Graduatorie no

GRADUATORIE NO MA NELLA SCUOLA C’è POSTO SOLO PER I DOCENTI BRAVI

di Umberto Tenuta

CANTO 140 I docenti dicono NO alle graduatorie. Ma nella scuola non c’è posto per gli indocenti e gli indecenti di cui parla Alessandro D’Avenia sul Corriere.it del 26 maggio 2014.

 

La Ministra Giannini ricorda che, non le graduatorie di merito, ma le premiazioni del merito costrinsero il Ministro Berlinguer a dimettersi.

Ed a giusta ragione!

A scuola si dovrebbe insegnare la Logica.

La Logica è ripetitiva e dice che la Scuola rappresenta il secondo grembo della umanizzazione dei figli di donna, nessuno escluso.

Pertanto, riportiamo ancora l’art. 1 del D.P.R. 8.3.1999, n.275−(Natura e scopi dell’autonomia delle istituzioni scolastiche) :<<L’autonomia delle istituzioni scolastiche …si sostanzia nella progettazione e nella realizzazione di interventi di educazione, formazione e istruzione mirati allo sviluppo della persona umana, adeguati ai diversi contesti, alla domanda delle famiglie e alle caratteristiche specifiche dei soggetti coinvolti, al fine di garantire loro il successo formativo, coerentemente con le finalità e gli obiettivi generali del sistema di istruzione e con l’esigenza di migliorare l’efficacia del processo di insegnamento e di apprendimento>>.

Non c’è via di scampo, la scuola, non solo non può respingere, ma deve promuovere.

La scuola è un nome astratto.

La scuola concreta è costituita dai suoi operatori tutti, dirigenti, docenti ed altro personale.

Tutti questi operatori scolastici debbono essere retribuiti, e bene, come adesso non lo sono, perchè a tutti gli studenti sia garantito il successo formativo.

Ribadiamo che debbono essere retribuiti bene, meglio di qualsiasi altro professionista, perchè essi assolvono alla funzione più importante della vita umana: la nascita degli uomini!

Ripetiamo:

Scrive Kant che <<La bestia è già resa perfetta dall’istinto… L’uomo invece… non possiede un istinto e deve quindi formulare da sé il piano del proprio modo di agire… La specie umana deve esprimere con le sue forze e da se stessa le doti proprie dell’umanità. Una generazione educa l’altra… L’uomo può diventare tale solo con l’educazione>>[1].

Aggiungiamo che tutti i problemi di una società −Problemi economici, sociali, civili, democratici, militari− richiedono uomini con la testa ben fatta, il cuore grande, le mani ed i piedi esperti.

Gli operatori scolastici sono pagati per garantire il successo formativo di tutti gli studenti.
Se alcuni non lo garantiscono, ne pagano le conseguenze.

Non si premia chi fa il proprio dovere, ma si impedisce che qualcuno non lo faccia.

A scuola non ci debbono restare gli indocenti e gli indecenti di cui parla Alessandro D’Avenia sul Corriere.it del 26 maggio 2014.

POST SCRIPTUM 1

Ministra Giannini, Ella ha mai pensato a quali studenti sarebbero destinati i docenti della fascia A?

POST SCRIPTUM 2

Ministra Giannini, Ella ha mai pensato a quale livello di cooperazione nella Comunità scolastica si instaurerebbe tra docenti della Fascia A, della Fascia B e della Fascia C?

POST SCRIPTUM 3

Ministra Giannini, Ella ha mai pensato che a qualche operatore scolastico potrebbe convenire anche la Fascia Z?

 

[1] KANT E., Pedagogia, O.D.C.U., Rimini, 1953, pp.25-27. Al riguardo, vedi anche: IL PROCESSO FORMATIVO in: http://www.rivistadidattica.com/file%20pdf/sicsi.pdf.

Verso nuovo per una scuola nuova

VERSO NUOVO PER UNA SCUOLA NUOVA

di Umberto Tenuta

CANTO 141 Domani si torna al lavoro, al lavoro per una scuola nuova, la scuola che garantisca il successo formativo a tutti i suoi studenti, nessuno escluso.

 

Penso che sia questo l’Appunto sullo smartphone della Ministra Stefania Giannini.

Non c’è tempo da perdere con INVALSI e con Graduatorie di serie A, B, C, D.

Quelli che operano nella scuola del diritto al successo formativo debbono essere tutti di Serie A.

Per gli altri non c’è posto.

La scuola italiana è la scuola dell’uguaglianza delle opportunità formative.

Il che significa una scuola che cambia verso.

Da scuola che fa le parti eguali tra diseguali si fa scuola della Personalizzazione educativa.

Unicuique suum!

A ciascuno studente secondo le sue caratteristiche personali, quali che esse siano, secondo le sue esigenze formative, tutte mirate al suo successo formativo.

Assieme alle auto ministeriali si vendono tutte le cattedre, con o senza pedane, tutti i banchi biposti, tutti i registri con le programmazioni delle lezioni collettive, tutte le guide didattiche con o senza scansione settimanali, mensili, bimestrali, trimestrali, annuali.

La Scuola italiana ora cambia Verso.

Sì, cambia verso.

Una svolta di 180 gradi!

Cambiano verso gli OBIETTIVI FORMATIVI.

Non più le voci delle enciclopedie grammaticali, storiche, geografiche, scientifiche, musicali, artistiche, motorie…

Nella Scuola nuova ora si perseguono obiettivi formativi.

Al primo posto sono gli Atteggiamenti che gli studenti debbono maturare nei confronti del loro saper essere, saper fare, sapere.

Al secondo posto sono le Competenze che essi debbono acquisire; le loro capacità di leggere e comprendere, di scrivere e descrivere, di poetare e musicare, di saltare e danzare, di dipingere e guardare un quadro…

Al terzo posto sono i Saperi, le strutture delle discipline, i quadri concettuali fondanti.

Cambiano verso anche le METODOLOGIE DIDATTICHE.

Niente più orazioni, lezioni, esposizioni, dimostrazioni, presentazioni…

Tutto fiato sprecato dei poveri docenti!

Nella Scuola italiana lavorano gli studenti, essi che sono giovani e baldi e fieri. Mica i docenti con tutti gli anni che si portano addosso!

La scuola è un Vivaio di relazioni umane, relazioni, mica competizioni!

