La scuola tra autonomia e semplificazione

LA SCUOLA TRA AUTONOMIA E SEMPLIFICAZIONE

di Gian Carlo Sacchi

Secondo appuntamento parlamentare del ministro Giannini ed ancora per dichiarazioni programmatiche. L’elenco delle buone intenzioni è pressappoco uguale a quello precedente; è la premessa a proporre alcune parole chiave che preludono ad un certo cambiamento, anche se poi in concreto non ci sono indicazioni precise su come darvi attuazione e si riprende a toccare fugacemente tutte le emergenze non da oggi presenti nel nostro sistema.

SEMPLIFICAZIONE è il primo termine introdotto. Già perché il corpo normativo sull’istruzione è enorme tanto che da più parti si chiede di riorganizzarlo in un testo unico: quello del 1994 infatti è superato. A ciò aggiungasi la legislazione regionale e quanto regolamentato dagli enti locali nell’esercizio ormai consolidato delle loro prerogative in materia di servizi all’infanzia. Ma dare organicità alle disposizioni è semplificare ? Nel portato programmatico nulla si dice infatti di una semplificazione che sta nel superamento del centralismo ministeriale, anche adesso che il governo di cui fa parte si sta impegnando per la revisione del titolo quinto della Costituzione e che sarebbe interessante sapere come il ministro dell’istruzione intende contribuirvi. Norme generali e livelli essenziali delle prestazioni potrebbero bastare, se poi la gestione venisse demandata alla periferia ed alle autonomie delle scuole. L’ordinamento scolastico, quello che garantisce la parità dei diritti di tutti i cittadini sul territorio nazionale potrebbe essere una parte del ruolo delle scuole (curricolo nazionale), le quali a loro volta possono assumere compiti e risorse che la comunità sociale può chiamare a svolgere (curricolo locale) . Come si fa a pensare a scuole aperte, come vuole il ministro, quando ogni loro azione deve essere regolamentata dalla “circolare” ? Per il welfare non ci vuole una normativa nazionale, basta l’ISEE e per la sanità dopo la legge quadro servono le intese stato- regioni sui finanziamenti. Smettiamo dunque di parlare di semplificazione quando dobbiamo ancora effettuare il decentramento previsto nel 1998 e che nemmeno questa volta compare nelle dichiarazioni del ministro.

Il secondo termine è PROGRAMMAZIONE. Interessante sarebbe poter esercitare da parte del governo centrale la programmazione, se fossero chiari e fluidi gli altri livelli di governance. Così non è e dunque il ministero sarà permanentemente quello delle emergenze perché tutti i problemi vanno risolti erga omnes e le situazioni più carenti vanno a detrimento di quelle più efficienti. La programmazione è già in piccola parte decentrata alla regioni, ma riguarda solo la rete scolastica e non le persone che la devono mettere in pratica. Non si può infatti programmare con una gestione centralizzata del personale: un conto è il contatto nazionale, altro sono le esigenze e le risposte che vanno data ai singoli territori. Non c’è bisogno di tanti esempi, ma la dispersione, i rapporti con il mondo del lavoro richiedono maggiore flessibilità; i problemi della montagna e delle isole non possono essere affrontati con il rinato modello delle pluriclassi, che si pensavano definitivamente superate all’insegna di una corretta istruzione per tutti e che oggi vengono mercanteggiate per peer education. I territori, dice il ministro, devono avere la scuola come “presidio pedagogico” e non solo la caserma dei carabinieri, ma come si fa, non solo per carenza di risorse (gli standard introdotti da Gelmini-Tremonti sono ancora in vigore), ma soprattutto per mancanza di spazio alle decisioni locali.

Si parla di organico funzionale e lo si limita ai docenti di sostegno, ma forse il ministro non ricorda che sulla fine del 1990 fu lo stesso ministero ad introdurlo nelle sperimentazioni del tempo lungo nelle scuole medie e dell’autonomia nelle superiori. Per la scuola primaria ci sono stati i “moduli” che andavano in quella direzione. Cose definitivamente scomparse dalla scena ? Anche il doppio organico nella scuola dell’infanzia si fa fatica a mantenere. Forse proprio queste modalità di gestione del personale stesso possono essere funzionali alla programmazione e già all’epoca del governo Monti qualcosa era riemerso, anche se riferito quasi esclusivamente alle reti di scuole.

Per gli Istituti Tecnici Superiori, un altro passaggio della relazione programmatica, trasformati da molte regioni in “poli tecnici” sarebbe preferibile una buona sinergia con le regioni stesse piuttosto che rimpiangere una direzione generale al ministero. Insomma si parla di programmazione con un occhio alla gestione, che proprio non riusciamo a separare nella nostra cultura di governo.

Il terzo tema toccato è quello della VALUTAZIONE; è questa la nuova moda che non si può fare a meno di introdurre stabilmente nella nostra politica. Nessun problema; si trovino la risorse per mettere in atto il regolamento recentemente emanato, ma si sa che ogni buona valutazione produce una retroazione capace di miglioramento e di innovazione. Ma come si può migliorare se non c’è autonomia progettuale e gestionale da parte delle scuole ? I miglioramenti infatti sono personalizzati. Il rischio della valutazione in un sistema centralistico, dove tutto è adempimento, non è la stimolazione, ma un colpo letale, che va a danno proprio le realtà già più deboli.

Senza nulla togliere al sempre più preciso e prezioso lavoro dell’INVAlSI resta tutto il problema degli standard, in relazione ai livelli essenziali delle prestazioni, di una valutazione per competenze, di un incremento della prospettiva dei “crediti” e di una opportuna discussione sul valore dei “titoli”.

Se si vuole veramente andare verso l’INTERNAZIONALIZZAZIONE del nostro sistema, altra parola magica, da protagonisti e non subendo, come avviene adesso, gli strascichi dell’Unione Europea e le brutte figure delle indagini internazionali, occorre che sia il sistema stesso a portarsi verso l’organizzazione in atto un po’ in tutti gli altri Paesi specialmente europei. Allora la parola che nel discorso del ministro è ancora troppo tra le righe e che andrebbe esplicitata nell’incipit è AUTONOMIA, che corrisponde o a governi locali o a forte decentramento sul territorio. Di tutto ciò esistono per gran parte i presupposti giuridici ed esempi virtuosi in diverse parti d’Italia. Manca la volontà politica, e per ora i programmi di questo ministero non sembrano avere tra le priorità la ridiscussione del vero tappo che blocca lo sviluppo del nostro sistema: i rapporti tra i poteri centrali e quelli locali ed il ruolo delle relative burocrazie, fino ad arrivare ai dirigenti scolastici. Qui si può intervenire subito anche per assecondare la spending review che anziché gli sprechi rischia di tagliare i servizi.

Dopo aver sorvolato l’autonomia il ministro compie uno scivolone sulla libertà della scuola; una scuola libera che deve assecondare la libertà di educazione, e con ciò una promessa a realizzare la “parità”. Una legge, la n. 62/2000, è stata fatta da chi aveva a cuore l’autonomia e non la privatizzazione, ma è caduta per tanta parte nella deriva dei diplomifici. Un sistema integrato pubblico-privato è già presente in Italia nelle politiche per l’infanzia e nella formazione professionale; non dovrebbe essere difficile applicarlo in via definitiva anche nella scuola, ma attenzione che per superare il fuoco di sbarramento ideologico ci vuole onestà intellettuale e politica, quella cioè di pensare ad un sistema dell’education autonomo che non deve ricevere legittimazione da questa o quella parte, ma dal suo ruolo nella società che qualunque politica deve impegnarsi a sostenere.

