Vero Bene Bello

VERO BENE BELLO

di Umberto Tenuta

C127 PAPA FRANCESCO GIORNATA DELLA SCUOLA PIAZZA SAN PIETRO 10 MAGGIO 2014

Occorre, ha aggiunto Papa Francesco, che l’educazione non separi mai il vero dal bene e dal bello…

La scuola educa se fa capire che «le tre dimensioni» del vero, del bene e del bello «non sono mai separate, ma sempre intrecciate. Se una cosa è vera, è buona ed è bella. Se è bella, è buona ed è vera e se è buona, è vera ed è bella».

<<E insieme «questi elementi ci fanno crescere e ci aiutano ad amare la vita, anche quando stiamo male, anche in mezzo ai problemi.

<<La vera educazione ci fa amare la vita e ci apre alla pienezza della vita»: la «missione della scuola è di sviluppare il senso del vero, del bene e del bello»…

In pratica questa unità di verità, bontà e bellezza nell’educazione diventa possibile in un «cammino ricco» dove diverse forme d’insegnamento «agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo».

«Una persona matura deve saper parlare tre lingue: la lingua della mente, del cuore e delle mani. Cioè pensare quello che tu senti e quello che tu fai; sentire bene quello che tu pensi e quello che tu fai; e fare bene quello che tu pensi e quello che tu senti.

Le tre lingue, armoniose e insieme!».

Altro che povera misera dannosa scuola delle piccole enciclopedie pesanti negli zaini, di illuministica memoria stantia!

Un programma, quello di Papa Francesco, un programma elaborato nei secoli della Pedagogia, altro che da una commissione numerosa di esperti, reclutati dai dirigenti ministeriali con equa ripartizione partitica.

…diverse forme d’insegnamento «agiscono insieme e stimolano l’intelligenza, la coscienza, l’affettività, il corpo».

Il corpo.

Anni ’70: a scuola con il corpo[1]!

La mente.

Dalle azioni alle operazioni mentali, all’intelligenza, al pensiero.

J. Piaget: «la parola non serve a nulla... il disegno non basta ancora, è necessaria l’azione. L’intelligenza è un sistema di operazioni…. L’operazione non è altro che azione: un ‘azione reale, ma interiorizzata, divenuta reversibile. Perché il bambino giunga a combinare delle operazioni, si tratti di operazioni numeriche o di operazioni spaziali, è necessario che abbia manipolato, è necessario che abbia agito, sperimentato non solo su disegni ma su un materiale reale, su oggetti fisici..>>[2].

Di rincaro, Bruner. Bruner:: <<Se è vero che l’abituale decorso dello sviluppo intellettuale procede dalla rappresentazione attiva, attraverso quella iconica, alla rappresentazione simbolica della realtà, è probabile che la migliore progressione possibile seguirà la stessa dire-zione>>[3] .

E ancora, in sintesi, Rosmini:

<<concorrenza di tutte le umane facoltà in ciascun

oggetto dell’insegnamento in modo che quella verità che l’intelletto apprende, il cuore senta e l’opera manifesti>> (Rosmini, Sull’unità dell’educazione).

C’è un circolo virtuoso.

Il cuore

La mano non si muove se la volontà non la spinge, ma la volontà nasce solo da qualche amore.

Chi non ha un cuore, chi non ama, nulla fa, non agisce, non prende e non comprende, non agisce e non intellige.

All’inizio c’è la volontà, c’è il cuore, c’è quello che noi riteniamo bene.

La mano e l’intelligenza non si attivano se il cuore, l’amore, il desiderio non le spingono.

I giovani non si impegnano ad apprendere se il loro cuore resta freddo.

Dal cuore occorre iniziare.

Ma il cuore dell’uomo non è mosso solo dal suo corpo, come voleva O. Decroly.

Il cuore dell’uomo conosce altre forze, quella del bene e quella del bello.

I Greci li avevano unificati: kalokagatia.

καλὸς κἀγαθός, kalòs kagathòs, crasi di καλὸς καὶἀγαθός, kalòs kai agathòs, cioè “bello e buono”.

I giovani sono attratti da ciò che per loro è bene, ma, perchè no, anche da ciò che è bello.

Forse perchè le parole che il bimbo ode prima dalla mamma sono: “bello di mamma tua”!

“ogni scarrafone e’ bell a mamma soie”

Il Bello

La grande bellezza del mondo!

Pitagora l’aveva collegata all’intelligenza, alla conoscenza, alla matematica, madre della conoscenza dell’uomo: il mondo è numero, cosmos, bellezza!

O donne, quanti numeri sui vostri volti, sui vostri occhi, sulle vostre guance, sulle vostre labbra!

Bella è la mamma, bello è il bimbo.

Abiti belli si apprestano al bimbo che nasce.

Abiti belli che fanno bello il bimbo!

Comincia la sua vita nella bellezza il bimbo.

La ama, la impara ad amare.

Il bimbo ama conoscere le cose belle, le cerca, le prende con le mani, se le porta in bocca per mangiarle, per farle sue.

Si nutre delle cose belle che lo circondano e il mondo che lo circonda egli tocca con le mani e con i piedi perchè vuole farlo suo, se ne vuole appropriare, lo vuole conoscere.

Il male il bimbo innocente non conosce.

Non gli resta che il bene!

Non c’è bimbo che non sia innocente.

Non c’è bimbo che non sia buono.