Gli studenti guardano, osservano, videoregistrano il mondo che li circonda, coi suoi cieli azzurri, i suoi monti svettanti, le sue colline in fiore, le sue pianure erbose, i suoi torrenti impetuosi, i suoi mari distesi.

Gli studenti fotografano le vestigia storiche delle loro contrade.

Gli studenti ascoltano e leggono le fiabe incantate, i racconti meravigliosi, i libri affascinanti di chi li ha scritti per gli adulti e di chi li ha scritti per loro.

Gli studenti non imparano a memoria e non traducono in prosa le poesie, ma le godono e le scrivono.

Gli studenti non imparano le filastrocche dei numeri, le definizioni dei poligoni, le formule dei perimetri… ma le costruiscono.

Insomma, gli studenti non ascoltano lezioni, ma scoprono, inventano, costruiscono concetti, regole, teoremi…

Lavorano in gruppi, cooperano e non competono, si aiutano e non si sfidano…

La Scuola Nuova non ha più aule chiuse, ma laboratori attrezzati, laboratori disciplinari ed interdisciplinari.

I materiali sono concreti, comuni e strutturati; sono digitali; sono iconici ed anche simboli.

Assieme alla carta di cellulosa vi è anche quella digitale dei Tablet e dei Phablet.

Ed infine, la Scuola Nuova non ha più i Registri dei voti, degli scrutini e degli esami.

Ogni studente ha il suo Fascicolo personale con le anamnesi, le prognosi, le diagnosi.

Non ci sono i Tabelloni degli scrutini e degli esami.

Ma soprattutto non ci sono le medaglie della vergogna!

La Scuola Nuova è la scuola dei fratelli, non dei nemici da combattere!

Sulla sua porta ci sta scritto

ACCADEMIA DELLA FILOSOFIA

Ed in caratteri più piccoli

QUI REGNA AMORE

In sintesi:

ACCADEMIA DELLA FILOSOFIA

QUI REGNA AMORE

Fondi per alloggi e residenze per universitari, recuperati 77 milioni

Fondi per alloggi e residenze per universitari, recuperati 77 milioni

Sono 77 i milioni di euro recuperati dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca per interventi in materia di alloggi e residenze per studenti universitari. I fondi serviranno a coprire 13 delle opere ammesse con riserva nel III Bando previsto dalla legge 338 del 2000. Delle 54 opere ammesse al cofinanziamento 24 sono stati finanziate subito. Un decreto congiunto Miur-Ministero dell’Economia dello scorso gennaio ha permesso di sbloccare in queste settimane 77 milioni che copriranno altri 13 interventi. Mentre altri 2 saranno finanziati con risorse (oltre 18 milioni) ricavati dal Bilancio Miur. Dunque gli interventi definitivamente ammessi al cofinanziamento è salito dagli iniziali 24 agli attuali 47, con un incremento di ben 23 interventi rispetto alle prospettive iniziali del Piano. Mancano all’appello ora solo 7 assegnazioni. Il Miur sta lavorando per reperire anche queste risorse.

Forum PA 2014

 Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

Roma – Palazzo dei Congressi
27 – 29 maggio 2014

logo_forumpa2014Tra le iniziative del MIUR dedicate alla comunicazione e all’informazione rivolte al target studenti e docenti, rientra anche quest’anno la partecipazione all’edizione di FORUM PA, rassegna dedicata all’innovazione nelle pubbliche amministrazioni.

Il MIUR sarà presente con un proprio stand espositivo all’interno del quale, in un’aula seminariale, sono stati programmati incontri per presentare alcuni progetti che più rispecchiano le tematiche innovative dell’amministrazione.

In particolare, nell’ambito del progetto ” Scuola digitalizzata in una città digitalizzata” sarà presentato il progetto di ricerca “MyXbook – il mio libro digitale”, un progetto sperimentale del MIUR – Dipartimento per l’Istruzione, di ricerca-azione sul tema “libri digitali”, che nel 2013 ha attivato dodici gruppi-laboratori di ricerca didattica in dodici scuole di ogni ordine e grado che dialogano in un forum predisposto e costruiscono percorsi sulla piattaforma dedicata. Il prodotto finale, a fine 2014, sarà un prototipo di libro digitale per alcune discipline, tra queste Scienze Motorie.

Inoltre, è previsto un incontro con l’ Istituto “Majorana” di Brindisi per la presentazione del progetto “Aula digitale” e per il progetto “L’istruzione tecnica a supporto della digitalizzazione” con l’ITIS Giovanni XXIII di Roma.

Altri incontri riguardano le “Buone pratiche nell’insegnamento delle Scienze” “Interazione dinamica tra informatica e matematica nel Problem Posing and Solving” e “A Scuola si cresce sicuri: promozione e sensibilizzazione alla prevenzione e al primo intervento in caso di infortuni in ambiente scolastico”.

Saranno distribuite pubblicazioni e materiali informativi sulle principali tematiche dell’Amministrazione.

Il programma completo della manifestazione e le modalità di accesso al Salone sono consultabili sul sito FORUMPA e alla pagina: http://saperi.forumpa.it/partner/ministero istruzione universita e ricerca.

Programma

Esonero

Non può bastare un sogno

Non può bastare un sogno
Spettacolo – Concerto

MIUR in collaborazione con ILO, MED e Liceo Farnesina di Roma

Roma, Auditorium Parco della Musica, Sala Petrassi
Viale Piero de Coubertin 30
Sabato 31 Maggio – h 11.30

La Musica è strumento di pace e può annullare il sistema di oppressione che vuole ancora sfruttare giovani speranze in ogni latitudine”. A queste parole di Claudio Abbado si ispira la quinta edizione del progetto educational “Musica per i diritti umani”, realizzato dal MIUR in collaborazione con l’ILO (Organizzazione Internazionale del Lavoro) ed il MED (Associazione italiana per l’educazione ai media e alla comunicazione). Il prossimo 31 maggio la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica di Roma ospiterà la giornata conclusiva dell’iniziativa, con lo spettacolo-concerto “Non può bastare un sogno”, sul tema ”La musica contro lo sfruttamento del lavoro minorile”. Gli studenti dei licei di tutta Italia sono stati chiamati a partecipare ad un concorso per la creazione di un video con colonna sonora originale per stimolare il pensiero critico e per sollecitare abilità tecniche e comunicative. La musica ha il merito di associare alla potenza formativa il valore dell’impegno sociale diventando cosi’ strumento di crescita e di solidarietà. I video premiati sono stati selezionati da una giuria tecnica e da una popolare e verranno presentati durante la manifestazione. Il Liceo Scientifico e Musicale Farnesina di Roma parteciperà con un brano originale, composto sul tema dello sfruttamento dei minori dagli studenti insieme a Paolo Marzocchi. Il percorso intrapreso ha visto come fondamento pedagogico l’utilizzo della metodologia SCREAM (Supporting Children’s Rights through Education, the Arts and the Media) sviluppata e ideata all’interno del Programma Internazionale per l’Eliminazione del Lavoro Minorile dell’ILO. L’orchestra del corso musicale suonerà insieme al Quintetto di fiati “Papageno” ed un Quintetto d’archi, composti da musicisti professionisti.

