegno e professionalità e per attivare opportunità di carriera.
La Uil Scuola ha più volte rilanciato tale sfida rivendicando l’apertura del negoziato contrattuale, bloccato da 5 anni – ha detto Massimo Di Menna, nel corso di un seminario organizzato dalla Uil Scuola a Chiaravalle sulla figura e la pedagogia di Maria Montessori.
Le basse retribuzioni del personale della scuola sono una vera emergenza.
Occorre un cambiamento concreto da parte del governo sulla scuola.
Lo stesso Def, di fatto, prevede il blocco del contratto reiterato fino al 2020: questo è inaccettabile.
Il Governo chiarisca – ha sollecitato il segretario generale della Uil Scuola  – dia certezza di risorse e coerenza al proprio piano programmatico.

Parcheggi telecomandati per disabili

Parcheggi telecomandati per disabili: Roma sperimenta il dispositivo anti abusi

L’Aci, in accordo con i vigili urbani, testerà l’adattamento di un congegno già impiegato nel privato: una barriera che solo il titolare del posto può abbassare

da Redattore Sociale
10 aprile 2014

ROMA – Prenderà forma la prossima settimana la prima “buona idea di Insettopia per far vivere meglio le persone con difficoltà”: Gianluca Nicoletti, giornalista e fondatore, alcuni giorni fa, della nuova “community dell’autismo”, annuncia così la prossima nascita del dispositivo concepito insieme ad Aci Consult, il gruppo che, per Aci, si occupa di servizi per l’ambiente e la mobilità. Si chiamerà Tommy, come il “ragazzone” autistico figlio di Nicoletti, questo apparecchio che promette di dare una risposta concreta al problema, ormai drammatico nelle grandi città, dell’occupazione abusiva dei posteggi riservati alle persone disabili. In pratica, si tratta di un pannello ad alimentazione fotovoltaica che, installato al suolo, si abbassa quando il legittimo titolare del posto digita il pulsante sull’apposito telecomando.

“E’ una soluzione economica ed estremamente semplice – spiega Riccardo Colicchia, direttore di Aci Consulting, che ha ‘partorito’ l’idea due notti fa – Mi sono svegliato con questa intuizione: abbandonare il progetto più elaborato che avevamo in mente per risolvere il problema ed estendere ai parcheggi per disabili l’utilizzo di questo dispositivo, che si installa con quattro stop e che già è collaudato e impiegato in luoghi privati, come centri commerciali, condomini, ospedali ecc., per impedire l’occupazione abusiva di posti riservati”. Il prototipo è già pronto, prodotto da un’azienda del nord Italia a il primo apparecchio “ci sarà consegnato mercoledì prossimo – annuncia Colicchia – Contiamo di installarlo tra giovedì e venerdì, probabilmente proprio sotto casa di Nicoletti, visto che è Tommy l’ispiratore dell’idea”.

Si tratta di un prodotto “tutto italiano – riferisce ancora Colicchia – per cui disponiamo dei vari pezzi di ricambio. L’azienda lo vende, privatamente, a 400 o 500 euro, ma noi vorremmo ordinarne molti esemplari, riducendo così i costi fino a 300 euro. Dopo la prima installazione, prenderà il via la sperimentazione per circa tre mesi, a carico di Aci Consult, con 4 o 5 esemplari. Se funzionerà, proporremo l’apparecchio a livello nazionale”. Perché ciò sia possibile, però, occorre innanzitutto superare gli ostacoli burocratici e ottenere le autorizzazioni da parte degli enti locali, visto che si tratta di suolo pubblico. In questa direzione, sono stati già compiuti passi importanti: “il Corpo di polizia dei municipi interessati ha accolto favorevolmente l’idea – riferisce Colicchia – Dal punto di vista burocratico, non ci dovrebbero essere quindi difficoltà: se da un lato infatti si tratta di suolo pubblico, dall’altro i posti riservati sono stati assegnati ai cittadini disabili con determina dirigenziale. In questi giorni stiamo informando i presidenti dei vari municipi, ma presto presenteremo la nostra idea anche all’assessore alle politiche sociali Rita Cutini,che speriamo dimostri interesse”.

La disponibilità del Comune è infatti fondamentale per la possibile espansione del progetto: “l’ideale sarebbe che l’amministrazione si impegnasse in una compartecipazione alle spese, per ridurre i costi a carico delle famiglie”. Ma visti i tempi e i bilanci l’ipotesi sembra remota. “Se però la sperimentazione funzionasse e riscuotesse interesse, non escludo che i comuni possano attingere ai fondi per il sociale che ricevono dalle regioni di appartenenza. Intanto, partiamo con la sperimentazione e speriamo che l’idea dimostri di essere efficace nel risolvere un problema che sta diventando un vero incubo per le famiglie delle persone disabili”.

E’ quanto si augura anche Gianluca Nicoletti, che più volte ha denunciato la questione e che proprio da qui parte mettere in moto gli ingranaggi di Insettopia, quel “contenitore permanente per accogliere e lanciare startup di chiunque ci proponga un uso spropositato e folle di ogni supporto che la tecnologia potrà metterci a disposizione per rendere migliore la vita degli autistici”. (cl)

La dirigenza pubblica e il DEF

La dirigenza pubblica e il DEF

La dirigenza pubblica di questo paese ha sempre voluto farsi carico del funzionamento degli uffici e dei servizi al cittadino.

Esprime però oggi una forte preoccupazione perché vede seriamente compromessa la possibilità di perseguire obiettivi di miglioramento continuo dei risultati delle Pubbliche Amministrazioni dalle manovre di politica economica e finanziaria che portano alla deresponsabilizzazione dei dirigenti e alla demotivazione di tutto il pubblico impiego.

