Scuola a sei stelle

SCUOLA A SEI STELLE

di Umberto Tenuta

Canto 143 −Verso una scuola a sei stelle!

 

Cambiar verso alla Scuola significa invertire la rotta.

Che cosa significa cambiar rotta lo abbiamo accennato in

http://www.edscuola.it/dida.html

Qui vogliamo solo farne un riassuntino.

starPerché CAMBIAR ROTTA

Perchè uomini si diventa solo attraverso l’educazione.

Non basta la gestazione materna.

Occorre anche la gestazione nel grembo culturale della Scuola.

Tutti i figli della gestazione materna hanno diritto alla seconda gestazione della Scuola.

Alla Scuola, come alle donne, è vietato abortire.

Tutti i giovani hanno diritto alla piena formazione della loro personalità, al loro successo formativo.

Non si tratta di riempire le teste, ma di favorirne la formazione, in uno con la formazione del cuore e del corpo.

Formazione integrale, originale, massimale.

Questo il compito della Scuola!

Per assolvere a questo compito la Scuola deve cambiare verso.

starVerso quali obiettivi formativi cambiare rotta

I primi obiettivi formativi sono gli amori, gli atteggiamenti, le motivazioni, gli interessi dei singoli alunni.

Poi vengono gli obiettivi formativi relativi alle singole dimensioni della personalità, da quelli linguistici a quelli matematici, scientifici, storici, geografici, ginnici, musicali…

starCOME CAMBIAR ROTTA

Per perseguire e conseguire questi obiettivi formativi poco servono le orazioni, le lezioni, le spiegazioni, le presentazioni…

Occorrono le attività di scoperta, invenzione, costruzione dei saperi umani (problem solving).

I docenti non fanno più lezioni ma organizzano situazioni di apprendimento e motivano gli studenti ad effettuarle con tutta la loro passione.

starATTRAVERSO QUALI STRUMENTI CAMBIARE ROTTA

Le attività degli studenti vengono eseguite: prima a livello operatorio concreto sporcandosi le mani, poi a livello digitale utilizzando solo le dita, dopo a livello iconico utilizzando tempere pastelli e pennini digitali, infine a livello simbolico sulla carta di Amalfi o sul display.

Ovviamente, le attività degli studenti richiedono la piena disponibilità di materiali didattici concreti, comuni e strutturati, di materiali digitali, di materiali iconici, di materiali simbolici.

Particolare rilievo oggi assumono i materiali digitali.

Tenendo presente che essi servono agli studenti, e non più di tanto ai docenti, la Gelmini avrebbe fatto bene a dotare le scuole dei TABLET anziché delle LIM, tra poco nei rottami delle scuole assieme alle radio, alle TV, ai videoregistratori ecc. ecc.

È anche importante che, bandite le orazioni, le attività di apprendimento vengano effettuate dagli studenti mediante il lavoro di gruppo (cooperative learning).

Attraverso tali attività gli studenti acquisiscono atteggiamenti (amori), capacità (competenze) e conoscenze (saperi).

starCOME MONITORARE LA ROTTA

In merito a tali attività è appena il caso di precisare che i docenti, non solo le programmino in forma personalizzata per singoli alunni o per gruppi, ma le guidino con somma discrezione e valutino poi se esse hanno consentito a tutti gli studenti di conseguire i relativi obiettivi formativi, in modo da poter effettuare così eventuali correzioni di rotta.

In merito, si vuole ribadire che i risultati degli studenti sono solo la testimonianza della validità delle unità di apprendimento progettate.

starFORMAZIONE DEI DOCENTI

Ovviamente una tale inversione di rotta comporta una diversa formazione dei docenti, ai quali non bastano più le pur necessarie approfondite competenze disciplinari, ma occorrono anche elevatissime competenze metodologiche, tecnologiche e docimologiche.

Le navi dei singoli studenti vanno se il maestro nocchiere sa sfruttare tutti i venti esistenti, anche quelli che sembrano contrari alla rotta, tenendo presente che le bonacce possono essere evitate soffiando sui mari.

PUBBLICATO IN:

http://www.edscuola.it/dida.html

Modernizzare la scuola

Modernizzare la scuola
– BUROCRAZIA + RISORSE #valorizzare il lavoro
Documento Uil Scuola

Proposte concrete per interventi su organizzazione, organici, professione, contratto, formazione, precariato, previdenza, sicurezza.

Il Governo, fin dall’intervento del Presidente del Consiglio per la presentazione del programma alle Camere, ha posto l’istruzione al centro del processo di modernizzazione del paese. Particolare attenzione viene ripetutamente annunciata verso la scuola e coloro che vi lavorano. Tale impostazione è da valutare positivamente, anche perché contribuisce a creare nel paese, tra i cittadini un clima positivo verso la scuola e il lavoro che vi si svolge.
Nel passato le pesanti politiche di tagli lineari sono state precedute da vere ‘campagne politiche’ contro la scuola statale, il valore della cultura, l’importanza del sapere, denigrando spesso docenti e personale Ata.
A fronte di un impegno programmatico positivo deve corrispondere una azione concreta, un vero cronoprogramma di atti che facciano uscire la scuola dalla situazione di difficoltà in cui si trova e rilancino il valore del lavoro, dell’impegno professionale, riconoscendone, anche economicamente, la qualità e l’importanza sociale.
Ci troviamo, come dimostrano tutti i dati internazionali di raffronto, in una vera emergenza finanziaria e retributiva. I riferimenti che suggeriamo sono i parametri europei nel rapporto spesa per istruzione/spesa pubblica e nell’andamento delle retribuzioni.
Sollecitiamo il Governo per un impegno chiaro verso le due indicazioni della Commissione europea: far recuperare in termini di standard formativi le scuole che risultino dalle rilevazioni in difficoltà e riconoscere ed incentivare economicamente l’impegno professionale.
Occorrono consultazione e confronto con il sindacato, concreto e veloce per passare alle decisioni necessarie. Non serve una consultazione permanente ma un vero negoziato, rapido con il sindacato, per arrivare a decisioni davvero in grado di rispondere positivamente al bisogno di cambiamento che sollecita chi ogni giorno fa funzionare la scuola.