Sull’iniziativa
L’obiettivo del progetto è sensibilizzare gli studenti sul tema dei diritti umani attraverso la musica. All’inizio di ogni anno scolastico, si sceglie un diritto su cui impostare il lavoro dei mesi successivi. I ragazzi hanno la possibilità di approfondire la tematica in conferenze e lezioni specializzate, che beneficiano del contributo di esperti e professionisti. Durante questo percorso gli alunni preparano dei contributi che vengono poi presentati all’interno della giornata conclusiva.

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DATI SULLA DISPERSIONE SCOLASTICA

DATI SULLA DISPERSIONE SCOLASTICA IN REGIONE

INTERVENTO DEL VICE DIRETTORE DELL’UFFICIO SCOLASTICO REGIONALE

 

Con riferimento ad alcune notizie di stampa diffuse nei giorni scorsi sul n. 516/634 della rivista Tuttoscuola Focus paragrafo 6 “Riforma delle superiori: ok dei ragazzi meridionali”,prende la parola il Vice Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia Romagna, Stefano Versari, per precisare che  il rapporto pubblicato da Tuttoscuola Focus contiene dati sulla dispersione scolastica che non fotografano la situazione reale della nostra regione.  Il metodo attraverso il quale sono stati ottenuti i dati – che attesterebbero, per l’Emilia-Romagna “un aumento di quasi due punti in percentuale” dell’abbandono scolastico, nonché la “peggior performance tra le regioni”, non è corretto per come è strutturato il sistema formativo del nostro territorio. I dati in questione sono il prodotto di una mera sottrazione matematica: iscritti al primo anno meno iscritti al terzo anno e, successivamente, al quinto anno. “L’equivoco” – afferma Stefano Versari – “sta nel non aver considerato che la legge regionale dell’Emilia-Romagna prevede che il primo anno del percorso di Istruzione e Formazione Professionale venga obbligatoriamente frequentato presso le istituzioni scolastiche; pertanto nelle classi prime degli istituti professionali  sono iscritti anche gli studenti che già hanno scelto di transitare negli Enti di formazione professionale al secondo anno, come previsto dall’ordinamento regionale. Questi ragazzi, perciò, non si ritrovano nelle classi terze, ma non sono ‘dispersi’. Questi studenti sono regolarmente iscritti alla formazione professionale. Da qui l’equivoco. Si tratta di una situazione particolare, di cui non si è tenuto conto nel dossier e che in alcun modo può ascriversi alla voce dispersione”.

Correggendo il dato come sopra chiarito, in riferimento ai dati del triennio la dispersione dalla 1° alla 3° non è dunque del 16,5%, ma è invece del 11,3 % , ovvero la medesima della Puglia, superiore solo a Molise, Calabria, Basilicata, Marche.

Si precisa, inoltre, che fra gli indicatori utilizzati per l’analisi del fenomeno in ambito europeo viene utilizzato  quello degli early school leavers (ESL), che prende a riferimento la quota dei giovani dai 18 ai 24 anni in possesso della sola licenza media e fuori sia dal sistema nazionale di istruzione che da quello regionale di istruzione e formazione professionale. L’Emilia-Romagna nel 2012 presenta una percentuale di Early School Leavers del 15,3% (decresciuto dal 17,7% del 2006), attestandosi di oltre 2 punti percentuali al di sotto del dato nazionale (17,6%, media UE 12,8% – Fonte dati MIUR “Focus la dispersione scolastica” giugno 2013).

In conclusione, osserva Versari, “la dispersione scolastica è un dramma personale e sociale e non ci rasserena il fatto che in Emilia-Romagna la situazione sia migliore che in altre regioni. Tuttavia per non disconoscere l’impegno di tutto il personale della scuola occorre riferirsi ai dati reali di contesto per non essere indotti a valutazioni erronee”.

Istruzione degli adulti

Istruzione degli adulti: presto la pubblicazione deIla circolare sui termini di scadenza per le iscrizioni ai percorsi di istruzione

Per la FLC CGIL una positiva risposta alle sue richieste.

Nella circolare ministeriale di prossima pubblicazione sulle iscrizioni ai percorsi scolastici per gli adulti, il termine di scadenza è fissato di norma al 31 maggio 2014 e comunque non oltre il 15 ottobre 2014.

Questi riferimenti temporali riconoscono la complessità territoriale di riferimento per ogni istituto che si occupa dell’istruzione degli adulti e il loro ampliamento è stato fortemente richiesto dalla FLC CGIL.

Ora è fondamentale che quei termini corrispondano al riconoscimento dell’organico che si renderà necessario per i numeri di iscrizione che perverranno ai CPIA tra il 31 maggio e il 15 ottobre di ogni anno scolastico.

Le domande di iscrizione, per l’a.s. 2014-2015, nelle more dell’avvio dei CPIA, previsto dal 1° settembre 2014, vanno rivolte alle istituzioni scolastiche sedi dei CTP e alle istituzioni scolastiche sedi dei corsi serali che provvederanno tempestivamente a trasmetterle in copia al CPIA di riferimento.

Gli stessi riferimenti valgono per le istituzioni che nel 2014-2015 sperimenteranno progetti assistiti in attesa della data definitiva del 1 settembre 2015, in cui cesseranno di esistere i CTP e i corsi serali del vecchio ordinamento dell’Istruzione degli Adulti.