Dieci anni di moratoria contrattuale col corrispettivo impoverimento dei dipendenti, la mancata introduzione di sistemi obiettivi di valutazione e di premialità del personale, il pericolo di un rapporto di più stretta dipendenza dei dirigenti dai vertici politici delle Amministrazioni fanno pensare ad un disegno che non potrà non avere ricadute negative sulle performance delle Pubbliche Amministrazioni. Coll’evidente rischio di una fuga dei manager migliori e più giovani e di un ritorno al passato.

La CIDA propone invece di salvaguardare l’autonomia dei dirigenti, dando loro reali poteri di gestione e connesse responsabilità; di introdurre il ruolo unico, esteso a tutta la dirigenza pubblica, dal quale poter attingere esperienze e competenze adeguate alle diversità di incarichi di cui un’amministrazione moderna e plurale della cosa pubblica ha bisogno; il superamento delle gravi e ingiustificate sperequazioni nei trattamenti retributivi dei differenti profili dirigenziali, spostando una parte rilevante della retribuzione sulla parte variabile della stessa e legandola ai risultati della gestione; di far accedere ai pubblici uffici i migliori laureati, che, oltre alle competenze manageriali da verificare anche sul piano attitudinale, siano portatori dell’orgoglio di far parte della classe dirigente chiamata a dare risposte ai reali fabbisogni del paese.

Le linee di politica economica del governo sembrano invece privilegiare l’orizzonte breve e risparmi nell’immediato, e non danno prova di credere al ruolo di pubbliche amministrazioni che siano messe in grado di concorrere alla ripresa economica del paese. Sono ancora portatrici di un antico pregiudizio, del lavoro pubblico inteso come peso di cui cercare di limitare i danni in termini di riduzione dei costi e non come di una delle principali opportunità di investimento sul futuro per tutto il mondo economico e sociale.

Aggiornamento GaE

Aggiornamento GaE: ANIEF ricorre contro la tabella valutazione titoli

 

Per lo spostamento dei 24 punti, del punteggio di servizio, per il bonus di 6 punti aggiuntivi SSIS, per il punteggio di abilitazione in strumento musicale, per il riconoscimento del servizio prestato durante l’abilitazione SFP, per il punteggio del servizio militare prestato non in costanza di nomina e per il riconoscimento del punteggio derivante dall’essere risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra o dall’essere in possesso di diploma magistrale abilitante conseguito entro l’a.s. 2001/02.

 

Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, rileva come “nonostante le numerose sentenze che, negli ultimi anni, hanno visto soccombere il Miur al TAR Lazio prima e presso i giudici del lavoro dopo, l’appello dell’Anief a cambiare radicalmente la tabella di valutazione dei titoli per l’aggiornamento delle GaE è rimasto purtroppo inascoltato”.

 

Per il presidente del giovane sindacato, quindi, “il diritto dei docenti italiani di poter liberamente decidere in quale classe di concorso spostare i 24 punti SSIS o il punteggio di servizio dovrà essere, pertanto, nuovamente riconosciuto nelle aule di giustizia. Lo stesso dicasi – continua  Pacifico – anche per coloro che vogliono ottenere il riconoscimento del punteggio di abilitazione in strumento musicale, la valutazione – quanto meno parziale – del servizio prestato durante lo svolgimento dei corsi di Scienze della Formazione Primaria e del punteggio per il servizio militare di leva prestato non in costanza di nomina”.

 

La tabella titoli allegata al D.M. 235/2014 di aggiornamento è rimasta, per scelta del ministero, inalterata anche sulla questione del bonus aggiuntivo di 6 punti che, ricordiamo, era stato originariamente introdotto solo a beneficio di coloro che hanno conseguito un’abilitazione tramite le SSIS o i corsi assimilati (SFP, AFAM, Cobaslid) e che il punto A.5, invece, estende a tutte le altre abilitazioni, vanificandone di fatto il valore premiale.

 

“Anche sulla questione del bonus di 6 punti SSIS – conclude Pacifico – abbiamo in cantiere nuove iniziative che coinvolgeranno sia coloro che hanno già proposto ricorso in passato che coloro che vorranno iniziarlo adesso”.

 

Infine, Anief intende intraprendere un contenzioso per far riconoscere il punteggio previsto dal punto C.2 della tabella (3 punti) a coloro che sono già inseriti nelle GaE e sono risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra o sono in possesso di diploma magistrale abilitante conseguito entro l’a.s 2001/02.

 

Le istruzioni per ricorrere avverso la tabella valutazione titoli saranno diramate dall’Anief tra il 14 e il 21 aprile, dopo l’apertura del modulo telematico su istanze on line. Per poter avviare questi ricorsi, infatti, sarà necessario dichiarare nella domanda la volontà di spostare o ottenere il riconoscimento del punteggio negato seguendo le indicazioni che il sindacato metterà a disposizione di tutti gli interessati.

 

Riequilibriamoci

Riequilibriamoci

 di Claudia Fanti

Mai come in questo scorcio di secolo l’attenzione pedagogica  è stata così “bassa”.

Più insegno e più mi rendo conto della necessità, del bisogno, della sete di dialogo, di conversazione, di giri di parole con i pari e con le maestre, sia collettivamente sia individualmente.

Mai come ora invece, di contro, tutti quelli che si interessano a vario titolo di scuola, dirottano le argomentazioni verso strutture, codici delle discipline, tecnologie, quiz, crocette e griglie.