<<Le tre lingue, armoniose e insieme!>> .

Papa Francesco, noi, piccoli grandi uomini di scuola, ti ascoltiamo, impariamo da te!

 

[1] VAYERP., Educazione psicomotoria nell’età scolastica, Armando, Roma, 1977; MAIGRE A., DESTROOPER J., L’educazione psicomotoria, Paoline, Bari, 1978.

[2] piaget J., Avviamento al calcolo. La Nuova Italia, Firenze, 1956, p. 31

[3] BRUNER J. S., Dopo Dewey, Armando, Roma, 1964, p. 17.

Asi, il Professor Roberto Battiston è il nuovo Presidente

Asi, il Professor Roberto Battiston è il nuovo Presidente

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha individuato il nuovo Presidente dell’Asi, l’Agenzia spaziale italiana. Si tratta del Professor Roberto Battiston, professore ordinario di Fisica Sperimentale dell’Università di Trento. Battiston, 57 anni, si è laureato in Fisica presso la Scuola Normale di Pisa. Nel corso di oltre trent’anni di attività come incaricato dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare della sezione di Perugia ha lavorato all’interno di collaborazioni scientifiche internazionali prima nel campo della Fisica sperimentale delle interazioni fondamentali agli acceleratori e più recentemente studiando i raggi cosmici dello spazio. Battiston è stato individuato attraverso una procedura operata da un Comitato di selezione appositamente istituito lo scorso 13 febbraio. Il Comitato, attraverso un Avviso pubblico, ha avviato la raccolta delle candidature. Sono pervenuti 55 curricula dai quali il Comitato ha selezionato una rosa di cinque nomi presentati al Ministro che ha individuato Battiston come nuovo Presidente.

“La nomina di Battiston dimostra che facciamo le cose al tempo giusto, con la concretezza e la rapidità necessaria, ma anche con grande attenzione all’eccellenza – sottolinea il Ministro Stefania Giannini – Battiston è stato fra le altre cose un eccellente fisico all’Università di Perugia. Penso che questo sia un punto di partenza e di rilancio di un settore, quello aerospaziale, che ha un valore strategico incalcolabile per il nostro paese. Al nuovo presidente dell’Asi auguro un buon lavoro. Voglio ringraziare anche il professor Aldo Sandulli per l’eccellente lavoro svolto in questi mesi molto delicati vissuti dall’Asi”.

Punteggio Servizio Militare

Punteggio Servizio Militare: il MIUR soccombe anche in Corte d’Appello contro l’ANIEF

 

Rigettato presso la Corte d’Appello di L’Aquila il ricorso proposto dal MIUR avverso una sentenza di pieno accoglimento ottenuta dall’ANIEF. Il MIUR non ha voluto cedere il passo e ha tentato la strada dell’appello pur di non riconoscere il pieno diritto di un docente precario a vedersi riconosciuto il punteggio relativo al servizio militare prestato non in costanza di nomina, ma in possesso del titolo di studi valido per l’accesso all’insegnamento. Gli Avv. Fabio Ganci e Walter Miceli, ormai inarrestabili nel collezionare continui successi in tribunale, hanno nuovamente ottenuto ragione nei confronti del MIUR e portato a casa una nuova e completa vittoria in favore dei nostri iscritti.

 

I Giudici della Corte d’Appello di L’Aquila – su ricorso patrocinato sul territorio dall’Avv. Manuela Pirolozzi – non hanno avuto dubbi e hanno ritenuto sufficiente richiamare, per dare piena soddisfazione alle tesi sostenute dall’ANIEF, “la pronuncia del giudice amministrativo di tenore analogo a quello della sentenza impugnata, confermata dal Consiglio di Stato con le sentenze n. 4028 e n. 4031 del 31 luglio 2009, con le quali il Supremo Collegio amministrativo ha confermato l’illegittimità dell’analogo DM del 31.03.2005 – in forza del quale non era stata riconosciuta al docente la valutazione del servizio militare prestato – […], avendo ritenuto di non doversi discostare dalla giurisprudenza che ha “costantemente affermato che il servizio militare deve essere sempre valutabile ai sensi dell’art. 485 comma 7 del D.Lgs. 297/94 (il quale) prevede testualmente che il periodo di servizio militare di leva o per richiamo e il servizio civile sostitutivo di quello di leva è valido a tutti gli effetti” riconoscendo espressamente “la portata assolutamente generale del 7° comma dell’art.485 D.Lgs. 297/94 che non è connotata da limitazioni di sorta”. Appello MIUR rigettato, dunque, con conseguente condanna dell’Amministrazione al pagamento delle spese di lite quantificate in 3.310 Euro, nonché al versamento di un ulteriore contributo unificato stante la totale soccombenza in giudizio.

 

L’ANIEF continua ad ottenere ragione anche presso le corti d’appello italiane e continua ad ottenere il pieno riconoscimento del diritto dei docenti precari a vedersi riconosciuto il punteggio relativo al servizio militare prestato anche se non in costanza di nomina. Il Ministero dell’Istruzione, per contro, con il DM 235/2014 di aggiornamento delle GaE ha reiterato l’ingiusta discriminazione nei confronti di quanti hanno svolto il proprio dovere nei confronti della patria. ANIEF, dunque, mette a disposizione di tutti i docenti interessati l’esperienza e la professionalità dei propri legali e ricorda a quanti avessero intenzione di ricorrere, che è ancora possibile farlo richiedendo espressamente, all’atto dell’aggiornamento delle Graduatorie a Esaurimento, la valutazione del servizio militare svolto non in costanza di nomina.