Droga che non fa prigionieri

DROGA CHE NON FA PRIGIONIERI

di Vincenzo Andraous

 

Una ragazzina s’è sentita male a scuola, una canna di troppo l’ha obbligata in orizzontale, è finita sull’ambulanza e poi in ospedale.

Una minorenne ha comprato la sua dose dietro quell’angolo mai troppo celato, come accade ultimamente vicino alle scuole, dentro le scuole, fin dentro la classe.

Una giovanissima ne ha fatto uso, badate bene, non ho detto abuso, ne ha preso qualche tiro la mattina, ma come qualcuno ostinatamente persiste a ripetere, è importante farlo responsabilmente, consapevolmente, tant’è finita su un lettino del pronto soccorso.

Una adolescente che sentenza della Consulta o meno, non sarà mai autorizzata a comprarla legalmente, neppure in tempo di spaccio statuale.

Di fronte a questo scempio di dignità calpestata, di libertà prese a calci in bocca, c’è chi pervicacemente porta avanti la tesi di un uso responsabile della roba, come a dire: fumatela bene, fatelo con giudizio, sarete al sicuro, non potrà accadere niente di spiacevole, c’è addirittura chi propende per fare svolgere un’ora di ricreazione scolastica per formare al consumo responsabile della canapa.

A questo punto non ha più alcuna importanza se qualcuno per fare del ribellismo spicciolo, userà l’insulto per arginare la propria disonestà intellettuale, non me ne può fregare di meno beccarmi del proibizionista, del rigorista, del moralista.

Quel che mi interessa è mettere al bando le chiacchiere, le bugie, le mistificazioni, i sofismi che vorrebbero coniare nuove argomentazioni filosofiche a supporto di una droga buona, di una droga normale, insalutare quanto un bicchiere di vino, un pacchetto di sigarette.

Come diavolo è possibile sostenere che lo spinello non crea danni, non mette nei guai chi già è nei guai di un’età respingente. Come non dare conto ai tanti e troppi sì, a discapito dei pochi e vituperati no, come non sbatterci il muso in quel tempo da dedicare agli altri che non c’è mai, quel tempo che invece occorre trovare necessariamente per non dovere correre in ospedale a sincerarsi delle condizioni dei propri figli.

Con quale correttezza interiore è dapprima sottaciuta, poi licenziata sbrigativamente la risposta scientifica che indica la cannabis come droga che fa male, che crea dipendenza, contamina il sistema nervoso, con il rischio di diventare malattia se già non lo è.

Quella ragazzina, quegli altri giovanissimi, sono ritornati a casa, rincoglioniti e spaventati, fortunatamente vivi, quelli che hanno venduto la dose sono stati presi, la nuova pratica degli adolescenti che comprano, vendono, guadagnano, poi ricomprano per uso proprio e per spacciarla, ha esteso radici profonde, in questo modo a casa non spariranno più ori e danari, non si chiederanno più troppi soldi, evitando sospetti e tensioni.

Qualcuno vada a dirlo ai genitori di quella ragazzina, che vietare, proibire, equivale a moltiplicare trasgressioni e devianze, fatturoni e Peter Pan di periferia, vadano a dirlo a loro che non è niente di più e niente di meno di una bevuta di buon vino.

Ripetano a quegli adulti che quanto accaduto alla loro bambina è semplicemente un “evento critico”, ma questo/i sacrifici consentiranno di battere le mafie, faranno diminuire i tossicodipendenti, risolveranno il sovraffollamento quale problema endemico dell’Amministrazione Penitenziaria.

Vadano a dirlo a loro, confidando sulla buona sorte che ha risparmiato una vita, perché fosse andata diversamente, a quella porta nessuno avrebbe fatto sosta né passaggio, unicamente ammenda.

Valutazione Tertium non datur

VALUTAZIONE TERTIUM NON DATUR

di Umberto Tenuta

 

È compito dei docenti garantire il successo formativo a tutti i giovani, indistintamente, senza limitazione alcuna, così come prevede la Costituzione italiana e la normativa di cui all’art. 1 del D.P.R. 275/1999.

Se gli interventi programmati non portano alcuni studenti al successo formativo, è compito dei docenti riprogettarli fino a quando al successo formativo non portano.

Così fa il medico con il malato.

Mica lo giudica, mica lo respinge, mica lo boccia!

Nella valutazione lo studente è fuori discussione.

La valutazione riguarda solo l’operato del docente!

Se la valutazione dice che lo studente ha conseguito gli obiettivi previsti, bene!

Se non li ha raggiunti, il docente provvede ai necessari interventi di recupero.

Tertium non datur!

Discutere chi valutare, come valutare, quando valutare è un mero diversivo.

È un vaniloquio.

Significa perder tempo, tempo prezioso, da dedicare alla progettazione di interventi formativi efficaci ed efficienti!

Badate, badate, badate, o gente!

Così fa la FCA, così la BMW, così fa la OPEL!

Ma così fa la casalinga quando cuoce gli spaghetti.

Se ancora i vermicelli non sono cotti, alza la vampa!

Mica li valuta con un quattro meno?

Siamo d’accordo, per i vermicelli?

Allora lo siamo ancor di più per gli studenti!

A loro non diciamolo mai, ma valutiamoli sempre, all’inizio, nel bel mezzo, alla fine.

All’inizio dell’anno scolastico, per accertare i livelli di sviluppo e di apprendimento, le modalità, i ritmi e gli stili apprenditivi, le motivazioni.

Nel corso degli apprendimenti per verificare se tutto procede al meglio.

Alla fine degli apprendimenti, per verificare se l’unità di apprendimento personalizzata (UAP) ha funzionato bene.

Diversamente si progetta una UAP di recupero, chiedendo scuse agli studenti, come fa o dovrebbe fare il medico.

Ma, Signore e Signori miei, queste son cose dette e ridette, ed io a Lor Signore ed a Lor Signori chiedo venia se ancora una volta testardamente Le ho importunate, Li ho importunati.

Chiede venia, scuse, perdono!

Così è, se vi pare.

E se non vi pare?

Cambiate mestiere!

Quella delle Maestre, quella dei Maestri è una fatica immane, una fatica grande, una fatica bella!

Perché alla fine le tenere pianticelle saranno alberi vigorosi, fronzuti, di fiori meravigliosamente belli fioriti!

 

Post Scriptum

Il solito Critic mi obietterà che non è colpa dei docenti se gli studenti non si impegnano ad apprendere.

La risposta sta nelle UAP che comprendono al loro inizio l’azione che il docente svolgerà per motivare tutti gli studenti.

 

Scuola digitale ritornello organizzativo e non invece educativo

Scuola digitale ritornello organizzativo e non invece educativo

di Umberto Tenuta

<<L’organizzazione della scuola digitale è in alto mare
La “questione organizzativa” scolastica continua ad essere affrontata solo marginalmente. Invece è uno dei temi dirimenti per una vera innovazione della Scuola>>.

È questo il ritornello, anche odierno, sulla stampa!