A questo punto si apre uno scenario con un problema da risolvere grande come il mondo: cosa si vuole fare dei bambini e delle bambine che adorano la narrazione, le descrizioni, la poesia, la letteratura per l’infanzia, la realizzazione di oggetti, la rappresentazione teatrale…?

La voce, la nostra voce di maestre e maestri, quella che racconta, che pone domande, che esprime dubbi e ascolta le risposte bambine,  è diventata una calamita. E si badi bene, non soltanto per l’insegnamento dell’ italiano, bensì per la storia dei numeri, per la storia, per la geografia, la musica, la lingua straniera, ecc…

Bambine e bambini sono rapiti, disposti perfino a rinunciare a ricreazione e divertimenti di vario tipo pur di ascoltare la voce della maestra e la propria mentre racconta.

Mi piacerebbe che molti si avvicinassero in classe ad ascoltare i livelli di speculazione che raggiungono i nostri alunni e le alunne quando ragionano insieme, quando indagano argomenti relativi alla propria esistenza e ai saperi utilizzando brani di letteratura, ascoltando musica, drammatizzando col corpo storie, ecc…

Eh sì, perché anche il corpo, quello fatto di gambe, braccia, volto, torace, non è soltanto una macchina per lo sport, o dita e occhi per battere su una tastiera e guardare una lim. Il corpo, all’età dei bambini e delle bambine con i quali le maestre lavorano, è qualcosa di dimenticato dai più, compresi gli stessi bambini!

Tuttavia, se si sceglie di farlo agire nella sua interezza, diventa un magnifico strumento per far vivere sentimenti, emozioni e perfino, pensa un po’, logica e riflessione.

Corpo, voce che racconta, gestualità, espressione del volto, storie  di vita “vissuta” in prima persona, storie di altri, rievocazione del passato proprio e dei propri cari, rappresentazione grafica… sono gli aiutanti magici per avvicinare qualsiasi tipo di sapere con la passione e l’entusiasmo per la vita, per le scienze, per ogni disciplina, per ogni argomento, anche il più astruso.

Gli anni ’70 questo avevano insegnato alle maestre e ai maestri. Gli anni’80 avevano arricchito e reso equilibrato l’incontro fra spontaneità e sistematicità, l’avevano reso efficace e vincente. Questo si era capito:  senza “narrazione” con la voce e con il corpo nulla viene interiorizzato. Tutto viene imparato per un tempo esiguo, il tempo della memorizzazione volatile, che non resta, che dimentica e non si travasa da un contesto all’altro.

I nostri sono diventati paradossalmente e  nuovamente i tempi delle “elencazioni”, delle prove, della competizione sterile con il voto e i compiti in classe, con le verifiche, con le unità didattiche, chiamate in altro modo, ma pur sempre unità. Anni senza un equilibrio pedagogico.

Ci siamo dimenticate/i che la formazione del bambino deve essere rispettosa dell’integralità della sua persona, che lei/lui apprendono se coinvolti dalla magia della narrazione in ogni sua forma e che essa per essere efficace deve seguire il filo conduttore delle proposte scaturite dalle esigenze espresse dai bambini e dalle bambine, soprattutto oggi quando essi ci presentano problematiche esistenziali complesse scaturite dalla difficile società in cui vivono.

Proprio oggi, quando bambine e bambini ci raccontano quotidianamente delle loro “sofferenze” di solitudine, di incapacità di gestire i conflitti familiari e amicali, di fare amicizie…proprio oggi nell’epoca dei figli unici, delle disgregazioni familiari, delle tristi vicende delle famiglie in crisi economica, noi dovremmo raddoppiare lo sforzo dell’ascolto e del parlato, del far agire il corpo in ogni sua parte per trovare in esso la soddisfazione del saper fare per realizzare se stessi e per imparare a creare rapporti con i compagni e le compagne di viaggio, senza paure, senza tecnicismi ingombranti, ma con la forza delle idee che si misurano col fare e col pensare, con il recitare e con il leggere, con lo scrivere e con il costruire, con il rappresentare, con l’esprimere opinioni ed emozioni.

Conosco tante e tanti bravi insegnanti mortificati da un sistema nel quale non si riconoscono, che si sentono limitati nella loro azione e nella loro libertà d’insegnamento dai lacci e laccioli delle leggi e dalle circolari che non tengono conto dalle realtà in cui essi vivono: oggi vengono richieste ai docenti cose che non sono neppure possibili proprio per la mancanza di strumenti dati dallo Stato nonostante le pretese dello stesso, e mi spiace, perché se maestre e maestri prestassero attenzione alla domanda di vita e di parole che hanno i bambini e le bambine, si sentirebbero forti e grandi per il solo fatto di essere maestri e maestre colmi di un’umanità e di un sapere di cui i loro alunni e le loro alunne hanno assoluto bisogno e se partissero da quella domanda, non sarebbero sfiduciati e stanchi, ritroverebbero se stessi dinanzi ai corpi e alle menti di squadre  di bambini e bambine disposti ad affrontare qualsiasi apprendimento e qualsiasi sfida del sapere.

Organizzazione di sistema e strumenti servono, ma ogni energia spesa per addestrare e per ubbidire passivamente al cosiddetto “nuovo” è spesa male, produce frustrazione e riduce l’insegnante a un esecutore che non trova più senso nel proprio lavoro, aumenta la quantità di alunni che si perdono rivelando conflitti cognitivi, conflitti affettivi ed emotivi.

Non è un caso se oggi crescono quelli che si chiamano discalculia, disgrafia, dislessia, difficoltà di attenzione e concentrazione, atteggiamenti asociali e aggressivi. La velocizzazione dei ritmi, la quantità degli apprendimenti sincopati, la fretta con la quale si cambiano unità di insegnamento e di apprendimento, saltando da un argomento all’altro, da un esercizio all’altro, non favoriscono né un clima sereno né una crescita armonica e rendono sterile qualsiasi insegnamento anche il più dotto e sapiente.

