La Maturità non è a rischio

Miur, problemi tecnici sistema informativo in corso di risoluzione
La Maturità non è a rischio

I problemi tecnici che hanno coinvolto in questi giorni il sistema informativo del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca sono in via di risoluzione e non mettono a rischio l’esame di Maturità che partirà regolarmente la prossima settimana. Né è a rischio, l’avvio del prossimo anno scolastico.
Il Miur, a partire da questa mattina, ha attivato un piano alternativo per la gestione del plico telematico dell’Esame di Stato che sta consentendo alle scuole di eseguire gli adempimenti previsti. Il problema tecnico sul sistema si è verificato alle 9 di lunedì 9 giugno.
L’Amministrazione, nella mattinata del 9, ha provveduto ad informare l’utenza attraverso un avviso pubblicato sulla home page del proprio sito web che riferiva l’indisponibilità sia di alcune sezioni del sito stesso che del portale Sidi. A questo avviso ha fatto seguito una comunicazione più articolata inviata agli Uffici centrali, regionali, provinciali e a tutte le istituzioni scolastiche la mattina del 10 giugno. L’Amministrazione ha operato in piena trasparenza nei confronti di tutti i propri utenti sulla base delle indicazioni disponibili al momento e delle previsioni di ripristino indicate dal fornitore dei servizi, che si è attivato da subito per ripristinare il corretto funzionamento dei sistemi e ridurre al minimo il periodo di fermo.
Il 10 giugno è stata ripristinata la funzionalità del sito Internet, rendendo di nuovo disponibili tutte le sezioni informative di interesse per le scuole, le famiglie, il personale amministrativo e scolastico. Stamattina è stata inviata una nuova comunicazione allo scopo di informare gli Uffici scolastici i presidi e anche le organizzazioni sindacali in merito all’andamento delle attività di ripristino del sistema.

Giornata Mondiale contro il lavoro minorile

Giornata Mondiale contro il lavoro minorile
Concorso “La musica contro lo sfruttamento del lavoro minorile”
Oggi a Milano la parola ai ragazzi e ai loro insegnanti

I video prodotti dalle scuole partecipanti al Bando di Concorso “La musica contro il lavoro minorile” indetto dalla Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca (MIUR) in collaborazione con l’Organizzazione Internazionale del Lavoro (ILO) e l’Associazione Italiana per l’Educazione ai Media e alla Comunicazione (MED), rappresentano la sintesi di creatività e di impegno di un fecondo percorso formativo indirizzato agli studenti delle scuole secondarie di secondo grado sull’intero territorio nazionale.
Gli studenti, attraverso l’esame di dati e informazioni, sono stati invitati a riflettere sulle cause e conseguenze del lavoro minorile, sulla complessità delle problematiche inerenti il fenomeno e sul valore della consapevole partecipazione dei giovani alla sua eliminazione. Le scuole partecipanti hanno approfondito la complessa tematica attraverso la sperimentazione della metodologia SCREAM (Supporting Children’s Rights through Education, the Arts and the Media), capace di sollecitare lo spirito critico e l’utilizzo dell’arte che ha il merito di associare alla potenza formativa il valore dell’impegno sociale diventando così strumento di crescita e di solidarietà.

I video vincitori:

Vincitore
IIS “G. Bruno – R. Franchetti”
Mestre (VE)
https://www.youtube.com/watch?v=lOD7cULgwbI

Titolo:
Spogliati dell’indifferenza!
Motivazione:
Il prodotto audiovisivo è efficace nella scrittura narrativa che, attraverso un approccio originale alla tematica affrontata, sollecita, senza retorica, la consapevolezza e la responsabilizzazione dei singoli.
Si apprezzano  inoltre la funzionalità e la pertinenza della colonna sonora, nonché l’accuratezza dello storyboard che riflette l’impegno multidisciplinare del lavoro svolto.

Vincitore
Istituto d’Istruzione Superiore “G. VERGA”
Modica (RG) https://www.youtube.com/watch?v=v0OZ8nYTb70

Titolo:
ALT!
Motivazione:
Il prodotto audiovisivo, nella trasmissione del messaggio, e’ efficace per la qualità delle immagini, l’attenzione ai dettagli, l’equilibrio formale e il ritmo della narrazione. Originali la scelta dell’effetto straniante nella costruzione del testo e la colonna sonora che preferisce alla musica un sound design ricercato e tecnicamente ineccepibile.

Apprezzabile la contestualizzazione della problematica all’interno della propria realtà locale che tuttavia acquista una dimensione universale per l’essenzialità della trattazione.

Su riforma PA a Palazzo Vidoni incontro deludente

Su riforma PA a Palazzo Vidoni incontro deludente

Sull’incontro svoltosi oggi, 12 giugno, a palazzo Vidoni col ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia, il coordinatore della Cisl Lavoro Pubblico, Francesco Scrima, ha rilasciato la seguente dichiarazione:

Una riforma della pubblica amministrazione che la renda più moderna, ne accresca l’efficacia, ne migliori l’efficienza: obiettivi che sentiamo nostri, convinti che un buon funzionamento della macchina pubblica sia essenziale per la ripresa della crescita e dello sviluppo dell’intero Paese. Per questo ci attendevamo che l’incontro di palazzo Vidoni segnasse l’avvio di una fase di proficuo dialogo, su obiettivi condivisi di innovazione e qualificazione dei servizi cui far corrispondere una forte valorizzazione del lavoro pubblico. Ne usciamo invece profondamente delusi per ragioni di merito e di metodo.
Nel merito: le proposte del governo restano assolutamente vaghe, da parte della ministra Madia è stato fatto solo un sommario riepilogo di quanto emerso dalla consultazione via e-mail, nessun riferimento puntuale ai contenuti dei provvedimenti che il governo è in procinto di varare.
Nel metodo: nessuna conferma alle voci di presunte “aperture” del governo per il rinnovo dei contratti, di cui pertanto al momento non si parla, e più in generale un atteggiamento che sembra ridurre il confronto a mera e sbrigativa informazione, senza alcuna possibilità di esame e discussione approfondita delle questioni. Quasi si trattasse di un’inutile perdita di tempo.
Chi ci conosce, sa che per noi il confronto sindacale non è mai stato un freno al cambiamento. Ai tavoli di discussione siamo sempre andati con proposte puntuali, concrete, serie, con grande apertura al dialogo e pronti ad assumerci la responsabilità delle scelte necessarie a realizzare impegnativi processi di innovazione. Su una riforma di così grande portata, il coinvolgimento di chi deve attuarla è indispensabile e ci auguriamo che non si ritenga a tal fine sufficiente un semplice scambio epistolare.
Sono milioni di lavoratori a dare volto e vita alla pubblica amministrazione, noi ne rappresentiamo una parte non trascurabile, vogliamo renderli protagonisti di un cambiamento di cui il loro lavoro è fattore decisivo, che merita di essere più adeguatamente riconosciuto e valorizzato”
.