La FLC CGIL mantiene comunque il suo giudizio critico sulla gestione dell’avvio dei CPIA che determina problematiche di natura contrattuale per il personale, per gli organici del personale ATA, per l’assegnazione, alle autonomie riconosciute come CPIA, di un dirigente e un DSGA. Ancora una volta una riforma a costo zero!

Insegnanti, questa scuola non è un’anagrafe

da Corriere.it

Insegnanti, questa scuola  non è un’anagrafe

Il problema sono coloro che non vogliono o non sanno lavorare: «indocenti» e «indecenti». Hanno età e storie diverse, ma l’anzianità come criterio base delle graduatorie non funziona

di Alessandro D’Avenia

Se dovessi distillare il succo di 14 anni di insegnamento, di incontri in ogni tipo di scuola e di migliaia di lettere di studenti, docenti e genitori, dovuti ai libri che ho scritto, direi con Elias Canetti: «Ogni cosa che ho imparato dalla viva voce dei miei insegnanti ha conservato la fisionomia di colui che me l’ha spiegata e nel ricordo è rimasta legata alla sua immagine. È questa la prima vera scuola di conoscenza dell’uomo». Così ne La lingua salvata definiva l’essenza della scuola: la viva voce e l’immagine dell’insegnante. Solo una discontinuità antropologica (e quindi economica) potrà cambiare la scuola, non belletti organizzativi spacciati per riforme. Una rivoluzione copernicana che ponga nell’ordine giusto conoscenza e amore: ogni crescita in estensione e profondità della nostra conoscenza del mondo presuppone un’estensione della nostra sfera di inter-esse, cioè d’amore. Perché non chiudiamo le scuole e non carichiamo le lezioni su YouTube risparmiando tempo e fatica?

Perché siamo convinti che insegnare sia una relazione attuale: spazio e tempo condivisi nell’irripetibile dinamismo della vita e delle vite. Se un ragazzo esteriormente somiglia più al padre o alla madre, interiormente (sguardo sul mondo, fiducia nella vita) corrisponde alla qualità della relazione tra i genitori. Così l’insegnamento, parte dell’educazione, si dà nella triplice relazione professore-studente, professore-genitori, professore-colleghi. Classe e studente somigliano alla qualità di queste tre relazioni. Posso soffermarmi solo sulla prima.

La qualità della relazione docente-studente determina l’apertura conoscitiva, a meno di non illudersi che istruzione ed educazione siano separabili. Si conosce soltanto ciò a cui la nostra intelligenza ri-conosce un valore (il cuore intelligente di Finkielkraut) segnalato da tutto l’essere dell’in-segnante. Non ci può essere educazione (né insegnamento) in differita, perché la relazione coinvolge tutti i livelli della persona (corporeo, intellettivo, spirituale). Il moscone del cogito cartesiano continua a sbattere contro il vetro che non vede: cervelli riempiti di nozioni, addestramento pavloviano a ripetere, miglioramento solo con la sanzione dell’errore. L’insegnamento invece avviene solo in atto, perché solo la vita integrale educa. Si insegna con tutto: sguardo, tono di voce, movenze del corpo, disposizione dei banchi, brillare degli occhi, segni su un compito, cellulare spento… e parole. Una relazione funziona quando genera i beni specifici per cui la si instaura, se quella scolastica non genera attenzione, motivazione, curiosità, non è solo per carenza di stipendio, mura scorticate, vuota burocrazia, giovani e famiglie d’oggi, ma per carenza di relazione. Che cosa è necessario perché essa sia, e sia generativa?

La molecola d’acqua è relazione tra due atomi d’idrogeno e uno d’ossigeno, uno dà all’altro ciò di cui l’altro ha bisogno. Anche a scuola è così: la classe è acqua!

Nella relazione scolastica tre sono gli elementi indispensabili: amore per ciòche si insegna (conoscenza e passione: studium), amore per il chi a cui si insegna (empatia: non sentimentalismo, ma riconoscimento dello studente come soggetto di un «inedito stare al mondo» e non oggetto da cui ottenere prestazioni), amore per il come si insegna (creatività didattica che rinnova ogni lezione in base ad allievi e contesto: metodo). Senza questi tre elementi la relazione non si dà e genera contro-effetti: noia, avversione, disinteresse. Per questo credo in una personalissima trinità di professori.

Uno. I docenti in atto. Curando faticosamente i tre elementi, trasformano il loro dícere (dire) in docère (mostrare): pongono le condizioni dell’imparare, non lo pretendono, e i ragazzi sono pro-vocati a lavorare sodo (a noia non si oppone divertimento, ma interesse) e a diventare teste fredde e cuori caldi (al contrario di come sono oggi). Generano il desiderio mimetico di raggiungere autonomamente la Luna che il dito mostra, svincolano il sapere dalla pur necessaria prestazione e lo orientano a diventare vita: la cultura come strumento per leggere la realtà con totale apertura, senza subire luoghi comuni e ideologie. Generano simbolicamente, fanno venire alla luce i ragazzi, per ciascuno dei quali hanno una pagina del registro con i punti di forza, non smettono di studiare, prestano libri, offrono un caffè ad uno studente in crisi, fanno una lezione fuori dal programma, dedicano tempo fuori dalla lezione… Tengono il filo come Arianna (amano e sono presenti a distanza) mentre lo studente si addentra nel labirinto e lo decodifica grazie alla cultura che si confronta con le svolte della vita e le sue forme a volte spaventose come il Minotauro. Aiutano i ragazzi a trasformare il loro destino in destinazione: ad ora ad ora m’insegnavate come l’uom s’etterna (Dante a Brunetto Latini). La loro classe è convivio, hanno l’autorità di chi assapora la vita e la porge.

Due. Gli «in-docenti». Per vari motivi (stanchezza, difficoltà relazionali, equilibrio personale, stipendio…), pur avendo competenza nella materia, non riescono a trasmetterla. Mancano due terzi della relazione (empatia e metodo), somigliano a un postino che consegna lettere senza busta e/o destinatario. Non propongo disastrose simbiosi o voti politici, ma asimmetria relazionale (non è distacco: emblematico il recente film Detachment), in cui la materia è terreno comune di ricerca, non trincea: «La fiducia non si guadagna se ci si sforza di guadagnarla, ma se si partecipa alla vita degli allievi, in modo immediato e naturale e se si prende su di sé la responsabilità che da ciò deriva» (Buber). L’indocente non insegna, perché non impara dai ragazzi, la sua classe si appiattisce sulla prestazione (programma ed esame diventano l’orizzonte di autorità).