La latitanza dell’organo strategico, causa prima della crisi della scuola

La latitanza dell’organo strategico, causa prima della crisi della scuola

di Enrico  Maranzana

Il sistema educativo italiano è costituito da organismi strategici, da organismi tattici, da organismi operativi[1], configurazione conforme agli avanzamenti della scienza dell’organizzazione.

Il Consiglio di Circolo/Istituto é al vertice della struttura scolastica

La sua responsabilità primaria è la “elaborazione e l’adozione degli indirizzi generali” [2].

Una funzione irrisolta, sistematicamente elusa: gli organismi ad esso sottordinati vivono nell’indeterminatezza.

La lettura delle convocazioni d’inizio d’anno dei Collegi dei docenti non lascia spazio al dubbio interpretativo.

Si propone un caso rappresentativo dell’universo scolastico[3].

OGGETTO: Convocazione Collegio dei Docenti

con il seguente o.d.g. :

  1. Lettura e approvazione verbale della seduta precedente
  2. Comunicazioni del dirigente scolastico
  3. Breve resoconto sugli esami di Stato a.s. 2012/13
  4. Piano dell’Offerta Formativa a.s. 2013/14
    1. Relazione sui progetti svolti nell’a.s. 2012/13
    2. Previsioni per l’a.s. 2013/14
    3. Relazioni docenti titolari di Funzioni strumentali a.s. 2012/13
    4. Individuazione Funzioni Strumentali a.s. 2013/14
    5. Periodi dell’anno scolastico ai fini della valutazione
    6. Riunioni dei Dipartimenti disciplinari
  5. Calendario impegni di settembre
  6. Calendario impegni collegiali nell’anno scolastico
  7. Elezione del Comitato per la Valutazione del Servizio
  8. Varie ed eventuali

Il Collegio avrà la prevedibile durata massima di due ore e mezza.

A seguire, si incontreranno i Docenti delle classi prime per predisporre il Progetto di accoglienza e per ricevere le informazioni utili all’avvio dell’anno scolastico.

___________

OGGETTO: Convocazione Collegio dei Docenti

con il seguente o.d.g. :

  1. Lettura e approvazione verbale della seduta precedente
  2. Comunicazioni del dirigente scolastico
  3. Individuazione dei titolari delle Funzioni Strumentali a.s.2013/14
  4. Organizzazione dell’Istituto
  5. Calendario impegni collegiali nell’anno scolastico
  6. Elezione del Comitato per la Valutazione del Servizio
  7. Varie ed eventuali

Il Collegio avrà la prevedibile durata massima di due ore.

___________

OGGETTO: Convocazione Collegio dei Docenti

con il seguente o.d.g. :

  1. Lettura e approvazione verbale della seduta precedente
  2. Comunicazioni del dirigente scolastico
  3. Valutazione primo periodo: proposte dai Distretti disciplinari
  4. Organizzazione dell’Istituto
  5. Varie ed eventuali

Il Collegio avrà la prevedibile durata massima di un’ora.

Seguirà la riunione dei Dipartimenti disciplinari.

Il testo delle convocazioni evidenzia come il modello di scuola in atto sia parcellizzato, saldamente ancorato alla tradizione.  Le discipline sono il cardine del servizio.

La progettualità formativa/educativa/dell’istruzione[4], sostanza della “programmazione dell’azione educativa”[5] è sconosciuta.

Il principio che stabilisce la strumentalità della conoscenza[6] è infranto: il sistema educativo non è orientato alla promozione dell’apprendimento[7].

La condizione necessaria per la costituzione di un gruppo di lavoro é l’esistenza di una finalità comune.

La sua mancanza produce sterilità e demotivazione.

E’ onere del Consiglio di Circolo/Istituto indirizzare il servizio scolastico, elencando le competenze generali[8] che gli studenti esibiranno al termine del percorso scolastico[9]

I nuovi regolamenti di riordino del 2010 hanno notevolmente facilitato il lavoro del Consiglio di Circolo/Istituto. Essi forniscono un ampio repertorio di competenze generali, descrittrici dei comportamenti che gli studenti dovranno essere in grado di esibire al termine del loro percorso scolastico.

Il Consiglio le deve adattare alla situazione locale.

A titolo esemplificativo:

Saper leggere e comprendere testi complessi di diversa natura, cogliendo le implicazioni e le sfumature di significato proprie di ciascuno di essi, in rapporto con la tipologia e il relativo contesto storico e culturale [licei].

Utilizzare strategie orientate al risultato, al lavoro per obiettivi e alla necessità di assumere responsabilità nel rispetto dell’etica e della deontologia professionale [istituti professionali].

Utilizzare modelli appropriati per investigare su fenomeni e interpretare dati sperimentali [istituti tecnici].

Il Consiglio di Circolo/Istituto integrerà il documento programmatico con la specificazione dei “criteri generali della programmazione educativa[10] al fine di rendere unitario il lavoro del Collegio dei docenti, per garantire la convergenza di tutti gli insegnamenti.

In particolare richiederà la formulazione di ipotesi di lavoro a cui ogni disciplina parteciperà con il proprio bagaglio di problemi, di metodi e di oggetti: un apposito organismo avrà il compito di monitorarne periodicamente l’efficacia.[11],[12]



[1] TU 297/94 – in rete: “Coraggio! Organizziamo le scuole”; “Quale formazione per il dirigente scolastico?”

