CHIAREZZA SU PROCESSO CESSIONE CEFOP

FORMAZIONE: UGL SCUOLA SICILIA
“CHIAREZZA SU PROCESSO CESSIONE CEFOP”
(dall’Agenzia ITALPRESS)

“Sul procedimento di cessione del Cefop al Cerf c’e’ bisogno di maggiore chiarezza perche’ altrimenti a farne le spese saranno solo i lavoratori”.
Lo dichiara Annamaria Magro della segreteria regionale dell’Ugl Scuola Sicilia, al termine della riunione che si e’ tenuta oggi presso il Ministero dello Sviluppo Economico con le organizzazioni sindacali e i commissari dell’Ente.
“Durante la riunione – spiega – abbiamo ribadito la necessita’ che tutti coloro che hanno partecipato alle attivita’ formative presso il Cefop possano sostenere gli esami finali e, soprattutto, che si individuino al piu’ presto gli Enti con analoghe attivita’ formative per portare a termine le prove di esame”.
“Abbiamo inoltre evidenziato – conclude – l’assenza di un tempestivo intervento da parte della Regione Sicilia che ha causato, almeno in parte, il blocco della procedura di acquisizione del Cefop da parte del Cerf, mettendo a serio rischio oltre 400 posti di lavoro a tempo indeterminato. Proprio in merito al processo di acquisizione, abbiamo richiesto di poter visionare il parere dell’Avvocatura dello Stato, chiesto dalla Regione Sicilia, e che ha determinato il mancato via libera all’operazione. Chiediamo dunque un atteggiamento piu’ serio da parte della Giunta regionale che oggi, ancora una volta, si e’ dimostrata poco responsabile vista anche l’assenza alla riunione dell’assessore all’Istruzione e del direttore generale del Dipartimento Lavoro e Formazione”.

Due progetti su professionalità e valutazione nelle scuole

L’associazione PVMScuola lancia due progetti su professionalità e valutazione nelle scuole.

La scuola si trova oggi a dover interagire con una moltitudine di soggetti e a dover rendicontare del proprio operato. In questa realtà non è più pensabile tamponare le varie situazioni che si presentano come fossero un fatto emergenziale, né affidare il delicato compito di risolverle ora all’uno ora all’altro docente in quel momento resosi disponibile.
E’ necessario predisporre una struttura organizzativa solida e stabile in cui sia chiaro chi fa che cosa, a quale scopo, con quali competenze e perché proprio quella persona in quel determinato contesto. In altre parole sempre più si sente l’esigenza di trasparenza sui ruoli, sulle competenze necessarie a ricoprirli, sui criteri di scelta delle persone e sulle eventuali modalità di valutazione del loro operato.
Attualmente non esiste un livello intermedio tra Dirigente scolastico e docenti;  esistono le figure di sistema, ma queste  vengono individuate annualmente, in base a criteri non meglio identificati e percepiscono una retribuzione aggiuntiva di natura contingente e  transitoria.
Ci chiediamo se sia possibile, partendo da queste figure già istituzionalizzate, creare un middle management che faccia da ponte tra docente e dirigente e che sia funzionale all’organizzazione della vita scolastica.
Sul problema della valutazione degli insegnanti e sulle loro idee in proposito esistono molti luoghi comuni: si pensa comunemente che essi siano diffidenti, se non pregiudizialmente contrari, perché hanno un’idea della valutazione intesa in modo esclusivamente “punitivo” e non sono disponibili al miglioramento; inoltre si ritiene che essi siano profondamente autoreferenziali e non siano disposti a tener conto delle esperienze in tal senso di altri paesi europei e non. Ma è proprio vero che gli insegnanti italiani si oppongono a qualunque ipotesi di valutazione?
In realtà molti di loro sanno bene che una buona valutazione comporterebbe come naturale conseguenza  la valorizzazione e quindi il riconoscimento non solo economico ma anche sociale del loro lavoro. Il timore semmai è quello di un modello completamente calato dall’alto: insomma, fra gli insegnanti c’è una gran voglia di essere ascoltati e coinvolti nel processo di elaborazione di una via italiana alla valutazione.
Nell’ambito delle iniziative intraprese da PVM in collaborazione con il MIUR, è giunta felicemente al termine la fase preliminare di due importanti progetti.
Alla “Riflessione sui percorsi di valorizzazione del personale della scuola” PVM ha fattivamente e tempestivamente contribuito proponendo a docenti di tutta Italia un’attività di cooperative writing in rete, il progetto “Riflessione sui profili professionali”, che ha prodotto una prima ipotesi di lavoro per l’individuazione delle competenze delle figure di sistema, corredata da un questionario diagnostico sullo “stato dell’arte” (già in circolazione nelle scuole).
Contemporaneamente sullo stesso tema si sono andati formando tavoli di discussione regionali, dai quali sono emersi interessanti spunti di ulteriore riflessione.
Anche l’indagine “Valutazione: cronache dal mondo” ha prodotto (sempre in cooperative writing) un’intervista rivolta a docenti di paesi europei ed extraeuropei e finalizzata a realizzare un sondaggio di opinione sui rispettivi sistemi valutativi nazionali. Contestualmente è stato costruito anche un questionario rivolto, invece, ai docenti italiani per raccogliere impressioni e percezioni relative alla valutazione di sistema nel nostro paese, che soffre di una innegabile mancanza di chiarezza rispetto al “cosa, chi e come” valutare.
Entrambi i progetti cercano di rispondere all’esigenza di elaborare e offrire in forma di proposta il punto di vista di docenti e dirigenti scolastici su questi temi cruciali per far sì che la nostra scuola sia pronta a rispondere alle sfide future.
Per maggiori informazioni e per visionare tutti i materiali prodotti fino a questo momento si possono visitare le pagine sul sito di PVMScuola:
Progetto “Riflessione sui profili professionali”: (http://www.pvmscuola.it/profili/129-progetto-profili-professionali)
Progetto “Valutazione: cronache dal mondo”: (http://www.pvmscuola.it/erasmus-plus/128-progetto-valutazione-cronache-dal-mondo)
Informiamo i lettori che sono in allestimento cabine di regia regionali, chi fosse interessato è pregato di prendere contatti con l’associazione scrivendo all’indirizzo: pvmscuola@gmail.com

Leggere e cantare il mondo

LEGGERE E CANTARE IL MONDO PER FARSI UOMINI

di Umberto Tenuta

CANTO 137 Leggere il mondo, amarlo e cantarlo per farsi uomini

   

IL MONDO

Altissimu, onnipotente, bon Signore,

  tue so’ le laude, la gloria e l’honore et onne benedictione.
  Ad te solo, Altissimo, se konfano,
  et nullu homo ène dignu te mentovare.
  Laudato sie, mi’ Signore, cum tucte le tue creature,
  spetialmente messor lo frate sole,
  lo qual è iorno, et allumini noi per lui.
  Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore:
  de te, Altissimo, porta significatione.
  Laudato si’, mi’ Signore, per sora luna e le stelle:
  in celu l’ài formate clarite et pretiose et belle.
  Laudato si’, mi’ Signore, per frate vento
  et per aere et nubilo et sereno et onne tempo,
  per lo quale a le tue creature dài sustentamento.
  Laudato si’, mi’ Signore, per sor’aqua,
  la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta.
  Laudato si’, mi’ Signore, per frate focu,
  per lo quale ennallumini la nocte:
  ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte.
  Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra matre terra,
  la quale ne sustenta et governa,
  et produce diversi fructi con coloriti flori et herba.
  Laudato si’, mi’ Signore, per quelli ke perdonano per lo tuo amore
  et sostengo infirmitate et tribulatione.
  Beati quelli ke ‘l sosterrano in pace,
  ka da te, Altissimo, sirano incoronati.
  Laudato si’, mi’ Signore, per sora nostra morte corporale,
  da la quale nullu homo vivente pò skappare:
  guai a·cquelli ke morrano ne le peccata mortali;
  beati quelli ke trovarà ne le tue sanctissime voluntati,
  ka la morte secunda no ‘l farrà male.
  Laudate e benedicete mi’ Signore et rengratiate
  e serviateli cum grande humilitate.