Ma, signori miei, or son cinquant’anni che di organizzazione della scuola si parla, sì, si parla soltanto, e nulla si fa, anzi si disfà quel poco di buono che pure nella veccia scuola c’era, certamente vecchia, ma non morta e seppellita nei metodi e negli strumenti che ancora vegeti assai sono, difficili da estirpare, perchè comodi, facili da utilizzare, in tempi brevi una lezione qua, un riassunto là, ripeti ripeti, a ripetizione obbligata e indicata vai,chè poi io ti interrogo ed un sei ti regalo.

Non scherziamo coi Santi, ma nemmeno coi bambini,scherzare non si può, è una cosa seria, troppo seria, quella dell’educazione dei giovani, una seconda gestazione, più lunga dei nove mesi, perchè va dalla nascita ai vent’anni, un quarto di un’augurabile vita centenaria, per chi ha la fortuna di viverla!

Vogliamo davvero sprecarlo questo tempo affamato di modelli da imitare, di figure di uomini grandi che la cultura dell’uomo, millenario deposito di umana ricerca, di umana scoperta, di umana costruzione, ai giovani, alimento vivo e non liofilizzato, da porgere perchè se ne alimentino, lo assimilino, lo facciano carne della propria carne.

Ecco, questo è il problema.

(To be, or not to be, that is the question).

Una scuola depositaria di piccole, meschine, vili enciclopedie che solo scoliosi, lordosi e cifosi producono, o una scuola prometeica officina di fuochi da alimentare con rami di quercia antica?

La scuola dei novelli Prometei che rubano il fuoco agli dei, la scuola dei mari, degli oceani, dei cieli infiniti da esplorare, con vascelli, ali supersoniche, robot per nuovi pianeti, Novelle Terre che gli uomini attendono!

Scendiamo giù, su questa terra patria e buttiamo via libri di testo, bookinprogress compresi, carte geografice e cartelloni, ma soprattutto quotidiane immancabili lezioni che ogni innata curiosità umana uccidono.

La nuova strada c’è, quella delle vie dell’Occidente per raggiungere l’Oriente, là dove nasce il Sole!

Socrate non sciorinava lezioni!

Erano i discepoli che le verità dovevano ri-scoprire, costruire, inventare, ripercorrendo il lungo cammino dello scimpanzè sceso dall’albero e fattosi Dante, Colombo, Michelangelo, Leonardo da Vinci, Francesco Il Poverello, Galilei accecato dalla luce del Sole… e chi più ne ha più ne metta!

La vedete, Voi, la nuova scuola, la Scuola Nuova, abbattute le pareti, i banchi accostati, la pedana tavolo per esperimenti, le pareti mensole per hard e soft materiali, i tablet nei borselli degli studenti, i docenti grandi animatori e discrete guide, giudici delle loro programmazioni e delle loro azioni?

Un’officina grande, la scuola, tutta laboratori, aule grandi, il lunedì per danze e concerti di musiche grandi, da Mozart e ……, il martedì per Giotto, Michelangelo…, il mercoledì per Dante, Petrarca, Leopardi…, il giovedì per Leonardo… insomma per tutti i Grandi delle Scienze, delle Lettere, delle Arti, come pure voleva il gran Lombardo (RADICE)!

Ogni giorno il Gran Cimento in una delle Scienze umane, a diretto contatto con i Grandi che possiedono la semplicità insuperabile dei bambini intenti a raccogliere le conchiglie delle spiagge ed i fiori dei verdi prati della loro giovinezza.

Una CA’ ZOIOSA la scuola, la NUOVA SCUOLA, che dentro le sue mura accoglie festosa tutte le nuove cose che l’uomo inventa.

Anche il DIGITALE e il DOPODIGITALE!

Altro che triti e ritriti modelli organizzativi di burocratica fattura.

La scuola è un’officina, una grande officina, in cui si sperimenta, si prova e riprova, si scopre, si inventa, si vive e rivive l’avventura umana, l’avventura dell’uomo nel corso dei millenni, con gli occhi protesi verso il futuro, verso la NUOVA TERRA che nell’Universo mondo l’Uomo attende nei suoi eredi che oggi fanno festa nella NUOVA SCUOLA!

Fortuna di un giovane incontrare un grande maestro

FORTUNA DI UN GIOVANE INCONTRARE UN GRANDE MAESTRO

di Umberto Tenuta

La scelta di un giovane dipende dalla sua inclinazione, ma anche dalla fortuna di incontrare un grande maestro
Rita Levi-Montalcini

Vero!

Ma proprio perché vero, non mi piace.

Non mi piace affatto!

Vero, ma vero a metà.

Vero per la prima metà, perché gli esseri umani non sono figli, né del destino che li fa nascere con un eraclitico clinamen, né di un dio che privilegia i figli dei ricchi, come denunciava il Sacerdote Don Milani.

Ma vero, perchè la fortuna di un giovane dipende effettivamente dall’incontrare un grande maestro!

Così è, ha ragione Eraclito che il mondo a caso pone.

Figli del caso!

No, Papa Francesco, no, so che Tu sei d’accordo con me.

Lo hai detto, lo hai denunciato, ma tutti hanno fatto finta di non sentire, e dopo un giorno la Tua denuncia è sparita da tutti i giornali.

Nessuno ne ha parlato più.

E Ti sei certamente rattristato!

Il Tuo Dio è un Dio misericordioso.

È un Dio di amore.

È Cristo!

Cristo non abbandona i Suoi fratelli alla Fortuna.

Cristo vuole che ogni figlio di Maria abbia la fortuna di incontrare un grande maestro.

Un grande maestro che fa grandi tutti i suoi venticinque giovani studenti.

Tutti i figli di donna hanno diritto a diventare grandi, un vero successo col loro successo formativo!

Successo formativo che la scuola deve garantire a tutti gli studenti, nessuno escluso.

Nessuno escluso!

Finiamola con le promozioni e le bocciature!

La valutazione serve per promuovere, non per bocciare.

Chi la usa per bocciare vada via dalla scuola!

Non ha diritto di restarvi un altro giorno ancora.

No, nella scuola c’è posto solo per maestri grandi che non fanno le parti eguali tra diseguali.

Nella scuola c’è posto solo per maestri grandi che grandi fanno tutti i loro studenti, nessuno escluso, nemmeno il bimbo che sta all’ultimo banco, messo lì perchè non è figlio del dommilaniano dottore.

Certo, il maestro non può tutto.

Il successo formativo dipende dal sistema formativo integrato di cui la scuola è, deve essere, deve farsi promotrice e coordinatrice, pena il venir meno alla sua irrinunciabile funzione istituzionale.

Ma il maestro è tale anche perchè non si chiude nell’aula, ma dialoga con i genitori, coinvolgendo tutta la comunità educante in questo dialogo continuo, perseverante, profondo, tenace.

Ma il maestro è grande perchè si fa grande ogni giorno, ogni giorno, a scuola ed a casa, con la riflessione, con lo studio, con l’attenzione continua ad ogni evento educativo, a tutte le esigenze manifestate dai suoi venticinque studenti, tutti figli del Re.

Così come uomini grandi non si nasce ma si diventa, anche maestri grandi non si nasce ma si diventa.

E tutti i settantasette maestri della scuola, tutti, nessuno escluso, maestri grandi debbono essere, debbono farsi, a meno che non vogliano rinunciare al loro ruolo.

Ma nessuno rinuncia.

Statene certi!

Tutti si fanno grandi, sono già grandi, sin da domani.

La scuola italiana è grande.

È grande come voleva Rita.

Come era grande Rita Levi Montalcini.

E come saranno grandi tutti i giovani studenti che frequentano la grande scuola italiana!