Tre.Gli «in-decenti». Non conoscono ciò che insegnano e trasformano la classe, presto connivente, in chiacchierificio e poltiglia educativa.

Ogni discorso sulla scuola è secondario senza i docenti in atto. Non basta l’anzianità come criterio esclusivo di merito nelle graduatorie, ma i tre elementi segnalati e trasversali (docenti, indocenti, indecenti hanno tutte le età). La scuola si liberi degli indecenti; aiuti gliindocenti a (ri)diventare se stessi; punti sui docenti, che ne sono le mura di carne e sangue: ce n’è almeno uno nella nostra vita e gli dovremmo, se non il doppio dello stipendio, almeno un grazie.

Scuola, nuovo scontro sulle graduatorie: la Giannini riapre le porte ai non vincitori del 2012

da Repubblica.it

Scuola, nuovo scontro sulle graduatorie: la Giannini riapre le porte ai non vincitori del 2012

Non c’è fine al caos delle assunzioni nel mondo della scuola: concorsi e liste di idonei che si accavallano e a volte non entrano in vigore, precari storici, supplenti. La nuova possibile mossa del governo già agita il mondo dei docenti

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Il ministro Giannini apre le porte dell’assunzione a 40mila “idonei” dell’ultimo concorso a cattedre. E scoppia la guerra tra poveri: precari storici delle graduatorie ad esaurimento contro vincitori di concorso. Lo scorso 30 aprile, nel corso del question time alla Camera, il ministro aveva manifestato l’intenzione di ampliare le prossime assunzioni anche agli idonei non vincitori del concorso 2012.

Il bando pubblicato dall’ex ministro Francesco Profumo, per evitare la creazione di altri precari, aveva fissato una nuova regola: coloro che si sarebbero piazzati in graduatoria entro gli 11.542 posti messi a concorso risultavano vincitori, tutti gli altri non avrebbero avuto alcun diritto. Neppure quello di essere abilitati all’insegnamento, visto che avevano superato un pubblico concorso. E così è stato.

Ma adesso si prospetta una nuova infornata di neodocenti: 17mila, come ha avuto modo di anticipare l’inquilino di viale Trastevere qualche settimana fa. E gli idonei bussano alla porta del ministro. Perché non attingere anche a quelle graduatorie, visto che quelle dei concorsi precedenti  –  del 1999 e addirittura del 1990  –  sono ancora in vigore per alcune classi di concorso? E il ministero – anticipa Orizzontescuola – ha pronto un decreto che aprirebbe le porte dell’immissione in ruolo anche agli idonei dell’ultima selezione.

Il provvedimento, di cui tutti ormai sono certi, sarebbe composto da un unico articolo: “I candidati inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito” del concorso bandito a settembre 2012 “ma non rientranti nel novero dei vincitori hanno titolo, a decorrere dall’anno scolastico 2014/15, ad essere destinatari di contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato in subordine ai vincitori”. La Giannini ha precisato che gli idonei di vecchi concorsi ammontano a 40mila unità. Per molti, il decreto in questione, aprirebbe le porte dell’insegnamento stabile anziché lo spettro di una nuova preparazione al concorso annunciato per il 2015.

Ma i precari storici non ci stanno. Il perché è presto detto. La norma per le assunzioni nella scuola prevede che metà dei posti vadano ai supplenti delle graduatorie provinciali e l’altra metà ai vincitori degli ultimi concorsi attivi. Ma se in una provincia, come spesso avviene, le graduatorie dei concorsi sono esaurite il posti destinati a questi ultimi vanno ai precari delle graduatorie ad esaurimento: i precari storici. L’apertura della Giannini agli idonei del 2012 farebbe quindi abbassare le probabilità di assunzione dei supplenti in graduatoria da anni. “Siamo stanchi di regole che cambiano in corsa, di bandi non rispettati e di politici che fanno politica twittando”, dichiarano i precari Gae.

Giannini, all’ultimo tuffo: «Dentro altri 17mila precari»

da l’Unità

Giannini, all’ultimo tuffo: «Dentro altri 17mila precari»

Reclutamento dei docenti, un tweet del Miur dà il via libera degli «idonei» 2012: è guerra fra poveri

Contrordine, sul reclutamento dei docenti si cambia. Ed è subito «guerra tra poveri». Dopo aver già agitato le acque con l’annuncio di un nuovo concorsone nel 2015, il Miur guidato da Stefania Giannini getta un altro sasso nello stagno: il 23 maggio (con le graduatorie provinciali chiuse il 17maggio) il ministro decreta l’assunzione a tempo intedeterminato dal 2014/15 per i cosiddetti «idonei» del concorso 2012 («in subordine ai vincitori»). Ben 17 mila persone, che pur avendo superato il punteggio minimo richiesto erano risultate in sovrannumero rispetto agli 11.500 posti banditi. Una scelta che scatena fortissime reazioni in rete da parte dei precari “storici”, inseriti nella graduatorie a esaurimento (Gae), con tanto di accuse sui tempi dell’operazione, alla vigilia del voto per le europee. Esultano dunque gli idonei 2012, che da tempo chiedevano di rivedere quanto stabilito dai predecessori di Giannini.

Le regole del Concorsone 2012 stese dall’ex ministro Profumo prevedevano infatti l’assunzione solo nella misura dei posti disponibili,e nemmeno l’abilitazione per chi pure avesse un punteggio utile. Una strettoia contro cui si sono scagliati i diretti interessati, con una vera campagna sui social media. Il 20 maggio una loro delegazione incontra il capo di Gabinetto di Giannini, Alessandro Fucecchia, da cui nelle scorse settimane erano arrivate diverse rassicurazioni via twitter agli «idonei», in un dialogo fitto e costante. Ed è proprio lui, poco dopo la mezzanotte di sabato, a postare con un tweet  (con il commento «giù la maschera») l’articolo uno del decreto che cambia il sistema di reclutamento in vigore, subito accolto da un’ovazione di cinguettii degli «idonei». Anche su Fb fioccano reazioni. Quelle dei precari Gae (160 mila circa in Italia) sono però di ben altro segno. Si accumulano i «vergogna!» per una scelta che «cambia le regole in corsa». Perché se in teoria ai precari storici viene garantito il50% delle future immissioni in ruolo (il restante andrebbe appunto ai vincitori di futuri concorsi), l’assunzione di queste 17 mila persone riduce il numero di supplenze disponibili per i precari che ora temono di avere ancora minori chances di lavoro. «Oltretutto notano la novità arriva dopo l’aggiornamento delle graduatorie appena chiuso, con cui abbiamo dovuto scegliere in che provincia lavorare per i prossimi tre anni». Ci si è legati insomma a una provincia, prima di sapere che magari con le nuove assunzioni degli idonei le supplenza disponibili saranno meno del previsto.