 

La scuola che innamora a leggere ed a cantare il mondo!

Il mondo dei fratelli uomini sparsi ancora per poco solo sul pianeta Terra.

Il mondo degli antichi fratelli animali che in cielo, in terra e in mare con noi convivono.

Il mondo dei fratelli vegetali che fanno bella la nostra terrestre dimora.

Il mondo delle acque e delle pietre, del vento e del fuoco, delle alchimie che l’uomo ha scoperto.
Leggerlo e cantarlo, leggerlo nella sua poesia, nella sua musica, nel suo canto, nella danza lieve di ogni soffio di zefiro, nella musica di ogni sospiro di donna innamorata, nelle forme sinuose di ogni danza di farfalla!

La scuola che apre le finestre del mondo per goderne lo spettacolo meraviglioso che poeti, artisti e scienziati hanno donato ai figli come legittima eredità di cui è reato derubarli!

La scuola che apre le sue porte perchè i giovani non soffochino nella polvere delle pergamene arrotolate ma liberi, baldi e fieri vadano incontro alle terre, ai mari e ai cieli che dinanzi ai loro occhi incantati si squadernano!

Leggere il mondo reale e poi immaginarlo, fantasticarlo, cantarlo, musicarlo, descriverlo, poetarlo, dipingerlo, scolpirlo.

Questo ha fatto Omero, Virgilio, Dante, Petrarca…

Questo significa leggere!

Ogni giovine è erede della cultura dei Padri.

Ogni giovine nasce legato dal suo cordone ombelicale alla Madre che lo ha generato ed al grembo della cultura dei padri che lo alimenterà, lo farà nascere uomo.

Sono i libri della cultura.

È venuto il tempo che i giovani leggano il meraviglioso mondo dei libri della cultura!

È venuto il tempo che i libri della cultura siano consegnati ai loro legittimi eredi!

È venuto il tempo che i giovani si facciano uomini ascoltando e cantando il mondo!

Democrazia

DEMOCRAZIA

di Umberto Tenuta

CANTO 138 DEMOCRAZIA E EDUCAZIONE di John Dewey −DEMOCRAZIE è EDUCAZIONE diUmbertoTenuta

Homo homini lupus, scrive Thomas Hobbes.

L’uomo non nasce uomo ma lo diventa solo attraverso l’educazione (Kant).

E solo così cessa di essere lupus.

E si fa uomo.

E si fa cittadino!

Anche Victor era nato dal grembo di una donna ma l’abbandono nella foresta non lo aveva fatto diventare un uomo.

L’uomo diventa uomo solo attraverso l’educazione.

La Democrazia non è una forma di governo ma un governo eletto dagli uomini di una nazione.

Se ai figli delle donne non è stata garantita la formazione umana, il successo formativo, non vi è democrazia.

Forse oggi più che mai, questo discorso può essere compreso e condiviso.

Ce lo auguriamo di cuore.

Ci auguriamo che oggi tutti comprendano che la democrazia di una nazione è affidata, non alle piazze, ma alle scuole.

Scuole di educazione, scuole di democrazia!

Educazione e scuola.

Educazione!

Non basta l’istruzione.

Mica Bin Laden non era istruito!

L’istruzione è un’arma a doppio taglio.

Serve di più al delinquente che al santo.

Un popolo è democratico se i suoi cittadini, attraverso l’istruzione, sono divenuti autonomi, capaci di darsi le norme da soli.

Lo tuo piacere omai prendi per duce;

Non aspettar mio dir più né mio cenno;

Libero, diritto e sano è tuo arbitrio,

E fallo fora non fare a suo senno:

Per ch’io te sovra te corono e mitrio

(PURGATORIO, Canto XXVII)

Educazione, processo di conquista della libertà, di liberazione, di umanizzazione, di nascita alla condizione umana.

Compito grande quello della Scuola, del Sistema formativo integrato!

Primaria preoccupazione ed occupazione di un Paese democratico.

Prima la Scuola.
La Scuola prima di ogni altra cosa, prima di tutto.

Si prende il gruzzolo e si dà al Ministero dell’Educazione.

Se qualcosa resta si dà agli altri Ministeri.

Prima uomini, poi cittadini, infine lavoratori.

Oggi più di ieri questo possiamo capire.

Possiamo capirlo tutti.

Non importa a quale punto cardinale guardiamo!

Individuazione precoce delle difficoltà e dei disturbi di apprendimento (DSA)

Individuazione precoce delle difficoltà e dei disturbi di apprendimento (DSA) Legge 170/2010

GiADA: la soluzione ideale per far fronte ai concreti bisogni educativi e didattici della Scuola e per adempiere alle richieste normative della Legge 170/2010 e delle successive circolari ministeriali.

Cos’è?
GiADA permette di essere erogato grazie a pacchetti modulari e personalizzati in funzione delle esigenze della scuola. Prevede a inizio anno una prima somministrazione di prove didattiche validate e standardizzate a livello nazionale e una seconda somministrazione a fine anno scolastico.

Scuola: la carta prepagata per gli studenti è un invito al consumo

da Il Fatto Quotidiano

Scuola: la carta prepagata per gli studenti è un invito al consumo

 di Marina Boscaino

Nel 2000 Naomi Klein fece epoca con il suo “No Logo”. Venivano lì analizzate e denunciate le operazioni di colonizzazione del pensare comune, di colonizzazione della cultura; ma le pagine più terribili – e di cui meno si è parlato – riguardavano la colonizzazione della scuola: “C’ ero, quando è cominciata. Fu heartbreaking, un colpo al cuore. È da lì che mi è venuta l’idea del libro (…) Perché la scuola è l’unico posto dove da giovani veniamo allenati a una mentalità non da consumatori”.

Si tratta dello spazio, forse l’unico, in cui l’educazione pura deve e può prevalere rispetto all’educazione aziendale, alla logica del profitto. Dove conoscere e crescere non significa diventare un consumatore modello, ma una persona capace di indagini critiche sulla realtà. La tendenza a consentire l’introduzione della pubblicità nelle scuole si è invece insinuata in modo subdolo e virulento in particolare negli ultimi anni, anche per sopperire alle continue riduzioni dei fondi che lo Stato deve destinare alle scuole per l’ampliamento dell’offerta formativa; qualcosa che si concretizza in tante piccole decisioni, senza un provvedimento unico, senza delibere collegiali, senza dibattito, senza indagini sull’opinione pubblica, e dunque in modo appunto subdolo, strisciante; ma, come ci dimostrava sin da allora l’esperienza americana, efficace.