Un augurio?

Un auspicio?

Un impegno serio!

Di tutti: Maestri, Dirigenti, Genitori.

Ed anche della Ministra Stefania Giannini e del Presidente Matteo Renzi

Prigionieri dentro un tweet i ragazzi non sanno conversare

da La Stampa

Prigionieri dentro un tweet i ragazzi non sanno conversare

Dagli Usa all’Italia cresce l’allarme: la tecnologia impedisce le relazioni faccia a faccia

I nostri ragazzi possono gestire molteplici contatti su Facebook, Twitter o WhatsApp ma non sarebbero in grado di sostenere una classica conversazione. Lancia l’allarme Paul Barnwell, americano, professore di Storia medievale, che racconta accorato nel magazine «The Atlantic» il comportamento dei suoi studenti. I ragazzi, come molti loro coetanei in gran parte del mondo, siedono in classe con le mani sotto al banco e maneggiano furiosamente gli smartphone per controllare quello che accade sui loro social network, o per interagire con i loro contatti online. Il docente decide quindi d’interrompere questa loro attività che giudica compulsiva, li richiama all’attenzione e lancia l’idea che vorrebbe impegnarli in una conversazione. Esplode il panico, gli studenti costretti ad alzare gli occhi dai loro display sono presi da crisi d’astinenza preventiva, qualcuno di loro già agguanta il telefonino temendo di doversi separare dalla sua protesi per comunicare. La preoccupazione del professore è proprio legata all’inseparabile appendice che ogni studente sembra avere incorporata. Lui si chiede come quei ragazzi potranno mai sostenere una vita di relazioni tra esseri umani, quando saranno obbligati a interagire de visu, senza emoticon, senza i binari obbligati di una chat di un messenger, fuori dal loro habitat congeniale, dove basta metter un «like» per esprimere un consenso. Il prof Barnwell è preoccupato perché in tutti i laboratori scolastici, in cui vede impegnati i suoi allievi con gli strumenti di produzione di pensiero digitale a loro familiari, non può fare a meno di osservare la loro incapacità di uscire da uno schema di relazione condizionato da quegli oggetti tecnologici. Insomma il professore va alla ricerca dell’equazione umana perduta, perché sono le macchine a stabilire le regole. È facile immaginare che le sue siano domande che universalmente gli insegnanti si pongono, ogni giorno e in gran parte delle scuole tradizionalmente strutturate. L’impressione è che raramente il fisiologico divario generazionale abbia posto adulti e ragazzi in territori così inesorabilmente distanti. Questo per lo meno sembra ascoltando le grida di dolore di quanti invochino la perdita di senso critico, l’incapacità di relazione profonda in nome di semplice «connessione» (scomodiamo persino il vecchio prof. Zygmunt Bauman, profeta della «società liquida »). È indubbio che negli ultimi due decenni l’umanità, dal punto di vista delle sue possibilità di relazione, abbia fatto un salto evolutivo mai accaduto nella sua storia precedente. Immaginiamo solamente quale sia la massa di persone che oggi possiamo raggiungere subito, perché memorizzate nella sim card del nostro smartphone, incomparabile con i nomi scritti a penna nell’agendina che si portava nella tasca della giacca un nostro coetaneo fino a metà degli Anni Novanta. Tutto questo cambia sicuramente la nostra attitudine a comunicare e le nostre regole di comunicazione. Non significa che siamo «meno umani», anzi la nostra umanità viaggia più veloce e si afferma inmaniera più potente, perché ci siamo consapevolmente evoluti. Purtroppo i nostri apparati di tradizionale trasmissione del sapere sono rimasti un passo indietro, in gran parte dei casi in mano a chi difende il proprio fortino in nome di un’umanità usurpata. Spesso non basta mettere nelle aule un po’ di tecnologia per essere al passo; mi ha confessato mio figlio liceale che l’uso migliore della Lim ministeriale, la Lavagna interattiva multimediale che campeggia nella sua classe, avviene durante la ricreazione. L’insegnante esce, mentre addentano il panino gli studenti si sparano YouTube nel grande schermo e commentano tutti assieme i video che più li appassionano. Faranno anche un po’ di casino, ma nelle cinque ore in cui devono solo ascoltare e rispondere a domande su quello che hanno imparato leggendo un libro, è quella l’unica occasione che i ragazzi hanno di «conversare».

Una figlia in classe, l’altra a casa

da Corriere.it

IL MEGA pONTE FRA PASQUA E IL 25 APRILE

Una figlia in classe, l’altra a casa
Ma il papà, care scuole, è uno solo!

Scherzi dell’autonomia scolastica: la media è rimasta aperta, l’elementare invece è chiusa. Una situazione schizofrenica

di Paolo Conti

Autonomia scolastica? Meraviglioso e democratico strumento, frutto di anni e anni di confronti e di scontri. Ma come la mettiamo con l’autonomia delle famiglie, o comunque dei genitori, col loro diritto a organizzarsi per lavorare e proseguire la normale vita quotidiana? Mi spiego.

Ho due figlie, una di 13 l’altra di 11, iscritte a due scuole pubbliche distanti neanche un chilometro. Ma i due calendari sono diversi

Ho due figlie, una di 13 anni ( quindi seconda classe secondaria inferiore) e una di 11 anni (quinta classe primaria). Sono iscritte in due scuole diverse, entrambe pubbliche, che si trovano di fatto nello stesso quartiere, a nemmeno un chilometro di distanza. Ma in virtù della suddetta autonomia scolastica, i due istituti comprensivi hanno decretato un differente calendario scolastico. E così mi ritrovo con una figlia (la prima) che in questi due giorni (23 e 24 aprile) frequenta regolarmente la scuola. L’altra, invece, resta a casa con un ponte sterminato, dal 17 aprile fino a lunedì 28. Carica di compiti (inutili): frequenterà la scuola solo per altri tre giorni, e poi nuovo ponte 1- 4 maggio con ritorno a scuola lunedì 5. Morale: dal 17 aprile al 5 maggio entrerà in classe appena tre giorni.

Una ieri e oggi è andata a scuola, l’altra tornerà in classe solo il 28 aprile. Situazione schizofrenica: sia per le figlie che per l’organizzazione domestica

Situazione dunque schizofrenica: sia per le figlie (che non capiscono come mai nella stessa città, e a poche centinaia di metri di distanza, una scuola adotti un calendario e l’altra uno diverso) che per l’organizzazione domestica. In buona sostanza: tutti pronti a difendere l’autonomia scolastica come un dogma. Ma nessuno che si occupi mai delle conseguenze che ricadono sui genitori. I quali hanno la pessima abitudine di dover lavorare anche durante gli interminabili ponti scolastici. Sciagurati genitori, è sempre colpa loro, di tutto.

