Nuova Giunta e nuove cariche

FISH: nuova Giunta e nuove cariche

È Vincenzo Falabella il nuovo presidente della Federazione Italiana per il Superamento dell’Handicap, eletto nella riunione di oggi della nuova Giunta nazionale. L’organo della Federazione è stato rinnovato durante il recente congresso del 29 marzo scorso.

Falabella, pugliese ma attivo a Roma dove svolge la professione di avvocato, vanta una consolidata esperienza in ambito associativo: è presidente dalla Federazione delle Associazioni Italiane Para e Tetraplegici dal 2011 ed è stato fra i fondatori della FISH Puglia.

Ma la Giunta ha provveduto sia ad eleggere le altre cariche che, molto pragmaticamente, ad attribuire specifiche deleghe di coordinamento dei gruppi di lavoro sulle tematiche di maggior rilievo e per dare attuazione alle importanti mozioni approvate dall’Assemblea.

Falabella, ad interim, sarà il coordinatore del gruppo su lavoro e occupazione, con supporto esterno di Giampiero Griffo, e di quello sugli affari esteri ed internazionali.

Il vicepresidente (vicario) è Donata Vivanti (FISH Toscana) che seguirà il tema dei processi formativi e dell’inclusione scolastica coordinando il relativo gruppo di lavoro, anche avvalendosi del supporto tecnico esterno di Salvatore Nocera.

Roberto Speziale (ANFFAS) assume una vicepresidenza con delega al tema della revisione del sistema di accesso, riconoscimento/certificazione e modello di intervento del sistema socio-sanitario.

L’ambito delle politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita indipendente e l’inclusione nella società è affidato a Silvia Cutrera (DPI Italia) che è anche il terzo vicepresidente.

Infine, Mario Battaglia (AISM) completa la quaterna dei vicepresidenti assumendo anche il coordinamento del gruppo su salute, diritto alla vita, abilitazione e riabilitazione contando sulla consulenza esterna di Pietro Barbieri. Allo stesso Barbieri, ex presidente FISH, la Giunta ha attribuito il coordinamento dell’Agenzia nazionale della FISH.

Marcello Tomassetti (UILDM) seguirà la promozione e l’attuazione dei principi di accessibilità e mobilità, mentre Daniele Romano (FISH Campania) si occuperà dell’attuazione della Convenzione ONU nelle Regioni italiane.

La tesoreria sarà retta da Mario Chimenti (FANTASIA), mentre la segreteria nazionale è affidata ad Antonio Cotura (FIADDA).

A breve sarà indetto il Consiglio Nazionale e in quella sede verranno ulteriormente declinate le linee di azione per attuare le mozioni assembleari e per meglio dirigere i lavori dei gruppi di lavoro.

Specializzazioni in Medicina, pronto il decreto sul concorso nazionale

Specializzazioni in Medicina, pronto il decreto sul concorso nazionale
110 i quesiti della prova scritta, sarà possibile concorrere per un massimo di quattro Scuole

Scuole di Specializzazione in Medicina, è pronto il decreto ministeriale che segna il passaggio dalle prove di accesso locali al concorso nazionale. Il testo è stato trasmesso dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca al Consiglio di Stato.
D’ora in poi per essere ammessi bisognerà superare un concorso nazionale per esami e titoli. La prova scritta sarà telematica, i candidati dovranno rispondere a 110 quesiti a risposta multipla. Ciascun candidato, al momento della domanda di accesso, potrà scegliere complessivamente fino a quattro Scuole, anche appartenenti ad Aree diverse (Medica, Chirurgica, Servizi Clinici).

Il bando di concorso per l’anno accademico 2013/2014 sarà emanato entro il mese di luglio. Le prove d’esame si svolgeranno a ottobre, come annunciato dal Ministro Stefania Giannini. Il bando indicherà i posti disponibili per ciascuna Scuola, i temi che saranno oggetto dei quiz, gli esami fondamentali, caratterizzanti e specifici di cui si terrà conto nella valutazione dei titoli, i criteri di assegnazione del punteggio, il calendario, la durata, le modalità di svolgimento e correzione delle prove d’esame.

Le domande di partecipazione alla selezione si potranno fare solo per via telematica. Il test si svolgerà interamente su pc, in apposite sedi dotate della necessaria strumentazione e tecnologia. Questa procedura garantisce velocità e massima sicurezza nella fase di svolgimento e correzione.

La prova sarà suddivisa in due parti. La prima, comune a tutte le Scuole, prevede 70 domande su argomenti caratterizzanti il corso di laurea di Medicina e Chirurgia. La seconda parte prevede 40 quesiti che serviranno a valutare i candidati rispetto a scenari predefiniti di dati clinici, diagnostici e analitici: di questi 30 saranno comuni a tutte le Scuole inserite in una stessa Area e 10 specifici per ciascuna Scuola. I 10 quesiti specifici avranno un peso maggiore in fase di correzione: ogni risposta esatta varrà 2 punti anziché 1 e ogni risposta errata -0,60 anziché -0,30. Ai titoli saranno attribuiti fino a 15 punti di cui: fino a 2 punti per il voto di laurea, fino a 13 per il curriculum degli studi (di questi fino a 5 in base alla media aritmetica complessiva dei voti degli esami sostenuti, fino a 5 in base ai voti presi negli esami fondamentali del corso di laurea e caratterizzanti o specifici in base alla Scuola scelta, fino a 3 punti per altri titoli, ovvero 1 punto per tesi sperimentale e 2 per il titolo di dottore di ricerca in una disciplina affine alla tipologia della Scuola scelta).