Francesco Scrima, coordinatore Cisl Lavoro Pubblico

EGO-CreaNET Sintesi attività I semestre 2014

EGO-CreaNET Sintesi attività I° semestre 2014

La presente nota costituisce una relazione sintetica sull’attività semestrale svolta da Egocreanet e
sui risultati conseguiti in aderenza alla proposta di collaborazione con lo IUF per l’animazione e lo
sviluppo di progetti che includano l’Università di Firenze, presentata a fine 2013.
Nel primo semestre 2014, EGOCREANET (ONLUS – ONG) si è impegnata in particolare nel
promuovere alcune progettualità in collaborazione con l’Università di Firenze, con il CNR di Firenze
ed altri Enti ed Imprese del settore agro-alimentare al fine di capitalizzare il grande lavoro di
promozione che è stato realizzato, già in precedenza, attraverso l’elaborazione di iniziative e
progetti finalizzati alla valorizzazione dei rapporti tra Ricerca ed Impresa.
Nel mese di gennaio, Egocreanet ha supportato con successo la Cooperativa Agricola di Servizi
Cooperlatte nella fase di chiusura e rendicontazione del progetto “Qualificazione e valorizzazione
del latte del Mugello”, co-finanziato dalla Camera di Commercio di Firenze e realizzato nel secondo
semestre 2013 dalla stessa Cooperlatte, in collaborazione con il Centro Risonanze Magnetiche
dell’Università di Firenze e con Egocreanet, dimostrando la validità della Risonanza Magnetica
Nucleare per l’identificazione della stalla di provenienza del latte.
Come prosecuzione di tale progetto, Egocreanet ha coordinato la presentazione (a cura dello
stesso partenariato e Cooperlatte capofila) del progetto “Qualificazione metabolomica del latte del
Mugello” come fase 2 del precedente verificando l’influenza dei fattori legati all’alimentazione, ma
anche le correlazioni salutistiche. Il progetto è stato presentato in data 11.04.2014 sul “Bando per
la concessione di contributi per iniziative a favore del sistema delle imprese del settore agricoltura
– Settore zootecnico” della Camera di Commercio di Firenze.
Grazie anche al contributo erogato dall’Ente Cassa di Risparmio di Firenze al progetto
“Organizzazione della conferenza Nutra-Scienza 2014” (presentato da Egocreanet), integrato da
una piccola sponsorizzazione della Banca Chianti, Egocreanet ha sviluppato il percorso avviato nel
2013 per coinvolgere una rete di competenze e di esperienze sul settore agro-alimentare nella
elaborazione di azioni di promozione progettuale per Horizon 2020 e Expo 2015. In particolare, ha
assunto un particolare rilievo l’iniziativa NUTRA-AFRICA, per la presentazione di una coordination
and support action sulla call “H2020-SFS.6.2014: Sustainable intensification pathways of agro-food
systems in Africa”.
Il progetto NUTRA-AFRICA mira a indirizzare il futuro dell’agricoltura non più sulle culture
estensive (quantità), ma sul maggiore livello nutrizionale dei prodotti (qualità). L’innovazione
proposta intende condividere nuovi modelli di crescita economica e sociale, sia per l’Europa e
l’Africa, basati sulla sostenibilità della produzione agricola, concetto che richiede di migliorare la
qualità degli alimenti nutrizionali, garantire la sicurezza alimentare, la gestione dei cambiamenti
climatici, l’aumento della produttività del suolo, ridurre la deforestazione.
Il 10 aprile Egocreanet ha organizzato, presso la Regione Toscana, in Piazza dell’Unità Italiana 1 a
Firenze, un incontro dei soggetti coinvolti nel progetto NUTRA-AFRICA per la condivisione delle
priorità da affrontare e delle strategie progettuali. Hanno partecipato 26 fra ricercatori di diversi
enti locali, nazionali e spagnoli, belgi e africani.
L’11 aprile Egocreanet ha organizzato, presso l’Auditorium dell’Ente CRF, la conferenza
internazionale “Nutra-Africa: il futuro del cibo e l’innovazione dell’agricoltura”, ed a cui hanno
partecipato 22 rappresentanti di diversi enti di ricerca e non, oltre ai 14 relatori, puntualizzando le
tematiche concettuali per lo sviluppo e la sostenibilità di nuove strategie di trasformazione della
produzione agro-alimentare in Africa, necessarie per sviluppare coerentemente il progetto
NUTRA-AFRICA. La conferenza ha ricevuto il patrocinio della Regione Toscana, a riconoscimento
dell’importanza delle tematiche affrontate e del valore delle modalità organizzative.
Il progetto NUTRA-AFRICA è tuttora in fase di sviluppo e sarà presentato per la prossima scadenza
del 26.06.2014, con la collaborazione dell’Università di Firenze e del CNR di Firenze che saranno
partner della proposta. Il coordinamento della proposta è affidato alla società tedesca EurA
Consult (www.euraconsult.de) con la quale Egocreanet ha attivato una specifica e significativa
collaborazione partecipativa, assicurandosi il ruolo di coordinatore scientifico del progetto.
Riferimenti online:
· http://www.caosmanagement.it/menu-80/29-progettazione-nutra-scienza-per-horizon-2020
· http://gsjournal.net/Science-Journals/Communications-Biology%20/%20Medicine/Download/5490
· http://www.eurosportello.eu/sites/default/files/nutra-africa.pdf
In risposta al “Bando pubblico per progetti di ricerca nel settore Nutraceutica” della Regione
Toscana, Egocreanet ha coordinato l’elaborazione del progetto “Sviluppi della Nutraceutica in
Toscana: la spirulina alimentare come alimento funzionale”, presentato da Egocreanet (capofila) in
partenariato con Università di Firenze (DISPAA), CNR-ISE, Fiorgen e l’Azienda Sanitaria di Firenze, e
con il supporto di 5 imprese toscane. La proposta mira a realizzare e valorizzare prodotti funzionali
o cibi fortificati a base di spirulina, ma anche a definire processi più efficienti e più sicuri per la
produzione della spirulina stessa. Il progetto è stato presentato alla scadenza del 05.05.2014.
Infine, si ricorda che per meglio sviluppare il quadro di attività elaborato, Egocreanet ha effettuato
una variazione di statuto, al fine di configurarsi come una ONLUS – ONG.

Sesto Fiorentino (FI), 12 giugno 2014

In fede,

Il Presidente
(Paolo Manzelli)

Il Responsabile Amministrativo
(Marcello Traversi)

Riforma della Pubblica Amministrazione

Nella mattinata di oggi si è svolto, come programmato, a Palazzo Vidoni, l’incontro tra il Ministro Madia e le Confederazioni sindacali rappresentative a livello nazionale dei dirigenti e dei lavoratori del Pubblico Impiego sul tema della Riforma della Pubblica Amministrazione.
Il Ministro per la semplificazione e la pubblica amministrazione ha esordito, dicendo alle parti sociali intervenute che preliminarmente voleva chiarire a tutti gli invitati alla riunione due questioni.
La prima si riferisce al fatto che quanto circolato e letto in queste ore sui media e sugli organi di stampa è destituito di fondamento e che quindi i provvedimenti che verranno approvati domani in sede di Consiglio dei Ministri saranno diversi da quelli fin qui circolati; la seconda è che la disciplina concernente gli Enti di Ricerca Pubblica, necessitando di particolare approfondimento specifico, è stata “stralciata” per difformità di materia dal pacchetto delle misure previste e quindi sarà oggetto di disamina in un C.d.M. ad hoc.
Ha poi proseguito, confermando l’apprezzamento per il nuovo metodo di consultazione effettuato ed utilizzato sulla riforma in oggetto, da cui sono scaturiti prima il report e poi il documento di riflessione del Governo che indica l’impianto della Riforma della P.A, trasmesso ai Sindacati.
A questo punto sono intervenuti i rappresentanti delle OO.SS., che hanno più o meno tutti espresso critiche e perplessità, sia sul metodo seguito dal Governo quanto anche sui contenuti dei provvedimenti in esame.
Il Presidente di FP-CIDA, premettendo che si sarebbe limitato ad esprimere considerazioni e riflessioni soprattutto sui temi che toccano più da vicino la dirigenza, ha comunque convenuto sulla necessità, da una parte, di un maggiore approfondimento degli argomenti in discussione – non potendo disporre di documenti pervenuti ufficialmente dal Governo se non di quello trasmesso dalla stesso Ministro – e, dall’altra, della necessità che ulteriori momenti di riflessione si debbano porre in agenda per ulteriori confronti col Governo e col Parlamento.
Pur con i dubbi e le perplessità su una riforma che già domani potrebbe, in tutto o in parte, prendere il varo, ma che si conosce solo attraverso sintesi e per titoli e non attraverso un articolato organico, in particolare il Presidente ha affermato, attenendosi a sua volta a riflessioni di carattere generale, che un impianto normativo sulla dirigenza non possa prescindere dal principio di esclusione di ogni tipo di collusione fra politica e amministrazione/dirigenza, la quale ultima deve rimanere indipendente, anzi essere rafforzata nella sua autonomia, escludendo ogni forma di spoil-system ed affermando il profilo di terzietà.
Ne discende conseguentemente che totale dissenso generano sia la previsione di una trasformazione del rapporto di lavoro dirigenziale da indeterminato a determinato (ricordando tra l’altro che la temporaneità è già riassunta e contenuta nell’odierno incarico), sia la licenziabilità del dirigente che rimane privo di incarico oltre un certo termine, come pure l’abolizione delle fasce, perché in questo modo andremmo in decisa e netta controtendenza con il principio sopra enunciato, non sviluppando motivazione, impegno e carriere e soprattutto lasciando il dirigente “indifeso” di fronte ad eventuale ingerenze dell’organo politico.
Confermando la necessità che il reclutamento avvenga per concorso, il Presidente ha aperto alla possibilità dell’introduzione del ruolo unico della dirigenza, purché lo stesso sia il più possibile allargato alla dirigenza di tutte le Pubbliche Amministrazioni e non resti confinato in determinati perimetri e purché, soprattutto, persegua almeno due obiettivi: quello di costituire un “mercato” delle risorse dirigenziali che favorisca il migliore utilizzo delle competenze manageriali e quello di superare i casi di sperequazione retributiva tra le differenti aree dirigenziali.
Necessariamente, però, da esso vanno tenuti fuori i dirigenti medici per la particolarità e peculiarità del ruolo che ricoprono e dell’attività che svolgono.
Importante ancora il tema della valutazione della dirigenza, che deve essere il vero metro di misura delle capacità dirigenziali, da utilizzare per lo sviluppo di carriera e per l’affidamento di incarichi. Ma la stessa, per svolgere un ruolo davvero importante e decisivo, deve essere necessariamente terza, autonoma, indipendente, effettuata da organismo o struttura non riconducibile all’organo politico.
D’accordo, invece, sull’idea/proposta di un’unica Scuola Nazionale dell’Amministrazione, a patto che nella stessa si costituiscano apposite sezioni o dipartimenti, che tengano conto delle differenti specificità dirigenziali. Non si può essere invece in sintonia con l’abolizione della figura del Segretario comunale, che rappresenta un organo di garanzia dei diritti del cittadino ed è anche strumento di controllo contro la corruzione.
Si prende atto con favore del fatto che l’analisi della fattibilità della riforma e degli accorpamenti degli Enti di ricerca sia stata rinviata ad un momento successivo, perché in linea generale e di principio le aggregazioni non possono costituire la panacea ed il paradigma unico per ogni tipo di situazione.
Per esempio, non lo è senz’altro l’eventuale accorpamento o fusione fra ACI, PRA e Motorizzazione, in quanto non si razionalizza o semplifica spostando persone o strutture ma facendo circolare più velocemente e meglio dati, informazioni, notizie e documenti. Con la criticità aggiuntiva, inoltre, che questo tipo di soluzione non recherebbe vantaggio alle casse dello Stato ma anzi produrrebbe ulteriori costi; né assicurerebbe una migliore efficienza dei servizi. Nemmeno, infine, l’ipotesi circolata nelle ultime ore sembra andare nella direzione auspicata, perché non semplifica, non razionalizza né alleggerisce i carichi di lavoro delle strutture centrali dello Stato, bastando invece prevedere e garantire l’utilizzo, lo sviluppo e l’implementazione di strutture pubbliche ed impianti già esistenti che hanno dimostrato di possedere il giusto ed adeguato know-how.
La replica finale del Ministro Madia, a dire il vero, lascia aperti i molti dubbi suscitati dall’impianto della riforma per quello che oggi si conosce dello stesso.
Il Ministro ha confermato la necessità di procedere con una riforma che abbia un impianto nuovo e che sia discontinua rispetto a quelle poste in essere nel passato, utilizzando gli strumenti che il C.d.M. intenderà adottare già nella seduta di domani, ma prevedendo anche la possibilità di meri atti amministrativi, in quanto anche il Ministro ammette che già troppe norme sono state emanate negli anni precedenti.
Il Ministro conclude con l’impegno da parte del Governo a salvaguardare tutti i livelli occupazionali, a non penalizzare le persone dei dipendenti, a mettere in cantiere l’ipotesi del rinnovo contrattuale da troppo tempo fermo, previa reperibilità delle risorse per sostenerlo, a proseguire con coerenza la strada delle riforme, già tracciata dalla legge Del Rio sulla riorganizzazione territoriale degli Uffici dello Stato, assicurando nel contempo che non ci saranno tagli lineari (anche se la riduzione dei permessi sindacali – che il Ministro ha confermato – sembra andare in quella direzione), anzi agevolando il part-time e fissando regole più flessibili sul turn-over, bloccando quello dei dirigenti.
A proposito di questi ultimi, ha sostenuto che questa riforma intende valorizzarli dando grande rilievo alla valutazione; ma, nel contempo, ha ribadito l’intenzione del Governo di introdurre i meccanismi di competizione e di mercato volendo evitare che automatismi di carriera tradizionali impediscano la mobilità fra gli incarichi e la crescita professionale delle capacità manageriali.

