Maestre/i oggi Ruolo sociale e didattica

Convegno Nazionale di Formazione

Maestre/i oggi
Ruolo sociale e didattica
Insegnare nella scuola primaria nonostante i tagli, le “riforme” e il precariato
Bologna, sabato 10 maggio 2014 ore 9.30 – 17.00

Diverse generazioni di maestre e maestri si confrontano
oggi nella classi. Ci sono le insegnanti “storiche” che
hanno costruito i modelli a tempo pieno e a modulo; le
insegnanti più giovani che hanno vissuto l’ultima
stagione di lotte in difesa della qualità e contro “riforme”
che hanno destrutturato i precedenti modelli; infine ci
sono gli e le insegnanti giovani che lavorano in gran
parte da precari e precarie, passando da una scuola
all’altra. Queste tre profili (e a volte generazioni) di
maestre e maestri insegnano in una scuola primaria, già
elementare, fortemente frammentata nelle forme e nelle
dinamiche didattiche, ognuna diversa da quella vicina,
diversificate e messe in concorrenza tra di loro
dall’autonomia scolastica e fortemente condizionate dai
tagli di risorse.
Lo sfondo disciplinare vede l’emergere potente delle
ideologie della valutazione e della trasformazione
didattica in funzione della pratica dei test, con
l’esaltazione delle attività di lettura e matematica e la
cancellazione delle educazioni e del trinomio storiageografia-
scienze. L’orientamento ministeriale sulla
dimensione di sistema interpreta la qualità scolastica
come risultato del merito individuale e non più come
prodotto dell’interazione cooperativa dei vari soggetti
educatori: stiamo assistendo al tentativo istituzionale di
dividere la comunità educante attraverso il falso mito
della meritocrazia.
Lo sfondo socio culturale è quello della crisi economica
perdurante ormai da anni (con potenti ricadute anche sui
salari di docenti e ata), della ambivalente trasformazione
informatica, della crescita progressiva di presenze di
bambine e bambini migranti e di seconda generazione.
Con il convegno intendiamo fare una mappatura della
condizione, del ruolo e della funzione degli insegnanti
nella scuola primaria e nella società attuali. Vogliamo
mettere a confronto le diverse idee di scuola che si
concretizzano nelle pratiche delle maestre e dei maestri
reali. Vorremmo raccogliere le critiche e le istanze di
trasformazione relative ai modelli organizzativi e didattici
nonché ai modelli relazionali e cognitivi che ci troviamo a
ereditare e a praticare nella scuola di oggi.
Il convegno sarà strutturato in una giornata. Nella prima parte della mattinata verranno proposte due
relazioni introduttive ad ampio raggio. Dopo la pausa, si prevedono interventi brevi (10 minuti) dei soggetti
che produrranno entro la settimana precedente una proposta di intervento. Al termine della pausa pranzo
verrà completata la lista degli interventi brevi, quindi si aprirà il dibattito tra i partecipanti.
Iscrizioni: da inviare a cespbo@gmail.com oppure fax 051.3372378
Intervenire al convegno: coloro che intendono sottoporre una ipotesi di intervento da relazionare nella
sessione mattutina del convegno dovranno inviare un abstract alla mail cespbo@gmail.com
L’abstract deve contenere una breve sintesi del tema che verrà trattato nell’intervento rimanendo nel
limite massimo delle 5000 battute.
Info: cespbo@gmail.com www.cespbo.it tel. 051.241336 fax 051/3372378.
Il CESP è Ente Accreditato/Qualificato per la formazione del personale della scuola ( Decreto Ministeriale 25/07/06 prot.869)
ESONERO DAL SERVIZIO PER IL PERSONALE ISPETTIVO, DIRIGENTE, DOCENTE E ATA
Con diritto alla sostituzione in base all’art.64 comma 4-5- 6- 7 CCNL2006/2009 – CIRC. MIUR PROT. 406 DEL 21/02/06)

Valutare che chi come

VALUTARE CHE CHI COME

di Umberto Tenuta

 

Il tema della valutazione è in prima pagina sui quotidiani italiani.

Illustri studiosi ne parlano.

Noi, che illustri studiosi non siamo, ci limitiamo a scrivere queste mirerelle considerazioni.

Partiamo da una premessa normativa, quella delle norme costituzionali che di seguito riportiamo:

1°- Ogni persona ha diritto al pieno sviluppo della sua persona.

2°- è dovere e diritto dei genitori, mantenere, istruire ed educare i figli.

Non solo il dovere, ma anche il diritto di educare spetta ai genitori.

I genitori possono esercitare questo diritto ed assolvere a questo dovere, sia nelle scuole statali, sia in altre scuole, italiane o estere, private, paritarie, statali, non importa.

Importa una sola cosa: il pieno sviluppo della persona umana.

Pieno sviluppo che nel linguaggio pedagogico meglio chiamiamo piena formazione della persona umana.

Tant’è che nel D.P.R. 275/1999 si parla di successo formativo.

E nel rapporto faure siafferma: <<ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è de-stinato ad accogliere questo successo>>[1].

Solo negli Stati totalitari, e soli in essi, da Sparta agli Stati comunisti, nazisti e fascisti lo Stato si arroga questo diritto.

Negli Stati democratici questo diritto è riservato ai genitori, e a nessun altro!

Quindi, se i genitori hanno il diritto ed il dovere di istruire ed educare i propri figli, essi hanno anche il dovere e il diritto di valutare la scuola che i propri figli frequentano.

Quello dei genitori è un diritto prioritario.

Ed infatti, i genitori esercitano questo diritto quando inviano i propri figli alle scuole non statali che scelgono ad libitum.

Perché non dovrebbero esercitarlo anche nelle scuole statali?

Si obietterà che le scuole statali sono valutate dallo Stato.

Indubbiamente, lo Stato, nell’organizzare un proprio servizio, ha il sacrosanto diritto di valutarlo.

Lo Stato valuta che il pubblico servizio assolva alle finalità per le quali è stato creato.

Nel contempo, i genitori valutano se il servizio scolastico o non scolastico garantisce ai loro figli il successo formativo.

Due diritti, quello dei genitori, prioritario, e quello dello Stato.

In una società democratica, il diritto dello Stato non può essere prioritario, come negli Stati totalitari che fissano le finalità della formazione dei cittadini, con tutte le conseguenze che ben conosciamo.

I diritti della persona umana vengono subordinati ai diritti dello Stato: la persona è subordinata al cittadino!