A partire dal 2015 il bando per l’ammissione alle Scuole sarà pubblicato entro il 28 febbraio di ogni anno e la prova d’esame si svolgerà non prima di sessanta giorni dopo la sua uscita. Intanto il Miur lavora al riassetto e alla revisione della durata delle Scuole di Specializzazione e metterà in campo a breve una fase di confronto con tutti i soggetti a diverso titolo interessati.

“A scuola si cresce sicuri”

“A scuola si cresce sicuri”, primo soccorso e manovre di disostruzione fra i banchi: ecco il Piano Miur

(Roma, 17 aprile 2014) Tecniche di primo soccorso in età pediatrica e manovre di disostruzione delle vie aeree. Sono le ‘materie’ di studio previste per il personale scolastico dal Piano nazionale ‘A scuola si cresce sicuri’ messo a punto dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per la tutela della sicurezza dei più piccoli fra i banchi.

Il Piano, partito ufficialmente nelle scorse settimane con la prima tappa a Roma, punta a spiegare a insegnanti, dirigenti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo come prevenire gli infortuni negli ambienti scolastici e come intervenire quando questi si verificano. L’iniziativa (in allegato tutte le date degli incontri) è frutto di un Protocollo d’Intesa sottoscritto lo scorso 8 gennaio dal Miur, dall’Autorità Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza e dalla Federazione Italiana Medici Pediatri (Fimp). Per l’anno scolastico in corso il Piano prevede corsi di formazione DPPS (Disostruzione, Prevenzione, Primo soccorso in età pediatrica) destinati a 1.800 dipendenti (1.200 fra dirigenti e docenti, 600 Ausiliari tecnici e amministrativi) su tutto il territorio che saranno formati in 60 scuole polo. Il percorso pilota, avviato nelle scuole, si pone l’obiettivo, nell’immediato futuro, di coinvolgere anche le università, affinché tutto il personale docente e amministrativo possa apprendere cosa fare in caso di emergenza. E’ la prima volta che il Miur prende un impegno continuativo su questo tipo di formazione. Impegno che sarà portato avanti anche nei prossimi anni: il Protocollo è su base triennale.

A sostegno delle attività formative è  stato anche realizzato un video che sarà utilizzato per scopo didattico. Hanno partecipato alla sua realizzazione gli alunni e dei docenti dell’istituto comprensivo “Bruno De Finetti” e dell’istituto comprensivo “Domenico Purificato”, le due  scuole romane in cui è stato girato il filmato. Ha dato il suo supporto anche il regista Carlo Verdone, che presta la sua voce e il suo volto al lancio del Piano.

Le immagini raccontano tre diverse situazioni d’intervento ispirate a casi realmente accaduti nella scuola dell’infanzia, nella scuola elementare e nella scuola media. Episodi che hanno dimostrato concretamente quanto può essere importante avere personale formato. Il video sarà distribuito a tutte le scuole che partecipano al progetto, sarà diffuso sul canale Youtube del Miur e divulgato sulle reti nazionali.

Tabella Corsi scuole

Cyberbullismo: “Percorsi educativi alla rete nelle scuole per prevenire comportamenti violenti”

Cyberbullismo, Di Giorgi (Pd): “Percorsi educativi alla rete nelle scuole per prevenire comportamenti violenti”

Dichiarazione della senatrice Rosa Maria Di Giorgi, membro della Commissione Cultura e Istruzione di Palazzo Madama

“Non si può criminalizzare il web, ma semmai è l’uso che se ne fa a poter essere deviante e pericoloso. I fenomeni di cyberbullismo coinvolgono in particolare i giovani e i social network ed è per questo che è fondamentale partire dalla scuola per affrontare globalmente il problema. Servono percorsi che coinvolgano studenti, insegnanti e famiglie, perché da un lato si educhino i ragazzi ai rischi connessi a un utilizzo deviante della rete e dall’altro si diano strumenti per comprendere situazioni potenzialmente a rischio e per intervenire con cognizione di causa”.
E’ quanto ha dichiarato la senatrice Rosa Maria Di Giorgi, membro della Commissione Cultura e Istruzione di Palazzo Madama, e cofirmataria del ddl “Disposizioni a tutela dei minori per la prevenzione e il contrasto del fenomeno del cyberbullismo” di iniziativa della senatrice Elena Ferrara (Pd).
“Un approccio – prosegue la senatrice Di Giorgi – che contraddistingue il ddl presentato oggi dalla senatrice Elena Ferrara, di cui sono cofirmataria. Molto spesso, fra i ragazzi non si ha la percezione di come il virtuale incida sulla vita reale. Si tende a ignorare di come le violenze e le discriminazioni ‘virtuali’ possano compromettere il rendimento scolastico, ridurre il desiderio di interazioni sociali o portare a forme di depressione, sino a sfociare in gesti estremi dei soggetti più deboli o in difficoltà”.

Tfa, la protesta al Miur dei docenti senza cattedra: “Inseriteci nelle graduatorie”

da Il Fatto Quotidiano

Tfa, la protesta al Miur dei docenti senza cattedra: “Inseriteci nelle graduatorie”

Manifestazione il 17 aprile in viale Trastevere a Roma. “Verremo scavalcati da colleghi che hanno più anni di servizio, ma che non hanno superato nessun concorso”

di Lorenzo Vendemiale

Non si sono ancora arresi. La protesta dei vincitori del Tirocinio Formativo Attivo, il nuovo percorso di abilitazione all’insegnamento avviato nel 2012, prosegue ormai da più di un anno. E domani arriverà davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione. Per ripetere la richiesta di sempre: dare un valore al titolo abilitativo guadagnato superando tre prove concorsuali. E poter finalmente insegnare. I “tieffini” sono circa 11mila. Docenti a tutti gli effetti, ma senza una cattedra: sono stati esclusi al contempo dall’ultimo concorsone, dalle graduatorie ad esaurimento (le cosiddette GaE, che regolano l’altro 50% di assunzioni che non avviene per concorso) e ad inizio 2013 persino dalle Graduatorie d’Istituto, da cui si attinge per le supplenze.