Lettera aperta

Lettera aperta a

Matteo Renzi, Presidente del Consiglio dei Ministri

Stefania Giannini, Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della ricerca

Le Raccomandazioni del Consiglio dell’Unione Europea sul programma nazionale di riforma 2014 dell’Italia confermano quanto da tempo sosteniamo riguardo alla scuola ed in particolare alla carriera dei docenti. La necessità, in essa sostenuta, di una diversificazione della carriera per i docenti italiani, con una progressione correlata alle competenze e al merito, rappresenta una delle tesi centrali della nostra proposta di riforma “Per una scuola democratica e responsabile”.
Tanto premesso riteniamo che le Raccomandazioni del Consiglio possano, alla luce del nuovo impulso riformatore dato dall’azione di governo, rappresentare un momento importante per ripensare profondamente alcuni aspetti strutturali della scuola italiana, per migliorarne l’efficacia organizzativa e i risultati scolastici e nel contempo realizzare una più efficacia gestione delle risorse finanziarie. Ma cogliere il senso delle sollecitazioni che ci pervengono dall’Unione Europea significa anche rispondere all’imperativo categorico della necessità di rilanciare il ruolo e la funzione del nostro sistema educativo, condizione ormai imprescindibile per un effettivo sviluppo del nostro Paese. Un compito in cui tutti devono essere coinvolti per superare una pratica finora costante di riforme calate dall’alto e destinate a durare il tempo di una legislatura. Solo così la politica potrà riacquistare il suo ruolo, agendo oggi per migliorare il domani, e rendere meno incerto il futuro di milioni di persone.
Proprio per questo vogliamo proporre alla Loro attenzione alcuni punti della nostra proposta -i punti II e III sono già contenuti nel progetto di legge (A.C.4121) presentato nella scorsa legislatura dal PD-, rinviando ad un incontro tecnico, che ci auguriamo vorranno farci accordare, la discussione di merito delle questioni coinvolte.
I nodi cruciali che dovrebbero essere affrontati per un cambiamento capace di produrre nella scuola italiana i cambiamenti auspicati, in sintesi, riguardano:

Autonomie responsabili

I piani di dimensionamento della rete scolastica, così come previsti dal D.P.R. 233/1998, sono finalizzati a discriminare le istituzioni scolastiche in relazione alle dimensioni dei singoli istituti (numero di alunni) senza tener conto che in ambiti territoriali assai ristretti possano esserci istituti della stessa tipologia. Ciò, spesso, ha dato luogo a duplicazioni di corsi di studio con sottoutilizzo delle risorse e senza alcun reale vantaggio per l’utenza scolastica, ma anche instabilità degli organici e discontinuità nell’attività didattica, per il continuo avvicendamento dei docenti.
Si tratta, allora, di definire degli ambiti organizzativi dell’offerta formativa a livello sub provinciale, in cui siano garantiti un’offerta articolata e univoca dei diversi percorsi di studio e un organico funzionale stabilizzato del personale docente che consenta in modo flessibile di assorbire esuberi e carenze, senza effetti, nel medio periodo, sulla mobilità esterna. Ciò renderebbe inutile il ruolo attualmente svolto dagli ex provveditorati, le cui funzioni -sostanzialmente la gestione degli organici- andrebbero svolte da un organismo territoriale di coordinamento delle autonomie scolastiche. Non si tratterebbe di costituire nuove strutture burocratiche, ma organismi rappresentativi delle autonomie scolastiche dotate di una struttura minimale per il supporto tecnico delle stesse.
Tanto dicasi per gli Uffici Scolastici Regionali che potrebbero essere soppressi e le loro funzioni in parte ritornare a livello centrale e in parte traferite ai nuovi organismi territoriali di coordinamento delle autonomie scolastiche.
I risparmi di spesa, per come si può evincere dalla tabella allegata, sarebbero notevoli e dovrebbero essere reinvestiti nelle scuole per migliorare la qualità e l’efficacia dell’intero sistema educativo. Un nuovo modello organizzativo di “autonomia responsabile” che riduce alla dimensione funzionale l’apparato amministrativo e che mette al centro le scuole e la funzione che ne legittima la loro stessa esistenza, l’attività educativa e formativa.

Governo democratico della scuola

Dopo ben tre lustri dall’attribuzione alle scuole dell’autonomia scolastica e ai capi di istituto della dirigenza scolastica il bilancio che può trarsi non è certamente positivo. L’introduzione nelle scuole della dirigenza è stata una scelta miope e profondamente sbagliata, tanto da determinare una sclerotizzazione burocratica ed autoritaria dell’organizzazione scolastica. La dirigenza scolastica non ha contribuito a migliorare l’efficienza gestionale delle scuole e, ancor meno, non ha prodotto effetti positivi sui risultati scolastici dei nostri studenti. Per converso è peggiorato il clima all’interno delle istituzioni scolastiche e accresciuta in maniera esponenziale la conflittualità tra dirigenti scolastici, docenti e personale ATA.
Si tratta allora di superare l’autonomia funzionale e di riconoscere alle scuole una potestà statutaria che consenta loro di poter riscrivere i cardini della propria organizzazione. Ciò, naturalmente, richiederà l’abbandono dell’attuale organizzazione burocratica e dirigistica, prevedendo una chiara distinzione tra funzioni di indirizzo e di gestione, queste ultime demandate, come avviene in molti Paesi europei, a un organo collegiale (la direzione), ma anche prevedendo la temporaneità del mandato del rappresentante dell’istituzione scolastica e il conferimento dell’incarico attraverso l’elezione (preside elettivo) da parte della comunità professionale che opera nella scuola.
Per il nostro sistema scolastico si tratterebbe, com’è facile immaginare, di un’importantissima innovazione. Per il preside eletto la temporaneità dell’incarico e il suo conferimento attraverso l’elezione non possono che accentuare il carattere di missione della sua azione che diviene imprescindibile dalla qualità e dai risultati del processo di insegnamento-apprendimento e dal rapporto con l’insegnamento, che è solo sospeso per la durata del mandato.