L’anno scorso, proprio da questo blog, raccontavamo come in un liceo di Milano la ristrutturazione dell’aula computer fosse stata finanziata da sponsor appositamente ricercati: che affiancarono in quella occasione il proprio logo a quello dell’istituto, caratterizzato – per chi non se lo ricordasse –  dalla stella della Repubblica. Quella che istituisce per mandato costituzionale scuole di ogni ordine e grado.

Oggi, dopo una serie di impressionanti esempi in questa direzione, sempre più considerati segni imprescindibile e indiscutibili dei tempi moderni e delle straordinarie capacità imprenditoriali di presidi manager e di consigli di istituto zelanti, ci troviamo a raccontare il prosieguo della vicenda, il passo ulteriore. Il Miur si è fatto promotore di un’iniziativa, volta a rafforzare definitivamente l’idea che la scuola debba produrre non cittadini consapevoli, ma consumatori acritici, sensibili ad apparenza, velocità, possesso. Del resto la pianificazione di questo risultato è iniziata almeno 15 anni fa e portata avanti con diligenza encomiabile.

Si chiama IoStudio Postepay. Al Miur hanno garantito che il progetto, inaugurato quest’anno, ma che ancora non riguarda tutte le scuole, sta andando avanti con successo. Si tratta di una carta prepagata ricaricabile nominativa, che si può utilizzare per acquisti fino a 2.500 euro e prelievi fino a 1.000 euro annui. Essa consente non solo accesso ed agevolazioni destinati agli studenti, ma anche pagamenti “in tutti i negozi e siti nel mondo che accettano carte Visa” e prelievi “presso gli sportelli automatici Postamat e gli uffici postali in Italia e presso gli sportelli automatici Visa in tutto il mondo”.

L’iniziativa ha destato molte perplessità (dal punto di vista giuridico, dell’accesso di cittadini minorenni ad un simile servizio, ecc.); ma – soprattutto – riserve di natura etica, relative alla ideologia sottesa. Vengono immediatamente immessi nel mercato del consumo circa 3 milioni di studenti, per lo più minorenni. Insomma: la scuola passa da vittima dalla spending review a protagonista della spending preview. Un bacino enorme, messo gentilmente a disposizione degli esercenti.

Ancora più grave è che in un devastante periodo di crisi economica, in cui le famiglie spesso fanno fatica ad arrivare alla fine del mese, questa prepagata si collochi come ulteriore segnale, marchio definitivo tra condizioni (e destini) socioeconomici differenti. Non tutte le famiglie saranno infatti nelle condizioni di ricaricare la carta ai propri figli (molto probabilmente non molte di quelle a cui Renzi ha elargito gli 80 euro). Alla condizione collettiva di cittadinanza configurata nella scuola pubblica viene associata in maniera indelebile la capacità individuale di consumo, con le sue tragiche ed inique variabili.

La differenziazione economica fa parte dell’esistente, lo sappiamo. La discriminazione anche, a quanto pare. Ma nella scuola pubblica, la scuola della Costituzione, questi elementi dovrebbero tendere a scomparire (ricordate la retorica dei grembiulini di gelminiana memoria?), non diventare addirittura componenti identitarie. La scuola dovrebbe “rimuovere gli ostacoli”, non crearne ulteriori per sottolineare, tra le sue stesse mura, il divario tra  i nati bene e i figli di un dio minore.

Miur cancellata la richiesta di permesso di soggiorno per gli alunni stranieri

da La Stampa

Miur cancellata la richiesta di permesso di soggiorno per gli alunni stranieri

L’Associazione nazionale dei Comuni: “È una scelta di civiltà che appoggiamo pienamente”

roma

Il ministero dell’Istruzione ha modificato le Linee Guida per l’accoglienza e l’integrazione degli alunni stranieri emanate lo scorso 19 febbraio.

 

Come rileva Anci, i migranti che iscrivono i figli a scuola non devono più presentare il permesso di soggiorno, ma «documenti anagrafici», fermo restando che «in mancanza di documenti la scuola iscrive comunque il minore straniero poiché tale situazione non influisce sull’esercizio del diritto all’istruzione».

 

«È una scelta di civiltà da parte del Miur che appoggiamo pienamente, perché produce un avvicinamento fra gli apparati amministrativi e la realtà dei territori, garantendo il diritto alla scuola dell’obbligo per tutti i minori presenti in Italia, senza distinzioni di condizione giuridica», dichiara il sindaco di Modena, delegato all’Immigrazione Giorgio Pighi.

Domande graduatorie di istituto: a quali scuole inviarle

da tecnicadellascuola.it

Domande graduatorie di istituto: a quali scuole inviarle

Redazione

L’aspirante può richiedere un massimo di 20 istituzioni scolastiche, appartenenti alla medesima provincia, con il limite, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e primaria, di 10 istituzioni di cui, al massimo, 2 circoli didattici. Per poter inviare le domande alle istituzioni scolastiche è necessario controllare i codici meccanografici presenti nei Bollettini ufficiali delle scuole statali.

Le istituzioni scolastiche a cui inviare i modelli di domanda e/o il modello B di scelta delle istituzioni scolastiche possono essere:

– circoli didattici (terzo e quarto carattere uguali a EE);

– istituti comprensivi (terzo e quarto carattere uguali a IC);

– istituti d’istruzione secondaria di primo grado (terzo e quarto carattere uguali a MM);

– istituti d’istruzione secondaria superiore (terzo e quarto carattere uguali a IS);

– istituzioni educative (terzo e quarto carattere uguali a VC per i convitti e VE per gli educandati);

– istituti d’istruzione secondaria di secondo grado (terzo e quarto carattere diversi dai precedenti).

Non possono essere espresse succursali, sedi coordinate, sezioni associate. I codici esprimibili sono rappresentati dalle sedi principali (ottavo e nono carattere uguali a ‘00’).

Tutte le sedi esprimibili sono, comunque, fornite in risposta dall’applicazione “sedi esprimibili”. I codici non presenti non possono essere espressi.

L’applicazione per la scelta delle sedi consente anche di visualizzare il dettaglio degli istituti superiori, al solo fine di conoscere la natura di ciascuna scuola componente l’istituto principale. Si precisa, pertanto, che le suddette scuole di dettaglio rimangono, comunque, non esprimibili in quanto non sono sede di segreteria.

L’aspirante può richiedere un massimo di 20 istituzioni scolastiche, appartenenti alla medesima provincia, con il limite, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e primaria, di 10 istituzioni di cui, al massimo, 2 circoli didattici.

Nell’ambito del numero delle scuole prescelte per l’inclusione nelle graduatorie di scuola dell’infanzia e primaria, gli aspiranti possono richiedere, secondo le apposite modalità previste nel modello B, un massimo di 7 istituzioni scolastiche, col limite di 2 circoli didattici, in cui essere chiamati con priorità, con le particolari e celeri modalità d’interpello nei casi di supplenze brevi sino a 10 giorni.

Secondo quanto previsto dall’art. 5, comma 1, del presente D.M., l’aspirante può derogare al limite dei 2 circoli didattici richiamati nei due commi precedenti nei casi in cui la provincia interessata figuri fra quelle che hanno disposto in tal senso, consultando, a tal fine, l’apposito elenco (vedi box a pag. 23).