#CAMBIAMENTO
ASSETTO ISTITUZIONALE: – riforma del sistema di governo della scuola: organi collegiali. Il testo approvato da un ramo del Parlamento nella passata legislatura rappresenta una buona sintesi, rivedendo la parte relativa agli statuti al fine di garantire l’unitarietà del sistema nazionale.
PROVVEDIMENTI DA ATTUARE: – decreto riguardante organico funzionale e modalità di costituzione e competenze delle reti di scuole. – decreto sul sistema di valutazione, con il coinvolgimento e la partecipazione degli insegnanti come parte del sistema, individuando una modalità per garantire il ruolo previsto dal decreto per la funzione ispettiva. Occorre evitare di scaricare sulle scuole difficoltà e ritardi, di assetto del sistema stesso. – sburocratizzare e rivedere le modalità dei test Invalsi. – riorganizzazione del Miur da organi di gestione amministrativa a organo di supporto tecnico delle reti di scuole. – rivedere il titolo V della Costituzione, rafforzando il sistema nazionale, e, comunque, superando la coincidenza di competenza, e precisando ‘chi fa cosa’. – semplificazione e sburocratizzazione anche nella emanazione dei provvedimenti interministeriali.
STABILITA’ DELL’ORGANICO, CONTINUITA’ DIDATTICA, DI FUNZIONAMENTO: – istituire un organico funzionale pluriennale.

#VALORIZZAZIONE PROFESSIONALE E CONTRATTO
Il blocco contrattuale e delle retribuzioni ha mortificato insegnanti, personale Ata, dirigenti scolastici che pur subendo retribuzioni particolarmente punitive, hanno garantito un servizio di qualità adeguato ai profondi cambiamenti e ai continui processi innovativi senza una efficace regolamentazione del rapporto di lavoro, in linea con i tanti cambiamenti intervenuti.
Addirittura dopo il decreto n.150 si è indebolita la funzione della contrattazione decentrata.
Serve una nuova modalità retributiva che faccia perno su una progressione legata all’anzianità (come avviene in tutti i paesi europei), sul riconoscimento del lavoro e dell’impegno professionale, connessi, per gli insegnanti, alla ricaduta positiva sugli apprendimenti e sulla formazione degli studenti.
Va premiata la centralità della didattica, la specificità della professione docente, del ‘lavoro d’aula’, riconoscimento che può essere inserito nel quadro di un efficace sistema di valutazione del sistema scolastico che parta dall’autovalutazione e rappresenti un supporto nel percorso scolastico.
Va evitata la burocratizzazione della funzione docente, e la così detta ‘deriva’ verso un indistinto ‘progettificio’.
Vanno previste figure professionali (tra l’altro richiamate dalla norma sull’autonomia scolastica) che mantenendo centralità della attività didattica abbiano anche responsabilità in merito a formazione iniziale, aggiornamento, valutazione, coordinamento di aree disciplinari, progettazione di sperimentazione, sostegno alle innovazioni.
Per il personale ATA va data attuazione a quanto già previsto dal contratto in merito alle aree funzionali intermedie, area C, e va prevista la figura tecnica in ogni scuola.
L’assetto organizzativo e la precisazione di competenze a livello di reti può determinare specifiche opportunità di carriera, connessa alle diverse responsabilità. I nuovi bisogni richiedono anche la ridefinizione di competenze di supporto qualificate per i collaboratori scolastici.

>> Le condizioni per affrontare con concretezza tali problemi, su cui ci limitiamo ad indicare dei semplici orientamenti, sono due:
1. Decisione da parte del Governo di porre termine al blocco dei contratti;
2. Impegno a prevedere nelle prossime leggi di stabilità per l’anno 2015 – 16 – 17 le risorse finanziarie necessarie, e programmare gli impegni finanziari per il triennio di vigenza contrattuale.
Senza queste due condizioni, non ha alcuna utilità affrontare tali importanti questioni. Addirittura sarebbe oltremodo negativo la inevitabile trasformazione di chi ha responsabilità di Governo e di assunzione di responsabilità in ‘opinionista’. Non servirebbe una sorta di ‘convegno permanente’.
Se le condizioni saranno chiare, la UIL è interessata e disponibile ad affrontare il negoziato senza rigidità, tabù, conservatorismi, per contribuire ad individuare soluzioni retributive e normative rispondenti al riconoscimento professionale, e al raggiungimento di obiettivi di qualità delle istituzioni scolastiche.
E’ del tutto evidente che il rinnovo contrattuale deve vedere definiti congiuntamente parte normativa e parte retributiva

#FORMAZIONE INIZIALE |CONCORSI |PRECARIATO
Sono tre aspetti fortemente connessi.
• Va mantenuto l’attuale norma che regolamenta le assunzioni 50% dalle graduatorie permanenti, 50% dai concorsi.
• Va perseguito il duplice obiettivo: assorbire l’attuale precariato. Evitare la formazione di ulteriore precariato.
• Va semplificato il sistema.
− Dopo la laurea un tirocinio presso la scuola, previa fase concorsuale su cui possano avere un ruolo le reti di scuole a livello territoriale.
− Dopo un breve periodo di tirocinio-formazione direttamente nelle aule scolastiche, con un tutor responsabile tra i docenti della scuola, superata la verifica si entra in ruolo.
− Suggeriamo lo stesso metodo di assunzione che si utilizza per i magistrati, superando l’attuale procedura che sposta troppo in avanti, rispetto al percorso di studi, il momento dell’assunzione con eccessive fasi ed alti costi a carico delle famiglie. [Solamente l’attuazione del 2° percorso dei TFA sposta, in sei mesi, circa 70 milioni di euro, dalle tasche delle famiglie dei giovani disoccupati e dei precari alle università.]
− Nella fase transitoria i primi concorsi sono riservati agli abilitati; occorre superare il doppio percorso prove per l’abilitazione, e prove per il concorso.
− Il bando del 2° TFA genera nuovo precariato ed allunga oltre misura la fase transitoria.

#SISTEMA PREVIDENZIALE
Riportare equità nel sistema previdenziale riconoscendo la specificità dell’anno scolastico, quota 96 e introducendo elementi di flessibilità in uscita anche con maggiore ricorso all’uso del part-time tra servizio e pensione, e per riconoscere la particolare funzione che richiede un forte innesto di giovani nelle diverse attività che si svolgono nelle scuole.