Leadership distribuita

Gli insegnanti italiani, come sottolineano le Raccomandazioni del Consiglio, hanno “un percorso di carriera unico” e “prospettive limitate di sviluppo professionale”. Gli insegnanti italiani in realtà sono privi di uno sviluppo di carriera, intesa come progressione professionale a cui si connettono la possibilità di attribuzione di nuove funzioni e di maggiori responsabilità, ma sono soggetti solo ad una progressione retributiva legata all’anzianità del servizio. Tra l’altro si tratta di una progressione assai lenta e lunga, molto distante dalla media europea. Un aspetto che unito ad altri fattori, quali il basso livello delle retribuzioni, la scarsa considerazione sociale del lavoro degli insegnanti, il peggioramento delle condizioni di lavoro all’interno delle scuole, i continui trasferimenti d’ufficio, etc.. stanno determinando una condizione dei docenti in Italia al limite della sostenibilità.
Costruire un percorso di carriera per i docenti non solo è necessario per allineare la condizione economica dei docenti alla media europea, ma è anche una condizione imprescindibile per avviare un profondo cambiamento nell’organizzazione scolastica, verso un nuovo modello di leadership distribuita ove le competenze professionali e le qualità personali possano rappresentare la chiave di volta di processi virtuosi di partecipazione al governo dell’istituzione scolastica e di responsabilizzazione rispetto ai risultati. Ciò non potrà che passare attraverso una riforma dello stato giuridico dei docenti che dia la possibilità di svolgere funzioni diverse di responsabilità all’interno dell’istituzione scolastica legate ad un’articolazione della carriera in fasce funzionali non gerarchiche e che consenta a coloro che si trovano nella fascia più alta di poter essere eletti presidi dell’istituzione scolastica. Altri tasselli importanti di questa riforma dovrebbero essere l’istituzione di Albi regionali della docenza e di un organo di garanzia della libertà di insegnamento, quale può essere l’istituzione del Consiglio superiore della docenza.

L’architrave

Un sistema di autonomie responsabili e sistemi di governo democratici di governo delle scuole comportano il potenziamento delle funzioni di supporto tecnico e di controllo, quale architrave di una nuova architettura del nostro sistema educativo. Ciò potrà avvenire, per quanto riguarda le funzioni di supporto tecnico, con l’attribuzione agli ex dirigenti scolastici della qualifica di dirigenti tecnici e con la loro applicazione funzionale, in un ruolo ad esaurimento, presso gli organismi territoriali di coordinamento delle autonomie scolastiche.
Mentre il potenziamento delle funzioni di controllo non potrà che avvenire con la riattribuzione agli attuali dirigenti tecnici della qualifica di ispettori scolastici, con funzioni che andrebbero ridefinite all’interno di un nuovo sistema nazionale di valutazione.

Il bivio di fronte al quale oggi si trova l’Italia non lascia molte scelte, la politica non può più continuare a spingere i problemi del Paese sotto il fatidico tappetino, qualcuno prima o poi dovrà scuoterlo o altri saranno chiamati a farlo.
Se quanto esposto e rappresentato è condiviso, chiediamo che quella stessa fermezza dimostrata in altre scelte, che gli italiani hanno ampiamente dimostrato di apprezzare, venga assunta per dare al nostro Paese una Scuola democratica e responsabile, da cui far partire un processo nuovo per riavvicinare i cittadini alle istituzioni, dando nuova linfa alla democrazia.
I migliori auguri di buon lavoro.

Il Presidente
Prof. Francesco Greco

Ipotesi CCNL

Presso l’ARAN sono state siglate in data odierna le ipotesi di:

CCNL relativo al personale del comparto scuola per il reperimento delle risorse da destinare per le finalità di cui all’art. 8, comma 14 del D.L. n. 178/2010 convertito dalla legge n. 122/2010 e dall’art. 4, comma 83, della L. n. 183/2011.

 

Grazie al predetto il 2012 torna ad essere utile per le progressioni economiche. La CISAL FPC Dipartimento Scuola ha tuttavia aspramente criticato che le risorse siano state recuperate da un taglio del Fondo di Istituto.

 

CCNL relativo al riconoscimento al personale ATA della Scuola dell’emolumento una tantum avente carattere stipendiale di cui all’articolo 1-bis del decreto legge 23 gennaio 2014, n. 3, convertito con modificazioni dalla legge 19 marzo 2014, n. 41.

E’ una vittoria da parte della CISAL FPC DIPARTIMENTO SCUOLA e delle altre O.S. del comparto che hanno così scongiurato, per il personale interessato, il rischio di dover restituire compensi già percepiti.

 

Entrambe le ipotesi di accordo sono consultabili sul sito dell’ARAN:

http://www.aranagenzia.it

 

Resta ferma la nostra posizione rispetto alla perdita degli emolumenti relativi allo scatto dell’anno 2013; in relazione a tale questione verrà attivata ogni utile iniziativa.

 

Il Segretario Nazionale

G. Trovato

ESAMI DI STATO 2014

ESAMI DI STATO 2014

OLTRE 30 MILA STUDENTI SUI BANCHI IN EMILIA-ROMAGNA

 

Saranno oltre 30 mila gli studenti delle scuole secondarie di II grado della regione che per l’anno scolastico 2013/14 sosterranno gli esami di stato (in passato denominati “esami di maturità”).

E’ questo il dato che emerge dal quadro diffuso dall’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna che comprende tutti gli alunni iscritti alle classi quinte delle scuole statali e paritarie e i privatisti.

Pur tenendo conto che gli scrutini in molte scuole sono attualmente in corso, è già possibile quantificare, seppur non in via definitiva, il numero di ragazzi chiamati a sostenere l’esame di stato nella nostra regione.

In Emilia-Romagna sono complessivamente 30.324 i “maturandi” interni ed esterni (29.233 candidati nelle scuole statali e 1.091 nelle paritarie).

Il 38.7% di questi appartiene ai licei, il 37.2% agli istituti tecnici, il 20.3% ai professionali e il 3.8% agli istituti artistici.

I numeri più alti si registrano, come per l’anno scolastico precedente, a Bologna e a Modena, che registrano rispettivamente 6.125 e 5.283 alunni interessati.

Saranno invece 726 (15 in più dell’anno scorso) le commissioni esaminatrici impegnate negli esami di stato, 144 di queste opereranno nel capoluogo, segue Modena con 126.

 

Di seguito le tabelle riepilogative, con la suddivisione provinciale e per area di indirizzo.

 

 

 

 

 

Tabella 1

  • Candidati agli esami di stato interni ed esterni delle scuole statali e paritarie, a.s. 2013/14 *
Provincia Tipologia Candidati Statali Paritarie Statali e Paritarie Totali
Bologna Interni 5.399 426 5.825 6.125
Esterni 268 32 300
Ferrara Interni 2.461 0 2.461 2.525
Esterni 64 0 64
Forlì-Cesena Interni 2.802 39 2.841 2.896
Esterni 54 1 55
Modena Interni 4.870 146 5.016 5.283
Esterni 245 22 267
Parma Interni 3.087 98 3.185 3.280
Esterni 94 1 95
Piacenza Interni 1.687 88 1.775 1.867
Esterni 85 7 92
Ravenna Interni 2.257 50 2.307 2.431
Esterni 122 2 124
Reggio Emilia Interni 3.235 32 3.267 3.362
Esterni 95 0 95
Rimini Interni 2.220 146 2.366 2.555
Esterni 188 1 189
Emilia Romagna Interni 28.018 1.025 29.043 30.324
Esterni 1.215 66 1.281

 

  • Fonte Dati: portale SIDI, dati aggiornati al 04/06/2014.