Occorre, inoltre, precisare quanto segue:

• per la scuola dell’infanzia devono essere indicati circoli didattici e istituti comprensivi;

• per la scuola primaria devono essere indicati circoli didattici e istituti comprensivi;

• per la scuola secondaria di primo grado devono essere indicati istituti d’istruzione secondaria di primo grado e istituti comprensivi, sempre utilizzando i codici previsti per la figura del dirigente scolastico. Non si possono, pertanto, indicare le sezioni associate;

• per la scuola secondaria di secondo grado devono essere indicati istituti d’istruzione secondaria di secondo grado e istituti d’istruzione superiore, anche in questo caso utilizzando i codici previsti per la figura del dirigente scolastico. Pertanto, anche in questo caso, non si possono indicare le sezioni associate;

• per il personale educativo devono essere indicate le istituzioni educative (convitti ed educandati);

• per le scuole carcerarie occorre indicare la sede amministrativa del centro territoriale e non il centro territoriale.

Si sottolinea che i codici delle istituzioni scolastiche suddette sono esprimibili ai fini delle supplenze anche nel caso in cui compaia, nei bollettini ufficiali delle scuole statali, la dicitura “non esprimibile dal personale docente” o “esprimibile dal personale Ata e dal personale dirigente scolastico”.

Si precisa, infine, che gli istituti omnicomprensivi (elencati in allegato alla nota di introduzione ai Bollettini medesimi), sono costituiti di due codici meccanografici: uno relativo ad insegnamenti di scuola dell’infanzia e/o primaria e/o secondaria di primo grado e l’altro relativo ad insegnamenti di scuola secondaria di secondo grado. Ai fini delle supplenze, se si desiderano insegnamenti presenti su entrambi gli istituti, devono essere indicati entrambi e non solo quello “sede di dirigente scolastico”.

Per Accademie e Conservatori il Ministro promette i concorsi

da tecnicadellascuola.it

Per Accademie e Conservatori il Ministro promette i concorsi

Redazione

Stefania Giannini ha deciso che entro la fine dell’anno sarà bandito, dopo 15 anni dall’ultimo, un concorso per le assunzioni nelle Istituzioni Afam. Il processo di scrittura del Regolamento necessario per bandire il concorso partirà ai primi di giugno attraverso un esercizio inclusivo e aperto. Programma in otto i punti per il rilancio dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica.

Il pacchetto “Giannini” si dipana in otto punti e prevede interventi in materia di precariato storico (sarà assunta, dopo dieci anni di attese la metà dei precari esistenti), un nuovo concorso a fine anno, la creazione di una Graduatoria nazionale dei supplenti (per la prima volta il bando sarà messo a punto ascoltando i contributi dei cittadini e degli addetti ai lavori, oltre che dei sindacati), lo sblocco di fondi per gli Istituti musicali pareggiati (5 milioni) e per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni  Afam (oltre 9 milioni). Sono previsti poi un bando per l’assegnazione di 200 premi intitolati alla memoria del Maestro Abbado, la creazione in maniera trasparente e meritocratica di una rosa di personalità per le nomine del Miur nei CdA delle Istituzioni  Afam, la costituzione di un #Cantiere di riforme dedicato a questo settore.

Ecco gli otto punti degli interventi, comunicati il 23 maggio, che dovrebbero essere concretizzati:

1) Nel 2004 è stata realizzata una Graduatoria unica nazionale di tutti i precari storici dell’ Afam. Dopo 10 anni e per la prima volta la metà di loro saranno assunti a tempo indeterminato. Anche grazie all’ottima collaborazione tra il Miur, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Ragioneria generale dello Stato, viene infatti sbloccata l’assunzione di 276 precari sui 560 esistenti. Si tratta di un risultato storico per un comparto dove, sul fronte delle immissioni in ruolo, era pressoché tutto fermo dagli anni Novanta. L’obiettivo è assumere in pochissimi anni anche tutti i restanti precari storici mettendo però il sistema, già dal prossimo anno, in condizione di funzionare correttamente, e, quindi, con assunzioni al 50% dalle graduatorie storiche e al 50% da concorso.

 

2) Per questo, entro la fine dell’anno sarà bandito – dopo 15 anni dall’ultimo – un concorso per le assunzioni nelle Istituzioni  Afam. Il processo di scrittura del Regolamento necessario per bandire il concorso partirà ai primi di giugno attraverso un esercizio inclusivo e aperto.

 

3)  E’ stata messa a punto la bozza del decreto del Ministro per la formazione della Graduatoria nazionale per il conferimento degli incarichi a tempo determinato (supplenze). Tutti possono partecipare a migliorare il decreto! La bozza è disponibile sul sito www.istruzione.it e si possono dare contributi attraverso la e-mail afam@istruzione.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E’ necessario abilitare JavaScript per vederlo. fino alle 15.00 di lunedì 26 maggio 2014. Si tratta di una procedura unica e innovativa. Il testo sarà chiuso la prossima settimana per consentire il regolare avvio del prossimo anno accademico.

 

4) Vengono sbloccati 5 milioni destinati ai 20 Istituti musicali pareggiati presenti in Italia. Il Ministro ha firmato l’apposito decreto di riparto. Il settore sarà poi coinvolto in un momento di riflessione sul suo futuro nell’ottica di un maggiore coinvolgimento dei rispettivi territori per la loro migliore valorizzazione.

 

5) E’ stato anche predisposto il decreto per il riparto dei contributi per il funzionamento amministrativo e didattico delle istituzioni  Afam: si tratta di oltre 9 milioni di euro che riguardano 80 istituzioni.

 

6) La prossima settimana sarà pubblicato il bando per l’assegnazione dei Premi Abbado nell’ambito della XI edizione del Premio Nazionale delle Arti, la più importante manifestazione nazionale e internazionale del settore, che coinvolge tutti gli ambiti disciplinari presenti nel vasto sistema dell’Alta formazione e specializzazione artistica e musicale italiana, che vanno dalle arti visive alla musica, dalla danza al teatro e al design. I premi verranno assegnati da Commissioni nominate dal Ministero sulla base di valutazione del merito artistico mediante audizioni e verifica della qualità delle opere artistiche prodotte, e sulle condizioni economiche dello studente (Isee). Ci saranno 200 premi in tutto: 45 premi da 10.000 euro (uno per ciascuna delle 45 discipline del Premio delle Arti); 65 premi da 5.000 euro; 90 premi da 4.000 euro.

 

7) Il Miur nomina un membro del CdA di ciascuna delle 80 Istituzioni  Afam, scelti fra personalità del mondo dell’arte e della cultura, del sistema produttivo e sociale, delle professioni e degli enti pubblici e privati. Per assicurare massima trasparenza alla procedura, professionalità, turnazione e qualità degli esperti nominati dal Ministro, nel mese di giugno sarà diffuso un Avviso pubblico per raccogliere candidature che saranno selezionate per formare una rosa di esperti da cui attingere per le nomine nei CdA. È la prima volta che il Miur attiva una procedura di questo tipo orientata a garantire la presenza nei CdA di persone di qualità attraverso una selezione meritocratica che prevede la creazione di una short list sulla base di competenze e capacità.

