Scoperta intrusione su sistema informatico Invalsi

Scoperta intrusione su sistema informatico Invalsi
Miur: sarà garantito il regolare svolgimento della prova nazionale
dell’esame di terza media

Il personale dell’Invalsi ha accertato un’intrusione sul sistema informatico dell’Istituto che è stata immediatamente denunciata alle autorità competenti. Del fatto è stato subito informato anche il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, visto l’approssimarsi della prova nazionale Invalsi che giovedì 19 giugno coinvolgerà i circa 600.000 ragazzi alle prese con l’esame di terza media.

Le indagini in corso faranno luce su quanto accaduto. Nel frattempo il Miur e l’Invalsi assicurano il regolare svolgimento della prova nazionale di giovedì 19 giugno.  Il Miur precisa che quanto accaduto all’Invalsi non ha alcuna correlazione con il blocco che negli scorsi giorni ha interessato il portale SIDI del Ministero.

Maestra che innamora

173 MAESTRA CHE INNAMORA di Umberto Tenuta

L’insegnante incompetente legge  

L’insegnante mediocre racconta  

L’insegnante bravo spiega  

L’insegnante eccellente dimostra

La maestra innamora

 

La Maestra, sic et simpliciter

accresce, conserva, riaccende l’amore dell’apprendere.

Diversamente i giovani non sarebbero studenti, innamorati del sapere, filosofi.

Filosofi nascono i cuccioli dell’uomo.

Bramosi di conoscere l’universo mondo che, appena aprono gli occhi, al loro sguardo curioso si squaderna, nascono i figli donna.

E tali restano, fino a quando varcano le porte delle aule scolastiche.

E leggono sulla parete della cattedra severa, per giunta rialzata sulla pedana, come a dire, vedete io sono più alto di voi, mi dovete obbedienza cieca, silenzio e immobilità, anche per i bisogni fisiologici dovete chiedere a me il permesso di averli, gli sbadigli sono vietati, e pure le vostre curiosità ve le dovete tenere nascoste.

Consideratemi il vostro carceriere!

Non me ne dispiaccio, anzi sono contento, perchè così non mi spreco nemmeno a ordinare il silenzio.

Bene è che voi mi temiate.

Timor dei initium sapientiae.

Ecco, nel silenzio più assoluto, mi ascolterete leggere, leggere le pergamene, come il Pontefix maximus nelle cattedrali medioevali ai fedeli silenziosi nei banchi a dodici posti.

E così tranquillamente io posso leggere e voi, con le mani conserte, ascoltate nel silenzio tombale della cattedrale scuola.

 

Ma no, la mia collega è stata licenziata!

Ed io, timorosa di far la stessa fine, più non leggo, non faccio lezioni, non espongo, non proietto sulla LIM la mia lezione scritta a colori con POWER POINT.

Io cambio il registro della classe. Io racconto.

La mia è una Pedagogia nuova, una pedagogia innovativa, la pedagogia narrativa.

Insomma io racconto.

Io racconto come il giovinetto, consapevole della sua scarsa bellezza, dal balconcino ammirava nascosto la Silvia amata.

Racconto, racconto, racconto, e voi, incantati dalla mia favela, ricordate, ricordate, ricordate.

 

Oddio, anche la mia collega è stata licenziata!

Lo so, a voi studenti bramosi di comprendere non basta il ricordare!

Voi avete bisogno di entrare nelle pieghe del discorso.

Ed io perciò spiego, dispiego, tolgo le pieghe, anche dai pantaloni.

Certo, mentre io sono tutta affaccendata a dispiegare, voi in silenzio rimanete e sempre con le braccia conserte.

 

Ma che avete combinato alla mia brava collega che pure da mane a sera spiegava e dispiegava?

L’hanno licenziata!

Ora so bene quello che mi resta da fare per essere una brillante professoressa.

Debbo di-mostrare!

Alla LIM vi mostrerò che i quadratini utilizzati per costruire i quadrati dei due cateti li sposto sull’ipotenusa e, detto fatto, un altro quadrato salta fuori!

Oddio, non mi dite che non mi seguite, distratti come siete. Lo so che lo cosa non vi interessa. Ma a chi volete che interessi questo giochino di sposta qui sposta là!

 

Licenziata anche la docente eccellente, arriva la Maestra, la Maestra senza aggettivi.

Entra e dice:

Amici miei, amici miei cari!