Prima di essere un uomo, tu sei un comunista, un nazista, un fascista!

Vogliamo questo, oggi, in Italia?

No, no, no!

Il diritto di educare è costituzionalmente riconosciuto ai genitori.

E, allora?

Allora, lo Stato verifica se i genitori sono soddisfatti del servizio scolastico che lo Stato offre ai loro figli.

E come lo verifica?

Chiedendolo ai genitori!

Solo i genitori non tradiscono i loro figli, non li ingannano, non li deprivano della loro piena umanizzazione, del loro essere pienamente uomini, un successo umano!

Attenzione!

Stiamo parlando di successo formativo, di piena formazione umana, di piena formazione dell’uomo, del cittadino e del lavoratore!

Non stiamo parlando del conseguimento di un Diploma.

I Diplomi non servono più, solo lo Stato li richiede e ad essi si affida.

E perciò l’Amministrazione statale non funziona!

Le Aziende private non chiedono Diplomi ma conoscenze e competenze nei campi operativi, conoscenze e competenze che esse accertano, verificano, valutano, senza tener alcun conto dei Diplomi.

Perché i Genitori non pensino solo ai Diplomi per far accedere i loro figli, anche se incompetenti, agli impieghi statali, aboliamo il valore legale dei Titoli di studio!

Allora, i genitori saranno i migliori valutatori anche delle scuole statali.

Lo Stato valuta attraverso i genitori!

Sì, o Maestre, o Maestri, il miglior giudice è il RE!

Sono le mamme ed i papà, come fate voi con i vostri figli che li mandate alle scuole che valutate migliori, voi che dentro ci state!

Ma allora le scuole non si autovalutano?

Sì che si autovalutano, come chi guida un’automobile!

L’autovalutazione nelle scuole serve a progettare i propri interventi formativi ed a metterli a punto continuamente.

Come fanno attualmente gli automi che guidano le auto!

Nulla questio, nessuna preoccupazione.

Per chi fa il proprio dovere, per chi si impegna al massimo, per chi è consapevole che nella scuola si formano i giovani, le nuove generazioni, la società di domani, che tutti ci auguriamo migliore, per i nostri figli.

In un mondo uscito dai villaggi, è interesse di tutti che tutti siano educati, tutti, non soli i nostri figli.

E noi educatori abbiamo questa grande responsabilità.

La valutazione è un dono divino, un dono che ci consente di essere miglior per fare migliori i nostri figli, le generazioni future, la società di domani.

Ma, a questo punto, ci fermiamo.

Altro discorso meritano i carrozzoni sui quali viaggiano gratis molte persone, anche quelle che nella scuola non amano operare nell’impresa più grande che, dopo quella delle madri, a una persona può essere affidata, quella di aiutare i giovani a nascere alla condizione umana.

 

[1] FAURE E, (a cura di), Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249.

GRADUATORIE DI ISTITUTO E TFA: MIUR RIFIUTA CONFRONTO, RISCHIO CONTENZIOSO

GRADUATORIE DI ISTITUTO E TFA, GILDA: MIUR RIFIUTA CONFRONTO, RISCHIO CONTENZIOSO

 

Si sono svolti al ministero due surreali incontri, regolarmente convocati, per l’informazione ai sindacati sulle graduatorie d’istituto e sui futuri TFA. Nel corso degli incontri ai sindacati non è stata fornita alcuna documentazione, mentre lo stesso ministero comunicava alla stampa i contenuti dei provvedimenti. “Si tratta di metodi irrispettosi del ruolo dei sindacati, con l´assunzione di provvedimenti che rischiano, per la loro incoerenza, di provocare una enorme mole di contenzioso. L’articolo 5 del vigente contratto di lavoro – commenta la Gilda degli Insegnanti – obbliga l’Amministrazione a un confronto preventivo con i sindacati rappresentativi su questa materia: seguire una procedura diversa e unilaterale rende di per sè giuridicamente imperfetti i provvedimenti. Rifiutare aprioristicamente il confronto crea un clima pesante, che rischia anche di ripercuotersi sull’inizio del prossimo anno scolastico. Ci auguriamo un cambio di rotta da parte del ministro non escludendo, in caso contrario, di impugnare i provvedimenti”.

PAS: vittoria in Consiglio di Stato

PAS: Anief rivince ancora in Consiglio di Stato e fa ammettere con riserva ai corsi i docenti con 360 giorni o 540 giorni, precari o di ruolo, anche senza servizio specifico

Ancora una volta i giudici di appello annullano le ordinanze negative del Tar Lazio e ammettono centinaia di ricorrenti ai corsi già attivati presso le Università. Con le ordinanze nn. 1796, 1797, 1798 nei ricorsi discussi dall’avv. Galleano il 6 maggio 2014 in collaborazione con gli avv. Verticelli e Marcone, finalmente si apre il disco verde per centinaia di aspiranti insegnanti che avevano aderito ai ricorsi con ruoli 8187, 8189, 8191 e si erano visti bocciare la domanda di iscrizione con riserva dal Tar Lazio. Meglio tardi che mai dopo che lo stesso Consiglio di Stato aveva accolto con ordinanza n. 1707 un altro appello dopo l’udienza del 29 aprile su registro n. 2278/14.

Diplomati magistrali abilitati a insegnare. “Hanno perso 15 anni di carriera”

da Il Fatto Quotidiano

Diplomati magistrali abilitati a insegnare. “Hanno perso 15 anni di carriera”

Entro il 10 maggio il Miur riconoscerà il nuovo status a circa 20mila docenti che hanno conseguito il titolo entro il 2001/2002. Tuttavia potranno essere inseriti sono nelle graduatorie d’istituto e non in quelle a esaurimento. L’associazione di categoria Adida: “Bisogna garantire loro una cattedra per il futuro”

di Lorenzo Vendemiale

Finalmente abilitati all’insegnamento: l’odissea di chi possiede il diploma magistrale sta per concludersi positivamente. Come comunicato dai dirigenti ministeriali in una delle ultime riunioni con i sindacati, in settimana il Miur riconoscerà il nuovo status di quei docenti che hanno conseguito il titolo entro il 2001/2002. Fino ad oggi, invece, al diploma magistrale non era stato riconosciuto valore pienamente abilitante, nonostante quanto indicato dalla legge: i diplomati magistrale trovavano posto solo nella terza fascia delle graduatorie (riservata a chi ha un titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento) e non in seconda (riservata agli abilitati). Perché ciò avvenisse c’è voluta una lunga battaglia. E soprattutto un parere del Consiglio di Stato, quello dell’11 novembre 2013, secondo cui il diploma di scuola o di istituto magistrale è da considerarsi “abilitante ex lege” per l’insegnamento nella scuola primaria. E il Ministero, alla fine, ha dovuto prenderne atto. Il riconoscimento ufficiale, salvo imprevisti, avverrà entro il 10 maggio, data in cui il Miur deve pubblicare il decreto di aggiornamento delle Graduatorie d’Istituto, le liste che assegnano le supplenze annuali e in cui i nuovi abilitati potranno iscriversi in seconda fascia.