LO SCONTRO SUL «MERITO» Ci sono poi questioni pratiche. Difficile pensare che possano essere assunti tutti e 17 mila, il posto potrebbe arrivare magari per meno della metà di loro; che fine faranno gli altri? Si creerà una nuova graduatoria per loro? Intanto però la guerra tra aspiranti docenti si consuma in rete anche su questioni di princìpio: gli «idonei» lodano il governo perché premia «il merito» e i giovani («l’Italia del #merito stamattina esulta…») , molti denigrano apertamente i precari storici come meno preparati. Questi ultimi ribattono per le rime, ricordando che ad esempio anche la vecchia Siss era equiparata a un percorso concorsuale, con ben due anni di frequenza ed esami finali. Insomma uno scontro in piena regola.

Ed è questo l’aspetto su cui insiste il segretario Flc Cgil Domenico Pantaleo: «Ancora una volta il Miur ha creato una guerra, si risolve il problema di qualcuno ma finendo per penalizzare qualcun altro nota il segretario Domenico Pantaleo -_: sul reclutamento docenti manca un piano complessivo e organico,questa gestione frammentata dei diversi percorsi Tfa, Pas, concorso, Gae produce caos».

L’altroappunto è sulle 14mila assunzioni, annunciate da Giannini in Parlamento con un nuovo concorsone nel2015:«Con questa novità trovo praticamente impossibile che il Miur possa bandirlo osserva Pantaleo -, ci sono troppi fronti aperti da gestire, compresi i vincitori del concorso 2012 ancora senza assunzione per il ritardo nella pubblicazione delle graduatorie». Secondo il sindacato, per non creare ulteriore confusione occorrerebbe«prevedere un piano di stabilizzazione per i precari Gae; rivedere i meccanismi di reclutamento; coprire i posti vacanti e stabilizzare i concorsi».

Immissioni in ruolo, il Miur ne ha chieste 32mila. Ci sono pure 5mila Ata

da tecnicadellascuola.it

Immissioni in ruolo, il Miur ne ha chieste 32mila. Ci sono pure 5mila Ata

Alessandro Giuliani

Le altre sono le già annunciate 27mila assunzioni di docenti, di cui oltre 12mila su sostegno. Ma per il Mef potrebbero essere troppi, avverte Gildo De Angelis, direttore del Personale a Viale Trastevere: quelli sicuri sono solo i posti del turn over, quindi meno della metà. Il numero certo uscirà dalla trattativa all’Aran.

Ci sono anche tra le 4mila e le 5mila richieste di assunzione di amministrativi, tecnici ed ausiliari nell’elenco inviato dal Miur al ministero dell’Economia: a dirlo, alla Gilda degli Insegnanti, è stato Gildo De Angelis, direttore del Personale a Viale Trastevere.
Il dirigente ministeriale ha annunciato che gli Ata si aggiungono agli oltre 14mila docenti curricolari e ai 12mila di sostegno, già previsti dal Decreto Istruzione (seconda delle tre trance annuali concordate). Ma ha anche spiegato che il Mef potrebbe alzare dei paletti sulla concessione di questi numeri: 32mila assunzioni, infatti, potrebbero stonare con il regime di spending review che da una paio di anni a questa parte si è imposto alla pubblica amministrazione. Il via libera, quindi, è sicuro solo per i posti riguardanti il turn over, quindi circa la metà, forse anche meno (i numeri ufficiali sui pensionamenti usciranno tra pochi giorni) di quelli richiesti formalmente. Considerando che le immissioni in ruolo sul sostegno non dovrebbero riservar sorprese (trattandosi di assunzioni già prefissate per decreto), risultano quindi a forte rischio quelle riguardanti i docenti delle materiè. E degli stessi Ata.
Nei prossimi giorni della questione assunzioni si parlerà all’Aran. Ed è in quella sede che si prenderà la decisione definitiva. Con una forte influenza che proverrà, come al solito, dai dirigenti di Via XX Settembre. “Siamo anche un po’ in ritardo”, ammette poi De Angelis. Ma a questo particolare il mondo della scuola è abituato….

USB Scuola: foto del decreto 356/2014 postata 7 ore prima su twitter

da tecnicadellascuola.it

USB Scuola: foto del decreto 356/2014 postata 7 ore prima su twitter

Aldo Domenico Ficara

Si riprende la parte iniziale di un comunicato stampa dell’USB (Unione Sindacale di Base) scuola che mette in evidenza la pubblicazione su Twitter di una foto riguardante il decreto n. 356 del 23 maggio 2014. Il comunicato stampa inizia nel modo seguente:

“In tarda serata il 23 maggio, il Miur ha reso noto un decreto a firma del ministro Giannini in cui, per l’ennesima volta, vengono cambiate le condizioni per il reclutamento del personale nella scuola, a convalidare la foto del decreto postata 7 ore prima su twitter dal Capo di Gabinetto dott. Fusacchia.

Questa, forse, la novità: prima i canali di comunicazione del Miur erano i sindacati amici, ora fanno tutto da soli utilizzando nuove tecniche per vecchie pratiche pre-elettorali. Si è appena chiuso l’aggiornamento delle Graduatorie ad Esaurimento, momento difficile per centinaia di migliaia di precari impegnati alla composizione di una domanda che può cambiare la loro vita, a partire dalla difficile decisione di emigrare, lasciare la propria famiglia, la propria casa, pur di avere una speranza di entrare in ruolo, in una provincia diversa che va scelta in base ai posti che si presume siano disponibili.