Quanto bene mi hanno detto di voi, dalle Dirigente ai docenti delle classi vicine mi hanno detto che voi siete giovani intelligenti ed innamorati anche.

Fuor dalla scuola ognuno di voi ha i suoi amori, amori che vi aspettano all’uscita veloce dai portoni centrali sui quali sta scritto a caratteri cubitali SILENTIUM.

Ora, amici miei cari, una cosa io voglio confessarvi, mi raccomando però, ce la teniamo tra di noi!

Anch’io sono innamorata!

Un amore che mi porto dentro il cuore da quando ho aperto gli occhi al mondo.

Un amore grande che insegnanti e professori non sono riusciti a spegnere, malgrado ce l’avessero messa tutta, con gli epiteti più graziosi:

“asino”, no “somaro”.

Non ti basta?

“Bestia”

Insisti?

“Ti boccio”

Non ti importa?

“Ti rimando a settembre”

Non hai capito la lezione?

“Bocciato”

Oddio, quante me ne hanno detto e fatto!

Ricordo quanto erano dolorosi i ceci, sì, i ceci, non i fagioli, sotto le mie tenere ginocchia di bambina.

E nemmeno ci sono riusciti lasciandomi sola, senza la medaglia dell’onore.

Non vi dico come mi sono sentita disonorata.

Chi avrebbe potuto resistere a tanto assalto alla mia autostima?

Io!

Io ho continuato ad amare gli occhi belli di mia madre, le sue pupille rotonde al centro dell’ovale!

Io ho continuato ad amare le fiabe, i racconti, le novelle che mi raccontava, ed Omero, e Virgilio, e Dante, e Leopardi… ed altri ancora sono stati e sono ancora i miei grandi amori!

Ma non soli questi, zitti zitti che ve li dico!

Ho amato ed amo ancora i fiori, le farfalle e le rondini che tornano a primavera, la più bella delle stagioni della mia vita, la stagione dell’amore!

E non pensata che qui finiscono i miei amori infiniti, infiniti come l’Universo che mi affascina con il ritmo dei suoi movimenti, numero cosmico del mio belletto.

Amo tutte le cose, le cose che sono state, le cose che sono e le cose che saranno.

Ma amo voi, ciascuno di voi, german di giovinezza amore!

Che fate?

Uscite dai banchi biposti?

Mi correte incontro?

Mi assediate?

Mi abbracciate?

Mi baciate, mi baciate sulle guance, sulla fronte, sulla nuca, sulle mani..?

Che cosa dite?

Mi ricambiate?

Mi amate anche voi?

Amate quello che io amo?

La poesia dell’Universo, Omero. Virgilio, Dante, Petrarca, Foscolo, Leopardi…

Gli Assiro-Babilonesi?

Marco Polo, il Polo Sud…

Anche Pitagora?

Anche Cristoforo Colombo?

Anche Descartes?

Anche Pascal?

Lo credo bene, con le sue ragioni del cuore…!

Sentite, ho capito!

Ora vi abbraccio anch’io!

−Embrasson nous!

−Qui siamo tutti alla ricerca!

−Qui cooperiamo, Maestra e Studenti, tutti assieme!

−Qui ognuno ama e si sente amato!

−Qui siamo tutti innamorati delle virtù e delle conoscenze!

Amor che a nullo amato amar perdona…

…condusse noi a…seguir virtute e canoscenza!

L’anno scolastico è appena finito, ma ho saputo che la maestra Stefy è stata riconfermata… a totale richiesta dei suoi studenti!

 

Pubblicato in

http://www.edscuola.it/dida.html

 

Giannini: tre mesi di vacanza sono come il buco dell’ozono

da Il Corriere della Sera
15 giugno 2014

Giannini: tre mesi di vacanza sono come il buco dell’ozono

Il progetto del dibattito sulla scuola è nato su «la Lettura» grazie a un’idea di Paolo Giordano. Dieci scrittori hanno affrontato nelle ultime settimane dieci aspetti. I lettori hanno contribuito con le loro idee sul sito Corriere.it. Il forum con il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, cui hanno partecipato alcuni degli autori che hanno scritto su «la Lettura», chiude questa fase della discussione. Paolo Giordano spiega come è nato il progetto.