** Il dato è provvisorio in quanto sono in corso di svolgimento gli scrutini.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tabella 2

  • Candidati agli esami di stato per area di indirizzo (valori assoluti), a.s. 2013/14
Provincia Istituti Artistici Arte Applicata Professionale Tecnico Classico Linguistico Scientifico Socio-psico-pedagogico
Bologna 197 30 1.199 2.038 334 431 1.615 311
Ferrara 77 37 519 847 81 199 544 258
Forlì-Cesena 76 54 571 1.195 105 167 598 184
Modena 180 180 1.072 2.126 251 384 1.003 267
Parma 179 58 523 1.251 216 155 795 161
Piacenza 63 0 282 679 95 144 475 129
Ravenna 117 53 625 942 104 153 337 153
Reggio Emilia 142 94 857 1.244 135 180 606 198
Rimini 131 59 495 953 146 101 602 127
Emilia Romagna 1.162 565 6.143 11.275 1.467 1.914 6.575 1.788

 

  • Fonte Dati: portale SIDI, dati aggiornati al 04/06/2014.

 

Tabella 3

  • Candidati agli esami di stato per area di indirizzo (valori percentuali), a.s. 2013/14
Provincia Artistico Professionale Tecnico Liceo
Bologna 3,2% 19,6% 33,3% 43,9%
Ferrara 3,0% 20,6% 33,5% 42,9%
Forlì-Cesena 2,6% 19,7% 41,3% 36,4%
Modena 3,4% 20,3% 40,2% 36,1%
Parma 5,5% 15,9% 38,1% 40,5%
Piacenza 3,4% 15,1% 36,4% 45,2%
Ravenna 4,8% 25,7% 38,7% 30,7%
Reggio Emilia 4,2% 25,5% 37,0% 33,3%
Rimini 5,1% 19,4% 37,3% 38,2%
Emilia Romagna 3,8% 20,3% 37,2% 38,7%
         
  • Fonte Dati: portale SIDI, dati aggiornati al 04/06/2014.

 

Tabella 4

  • Candidati agli esami di stato area liceo (valori percentuali), a.s. 2013/14
Provincia Classico Linguistico Scientifico Socio-psico-pedagogico Totale Liceo
Bologna 5,5% 7,0% 26,4% 5,1% 43,9%
Ferrara 3,2% 7,9% 21,5% 10,2% 42,9%
Forlì-Cesena 3,6% 5,8% 20,6% 6,4% 36,4%
Modena 4,8% 7,3% 19,0% 5,1% 36,1%
Parma 6,6% 4,7% 24,2% 4,9% 40,5%
Piacenza 5,1% 7,7% 25,4% 6,9% 45,2%
Ravenna 4,3% 6,3% 13,9% 6,3% 30,7%
Reggio Emilia 4,0% 5,4% 18,0% 5,9% 33,3%
Rimini 5,7% 4,0% 23,6% 5,0% 38,2%
Emilia Romagna 4,8% 6,3% 21,7% 5,9% 38,7%

 

  • Fonte Dati: portale SIDI, dati aggiornati al 04/06/2014

 

 

Tabella 5

  • Numero commissioni degli esami di stato per provincia, a.s. 2013/14*
Provincia Numero Commissioni
Bologna 144
Ferrara 60
Forlì-Cesena 67
Modena 126
Parma 79
Piacenza 45
Ravenna 61
Reggio Emilia 83
Rimini 61
Emilia Romagna 726

 

  • Fonte Dati: portale SIDI, dati aggiornati al 04/06/2014.

Insegnanti, arrivano gli scatti di anzianità 2012, ma la Cgil non ci sta

da Corriere.it

L’intesa all’aran

Insegnanti, arrivano gli scatti di anzianità 2012, ma la Cgil non ci sta

Il sindacato guidato da Pantaleo critica: «Così si penalizzano le risorse destinate alle scuola». Raggiunto anche l’accordo all’Aran per il pagamento delle posizioni economiche del personale Ata

di Valentina Santarpia

Accordo fatto: i sindacati hanno firmato all’Aran, l’Agenzia per la rappresentanza negoziale delle Pubbliche amministrazioni, l’intesa sugli scatti di anzianità 2012 del personale della scuola e sulle posizioni economiche del personale Ata (ausiliari, tecnici e amministrativi). L’accordo è stato firmato da tutti i sindacati tranne la Flc-Cgil, che ha firmato soltanto la parte dell’intesa relativa al personale Ata. Soddisfatta il ministro Stefania Giannini: «Con l’accordo si scongiura definitivamente la possibilità che il personale debba restituire, a causa di un pasticcio burocratico ereditato dal passato, somme già percepite. Il governo ha dunque mantenuto uno dei primi impegni presi dopo il suo insediamento. Ora – conclude il ministro – dobbiamo lavorare per integrare il Fondo per il Miglioramento dell’Offerta Formativa in parte utilizzato proprio per coprire gli scatti».

«Nessuna restituzione dei soldi in busta paga»

Commenti positivi anche da parte del segretario della Cisl scuola, Francesco Scrima: «Anche il 2012 torna ad avere piena validità per le progressioni economiche di chi lavora nella scuola. È questo il frutto dell’accordo che abbiamo firmato oggi all’Aran, un accordo che vale per tutto il personale del comparto, docente e Ata. Avevamo come obiettivo prioritario la tutela del salario fondamentale – spiega Scrima – e lo abbiamo conseguito nell’unico modo oggi possibile, assumendoci ancora una volta la responsabilità delle scelte necessarie». Importante anche, per Scrima, l’accordo sul personale Ata, che fa salve le posizioni economiche dal 1 settembre 2011 al 31 agosto 2014: «Viene rimosso definitivamente, per gli interessati, il rischio di dover restituire soldi già avuti in busta paga». Secondo Marco Paolo Nigi, il segretario generale dello Snals-Confsal, si è «evitata l’ennesima ingiustizia ai danni del personale della scuola». Per il coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti, Rino Di Meglio, è stato «portato a casa un risultato importante per tutti i docenti ma non possiamo esultare perché manca ancora all’appello lo scatto del 2013».

 

Le spese? Le fa il Fondo di istituto

L’intesa, in sintesi, prevede che saranno pagati gli scatti di anzianità per coloro che li hanno maturati a dicembre 2012 con un riconoscimento economico che permane per i prossimi anni; saranno pagati gli arretrati con decorrenza gennaio 2013; per tutti il personale viene riconosciuto l’anno 2012 ai fini della riconoscimento giuridico dell’anzianità e della pensione; per il personale Ata, per il quale è stato sottoscritto specifico contratto, saranno pagate le posizioni economiche fino ad agosto 2014.Le progressioni di carriera saranno corrisposte sia ai docenti che le hanno già maturate, sia a quelli che devono ancora raggiungerle. Ma per siglare l’accordo è stato necessario sacrificare il Fondo di istituto: ed è questo il motivo per cui la Cgil scuola alla fine non ha firmato il documento: «La nostra mancata firma deriva dalla sottrazione di una parte consistente del Mof, da cui si finanzia il Fondo d’Istituto: a regime si cancelleranno 350 milioni di euro l’anno. Una quota che mette le scuole ancora più in ginocchio di quanto lo sono oggi», spiega il segretario Mimmo Pantaleo. Critico anche l’Anief, che stima: «Le scuole perderanno 1,3 miliardi in tre anni. C’è poco da esultare- sostiene Marcello Pacifico, presidente del sindacato paladino dei precari – per permettere di assolvere il diritto degli aumenti stipendiali automatici vengono tagliati in modo irrecuperabile 124 milioni di euro nel 2013 (che si aggiungono ad altri 280 già cancellati), circa 550 milioni per il 2014 e 350 milioni per il prossimo anno. Con la prospettiva che il taglio di oltre un terzo del MOF diventi permanente».

«E ora tocca al contratto»

Ma «questo è l’ultimo accordo che si rende necessario per pagare gli scatti – minimizza il segretario della Uil, Massimo Di Menna – che fa riferimento al terzo anno del triennio 2010-2012. È anche l’ultimo che vede nelle risorse impiegate anche parte del fondo di istituto». A partire dal 2014, infatti, si ripristinerà il meccanismo degli scatti con una crescita stipendiale legata all’anzianità di servizio. «La sfida sarà quindi ora sul versante contrattuale per la qualità della scuola pubblica e il riconoscimento professionale di chi ci lavora- precisa Di Menna- Il presidente del Consiglio ora deve dare seguito a quanto affermato in più sedi in merito alla centralità dell’istruzione, sul prezioso lavoro che si svolge nelle scuole, sulle basse retribuzioni».

Copiare all’esame? Sì, no, forse Ma non contate sui «secchioni»

da Corriere.it

Un maturando su quattro spera in un «aiutino»

Copiare all’esame? Sì, no, forse Ma non contate sui «secchioni»

Sondaggio: quest’anno, alla maturità almeno 3 studenti su 5 non faranno copiare il compagno di classe. L’esperto: «È come evadere le tasse»

di Antonella De Gregorio

«Se vuoi, puoi». «No, non si può, ma se sei furbo lo fai». La Maturità scatena inevitabili istinti di sopravvivenza. O forse sublima quella tendenza a non rispettare le regole propria di un Paese che dimostra un acutissimo bisogno di rispetto della legalità. All’esame di Stato, come e più che nei compiti in classe, se si può si copia. Sbagliato, ma scontato.