Se le prime sono chiuse per legge e salvo sorprese resteranno tali, le seconde riapriranno a breve, in vista del prossimo anno scolastico. Ma qui subentra un altro problema: il Pas (anche noto come “Tfa speciale”), con cui il Ministero abiliterà circa 70mila docenti che hanno maturato almeno tre anni di supplenze fra il 1999 e il 2013. Una “sanatoria” che ha scatenato da subito le proteste dei “tieffini”. “Verremo scavalcati in graduatoria da decine di migliaia di colleghi che hanno più anni di servizio, ma a differenza nostra non hanno superato alcuna prova concorsuale”, sostengono. Col rischio di rimanere ancora a lungo (almeno fino al bando del prossimo concorso) disoccupati.

Per questo i vincitori del Tfa 2012 il 17 aprile, a partire dalle 10, si ritroveranno in viale Trastevere, a Roma. “Non potremo essere tutti 11mila, ma ci saranno rappresentanze di tutta Italia”, spiega Arianna Cipriani, portavoce del Coordinamento nazionale Tfa ordinario, che ha organizzato la manifestazione. “Vogliamo continuare a far sentire la nostra voce”. I destinatari del messaggio sono ovviamente i vertici del Miur. Una delegazione sarà ricevuta in mattinata dal capo di gabinetto Alessandro Fusacchia, che farà da tramite col ministro Stefania Giannini. Le richieste dei tieffini si muovono in due direzioni: possibilità di stabilizzazione (tramite concorso o graduatoria); e differenziazione rispetto ai Pas.

“Noi siamo a favore dei concorsi”, spiega Cipriani. “Ma siccome non ci pare che il Ministero abbia intenzione di emanare in tempi brevi un nuovo bando, chiediamo di mantenere il doppio canale di assunzione. E di dare un valore al nostro titolo, inserendoci nelle graduatorie ad esaurimento”. Altrettanto netta la contrapposizione nei confronti dei beneficiari del Pas: “Sono nostri colleghi e non abbiamo nulla contro di loro personalmente. Siamo contro il loro percorso”, prosegue Cipriani. “È una grande bugia quella che dipinge i Pas come i precari storici della scuola: anche noi lo siamo. L’età media dei tieffini è superiore ai 38 anni, non siamo solo dei neolaureati impazienti, come sostiene qualcuno. L’unica differenza è che noi abbiamo vinto un concorso, loro no”.

Per questo gli abilitati ordinari chiedono che nelle graduatorie d’istituto venga inserito solo chi è già abilitato (non i Pas, dunque, che potrebbero entrarci “con riserva”). Ma soprattutto pretendono un diverso valore per i due titoli di abilitazione. Argomento su cui anche il Miur si è detto d’accordo, prospettando però una differenziazione non di fascia, ma di punteggio. Mentre i tieffini si aspettano uno stacco molto ampio, di “almeno 20 punti”. Altrettanto difficile venga esaudita la richiesta di riapertura delle GaE: gli abilitati si accontenterebbero di entrare in quarta fascia. Ma ci vorrebbe un provvedimento ad hoc del governo, visto che le graduatorie sono chiuse per legge. E l’intenzione del Ministero è di dismetterle il prima possibile, non integrarle. La battaglia dei tieffini, dunque, si annuncia lunga e difficile. Ma il coordinamento si mostra ottimista. “Siamo fiduciosi. Rispetto alla precedente gestione della Carrozza, sentiamo che il ministro Giannini ed il suo staff sono molto più attenti al problema”. Anche perché, conclude Cipriani, “in gioco non ci sono solo i nostri interessi personali: dalla nostra battaglia dipende la credibilità del sistema di reclutamento e della scuola italiana”.

Social network, in arrivo anche in Italia l’educazione digitale

da Corriere.it

SCUOLA DIGITALE

Social network, in arrivo anche in Italia l’educazione digitale

Un Paese a doppia velocità, dove spesso Twitter, Facebook e le altre piattaforme digitali vengono usate in base alle conoscenze e alla buona volontà dei docenti

di Valentina Santarpia

Portare Facebook e Twitter a scuola significa avere una classe di ragazzi e ragazze  distratti dai propri smartphone? Niente affatto, perché social network non va confuso con socializzazione, e esistono almeno dodici modi giusti che i docenti possono adottare per usare in maniera proficua le piattaforme digitali in classe. E’ questa la tesi sostenuta su Edutopia, un sito Usa dedicato all’educazione, da Vicky Davis, un’insegnante americana esperta di nuove tecnologie. Il decalogo della Davis, tra il serio e il faceto, stimola i docenti a «ricordare che siamo nel 21° secolo» e che è inutile continuare a predicare che è necessario aiutare  i bambini a superare il gap digitale, se poi gli insegnanti non sono i primi ad essere disposti a comunicare online. «I social media sono qui, sono solo un’altra risorsa e non una distrazione dalle materie di insegnamento», spiega la curatrice dell’articolo, snocciolando consigli. Qualche esempio? «Twitta o posta degli interventi a nome della classe», oppure «Usa i social  network per connetterti alle altre classi», o ancora «Crea un account twitter  per un progetto speciale», o «Usa Youtube per pubblicare una presentazione o un’esibizione dei tuoi studenti». Tutti esempi validi per la scuola statunitense, che è all’avanguardia nell’uso del digitale. Ma in Italia, a che punto siamo? Secondo  il decimo rapporto Censis/Ucsi sulla comunicazione, il 90,3% dei giovani a partire dai 14 anni utilizza Facebook e il 54,8% possiede uno smartphone. Eppure, da uno studio realizzato dalla rete dell’istruzione europea, Eurydice, l’Italia è uno dei pochi Paesi che non ha previsto alcuna forma di insegnamento relativo all’educazione digitale a livello di scuola primaria e secondaria.