“Si sono presi un po’ di mesi per decidere se riconoscere il titolo solo ai ricorrenti, o dare un’attuazione più estensiva della sentenza. Alla fine sembra aver prevalso la seconda strada, che ci sembra quella più sensata”, afferma Massimo Di Menna, segretario nazionale della Uil Scuola. I beneficiari del provvedimento dovrebbero essere circa 20mila persone. Una cifra di gran lunga inferiore alle stime precedenti, che parlavano addirittura di 55mila docenti, ma che probabilmente avevano conteggiato tutti i diplomati entro il 2002. Non considerando che, negli ultimi 12 anni, circa la metà degli interessati è riuscita ad accedere ad altri percorsi abilitanti, o si è spostata in classi di concorso superiori. Per tutti questi, dunque, non sarà necessario partecipare ai test per il prossimo ciclo di Tirocinio Formativo Attivo, né tanto meno attivare i Pas (Percorsi abilitanti speciali). L’ingresso nella seconda fascia delle Graduatorie d’Istituto permetterà loro di sperare, dal prossimo anno, in un contratto a tempo determinato, in attesa del prossimo bando di concorso (annunciato dal ministro Stefania Giannini per il 2015) a cui potranno partecipare.

Una buona notizia, dunque. Anche se per i diplomati magistrali le Graduatorie d’Istituto rappresentano solo un ripiego. Ben altra cosa, infatti, sarebbe stato l’inserimento nelle Graduatorie ad Esaurimento, le liste che assegnano (in parallelo ai concorsi) cattedre a tempo indeterminato. Sono chiuse per legge dal 2006 (come ribadito anche dall’ultimo decreto ministeriale di aggiornamento), e questo fa sì che i nuovi abilitati non possano rientrarci. Peccato, però, che il titolo dei diplomati magistrale sia precedente al 2002: se l’abilitazione fosse stata riconosciuta fin dal primo momento, avrebbero potuto iscriversi nelle GaE. E aspirare ad essere assunti.

“I diplomati magistrali sono stati per anni un paradosso vivente. E continueranno a rimanere in un limbo, anche se l’abilitazione è un primo, importante riconoscimento”, commenta Valeria Bruccola, coordinatrice nazionale di Adida. Per questo l’associazione di categoria, da sempre in prima linea nella battaglia dei diplomati, non ha intenzione di accontentarsi, nonostante il Consiglio di Stato abbia dato parere negativo sulla richiesta di inserimento in GaE (giudicata “tardiva”): “Forse si sono dimenticati che le GaE sono state riaperte anche di recente. La questione dal punto di vista normativo è complessa, ma per noi la partita è tutta da giocare”, afferma Brucola. “Presenteremo ulteriori ricorsi”, conclude. “Parliamo di docenti a cui è stato negato il diritto all’insegnamento. E visto che nessuno potrà restituire i 10-15 anni di carriera persi, bisognerebbe almeno garantire loro una cattedra per il futuro”.

La scuola italiana che ha paura di farsi valutare

da Corriere.it

I test che dividono

La scuola italiana che ha paura di farsi valutare

di GIANNA FREGONARA

Come da copione, le proteste: Cobas in piazza a Roma davanti alla sede del ministero dell’Istruzione, la scuola elementare Morosini di Milano dove gli insegnanti hanno scioperato facendo saltare le prove a tutti i bambini della seconda elementare. Come da copione, le polemiche: davvero si arriverà come sostiene la ministra Stefania Giannini a usare i test Invalsi come parametro per la revisione del contratto e dello stipendio degli insegnanti? O invece si cambierà di nuovo il test per renderlo meno complicato, come ha annunciato la presidente dell’Istituto di valutazione Anna Maria Ajello, che dichiara che «chi sostiene che i test servano a valutare gli insegnanti irrobustisce solo le critiche perché servono per valutare le competenze dei ragazzi»?

Ieri è stato il primo giorno delle prove Invalsi: si fanno in seconda, quinta elementare e seconda superiore, i ragazzi di terza media sosterranno invece il test insieme all’esame finale a giugno. Si tratta di una prova di italiano (lettura e comprensione del testo) e di una di matematica che devono misurare il raggiungimento delle competenze secondo il programma ministeriale. In generale creano ansie tra gli insegnanti (meno tra gli studenti), polemiche tra i sindacati e il ministero .

Il copione di ieri però non aveva previsto la novità: secondo i dati diffusi dal ministero, ormai 7 scuole su dieci usano i risultati delle prove dei propri ragazzi (che vengono restituiti agli insegnanti a settembre ogni anno) per valutare internamente la propria didattica ed eventualmente prendere i provvedimenti del caso. A quattro anni dall’introduzione a regime della valutazione dunque la maggioranza delle scuole pubbliche italiane «ha imparato» a usare in modo pragmatico questo strumento che resta ancora molto contestato.

Non solo per le proteste eclatanti come quella della Morosini di Milano ma anche per l’opposizione più subdola, quella degli insegnanti che «barano», il «cheating» lo chiamano gli esperti nobilitando così un po’ la pratica. Ci sono zone, province intere dove i risultati sono falsati dall’intervento degli insegnanti in modo da non poter essere usati. Il clima di sospetto intorno ai test è diffuso non tanto per la prova in sé ma per le speculazioni sull’eventuale uso che di questi risultati si potrà fare. Al momento infatti gli esiti sono rigorosamente segreti, usati solo all’interno delle scuole, tanto che quando qualche indiscrezione trapela fino ai genitori l’atteggiamento di presidi e insegnanti è carbonaro.