Giannini: nel 2014/15 il II ciclo Tfa, ma subito chiarimenti dal Mef sui finanziamenti a Istruzione e Ricerca

da Tecnica della Scuola

Giannini: nel 2014/15 il II ciclo Tfa, ma subito chiarimenti dal Mef sui finanziamenti a Istruzione e Ricerca
di A.G.
Per il Ministro si tratta di due passaggi fondamentali. Perché altrimenti i ragazzi che vogliono fare l’insegnante rimangono senza “sponda”. E poi perché ”si programma quando ci sono fondi certi, soprattutto sui capitoli università e ricerca e su alcuni della scuola, come il Mof”.
A margine dell’audizione in Commissione Cultura alla Camera del 24 aprile, il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, non ha parlato solo di assunzioni e concorso a cattedra. Si è soffermato anche sui nuovi tirocini formativi attivi abilitanti, a cui ha detto di tenere tanto.
”Facciamo ripartire il Tfa per l’anno accademico 2014-2015, altrimenti questi ragazzi rimangono senza sponda”, ha tenuto a specificare Giannini. Sul numero di posti a disposizione, però, il Ministro non ha voluto dare indicazioni. Vale la pena ricordare, a tal proposito, nella prima tornata di Tfam, nel 2012, i posti messi a bando furono oltre 20mila (anche se poi ne andarono assegnati solo circa 13mila a causa dell’eccessiva selezione). L’ultima, anche unica, indicazione sull’entità di posti relativi al secondo ciclo dei Tfa rimane sempre quelle dell’ex ministro Carrozza, che nella scorsa estate indicò oltre 29mila posti a disposizione.
Il responsabile del Miur ha poi voluto sottolineare che intende incontrare presto il “collega” di Governo a capo del Mef, al fine di comprendere come stanno le cose sui finanziamenti ai comparti della formazione e della ricerca. ”Abbiamo concordato un incontro con il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan e lo faremo la settimana prossima. L’obiettivo è capire effettivamente, al di là dei singoli provvedimenti, quali sono le possibilità” economiche, ”soprattutto sui capitoli università e ricerca e su alcuni capitoli della scuola, come il Mof”, perché ”si programma quando ci sono fondi certi”.
Giannini ha poi aggiunto che ”l’obiettivo è procedere non più punto per punto, ma fare una panoramica”. Durante l’audizione, Giannini ha sottolineato che ”se vogliamo dare spazio alla programmazione e alla semplificazione” anche per università e ricerca ”è necessario” superare ”l’informale commissariamento” da parte del Mef. Resta ora da capire che ne pensa Via XX Settembre, soprattutto perché da quelle risposte dipenderà anche la proposta che Giannini sarà in grado di formulare ai sindacati a metà maggio in vista del rinnovo del contratto. Un dettaglio non certo marginale.

Subito immissioni in ruolo per 28mila docenti

da Tecnica della Scuola

Subito immissioni in ruolo per 28mila docenti
di A.G.
Lo ha assicurato il ministro Giannini parlando alla VII Commissione della Camera: per l’anno scolastico 2014-15 servono 15mila insegnanti di sostegno e altri 13mila docenti circa per far fronte al turn over. In arrivo pure il concorso a cattedra: in “palio” 14mila posti. Novità in arrivo per i neo-abilitati: potranno inserirsi nelle graduatorie senza attendere la “finestra” di apertura triennale.
Questa estate il ministero dell’Istruzione dovrebbe immettere in ruolo circa 28mila docenti. A dichiararlo è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a margine di un’audizione in Commissione Cultura alla Camera per completare la presentazione delle linee programmatiche del suo Dicastero.
Per l’anno scolastico 2014-15, ha detto il responsabile del Miur, occorrono almeno ”circa 28mila nuove assunzioni” nella scuola. Il Ministro ha precisato che servono ”15mila insegnanti di sostegno e altri 13mila docenti circa per far fronte al turn over”. Giannini ha anche ricordato che le assunzioni a tempo indeterminato avverranno ”per il 50% dal concorso, per il 50% dalle graduatorie”.
Nel conteggio il Ministro non ha però citato il personale Ata: è improbabile che si tratti di una dimenticanza. Più facile che si tratti di una mancata citazione su amministrativi, tecnici ed ausiliari dovuta al fatto che al momento non si hanno ancora indicazioni in merito.
Giannini ha invece quantificato 14mila posti a disposizione per il nuovo concorso a cattedra: un numero, quindi, leggermente superiore a quello dell’ultima tornata.
Il Ministro ha anche sottolineato, incalzata dai deputati del M5S, che “il prossimo concorso potrebbe essere un’occasione” per l’assorbimento degli idonei all’ultimo ‘concorsone’. È un passaggio, quest’ultimo, però da approfondire: come fa il Miur, infatti, ad assumere gli idonei del concorso del 2012 dal momento che quello successivo li farà decadere automaticamente poiché non ancora assunti?
Novità in arrivo, intanto, per i neo-abilitati con Tfa e Pas. Sempre Giannini ha annunciato che la mattina del 24 aprile ha partecipato ad “una riunione tecnica a riguardo”. La novità, ha sottolineato Giannini, parlando con i cronisti, è che ”al raggiungimento del titolo di abilitazione sarà possibile aggiornare le graduatorie indipendentemente dalla cadenza triennale. Uno dei maggiori ostacoli che abbiamo è che la data dei percorsi abilitanti non coincide mai con la data di aggiornamento delle graduatorie. Normalmente c’è un gap”.

Alternanza scuola-lavoro: avvio dei monitoraggi nazionali 2013/14

da Tecnica della Scuola

Alternanza scuola-lavoro: avvio dei monitoraggi nazionali 2013/14
di L.L.
Le funzioni saranno disponibili dal 29 aprile e fino al 18 luglio 2014
Dal 29 aprile prossimo saranno attivi sul sito www.indire.it/scuolavoro, nella sezione “Inserimento dati monitoraggi nazionali“, i monitoraggi nazionali sull’alternanza scuola lavoro.  L’area per l’inserimento dei dati relativi ai percorsi realizzati nell’a.s. 2013/14 sarà attiva fino al 18 luglio 2014.
Nel corrente anno scolastico saranno monitorati:
a) i percorsi di alternanza scuola lavoro realizzati dagli Istituti di Istruzione Secondaria di II grado;
b) i percorsi di alternanza scuola lavoro attivi nelle classi V degli Istituti Professionali;
c) gli esiti degli sbocchi occupazionali degli studenti per rilevare la situazione occupazionale degli ex studenti delle classi V che nell’anno scolastico  2012/13 hanno svolto un percorso di alternanza scuola lavoro.
Per accedere alle schede di monitoraggio è sufficiente che gli Istituti Scolastici utilizzino come codice di accesso il codice meccanografico (dell’istituto sede di riferimento) assegnato dal sistema informativo del Miur, e la password utilizzata per le iscrizioni alle iniziative di Puntoedu (formazione del personale Ata, formazione docenti e dirigenti). Gli istituti scolastici che non siano già in possesso della password, possono richiederla all’indirizzo email helpscuolalavoro@indire.it
Non è possibile effettuare il login fino alla data fissata per l’avvio del monitoraggio.