#SICUREZZA NELLE SCUOLE
− Valutazione positiva delle modalità di intervento per la messa in sicurezza, con cui sta operando il Governo. Occorrono tempi brevissimi per la definizione dell’Anagrafe dell’edilizia scolastica. Lo stato degli edifici deve essere pubblicato on line.

#SOSTEGNO ALL’INNOVAZIONE
− Un piano straordinario per i supporti didattici: in tre anni tutte le scuole con wi-fi, lavagne interattive, laboratori linguistici e scientifici. Un ambiente moderno agevola l’impegno nello studio, e il valore della cultura.
− Va anche previsto un piano di defiscalizzazione per il personale docente ed ata per le spese legate all’aggiornamento, così come va reso permanente l’ingresso gratuito nei musei.
− Un piano di formazione continuo per socializzare le tante esperienze innovative nelle scuole valorizzando competenze e professionalità. Le scuole, le reti devono essere riconosciute come centri di ricerca e di innovazione, titolari della formazione iniziale e permanente.

Cambia verso la scuola ora o mai più

CAMBIA VERSO LA SCUOLA ORA O MAI PIù

di Umberto Tenuta

CANTO 142 Ora o mai più, o cambia immantinente o non cambia mai più, Renzi lo sa!

 

Nonostante le gentiliane graduatorie di merito, i docenti delle scuole d’Italia hanno espresso l’ultima loro speranza in Chi promette di cambiar verso anche alla Scuola.

Sia ben chiaro, questo!

O si cambia adesso, o non si cambia mai più.

La Scuola italiana resterà inchiodata al 1923, e nessuno la schioderà mai più, come testimoniano tre quarti di secolo di riforme inattuate.

È dalla Costituzione italiana del 1948 che si statuisce la riforma della scuola italiana, per cancellarne l’impostazione classista fondata sui geni paterni che il Prete di Barbiana denunciava, col postumo plauso francescano.

Forse si è già spenta l’eco della Giornata della Scuola che Papa Francesco ha avvertito il bisogno di benedire, alla presenza autorevole del Presidente Renzi e della Ministra Giannini.

Se un Prete ed un Papa si sono mossi, vuol dire che la Malata non è grave ma moribonda!

Con piccola voce lo abbiamo gridato anche noi, lanciando marconiani SOS.

La nave è per tre quarti affondata, solo l’albero maestro emerge dai flutti.

Accorrete, o Gente!

Soccorri, Renzi.

Tu, che a casa sei stato avvertito, avverti il Nocchiero che deve invertire la rotta, cambiando verso di 180 gradi alla nave.

Se col tuo cannocchiale vedi che la nave non inverte la navigazione, cambia immediatamente nocchiero.

Non c’è tempo da perdere, nemmeno un minuto, nemmeno un secondo.

Ne va della vita di dieci milioni di giovani!

Ne va della vita della classe dirigente di domani.

Ne va della vita dell’Economia di domani.

Ne va della vita della convivenza democratica di domani.

Ne va della vita del Popolo italiano!

Altro dirTi non posso, non so, non vo’.

Presidente, so che tu sei intelligente.

Intelligenti pauca!

Quotidianità della sofferenza

Quotidianità della sofferenza

di Vincenzo Andraous

Se ne stava lì in un angolo della stanza, rannicchiata addosso alla parete, come volesse occupare uno spazio invisibile.

Una signora con i capelli argentati, una donna esile, fragile, improvvisamente sola.

Mentre l’accompagnavo da persone amiche disponibili ad accoglierla per la notte, mi raccontava una storia incredibile, ma tragicamente reale.

Ogni tanto le succede di scappare da casa, attraverso i campi raggiunge la città, per recarsi al pronto soccorso: le accade di non riuscire a muovere le braccia, né piegarsi, o respirare bene.

Ogni tanto succede che la testa le ciondola sul collo, svuotata di ogni pensiero, le gambe oppongono resistenza, non c’è più sincronia tra dire e fare, neppure nello sperare che le cose possano cambiare.

Ogni tanto il marito la colpisce forte, la offende e la spintona, per il lavoro che non c’è più, per la malattia sopraggiunta, per lo sfratto imminente.

Le percosse e le umiliazioni la fanno morire un po’ di più: “No, non denuncio a mio marito, perché se lo scopre mi ammazza stavolta, no, non lo denuncio mai, a che servirebbe, rimarrebbe in quella casa, ed io a rischiare di più”.

Guardo quella signora e mi vengono in mente le reiterate sensibilizzazioni a chiamare il numero verde, gratuito ed efficiente a difesa di chi non sa più a che santo votarsi per sopravvivere, se, al diritto di vivere, è negato l’accesso.

Frasi fatte, luoghi comuni, gli scudi levati al grido ” la violenza sulle donne non ha più scuse “.

A questa donna hanno sollecitato “lo denunci signora, lo denunci, e poi vada via subito dal paese”, ma lei mi dice: “Dove vado io, cosa faccio io?”.

Incredibile, chi ha ragione ed è vittima, deve trovare il coraggio di denunciare, nella certezza di finire in strada, a perdere ulteriormente dignità e fiducia negli altri, senza risposte a propria tutela, se non quella di un consiglio ad abbandonare casa e andare lontano, dove e come ha poca importanza, perché di fondi non ce ne sono, il paese non offre lavoro, nonostante i decreti, le nuove normative, la legge è quella che è.

Una donna presa a calci, rifiutata e calpestata, è solamente il frutto di una errata concezione morale, di valori culturali che soccombono ai pugni sferrati dai pregiudizi, si tratta semplicemente di vittime ammutolite dalla consapevolezza di rappresentare poco più di un fattaccio privato, anche quando la bestemmia burocratica è spogliata nella sua menzogna, dall’efferatezza dei dati esponenziali che indicano in migliaia le donne colpite dai sassi psicologici, fisici, sessuali.

Mentre scende dall’auto e la portano nella sua stanza, ho come un magone, ma non è il risultato della compassione, della partecipazione emotiva – solidale verso chi vede martoriati i propri diritti fondamentali.