[2] TU 297/94  – art. 10 comma 1

[3] Individuato da Google

[4] DPR 275/99 art. 1 comma 2

[5] TU 297/94  art. 7 comma 2 lettera a)

[6] Legge 53/2003 art. 2 comma 1 lettera a)

[7] CFR in rete: Anna Maria Ajello – Apprendimento e competenza: un nodo attuale

[8] Legge 53/2003 art. 2 comma 1 lettera a)

[9] DPR 275/99 art. 3 comma 3

[10] TU 297/94 art. 10 comma 3 lettera d)

[11] TU 297/94 art. 7 comma 2 lettera d)

[12] TU 297/94 art. 10 comma 3

I ministri, l’inglese e l’ignoranza dell’italiano

da l’Unità

I ministri, l’inglese e l’ignoranza dell’italiano

di Benedetto Vertecchi

ALCUNE RECENTI AFFERMAZIONI DEL MINISTRO GIANNINI CIRCA GLI INDIRIZZI DI POLITICA SCOLASTICA HANNO RIPROPOSTO il tormentone dell’insegnamento dell’inglese fin dall’inizio del percorso scolastico. Dalla Moratti in poi, si direbbe che nessun obiettivo sia stato così puntualmente ribadito dai ministri che si sono succeduti nel governo della scuola. Non è chiaro se rientrasse nelle intenzioni del ministro Giannini, ma ciò che ha affermato circa la necessità di un rinnovato impegno nella direzione indicata suona come una condanna senza appello nei confronti dei ministri precedenti, che non sono stati capaci di far corrispondere alle parole azioni conseguenti. Su quest’ultimo punto si può anche essere d’accordo: tanto rumore è stato per nulla, o quasi. La questione, tuttavia, non è questa. Il fatto che un ministro dopo l’altro rilanci come nodo centrale la questione dell’inglese, assunto, insieme a un po’ di materiale digitale, a segnale di un percorso di modernizzazione, è una prova della mancanza di ipotesi interpretative circa lo sviluppo non solo della scuola, ma più in generale della cultura diffusa nel Paese. A ciò si aggiungano affermazioni di contorno che appaiono quanto meno discutibili. Per cominciare, credo sia tutto da dimostrare che in altri Paesi (per esempio, la Francia), la conoscenza dell’inglese sia migliore che da noi. Se poi la questione fosse posta in termini educativi generali, e cioè non di conoscenza sic et simpliter dell’inglese, ma di crescita culturale collegata all’apprendimento di un seconda lingua, basterebbe attraversare la Manica per rendersi conto di quanto un tale intento sia lontano dall’essere conseguito nel Regno Unito. Il richiamo all’esigenza di estendere l’insegnamento dell’inglese, per di più generalmente giustificato in termini utilitari, non solo fa torto alla grande cultura che si è espressa in tale lingua, ma fa emergere in modo evidente l’assenza di un disegno strategico per ciò che comporta il sostegno alla conoscenza della lingua italiana, da troppo tempo bistrattata dalla subcultura dei mezzi di comunicazione e di quella degli apparati di potere (politici, amministrativi, economici). Dovrebbe far riflettere l’abitudine a utilizzare espressioni inglesi per indicare intenti che non ci sarebbe altro inconveniente ad esprimere in italiano che non sia una maggiore immediatezza nel comprenderli. Da troppo tempo, non solo in relazione a problemi educativi, non si parla più di cultura, non ci si chiede più quale sia il profilo desiderabile della popolazione, né quale sia il percorso attraverso il quale condurre a compimento gli intenti delle scelte compiute. Gli interventi sul sistema educativo appaiono contingenti e, per ciò che riguarda la lingua italiana, privi di strategia. E non potrebbe essere altrimenti, visto che l’educazione scolastica è ridotta a una questione organizzativa, priva di implicazioni che sollecitino interpretazioni di qualche respiro, che si proiettino nell’arco di un tempo abbastanza esteso da comprendere non solo il periodo in cui bambini e ragazzi ricevono un’educazione sequenziale, ma almeno parte del successivo percorso di vita. Nella rincorsa disordinata di suggestioni che diano l’idea della modernizzazione, la soluzione più semplice è sembrata l’utilizzazione di linguaggi di settore, meglio se di incerta comprensione, come quando espressi in una lingua straniera. Nella scuola hanno trovato espressione gli stessi simulacri comunicativi affermati a livello sociale, nei quali si combinano espedienti retorici per palati non troppo esigenti, volgarità, trasgressioni grammaticali e sintattiche e barbarismi per lo più non giustificati. Si dovrebbe compiere un’analisi parallela della deriva dell’italiano nella scuola e nella società per rilevare la concomitanza delle manifestazioni involutive che si riscontrano nella cultura dell’educazione formale e in quella che si esprime nella vita quotidiana. Si potrebbero ottenere indicazioni importanti per un programma teso ad accrescere nel complesso la cultura della popolazione. Tornare ad agitare lo stendardo dell’inglese è un modo per evitare il nodo della questione educativa. Nessuno nega che sia necessario promuovere una migliore conoscenza delle lingue straniere (e ciò vale non solo per l’inglese), ma è quanto meno stravagante non considerare prioritario in un programma di intervento educativo far riferimento a una solida conoscenza della lingua nazionale. Obiettivi specificamente educativi non possono che associarsi all’acquisizione della competenza linguistica che consente una più compiuta espressione del pensiero di ciascuno, lo scambio più efficace nelle relazioni interpersonali, la partecipazione più consapevole alla vita politica e a quella sociale. Si tratta di obiettivi che in ogni Paese sono prioritariamente collegati alla conoscenza della lingua che ha accompagnato lo sviluppo cognitivo, affettivo e sociale di ciascuno. Basterebbe osservare alcuni comportamenti culturali diffusi per rendersi conto di quanto sia necessario avviare iniziative per il potenziamento della competenza linguistica, sia dal punto di vista tecnico, sia da quello della comprensione del parlato e della produzione del linguaggio scritto. Cresce il numero di bambini e ragazzi che non sono più in grado di coordinare gli elementi percettivi e motori occorrenti per scrivere. Molti si limitano tracciare i segni del maiuscoletto, talvolta raccordandoli fra loro nel tentativo di ricreare una sorta di corsivo. Si scrive e si legge sempre meno, e ne risultano impoveriti il lessico e l’organizzazione del discorso. Qualunque insegnante potrebbe fornire esempi dei limiti che si vanno manifestando nella competenza verbale, e che hanno ricadute facilmente intuibili nelle altre aree dell’apprendimento. È a queste difficoltà che s’intende rimediare insegnando un po’ più d’inglese? Perché invece non impegnarsi in un programma di sviluppo della qualità dell’uso linguistico nell’educazione formale e nell’uso sociale?