 

8) #Cantiere Afam: come per la scuola, anche per l’ Afam sarà attivato un #Cantiere aperto alla partecipazione di competenze e esperienze esterne all’Amministrazione, che avrà il compito di rimettere al Ministro proposte di riforma (anche in materia di governance delle istituzioni e degli statuti) e che dovrà offrire una nuova visione del ruolo che questo mondo può avere per il futuro del Paese. I componenti del cantiere saranno annunciati ufficialmente la prossima settimana.

Ecco il decreto per aggiornamento delle graduatorie d’istituto

da tecnicadellascuola.it

Ecco il decreto per aggiornamento delle graduatorie d’istituto

Andrea Carlino

Scadenza presentazione delle domande il prossimo 23 giugno. Interessati mezzo milioni di pracari. Si può produrre domanda ad un numero limitato di scuole della stessa provincia. La prima della lista sarà anche quella a cui inviarla. Obbligatorio inviare però il modello B via internet tramite Istanze On Line. Per chi si abiliterà nei prossimi mesi, ad esempio i 70mila corsisti PAS, è prevista una ‘finestra’ forse già a fine 2014. Confermato l’alto gap di punti tra abilitati TFA e PAS. Via libera al diploma magistrale conseguito fino al 2001/02.

Con il decreto n.353 del 22 maggio 2014, il Ministero dell’Istruzione ha reso noto i termini per l’aggiornamento delle graduatorie d’istituto valevoli per il triennio scolastico 2014-2015, 2015-2016, 2016-2017.

Le nuove graduatorie sostituiranno quelle utilizzate nell’ultimo triennio e serviranno per l’attribuzione delle supplenze conferite direttamente dai dirigenti scolastici a capo delle oltre 8.400 scuole pubbliche italiane.

 

CHI PUÓ PRESENTARE LA DOMANDA

a) Prima fascia: aspiranti inseriti nelle graduatorie ad esaurimento per il medesimo posto o classe di concorso al quale si riferisce la graduatoria di circolo o d’istituto, secondo le modalità di cui all’articolo 5, comma 4, del Regolamento;
b) Seconda fascia: aspiranti non inseriti nella corrispondente graduatoria ad esaurimento che sono in possesso, relativamente alla graduatoria di circolo o d’istituto interessata, di specifica abilitazione o di specifica idoneità all’insegnamento conseguita a seguito di concorsi per titoli e/o per esami, anche ai soli fini abilitanti, ovvero in possesso di uno dei seguenti titoli:

1) diploma rilasciato dalle scuole di specializzazioie per l’insegnamento secondario (Ssis);
2) diploma rilasciato a seguito della frequenza dei corsi Cobaslid;
3) diploma rilasciato a seguito della frequenza dei percorsi di cui agli articoli 3 e 15, commi 1, 1/bis, 16 e 16/ter, del decreto del Ministro dell’istruzione dell’università e della ricerca, n. 249 del 2010;
4) diploma rilasciato per la frequenza dei corsi biennali di I1 livello presso i conservatori di musica e gli Istituti musicali pareggiati finalizzati alla formazione dei docenti delle classi 31/A e 32/A e di strumento musicale di cui al decreto del Ministro dell’università e della ricerca 28 settembre 2007, n. 137;
5) diploma quadriennale di didattica della musica congiunto al diploma di scuola secondaria di secondo grado e al diploma di conservatorio, conseguito sia ai sensi del vigente ordinamento di cui alla legge 21 dicembre 1999, n. 508 che dell’ordinamento previgente, in quanto ha valore abilitante ed è valido, quindi, per l’accesso alle graduatorie per le classi di concorso 31/A e 32/A;

6) laurea in Scienze della formazione primaria, in quanto ha valore abilitante ed è valida, quindi, per l’accesso alle graduatone della scuola dell’infanzia e/o della scuola primaria;
7) diploma di maturità magistrale, diploma triennale di scuola magistrale owero titoli sperimentali ad esso equiparati e conseguiti entro l’anno scolastico 2001/2002 (a seguito del parere del Consiglio di Stato del 5 giugno 2013 n.d.r.). Il tiitolo conseguito nei corsi sperimentali dell’istituto magistrale è valido purché corrisponda al diploma di “Maturità magistrale”, secondo l’indicazione contenuta nel decreto ministeriale istitutivo dei corsi medesimi;
8) idoneità o abilitazione all’insegnamento rilasciata da uno degli Stati dell’Unione Europea, riconosciuta con formale provvedimento ministeriale rilasciato ai sensi delle direttive comunitarie 2005136/CE e 2006/100/CE, recepite con decreto legislativo 9 novembre 2007, n. 206;
9) idoneità o abilitazione all’insegnamento conseguita in paesi extracomunitari da cittadini italiani o comunitari riconosciuta con formale provvedimento ai sensi dell’articolo 49 del decreto del Presidente della Repubblica 31 agosto 1999, n. 394.

c) Terza fascia: aspiranti in possesso del titolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento richiesto.
Per verificare la compatibilità dei titoli per l’accesso ai posti di insegnamento, suddivisi per ordine e grado, oltre che per classe di concorso, si rimanda all’art. 2 (Titoli di accesso alle fasce delle graduatorie di circolo e di istituto) del suddetto decreto ministeriale: per effettuare una verifica on line dei titoli di studio rispetto alle classi di concorso, il Miur ha messo a disposizione un motore di ricerca.

 

UNA NUOVA TABELLLA DI VALUTAZIONE DEI TITOLI

Per quanto riguarda la II fascia delle graduatorie bisogna fare riferimento alla Tabella A. L’abilitazione dà diritto a 12 punti massimi: in caso di punteggio finale basso se ne possono prendere appena 4. Vengono poi assegnati dei “bonus” che variano in base al tipo di abilitazione: il punto che fa più discutere, perché a coloro che si sono abilitati attraverso il “Tirocinio Formativo Attivo ai sensi dell’art. 15, comma 1, del DM 249/2010, sono attribuiti ulteriori 42 punti”: di questi, “12 per la durata annuale del percorso abilitativo e 30 per la selettività dello stesso percorso tenendo conto del superamento di prove di accesso selettive e dell’ammissione a corsi a numero Programmato”.

Per l’abilitazione conseguita con la laurea in scienze della formazione primaria (indirizzo primaria e infanzia) dell’ordinamento precedente al D.M. 249/2010, sono attribuiti ulteriori 60 punti: “48 per la durata quadriennale del percorso abilitativo e 12 per la selettività dello stesso percorso tenendo conto del superamento di prove di accesso selettive e dell’ammissione a corsi a numero programmato)”.

Per l’abilitazione conseguita con la laurea in scienze della formazione primaria (indirizzo primaria e infanzia) dell’ordinamento precedente al D.M. 249/2010, sono attribuiti ulteriori 66 punti: “di cui 48 per la durata quadriennale del percorso abilitativo e 12 per la selettività dello stesso percorso tenendo conto del superamento di prove di accesso selettive e dell’ammissione a corsi a numero programmato”.

Sempre per l’abilitazione all’insegnamento conseguita con la laurea in scienze della formazione di durata quadriennale sono attribuiti ulteriori 72 punti: “di cui 60 per la durata quinquennale del percorso abilitativo e 12 per la selettività dello stesso percorso tenendo conto del superamento di prove di accesso selettive e dell’ammissione a corsi a numero Programmato”.