In ogni intervento, da quando i test sono diventati una realtà, ministri e addetti annunciano cambiamenti con lo scopo di migliorare la prova e l’effetto di suscitare ulteriori dubbi. Come quelli che involontariamente ha creato ieri la presidente dell’Invalsi che in un’intervista ha parlato di «domande trabocchetto», troppo difficili, a lei stessa incomprensibili. Non è ancora chiaro se diventeranno la terza o quarta prova dell’esame di maturità (intanto da quest’anno sono stati aboliti in prima media) per provare ad introdurre una prova nazionale omogenea in un esame che non lo è per niente .

La polemica sulla valutazione – a parte gli aspetti sindacal-contrattuali sui quali sarebbe meglio fare chiarezza al più presto anche da parte del ministero – semplicemente non tiene conto del fatto che la scuola è fatta per imparare, che le competenze dei ragazzi vanno valutate nel modo più oggettivo possibile e o si fa una valutazione trasparente e aperta, condivisa o la valutazione delle scuole, della scuola pubblica, continueranno a farla i genitori e gli studenti in modo autonomo, forse non corretto, affidandosi agli strumenti che hanno: raccogliendo informazioni tra gli amici, i vicini, i conoscenti. E chi ha più «conoscenze» avrà informazioni migliori, potrà scegliere scuole migliori per i propri figli.

Il rapporto trasparente con le famiglie rischia di diventare uno dei punti di forza (o di debolezza) della scuola pubblica nei prossimi anni. E passa anche attraverso la valutazione: se non credono nelle forze dei loro (nostri) ragazzi gli insegnanti, se non solo loro ad avere anche l’orgoglio del loro insegnamento, chi dovrà difendere la scuola italiana? La posta in gioco, come ha scritto anche la Fondazione Agnelli nel suo ultimo rapporto dello scorso febbraio, è ben più alta di un voto alla propria classe. Solo una scuola pubblica che accetta un rapporto trasparente con le famiglie, che è disponibile a farsi valutare, che è sicura anche della propria missione e delle capacità dei propri insegnanti, potrà essere la vera scuola di tutti. Altrimenti il rischio molto concreto è che le famiglie che hanno disponibilità puntino su altre soluzioni educative per formare i propri figli e la prossima classe dirigente del Paese, lasciando alla scuola pubblica un ruolo che rischia di diventare molto meno determinante o addirittura marginale.

La protesta degli insegnanti fa saltare i quiz in 260 classi

da Corriere.it

Scuola Prove Invalsi per due milioni di studenti: ieri al via quelle di italiano alla primaria

La protesta degli insegnanti fa saltare i quiz in 260 classi

I casi da Milano a Nuoro. Il ministero: adesione bassa

di Alessandra Dal Monte

Un’altra prova Invalsi archiviata, anche se in mezzo alle proteste. Circa 260 classi bloccate, con gli insegnanti in sciopero e gli alunni rimasti a casa. Hanno debuttato così, ieri, i test dell’anno scolastico 2013/2014: la prova di Italiano per la «valutazione oggettiva delle competenze», prevista ieri nelle classi seconde e quinte della Primaria, si è svolta con qualche intoppo a causa dello sciopero nazionale proclamato dalla sigla Cobas. Il fronte dei contrari si è fatto sentire anche con un sit-in davanti agli uffici del ministero dell’Istruzione, guidato dai Cobas insieme con insegnanti, genitori e bambini.

I dati ufficiali diffusi dall’Invalsi parlano di circa 260 classi «assenti» su 29 mila (lo 0,8% del totale): in queste il test non si è svolto perché i docenti hanno aderito allo sciopero. Un risultato comunque «molto positivo» per l’Invalsi: «L’adesione all’agitazione nazionale è stata bassa, alta invece la partecipazione delle scuole Primarie ai test – è il commento di Roberto Ricci, responsabile dell’Istituto nazionale per la valutazione del sistema educativo di istruzione e di formazione -. Le cifre sono quelle dello scorso anno, non ci sembra che la protesta sia cresciuta».

 I Cobas la vedono in altro modo: «Stando alle segnalazioni decine di scuole hanno protestato contro i quiz: alcuni istituti non hanno proprio aperto, in altri sono rimasti a casa gli insegnanti, addirittura ci sono stati casi di assenze strategiche da parte delle famiglie, che non hanno mandato a scuola i bambini. Stimiamo che il 20% delle classi sia stato toccato dallo sciopero per l’assenza dei docenti, degli alunni o del personale Ata».

Se i numeri non sono ancora chiari, di certo c’è che gli episodi di protesta hanno riguardato un po’ tutta l’Italia. A Milano è saltata la prova per cinque classi seconde, perché gli insegnanti hanno aderito allo sciopero con il benestare dei genitori contrari ai test. A Genova altre famiglie si sono unite al «boicottaggio» delle prove non mandando a scuola i figli. A Bologna diversi istituti sono rimasti chiusi, così come in Sardegna: nel Nuorese e nel Cagliaritano ci sono stati scioperi totali, con istituti sbarrati a causa dell’assenza di tutti i docenti. Ma a sentire gli Uffici scolastici regionali la maggior parte dei test si è svolta senza problemi, con assenze contenute.

Ma che cos’è questo test che tanto fa discutere? Per il ministero si tratta di uno «strumento per fornire informazioni oggettive sul livello di apprendimento di tutti gli studenti»: «Serve a capire i punti di forza e di debolezza delle varie scuole, che grazie a questo quiz si confrontano le une con le altre – spiega Roberto Ricci -. Ma non c’è alcuna conseguenza concreta, nessuno toglie finanziamenti agli istituti se non ottengono buoni risultati nei test». Per i detrattori, invece, è una prova che non valuta davvero le competenze degli studenti perché non tratta argomenti del programma e si basa su abilità – logica, rapidità nella risposta – che mettono in difficoltà gli alunni, soprattutto delle elementari. Ieri i bambini della seconda hanno affrontato una prova di 45 minuti con un test di lettura (40 parole da abbinare alle immagini), domande di ortografia e grammatica e un testo narrativo su un creatore di aquiloni. «Era lungo e alcuni termini che conteneva erano difficili», sono i commenti dei docenti. I ragazzini di quinta hanno passato 75 minuti sul test, con due brani da leggere e la sezione dedicata alla grammatica. «Di un esercizio non hanno nemmeno capito la consegna: si chiedeva di riconoscere il “falso alterato”, cioè la parola che sembra un diminutivo ma in realtà è un termine di senso compiuto». Oggi tocca a Matematica, il 13 maggio sarà la volta delle seconde superiori e il 19 giugno delle terze medie.