Graduatorie ad esaurimento: il modello cartaceo e le Faq del Miur

da Tecnica della Scuola

Graduatorie ad esaurimento: il modello cartaceo e le Faq del Miur
La permanenza, a pieno titolo o con riserva, nelle graduatorie a esaurimento o l’aggiornamento avviene su domanda dell’interessato, da presentarsi entro il 10 maggio 2014, entro le ore 14,00, tramite “Istanze on line” sul sito del Miur.
Numerosi lettori ci hanno chiesto il modello per presentare la domanda cartacea d’inserimento o reinserimento in fascia aggiuntiva delle Graduatorie ad esaurimento.
Ecco il link per scaricare la domanda.
Riportiamo anche le faq che il Miur ha pubblicato, nei giorni scorsi, contenenti una serie di chiarimenti sulle domande più frequenti da parte dei candidati all’aggiornamento delle Gae. Eccole.
Faq n. 1606 – A chi è destinata la funzione di istanze on line per l’aggiornamento delle graduatorie ad esaurimento del personale docente ed educativo?
Esclusivamente agli aspiranti già presenti nelle suddette graduatorie e agli aspiranti che, provendendo da Bolzano, intendano trasferirsi nelle graduatorie di una provincia del resto d’Italia esclusi Trento e Valle D’Aosta.
Faq n. 1607 – Perché nella comunicazione dei servizi non si vede l`insegnamento relativo alla graduatoria per cui si sta chiedendo l`Aggiornamento del punteggio?
Si veda la nota 31 del modello di domanda, dalla quale si evince che il campo va indicato nel solo caso in cui si tratti di servizio non specifico, cioè diverso da quello a cui la graduatoria di riferisce.
Inoltre ai sensi dei punti 3 e 4 lettera B3, tabella di valutazione dei titoli della terza fascia: il servizio è valutabile come aspecifico solo fra infanzia, primaria e personale educativo da una parte e scuola secondaria dall`altra.
Es. se si sta valutando una graduatoria dell`infanzia, nella tendina la graduatoria aspecifica potrà essere scelta solo tra primaria e personale educativo.
Faq n. 1608 – Come si possono indicare le informazioni relative alle specializzazioni di sostegno conseguite nell`ultimo triennio nel caso in cui siano più di una?
Le specializzazioni di sostegno polivalenti possono essere indicate tutte. Qualora l`aspirante nel corso dell`ultimo triennio ne abbia conseguita più di una indicherà tutte le specializzazioni e data e luogo del conseguimento della prima negli appositi campi e indicherà data e luogo del conseguimento dell`altra, o delle altre, nel campo note.
Faq n. 1609 – A cosa serve la funzione di inoltro?
Una volta inseriti i dati la fase successiva è inoltrare i dati. Ogni inoltro avrà l`effetto di salvare i dati acquisiti e contemporaneamente di:
– Produrre un PDF, il modello compilato dall`aspirante in formato .pdf con tutti i dati acquisiti che sarà salvato in un archivio storico e che potrà essere recuperato dall`utente alla sezione “Archivio” presente sulla Home Page personale di Istanze online;
– Inviare una mail all`aspirante come ricevuta con il modulo della domanda inserita in formato .pdf;
– Depositare la domanda inserita in una base informativa dedicata. Contestualmente il modulo di domanda sarà messo a disposizione dell`USP che potrà recuperarlo e procedere con le operazioni di competenza.
Faq n. 1610 – Cosa si deve fare se, intendendo utilizzare lo stesso pc per comunicare istanze di utenti diversi, accada che rimangano in memoria i dati relativi alla prima utenza con cui si è acceduto?
Occorre tornare alla pagina in cui viene digitata l`utenza con il tasto “Logout” collocato in alto a destra nella pagina con la lista delle istanze disponibili e non con il tasto “Indietro” del browser collocato in alto a sinistra, di cui, in ogni caso, occorre evitare l`utilizzo.
Faq n. 1611 – Perché nell`elenco dei titoli di riserva previsti dal modello di domanda non compare il codice di riserva “R – VOLONTARI IN FERMA BREVE E PREFISSATA”, che invece è presente nell`applicazione?
La funzione è stata integrata con questo nuovo titolo dopo la realizzazione del fac-simile del modello di domanda.
 
Faq n. 1612 – L`aspirante incluso nelle graduatorie di prima fascia di due provincie (doppio canale) come deve presentare domanda?
L`applicazione propone una mappa in cui le domande sono entrambe elencate. L`aspirante deve accedere alla prima domanda e compilarla in tutte le sezioni di interesse. Deve poi provvedere all`inoltro. Successivamente deve tornare sulla mappa iniziale selezionare l`altra domanda e procedere al nuovo Aggiornamento e al successivo inoltro. Infatti, essendo i destinatari delle due istanze, due uffici provinciali diversi, non è possibile fare l`operazione con un solo inoltro. Ovviamente, come nel caso di domanda singola, l`inoltro di una o di entrambe le domande può essere posticipato nel caso in cui l`aspirante abbia dubbi in merito alla compilazione dell`istanza.
Faq n. 1613 – Come si deve fare se, accedendo alla lista delle scuole, non si trova quella di interesse?
Ci si deve assicurare che la scuola che si sta cercando sia coerente con l`anno scolastico a cui il servizio si riferisce. In pratica se una certa scuola esiste dall`a.s. 2011/12 con un certo nome (o codice) e prima ne aveva uno diverso, non sarà possibile trovarla con il nuovo nome (o codice) prima dell`a.s. 2011/12. In ogni caso, poiché potrebbe porsi un problema di mancata completezza dell`anagrafe delle scuole non statali, è in corso una modifica al software che consentirà l`acquisizione puntuale delle scuole non trovate.
Faq n. 1614 – Come si deve compilare la sezione B del modello di domanda?
La sezione B, che nell`istanza si trova in coda a quella dei dati anagrafici e di recapito, prevede le seguenti voci:
1. Aggiornamento
2. Permanenza
3. Trasferimento
4. Conferma/scioglimento riserva (automaticamente impostata in presenza di inclusioni con riserva)
L`Aggiornamento può essere effettuato da solo o insieme al trasferimento o anche insieme alla conferma/scioglimento riserva.
La permanenza può essere effettuata da sola o insieme al trasferimento o anche insieme alla conferma/scioglimento riserva.
In caso di trasferimento in cui non sia contemporaneamente impostata né l`opzioneAggiornamento né l`opzione permanenza, quest`ultima è implicita. Pertanto sarà possibile compilare le sole sezioni che non prevedono l`Aggiornamento delle singole graduatorie.
Nel caso in cui l`aspirante, andando avanti con la compilazione dell`istanza, si rendesse conto di dover modificare la selezione/le selezioni della sezione B deve utilizzare il tasto annulla e procedere nuovamente all`inserimento (questo in quanto ciascuna delle selezioni comporta l`abilitazione/disabilitazione di sezioni diverse del modello di domanda).
Faq n. 1615 – L`aspirante incluso in più graduatorie può aggiornarne una soltanto?
Sì, in questo caso le altre si intendono implicitamente confermate.
Faq n. 1616 – Nella sezione C3 perché non si vedono sempre tutte le specializzazioni di sostegno/metodi differenziati?
La logica con cui è realizzata l`applicazione è la stessa prevista dalla modulistica cartacea che prevede la presentazione dei soli nuovi titoli o di quelli posseduti ma non precedentemente dichiarati. Pertanto i titoli già presenti a sistema non sono selezionabili.
Faq n. 1617 – Cosa deve fare l`aspirante che debba sciogliere una riserva di tipo “T” (inclusione con riserva per ricorso pendente)?
Deve rivolgersi all`ufficio provinciale che, prima di provvedere allo scioglimento della riserva, effettuerà verifiche specifiche sull`esito del contenzioso.
Faq n. 1618 – Perché nella sezione C4 non è possibile dichiarare il titolo per l’insegnamento della lingua inglese, se già noto a sistema?
La logica con cui è realizzata l`applicazione è la stessa prevista dalla modulistica cartacea che prevede la presentazione del titolo solo se non precedentemente dichiarato o se il titolo è migliorativo rispetto a quello presente a sistema”.