Così si copia

Ed ecco che alla vigilia si rinnovano i consigli dei più «sgamati»: bigini e cartuccere da lasciare in bagno; bigliettini e annotazioni nel vocabolario; fogliettini con le date nella penna vuota, formule e mini appunti sulle unghie, sul cerchietto per capelli, nel palmo della mano. È forse tramontata la tecnologia che aveva meravigliato un paio di edizioni fa: l’incredibile orologio-bigliettino, un lettore MP3 provvisto di 2GB di memoria, capace di contenere tantissime informazioni. Porta via troppo tempo e distrae. Meglio il cellulare, opportunamente nascosto, con gli auricolari che spuntano da una manica incredibilmente lunga per temperature che, in quel giorno, è facile prevedere elevate.

 

Ma i «secchioni» non ci stanno

È vero però che anche i prof quel giorno saranno attrezzati e vigili. Meglio quindi non esibire arsenali troppo forniti e, piuttosto, affidarsi all’aiuto del compagno di banco o del secchione di classe. La pensa così un maturando su quattro, secondo un sondaggio di Skuola.net. Rischiando, però, sonore delusioni. Il medesimo sondaggio, dopo aver interpellato 2300 studenti prossimi all’esame di Stato, rivela che tre «secchioni» su 5 non passeranno il compito; mentre 1 su 3 sceglierà chi aiutare a seconda della simpatia. Troppo alta la posta in gioco. Troppo forte il desiderio di primeggiare, di fare bella figura. Il 60% dei candidati – dice la community studentesca – ha paura di essere scoperto. Il 32% afferma che solo al momento dell’esame deciderà se e a chi passare il compito. Un boom inaspettato di secchioni dell’ultima ora, visto che la percentuale di coloro che non passano i compiti durante l’anno non arriva al 7%. Brutta sorpresa per molti, dunque.

Come evadere le tasse

E se c’è chi vede quella di copiare come «un’arte» che non si può improvvisare, o una sporta di lavoro collaborativo, da promuovere, c’è anche chi da anni si sforza, con analisi e riflessioni accademiche, di dimostrare che copiare è in niente diverso dall’evasione fiscale. Furto del sacrificio altrui. E che di solito è chi più copia ad assolvere il copiare.

«Troppa benevolenza»

«L’arte di copiare non è estemporanea nè casuale – sostiene Marcello Dei, professore di Sociologia dell’educazione a Urbino – ma è frutto di un processo di apprendimento e di socializzazione che inizia nella scuola primaria, si evolve negli anni della crescita e raggiunge il suo massimo negli ultimi anni della secondaria superiore». Arrivando a cristallizzarsi in quel «vuoto di socializzazione civica» che in età adulta è difficile colmare. «Si copia ovunque – ammette il professore, che alla discutibile “arte” ha dedicato convegni e scritti («Ragazzi si copia. A lezione di imbrogli nella scuola italiana», Il Mulino 2011) – ma nel nostro Paese ciò che rende eccezionale questo fenomeno è la singolare benevolenza con cui viene tollerato».

Sarà tolleranza zero?

Ma forse stiamo entrando in zona «tolleranza zero», se il sondaggio della community di studenti si rivelerà attendibile. E chissà che non si possa iniziare a riflettere, a partire dalla scuola, su quei trucchi che – dice Dei – «falsificando la verifica degli apprendimenti, azzerano il merito».

Esami, è ora di Invalsi. Un incubo per i ragazzi? No, aiuta a studiare meglio

da Corriere.it

E per le superiori il test dovrebbe debuttare nella maturità 2015

Esami, è ora di Invalsi. Un incubo per i ragazzi? No, aiuta a studiare meglio

Pro e contro della prova. Il ministro: ampliare la valutazione. Un papà: «Finalmente ho visto mio figlio studiare ragionando»

di Antonella De Gregorio

Saranno 590mila studenti, 20mila classi, a chiudere l’esame di terza media, il 19 giugno, con la controversa prova Invalsi: un testo letterario tratto da un romanzo, da un racconto o da una novella e un testo informativo di taglio scientifico, storico, politico o sociale su cui esibire comprensione e conoscenze grammaticali. E una parte di matematica, con 25-30 domande di quattro aree: algebra, geometria, relazioni e funzioni, e statistica e probabilità. Come l’anno passato. Identiche le raccomandazioni e i divieti: si potranno portare penna (non cancellabile), righello, squadra e goniometro; banditi calcolatrice e vocabolario. Per evitare copiature, le prove sono state organizzate in cinque versioni differenti con le domande uguali per tutti, ma in ordine diverso. E dal responsabile Invalsi arrivano parole rasserenanti per l’esito del test: «Non può mettere più di tanto a rischio la promozione», spiega Roberto Ricci: «Il punteggio ottenuto condiziona in una minima percentuale, pari a circa il 15%, il voto finale. Questo significa che, anche se al test si ottiene il punteggio minimo di 4, ma si ha la sufficienza in tutte le altre prove che compongono l’esame, la promozione sarà ugualmente assicurata». Certo, per chi ha una media alta, uno «scivolone» all’Invalsi potrebbe rivelarsi fatale per la media e far tramontare i sogni di lode. Niente Invalsi, invece, ancora per quest’anno, per i ragazzi delle superiori: per loro i test potrebbero arrivare dalla maturità 2015, ma le modalità non sono ancora definite: potrebbero affiancare o sostituire il «quizzone» della terza prova.

Le proteste

Non si annunciano «ribellioni» come quelle registrate in diverse scuole nel mese di maggio, all’appuntamento con le prove standardizzate per misurare i livelli di apprendimento e le competenze in italiano e matematica degli alunni di seconda e quinta elementare e delle seconde superiori. Parte degli studenti e frange di professori hanno protestato contro i «test a crocette imposti dall’alto» e quello che ritengono un giudizio sul proprio operato, proponendo il boicottaggio, non presentandosi a scuola, consegnando i fogli ricamati con disegni e sberleffi.

 

I vantaggi

Della campagna delle istituzioni per mettere in luce i vantaggi di questo tipo di valutazione si è parlato a lungo: la presidente dell’Invalsi, Anna Maria Ajello è anche intervenuta con una lettera aperta agli insegnanti, in cui spiegava che i test «servono a costruire parametri del reale funzionamento della scuola italiana» e per «dare alle singole scuole un punto di riferimento esterno e verificato». Non per spaccare il Paese, per assegnare medaglie agli insegnanti, per stigmatizzare realtà più lente della media. E neanche per sanzionare i deficit: il sistema – dice Roberto Ricci – per sua natura serve, al più, a segnalarli.

«L’Invalsi non si tocca»

Comunque l’Invalsi non si tocca. Anche se, magari, un po’ si può cambiare. Lo dice da tempo il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini. Che alla valutazione non vuole rinunciare: «È imprescindibile per migliorare la scuola – dice – unico vero strumento per salvare questo Paese». «Bisogna entrare appieno in questa logica, andando avanti, completando gli strumenti a disposizione – sostiene il ministro – Queste prove, che, è vero, in alcuni casi non sono diagnostiche, per esempio sui Bes, misurano l’apprendimento in due aree specifiche. È un po’ come se per valutare un ospedale si prendesse in considerazione il funzionamento di due reparti. E invece la valutazione deve comprendere tutto: strutture, personale, funzionamento complessivo».

Le raccomandazioni Ue

Lo chiede anche Bruxelles, che ha messo fretta al ministro, con le Raccomandazioni emanate nei primi giorni di giugno: la numero 14 si occupa proprio di scuola e professori e chiede all’Italia di «compiere sforzi per migliorare la qualità dell’insegnamento e la dotazione di capitale umano a tutti i livelli di istruzione». Anche, suggerisce esplicitamente la Commissione europea «diversificando la carriera dei docenti la cui progressione deve essere meglio correlata al merito e alle competenze, associata a una valutazione generalizzata del sistema educativo».

In «cantiere»

Ma se è stato chiarito che la valutazione degli apprendimenti non servirà tout court per valutare gli insegnanti – e magari collegare merito e stipendio – resta da vedere quale sarà lo strumento di misurazione delle funzioni e delle carriere proposto da quel «cantiere» su reclutamento, formazione e valorizzazione dei docenti voluto dal premier per elaborare proposte per la scuola.