16 maggio Nomina Capi Dipartimento MIUR

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 16 maggio, su proposta del Ministro dell’Istruzione, dell’università e della ricerca, ha deliberato il conferimento dei seguenti incarichi dirigenziali:

  • a Luciano CHIAPPETTA l’incarico di Capo Dipartimento per l’istruzione;
  • al Marco MANCINI l’incarico di Capo Dipartimento per l’università, l’alta formazione artistica, musicale e coreutica e per la ricerca;
  • a Sabrina BONO l’incarico di Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali;

Premi sì punizioni no

PREMI Sì PUNIZIONI no

di Umberto Tenuta

C126ROBA DA… Premi per chi fa il proprio dovere. Nessuna punizione per chi non lo fa

(Giannini: Il prossimo mese il contratto con valutazione, merito e premi − da tecnica dellascuola.it)

 

Docenti e Dirigenti vengono assunti con il preciso compito di garantire il diritto al successo formativo a tutti gli studenti che frequentano le loro scuole.

È questo l’impegno da loro assunto e, quindi, il loro dovere.

Per questo vengono retribuiti, anche se male.

Ma essi hanno accettato questo contratto.

Hanno il diritto di chiedere i meritati miglioramenti retributivi.

Ma non possono venire meno ai doveri assunti.

Siccome finanche dalle statistiche ministeriali risulta che non a tutti gli studenti viene garantito il successo formativo, la Ministra Giannini che cosa fa?

Mica punisce chi viene meno ai propri doveri contrattuali!

No, premia chi doverosamente li adempie.

È come dire che non si punisce chi ruba, ma si premia chi non ruba.

Forse è cosa buona e giusta, questa, perchè così saremo in molti ad essere premiati e, come, è consueto, non sempre chi ruba viene punito!

Certamente, però, molto difficile sarà individuare chi garantisce a tutti i suoi studenti il successo formativo, in termini di integrale, originale e massimale formazione della loro personalità.

Al contrario, facilissimo è individuare chi il proprio dovere non fa.

Ci sono i voti negativi, le punizioni, le bocciature degli studenti che lo stanno a testimoniare.

E questi sono documenti firmati e sottoscritti da docenti e dirigenti!

Né si può addebitare agli studenti di essere i responsabili dei propri insuccessi.

Sarebbe come dire che la colpa del malato che non guarisce è sua, e non della terapia inefficace.

Ma simili paragoni a scuola non si ama farli.

Tanto un raffreddore è più importante di una bocciatura!

E dire che c’è qualcuno, come questo scribacchino, che si affanna a gridare che l’uomo è, sì, un animale, ma di natura razionale.

E la razionalità non è un istinto, ma il risultato di una lunga conquista che nessun figlio di donna può fare da solo!

La bimba grida a Maria Montessori: <<Maestra, aiutami a fare da sola!>>.

E Maria Montessori, sì, che la bimba aiutava e mai bocciava.

Ma oggi, dimenticata la Montessori −e ricordato Don Milani, ma solo da Papa Francesco− il docente dice, perchè aiutarti, forse, se non lo faccio, qualcuno mi punisce?

Roba da…

Non lo diciamo noi.

Lo dice la LOGICA.

Se ancora la LOGICA è viva!

Nativi digitali sempre connessi ma poco attenti alla sicurezza

Nativi digitali sempre connessi ma poco attenti alla sicurezza

Lo dice una ricerca dell’Università di Milano-Bicocca e del Tech and Law Center condotta su 1000 studenti di 20 università italiane. I dati saranno presentati domani al Wired Next Fest in programma a Milano.

Milano, 16 maggio 2014 – Quasi tutti i ventenni usano i social network ma sono poco attenti alla propria sicurezza: il 40 per cento non utilizza un pin di protezione per il proprio dispositivo mobile, non effettua il log out per uscire dalle app e quasi il 20 per cento non effettua una cancellazione sicura dei dati. Ma non se ne preoccupano più di tanto.

Ecco quanto emerge dai risultati della prima fase del progetto “Security of the Digital Natives”, realizzata dal Tech and Law Center e dalla cattedra di Informatica Giuridica dell’Università di Milano-Bicocca, che verranno anticipati e presentati domani, sabato 17 maggio, nel corso del talk La sicurezza informatica vista dai nativi digitali: i risultati di un’indagine su 20 università italiane in programma alle 18.45 presso lo Yellow Dome, ai giardini Indro Montanelli di Porta Venezia, nell’ambito del Wired NextFest, il festival dell’innovazione organizzato dal mensile Wired Italia.

La ricerca, presentata da Andrea Rossetti, docente di informatica giuridica e filosofia del diritto dell’Università di Milano-Bicocca e da Giuseppe Vaciago, docente del Tech and Law Center, ha coinvolto 1.012 studenti nativi digitali di 20 università italiane e ha studiato il livello di consapevolezza e percezione della sicurezza informatica da parte degli studenti universitari con particolare attenzione al mondo dei dispositivi mobili.