Aggiornate le graduatorie e ok ai Tfa ma i sindacati lasciano il tavolo

da Corriere.it

IL DECRETO e il bando DEL MIUR

Aggiornate le graduatorie e ok ai Tfa ma i sindacati lasciano il tavolo

I nuovi elenchi coinvolgono circa mezzo milione di insegnanti per le supplenze dell’anno scolastico 2014-2015: ma rischiano di saltare se ci saranno ricorsi

di Valentina Santarpia

Supplenti in cattedra subito a settembre e via libera al II ciclo del Tfa. Ma i sindacati sono insoddisfatti, e lasciano il tavolo di confronto: «Oltre che nel metodo, sicuramente lesivo delle normali regole del confronto, abbiamo rilevato la totale indisponibilità all’ascolto delle documentate e serie proposte avanzate da tutti i sindacati nel merito dei provvedimenti- dice Mimmo Pantaleo, segretario della Cgil scuola- Di fronte a questa situazione tutte le organizzazioni sindacali presenti hanno deciso di abbandonare l’incontro riservandosi successive azioni». Nonostante questa dura presa di posizione, il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto utilizzate dalle oltre ottomila scuole presenti sul territorio nazionale per l’assegnazione delle supplenze, e ha dato il via libera al bando sul II ciclo dei Tfa.«La questione non è di merito, ma di forma – spiega il segretario della Cisl Francesco Scrima- Per attribuire punteggi a chi è in graduatoria, bisogna seguire la tabella dei titoli, che è a sua volta disciplinata da un regolamento, che è sottoposto all’approvazione di Camera e Senato e ha l’avallo del Consiglio di Stato: la tabella dei titoli non può essere modificata per decreto, come ha fatto il ministro. Così appena c’è il primo ricorso al Tar, le graduatorie vengono bloccate e rischiamo di non avere la lista dei supplenti per settembre».

Le liste dei supplenti

I nuovi elenchi, che coinvolgono circa mezzo milione di insegnanti, dovrebbero invece essere pronti entro l’inizio del prossimo anno scolastico per consentire ai presidi di chiamare subito i supplenti evitando così cattedre vuote e «balletti» di docenti. L’aggiornamento delle graduatorie di istituto prevede punteggi differenziati per i titoli di abilitazione conseguiti negli ultimi anni dalle nuove leve dell’insegnamento attraverso percorsi di laurea specifici e tirocini di formazione particolarmente selettivi. Per valorizzare i diversi percorsi abilitanti, sia rispetto alla loro durata che alla selettività nell’accesso, vengono attribuiti specifici punteggi ai docenti. Ad esempio i laureati di Scienze della formazione primaria avranno fra i 48 e i 60 punti sulla base della durata del percorso di laurea (vecchio e nuovo ordinamento) e 12 punti legati alla selettività dell’accesso al percorso. Gli abilitati all’insegnamento nella scuola secondaria attraverso i Tfa, i Tirocini formativi attivi, avranno 12 punti sulla base della durata del percorso e 30 sulla base della selettività dell’accesso al percorso di abilitazione.

Inseriti anche i diplomati magistrali

Con l’aggiornamento di quest’anno delle graduatorie di istituto vengono anche inseriti in II fascia, fra gli abilitati, 55.000 diplomati magistrali a cui fino ad oggi non era stato dato questo riconoscimento. Il Miur dà seguito così ad una recente sentenza del Consiglio di Stato. Le graduatorie di istituto continueranno ad essere aggiornate ogni tre anni per tutti gli iscritti. Nel frattempo, però, il decreto firmato dal ministro prevede che ogni anno si aprano due «finestre», una a giugno e l’altra a dicembre, per l’inserimento in II fascia (quella riservata a chi è abilitato) di chi ha acquisito nel frattempo l’abilitazione attraverso i Tfa, i Percorsi abilitanti speciali (Pas) riservati a chi aveva già alcuni anni di servizio alle spalle, i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria. In attesa di una delle due finestre i nuovi abilitati restano in III fascia ma con un distinguo: a seguito dell’abilitazione viene loro riservata la precedenza assoluta nell’attribuzione delle supplenze.

Domande entro il 10 giugno per i Tfa

Andranno inviate entro il prossimo 10 giugno le domande per partecipare alla preselezione per l’accesso al II ciclo del Tfa, il Tirocinio formativo attivo che serve per abilitarsi all’insegnamento nella scuola secondaria. Il bando firmato dalla Giannini prevede 22.450 posti e apre le porte dell’insegnamento e dei concorsi a cattedra ad altrettanti laureati. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. Il test preliminare per l’ingresso nei Tfa sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione, la prova si svolgerà a luglio. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle Università già accreditate dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il I ciclo Tfa. Nessun posto bandito andrà perso: la copertura sarà garantita anche con l’eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino ad esaurimento delle disponibilità. Il bando per il II ciclo del Tfa sarà pubblicato venerdì 9 maggio sul sito del Ministero dell’Istruzione (www.istruzione.it). Le domande andranno presentate per via telematica entro il prossimo 10 giugno presso l’Ufficio scolastico regionale di riferimento. Si può partecipare alla preselezione per più classi di abilitazione.

Le prove di selezione per i Tfa

La prova di accesso si compone di tre step: un test preliminare, una prova scritta, una prova orale. La prova preselettiva, che verifica le conoscenze disciplinari relative alla materia che si vuole insegnare, si svolgerà entro il mese di luglio. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà nel mese di ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all’orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20. I corsi saranno attivati nel mese di novembre. Quest’anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti ‘congelati’ Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l’abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c’erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l’ingresso in più corsi abilitanti e ne hanno potuto scegliere solo uno.

Tutte le novità per i docenti supplenti

da Corriere del Mezzogiorno

Tutte le novità per i docenti supplenti
In cattedra già ad inizio settembre

Giannini firma decreto per nuove graduatorie istituto
Novità nei punteggi: coinvolgono mezzo milione di prof

NAPOLI – Il ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha firmato il decreto per l’aggiornamento delle graduatorie di istituto utilizzate dalle oltre ottomila scuole presenti sul territorio nazionale per l’assegnazione delle supplenze. I nuovi elenchi, che coinvolgono circa mezzo milione di insegnanti, saranno pronti entro l’inizio del prossimo anno scolastico per consentire ai presidi di chiamare subito i supplenti evitando cosi’ cattedre vuote e ‘balletti’ di docenti. L’aggiornamento delle graduatorie di istituto, spiega Viale Trastevere, prevede punteggi differenziati per i titoli di abilitazione conseguiti negli ultimi anni dalle nuove leve dell’insegnamento attraverso percorsi di laurea specifici e tirocini di formazione particolarmente selettivi.