Un aiuto alla didattica

Intanto, così com’è formulata, la prova sembra aprire nuove prospettive sul modo di insegnare. Ne è convinto Giovanni Carrada, padre di un ragazzo che sostiene in questi giorni l’esame di terza media. Divulgatore scientifico, autore di programmi per la Rai in cui si ragiona anche di scienza e divulgazione, afferma: «Per la prima volta, per la preparazione dell’Invalsi ho visto in mano a mio figlio un libro in cui la matematica è stata trattata come dovrebbe: non si chiede di fare operazioni astratte, ma i problemi proposti sono tratti dal mondo reale e i quesiti strutturati in modo che si debbano trovare le soluzioni ragionando». È il modo più avanzato di insegnare la matematica, sostiene Carrada. E, anche, la base del successo dei sistemi educativi più evoluti: Olanda, Finlandia e gli altri Paesi nordici, dove non ci si ferma alla conoscenza astratta, ma si chiede anche di saperla applicare. «Forse il grande buco nero della prova in questione, oggi, è che misuri qualcosa di diverso da ciò che si studia tutto l’anno», aggiunge. E anche che i risultati siano pubblici e confrontabili solo per una scuola su sette.

La scuola da ricostruire

da la Repubblica

La scuola da ricostruire

Se l’istruzione pubblica è in questo stato non è solo per la crisi. E se deve essere rifatta non è solo nelle mura. Bisogna mutare strada rispetto a quella battuta

Adriano Prosperi

CI SONO tante emergenze nel nostro paese. Ma il rapporto del Censis sugli edifici scolastici statali e le lettere dei sindaci al premier Renzi ne segnalano una gigantesca. Edifici vetusti, cadenti, pericolosi per l’amianto o perché il tetto e le mura non ce la fanno più. Lo chiamiamo patrimonio edilizio, ma più che un patrimonio è un debito: è vecchio, arretrato, è stato lasciato indietro mentre l’edilizia privata conosceva il boom. È tempo di
cambiare marcia.
Ma se la scuola statale è in questo stato non è solo per la crisi finanziaria e il patto di stabilità. E se deve essere ricostruita non è solo nelle mura e nei soffitti, negli impianti e nella eliminazione di rischi per la salute. Bisogna mutare strada rispetto a quella battuta da tempo: non solo in Italia.
Quella che ci ha portato qui è una strada lunga: e si è aperta davanti alle classi dirigenti e all’opinione pubblica quando ha vinto la convinzione che la scuola dovesse essere assoggettata alle leggi del mercato capitalistico. Leggi nuove: all’idea della scuola pubblica come canale formativo del cittadino e luogo di accesso ai più alti gradi del sapere sono subentrate le leggi della concorrenza per attirare i clienti-studenti e dell’efficienza che obbligava a sfornare un “capitale umano”. Inutile spreco è apparso l’obbligo dell’insegnante di formare l’allievo come personalità matura e cittadino cosciente dei suoi diritti e doveri. Occorreva addestrarlo per essere immesso sul mercato. Questa la dottrina entrata in vigore nel mondo occidentale coi governi di Margaret Thatcher e con Ronald Reagan negli Usa. Dunque, scuole pubbliche e private entravano in concorrenza. La svolta fu segnata negli Usa dal rapporto 1983 della commissione insediata da Reagan che denunziava lo stato fallimentare del sistema scolastico: la signora Thatcher ne seguì l’esempio con l’Education Reform Act del 1988.
Non parliamo delle conseguenze nel mondo anglosassone: importa invece osservare quelle che si ebbero in Italia. Il nostro paese aveva all’epoca una scuola pubblica e una università tutt’altro che disprezzabili, anche se messe a dura prova nelle loro strutture da un aumento della popolazione scolastica — dovuto al progresso economico e sociale del paese che viveva un primo avvio di correzione della ripartizione della ricchezza. Anche l’Italia subì gli effetti della nuova dottrina. Qui l’unica forma di concorrenza possibile era tra scuola pubblica e scuole confessionali: in quella direzione fu accelerato il flusso dei finanziamenti e si moltiplicarono le forme di servilismo verso le istituzioni educative di marca confessionale. La scuola pubblica dovette aprire le sue porte a insegnanti di religione nominati dai vescovi, in barba alla Costituzione. Da allora lo smantellamento della scuola pubblica e dell’università non ha conosciuto interruzione. Si poteva sperare qualcosa dalla costruzione europea. Ma qui ci siamo trovati davanti alla vittoria di un’idea di modernizzazione che recepiva in pieno il dogma liberista. Intanto, da noi si è venuta scatenando nella comunicazione pubblica un’offensiva tesa a convincere che è inutile perdere tempo a scuola. Siamo precipitati all’ultimo posto in Europa come percentuale di laureati e continuiamo a discendere nelle statistiche sul grado di istruzione della popolazione, la quantità di libri letti, la conoscenza e il rispetto del nostro patrimonio culturale.
È una corsa all’indietro che talvolta si veste di nuovi panni e si maschera da volontà riformatrice. Di recente la ministra Giannini ha promesso di abolire i concorsi universitari: non riformarli, non ricondurli alla funzione di selezionare realmente i migliori, non liberarli dalle pastoie di leggi scritte e non scritte, di bardature burocratiche soffocanti: no, cancellarli. Eppure la Costituzione, recependo un principio fondamentale della cultura illuministica, impone che agli impieghi nelle pubbliche amministrazioni si acceda mediante concorso: e ricorda che i pubblici impiegati sono al servizio esclusivo della Nazione. Con l’abolizione dei concorsi il carattere pubblico, statale, di scuola e università si intenderebbe forse anch’esso cancellato? E quali interessi privati si sostituirebbero così all’interesse pubblico, che è o dovrebbe essere quello primario di tutto l’ordinamento scolastico?

Incontro Aran-Sindacati: salvi anche gli scatti del 2012, ma la Flc-Cgil non firma

da tecnicadellascuola.it

Incontro Aran-Sindacati: salvi anche gli scatti del 2012, ma la Flc-Cgil non firma

Redazione

Accordo raggiunto anche sulle posizioni economiche del personale Ata dal 1° settembre 2011 al 31 agosto 2014. Soddisfatti i sindacati: più di così non potevamo fare. Si sottrae però il sindacato di Mimmo Pantaleo (che approva solo l’accordo su amministrativi, tecnici ed ausiliari): hanno tolto dal Mof cifre altissime, a regime saranno 350 milioni di euro.

L’11 giugno i sindacati, come previsto, hanno chiuso la trattativa all’Aran per il recupero degli scatti del personale relativi al 2012. Rimangono, a questo punto, da recuperare quelli dell’anno successivo. Ecco i documenti sottoscritti: clicca qui per l’accordo e qui per il documento relativo agli Ata.

L’accordo è stato firmato da tutti i sindacati, tranne la Flc-Cgil che ha sottoscritto solo la parte riguardante il “salvataggio” delle posizioni economiche del personale Ata relative al periodo 1 settembre 2011 – 31 agosto 2014.

Al telefono Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, ci dice che “la nostra mancata firma deriva dalla sottrazione di una parte consistente del Mof, da cui si finanzia il Fondo d’Istituto: a regime si cancelleranno 350 milioni di euro l’anno. Una quota che mette le scuole ancora più in ginocchio di quanto lo sono oggi”.

Di diverso tenore sono invece i commenti degli altri sindacati. Ad iniziare da quello della Cisl Scuola, per la quale grazie a questo accordo “anche il 2012 torna ad avere piena validità per le progressioni economiche di chi lavora nella scuola. Avevamo come obiettivo prioritario – spega il leader Francesco Scrima – la tutela del salario fondamentale e lo abbiamo conseguito nell’unico modo oggi possibile, assumendoci ancora una volta la responsabilità delle scelte necessarie”.

“Il problema degli scatti – continua – è nato nel 2010 e da allora abbiamo cercato di risolverlo attraverso l’iniziativa e le intese sindacali che siamo stati capaci di costruire, misurandoci con vincoli e opportunità ancora oggi tutti presenti, nonostante si siano avvicendati quattro governi e almeno altrettante maggioranze. Se non avessimo giocato con determinazione il nostro ruolo di sindacato, delegando le soluzioni alla politica, saremmo ancora a mani vuote”.
E’ importante per la Cisl aver anche sottoscritto l’accordo sul personale ATA, “che fa salve le posizioni economiche dal 1° settembre 2011 al 31 agosto 2014. Viene rimosso definitivamente, per gli interessati, il rischio di dover restituire soldi già avuti in busta paga. Nel contesto normativo vigente, era impossibile ottenere di più; resta fermo per noi l’obiettivo di riconfermare anche in prospettiva un istituto contrattuale che dà risposta alla crescente complessità della gestione delle scuole. È anche questa una delle ragioni che rendono quanto mai urgente – conclude Scrima – il rinnovo di un contratto fermo ormai da sette anni”.