Ecco in pillole alcuni risultati:

il 75 per cento gli studenti utilizza quotidianamente lo smartphone per andare on line, mentre l’85 per cento lo utilizza per instant messaging (da Whatsapp a Skype). Incuriosisce che solo il 25 per cento lo utilizzi per i videogiochi on line o altre app. Sembra che l’esigenza primaria sia quella di comunicare piuttosto che di giocare.
Dall’analisi emerge un’errata percezione da parte degli studenti delle loro conoscenze e una forte mancanza di consapevolezza dei rischi legati ad alcuni comportamenti. Basti pensare che, all’inizio del questionario, l’82 per cento degli studenti ritiene le proprie conoscenze almeno discrete, mentre al termine del questionario questa percentuale scende al 66 per cento.
Questa errata percezione è dimostrata dal fatto che più del 40 per cento non utilizza un PIN di protezione per il proprio dispositivo mobile, non effettua mai un log out appena finito di usare un’applicazione e usa lievi variazioni della stessa password per le diverse applicazioni, mentre quasi il 20 per cento non effettua una cancellazione sicura dei dati nel caso in cui venda o presti il suo smartphone. Infine più del 60 per cento degli studenti si connette alle applicazioni (anche quelle non presenti negli store ufficiali) attraverso il log in di Facebook o di Google.
In questo contesto, la maggior parte degli studenti (61 per cento) non è preoccupato o della sicurezza dei dispositivi mobili, o lo è poco.
La mancanza di consapevolezza riguarda anche i giovani sviluppatori di applicazioni. Dalle risposte emerge una certa noncuranza delle questioni relative alla sicurezza informatica, in quanto, insieme alla privacy, sembrano essere percepite solo come un ostacolo per l’utilizzo del dispositivo mobile e non come un requisito fondamentale per tutelare l’utente.

Gli esperti di Tech and Law Center, dopo l’analisi della ricerca, hanno individuato le tecniche e gli strumenti legali per ridurre, in futuro, i problemi connessi all’errata o non accorta adozione di misure di sicurezza sui dispositivi mobili. Il progetto nel suo complesso prevede anche una fase successiva di eventi formativi e informativi in alcune università italiane.

I risultati integrali della ricerca saranno presentati martedì 20 maggio 2014 alle ore 10 presso il Politecnico di Milano, Aula De Donato e Aula Rogers, Via Ampere 2.

Università e valutazione, i compiti dell’Anvur

da l’Unità

Università e valutazione, i compiti dell’Anvur

di Stefano Fantoni – Presidente Anvur

L’ARTICOLO INTITOLATO «IL DELIRIO BUROCRATICO CHE UCCIDE L’UNIVERSITÀ» PUBBLICATO SU L’UNITÀ DI LUNEDÌ 12 MAGGIO LANCIA l’ennesimo allarme sul sistema accademico, ma rischia di confondere le idee su quali siano i motivi di reali difficoltà degli atenei, in larga parte legati alla riduzione delle risorse, come documentato dal recente Rapporto Anvur. Nell’articolo, infatti, si dipinge il processo di valutazione del sistema universitario, adottato dal nostro Paese con notevole ritardo rispetto alle altre realtà europee, come un freno alla buona riuscita delle attività accademiche. Inoltre, si lascia intendere che l’Anvur abbia travalicato i suoi compiti istituzionali e sarebbe colpevole di «burocratizzare» la vita universitaria. Si tratta di una visione non corretta da diversi punti di vista. Il modello di accreditamento e valutazione degli atenei, che si sta adottando finalmente anche in Italia, è frutto di una scelta delle autorità politiche: con il decreto legislativo 19/2012 l’Anvur è stata incaricata di realizzare un sistema di valutazione basato sulle linee guida europee che i ministri dell’Istruzione dei Paesi aderenti del processo di Bologna hanno adottato nell’incontro di Bergen del 2005. Queste linee guida, elaborate dall’Enqa, il network europeo che raggruppa le agenzie nazionali di valutazione e accreditamento (a cui l’Anvur è affiliata), sono alla base di tutti i sistemi di valutazione dei processi formativi europei. Attualmente, su 28 Paesi dell’Unione Europea solo sette non hanno sistemi di valutazione pienamente certificati: Cipro, Grecia, Lussemburgo, Malta, Portogallo e Slovacchia, oltre all’Italia che si sta finalmente adeguando. Le linee guida prevedono che gli atenei si dotino di sistemi di assicurazione della qualità verificabili periodicamente da agenzie indipendenti dai ministeri. Lo strumento chiave del processo di valutazione sono le visite in loco presso gli atenei da parte di commissioni composte in larga parte dagli stessi docenti universitari: il Dlgs 19/2012 prevede che l’Anvur adotti un programma quinquennale di visite presso tutti gli atenei. Nei giorni scorsi l’Anvur ha pubblicato un documento tecnico destinato agli esperti delle commissioni di valutazione, e non agli atenei come scritto nell’articolo. L’Anvur, in omaggio a una logica di trasparenza, ha ritenuto opportuno pubblicarlo, nonostante il suo carattere tecnico lo renda non di facile lettura. In questo modo le università hanno la possibilità di conoscere in anticipo come le commissioni lavoreranno e quali siano i limiti del loro mandato. È importante ricordare come la definizione di queste linee guida sia il frutto di un lungo lavoro di dialogo tra l’Anvur e le università italiane: negli ultimi due anni si sono tenute decine d’incontri presso gli atenei per condividere il modello di Autovalutazione, Valutazione, Accreditamento (Ava). L’obiettivo, infatti, non è certo di «burocratizzare» la vita degli atenei ma quello di aiutare le università a seguire un nuovo percorso verso l’Assicurazione della Qualità che certifichi e migliori l’offerta formativa italiana. Il recente rapporto Anvur, infatti, ha messo in luce come in questo sistema permangano notevoli criticità, a partire dal basso tasso di successo degli studenti e l’eccessiva durata dei percorsi di studio. Conoscendo le difficoltà che potrebbero incontrare gli atenei, l’Anvur ha ritardato l’introduzione di Ava e ha deciso quest’anno di avviare una fase sperimentale con 4-5 visite in atenei che si auto-candideranno. Ciò consentirà di affinare insieme alle università le metodologie da adottare a regime. Inoltre, diversamente da quanto avviene in altri Paesi europei, il sistema di valutazione non richiede oneri addizionai per gli atenei legati alle visite, come ad esempio la redazione di estesi rapporti. L’Autorità politica che ha partecipato alla elaborazione delle direttive europee, scritto le leggi che hanno introdotto il sistema Ava nel nostro Paese e i decreti attuativi che ne dettano l’applicazione, potrebbe decidere di non procedere alla messa a regime di Ava, odi ritardarne ulteriormente l’introduzione, sollevando Anvur dai suoi obblighi istituzionali. Bisogna però essere consapevoli della conseguenza di una scelta che emarginerebbe il nostro Paese dalla costruzione dello spazio universitario europeo, e in prospettiva all’indebolimento dei titoli di studio rilasciati da università e dei corsi di studio non accreditati con procedure condivise a livello europeo. Qualora si decidesse in tal senso, Anvur sarebbe comunque disponibile a partecipare a questa riflessione. Ma oggi non può ignorare i suoi obblighi istituzionali e le sue responsabilità di fronte al riconoscimento a livello europeo della qualità del sistema universitario italiano. L’intervento dd professor Fantoni è una risposta importante non tanto al mio articolo, guanto alla protesta che sta dilagando negli atenei italiani Si tratta di temi molto sai, benché contengano complicate tecnicalità. Posso solo testimoniare che dopo l’uscita del mio articolo su l’Unità, ho ricevuto molte telefonate di consenso da parte di docenti universitari, che chiedevano di fare il possibile per portare all’ attenzione della politica gli eccessi burocratici che stanno comprimendo il loro lavoro. Nessuno ha contestato l’importanza della valutazione né la necessità di partecipare aduno spazio universitario europeo. Non posso che augurarmi che il confronto continui. Anche sul nostro giornale (cs.)