Il rientro a scuola dopo il 30 aprile del docente lungodegente

da Tecnica della Scuola

Il rientro a scuola dopo il 30 aprile del docente lungodegente
di Lucio Ficara
Le regole stanno scritte nell’articolo 37 del CCNL. A determinate condizioni il docente supplente resta in servizio e il titolare viene impiegate in supplenze o altre attività didattiche.
Se dopo un periodo di lungodegenza o dopo una assenza di lungo periodo dovuta a  ragioni non legate alla malattia, come ad esempio la conclusione  di un periodo di dottorato di ricerca, un docente dovesse rientrare in servizio dopo il 30 aprile, non potrà riprendere servizio nelle proprie classi. Infatti, per tutelare la continuità didattica ed in particolare modo quella riferita alle classi terminali, esiste una norma contrattuale che mantiene in servizio il docente supplente ed impegna il docente titolare nello svolgimento di supplenze dei docenti assenti, o anche in interventi didattici integrativi per un numero di ore pari a quello della propria cattedra. Nello specifico, la norma contrattuale di riferimento è l’art.37 del CCNL 2006-2009. In tale articolo si indicano i casi in cui un docente, che rientra in servizio dopo il 30 aprile dopo una lunga assenza, non potrà fare ritorno nelle proprie classi. L’articolo in questione chiarisce che, al fine di garantire la continuità didattica, il personale docente che sia stato assente, con diritto alla conservazione del posto, per un periodo non inferiore a centocinquanta giorni continuativi nell’anno scolastico, ivi compresi i periodi di sospensione dell’attività didattica, e rientri in servizio dopo il 30 aprile, è impiegato nella scuola sede di servizio in supplenze o nello svolgimento di interventi didattici ed educativi integrativi e di altri compiti connessi con il funzionamento della scuola medesima. Per le medesime ragioni di continuità didattica il supplente del titolare che rientra dopo il 30 aprile è mantenuto in servizio per gli scrutini e le valutazioni finali. Il predetto periodo di centocinquanta giorni è ridotto a novanta nel caso di docenti delle classi terminali. Una norma corretta che dà importanza e centralità alla continuità didattica, che se interrotta in un momento delicato dell’anno scolastico, come quella del mese di maggio dedicato alle ultime verifiche e alla conclusione dei programmi scolastici, potrebbe creare disagi evidenti agli studenti. Quest’anno il periodo del 30 aprile è preceduto dalle festività pasquali che saranno calcolate nel computo dei 150 o 90 giorni  di assenza del docente, per fare scattare l’applicazione della norma prevista dall’art.37, sempre che il rientro avvenga successivamente al 30 aprile. Questa norma è particolarmente sentita  e patita dal personale precario che supplisce docenti lungodegenti o comunque che si assentano per lunghi periodi. Infatti è utile sapere che per giochi di calcolo delle giornate di assenza del titolare, il carattere continuativo del periodo di assenza può essere interrotto, qualora il titolare rientri in servizio per periodi di qualsiasi durata, anche di un solo giorno, ivi inclusi periodi di festività scolastica non compresi nei provvedimenti che danno titolo all’assenza. A nostro modo di vedere nel prossimo contratto scuola, bisognerebbe tutelare maggiormente la continuità didattica, garantendo il servizio al docente precario di svolgere la sua attività didattica senza il timore di fare i conti dei 150 giorni ed aspettare con ansia di festeggiare la giornata del lavoro, che lo condurrà fino al giorno degli scrutini finali.

Libri di testo fai-da-te e gli editori si allarmano

da Tecnica della Scuola

Libri di testo fai-da-te e gli editori si allarmano
di P.A.
Nella circolare sui libri di testo è detto pure che i collegi dei docenti potranno scegliere strumenti alternativi ai libri di testo, purché coerenti con i limiti di spesa e con i programmi in vigore. E le case editrici? Non sono sereni
Le scuole, secondo quanto previsto dalla circolare sui libri di testo, potranno anche predisporre materiale didattico digitale in proprio, secondo linee guida allestite dal Miur, mentre nel prossimo anno scolastico tali contenuti potrebbero essere acquisiti dal ministero che li metterà a disposizione di tutte le scuole italiane. Una scelta importante questa, anche perché può servire per mettere a confronto, verificandole, le strategie didattiche e contenutistiche delle scuole fra loro, in una sorta di scambio culturale e di dialogo su produzioni concrete. E se la via dell’editoria digitale si va sempre più spianando, preoccupati appaiono gli editori e non solo perché potrebbe calare il mercato dell’editoria scolastica. “Queste forme di autoproduzione nascono in modo accidentale e non si considera assolutamente il ruolo importante di validazione scientifica e culturale fatto dalle case editrici”, dice a Radio 24 Giorgio Palumbo, presidente del gruppo educativo dell’AIE. “Sembrano opere prive di un progetto didattico coerente che aggreghi i materiali, fare un libro di testo non significa fare un’enciclopedia”. Il timore degli editori è che ci possa essere un calo della qualità dei testi prodotti e proposti agli studenti, per cui invitano il Miur a vigilare. 
 Dal prossimo anno scolastico comincia anche l’inserimento sempre più significativo di libri in formato misto (digitale-cartaceo) e totalmente digitale. Sono inoltre previste riduzioni dei tetti di spesa per le classi iniziali della scuola secondaria di I e II grado e le terze superiori del 10% se tutti i libri sono di nuova adozione in formato misto e del 30% se sono tutti digitali.