Il groppo in gola è lì per l’impotenza a intervenire ai fianchi di infamie come queste, che accadono nell’indifferenza e nell’incapacità di porre termine a una delle ingiustizie più miserabili che aggredisce sempre le persone più deboli e indifese.

Ogni tanto la signora è costretta a ricorrere alle cure mediche, a negare l’evidente, a chiedere aiuto e vederselo negato, ogni anno ci sono le ricorrenze, le feste, le coreografie delle pari opportunità, sull’uguaglianza e sulla diversità, sulle quote rosa.

Ogni anno, ci sono pure le mimose che dovrebbero rammentare, a ciascuno, di rispettare le donne. Non solamente qualche volta l’anno.

Scuola, immissione in ruolo di migliaia di docenti

da Il Sole 24 Ore

Scuola, immissione in ruolo di migliaia di docenti 

Via libera all’immissione in ruolo di migliaia di candidati all’ultimo concorsone della scuola, inizialmente esclusi dalla lista dei vincitori perché collocati oltre il numero dei posti messi a bando. Lo ha comunicato il ministero dell’Istruzione sul suo sito web, pubblicando anche il decreto ministeriale n. 356, che autorizza lo scorrimento delle graduatorie del concorso del 2012 oltre il numero dei posti inizialmente banditi.

Nel decreto si spiega che “i candidati inseriti a pieno titolo nelle graduatorie di merito del concorso ordinario per il reclutamento di personale docente bandito con il decreto del Direttore generale per il personale scolastico 24 settembre 2012 n. 82, ma non collocati in posizione utile tale da risultare vincitori, hanno titolo, a decorrere dall’anno scolastico 2014-2015, a essere destinatari di contratto individuale di lavoro a tempo indeterminato, in subordine ai vincitori, fermo restando il vincolo della procedura autorizzatoria di cui all’art. 39, della legge 27 dicembre 1997 n. 449, nei limiti del 50 per cento dei posti previsti per il concorso ai sensi dell’articolo 399, comma 1, del decreto legislativo n. 297 del 1994 e fermo restando quanto previsto dell’articolo 400 del suddetto decreto legislativo”.

Nei giorni scorsi il provvedimento, annunciato dallo stesso ministro, ha provocato la protesta dei precari inseriti nelle graduatorie a esaurimento: in caso di mancanza di aspiranti vincitori dei concorsi a cattedra, infatti, il Miur avrebbe dovuto pescarè i nominativi da assumere proprio dalle graduatorie. Una possibilità che ora però verrebbe meno per il sopraggiungere nelle liste degli aspiranti di migliaia di idonei al concorsone del 2012.

Pontecorvo: per anticipare servono più docenti e una diversa didattica

da ItaliaOggi

Pontecorvo: per anticipare servono più docenti e una diversa didattica

La psicopedagogista spiega i rischi e le opportunità di andare a scuola prima. Vietato generalizzare

Alessandra Ricciardi

Clotilde Pontecorvo, professore emerito di Psicologia evolutiva alla Sapienza, tra i maggiori esperti di psicopedagogia in Italia, ha condotto una ricerca sulla continuità educativa con bambini di 4-8 anni. E ha un’idea ben precisa di quali siano le opportunità e le difficoltà di un anticipo dell’inizio della scuola. «Servono condizioni organizzative puntuali, molta competenza da parte dei docenti, oltre che la disponibilità dei bimbi».

Domanda.

Iniziamo dalle condizioni organizzative.

Risposta. La più importante è che, quando nella classe entrano bimbi più piccoli, oltre all’insegnante della primaria sia presente anche quello dell’infanzia. Questo perché il bambino più piccolo ha bisogno di muoversi, non si può pensare a lezioni frontali, sarebbe assurdo. Ovviamente anche l’insegnamento della lettura e della scrittura vanno calibrati sull’autonomia e creatività dei bambini. E, inutile dirlo, servono anche spazi adeguati, una classe con file di banchi è improponibile.

D. Cosa significa modificare l’insegnamento della lettura e della scrittura?

R. Non si comincia con l’alfabetario e l’insegnamento formale. Il lavoro va svolto a piccoli gruppi in classe, con grande possibilità di comunicazione tra i bambini. Che vanno lasciati liberi di produrre le parole nel modo in cui loro le sentono, è molto importante il livello sonoro nella scoperta della scrittura e della lettura.

D. I docenti della scuola dell’infanzia e primaria sono preparati per lavorare in questo modo?

R. In termini generalizzati direi di no. Ci sono molti insegnanti sperimentatori nel nostro paese disponibili a farlo, ma non direi che c’è la competenza diffusa. E poi c’è anche una certa resistenza da superare, perché l’insegnante che non conosce abbastanza bene l’idea vuole fare come si è sempre fatto.

D. Oggi è anche vero che i bambini arrivano a scuola con competenze che vent’anni fa non i loro genitori non avevano.

R. Hanno spesso già una certa padronanza dello scrivere e del leggere, ma hanno comunque necessità di tempi e di modalità di apprendimento giusti. Una scuola elementare che costringe a 5 anni a stare fermo in un banco non fa il bene del bambino.

D. C’è il sospetto che voler anticipare di un anno possa essere una mossa per ridurre il personale.

R. Questo modello di scuola richiede presenze professionali doppie a valenza diversa nei primi anni della scolarità elementare. Un diverso impiego dei docenti, ma non è che si elimina la scuola dell’infanzia.

D. I bambini che iniziano prima a scuola hanno rendimenti più alti?

R. Non c’è relazione tra l’età di inizio della scolarità e il rendimento. Io ho visto che la possibilità di andare a scuola prima anni fa era prerogativa di famiglie di alto livello sociale, desiderose di introdurre i bambini a leggere e scrivere prima, ora invece è più richiesta dalle famiglie più modeste. Non so quanto il ministro sia consapevole che la richiesta a volte risponde a esigenze pratiche.

D. La sperimentazione che risultati ha avuto?

R. Risultati positivi, perché i bambini più piccoli messi con quelli più grandi hanno livelli di sviluppo più alti. Ma generalizzare non si può, serve molta flessibilità.