Postazioni digitali al posto dei banchi Ecco la «classe scomposta»

da Corriere.it

IL FUTURO A SCUOLA

Postazioni digitali al posto dei banchi
Ecco la «classe scomposta»

Dalla didattica frontale a quella collaborativa basata su Internet. Due giorni di laboratori aperti e dibattiti al Museo di Storia naturale di Milano

di Alessandra dal Monte

Niente banchi e seggiole, ma «postazioni» con computer e tablet. Possibilità di chattare con i compagni, libertà di muoversi all’interno della classe e anche di uscire. È il modello di «classe scomposta» utilizzato al liceo scientifico Lussana di Bergamo da Dianora Bardi, docente di italiano e latino. Una didattica tutta incentrata sulle nuove tecnologie: i ragazzi navigano in rete per approfondire un tema, fanno ricerca, confrontano le fonti. Dopo un’ora si discute tutti insieme dei risultati raggiunti e a casa si lavora sempre in gruppo, aggiornando i documenti condivisi in modalità «wiki» (ognuno contribuisce a scrivere un brano della ricerca, come succede su Wikipedia).

Digitale e scuola: due giorni di laboratori e dibattiti

La professoressa Bardi, fondatrice del centro studi Impara digitale, racconterà il suo metodo venerdì 16 maggio al Museo di Storia naturale di Milano in occasione del Wired Next Fest, secondo appuntamento con il meglio dell’innovazione italiana organizzato dalla rivista Wired. Al workshop (gratuito e aperto a tutti) «Scuola e digitale: il futuro è già in classe» – dalle 14 alle 16.30 – partecipa anche Maria Vittoria Alfieri, responsabile del settore Digital Teaching & Learning di Rcs Education, casa editrice che ha da tempo attivato portali specifici per la didattica, da Aula Digitale a MyStudio. Il workshop mostrerà come è possibile passare dalla didattica classica, frontale, a quella collaborativa e personalizzata basata su internet e le nuove tecnologie.

La professoressa Bardi: «Un modo di insegnare che non produce solo nozioni, ma crea competenze»

 «Un modo di insegnare che non produce solo nozioni ma crea competenze, proprio come chiede la legge italiana», dice la professoressa Bardi. Sabato 17 maggio (11.15-11.45, Red Dome, giardini Montanelli) la docente parteciperà alla discussione «A scuola con i tablet – Conversazione sui nuovi modelli di apprendimento e il futuro della didattica» insieme a Francesco Luccisano, capo della segreteria tecnica del ministro all’Istruzione Stefania Giannini. La posta in gioco, secondo Bardi, è davvero alta: «Quella tecnologica è una vera e propria rivoluzione per la scuola. La didattica oggi non deve più essere la stessa: deve adattarsi alla società, capire che si può e si deve fare scuola con le nuove tecnologie, perché i ragazzi con le nuove tecnologie ci convivono. E poterle usare a lezione per loro è uno stimolo enorme».