Allarme amianto: è ancora presente in 3mila scuole!

da Tecnica della Scuola

Allarme amianto: è ancora presente in 3mila scuole!
di Alessandro Giuliani
A sostenerlo è stato Alberto Zolezzi (M5S), nel corso di una conferenza alla Camera, supportato dall’Osservatorio nazionale amianto: a 22 anni dalla legge che lo ha messo al bando, rimangono da bonificare migliaia di edifici pubblici, luoghi di lavoro e soprattutto istituti d’istruzione. Questa inosservanza provoca una ”strage silenziosa da 5.000 morti l’anno”. Per contrastarla servirebbe il sì ad un testo di legge, già approvato alla Camera e ora al Senato, che inasprisce le sanzioni. E realizzare una mappatura completa del fenomeno. Che potrebbe arrivare con l’eterna incompiuta anagrafe dell’edilizia scolastica, promessa anche dal Governo Renzi.
“Sono 3mila le scuole che contengono ancora amianto”: a sostenerlo è Alberto Zolezzi, deputato M5S in commissione Ambiente. Che chiede interventi celeri. Perché le norme che obbligano i datori di lavoro a provvedere all’eliminazione della pericolosa sostanza negli ambienti di lavoro già sono stati approvati da tempo.
“A 22 anni dalla legge che lo ha messo al bando – ricorda il ‘grillino’ – è inammissibile. La bonifica dell’amianto dall’Italia è un’emergenza che riguarda edifici pubblici, luoghi di lavoro e soprattutto le scuole. Considerato il tempo di latenza della malattia, bisogna intervenire al più presto e garantire lo smaltimento più efficace che deve assolutamente prevedere l’utilizzo di una filiera corta”.
Complessivamente, sarebbero anche più di 34 milioni le tonnellate di amianto compatto, a cui si aggiungono altri 3 milioni friabile, ad essere ad oggi presenti sul territorio italiano. E per il quale l’Italia rimane ”ancora silenziosa”.
Su questo tema il 24 aprile il Movimento 5 Stelle ha organizzato una conferenza alla Camera, supportato dall’Osservatorio nazionale amianto (Ona), che ha presentato un ”Piano alternativo” a quello del governo. L’evento si è svolto a quattro giorni dalla Giornata dedicata alle vittime dell’amianto prevista per il 28 aprile. Sarà l’occasione per ricordare la portata della ”strage silenziosa da 5.000 morti all’anno”, causata proprio dalle infinitesimali particelle di amianto che si depositano sui polmoni dell’uomo e ne creano una lenta degenerazione.
Un tema questo che, ha spiegato Zolezzi, “è in linea con il testo di legge, approvato alla Camera e ora all’esame del Senato, sui reati ambientali. La questione è diventata un risoluzione ad hoc del M5S che prevede innanzitutto un impegno per una mappatura completa, che ancora manca”.
Una mappatura che potrebbe arrivare con la completata anagrafe dell’edilizia scolastica. Per la quale sono in arrivo alcuni miliardi di euro, grazie all’esclusione di questo generi di interventi dal patto di stabilità (anche se al momento sembrerebbero in dubbio gli istituti superiori).
Come più volte accaduto in passato con i precedenti esecutivi, anche i rappresentanti del Governo Renzi hanno detto di voler realizzare l’eterna incompiuta mappa dello stato edilizio scolastico italiano. Ancora di più se, come sostengono gli esperi di amianto, tante scuole devono ancora essere bonificate dalla presenza di sostanze cancerogene: per capire, finalmente, se è vero che nel 2014 oltre un milone di alunni e centinaia di migliaia di docenti e unità di personale che operano in tremila istituti scolastici italiani devono ancora essere condannati a respirare tracce di amianto.

Dopo i “ponti” sarà tempo di scioperi

da Tecnica della Scuola

Dopo i “ponti” sarà tempo di scioperi
di A.G.
Si parte il 28 aprile con l’astensione dal lavoro di docenti e Ata organizzata dall’Unicobas “contro la politica del Ministro Giannini”: bisogna educarlo a minor protervia, spiega il segretario Stefano d’Errico. Il 6 e 7 maggio si asterrà dalle lezioni il personale della scuola dell’infanzia e primaria per ribadire il no alle prove Invalsi (ma non solo); il 13 maggio sarà la volta di medie e superiori.
Dopo il ponte della Festa della Liberazione, che in alcuni istituti è stato “attaccato” con le festività pasquali, lunedì 28 aprile riprenderanno le lezioni nelle scuola italiane. Ma non dappertutto. “Contro la politica del Ministro Giannini”, l’Unicobas ha infatti confermato lo sciopero per l’intera giornata, sia per il personale docente che Ata, di ruolo e non, delle scuole pubbliche di ogni ordine e grado. La conferma è arrivata anche dal ministero dell’Istruzione.
Secondo il segretario nazionale Unicobas, Stefano d’Errico, lo sciopero servirà a rivendicare tanti problemi irrisolti. Ma stavolta prima di tutto a educare “il Ministro a minor protervia: abbiamo capito cosa vuole la Giannini: 1) eliminare la libertà d’insegnamento e d’apprendimento tramite ‘valutazioni’ discrezionali d’autorità da parte dei dirigenti collegata ai risultati dei vergognosi test Invalsi ed una gestione privatistica incardinata sul capitale privato (inteso come committenza); 2) sopprimere gli scatti d’anzianità, già ‘congelati’ e restituiti solo in parte (grazie ad un accordo-truffa sottoscritto da CISL, UIL, SNALS e Gilda) a detrimento del fondo di istituto, ormai privo di risorse; 3) fingere di non accorgersi che retribuendo al livello più basso d’Europa i docenti ed investendo meno di chiunque in percentuale di PIL destinata ad istruzione, università e ricerca, si sviluppa una ‘pedagogia sociale’ che deprime il valore della scuola e della cultura; 4) realizzare l’ultimo punto del programma della Loggia P2 rimasto ‘inevaso’: eliminare il valore legale del titolo di studio; 5) eliminare gli organi collegiali, trasformare le scuole in fondazioni e farle gestire da consigli di amministrazione presieduti dal ‘dirigente’, assumere il personale per chiamata diretta e discrezionale come nelle scuole private; 6) ridurre i Licei a 4 anni”.
Il sindacato coglie anche l’occasione per ricordare la necessità di avere “un contratto specifico per tutta la scuola fuori dall’area del pubblico impiego (dove non è prevista certo la ‘libertà di impiegamento’ e dove non esistono le responsabilità penali che gravano su chi a che fare con minori) e l’istituzione di un Consiglio Superiore della Docenza adibito a garantire, così come per la Magistratura, l’autonomia e la terzietà della Scuola pubblica”.
Appena qualche giorno dopo un altro lungo ponte, quello della Festa del Lavoro, il mondo della scuola sarà di nuovo in sciopero. Stavolta a proclamarlo sono stati i Cobas, in corrispondenza delle invise prove Invalsi: “a noi – ha spiegato qualche giorno fa Piero Bernocchi, portavoce nazionale Cobas – sembra un rito distruttivo e insensato quello dei quiz Invalsi, reiterati malgrado il loro fallimento acclarato. E ora non è più solo l’opinione dei Cobas e dei docenti, anche universitari, e intellettuali che la pensano come noi: ma addirittura è l’ammissione dei nostri principali avversari in questa battaglia culturale e sindacale, e cioè la Fondazione Agnelli, finora protagonista dell’infatuazione ‘invalsiana’”.
Il 6 e 7 maggio si asterrà dalle lezioni il personale della scuola dell’infanzia e primaria. Il 13 maggio sarà la volta di quello delle medie e delle superiori. “Lo abbiamo convocato con largo anticipo – ha spiegato Bernocchi – perché abbia la massima centralità) servirà a dare, insieme a studenti e genitori, il colpo decisivo alla traballante baracca Invalsi e alla funesta scuola-quiz. Però lo sciopero è promosso anche per restituire a docenti ed Ata gli scatti di anzianità e 300 euro mensili di aumento come parziale recupero del salario perso negli ultimi anni, per dire no ai soldi alle scuole private, alla riduzione di un anno della scolarità, ai BES, alle classi-pollai; per massicci investimenti nella scuola pubblica, per l’assunzione stabile dei docenti ed ATA precari, per il pensionamento immediato dei Quota 96”. Insomma, sul “piatto” dello sciopero c’è proprio tutto. E ogni dipendente sembra avere almeno un motivo per aderire.