Per coloro che conseguiranno l’abilitazione attraverso i PAS e per tutte le rimanenti “abilitazioni o titoli abilitanti all’insegnamento” il bonus aggiuntivo sarà solo di 6 punti. Una differenza notevole, che i sindacati hanno deciso di impugnare prima ancora che venisse ufficializzata la nuova tabella di valutazione.

Il rinnovo/inserimento in III fascia verrà regolato attraverso la Tabella B: l’unica novità in questo ambito riguarda i titoli culturali, per i quali sarà possibile chiedere la valutazione delle certificazioni informatiche e digitali, oltre che delle certificazioni linguistiche, dei corsi di perfezionamento Clil di 1500 ore e 60 Cfu. 

 

A CHI E QUANDO PRESENTARE LA DOMANDA

I candidati interessati, il Miur ha stimato circa mezzo milione di precari, possono produrre domanda di accesso ad un “massimo di 20 istituzioni scolastiche, appartenenti alla medesima provincia, con il limite, per quanto riguarda la scuola dell’infanzia e primaria, di 10 istituzioni di cui, al massimo, 2 circoli didattici”.
Le domande di inclusione nelle graduatorie di circolo e di istituto e la scelta delle istituzioni scolastiche devono essere presentate, utilizzando gli appositi modelli A/1, A/2, A/2bis allegati al decreto, entro il termine del 23 giugno 2014: tutti i titoli valutabil, ha specificato il Miur, dovranno essere posseduti entro la medesima data.
Il modello o i modelli di domanda per tutte le graduatorie di personale docente ed educativo dovranno essere inviatii, con unico plico, “ad una medesima istituzione scolastica che gestirà la domanda o le domande dell’aspirante”. Come ormai accade da diversi rinnovi delle graduatorie d’istituto, l’istituzione scolastica a cui viene inviata la domanda “deve essere indicata per prima nell’elencazione delle scuole prescelte nel Modello B”.

Il plico contenente la domanda potrà essere inviato tramite raccomandata a.r. ovvero consegnati a mano presso l’istituzione scolastica prescelta. “In alternativa – precisa il dicastero di viale Trastevere – , il modello o i modelli di domanda possono essere trasmessi in formato digitale mediante Pec all’indirizzo di posta elettronica certificata dell’istituzione scolastica prescelta”.
I candidati all’inserimento/aggiornamento delle graduatorie aspiranti all’insegnamento in più settori scolastici (ad esempio primaria e scuola secondaria di primo grado), dovranno scegliere come prima scuola, quandi quelle a cui indirizzare/inviare la domanda, un istituto “appartenere al tipo di istituzione scolastica di grado superiore”. Il Miur ha anche specificato che “gli aspiranti ad insegnamenti esclusivamente della scuola dell’infanzia o primaria possono considerare a tal fine, di pari grado, i circoli didattici e gli istituti comprensivi e, pertanto, possono indicare, per primi, anche circoli didattici”.

Per ulteriori delucidazioni su quali scuole possono essere destinatarie della domanda di aggiornamento, La Tecnica della Scuola ha realizzato un approfondimento.

Gli aspiranti docenti in possesso del titolo per l’insegnamento di sostegno o in possesso del titolo di abilitazione o del titolo di studio valido per le discipline impartite nelle istituzioni scolastiche ed educative per non vedenti e sordomuti possono chiedere l’inclusione nelle corrispondenti graduatorie speciali.

Il modello B dovrà tuttavia essere inviato “esclusivamente” on line tramite la piattaforma Istanze On Line (ecco come registrarsi): dovrà essere “indirizzato alla stessa istituzione scolastica alla quale sono stati indirizzati i Modelli A/1, A/2 e A/2 bis”, mentre chi è interessato alll’inclusione in I fascia di istituto, quindi già inserito nelle graduatone ad esaurimento, potrà presentarlo “ad una qualsiasi istituzione scolastica della provincia prescelta, secondo le indicazioni riportate nella nota 1 al medesimo modello”.

 

NOVITA’ IMPORTANTE: ‘FINESTRA’ OGNI 6 MESI

Coloro che conseguiranno il titolo di abilitazione dopo il 23 giugno non dovranno aspettare tre anni. Il decreto prevede, nelle disposizioni finali, che “con successivi provvedimenti saranno disposti modalità e termini per consentire, con cadenza semestrale, l’inserimento in II fascia agli aspiranti che conseguono il titolo di abilitazione oltre il termine di aggiornamento previsto dal presente decreto. Ai suddetti docenti, all’atto del conseguimento dell’abilitazione, è immediatamente garantito il diritto di precedenza assoluta nella fascia di appartenenza”. La logica vuole che, quindi, entro la fine del 2014 costoro possano inserirsi nelle graduatorie. Una facoltà che, però, non soddisfa i sindacati: i rappresentanti dei lavoratori avevano infatti chiesto di far inserire con riserva i corsisti PAS. Poiché il loro percorso abilitante finirà a luglio, avrebbero fatto in tempo a sciogliere la riserva prima dell’assegnazione dei posti del prossimo anno scolastico. Mentre l’inserimento a dicembre precluderà loro questa possibilità.

Tutti alla primaria a 5 anni, parola di Giannini

da tecnicadellascuola.it

Tutti alla primaria a 5 anni, parola di Giannini

Reginaldo Palermo

E’ una vecchia idea di cui si discuteva più di 15 anni fa.
Adesso il ministro Giannini vorrebbe riparlarne. L’obiettivo è quello di far sì che i giovani italiani si diplomino a 18 anni e non più a 19. Ma le difficoltà sono tante. La più importante riguarda la mancanza di risorse finanziarie.

Ormai, bisogna farsene una ragione: un giorno sì e l’altro pure il Ministro di turno propone le proprie esternazioni su cosa pensa di scuola, insegnanti e organizzazione didattica dettando in tal modo l’agenda del dibattito politico e culturale sulla scuola che dovrebbe avere invece ben altro spessore.
L’ultima sortita del ministro Giannini in materia di riforma della scuola sta già facendo discutere parecchio: l’idea è quella di ridurre a due anni il percorso della scuola dell’infanzia, far iniziare la scuola primaria a 5 anni, lasciare intatta la durata della secondaria (3 anni il primo grado e 5 il secondo) consentendo in tal modo il diploma a 18 anni anziché a 19.
Evidentemente Giannini non conosce molto bene la storia del nostro sistema scolastico perché altrimenti saprebbe che l’idea di anticipare l’obbligo a 5 anni o facendo iniziare la primaria un anno prima o rendendo obbligatorio l’ultimo anno di infanzia non è affatto nuova e venne attentamente vagliata e discussa alla fine degli anni Novanta quando il ministro era Luigi Berlinguer che aveva come consulenti fior di tecnici e di pedagogisti (all’epoca il corpo ispettivo era formato da centinaia di ispettori, oggi è di fatto ridotto a poche decine di unità).
Alla fine di una lunga e complessa analisi  dei dati si arrivò alla conclusione che l’ipotesi era difficile da realizzare, per un bel po’ di ragioni.
Per esempio: rendere obbligatorio l’ultimo anno di scuola dell’infanzia significa aprire nuove scuole dell’infanzia statali (oggi intere aree del Paese sono “coperte” dalla paritarie) e quindi reperire risorse di cui per ora non c’è traccia.
Viceversa, per far partire la scuola primaria a 5 anni riducendo a due anni quella dell’infanzia bisognerebbe affrontare (in modo possibilmente serio) la questione dei tempi di realizzazione della riforma: chi ha iniziato a 6 anni come procederà nel proprio percorso scolastico ? dovrà ad un certo punto “fare due anni in uno” ? oppure prima di arrivare a diplomare tutti a 18 anni bisognerà aspettarne almeno due lustri ?
Piccola osservazione a latere: il ministro Giannini ha considerato che portando la scuola dell’infanzia a due anni bisognerà affrontare il problema degli esuberi di organico nella scuola dell’infanzia ?  e ancora: ha tenuto conto del fatto che in molti piccoli comuni dove oggi funzionano scuole dell’infanzia con una sola sezione di 15-20 bambini non sarà più possibile tenere aperte tali scuole?
La riforma di un sistema scolastico va affrontata secondo un’ottica (per l’appunto) “sistemica”  e non con slogan ad effetto che possono magari piacere agli “europeisti” e ai “tecnocrati” del “prima ci si diploma e meglio è” ma che per essere tradotti in pratica necessitano di tempi lunghi e magari anche di qualche risorsa finanziaria di cui oggi non si vede neppure l’ombra.