Chi si trova in quella condizione cerca di capire, si fa i suoi conti sulla normativa esistente, normativa giusta o sbagliata che comunque non ha avuto modo di condizionare e contro cui spesso deve protestare. Ed ecco che un gruppo, in questo caso idonei al concorso del 2012 ma che non hanno preso il posto, precari e disoccupati anche loro, trova il suo canale diretto verso il Ministero. A pochi giorni prima dalla scadenza elettorale, in tutta fretta al Ministero si trova il modo di accontentarli: chi, pur passando la selezione del concorso, non aveva preso il posto perché i 17mila disposizione erano oggettivamente pochi, potrà accedere al 50% dei posti del futuro piano triennale di assunzioni. Perchè? Un altro concorso nel 2014, come avevano promesso, non ci sarà!”.

Toni forti che evidenziano lo stato di disagio di chi aspetta da anni una entrata in ruolo, che sembra non arrivare mai.

Papa Bergoglio modello di ogni insegnante di Religione cattolica

da tecnicadellascuola.it

Papa Bergoglio modello di ogni insegnante di Religione cattolica

Giovanni Sicali

Col suo storico viaggio-pellegrinaggio in Terra Santa, papa Francesco I si mostra uno straordinario esempio per ogni insegnante, e non solo di Religione cattolica. Questo papa non è mai teatrale quando compie gesti efficaci

Il presidente della Palestina, Mahamud Abbas dà il benvenuto al pontefice di Roma e gli parla di ponti che devono sostituire le mura di divisione e lo ringrazia per avere ricordato nella preghiera ed avere incontrato alcuni dei tanti rifugiati Palestinesi in Siria, sottolineando che – pace sicurezza e stabilità sociale – sono princìpi non solo dell’ONU ma anche di tutte le religioni. Il tono del papa è pacato ma la sostanza delle parole è forte. Ricorda che a Betlemme è nato Gesù, principe della pace, mentre in Medio Oriente è come se la seconda guerra mondiale con le divisioni, le sofferenze, le divisioni e le morti si sta protraendo da oltre 60 anni e che, per il bene di tutto il mondo, è ora di porre fine a questa situazione. Che si arrivi a 2 Stati con confini riconosciuti internazionalmente. Occorre per questo che ognuno rinunci a qualcosa per incontrarsi e pacificarsi. I Cristiani difatti si muovono su questa linea e vogliono continuare il loro ruolo come cittadini e fratelli di tutti. E finalmente “le spade si trasformino in aratri” (Isaia 2,4) per portare prosperità nella concordia. Non è polemico il papa e non parla di muro, ma – rompendo il protocollo con un fuori programma – fa fermare la macchina scoperta e si avvicina e (tra il silenzio della folla) tocca con la destra e il capo l’alto muro divisorio di Betlemme. E’ bello invece il muro umano sorridente e felice, colorato di bianco e giallo, che fa ala al passaggio di Bergoglio. 1. Nella piazza della Culla-Mangiatoia, dove tutto è pronto per la celebrazione il sindaco donna di Betlemme, città del pane, saluta il papa a nome di tutti gli abitanti. In fondo ad un baldacchino con l’altare c’è una gigantografia di un poster ingenuo ed elementare che riprende la scena della grotta dove al posto dei 3 magi ci sono i tre papi pellegrini del 1964, 2000 e 2009. Ed ora Francesco è come il 4° re magio. E’ il 25 Maggio ma a Betlemme sembra Natale. Anche i canti sono quelli natalizi. Il pellegrino romano si appoggia al bastone pastorale di legno mentre ascolta in meditazione l’annuncio del presepe di Luca cantato in un meraviglioso vocalizzo arabo. Il messaggio omiletico è forte e chiaro: “Ai bambini si deve portare il massimo rispetto. I BAMBINI CI GUARDANO. Guardiamo i problemi del mondo con gli occhi dei bambini. Mai più bambini sfruttati nel lavoro, obbligati alle guerre, costretti ad emigrare e morire tra i disperati nel Mediterraneo! Costruire la pace è difficile ma vivere senza pace è impossibile”. E mentre il papa benedice la folla, all’unisono con Lui, dal minareto si alza l’invito del muezzim alla preghiera del mezzodì. 2. Ore 15,45: siamo a Tel Aviv nella base militare dove atterra l’elicottero militare 742- JY-RSE color sabbia che strasporta il papa. I discorsi sono ufficiali e manca la traduzione dall’ebraico ma in italiano il MESSAGGIO di Francesco è chiaro a tutti: “E’ necessario trovare soluzioni alla complessa convivenza tra Israele e la Palestina. I due Stati siano una realtà e non un sogno!”. E non dimentica di parlare dell’attentato di ieri a Bruxelles contro la comunità ebraica con morti e feriti mentre dice che visiterà il memoriale della Shoah a Gerusalemme per riflettere dove può arrivare la malvagità contro l’umanità. E qui scatta lo storico invito: “OFFRO LA MIA CASA in Vaticano per ospitare i presidenti di Israele e della Palestina in modo che possiamo insieme PREGARE PER LA PACE”. 3. L’ultimo importante appuntamento della VI domenica di Pasqua è a Gerusalemme nella Basilica “contesa” del Santo Sepolcro: C’è l’incontro ecumenico di preghiera col patriarca ortodosso Bartolomeo, e gli altri rappresentanti delle confessioni cristiane protestanti, con la presenza anche dei rappresentanti ebrei e musulmani. Sulla scia degli incontri ecumenici iniziati nel 1986 da Giovanni Paolo II ad Assisi, città natale di san Francesco. E quando Bartolomeo – di nero vestito – finisce di parlare, il bianco padre Francesco si inchina a baciargli la mano e poi si baciano vicendevolmente. Dopo l’intervento del papa ci sono lunghissimi applausi. Poi, tutti i presenti pregano insieme il “Padre nostro”, ma ognuno nella propria lingua materna…

Precari storici traditi dal D.M. 356?

da tecnicadellascuola.it

Precari storici traditi dal D.M. 356?

Lucio Ficara

Molti si erano fidati delle rassicurazione della stessa moglie del premier Renzi. Ma adesso si torna al punto di partenza. Per svuotare le graduatorie ci vorrà sempre più tempo.