D. Insomma, lei è favorevole o contraria a un anticipo dell’inizio della primaria?

R. Non lo sosterrei in modo generalizzato quando le nostre scuole mancano di molte condizioni accettabili. Vorrei prima di tutto che i bambini stessero bene a scuola a qualsiasi età. E che non vivessero condizioni che possano produrre fallimenti. Io proporrei di procedere con molta prudenza e dopo aver ben ponderato, con esperti, i pro e i contro. Anticipare di un anno solo per consentire l’uscita anticipata a 18 anni, come negli altri stati europei, non è una buona ragione dal punto di vista psico-pedagogico.

L’anticipo c’è già e piace poco

da ItaliaOggi

L’anticipo c’è già e piace poco

L’iscrizione precoce in primaria, annunciata dalla Giannini, è contestata su più fronti

Alessandra Ricciardi

L’obiettivo è uscire da scuola a 18 anni e non più a 19, in linea con la media europea. Per farlo l’ultima proposta annunciata alla stampa dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, è di anticipare di un anno l’ingresso dei bambini alle elementari. Scelta che dal punto di vista dell’organizzazione dei cicli sulla carta sembra meno impattante dell’altra ipotesi, già avviata come sperimentazione e su cui si è egualmente espressa a favore il ministro, di ridurre di un anno la durata dei licei.

Un ingresso a 5 anni e non a 6, che in parte oggi è già consentito: dopo la riforma Moratti, i bambini che compiono i 6 anni entro l’aprile dell’anno successivo all’inizio della scuola possono chiedere di frequentare la prima classe della primaria. Una riforma che era stata introdotta proprio per venire incontro alle richieste delle famiglie che prima potevano trovare risposta solo ricorrendo alla cosiddetta primina nel privato. Ma qual è stato il gradimento?

Lo scorso anno, secondo dati ministeriali, aveva meno di 6 anni l’8,4% dei bambini frequentati la prima classe della primaria, circa 50 mila studenti. Un dato contenuto e che soprattutto sul territorio presenta differenze notevoli: se in Calabria 3.660 bambini in prima hanno meno di 6 anni, quasi il 20%, e sono pari al 18% in Campania, il 17% in Sicilia e oltre il 16% in Basilicata, al Nord il fenomeno è veramente sporadico. Solo il 2,5% in Friuli Venezia Giulia, il 3,4% per l’Emilia Romagna e la Lombardia, il 2% il Trentino Alto Adige. In fondo alla classifica, l’Umbria con lo 0,3%. Insomma al Nord l’anticipo, di prassi concordato tra famiglie e docenti dell’infanzia, non tira.

Critiche le reazioni dei sindacati. «Vorremmo capire dove vuole andare a parare il ministro, se si fa la proposta per il bene dei ragazzi qui si sbaglia», dice Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil. Sintetizza Francesco Scrima, segretario della Cisl scuola: «La scuola non è un mobile componibile. Non basta spostare un modulo per ottenere l’effetto desiderato». Aperture giungono dallo Snals-Confsal, «purché ci siano le garanzie che la durata del ciclo resti inalterato, come il personale», precisa il segretario Paolo Marco Nigi. Già, il personale: nell’organico di diritto della scuola dell’infanzia lavorano 81 mila docenti. Che fine farebbero con un anno in meno degli attuali tre?

I ‘tieffini’ contro il direttore del Personale del Miur: perché De Angelis difende chi si abilita coi PAS?

da tecnicadellascuola.it

I ‘tieffini’ contro il direttore del Personale del Miur: perché De Angelis difende chi si abilita coi PAS?

Alessandro Giuliani

Secondo il Coordinamento Nazionale Tfa Ordinario, il dirigente parlando alla Gilda non è stato super partes: ha confermato la reiterata attività denigratoria ai danni del percorso selettivo Tfa, già proveniente dalle forze sindacali. E ancora: così facendo si continua a privilegiare un sistema gerontocratico e a disconoscere il valore del principio meritocratico.

Non ha parlato solo delle prossime immissioni in ruolo il dott. Gildo De Angelis, direttore del Personale di Viale Trastevere, nel corso di un’intervista rilasciata qualche giorno fa alla Gilda degli insegnanti. Il dirigente ministeriale ha anche fatto cenno alle recenti modifiche alla tabella di valutazione per l’inserimento dei neo-abilitati nelle graduatorie d’Istituto.

“Nonostante il percorso dei PAS sia più complicato, almeno per quello che sappiamo noi, rispetto a come è stato strutturato rispetto a quello del TFA, – ha detto De Angelis – il punteggio che viene assegnato dal decreto del Ministro non dà ragione di questa difficoltà”. Le parole dell’alto dirigente ministeriale, che ha di fatto giustificato le proteste che in questi giorni stanno conducendo i rappresentanti di coloro che si stanno abilitando tramite i PAS, hanno urtato la sensibilità del Coordinamento Nazionale Tfa Ordinario. Che, attraverso Cipriani e Ricci, ha emesso un duro comunicato. Proprio per condannare la posizione reputata poco obiettiva e al di sopra delle parti assunta da De Angelis.