Obbligo a 5 anni e diploma a 18: nostra intervista ad Alessandra Cenerini

da tecnicadellascuola.it

Obbligo a 5 anni e diploma a 18: nostra intervista ad Alessandra Cenerini

Reginaldo Palermo

Cenerini: “La scuola dell’infanzia è il luogo dove i bambini imparano giocando. Sarebbe un errore ridurla”. E ancora: “Di liceo corto si parla da più di 30 anni”.

Sul dibattito che si sta sviluppando relativo all’anticipo dell’obbligo a 5 anni e al diploma a 18 abbiamo posto 3 domande ad Alessandra Cenerini, presidente della Associazione Docenti Italiani.

Il Ministro parla di obbligo scolastico a 5 anni. Cosa ne pensa l’ADI?
La prima cosa che pensa l’ADi è che la scuola non ha bisogno di continui annunci spot. Ciò premesso  non si può e non si deve intervenire sull’educazione dei piccoli in funzione del diploma a 18 anni. L’infanzia è una sola e la felicità dei bambini è nel presente.
E’ sbagliato sottrarre loro un anno di scuola dell’infanzia, un luogo bello dove possono imparare giocando. Abbiamo già  troppe segnalazioni di  rifiuto della scuola,  di ansie,  di chiusura in sé stessi di alunni della scuola primaria, al punto che dedicheremo una delle tre sessioni del nostro seminario estivo, Il segreto è l’equilibrio, alla ricerca di un nuovo equilibrio fra ritmi scolastici e ritmi biologici nel 1° ciclo. Siamo dunque contrari a forme di “precocizzazione” imposte. Senza parlare degli aspetti economici e tecnici della questione.
Rispetto a questi ultimi, vuole il Ministro Giannini riproporre il tormentone dell’”onda anomala” di berlingueriana memoria?

Non vi è dubbio che l’anticipo a 5 anni sia pensato in funzione del diploma a 18 anni. Ma è così importante uscire dal sistema a 18 anni?

L’ADi  è favorevole al completamento della scolarizzazione a 18 anni, perché al di là di ogni altra considerazione, non è sostenibile mantenere persone che hanno raggiunto la maggiore età entro una scuola pensata e organizzata per minorenni. E’ d’altra parte una questione che ci trasciniamo da 30 anni. Il Ddl di riforma della scuola secondaria superiore approvato alla Camera nel 1978 (non passò al Senato per la fine della legislatura) prevedeva all’art. 10 l’avvio della sperimentazione per concludere la scuola secondaria a 18 anni. E stiamo ancora discutendo! Il “liceo corto” sarà oggetto di approfondimento della 2^ sessione del seminario estivo dell’ADi, nella quale sarà indagata una diversa  organizzazione dei piani di studio. E’ infatti impensabile che la conclusione a 18 anni si realizzi con la compressione degli attuali curricoli quinquennali in 4 anni. Sarebbe pura follia.

Ma se è vero che l’ “anello debole” del nostro sistema è la secondaria di primo grado perché non si pensa ad un intervento serio su questo segmento scolastico?

Non c’è dubbio che occorra mettere mano anche alla scuola secondaria di 1° grado, avendo particolare attenzione  alla formazione iniziale degli insegnanti e alla loro organizzazione del lavoro, in termini di maggiore omogeneità con la scuola primaria. Ciò detto le due cose non si escludono, anzi.
Non dimentichiamo che la scuola media unica, che doveva essere la risposta democratica all’avvento della scuola di massa, è stata invece costruita a misura e a immagine dell’antico ginnasio elitario, esattamente come è avvenuto in Francia. Ciò ha prodotto l’ipervalorizzazione della cultura generale tradizionale, che ha perpetuato e accentuato il disprezzo classista per la cultura del lavoro,  con forme di emarginazione e con le note conseguenze sul successivo orientamento degli alunni. La gerarchizzazione dei percorsi secondari di 2° grado, dal liceo all’istruzione e formazione professionale, è tuttora tristemente attuale.

Giannini e Renzi all’unisono: basta parole, è l’ora di investire sulla scuola

da tecnicadellascuola.it

Giannini e Renzi all’unisono: basta parole, è l’ora di investire sulla scuola

Alessandro Giuliani

Nell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, nel giorno del 22esimo anniversario della strage di Capaci, il ministro dell’Istruzione: è un esercito di 13 milioni di persone, tra studenti e insegnanti di scuola e università, dalla potenza straordinaria. Ma bisogna dargli quello che non ha avuto in vent’anni: cartucce, tende da campo, possibilità di muoversi. Il premier su cosa farà il governo: dopo aver bene avviato l’edilizia scolastica, siamo ora in condizioni di fare finalmente un grande progetto educativo per valorizzare insegnanti e ruolo dell’educazione.

“La scuola è un esercito di 13 milioni di persone, tra studenti e insegnanti di scuola e università, un esercito che ha una potenza straordinaria ma bisogna dargli quello che non ha avuto in vent’anni: cartucce, tende da campo, possibilità di muoversi”. A sostenerlo, nel suo intervento dell’aula bunker dell’Ucciardone a Palermo, nel giorno del 22esimo anniversario della strage di Capaci, è stato il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini.

Secondo il Ministro è giunta l’ora di dare adeguata attenzione alla scuola non soltanto a parole. “Tutto ciò non è stato fatto, diciamocelo con onestà intellettuale, e quindi va fatto, come stiamo facendo ora, ma andando oltre l’edilizia scolastica”.

Quasi in parallelo, negli stessi momenti, a Roma il premier Matteo Renzi illustrava le cose fatte e i passi futuri del governo. Ricordando che sulla scuola il progetto è solo all’inizio. “Ora che ci siamo messi sulla strada buona dell’edilizia scolastica, senza annunciare la riforma della riforma che controriforma, siamo in condizioni di fare finalmente un grande progetto educativo sulla scuola per valorizzare insegnanti e ruolo dell’educazione”, ha spiegato il premier.