Irregolarità durante i test e possibile “maxi ricorso”

da Tecnica della Scuola

Irregolarità durante i test e possibile “maxi ricorso”
di P.A.
L’Udu e la Rete degli studenti segnalano molte irregolarità un po’ dovunque nello svolgimento dei test per l’ammissione nelle facoltà a numero chiuso. Si andrebbe dalla violazione dell’anonimato, a plichi di test danneggiati, a violazioni diffuse della procedura, a domande palesemente errate
Segnala l’Udu che a Bari un plico sarebbe stato aperto prima che gli studenti entrassero in aula e che non conteneva più le prescritte 50 buste, ma 49: motivo per cui l’intero test potrebbe essere annullato. Scrive l’Udu: “Come UDU e Rete studenti abbiamo dato mandato all’Avv. Michele Bonetti di sporgere un esposto alla Procura della Repubblica denunciando tutte le irregolarità che ci stanno segnalando in queste ore e per tutte le sedi chiedendo per il caso di Bari il sequestro penale di tutti i compiti inoltrati al Cineca per la correzione e di tutta la documentazione in originale presente ancora presso l’Ateneo”. “Se i compiti sono usciti da Bari o da un’altra sede è tutto il concorso da annullare. In una graduatoria nazionale quello che succede a Bari si ripercuoterà a catena sulle altre sedi per questo chiediamo già da ora alla Ministro di sanare le ammissioni di tutti i partecipanti al test consentendo loro di studiare nel prossimo anno accademico. Se un concorso è truccato non possono rimetterci sempre gli studenti.” “A causa delle numerosissime irregolarità che si sono verificate, anche quest’anno l’UDU, insieme alla Rete degli Studenti Medi, apre le adesioni al Maxi Ricorso collettivo contro i test d’ingresso: abbiamo già ricevuto numerosissime richieste di adesione al ricorso provenienti da tutta Italia. Chiunque voglia aderire e abbia riscontrato irregolarità durante lo svolgimento del test contattiricorsi@unionedegliuniversitari.it o faccia segnalazione attraverso l’APP test d’ingresso sicuro 2014.”

La certificazione per entrare gratis ai musei

da Tecnica della Scuola

La certificazione per entrare gratis ai musei
di L.L.
Il Miur trasmette il modello che i docenti dovranno farsi rilasciare dal Dirigente scolastico e presentare alle biglietterie
In applicazione del D.I. del 19 febbraio scorso, pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 71 del 26 marzo, il Miur ha trasmesso la nota prot. n.3434 del 9 aprile 2014 con la quale detta istruzioni sull’accesso gratuito ai musei statali e nei siti di interesse archeologico, storico e culturale, da parte degli insegnanti.
Il Miur nella nota conferma che l’agevolazione interessa tutti i docenti, sia con incarico a tempo indeterminato, sia determinato.
I Dirigenti scolastici dovranno compilare e rilasciare ai docenti l’apposito modello, allegato alla nota stessa. Per i docenti a tempo determinato, vanno indicate la data di inizio e di fine dell’incarico.
L’iniziativa è sperimentale e avrà termine il 31 dicembre 2014, salvo che non vengano esauriti prima i fondi messi a disposizione. Il Miur precisa anche che nel diritto alla gratuità non rientra l’accesso alle mostre temporanee e potrebbero essere richiesti i diritti alla prenotazione.

Libri di testo: si possono adottare, ma anche no

da Tecnica della Scuola

Libri di testo: si possono adottare, ma anche no
di R.P.
Lo ribadisce la circolare diramata il 9 aprile dal Ministero dell’Istruzione. Rispetto a quella precedente del 19 marzo vengono fornite alcune precisazioni sul materiale digitale prodotto dalle scuole.
Ci sono volute quasi tre settimane, ma alla fine il Ministero è riuscito ad emanare la tanto attesa circolare sulle adozioni dei libri di testo: quella del 19 marzo scorso, infatti, era stata ritirata quasi immediatamente in quanto conteneva alcune imprecisioni. Ora, a distanza di tempo, si comprende che in realtà la differenza sostanziale fra i due documenti ministeriali riguarda soprattutto la questione dei materiali digitali prodotti dalle scuole. In particolare il Ministero precisa che entro la fine di questo anno scolastico (presumibilmente quindi durante il periodo estivo) saranno emanate apposite linee guida contenenti le indicazioni necessarie per l’elaborazione dei materiali in questione. Inoltre il Miur chiarisce fin da ora che entro la fine del 2014/2015 tutti i materiali digitali prodotti dalle scuole dovranno essere inviati al Ministero stesso in  modo da poter essere messi a disposizione di tutte le scuole d’Italia che volessero utilizzarli. Per il resto la circolare pubblicata il 9 aprile è perfettamente identica a quella del 19 marzo e contiene anche una puntuale rassegna di tutte le disposizioni di legge che riguardano la materia delle adozioni. In particolare va segnalato che la nota ministeriale sottolinea (nel senso che la parola è proprio sottolineata) che le scuole “possono” adottare i libri di testo, ma non ne sono affatto obbligate.