I ‘tieffini’ si sono così stupiti “di come, ancora una volta, posizioni che dovrebbero essere super partes non lo siano ed ostentino una miopia sconcertante. Dobbiamo ancora una volta ribadire, contro la reiterata attività denigratoria ai danni del percorso selettivo Tfa, proveniente dalle forze sindacali tutte e ora anche dal direttore del personale del MIUR, che:
– il percorso Tfa prevedeva una triplice prova di ingresso (test, scritto, orale) che ha selezionato 11mila vincitori su una platea di 115mila aspiranti;
– l’età media dei tieffini è 38 anni e molti vantano esperienza pluriennale di servizio;
– il numero chiuso, legato al fabbisogno dei pensionamenti, avrebbe garantito l’attribuzione degli incarichi di supplenza al personale qualificato e selezionato (garanzia pregiudicata a causa del percorso sanatoria, privo di qualunque procedura selettiva)
– il percorso Tfa prevedeva tirocinio diretto e indiretto, attività tutta in presenza, esami scritti e orali in itinere, esame conclusivo estratto 24/48 ore prima della discussione;
– il percorso si è sviluppato in un arco di tempo medio pari a 7/9 mesi (il percorso Pas si svolge in parte on line, senza tirocinio diretto/indiretto, con una durata media dai 3 ai 5 mesi) .
Il percorso Tfa, proprio perché basato su una logica di selezione in ingresso, è stato da subito osteggiato da quanti hanno sempre concepito la scuola come un “ufficio di collocamento” a scapito della reale qualità degli insegnanti che solo ora, grazie al nuovo staff che ha appoggiato una differenziazione dei percorsi, si sta rivalutando”.
Secondo il Coordinamento, quindi, il “superbonus” concordato dal decreto di rinnovo delle graduatorie d’Istituto sarebbe addirittura inferiore alle aspettative numeriche dello stesso organismo nato a difesa dei diritti dei ‘tieffini’: abbiamo “già avuto modo di dimostrare, tramite la diffusione di un prospetto analitico dei punteggi, aritmeticamente come il differenziale di 36 punti lordi (in realtà 24 netti in presenza del divieto di fruire del punteggio di servizio svolto durante l’anno di frequenza del corso TFA), sia una soluzione parziale e del tutto insufficiente a riequilibrare il vantaggio di molti abilitati PAS”.
Il Coordinamento che tutela chi si è abilitato con i PAS, pertanto, si dice sconcertato “nel leggere simili dichiarazioni rilasciate da un funzionario ministeriale, tese a privilegiare un sistema gerontocratico e a disconoscere il valore del principio meritocratico, unico possibile volano di una politica ministeriale che intenda riscattare il sistema scolastico italiano dalle posizioni marginali che occupa in tutte le rilevazioni internazionali”.

Non è nostra intenzione entrare nella diatriba crescente. Vorremmo però capire perchè un alto dirigente ministeriale si schiera contro un provvedimento preso dall’amministrazione per la quale opera. Oppure la nuova tabella di valutazione dei titoli abilitanti è stata redatta altrove?

Buone prassi nella sorveglianza degli alunni

da tecnicadellascuola.it

Buone prassi nella sorveglianza degli alunni

Aldo Domenico Ficara

Cominciamo con il dire che la scuola ha il dovere della sorveglianza degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui le sono affidati

Sappiamo che la Cassazione Civile, Sezione I, con sentenza n. 3074 del 30 marzo 1999, pronunciandosi in merito, ha circostanziato gli ambiti di responsabilità di cui ci si occupa (sorveglianza degli allievi minorenni ), dicendo: «L’Istituto d’istruzione ha il dovere di provvedere alla sorveglianza degli allievi minorenni per tutto il tempo in cui gli sono affidati, e quindi fino al subentro, reale o potenziale, dei genitori o di persone da questi incaricate». Quindi nella pratica la migliore prassi da seguire, come già comunicato alla Presidenza del Senato il 26 marzo 2013 in occasione del DDL 325, nel caso in cui il dirigente scolastico disponga la non uscita dalla scuola degli alunni senza la presenza di un adulto che prenda in consegna il minore è la seguente: • il docente accompagna fino al cancello (o uscita della scuola) gli alunni. Nel caso non ci siano persone individuate per la consegna del minore, trattiene il minore; • il docente (che ha terminato il proprio orario di servizio), a questo punto, consegna alla scuola (tramite il collaboratore scolastico in servizio) l’alunno; • la scuola (dirigente scolastico, vicario, collaboratore del dirigente scolastico o altri delegati) deve rintracciare i genitori e invitarli a ritirare il figlio; • se il genitore non è rintracciabile, la scuola deve avvisare i vigili urbani (o i carabinieri) per rintracciare i genitori; nel caso in cui sia impossibile contattare i genitori, la scuola consegna l’alunno agli stessi vigili perché venga trasportato presso la casa dei genitori o parenti delegati dai genitori.

Emanata la direttiva sugli incarichi di presidenza a.s. 2014/2015

da tecnicadellascuola.it

Emanata la direttiva sugli incarichi di presidenza a.s. 2014/2015

L.L.

Gli interessati devono presentare domanda in carta semplice entro il 20 giugno prossimo

Con la nota prot. n. 5026 del 22 maggio 2014 il Miur ha trasmesso agli Uffici scolastici regionali la Direttiva n. 7 del 21 maggio concernente la conferma degli incarichi di presidenza per l’a.s. 2014/2015.

Gli incarichi di presidenza già conferiti negli anni precedenti sono confermati a domanda sui posti residuati dopo eventuali nomine in ruolo e autorizzazioni all’accoglimento di istanze di riammissione e trattenimento in servizio.

Gli aspiranti alla conferma dell’incarico devono presentare domanda, redatta in carta semplice, entro il 20 giugno 2014 all’Ufficio Scolastico Regionale – Ufficio Scolastico Provinciale della provincia in cui hanno la sede di servizio in qualità di preside incaricato nel corrente anno scolastico.

Nella domanda sono indicati il punteggio conseguito nella graduatoria per il conferimento degli incarichi di presidenza relativo all’anno scolastico 2005/2006, le sedi preferite e le istituzioni scolastiche presso le quali gli aspiranti chiedono di essere assegnati, nonché il possesso di eventuali titoli di precedenza nella scelta della sede. Deve essere inoltre espressamente indicata l’eventuale preferenza ad essere prioritariamente confermati nella sede di servizio occupata nell’anno scolastico 2013/2014, se disponibile, oppure ad essere assegnati ad altra sede. Nel caso di mancanza di sedi nella provincia di appartenenza, gli interessati devono dichiarare la propria eventuale disponibilità ad essere assegnati presso istituti disponibili in altra provincia della regione, indicando, nell’ordine, le province nell’ambito delle quali gli stessi chiedono di essere assegnati.

Se l’aspirante ha richiesto di permanere nella stessa scuola o istituto in cui ricopre l’incarico di presidenza nell’anno scolastico in corso, è confermato nel medesimo incarico, per garantire la continuità di direzione, ma tenendo conto dei posti disponibili e se rientra nel novero di coloro che hanno titolo alla conferma secondo la graduatoria formulata in base al punteggio attribuito nell’anno scolastico 2005/2006 e sia disponibile la sede in questione. Dopodiché si procede all’assegnazione della sede in relazione ai posti conferibili sia per coloro la cui attuale sede d’incarico non sia più disponibile per conferma e sia nei confronti di coloro che desiderino essere assegnati ad altra sede.