I PUNTEGGI – Per valorizzare i diversi percorsi abilitanti, sia rispetto alla loro durata che alla selettività nell’accesso, vengono attribuiti specifici punteggi ai docenti. Ad esempio i laureati di Scienze della formazione primaria avranno fra i 48 e i 60 punti sulla base della durata del percorso di laurea (vecchio e nuovo ordinamento) e 12 punti legati alla selettività dell’accesso al percorso. Gli abilitati all’insegnamento nella scuola secondaria attraverso i Tfa, i Tirocini formativi attivi, avranno 12 punti sulla base della durata del percorso e 30 sulla base della selettività dell’accesso al percorso di abilitazione. Con l’aggiornamento di quest’anno delle graduatorie di istituto vengono anche inseriti in II fascia, fra gli abilitati, 55.000 diplomati magistrali a cui fino ad oggi non era stato dato questo riconoscimento. Il Miur da’ seguito cosi’ ad una recente sentenza del Consiglio di Stato.

LE «NUOVE FINESTRE» – Le Graduatorie di istituto continueranno ad essere aggiornate ogni tre anni per tutti gli iscritti. Nel frattempo, però il decreto firmato dal Ministro prevede che ogni anno si aprano due «finestre», una a giugno e l’altra a dicembre, per l’inserimento in II fascia (quella riservata a chi è abilitato) di chi ha acquisito nel frattempo l’abilitazione attraverso i Tfa, i Percorsi abilitanti speciali (Pas) riservati a chi aveva gia’ alcuni anni di servizio alle spalle, i corsi di laurea in Scienze della formazione primaria. In attesa di una delle due finestre i nuovi abilitati restano in III fascia ma con un distinguo: a seguito dell’abilitazione viene loro riservata la precedenza assoluta nell’attribuzione delle supplenze.

Giannini: al via i due #Cantieri per la Scuola

da La Stampa

Giannini: al via i due #Cantieri per la Scuola

Tradurranno in azioni i contenuti delle Linee Programmatiche presentate in Parlamento
ANSA
roma

Al via i lavori dei due #Cantieri per la Scuola voluti dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini per tradurre in azioni i contenuti delle Linee Programmatiche presentate in Parlamento.

 

I due gruppi di lavoro saranno guidati dal Miur, coinvolgeranno i Sottosegretari ed esperti scelti privilegiando figure dal profilo fortemente internazionale o con una spiccata vocazione per l’innovazione in ambito scolastico.

 

Il Cantiere #1, “Docenti”, si è già insediato e farà proposte ambiziose e di sistema in materia di formazione, reclutamento e valorizzazione della professionalità degli insegnanti, partendo da una ricognizione precisa del quadro esistente. In particolare, sarà fatto un lavoro molto approfondito sui dati che riguardano il precariato e le sue stratificazioni.

 

Il Cantiere #2, “Competenze per il Made in Italy”, si insedierà la prossima settimana e lavorerà sulle competenze necessarie per preparare gli studenti al nuovo mondo del lavoro. In particolare, farà proposte per superare il disallineamento tra offerta formativa e domanda di nuove competenze che emerge dai grandi cambiamenti sociali, globali e tecnologici. Un dato che è alla base delle difficoltà incontrate dai giovani nel costruirsi un futuro solido come lavoratori. Il Cantiere si soffermerà in particolare sul rafforzamento e rilancio dell’Istruzione tecnica e della formazione professionale. Ma tratterà anche delle altre competenze (digitali e linguistiche) indispensabili per crescere ragazzi a loro agio in un’Italia che dovrà sempre più avere una vocazione internazionale.

 

I Cantieri, i cui lavori saranno seguiti dal Ministro Giannini, resteranno aperti per tre mesi e agiranno durante questo periodo come catalizzatori di proposte e innovazione per il mondo della scuola. Aiuteranno a mobilitare tutte le energie e le risorse necessarie intorno alle soluzioni individuate, anche attraverso una consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni.

I due #Cantieri della ministra Giannini

da Tecnica della Scuola

I due #Cantieri della ministra Giannini
di Aldo Domenico Ficara
Con un comunicato stampa del 6 maggio 2014 dal titolo “Al via due #Cantieri per la Scuola. Avanzeranno proposte su valorizzazione docenti e competenze alunni“ si descrivono le priorità d’azione di due gruppi di lavoro che saranno guidati dal Miur
Saranno coinvolti pure i Sottosegretari ed esperti scelti tra figure dal profilo fortemente internazionale o con una spiccata vocazione per l’innovazione in ambito scolastico. Nel comunicato si dice. “Il Cantiere #1, ‘Docenti’, si è insediato questo pomeriggio e farà proposte ambiziose e di sistema in materia di formazione, reclutamento e valorizzazione della professionalità degli insegnanti, partendo da una ricognizione precisa del quadro esistente. In particolare, sarà fatto un lavoro molto approfondito sui dati che riguardano il precariato e le sue stratificazioni. Il Cantiere #2, ‘Competenze per il Made in Italy’, si insedierà la prossima settimana e lavorerà sulle competenze necessarie per preparare gli studenti al nuovo mondo del lavoro. In particolare, farà proposte per superare il disallineamento tra offerta formativa e domanda di nuove competenze che emerge dai grandi cambiamenti sociali, globali e tecnologici”. Inoltre lo stesso comunicato precisa che i Cantieri, i cui lavori saranno seguiti dal Ministro Giannini, resteranno aperti per tre mesi e agiranno durante questo periodo come catalizzatori di proposte e innovazione per il mondo della scuola. Aiuteranno a mobilitare tutte le energie e le risorse necessarie intorno alle soluzioni individuate, anche attraverso una consultazione online e offline che coinvolgerà cittadini, docenti, presidi, studenti, sindacati e associazioni.