Arriva il tutor digitale

Un gap che potrebbe essere risolto a breve: è stata appena depositata una proposta di legge, prima firmataria la deputata Anna Ascani del Pd, che punta proprio a introdurre nelle nostre scuole «l’insegnamento di educazione e cittadinanza digitale», con tanto di individuazione di un «docente educatore digitale» individuato nell’ambito del collegio dei docenti, che collabori con tutti gli altri insegnanti a realizzare progetti digitali nell’ambito delle proprie materie. Una sorta di tutor, che stimola gli altri docenti meno preparati o motivati nel settore informatico a usare gli strumenti tecnologici moderni per arricchire e integrare i propri insegnamenti, rendendoli più adeguati al mondo moderno.

 «I docenti digitali insegnerebbero agli altri a sviluppare progetti per usare i social network»

«In Italia ci sono realtà che funzionano benissimo, progetti avanzatissimi, e poi scuole assolutamente indietro nel digitale- spiega Ascani- Del resto, nel percorso universitario e anche nella formazione post-universitaria degli insegnanti non ci sono elementi di didattica digitale: questa legge invece imporrebbe al ministero di formare docenti ad hoc che possano poi trasferire il proprio sapere digitale agli altri, creando una contaminazione positiva». Lo scopo è duplice: prevenire il cyberbullismo, ma anche evitare un uso sbagliato dei social da parte dei ragazzi. «Parliamo di aiutarli a inserirsi correttamente nella società- spiega Ascani- il 94% delle società di selezione del personale si serve dei social media come strumento di recruiting e per il 42% dei casi si è verificata una rivalutazione della posizione del candidato a seguito di una verifica del suo profilo».

L‘Italia a due velocità

La legge dovrebbe servire a dare un approccio digitale nazionale ad un Paese come il nostro che invece, sul digitale, viaggia «a due velocità», come spiega Caterina Policaro, insegnante in un istituto tecnico agricolo di Potenza ma soprattutto formatrice di docenti sul fronte digitale e attivissima blogger. «Ci sono scuole attrezzatissime, che usano Facebook, molto meno Twitter, per affiancare i siti istituzionali e presentare le iniziative della scuola, per fare orientamento, per condividere le esperienze. Poi ci sono le scuole dove, grazie a docenti illuminati, si usano social network chiusi, come Edmodo, oppure Moodle, per fare esperienza didattica: in questo caso si riesce a diversificare la lezione usano il social come piattaforma virtuale dove insegnanti e studenti lavorano insieme a progetti e si scambiano in tempo reale pareri e informazioni. Ma poi ci sono anche le scuole assolutamente legate alla burocrazia, ai vecchi modelli tradizionali, dove il digitale è visto come un mondo lontano e complesso». La solita Italia spaccata in due, insomma, dove però stavolta non è la linea geografica a segnare il confine, ma la volontà e la preparazione culturale dei presidi e dei docenti.

«Il punto non è vietare l’amicizia su Facebook tra prof e alunno, ma saper gestire spazi privati e pubblici»

«Negli ultimi due anni la situazione sta migliorando,  grazie anche alle novità introdotte sulla possibilità di adottare i libri digitali, ma soprattutto perché i social network stanno diventando parte della vita di tutti noi: gli insegnanti finalmente stanno passando dal punto di vista dell’osservatore- di abitudini giovanili- a quello dell’utilizzatore- di uno strumento che può aiutare la condivisione col resto del mondo». Certo, quando un prof vede arrivare sulla propria pagina Facebook la richiesta di amicizia di uno studente o una studentessa, può trovarsi in imbarazzo:  «Non è questione di vietare o non vietare relazioni di amicizia su Facebook tra docenti e alunni- spiega Policaro- E’ questione di capire come dovrebbero rapportarsi i docenti in una relazione in primis sociale, poi didattica, che include, a qualunque livello, anche i social network e quindi l’interazione online attraverso mail, chat, social network ecc. Io sono dell’idea che un docente debba operare sempre secondo ben precisi standard comportamentali e presentarsi quindi sempre all’esterno come professionista dell’educazione e quindi modello per i ragazzi. Aggiungo: ed essere sempre se stesso. In classe, come online».

Dalle scuole elementari, in poi

Quando comincia l’uso dei social network a scuola? L’utilizzo più massiccio riguarda le scuole superiori:anche se a volte si comincia un po’ prima dei tredici anni, mentendo sull’età, sono i ragazzi tra i 13 e i 18 anni i maggiori utilizzatori,e  quindi le scuole superiori quelle dove si svolgono gli esperimenti più interessanti e avanzati, come dimostrano le nostre storie. Ma non mancano esperienze divertenti in una fase precedente: ad esempio, la maestra della scuola elementare Lante della Rovere di Roma che ha lanciato un hashtag per invitare i bambini a riscrivere le favole di Gianni Rodari, creando un account della scuola, @LanteRM_4D, e seguendo con loro l’evoluzione della storia insieme ai propri follower. «Oggi alcune di queste favole stanno

«Rielaboriamo le favole di Rodari, su Twitter»

pian piano prendendo corpo in forma di storie interattive: con l’aiuto di Scratch – il software di programmazione e il relativo ambiente di sviluppo gratuiti realizzati dal MIT Media Lab di Boston rielaboriamo le favole di Rodari secondo il nostro gusto e diamo ai personaggi il nostro stile», spiega la maestra Agnese Addone. Una scuola media, una terza classe dell’IC9 di Bologna per la precisione, ha partecipato a The incipit, una piattaforma di racconti interattivi online, lanciando la sfida di costruire un racconto collettivo. Mentre un’altra scuola media  di Reggio Emilia, la Da Vinci, ha messo su un canale Youtube dove ci sono videolezioni, videointerrogazioni, spiegazioni.