Maturità, ora la caccia al commissario passa per i social network

da tecnicadellascuola.it

Maturità, ora la caccia al commissario passa per i social network

Alessandro Giuliani

Skuola.net: una volta ottenuto il nome dei commissari esterni, smartphone in mano i maturandi si rivolgeranno ai motori di ricerca per trovare volti e informazioni; la pagina web della scuola del prof sarà la prima a essere visitata, e se il commissario ha anche un profilo su Facebook o Twitter, sicuramente il gioco sarà più semplice. Solo se l’esito è negativo si passa ai metodi tradizionali.

La pubblicazione dei commissari esterni per gli esami di maturità 2014 è imminente. E l’attesa degli studenti cresce. Tanto da indurli a studiare vere e proprie strategie per scoprire l’identikit dei professori che li esamineranno. Da una ricerca del portale Skuola.net risulta che gli studenti utilizzano internet, soprattutto i social network, con una frequenza sempre maggiore: l’obiettivo è quello di cercare informazioni sui prof in commissione.

“Una volta ottenuto il nome dei commissari esterni – spiega il portale – smartphone in mano i maturandi si rivolgeranno ai motori di ricerca per trovare volti e informazioni: la pagina web della scuola del prof sarà la prima a essere visitata, e se il commissario ha anche un profilo su Facebook o Twitter, sicuramente il gioco sarà più semplice. Se i social non bastassero – suggerisce Skuola.net – e si volesse avere la possibilità di incontrare il commissario o di parlare con i suoi alunni, si può andare in incognito nella sua scuola: di solito, spiegano gli informatissimi autori del portale, il Miur sceglie docenti di scuole vicine, cosa che facilita la ‘caccia’ al commissario”.

Ma c’è anche un altro sistema, decisamente più tradizionale, per arrivare ad avere informazioni sui commissari: chiedere ai propri docenti. Non è raro, infatti, che i prof dei due istituti scolastici interessati si conoscano e abbiano magari lavorato insieme in commissione d’esame negli anni precedenti. Se anche questo sistema non porta a nulla, allora non rimane che attendere la pubblicazione dei nominativi ufficiali. E nel frattempo studiare.

“Maestri di vita”: volontari per dimostrare il lavoro

da tecnicadellascuola.it

“Maestri di vita”: volontari per dimostrare il lavoro

P.A. 

Mondo del lavoro e scuola. E per spiegare come l’istruzione si applica al mondo del lavoro, in Inghilterra 100mila tra infermieri, impiegati e manager andranno come volontari in tutte le scuole elementari

Si tratta, spiega Il Corriere della Sera, di un’iniziativa del principale sindacato inglese dei presidi e dirigenti scolastici, il NAHT, e che è stata battezzata «Primary Futures» (www.primaryfutures.org) proprio perché si rivolge alle scuole primarie e poi perché risulta di “primaria” importanza. Aperta la sperimentazione a tutte le scuole del Regno Unito, la vastissima rete di volontari è formata da persone proveniente dai più disparati percorsi e livelli professionali: dagli archeologi agli zoologi, dai piccoli commercianti agli impiegati delle multinazionali, dagli stagisti ai manager. L’obiettivo è quello di ampliare gli orizzonti dei ragazzi e spronarli, aiutandoli a capire davvero come scrittura, lettura e calcolo siano cruciali per ciò che il mondo del lavoro richiede. 
 Dopo una fase-pilota durata un anno, con 16 scuole coinvolte in diverse località del Regno Unito, il progetto ha preso piede. “Uno dei nostri primi volontari è stata una infermiera di Wakefield”: ha raccontato Steve Iredale, a capo del NAHT fino a poco tempo fa e uno dei promotori dell’iniziativa. “È stata capace di mettere in relazione l’apprendimento della lettura e della scrittura dei bambini al suo lavoro. I bambini hanno potuto apprezzare il collegamento reale mentre lei spiegava l’importanza di scrivere bene le cartelle del paziente per evitare i pericoli alla sicurezza di una persona che possono essere causati da annotazioni illeggibili”. Il piano inglese ha lo scopo di rendere questa pratica molto semplice sia per le scuole, che per i volontari. Il NAHT ha lavorato in collaborazione con un’organizzazione senza fini di lucro, Education and Employers, dedicata a creare collegamenti tra il mondo della scuola e quello del lavoro quale strumento di prosperità collettiva. L’idea è che i datori di lavoro supportino l’iniziativa, e che i lavoratori dedichino un’ora all’anno alle scuole locali. Anche il governo è della partita, dato che si è impegnato a incoraggiare gli impiegati statali a diventare volontari

Personale Ata, ancora pochi giorni per la trasmissione dell’allegato G

da tecnicadellascuola.it

Personale Ata, ancora pochi giorni per la trasmissione dell’allegato G

Lara La Gatta

Le funzioni per l’invio del modello è disponibile fino alle 14 del 30 maggio. Alcune faq del Miur supportano gli interessati nella compilazione

Come indicato nella nota prot. n. 4355 del 6 maggio 2014, fino alle ore 14 del 30 maggio è disponibile la funzione on-line per l’invio della domanda (allegato G) per la scelta delle istituzioni scolastiche (non più di trenta per l’insieme dei profili professionali cui ha titolo) da parte del personale Ata che intenda essere inserito nelle graduatorie di circolo e di istituto di prima fascia per l’a.s. 2014/2015.

In vista della scadenza, pubblichiamo le faq del Miur disponibili sul sito Istanze on-line:

Faq n° 1070 – A cosa serve la funzione di ‘Istanze online’?

La funzione consente di presentare la domanda, in questo caso di inclusione nelle graduatorie d’istituto di prima fascia del personale ATA, in modalità web.

Faq n° 1071 – L’utente che non è presente nelle graduatorie permanenti del personale ATA può utilizzare questa funzione?

Sì, la funzione non ha vincoli in quanto si presuppone che gli uffici competenti non abbiano ancora completato l’acquisizione delle nuove domande. Ovviamente è prevista una fase successiva di verifica della presenza di una domanda valida presso il competente ufficio provinciale e solo in questo caso l’aspirante figurerà nelle graduatorie d’istituto di prima fascia.