Quante ore di lavoro per correggere tutti quei compiti?

da Tecnica della Scuola

Quante ore di lavoro per correggere tutti quei compiti?
di Lucio Ficara
Il problema dei docenti che devono periodicamente correggere decine o persino centinaia di compiti scritti si fa sempre più pesante. Per risolverlo bisognerà forse riesaminare l’intera questione della “funzione docente”.
Ma chi me l’ha fatto fare di insegnare italiano, latino e greco al liceo classico? Perché ho scelto di insegnare matematica e fisica al liceo scientifico, potevo restare al liceo artistico? Sono le domande, a mo’ di lamentela, che si pongono alcuni insegnanti mentre sono sommersi dai compiti scritti che devono periodicamente correggere. Si tratta di un obbligo che non tutti i docenti hanno, ma chi lo deve ottemperare lo svolge senza alcuna retribuzione o riconoscimento di alcun genere. Un lavoro di tantissime ore annue che alcuni insegnanti svolgono “gratis et amore Dei”.
Perché solo alcuni docenti hanno l’obbligo della correzione delle verifiche scritte, che tra l’altro devono anche preparare e somministrare ai propri alunni? Questo è dovuto al fatto che non tutti i docenti hanno l’obbligo di valutare sia per l’orale che per lo scritto. Infatti ci sono delle discipline che prevedono obbligatoriamente il voto scritto o il voto grafico oltre che quello orale. Per valutare uno scritto o un elaborato grafico, l’insegnante deve dedicare del tempo aggiuntivo oltre quello previsto dall’orario settimanale di lavoro. Qual è la norma che obbliga l’insegnante all’espletamento di questo lavoro aggiuntivo, che è del tutto gratuito? Si tratta dell’art. 29 del contratto collettivo nazionale della scuola, che riguarda le attività funzionali all’insegnamento come la preparazione delle verifiche scritte e la loro correzione. La norma contrattuale è percepita, dai docenti che hanno l’obbligo della verifica scritta, come una vera e propria ingiustizia, perché non riconosce economicamente, un considerevole carico di lavoro aggiuntivo all’attività d’insegnamento. Ma quante ore dedica in media un docente per correggere le prove scritte? In media un insegnante con quattro classi di 25 alunni deve valutare 100 alunni anche nella prova scritta. Tenendo conto che per ogni quadrimestre si somministrano almeno 3 verifiche, un docente che insegna una disciplina come ad esempio italiano o matematica, si trova a dover correggere dai 600 agli 800 elaborati l’anno scolastico. Se poi si aggiunge anche una seconda disciplina per qualche classe, come latino o fisica, si superano anche i 1000 elaborati. Questo carico di lavoro obbligatorio, che non è cogente per tutti i docenti, si traduce in un impegno orario di almeno 250 o 300 ore annue. Se queste ore fossero riconosciute sul piano economico, come sarebbe giusto che fosse, essendo un’attività aggiuntiva e funzionale all’insegnamento, dovrebbero essere retribuite a € 17,50 l’ora, producendo un aumento salariale annuo di oltre 4mila euro lorde.
Se il sistema degli scatti stipendiali riconosciuti soltanto per anzianità è ormai giunto al capolinea, come sostiene da tempo il ministro dell’Istruzione Giannini, allora bisognerà riconoscere, per un nuovo sistema di avanzamento economico di carriera, anche il lavoro oggettivo e prioritario di chi è chiamato obbligatoriamente a somministrare un congruo numero di prove scritte, ed è poi chiamato a correggerle e valutarle.
Per ridare dignità al lavoro dei docenti, non si può sottovalutare l’impegno duro e crudo di tutti gli insegnanti che dedicano tantissimi pomeriggi e fine settimana per ottemperare ad un obbligo che per adesso è gratuito.

Tfa e graduatorie d’istituto, i bandi devono ancora uscire ed i sindacati già parlano di ricorsi

da Tecnica della Scuola

Tfa e graduatorie d’istituto, i bandi devono ancora uscire ed i sindacati già parlano di ricorsi
di A.G.
Non piace alla Uil Scuola la valutazione differenziata delle abilitazioni: crea immotivata disparità, abbiamo chiesto ai nostri legali di valutarne l’impugnazione. Contestato l’incontro al Miur, rivelatosi un’informativa con tanti punti indefiniti e in contraddizione con le dichiarazioni di pochi giorni fa dal Ministro. Si doveva unire formazione iniziale, reclutamento, tirocinio nelle scuole. Contestata pure l’esclusione di ITP e prof di musica: ci sono posti liberi. L’Anief parla di “pasticcio del Miur”, che “senza parere del Cnpi cambia la tabella di valutazione titoli”. E rilancia il ricorso contro l’esclusione dalle GaE.
Su rinnovo delle graduatorie d’Istituto e avvio del secondo ciclo del Tfa i sindacati non sono stati ascoltati. Ci sono alcuni punti, infatti, che subito dopo la pubblicazione dei comunicati stampa del Miur, che annunciano la firma del ministro Giannini su entrambi i provvedimenti, sono stati immediatamente contestati. Prima di tutti dalla Uil Scuola, che era presente all’incontro dove ha ricevuto in anteprima le notizie sui bandi ormai imminenti.
“Alla riunione di oggi – spiega l’organizzazione guidata da Massimo Di Menna – il Miur si presenta senza documenti e dati chiari necessari per importanti decisioni che coinvolgono il futuro di migliaia di persone. Così – tuona la Uil Scuola – è a rischio il nuovo sistema di reclutamento snello e aperto ai giovani, così come prospettato dallo stesso Ministro nell’incontro del 23 aprile”.
L’opposizione del sindacato verso il secondo ciclo di Tfa è dura: “occorre mettere fine alla tassa sul precariato e attivare un nuovo sistema che metta insieme formazione iniziale, reclutamento, tirocinio presso le scuole. Contrarietà netta poi sulla valutazione differenziata delle abilitazioni, che crea – mette in evidenza il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna – una immotivata e ingiusta disparità tra le abilitazioni. Con questi provvedimenti si ferma, di fatto, il nuovo meccanismo di reclutamento ipotizzato dallo stesso ministro e si alimenta nuovo precariato”.
Questo il resoconto, infine, di Pasquale Proietti e Noemi Ranieri, i due sindacalisti Uil presenti all’incontro organizzato con urgenza dall’amministrazione.
TFA ordinario – Già a partire dalla metà di maggio potranno essere presentate domande per l’accesso ai corsi tramite prove preselettive, che, sempre ad avviso del Miur dovrebbero svolgersi nella seconda metà luglio. I posti ammontano complessivamente a 29.080 di cui 22.450 per i percorsi ordinari e 6.630 per il sostegno. L’assenza di ogni documentazione e l’approssimazione dell’informativa, la contestabile utilità della procedura, in contrasto tra l’altro con quanto sostenuto dallo stesso Ministro nell’incontro del 23 aprile non ha consentito una serena discussione. Dopo ben due bandi, non sono ancora stati attivati i corsi rivolti al personale in esubero. Grave risulta la volontà di escludere dalle abilitazioni tutti gli ITP e gli insegnanti di strumento musicale, a fronte di una disponibilità di posti.
Graduatorie di istituto – Facendo marcia indietro rispetto alle interlocuzioni precedenti l’amministrazione ha comunicato la volontà di non inserire con riserva, in seconda fascia di istituto, quella degli abilitati, il personale che sta frequentando o ha diritto a frequentare i PAS, ma di prevedere l’inserimento – man mano che si acquisisce l’abilitazione – senza attendere il bando triennale. Ha comunicato inoltre l’orientamento a riconoscere un punteggio agli abilitati Tfa, differenziato e aggiuntivo. La Uil Scuola ribadisce la propria contrarietà ad una tale differenziazione.
La Uil Scuola, ritenendo possano esserci problemi di illegittimità nella formulazione del decreto, ha dato mandato al proprio ufficio legale per una eventuale impugnativa. Su questi aspetti assumerà, insieme alle altre organizzazioni sindacali, iniziative di mobilitazione che coinvolgeranno tutti coloro che risultano danneggiati dal provvedimento.
Contro i bandi del Miur si schiera anche l’Anief, che sulle graduatorie d’Istituto parla di “pasticcio del Miur”, che “senza parere del CNPI cambia la tabella di valutazione dei titoli”.
Il sindacato siciliano ritiene che “il Miur, ignorando il parere del Consiglio di Stato che aveva sospeso il giudizio sul nuovo regolamento di modifica del Tfa ordinario proprio per l’assenza del Cnpi decaduto, annuncia una nuova tabella di valutazione dei titoli per le graduatorie d’istituto che lascia scontenti un po’ tutti, specialmente coloro che sono risultati idonei all’ultimo concorso a cattedra o si abiliteranno con i PAS e scatena una nuova guerra tra poveri che infiammerà i tribunali italiani. Quousque tandem…”, taglia corto l’Anief. Ed immagina che presto si scatenerà “una nuova guerra tra i poveri aspiranti alla ricerca di una supplenza breve che mai potranno avere un posto fisso perché esclusi dal doppio canale di reclutamento”.