 Ma che fine ha fatto Agnese Landini, che avrebbe dovuto consigliare il marito Matteo Renzi per il bene della scuola pubblica e in modo particolare dei precari storici?
L’attenzione della first lady al mondo del precariato storico della scuola è dovuta alla sua conoscenza del problema, essendo lei stessa un’insegnante precaria di italiano e latino inserita nelle graduatorie ad esaurimento della provincia di Firenze e in prima fascia per le graduatorie d’istituto.
Ricordiamo alcune dichiarazioni recenti della moglie di Renzi, che affermava: “Quello della scuola è un argomento molto importante, di cui parlo con mio marito. In questo modo posso portare ai suoi occhi la piena conoscenza di tante aspettative che, specialmente i precari, hanno sulla scuola e sull’operato del Governo in tal senso”.
Queste parole hanno rassicurato molti precari storici, inseriti nelle graduatorie ad esaurimento, che hanno creduto in una fase politica che avrebbe risolto definitivamente il problema atavico di quel limbo chiamato “precariato storico”. Ed invece ecco arrivare una cocente delusione per tutti quei precari che da anni, se non da decenni, stanno aspettando il fatidico ruolo. Di quale delusione stiamo parlando? Si tratta del decreto ministeriale n. 356 del 23 maggio, composto da un solo articolo che penalizza le graduatorie ad esaurimento a vantaggio dei docenti idonei, ma non vincitori, del concorso bandito con D.D.G. n. 82 del 2012. Altro che svuotamento in quattro anni delle graduatorie ad esaurimento promesse dal primo Ministro Renzi!
Con il decreto n. 356 del 23 maggio 2014, le graduatorie ad esaurimento non riusciranno a svuotarsi prima di qualche decennio. Nel provvedimento c’è scritto che il candidati inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso ordinario per il reclutamento di personale docente bandito con il decreto del Direttore generale per il personale scolastico 24 settembre 2012 n.82, ma non collocati in posizione utile tale da risultare vincitori, hanno titolo, a decorrere dall’anno scolastico 2014/15 ad essere destinatari di contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato, in subordine ai vincitori, fermo restando il vincolo della procedura autorizzatoria di cui all’art. 39, della legge 27 dicembre 1997, n. 449, nei limiti del 50 per cento dei posti previsti per il concorso ai sensi dell’articolo 399, comma 1, del decreto legislativo n. 297 del 1994 e fermo restando quanto previsto dell’articolo 400 del suddetto decreto legislativo”.
Questo significa che la destinazione del 50% dei posti per le immissioni in ruolo non potrà, una volta esauriti i posti decretati per i vincitori del concorso bandito ai sensi del D.D.G. n. 82 2012, tornare alle graduatorie ad esaurimento, ma resterà a disposizione dei docenti idonei al suddetto concorso che quindi potranno entrare in ruolo senza magari essere mai entrati in una classe a fare anche un solo giorno di supplenza.
I precari storici sono furiosi per questa decisione che ha cambiato le regole del gioco durante lo svolgimento della partita e si chiedono dove è finita Agnese consigliera maldestra di un Premier, che di scuola e precariato storico non capisce proprio nulla.

Maturità, 1 candidato su 4 non completerà il programma di Storia

da tecnicadellascuola.it

Maturità, 1 candidato su 4 non completerà il programma di Storia

Alessandro Giuliani

A due settimane dal termine della scuola il 25% sta più o meno ancora fermo alla Grande Guerra. È praticamente impossibile che si riesca terminare l’anno senza tralasciare passaggi fondamentali: un problema per l’orale ma anche per coloro che, al primo scritto del 18 giugno, potrebbero ritrovarsi una traccia storica legata al Novecento e dovranno quindi escluderla a priori. Ma non è una novità: l’anno scorso solo l’1,3% dei maturandi decise di lanciarsi in un tema di argomento storico sui Paesi emergenti.

Agli esami di maturità bisogna presentarsi con una buona cultura di base. E occorre conoscere anche la Storia. Sarebbe grave che il candidato non rispondesse ad una domanda sul Novecento. Ma su questi argomenti, soprattutto i più vicini ai nostri giorni, oltre 100mila maturandi rischiano grosso: a due settimane dal termine dell’anno scolastico stanno infatti ancora studiando le vicende storiche delle Grande Guerra. Anzi, una parte di loro devono ancora iniziarle.

Il preoccupante dato emerge da un sondaggio realizzato dal portale Skuola.net, in base al quale un maturando su quattro dichiara di non aver completato il programma di storia e molti sono fermi alla Grande Guerra o giù di lì. Il 25% dei mille partecipanti al sondaggio ha dichiarato di non aver terminato il programma; tra questi il 10% è fermo tra le due guerre mentre il 15% non è arrivato neanche alla Prima Guerra Mondiale. Impossibile che riescano a concludere l’anno senza tralasciare passaggi storici fondamentali. Un problema per l’orale, ma anche per coloro che, al primo scritto del 18 giugno, potrebbero ritrovarsi una traccia storica legata al Novecento e quindi dovranno escluderla a priori.

E’ inevitabile allora – sottolinea Skuola.net – che, ogni anno, i ragazzi che si dedicano alla traccia storica in sede d’esame siano pochissimi. Per il 36% degli intervistati il tema storico risulta quindi troppo difficile e il 18% lamenta tracce “fuori programma”. In effetti le percentuali dello scorso anno parlano chiaro e sono bassissime rispetto alle altre prove scelte dai candidati: un segnale della difficoltà oggettiva che incontrano i ragazzi. L’anno scorso, non a caso, solo l’1,3% dei maturandi decise di lanciarsi in un tema di argomento storico sui Paesi emergenti, i cosiddetti Brics.

Ben più alte invece le percentuali legate alle altre tracce proposte, come “La ricerca scommette sul cervello” scelta dal 21,8% degli studenti o il tema di ambito artistico-letterario, “Individuo e società di massa”, svolto dal 20,3% dei candidati. E allora uno studente su quattro dichiara che studierà da solo i temi di attualità, proprio perché potrebbero uscire all’esame. C’è anche un 15% che li approfondisce da solo per interesse personale e un 20% che lo fa con testi consigliati dal prof. Un ragazzo su dieci, inoltre, affida la sua conoscenza alla visione di film o fiction in tv dedicate al tema. Per il 54% degli intervistati, infine, il fatto che non si riesca a trattare la storia contemporanea in classe dipende da una reale volontà politica.

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