Faq n° 1072 – L’utente che non ha effettuato la procedura di Registrazione e quindi non ha le credenziali di accesso può accedere al servizio?

No. L’utente deve necessariamente effettuare la procedura di registrazione prima di accedere al servizio.

Faq n° 1073 – A cosa serve la funzione di ‘inoltro’?

Una volta inseriti i dati la fase successiva è inoltrare i dati.

Ogni inoltro avrà l’effetto di salvataggio dei dati acquisiti e contemporaneamente di:

  • Produrre un PDF, il modello compilato dall’aspirante in formato .pdf con tutti i dati acquisiti che sarà salvato in un archivio storico e che potrà essere recuperato dall’utente alla sezione “Archivio” presente sulla Home Page di Istanze online.
  • Inviare una mail all’aspirante come ricevuta con il modulo della domanda inserita in formato .pdf, in qualità di responsabile della conservazione e garante del corretto svolgimento del processo.
  • Depositare la domanda inserita in una base informativa dedicata. I moduli di domanda così archiviati saranno messi a disposizione degli uffici provinciali che potranno consultarli e procedere con le operazioni di loro competenza.

Faq n° 1074 – Cosa si deve fare se, intendendo utilizzare lo stesso pc per comunicare istanze di utenti diversi, accada che rimangano in memoria i dati relativi alla prima utenza con cui si è acceduto?

Occorre tornare alla pagina in cui viene digitata l’utenza con il tasto “Logout” collocato in alto a destra nella pagina con la lista delle istanze disponibili e non con il tasto “Indietro” del browser collocato in alto a sinistra, di cui, in ogni caso, occorre evitare l’utilizzo.

Faq n° 1075 – Gli aspiranti che intendano figurare nelle graduatorie d’istituto di prima fascia sono obbligati ad utilizzare le istanze on line?

No, in quanto le sedi che non hanno cambiato codice per effetto del dimensionamento saranno automaticamente confermate. È tuttavia fortemente consigliato, in particolare nelle province in cui la razionalizzazione della rete scolastica ha avuto un impatto significativo.

Faq n° 1076 – Sono previste novità amministrative rispetto alla precedente procedura?

No, non sono previste variazioni normative.

Faq n° 1077 – Come si può modificare la provincia di presentazione della domanda dopo che la domanda è stata inoltrata?

L’applicazione inserisce, nel caso di domande già presenti nella banca dati delle graduatorie permanenti del personale A.T.A., in automatico la provincia di presentazione domanda e questa non è MAI modificabile. Nel caso di domanda ancora sconosciuta a sistema (l’USP deve ancora provvedere all’inserimento nella banca dati del modello B1) viene data la possibilità di scegliere la provincia destinataria della domanda che deve coincidere con quella del modello B1. Se si vuole modificare questo dato dopo aver già effettuato l’INOLTRO lo si può fare rientrando nell’applicazione e cliccando sul bottone “cancella” presente nella pagina di selezione della provincia. Una volta effettuata questa operazione tutti i dati precedentemente inseriti saranno cancellati e si dovrà effettuare una nuova compilazione e il relativo inoltro.

Faq n° 1078 – Quali sono le province presenti nell’elenco di quelle da scegliere per la presentazione domanda?

Le province presenti, come concordato con l’Amministrazione, sono tutte e solo quelle presenti nel menù a tendina previsto per la selezione della provincia.

L’età media nella p.a. supera i 48 anni di età

da tecnicadellascuola.it

L’età media nella p.a. supera i 48 anni di età

P.A.

Una pubblica amministrazione, quella italiana, ”irrimediabilmente vecchia”, soprattutto in settori nevralgici, come la scuola, dove al contrario servirebbero massima flessibilità e attenzione al nuovo

Lo ha evidenzia uno studio del Forum Pa. In particolare, l’indagine sottolinea come la nostra composizione per età non abbia uguali al mondo: ”al di là dell’età media che è pure alta (48 anni), ma che è calmierata dai dipendenti del comparto della Difesa, la media dei dipendenti dei Ministeri è di 52 anni, con oltre 22 anni di servizio sulle spalle; nella scuola è di 51 anni; nelle forze di polizia, dove pure non è altissima (41 anni), è cresciuta di otto anni dal 2001 in cui era di 33 anni. Ma più delle medie sono impressionanti le percentuali dei giovani: in Italia solo il 10% degli impiegati pubblici ha meno di 35 anni, ossia è nell’età della massima produttività e della massima creatività, e solo l’1% ha 25 anni o meno, ossia, per dirla con una locuzione abusata, è ”nativo digitale”. In Francia e in UK i dati sono ben diversi: i dipendenti entro i 35 anni sono rispettivamente il 27% e il 25%, quelli entro i 25 anni, sono cinque volte di più, 5,4% in Francia e 4,9% in UK”.

L’età media dei docenti italiani è di 51 anni

da tuttoscuola.com

L’età media dei docenti italiani è di 51 anni

La formazione dei giovani è affidata in Italia al corpo insegnante più vecchio d’Europa: secondo una ricerca del Forum PA sui lavoratori pubblici, che apre il 27 maggio a Roma, “nella scuola, dove massima dovrebbe essere la flessibilità e l’attenzione al nuovo, l’età media è di 51 anni“. L’11,3% ha più di 61 anni e solo lo 0,2% ha meno di 30 anni.

Nei paesi Ocse, invece, in media i docenti giovani under 30 sono il 10%. La carta d’identità dei nostri insegnanti stride addirittura rispetto a quella dei colleghi lavoratori della pubblica amministrazione italiana: basti pensare che nelle forze di polizia, si fa notare al Forum PA, l’età media è oggi di 41anni (e nel 2001 era di appena 33 anni). Una quota che secondo i ricercatori si sta alzando inesorabilmente, con la Scuola a detenere tutti i record, nazionali e non, “anche a causa del blocco del turn over e delle assunzioni”, si legge in una nota dell’Anief.

A peggiorare la situazione, secondo il sindacato, “è stata poi la riforma pensionistica Monti-Fornero, che quest’anno ha portato a 62-63 anni la pensione di anzianità. E quando la ‘stretta’ entrerà completamente in vigore, gli attuali 70 mila docenti ultra 60enni lieviteranno vertiginosamente”.