Anche secondo il segretario generale dello Snals-Confsal, Marco Paolo Nigi, è stata “evitata l’ennesima ingiustizia ai danni del personale della scuola. Il personale della scuola – ricorda Nigi – già subisce, come tutto il pubblico impiego, le conseguenze negative del blocco contrattuale in atto da anni, e questo nonostante l’evoluzione normativa e le riforme in atto abbiano determinato continui aggravi in termini di prestazioni, soprattutto per gli adempimenti burocratici. “Ora – ha dichiarato il segretario Nigi – si deve affrontare e vincere la battaglia legata al rinnovo del contratto collettivo nazionale di lavoro”.

Soddisfazione moderata viene espressa da Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, secondo cui è statoportato a casa un risultato importante per tutti i docenti ma non possiamo esultare perchè manca ancora all’appello lo scatto del 2013. Le progressioni di carriera saranno corrisposte sia ai docenti che le hanno già maturate, sia a quelli che devono ancora raggiungerle. Ma per siglare l’accordo – sottolinea Di Meglio – è stato necessario sacrificare il Fondo di istituto perchè il Governo ci ha privato di ciò che ci spettava destinando altrove i risparmi derivanti dai tagli”. Di Meglio riferisce anche che è stato scongiurato “all’ultimo minuto il rischio che chi aveva percepito lo scatto nel 2013 dovesse restituirlo, una manovra che avrebbe provocato una pesante decurtazione della busta paga”.

Decisemente critico è invece il parere dell’Anief, secondo il quale “c’è poco da esultare: per permettere di assolvere il diritto degli aumenti stipendiali automatici – conteggia il sindacato guidato da Marcello Pacifico – vengono tagliati in modo irrecuperabile 124 milioni di euro nel 2013 (che si aggiungono ad altri 280 già cancellati), circa 550 milioni per il 2014 e 350 milioni per il prossimo anno. Con la prospettiva che il taglio di oltre un terzo del MOF diventi permanente. Bisognava invece puntare allo sblocco del contratto e far avere 1.200 euro l’anno a dipendente dal 2010. Non bastano gli aumenti riservati soltanto ad una parte, peraltro in cambio di tagli e calpestando il diritto costituzionale (art. 36) ad un’equa retribuzione. Con la paga base che rimarrà ferma per altri tre anni e mezzo ai valori del 2009. Nella PA nessun dipendente percepisce stipendi più bassi”, conclude l’Anief.

“Questo è l’ultimo accordo che si rende necessario per pagare gli scatti– spiega il segretario della Uil Scuola, Massimo Di Menna –  che fa riferimento al terzo anno del triennio 2010 – 2012.  E’ anche l’ultimo che vede nelle risorse impiegate anche parte del fondo di istituto. La proposta Uil è incentrata sul meccanismo della massima flessibilità considerato che risultano ampie risorse non utilizzate. A partire dal 2014 – precisa di Menna  – resta congelato il 2013 ai fini del calcolo dell’anzianità – si ripristinerà il meccanismo degli scatti con una crescita stipendiale legata all’anzianità  di servizio.  La sfida sarà quindi ora sul versante contrattuale per la qualità della scuola pubblica e il riconoscimento professionale di chi ci lavora.  Il presidente del Consiglio ora deve dare seguito a quanto affermato in più sedi in merito alla centralità dell’istruzione, sul prezioso lavoro che si svolge nelle scuole, sulle basse retribuzioni.  Siamo pronti al confronto– commenta Di Menna –  gli annunci vanno trasformati in proposte concrete, accanto allo spread delle borse c’è uno spread da sistemare, quello della spesa per la scuola italiana molto più bassa rispetto alla media degli altri paesi europei. Se si vuole davvero guardare al futuro l’istruzione è  elemento centrale – conclude Di Menna –  il contratto è la via per riconoscere le professionalità senza, come avviene in tutti i paesi europei, tranne la Svezia, disconoscere l’esperienza”.

Le incredibili dichiarazioni del Ministro

da tecnicadellascuola.it

Le incredibili dichiarazioni del Ministro

Reginaldo Palermo

A proposito dell’accordo sugli scatti la Giannini dichiara che è stato mantenuto uno dei primi impegni assunti dal Governo. Peccato che il decreto legge n. 3 che dava il via libera all’operazione sia stato approvato dal Consiglio dei Ministri del 17 gennaio quando il presidente era Letta e il ministro Carrozza.

Dare conto delle dichiarazioni del ministro Stefania Giannini in merito alla firma dell’accordo Aran-sindacati sugli scatti stipendiali è davvero difficile, quasi imbarazzante.
Al di là della rituale espressione di “soddisfazione” per l’accordo sottoscritto fra le rappresentanze sindacali e la parte pubblica, c’è un punto che lascia davvero perplessi: “Il governo ha mantenuto uno dei primi impegni presi dopo il suo insediamento”.
Su questo punto, purtroppo, la Giannini dimostra di avere memoria molto imprecisa e quindi è bene ricordare come stanno le cose, giusto per ripristinare la verità storica.
La decisione di adottare un decreto legge finalizzato al recupero degli scatti di anzianità venne assunta nel Consiglio dei Ministri del 17 gennaio 2014, su proposta – tra gli altri – del Ministro dell’istruzione che all’epoca era ancora Maria Chiara Carrozza.
Il relativo decreto legge è appunto il numero 3 del 23 gennaio che reca le firme del presidente Napolitano oltre che del presidente del Consiglio Enrico Letta e dei Ministri Carrozza, Saccomanni e D’Alia.
Stefania Giannini è diventata ministro dell’Istruzione alla fine del mese di febbraio quando il decreto n. 3 era già stato trasmesso alle Camere per la conversione in legge.
In cosa consisterebbe dunque l’impegno “mantenuto” da lei e dal suo Governo?
Nell’aver applicato la  legge di conversione votata dal Parlamento?
Suvvia, cerchiamo di essere seri!
Ma il nostro Paese è ridotto così male da doversi bere simili sciocchezze?
Come dire che basta non prendere tangenti per essere un buon politico?
Sull’accordo siglato oggi torneremo comunque nelle prossime ore perché il testo è a dir poco allarmante e – oltretutto – in netta controtendenza con le stesse dichiarazioni che il la Giannini va facendo un giorno sì e l’altro pure: il fondo di istituto è ormai ridotto a brandelli; ma la cosa più grave è che a partire dal prossimo anno le risorse per retribuire le funzioni strumentali saranno poco più che simboliche. Peccato che la Giannini continui a raccontare che bisogna premiare l’impegno e i docenti che  più di altri si danno da fare per migliorare l’offerta formativa della scuola.
Insomma, coerenza e idee chiare!

Fondo di istituto: non ci saranno risorse aggiuntive per quest’anno

da tecnicadellascuola.it

Fondo di istituto: non ci saranno risorse aggiuntive per quest’anno

Reginaldo Palermo

Le somme accantonate a fine novembre (250milioni di euro circa) servono tutte per pagare gli scatti di anzianità. Per il futuro la situazione non potrà che peggiorare dal momento che fra qualche mese si aprirà anche la questione degli scatti maturati nel 2013.

Per capire meglio i numeri contenuti nell’accordo sottoscritto fra Aran e sindacati in materia di scatti di anzianità bisognerà forse attendere la firma definitiva che ci sarà dopo il visto del MEF e quindi non prima della metà di luglio.
Per intanto una cosa è già chiara e riguarda le risorse del fondo di istituto dell’anno in corso che erano state concordate fra Ministero e sindacati a fine novembre.
In quell’accordo, infatti, si era partiti dalla somma dell’anno precedente (984milioni di euro) e si era ipotizzato che se ne dovessero tagliare circa 230milioni per pagare gli scatti (il costo totale è di 350milioni, ma 120 derivano dai risparmi di sistema derivanti dalla riduzione degli organici).
Si disse allora che, per maggior sicurezza, alle scuole sarebbe stata assegnata una somma complessiva di 521milioni restando inteso che – alla fine di tutti i conti – sarebbe stato forse possibile riassegnare qualche decina di milioni di euro in più alle istituzioni scolastiche.
Adesso, arrivati alla conclusione di tutta la procedura, si scopre però che tutta la somma accantonata a suo tempo (e cioè circa 450milioni) è interamente necessaria per coprire il costo degli scatti: 124 milioni verranno recuperati dal fondo di istituto dell’esercizio finanziario 2013 e 550 dall’esercizio finanziario 2014.
I fondi per il 2014/2015 sembrano solo sfiorati dall’accordo odierno, ma in realtà quando si dovrà esaminare il problema degli scatti maturati nel 2013 il problema si ripresenterà e in modo decisamente drammatico, perché a quel punto bisognerà intaccare il fondo di altri 350milioni di euro o forse anche più.
Nel commentare l’intesa raggiunta oggi da Aran e sindacati il Ministro ha detto che adesso si tratta di darsi da fare per ripristinare adeguatamente il fondo di istituto.
Ma a dire il vero non si capisce proprio come si possano reperire e risorse necessarie.