La questione dei fondi

E i soldi? Come si digitalizza una scuola in questo periodo di crisi? «Per la verità gli investimenti ci sono, la sola regione Lombardia ha versato 39 milioni di euro per la scuola digitale – risponde Bardi – Ma a parte questo, basta cominciare in piccolo. Si inizia da una classe, chiedendo ai ragazzi di portarsi il tablet da casa, o anche solo il cellulare. Tutti ormai hanno un smartphone. E comunque l’investimento che le famiglie fanno in tecnologia, magari acquistando un tablet, poi viene ripagato dal risparmio sui libri di testo: grazie agli ebook se ne comprano molti meno. Insomma, non è poi così difficile inserire i dispositivi tecnologici in classe. Il problema è più che altro adattare la didattica. Molti professori non hanno più voglia di mettersi in gioco. Eppure questo è il futuro, così i ragazzi imparano quello che poi useranno nel mondo del lavoro. Capacità di muoversi tra le fonti, di risolvere problemi, di lavorare in gruppo». Sempre a proposito di scuola digitale, al Wired Next Fest l’università di Milano-Bicocca presenta la «Biblioteca digitale», primo polo bibliotecario interamente digitale sviluppato in collaborazione con il Centro culturale Il Pertini e il Consorzio Sistema Bibliotecario Nord Ovest. Niente carta, solo e-book, e-journal e banche dati consultabili e sfogliabili da computer e tablet con pochi click (si trova alla Villa di Breme Forno, a Cinisello Balsamo).

La sentenza: anche i supplenti possono diventare presidi

da Corriere.it

il ricorso presentato nel 2011. Le due prof avevano superato le prove d’esame

La sentenza: anche i supplenti possono diventare presidi

Lo ha deciso il Tar del Lazio: il periodo di precariato equivale a quello svolto da colleghi di ruolo. Così due insegnanti precarie ora diventeranno dirigenti

di Redazione online

Il Tar del Lazio ha stabilito che anche i supplenti possono diventare presidi. Il Tribunale amministrativo ha infatti accolto un ricorso e deciso che per partecipare al concorso per presidi può essere ritenuto valido anche il periodo di precariato perché equivalente a quello svolto dai colleghi di ruolo: due insegnanti oggi ancora precarie, che nel 2011 avevano presentato ricorso e superato tutte le prove preselettive e d’esame, si sono così viste sciogliere la riserva d’accesso al concorso. E siccome le due prof hanno anche vinto il concorso, ora diventeranno a tutti gli effetti dirigenti scolastici. In pratica, per il Tar il servizio prestato da precario o post-ruolo va considerato allo stesso modo: esattamente come avviene con i titoli accademici di accesso. Come del resto indicato dall’Unione Europea, non esiste alcuna ragione giustificata per discriminare i precari della scuola.

«In linea con l’Europa»

Commenti positivi da parte dell’Anief: «Il tribunale regionale laziale dà ragione alla linea del sindacato – scrive in una nota Marcello Pacifico, presidente dell’associazione sindacale -. I giudici italiani non hanno fatto altro che prendere atto delle pronunce della Corte di Giustizia europea e così disapplicare la normativa nazionale. È la conferma che la precarietà lavorativa rimane un paradosso tutto italiano».

La vicenda

Questi i fatti, nella ricostruzione dell’Anief: Nell’estate del 2011 viene bandito il concorso per diventare dirigente scolastico attraverso il D.D.G. del 13 luglio 2011: sono 2.386 i posti messi a disposizione. Due i requisiti d’accesso: il possesso del diploma di laurea ed essere insegnante di ruolo da almeno cinque anni. Le insegnanti presentano comunque la domanda di ammissione al concorso. Nelle settimane successive ottengono un’ordinanza cautelare confermata dal Consiglio di Stato che autorizza l’accesso con riserva alle prove preselettive, agli scritti e agli orali. Il ricorso viene accolto e viene richiamata anche la giurisprudenza comunitaria della Corte di Giustizia. Con la sentenza 5011/2014, il Tar conferma che l’Italia non ha altra scelta che adeguarsi alle direttive UE: nel nostro ordinamento viene così accolto il principio comunitario di non discriminazione anche sui concorsi pubblici, finora richiamato nelle cause di lavoro sulla successione dei contratti a termine.

Graduatorie, per chi si sta abilitando coi Pas si profila una vera beffa

da tecnicadellascuola.it

Graduatorie, per chi si sta abilitando coi Pas si profila una vera beffa

Alessandro Giuliani

Alla vigilia della pubblicazione del decreto principale sul rinnovo di quelle d’Istituto, sembra che i 70mila che stanno frequentando i Percorsi abilitanti speciali potranno inserirsi solo a fine 2014. Quando però le supplenze annuali saranno già state assegnate. E molti di loro l’avranno persa. La Gilda degli Insegnanti: non ci hanno voluto ascoltare. Dura la “grillina” Silvia Chimienti: un pasticcio che avrà solo l’effetto di alimentare i contenziosi. Il 16 maggio uscirà anche la bozza del bando sul secondo ciclo Tfa.

A sentire la Gilda degli Insegnanti “il ministero dell’Istruzione non ha accolto nessuna delle nostre richieste e a questo totale rifiuto del dialogo, che ci lascia increduli, rispondiamo impugnando il decreto”.