Insomma, il presidente del Consiglio e il ministro dell’Istruzione sembrano remare dalla stessa parte. Subito dopo le elezioni europee, sarà bene che si passi però ai fatti. Altrimenti a vincere sarà sempre la politica degli annunci. Soprattutto nel corso delle campagne elettorali…

Mobilità: qual è l’ordine delle operazioni per i docenti?

da tecnicadellascuola.it

Mobilità: qual è l’ordine delle operazioni per i docenti?

Lucio Ficara

Per conoscere l’ordine esatto delle operazioni e quindi delle precedenze è opportuno consultare attentamente il CCNI sulla mobilità e in particolare l’allegato C. Ma qui trovate già alcuni esempi significativi.

Molto spesso, riguardo le fasi della mobilità dei docenti,  ci vengono rivolte delle domande del tipo: “Chi ha precedenza , nella sequenza delle operazioni di mobilità degli insegnanti, tra un docente DOP che chiede il passaggio di cattedra all’interno del Comune di titolarità e per esempio un docente con precedenza ex art.7 CCNI che chiede nella sua stessa classe di concorso di entrare all’interno della stessa provincia nello stesso Comune di titolarità della DOP su citata?”.
Oppure per fare l’esempio di un’altra domanda : “I docenti titolari delle classi di concorso C555 e C999 che hanno chiesto, avendone titolo, di transitare in altra classe di concorso, precedono i trasferimenti dei docenti titolari di questa classe di concorso che si muovono da un Comune all’altro della provincia?”.
Per rispondere correttamente a domande del genere bisogna fare riferimento all’allegato C del CCNI mobilità 2014-2015, in cui è riportata chiaramente la sequenza ordinata delle operazioni nei  trasferimenti e nei passaggi di cattedra e di ruolo del personale docente ed educativo.
Bisogna ricordare che l’art.4 del contratto sulla mobilità indica le operazioni di mobilità territoriale e professionale collocandole in tre distinte fasi.
La prima fase riguarda i trasferimenti nell’ambito di uno stesso comune; la seconda fase riguarda i trasferimenti tra comuni della stessa provincia; la terza è ultima fase invece riguarda la mobilità professionale e la mobilità territoriale interprovinciale.
Ma quali sono le priorità all’interno di queste tre fasi? L’allegato C suddetto  elenca le operazioni in ordine di priorità. Scopriamo ad esempio che nella prima fase subito dopo trasferimenti a domanda, nell’ambito della scuola primaria, tra i posti dell’organico (comune, lingua inglese) del proprio circolo o istituto comprensivo di titolarità, hanno precedenza assoluta, anche a prescindere dal comune o dalla provincia di provenienza il personale scolastico docente ed educativo non vedente e gli insegnanti emodializzati.
Da quest’anno ai sensi dell’art. 15 comma 9 del D.L. 104/2013 convertito in L. 8.11.2013 n. 128, entrano in prima fase, anche se come ultima operazione della prima fase, i trasferimenti, a domanda, dei docenti titolari delle classi di concorso C555 e C999.
E i cosiddetti DOP (Dotazione organica provinciale), docenti che non hanno più una cattedra di titolarità perché in esubero, in quale fase e in quale ordine della sequenza si trovano? Ne abbiamo traccia nella seconda fase al punto F. Il movimento dei DOP viene allineato ai trasferimenti, a domanda, dei docenti titolari in provincia. Prima dei DOP ci sono i trasferimenti d’ufficio, secondo l’ordine di vicinanza rispetto al proprio comune di titolarità stabilito dalle apposite tabelle, dei docenti titolari di posti e cattedre dell’organico sede che non abbiano prodotto domanda o che, pur avendola prodotta, non abbiano ottenuto il movimento (trasferimento o passaggio di cattedra) a domanda; di seguito ci sono i beneficiari delle precedenze ai sensi dell’art.7 CCNI mobilità punti III, V, VI , poi c’è chi è beneficiario di precedenza per avere insegnato nei penitenziari e nei corsi serali, ancora troviamo chi ha precedenza ai sensi art.7 CCNI mobilità punto VII.
La seconda fase chiude la sua sequenza con i trasferimenti, nelle tre tipologie di sostegno, dei docenti provenienti da posto comune ovvero da cattedre curricolari, senza distinzione tra fase comunale e fase intercomunale nell’ambito della provincia e i   trasferimenti d’ufficio dei docenti privi di sede che non hanno ottenuto il movimento a domanda nel corso della precedenti operazioni. Infine si passa ai movimenti professionali, passaggi di cattedra e di ruolo e ai trasferimenti interprovinciali. Comunque è tutto scritto con estrema chiarezza nell’allegato C del contratto di mobilità 2014-2015.

Al via la mobilità dei docenti di religione cattolica

da tecnicadellascuola.it

Al via la mobilità dei docenti di religione cattolica

Lara La Gatta

Le domande dovranno essere trasmesse dal 23 maggio al 13 giugno, eventuali revoche entro il 7 luglio, mentre la pubblicazione dei movimenti è fissata al 21 luglio 2014

Con la nota prot. n. 5017 del 22 maggio 2014 il Miur ha trasmesso l’O.M. n. 38 relativa alla mobilità del personale docente di religione cattolica per l’a.s. 2014/2015.

Le domande di mobilità devono essere presentate dal personale docente di religione cattolicainteressato dal 23 maggio al 13 giugno 2014.

Il termine ultimo per la presentazione della richiesta di revoca delle domande è fissato al 7 luglio 2014, mentre la pubblicazione di tutti i movimenti è fissata al 21 luglio 2014.

Gli insegnanti di religione cattolica devono indirizzare le domande di trasferimento e di passaggio, redatte in conformità agli appositi modelli riportati negli allegati all’ordinanza e corredate dalla relativa documentazione, all’Ufficio scolastico regionale della Regione di titolarità e presentarle al dirigente dell’Istituzione scolastica presso la quale prestano servizio.

Nel caso di diocesi che insistono sul territorio di più Regioni, gli insegnanti di religione cattolica, a prescindere dall’ubicazione della sede diocesana, devono indirizzare le domande di trasferimento e di passaggio all’Ufficio scolastico regionale della Regione in cui si trova l’Istituzione scolastica presso la quale prestano servizio e presentarla al dirigente scolastico della medesima Istituzione scolastica.

Le domande dei docenti appartenenti ai ruoli della Val d’Aosta, per ottenere il trasferimento o il passaggio nelle scuole del rimanente territorio nazionale, devono essere inviate all’Ufficio scolastico regionale per il Piemonte.

I docenti devono redigere le domande, sia di trasferimento che di passaggio, in conformità ai seguenti allegati e secondo le istruzioni riferite agli allegati medesimi:

  • scuole dell’infanzia e primarie Allegato TR1 (trasferimenti) e Allegato PR1 (passaggi)
  • scuole secondarie di I e II grado Allegato TR2 (trasferimenti) e Allegato PR2 (passaggi)

I docenti che intendono chiedere contemporaneamente il trasferimento ed il passaggio devono presentare distintamente una domanda per il trasferimento e una domanda per il passaggio, precisando nella domanda di passaggio a quale delle due intendano dare la precedenza. In mancanza di indicazioni chiare viene data precedenza al trasferimento.

In caso di richiesta contemporanea di trasferimento e di passaggio è consentito documentare una sola delle domande.