I nodi critici
Di fronte a tanta vitalità, però, ci sono ancora tantissimi punti deboli: «I social potrebbero essere usati molto meglio- spiega  Elena Pacetti, ricercatrice in Didattica e Pedagogia speciale del  Dipartimento di Scienze dell’Educazione Università di Bologna- Negli altri Paesi ci sono molte altre esperienze, abbiamo ancora tanti margini di miglioramento per mettere in comune le nostre conoscenze e uscire dalla logica della scuola tradizionale. I nodi critici? L’alfabetizzazione degli insegnanti, che dovrebbero essere istruiti per capire limiti e potenzialità dei mezzi. E poi il fattore tempo, che spesso frena il cambiamento: come ho scritto in diverse ricerche, per poter far crescere l’uso dei social a scuola, i docenti devono dedicarvi tempo, non possono liquidarli sostenendo che non fa parte dei loro compiti. Al giorno d’oggi, i ragazzi sono sempre connessi, i social network fanno parte della propria quotidianità, ed essere on line come educatori fa la differenza».

«Prof e allievi amici su Facebook? Può salvare dei ragazzi a rischio»

da Corriere.it

FAVOREVOLE

«Prof e allievi amici su Facebook? Può salvare dei ragazzi a rischio»

Il professor Marco Gui (Bicocca): «La sfera privata andrebbe sempre tenuta separata. Ma a volte i social sono il solo modo per far uscire i ragazzi dall’isolamento»

di Antonella De Gregorio

La definisce «un’emergenza di questo momento storico», Marco Gui, ricercatore all’università Bicocca di Milano: «C’è un fortissimo bisogno di una guida all’uso dei social network. Sia per la tutela della privacy, propria e degli altri; sia per disciplinare i tempi di utilizzo delle tecnologie: eccessivi, lo riconoscono gli stessi ragazzi, che ammettono di passare, connessi, più tempo di quanto vorrebbero».  Lo studioso, che ha appena presentato un lavoro su Internet e media, che racconta come navigano gli studenti lombardi, sta adesso girando le scuole un po’ in tutta Italia, per una nuova indagine sui canali di comunicazione che i docenti devono utilizzare con gli studenti. “La scuola può fare molto per insegnare agli adolescenti ad avere una buona qualità di vita in relazione agli strumenti di cui si circondano”.

Possono, i docenti, contribuire a portare i ragazzi a un uso «educato» dei media con un’interazione diretta, dall’interno di un social network? «E’ una questione delicata: la sfera privata andrebbe sempre tenuta tutelata e separata. In alcuni contesti, però, un’interazione diretta su Facebook o qualsiasi altro social può essere positiva. Per esempio dove ci sono situazioni difficili, integrare la situazione formale della classe con uno scambio più amichevole può essere addirittura una salvezza. Penso a casi limite, in cui il rischio di abbandono della scuola, di isolamento dei ragazzi e delle loro famiglie non trovano risposta nei canali tradizionali».

Amicizie consentite, dunque, dove il legame deve andare al di là della relazione educativa? «Io penso che dove la scuola è l’unico presidio di legalità e gli insegnanti sono disposti a farsi carico di situazioni a rischio, il contatto immediato e veloce su un terreno accogliente per i ragazzi possa essere risolutivo».

Accade già? «Più alle medie inferiori o nei professionali; meno nei licei dov’è più sentita l’autorità e meno nelle zone “bene”, dove le distanze si tengono per educazione e abitudine».

Quali i canali per un legame che abbia anche una cittadinanza virtuale? «Si può dare l’amicizia privata, che è la forma più intima, o condividere dei gruppi, una modalità meno invasiva, che ha più somiglianze con la classe. Certo, una volta aperta questa finestra, arrivano richieste di amicizia e bisogna essere preparati a scegliere. Una regola non scritta di Facebook, comunque, dacché esiste, è che i superiori non chiedono l’amicizia ai subordinati. Se ho più potere di te non voglio controllarti».

No quindi anche all’uso dei social network in funzione di controllo… «Direi assolutamente di no. I ragazzi d’altronde sanno essere imprendibili: hanno molte possibilità, computer, telefonini, con password e codici della loro “tribù”. Impossibile controllare tutto. Solo l’informazione e l’educazione producono risultati».