Decreto GaE: chi deve presentare la domanda?

da Tecnica della Scuola

Decreto GaE: chi deve presentare la domanda?
di Lara La Gatta
Il decreto riguarda il personale docente ed educativo, inserito a pieno titolo o con riserva, nelle fasce I, II, III e aggiuntiva, che voglia richiedere la permanenza e/o l’aggiornamento del punteggio, la conferma dell’iscrizione con riserva o lo scioglimento della stessa, il trasferimento da una ad un’altra provincia.  Domande on-line dal 14 aprile al 10 maggio 2014. Solo le certificazioni sono da trasmettere in modalità cartacea
Il D.M. n. 235 del 1° aprile 2014, trasmesso dalla nota prot. n. 999 del 9 aprile 2014, riguarda esclusivamente l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento per il personale docente ed educativo ed i trasferimenti da una provincia all’altra, mentre con successivi provvedimenti saranno dettate istruzioni sulle procedure di assunzione a tempo indeterminato e a tempo determinato, nonché per l’integrazione e aggiornamento delle graduatorie di circolo e di istituto, compresa la scelta della provincia e delle sedi.
Le GaE avranno validità per gli anni scolastici 2014/2015, 2015/2016 e 2016/2017 e saranno utilizzate per le assunzioni a tempo indeterminato sui posti annualmente autorizzati.
Dalle stesse graduatorie saranno inoltre conferite le supplenze annuali e quelle fino al termine delle attività didattiche.
Il personale docente ed educativo, inserito a pieno titolo o con riserva, nelle fasce I, II, III e aggiuntiva (IV fascia), potrà così chiedere:
a. la permanenza e/o l’aggiornamento del punteggio con cui è inserito in graduatoria,
b. la conferma dell’iscrizione con riserva o lo scioglimento della stessa;
c. il trasferimento da una ad un’altra provincia nella quale verrà collocato, per ciascuna delle graduatorie di inclusione, anche con riserva, nella corrispondente fascia di appartenenza con il punteggio spettante, eventualmente aggiornato a seguito di contestuale richiesta. La richiesta di trasferimento da una ad altra provincia comporta, automaticamente, il trasferimento da tutte le graduatorie in cui l’aspirante è iscritto e, conseguentemente, la cancellazione da tutte le graduatorie della provincia di provenienza.
Nel modello di domanda, da trasmettere tramite Istanze on-line, dovranno essere dichiarati, oltre al possesso del titolo di abilitazione o idoneità, i titoli culturali e di servizio valutabili, nonché gli eventuali titoli posseduti di idoneità all’insegnamento della lingua inglese e di specializzazione all’insegnamento a favore degli alunni disabili, il diritto alla riserva dei posti o alla preferenza nella graduatoria nel caso di parità di punti, seguendo lo schema del modello medesimo. Tutti i titoli valutabili devono essere posseduti e dichiarati entro la data di scadenza dei termini di presentazione della domanda, che è fissata al 10 maggio 2014. Riguardo al termine iniziale per la presentazione della domanda, notiamo che il decreto riporta la data del 10 aprile, mentre la nota di accompagnamento riferisce il 14 aprile, indicando invece il 10 aprile come data per perfezionare la registrazione.
Ad ogni modo, entro il 10 maggio, oltre alla domanda, devono essere trasmesse, questa volta in modalità cartacea (con raccomandata A/R o con consegna a mano), direttamente all’ufficio territoriale della provincia prescelta, le seguenti certificazioni: • certificazioni sanitarie attestanti diritti di riserva dei posti o di precedenza; • titoli artistici-professionali di cui all’art. 3 comma 3; • servizi di cui all’art. 2 comma 5.
Seguiranno tempistiche diverse, che saranno successivamente comunicate, lo scioglimento delle riserve e l’inserimento dei titoli di specializzazione per coloro che conseguono i relativi titoli dopo la data di scadenza dei termini ed in tempo utile per le assunzioni relative agli anni scolastici 2014/15, 2015/16 e 2016/17 (il riferimento è alla specializzazione sul sostegno secondo la normativa vigente e al diploma di Specializzazione nella didattica differenziata Montessori).
Per quanto riguarda la conferma dell’iscrizione con riserva, debbono chiedere di permanere in graduatoria con riserva, compilando il modello 1:
a) coloro che sono già iscritti con riserva in graduatoria ad esaurimento in quanto in attesa del conseguimento del titolo abilitante che viene acquisito dopo il termine di scadenza della presentazione delle domande;
b) coloro che, già iscritti con riserva in graduatoria ad esaurimento, hanno ancora pendente un ricorso giurisdizionale o straordinario al Capo dello Stato, avverso l’esclusione dalle graduatorie medesime o avverso le propedeutiche procedure abilitanti.
I suddetti docenti, pur permanendo in posizione di riserva, devono comunque dichiarare  i titoli valutabili.
Coloro che, già iscritti con riserva in graduatoria, non presenteranno il modello 1 saranno cancellati definitivamente dalla graduatoria.
Il decreto precisa che l’iscrizione con riserva nelle graduatorie ad esaurimento non consente all’interessato di stipulare contratti a tempo indeterminato e determinato dalle graduatorie medesime e dalle corrispondenti graduatorie d’istituto di I fascia.