Fatturazione elettronica nelle scuole

da Tecnica della Scuola

Fatturazione elettronica nelle scuole
di Giuseppe Cosimo Tolone
Le istituzioni scolastiche a partire dal prossimo 6 giugno non potranno più accettare fatture emesse o trasmesse in forma cartacea.
Si avvicina la data di avvio della fatturazione elettronica nell’ambito della Pubblica Amministrazione. L’obbligo rientra nelle politiche di attuazione dell’Agenda digitale e coinvolge tutte le imprese, incluse le più piccole, che hanno rapporti con la P.A.. Tutte dovranno organizzarsi e digitalizzare il processo di emissione fattura.
Il commissario per l’Agenda digitale, stima in un miliardo di euro il risparmio per lo Stato derivante da tale digitalizzazzione. Sarà necessario produrre le fatture attraverso un file in formato XML, che dovrà essere trasmesso seguendo determinate specifiche tecniche. Il Governo rimarca i benefici connessi alla nuova procedura di fatturazione, primo fra tutti la capacità per la P.A. di gestire con certezza l’ammontare ed i tempi dei pagamenti verso i fornitori, visti i notevoli ritardi nei pagamenti. La fatturazione elettronica sarà poi utile per il controllo della spesa.
Con una nota del 17 aprile scorso (visionabile nella colonna degli “Approfondimenti”) il Ministero dell’istruzione dell’università e della ricerca ha diramato le istruzioni operative per l’avvio della fatturazione elettronica anche nelle istituzioni scolastiche che il cui obbligo decorre dal 6 giugno 2014. Da tale data i fornitori dovranno produrre, nei confronti delle scuole, esclusivamente fatture elettroniche, nel rispetto delle specifiche tecniche reperibili sul sito http://www.fatturapa.gov.it/ . Eventuali fatture ricevute dopo tale data in formato non elettronico dovranno essere restituite perché emesse in violazione di legge.
Simmetricamente, qualora le istituzioni scolastiche o l’eventuale relativa azienda speciale debbano emettere fattura nei confronti di un ente obbligato a riceverla in forma elettronica, quindi nei confronti delle Amministrazioni centrali dello Stato quali ad esempio i Ministeri o altre scuole, dovranno farlo rispettando l’obbligo in premessa. Le fatture elettroniche così ricevute o emesse verranno gestite per il tramite di apposite funzioni del sistema SIDI.

Dotazione organica di sostegno: come funzionerà con le aree unificate?

da Tecnica della Scuola

Dotazione organica di sostegno: come funzionerà con le aree unificate?
di Lucio Ficara
Il nuovo meccanismo potrebbe penalizzare i docenti che provengono da classi di concorso per le quali è obbligatoria la laurea.
Con la recente unificazione delle 4 aree di sostegno, cambiano anche le modalità per quanto riguarda i trasferimenti.
Questa unificazione nasce con il decreto istruzione del novembre 2013 , dove all’art.15 comma 3 bis è scritto che le aree scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica professionale artistica (AD03) e psicomotoria (AD04) di cui all’articolo 13, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e all’ordinanza del Ministro della pubblica istruzione n. 78 del 23 marzo 1997, sono unificate. Al citato comma 5 dell’articolo 13 della legge n. 104 del 1992, le parole: «, nelle aree disciplinari individuate sulla base del profilo dinamico-funzionale e del conseguente piano educativo individualizzato» sono soppresse.
Le suddette aree disciplinari continuano ad essere utilizzate per le graduatorie di cui all’articolo 401 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e per i docenti inseriti negli elenchi tratti dalle graduatorie di merito delle procedure concorsuali bandite antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.
Questa unificazione sta creando dei timori, denunciati dai docenti di ruolo che appartengono alla dotazione organica di sostegno, i cosiddetti Dos. Infatti un gruppo di docenti di sostegno calabresi, analizza le conseguenze negative che potrebbero scaturire da questa maldigerita unificazione delle aree. Tra queste negatività denunciate, due sono particolarmente rilevanti.In primo luogo lo svilimento delle competenze specifiche dei docenti, peculiari dell’area didattica di riferimento che andrà ad incidere negativamente sull’apprendimento degli studenti con disabilità. Ma c’è anche un problema di carattere tecnico-amministrativo, in quanto nell’area AD03 predominano i docenti diplomati che hanno punteggi di servizio molto alti, perché hanno iniziato a lavorare appena diplomati, questi potrebbero avvantaggiarsi di questa unificazione, scavalcando in graduatoria i docenti che appartenevano alle aree AD01 e AD02 dove si accede e si accedeva esclusivamente con il possesso della laurea.
Per l’appunto i docenti di sostegno calabresi, che hanno denunciato questi timori, chiedono al Miur e ai sindacati di attuare una rettifica nella tabella della valutazione dei titoli, dando un bonus aggiuntivo alla laurea, sul modello dei 30 punti che furono concessi ai docenti abilitati con le Siss nelle graduatorie permanenti. La domanda che ci poniamo è: “Questi timori sono realmente fondati?”
Cerchiamo di capire come funzionerà la mobilità e l’assegnazione dei posti con le aree unificate. Nel CCNI sulla mobilità scuola del 26 febbraio 2014 si è dovuto riscrivere l’articolo 30, riferito al sostegno per le scuole secondarie di II grado, che originalmente conteneva la suddivisione delle quattro aree di sostegno. La nuova stesura, fatta poco prima delle vacanze pasquali sotto forma di sequenza contrattuale, abolisce le aree di sostegno e dispone che i movimenti avverranno senza tenere conto dell’area di appartenenza del docente interessato. C’è da dire che la dotazione organica di sostegno non è stata abolita, ma sarà formata da un’unica area. Al docente trasferito su Dos, non verrà assegnata la cattedra ma soltanto la titolarità Dos, soltanto dopo, in fase di utilizzazioni, sarà assegnato l’incarico annuale. Bisogna dire che esiste sempre la tutela della continuità didattica a prescindere dal punteggio di graduatoria, che attutirebbe la problematica dell’unificazione delle aree.
Nell’immediato, questa unificazione, andrà ad avvantaggiare soprattutto per i trasferimenti interprovinciali, i docenti appartenenti alle aree dove ci sono meno posti. I timori lanciati dai docenti di sostegno calabresi, a nostro parere non sono del tutto infondati soprattutto se ci dovessero essere contrazioni organiche di posti, allora la soluzione sarebbe quella di riconoscere alla laurea una plusvalenza che non tocca al semplice diploma.