Tfa: “Inseriteci nelle graduatorie”

da Tecnica della Scuola

Tfa: “Inseriteci nelle graduatorie”
di P.A.
Manifestazione davanti al Miur oggi, 17 aprile, dei circa 11mila vincitori del Tirocinio Formativo Attivo: “Verremo scavalcati da colleghi che hanno più anni di servizio, ma che non hanno superato nessun concorso”
Oggi saranno davanti alla sede del Ministero dell’Istruzione, scrive Il Fatto Quotidiano, per chiedere di dare valore al titolo abilitante ottenuto con tre prove concorsuali. Docenti senza una cattedra, esclusi dalle graduatorie ad esaurimento, e presumibilmente scavalcati dai circa 70mila prof dei Pas che il Miur abiliterà se avranno maturato almeno tre anni di supplenze fra il 1999 e il 2013. “Verremo scavalcati in graduatoria da decine di migliaia di colleghi che hanno più anni di servizio, ma a differenza nostra non hanno superato alcuna prova concorsuale”, sostengono i tieffini, col rischio di rimanere ancora a lungo disoccupati. “Non potremo essere tutti 11mila, ma ci saranno rappresentanze di tutta Italia”, dice il Coordinamento nazionale Tfa ordinario, che ha organizzato la manifestazione. “Vogliamo continuare a far sentire la nostra voce”, mentre una delegazione sarà ricevuta in mattinata dal capo di gabinetto Alessandro Fusacchia. Le richieste dei tieffini, sottolinea Il Fatto, si muovono in due direzioni: possibilità di stabilizzazione (tramite concorso o graduatoria); e differenziazione rispetto ai Pas. Dicono ancora i docenti del Tfa: “Noi siamo a favore dei concorsi. Ma siccome non ci pare che il Ministero abbia intenzione di emanare in tempi brevi un nuovo bando, chiediamo di mantenere il doppio canale di assunzione. E di dare un valore al nostro titolo, inserendoci nelle graduatorie ad esaurimento. Non abbiamo nulla contro i Pas, siamo contro il loro percorso. È una grande bugia quella che dipinge i Pas come i precari storici della scuola: anche noi lo siamo. L’età media dei tieffini è superiore ai 38 anni, non siamo solo dei neolaureati impazienti, come sostiene qualcuno. L’unica differenza è che noi abbiamo vinto un concorso, loro no”. Per questo gli abilitati ordinari chiedono che nelle graduatorie d’istituto venga inserito solo chi è già abilitato ma soprattutto pretendono un diverso valore per i due titoli di abilitazione. “Siamo fiduciosi. Rispetto alla precedente gestione della Carrozza, sentiamo che il ministro Giannini ed il suo staff sono molto più attenti al problema”. Anche perché, aggiungono, “in gioco non ci sono solo i nostri interessi personali: dalla nostra battaglia dipende la credibilità del sistema di reclutamento e della scuola italiana”.

“Insegnanti diversi, stipendi diversi”

da Tecnica della Scuola

“Insegnanti diversi, stipendi diversi”
di P.A.
La ministra in videochat su La Stampa: “La scuola non ha bisogno di leggi, un ministro che voglia migliorare deve partire dall’esistente e da lì semplificare”
E poi sull’edilizia: “Penso che il proporre e realizzare un grande piano di messa in sicurezza e abbellimento delle scuole italiane sia una cosa straordinaria per l’Italia”. “La scuola non ha bisogno di leggi, un ministro che voglia migliorare deve partire dall’esistente e da lì semplificare”. Centrale il docente: “La figura dell’insegnante è centrale, e al momento è troppo svalutata, se pensiamo che nessuno augura al proprio figlio di diventare un maestro elementare. Spero che si cominci a guardare di più al merito e all’impegno, e che questo si traduca in un compenso economico differente a seconda di chi lavora di più e meglio. Perché insegnare non è solo questione di talento, ma di impegno e di lavoro costante”. Da rivedere è invece la politica dei concorsoni, mentre per quanto riguarda politiche di riforma: “Non intendiamo né abolire l’ora di educazione fisica, né tanto meno quella di storia dell’arte”. A chi chiede del possibile inserimento dell’educazione musicale, il ministro risponde che è allo studio un progetto di irrobustimento della musica già dalla scuola primaria. “In Germania i bambini che escono dalle scuole elementari sanno chi è Wagner e chi è Mozart, e spesso sanno già studiare uno strumento. Da noi come è noto questo non accade”.

Aggiornamento GaE, problemi di connessione e sui moduli. I sindacati al Miur: ridateci il cartaceo