Il sindacato con a capo Marcello Pacifico contesta anche lo sbarramento confermato per le Graduatorie ad esaurimento: “per il Miur sono 500.000 gli aspiranti, ma per l’Anief 100.000 di essi, già abilitati o con in corso una procedura abilitante, avrebbero diritto a inserirsi almeno nella fascia aggiuntiva delle GaE per poter aspirare a una supplenza annuale o al termine delle attività didattiche o all’immissione in ruolo, una volta esaurite le graduatorie di terza fascia”. Ecco perché l’Anief ha messo loro a disposizione un modello cartaceo di domanda di inserimento nella fascia aggiuntiva alla terza fascia delle Gae da presentare con raccomandata entro il 17 maggio, per poter così poter effettuare il ricorso.

Partono i TFA: il 9 maggio esce il bando

da Tecnica della Scuola

Partono i TFA: il 9 maggio esce il bando
di Alessandro Giuliani
In palio 22.450 posti per la secondaria: come titolo d’accesso serve la laurea attinente alla disciplina. Altri 6.630 posti riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. I candidati hanno tempo fino al 10 giugno per presentare la domanda di partecipazione al test preliminare (tre step) in programma a luglio: sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna abilitazione. Possibile partecipare alla preselezione per più materie. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto di ottobre. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle Università accreditate dall’Anvur.
Sul Tfa ordinario il ministro Giannini è stato di parola: l’atteso bando per il II ciclo per abilitarsi all’insegnamento nella scuola secondaria, con oltre 29mila posti complessivi disponibili, di cui una parte per l’insegnamento agli alunni disabili, sarà pubblicato venerdì 9 maggio sul sito del Miur. I candidati, in possesso del titolo di studio d’accesso alla disciplina prescelta, avranno tempo fino al prossimo 10 giugno per presentare la domanda di partecipazione alla preselezione per l’accesso al secondo ciclo del Tfa.
Con un comunicato, Viale Trastevere ha fatto sapere che “il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, ha firmato il bando da 22.450 posti che apre le porte dell’insegnamento e dei concorsi a cattedra ad altrettanti laureati. Altri 6.630 posti saranno riservati a docenti già abilitati che vogliono specializzarsi sul sostegno. Il test preliminare per l’ingresso nei Tfa sarà identico su tutto il territorio nazionale per ciascuna classe di abilitazione; la prova si svolgerà a luglio. I corsi partiranno a novembre e saranno tenuti dalle Università già accreditate dall’Anvur, l’Agenzia di valutazione del sistema universitario, per il primo ciclo Tfa. Nessun posto bandito – assicura il ministero – andrà perso: la copertura sarà garantita anche con l’eventuale mobilità di coloro che supereranno le prove di selezione (test preliminare, scritto e orale) fino a esaurimento delle disponibilità”.
SCADENZE E PROVE SELETTIVE – Le domande andranno presentate per via telematica entro il prossimo 10 giugno presso l’Ufficio scolastico regionale di riferimento. Si può partecipare alla preselezione per più classi di abilitazione. La prova di accesso si compone di tre step: un test preliminare, una prova scritta, una prova orale. La prova preselettiva, che verifica le conoscenze disciplinari relative alla materia che si vuole insegnare, si svolgerà entro il mese di luglio. Servono almeno 21 punti su 30 per passare allo scritto che si svolgerà nel mese di ottobre. Anche qui sono necessari almeno 21 punti su 30 per passare all’orale che viene superato con un voto minimo di 15 su 20.
I CORSI AL VIA IN AUTUNNO – Le attività formative prenderanno il via nel mese di novembre. Sempre il Miur ha specificato che quest’anno saranno ammessi in soprannumero ai Tfa, senza dover fare alcuna prova, sia i cosiddetti ‘congelati’ Ssis (aspiranti docenti che si erano iscritti ai vecchi corsi abilitanti poi sospesi prima che potessero conseguire l’abilitazione), sia tutti coloro che hanno superato nel 2013 la procedura selettiva per entrare nei Tfa ma sono rimasti fuori, benché idonei, perché non c’erano posti a sufficienza negli atenei dove hanno sostenuto la selezione. Saranno iscritti in soprannumero anche coloro che nel 2013 hanno superato la selezione per l’ingresso in più corsi, ma hanno potuto scegliere solo un percorso abilitante.