“Pensavamo – continuano dalla Gilda – che il Miur ci avesse convocato per avviare un confronto costruttivo e invece nulla è cambiato nelle tabelle di valutazione, confermando l’attribuzione di punteggi eccessivi ai Tfa. Il Ministero è rimasto sordo anche alla nostra richiesta di istituire una riserva per i Pas”.

Durante l’incontro ai sindacati è stato comunicato che il 16 maggio usciranno la bozza del decreto sui Tfa e quella di emanazione del decreto sulle graduatorie di istituto, “ma noi – sottolinea l’organizzazione coordinata da Rino Di Meglio – proseguiremo la battaglia e, insieme con gli altri sindacati, impugneremo il decreto che presenta forti vizi di illegittimità”.

Tra i punti contestati anche l’esclusione, in questa prima fase, di coloro che si stanno abilitando con i Percorsi abilitanti speciali. Per tanti di loro significherà la probabile esclusione dalle supplenze annuali del prossimo anno scolastico. Anche perchè, contemporaneamente, ai ‘tieffini’ viene concesso un punteggio maggiorato di 42 punti.

Potranno inserirsi, questo dovrebbe prevedere il decreto, a fine 2014. Approfittando di una delle due finestre annuali per l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto. Ma ormai le supplenze di lunga durata saranno perse.

A contestare queste scelte del Miur è anche la “grillina” Silvia Chimienti. Secondo cui “la differenziazione di punteggio tra i vari percorsi abilitanti –  spiega la deputata – oltre ad essere discutibile da un punto di vista giuridico, avrà solo l’effetto di alimentare i contenziosi, visto che probabilmente non garantirà neppure una precedenza concreta in graduatorie d’istituto per gli abilitati con TFA ordinario”.

“Le soluzioni del problema sono ben altre – conclude Chimienti  – e questo Governo, in data 27 marzo, ha già bocciato la mia mozione che impegnava ad un piano quinquennale di immissione in ruolo di tutti i docenti che avessero superato un concorso o che fossero in possesso di abilitazione e tre anni di servizio. Questa è l’unica strada per risolvere davvero il problema: assumere gli attuali precari in tempi ragionevoli ed evitare il ricrearsi di nuove sacche di precariato in futuro. Per far questo, si devono investire risorse nella scuola e si devono ripristinare le cattedre, il monte ore e gli insegnamenti precedenti alla scure Gelmini, reinvestendo nella scuola i circa 8 miliardi e mezzo che si sono tagliati. Cosa che – conclude l’on. Chimienti – al di là delle promesse e dei proclami di facciata, questo Governo non farà mai”.

Graduatorie d’Istituto: agli abilitati Tfa 42 punti di “megabonus”. Coi sindacati sarà battaglia

da tecnicadellascuola.it

Graduatorie d’Istituto: agli abilitati Tfa 42 punti di “megabonus”. Coi sindacati sarà battaglia

Alessandro Giuliani

Il punteggio maggiorato viene giustificato dal Miur per durata, biennale anziché annuale, dei percorsi formativi abilitanti e dalla presenza delle prove selettive cui sono stati sottoposti i candidati. In arrivo forti contrasti con i sindacati che, per una volta in blocco, non ammettono differenzazioni di trattamento tra i diversi diplomi abilitanti.

Rispetto alle altre abilitazioni, in particolare ai Pas, il punteggio maggiorato per i ‘tieffini’ deriva da due fattori: dalla durata, biennale anziché annuale, dei percorsi formativi abilitanti e dalla presenza delle prove selettive cui sono stati sottoposti i candidati. Delle circostanze, però, che non convincono i rappresentanti dei lavoratori. Che hanno già promesso battaglia su due fronti: legale e in piazza.

Aggiornamento graduatorie di istituto, le tabella dei punteggi

da tecnicadellascuola.it

Aggiornamento graduatorie di istituto, le tabella dei punteggi

Andrea Carlino

Il Miur ha pubblicato le tabelle di valutazione dei titoli per le graduatorie d’istituto di II e III fascia.

Clicca qui per scaricare le tabelle di valutazione dei titoli. Successivamente sarà emanato un decreto in cui saranno rese note le date per inoltrare la domanda.

Come da decreto n. 308 del 15 maggio 2014, è approvata l’allegata tabella A di valutazione dei titoli, che costituisce parte integrante del presente decreto. Tale tabella è rivolta alla valutazione dei titoli per il personale docente ed educativo inserito nella II fascia delle graduatorie di istituto, di cui all’articolo 5, comma 3, del decreto del Ministro della pubblica istruzione 13 giugno 2007, n. 131.

E’ altresì approvata l’allegata tabella B di valutazione dei titoli, che costituisce parte integrante del presente decreto, rivolta al personale inserito nella III fascia delle graduatorie di istituto, di cui all’articolo 5, comma 3, del decreto del Ministro della pubblica istruzione 13 giugno 2007, n.131.

Le tabelle di cui ai commi 1 e 2 hanno effetto e i punteggi ivi previsti sono applicati a decorrere dal primo aggiornamento successivo alla data di entrata in vigore del presente decreto e saranno periodicamente riviste, alla luce delle modifiche ordinamentali e delle innovazioni culturali, pedagogiche e didattiche inerenti la professionalità del personale docente ed educativo.