da Tecnica della Scuola

Aggiornamento GaE, problemi di connessione e sui moduli. I sindacati al Miur: ridateci il cartaceo
di Alessandro Giuliani
Diversi docenti precari hanno riscontrato rallentamenti e interruzioni del sistema, oltre che refusi nelle pagine precompilate. Alla Flc-Cgil è stata garantita una rapida correzione. Dura la Cisl Scuola: è intollerabile che un’Amministrazione tra le più rilevanti del Paese non riesca a dotarsi di un affidabile sistema di gestione dei servizi on line. La Gilda lamenta anche il fatto che tra il 10 aprile e il 10 maggio ci sono numerose festività: serve una proroga della scadenza. Intanto, il Ministero mette a disposizione l’applicazione per verificare la consistenza delle graduatorie.
L’aggiornamento on line delle graduatorie ad esaurimento starebbe presentando più di un problema tecnico: rallentamenti ed interruzioni di connessione, a cui si aggiunge più di un refuso nelle pagine precompilate, stanno creando dei malumori tra le tante decine di migliaia di precari interessati all’operazione di inserimento dati.
A farsi portavoce delle problematiche per l’inserimento dei dati sono stati anche i sindacati. Ad iniziare dalla Flc-Cgil: “oltre a numerose interruzioni del collegamento – spiega il sindacato – abbiamo già verificato alcune anomalie nell’applicazione. In particolare: nel quadro E0: è considerato come già dichiarato il servizio per il 2011/12; nell’elenco delle classi di concorso erano presenti codici “estranei” e che le stesse non presentavano alcun ordine; nella compilazione delle preferenze Q ed R è richiesta la documentazione come invece previsto solo per altre preferenze; nel caso di trasferimento della domanda è possibile selezionare solo la regione e non la provincia. Abbiamo immediatamente effettuato la segnalazione e ci è stata garantita una rapida correzione”.
Vale la pena ricordare che i candidati all’aggiornamento possono comunque salvare la domanda inserita, anche se incompleta, e completarla successivamente.
Molto critica è stata la Cisl Scuola. Secondo cui “non si contano ormai più le segnalazioni di anomalie che incontra chi affronta l’avventura della compilazione della sua domanda tramite computer. Si va dall’errata attribuzione dei punteggi a evidenti incongruenze nel calcolo dei servizi, a inesattezze nella acquisizione delle dichiarazioni relative a titoli, requisiti, preferenze. Peraltro, il pdf riassuntivo da stampare a conclusione della procedura contiene dati in molti casi non corrispondenti a quanto si è digitato”. Il sindacato guidato da Francesco Scrima reputa “inconcepibile e intollerabile che un’Amministrazione tra le più rilevanti del Paese per dimensione e complessità non riesca a dotarsi di un affidabile sistema di gestione dei servizi on line, la cui adozione dovrebbe assicurare semplificazione e snellimento delle procedure, con maggiori garanzie di regolarità e trasparenza. In realtà sta accadendo esattamente il contrario”. E ancora: “di questo stato di cose vanno con urgenza individuate le responsabilità, perché non è accettabile un livello di disservizio che ci ripercuote interamente sulle spalle degli utenti del sistema”.
La Cisl Scuola, vista la situazione, ha quindi chiesto di far cadere “l’obbligo dell’invio delle domande attraverso istanze on line, ripristinando in via eccezionale la modalità di invio cartaceo”. Ma “l’Amministrazione si è detta assolutamente indisponibile, invocando gli obblighi di legge relativi alla dematerializzazione delle procedure. Una posizione rigida, alla quale – continua il sindacato – dovrebbe però seguire altrettanto rigore nel pretendere da chi ha avuto in affidamento il servizio la correzione immediata di tutte le anomalie che si stanno riscontrando”. A chiedere il ricorso al cartaceo è anche la Gilda degli insegnanti, che parla di “pressanti proteste dei docenti precari che lamentano il malfunzionamento del sistema informatico”: l’organizzazione sindacale coordinata da Rino Di Meglio ha inviato una lettera a Luciano Chiappetta, direttore generale del personale Miur. Nella quale spiega che ai”problemi tecnici sorti con la piattaforma telematica”, che “stanno rallentando, e in molti casi addirittura impedendo, la compilazione e l’invio delle domande”, si è aggiunto il fatto che “il periodo previsto per l’inoltro delle istanze” risulta essere “troppo breve perché tra il 10 aprile e il 10 maggio ci sono numerose festività. Se il Miur non dovesse risolvere le difficoltà tecniche in tempi rapidi – conclude la Gilda – chiediamo la possibilità di inoltrare le domande anche in forma cartacea”.
Cosa accadrà ora? È probabile che al Ministero risolvano quanto prima le problematiche telematiche emerse. Qualora ciò non accada, infatti, il ricorso ai modelli tradizionali cartacei sarebbe pressoché inevitabile.
Il ministero dell’Istruzione ha anche comunicato che a partire da giovedì 17 aprile sarà disponibile l’applicazione per verificare la consistenza delle graduatorie cliccando su un indirizzo ad hoc.
E’ anche prevista, infine, la pubblicazione di una nota di chiarimenti nella quale saranno raccolte anche tutte le FAQ precedenti.

Apprendistato per gli studenti del biennio finale delle superiori: sì della commissione Lavoro

da Tecnica della Scuola

Apprendistato per gli studenti del biennio finale delle superiori: sì della commissione Lavoro
di A.G.
Il via libera è arrivato ad un emendamento al decreto legge sul lavoro, a firma della deputata del Pd Manuela Ghizzoni: il provvedimento, assieme a diverse altre modifiche, si avvia a incassare il primo sì anche in Parlamento.
La commissione Lavoro della Camera ha dato il via libera ad un emendamento al decreto legge sul lavoro, a firma della deputata del Pd Manuela Ghizzoni, che consente l’apprendistato a chi frequenta l’ultimo biennio delle superiori. Gli studenti che frequentano le classi terminali e il quarto anno della secondaria di secondo grado potranno così svolgere le attività formative in azienda anche attraverso un vero e proprio inquadramento contrattuale, tutelando però anche l’attività formativa.
Il provvedimento, collocato all’interno del dl lavoro, si avvia a incassare il primo via libera in Parlamento con l’ok a tutte le proposte di modifica della commissione della Camera atteso già nella serata del 16 aprile. Dopodiché il testo passerà, da venerdì 18 aprile, all’esame dell’Aula. Dove la prossima settimana è attesa la fiducia.
Nel provvedimento vi sono anche altre novità. Come il ripristino di una quota di stabilizzazioni per gli apprendisti: le imprese con oltre 30 lavoratori potranno accendere nuovi contratti da apprendista solo dopo aver confermato il 20% di quelli già in essere. Il dl aveva cancellato i paletti esistenti in passato, che prevedevano rispettivamente una soglia di 10 dipendenti e una percentuale del 50 per le stabilizzazioni. Sempre all’interno di questo capitolo, è previsto il ritorno della formazione obbligatoria. Infine, è destinato a ottenere il via libera anche il tandem di proposte sul diritto di precedenza, che prevede che un’azienda che voglia assumere dia la priorità ai propri precari e alla norma che prevede che ai fini del conteggio dei mesi valga anche il congedo di maternità.
Se sul fronte del cosiddetto ‘causalone’ (la possibilità di non indicare un motivo per contratti a tempo fino a tre anni) il Pd, minoranza compresa, hanno dovuto accettare l’altolà del ministro del Lavoro Giuliano Poletti, su altri capitoli le modifiche sono state frutto di un lungo lavoro di mediazione con il governo e con le altre forze politiche, Ncd in testa. I democratici hanno infatti chiarito, scrivendolo nero su bianco, che il tetto del 20% dei contratti precari che può permettersi un’azienda deve essere calcolato sul totale dei lavoratori a tempo indeterminato e non sul complesso dell’organico.
Tra i punti innovativi vi è anche l’abbassamento del tetto dei 36 mesi, vale a dire del periodo entro il quale è possibile stipulare un contratto a termine senza individuare una ragione specifica. Mentre è destinata a ottenere il via libera la diminuzione delle proroghe (vale a dire la possibilità di reiterare un contratto) da otto a cinque. Così come sono state approvate alcune modifiche all’apprendistato, dalla formazione obbligatoria al capitolo stabilizzazione dei precari. “Abbiamo votato e discusso tutti gli emendamenti senza contingentamento – ha detto il presidente della commissione Lavoro di Montecitorio Cesare Damiano – e così tutti i gruppi si sono potuti esprimere democraticamente. E da parte di tutti – aggiunge – c’é stato un sostanziale rispetto”.

Giannini, bene se alcuni insegnanti guadagnano di più

da tuttoscuola.com

Giannini, bene se alcuni insegnanti guadagnano di più

Mi augurerei che alcuni insegnanti guadagnino di più. Se si guarda al merito e all’impegno e lo si traduce in riconoscimento sociale ed economico questo significa ridare dignità e attrattività a un mestiere che le ha perse“. In una video-chat su la Stampa.it il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, torna a insistere sulla necessità di ridare centralità alla figura dell’insegnante.

Se si da più autonomia alle scuole, se si fa più valutazione, c’è la possibilità – ha spiegato – di distribuire le risorse in maniera differenziata, valorizzando chi si impegna di più, chi assume funzioni di coordinamento. Perchè insegnare non è solo questione di talento, ma di impegno e di lavoro costante”.

Insomma anche Stefania Giannini ci prova, dopo Berlinguer (centro-sinistra, che ci rimise la poltrona di ministro), Moratti (centro-destra, il cui insegnante-tutor fu stoppato dai sindacati) e Aprea (che esplorò senza successo, in Parlamento, la via bipartisan). Vedremo se in una situazione di sostanziale blocco della spesa pubblica, di cui quella per l’istruzione è parte preponderante, ci sarà spazio – politico, economico e sindacale – per riaprire il discorso, come Giannini promette.

Nota 17 aprile 2014, AOODGPFB Prot.n.3359

Ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca
Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Direzione generale per la politica finanziaria e per il bilancio
Ufficio 3

All’ Istituzione scolastica/educativa statale
CODICEMECCANOGRAFICOSCUOLA
EMAILSCUOLA
e, p.c.:
All’ Ufficio Scolastico Regionale per
UFFICIOSCOLASTICOREGIONALE
All’ Ufficio centrale di bilancio presso il MIUR
All’ Ispettorato generale per l’informatizzazione della Ragioneria Generale dello Stato
All’ Ispettorato generale di finanza
RGS – MEF
LORO P E C

Nota 17 aprile 2014, AOODGPFB Prot.n.3359

OGGETTO: decreto 3 aprile 2013, n. 55, del Ministro dell’economia e delle finanze – trasmissione e ricevimento delle fatture elettroniche – indicazioni alle istituzioni scolastiche ed educative statali in merito alla fatturazione elettronica.

Nota 17 aprile 2014, Prot. n. AOODGPER 3793

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico
Ufficio IV

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Oggetto: Organico di diritto e mobilità personale docente della scuola dell’infanzia. Chiusura funzioni. A.s. 2014/15.

A causa delle numerose segnalazioni, pervenute da parte degli Uffici scolastici regionali circa le difficoltà incontrate nello svolgimento delle attività necessarie per le operazioni propedeutiche alla mobilità entro i tempi stabiliti, si informano gli Uffici territorialmente competenti che il termine ultimo di comunicazione al SIDI delle domande di mobilità e dei posti disponibili relativamente al personale docente della scuola dell’infanzia, indicato nell’O.M. 28.2.2014, n.32 – art. 2 comma 2, è prorogato al 23 aprile 2014.

per IL DIRETTORE GENERALE
IL DIRIGENTE VICARIO
F.TO GILDO DE ANGELIS

Nota 17 aprile 2014, AOODGPER Prot. n. 3801

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
Direzione Generale Personale della Scuola

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Direttore Generale dell’ Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell’ Autonomia Scolastica
Via M. Buonarroti, n.1 O
50122 FIRENZE
e,p.c. Ai Responsabili degli Uffici Scolastici Provinciali
LORO SEDI
All’Intendente Scolastico Italiano Provincia Autonoma di
BOLZANO
All’Intendente Scolastico Tedesco
BOLZANO
All’Intendente Scolastico Ladino
BOLZANO
Alla Provincia Autonoma Dipartimento Istruzione
TRENTO
Alla Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Assessorato Istruzione e Cultura
Direzione Personale Scolastico
AOSTA
Al Capo Dipartimento per l’Istruzione
Al Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Al Direttore Generale per gli Ordinamenti del Sistema Nazionale di Istruzione e per l’Autonomia Scolastica
Al Direttore Generale per la politica finanziaria e per il bilancio
Al Capo dell’Ufficio Legislativo
LORO SEDI

Nota 17 aprile 2014, AOODGPER Prot. n. 3801

Oggetto: Formazione in ingresso per il personale docente ed educativo – Anno scolastico 2013-2014