Il titolo di abilitazione conseguito al termine dei percorsi di tirocinio formativo attivo dai soggetti di cui all’art.15, comma 17, del D.M 249 del 2010 è valutato ai sensi dei punteggi previsti per le abilitazioni conseguite attraverso il Tirocinio formativo attivo

Flc: “Sospendere le rilevazioni Invalsi”

da tecnicadellascuola.it

Flc: “Sospendere le rilevazioni Invalsi”

Reginaldo Palermo

Secondo il sindacato di Mimmo Pantaleo bisogna sospendere le prove Invalsi per il tempo necessario a rivedere completamente il Regolamento sulla valutazione.

La Flc-Cgil rompe gli indugi e si schiera definitivamente contro i test Invalsi.
Fino ad ora il sindacato di Mimmo Pantaleo aveva mantenuto una posizione in qualche modo equidistante: si ai test, ma senza farli diventare strumento di valutazione della qualità dell’insegnamento.
In un documento diramato solo 15 giorni fa Flc, dopo aver ricordato che comunque la rilevazione Invalsi è prevista dalla legge, ribadiva di non essere affatto d’accordo sul  facile gioco del “contro le prove senza se e senza ma”.
Il comunicato del 15 giugno sembra quasi una vera e propria rottura con il passato.
Il titolo è duro e ricorda quasi le posizioni dei sindacati di base: “Basta con questi test Invalsi. Bisogna sospenderli e aprire una discussione per definire un efficace sistema di valutazione”.
“Le proteste di studenti, docenti e famiglie contro i test invalsi – sottolinea Pantaleo – impongono una radicale inversione di rotta sulla valutazione. I test sono privi di senso e lontani dalla realtà delle scuole. Minano la libertà d’insegnamento e si configurano come strumento di controllo che diffonde solo ostilità, paure e diffidenza”.
E allora, che si fa?
La proposta del sindacato è netta e chiara: bisogna sospendere le rilevazioni “per un arco di tempo necessario a definire un sistema di valutazione più serio e efficace”.
Secondo la Flc, il limite maggiore delle prove attuali riguarda  il fatto che, anziché valorizzare gli aspetti cognitivi e relazionali, sono incentrati su competizione e selezione.
La richiesta politica è forte: si tratta, secondo la Flc-Cgil, di “aprire un confronto serio con i diversi attori sociali  riscrivendo il regolamento sulla valutazione”.
Sull’apertura del confronto il Ministro poterebbe anche convenire, ma difficilmente potrà prendere in considerazione l’ipotesi di riscrivere il regolamento sulla valutazione.

Esami preliminari alla Maturità: oggi più selettivi di ieri

da tecnicadellascuola.it

Esami preliminari alla Maturità: oggi più selettivi di ieri

Aldo Domenico Ficara

Alla domanda se gli esami preliminari che si svolgono oggi ( il più delle volte nella terza decade di maggio ) si possano considerare corrispondenti alle prove orali integrative previste dal vecchio esame di maturità, la risposta sarebbe la seguente: solo sotto il profilo formale, ma nella sostanza si differenziano almeno sotto due aspetti.

Aprea a piedi uniti su chi ha boicottato i test Invalsi: va censurato

da tecnicadellascuola.it

Aprea a piedi uniti su chi ha boicottato i test Invalsi: va censurato

Alessandro Giuliani

L’ex sottosegretario all’Istruzione, oggi assessore all’Istruzione, Formazione e Lavoro della Regione Lombardia, chiede al suo direttore dell’Ufficio scolastico regionale l’eventuale adozione “di tutte le conseguenti misure a tutela della valutazione”. Si rivolge anche al ministro Giannini: garantisca maggiore autonomia e tutela a queste importanti verifiche nazionali.

“Le cronache di oggi sulle proteste di alcuni Istituti lombardi contro i Test Invalsi non rendono giustizia della diffusa e accettata cultura della valutazione della scuola lombarda”, ha detto Aprea.
“Ho già chiesto al direttore dell’Ufficio scolastico regionale della Lombardia de Sanctis – ha continuato l’assessore – i dati comparativi, per capire la percentuale di esecuzione delle prove nei diversi gradi di scuole di quest’anno rispetto all’anno scorso, per chiedere l’eventuale adozione di tutte le conseguenti misure a tutela della valutazione”.

“Tutto questo perché, oltreché utili per il miglioramento dei sistema di istruzione e formazione lombardo, i test Invalsi sono un adempimento obbligatorio sancito dal nostro ordinamento – sostiene l’assessore regionale -, a cui non possono sottrarsi gli insegnanti e i dirigenti scolastici. Ritengo che anche quei limitati casi di ammutinamento organizzato, per boicottare la somministrazione dei test, evidenziati dalla stampa siano inopportuni e censurabili”.

Apre si rivolge quindi anche alla massima autorità in fatto di Istruzione. “Invito il ministro – continua Aprea – a condannare fermamente questa forma di boicottaggio delle prove da parte degli insegnanti e ad accelerare il completamento del sistema nazionale di valutazione, rafforzando le dotazioni umane e strumentali dell’Invalsi e favorendone la sempre maggiore autonomia e tutela”.

Resta da capire cosa intenda Aprea per “comportamento censurabile”: forse l’assessore lombardo si riferisce a qualche caso isolato di “ammutinamento” del corpo docente in occasione delle prove. Ma, a quanto ci risulta, la stragrande maggioranza dei disguidi accaduti in occasione delle prove si sono realizzati a seguito dell’adesione allo sciopero indetto dai Comitati di base proprio nei giorni delle prove. E censurare uno sciopero ci sembra, sino a prova contraria, davvero un’impresa ardua.