PAOLO GIORDANO — Negli ultimi anni, ho osservato da vicino il percorso di un ragazzino che ha cominciato a maturare una forte demotivazione nei confronti della scuola, a scartare sempre un po’ più di lato. Per la prima volta ho affrontato il sistema scolastico dal punto di vista di chi cercava di difendere qualcuno. E l’ho trovato rigido, poco capace di assorbire e di includere un momento di sbandamento. Se questo ragazzino non fosse stato sostenuto emotivamente, economicamente, la sua sarebbe stata una vera deriva dalla scuola. Mi pare ci sia un’emergenza di carattere politico: se la scuola non riesce più a parlare a tutti i ragazzi ma soltanto a quelli più pronti ad ascoltarla, crea adulti in parte alienati. C’è una demotivazione che comincia nella scuola media, momento per molti di incertezza e sbandamento, e continua alle superiori — meno nei licei, più negli istituti tecnici e professionali dove l’offerta è meno allineata ai bisogni dei ragazzi. Si può pensare a una nuova scuola, meno alienante?

STEFANIA GIANNINI — Lei mi spinge a considerazioni personali che non pensavo di fare, ma anche a riflettere sul sistema educativo di un Paese civile, cioè non solo quello che pesca nella fascia dei giusti, degli adeguati, ma — come avrebbe detto don Milani — rende realmente eguali, in termini sociali e adattivi. Io sono nata nel 1960, vengo da una famiglia in cui sono la prima laureata, mio padre era un piccolo commerciante, mia madre faceva l’operaia prima di andare a lavorare con lui in negozio. La mia sensazione è che quella scuola, il modello educativo di quegli anni, per studenti che avessero in casa migliaia di libri o poche decine come me, garantiva un’opportunità di fare. Consentiva di scegliere il libro, di scegliere la lettura, di scegliere un percorso. La scuola oggi dà la stessa possibilità, di potenziale uguaglianza nel senso inteso da don Milani? Mah, per quello che ho visto dal colle del Miur, ho la sensazione che gli ultimi 25 anni siano stati consumati ad affrontare le dinamiche sulla funzionalità del sistema e non gli aspetti strutturali.

In realtà, non credo che quella scolastica sia un’emergenza politica: è un’emergenza educativa, cioè la scuola non riesce fino in fondo ad assolvere a quel compito, a e-ducere chi non parte da condizioni avvantaggiate, però ha passione, talento, magari obiettivi specifici. La scuola riesce a farlo fino in fondo? Solo parzialmente, perché mancano una visione generale e un obiettivo educativo fondante — che per un Paese di 61 milioni di abitanti è rendere possibile un avanzamento personale, culturale, sociale — e manca per gli insegnanti la percezione di fare un mestiere importante e retribuito in modo adeguato. Al centro ci deve essere un modo diverso di concepire la scuola — le scuole — nel tempo e nello spazio. Su questo vorrei dire qualcosa più avanti.

ALESSANDRO D’AVENIA — Le racconto una storia: un ragazzo vede il suo insegnante di lettere e dice «Voglio diventare come lui». Decide che vuole insegnare e basta. Ma ritrova nelle Ssis (Scuole di specializzazione all’insegnamento secondario) quei docenti che all’università aveva evitato perché sapeva che non erano all’altezza, mai entrati in una classe. Semmai, una cosa interessante che trova nelle Ssis è il tirocinio, unica grande palestra per un insegnante. Però poi deve aspettare anni, avendone 37, perché sa che l’età media degli insegnanti è 50-52: è in una graduatoria, quella delle materie classiche, lentissima. Dopo 14 anni di insegnamento, un 37enne con un curriculum non vale niente per la scuola italiana. Un suo collega che vuole accelerare i tempi fa il concorsone del 2012. Arriva primo, vince la cattedra e va a insegnare in una scuola. Quello che voglio dire è che occorre cambiare le regole d’ingaggio, aprire le graduatorie, far sì che il curriculum valga, lavorare sull’aspetto relazionale dell’insegnamento, non solo sulle conoscenze culturali.

STEFANIA GIANNINI — Lei parla di un blocco strutturale nei meccanismi di reclutamento, della difficoltà di avere un ricambio generazionale, di regole di ingaggio ancora inadeguate. Ma racconta anche di esperienze che sono state un successo a metà, per esempio la scuola di formazione per insegnanti, la famosa Ssis poi diventata Pas (Percorsi abilitanti speciali) e poi Tfa (Tirocinio formativo attivo), cioè differenti modelli esterni al percorso di studi per far sì che si cominciasse a misurare il grado di empatia nella relazione con gli studenti — tutti modelli fallimentari, perché il grado di empatia, cioè la capacità didattica, si deve acquisire e sperimentare durante gli studi.

Ma questa è la vera grande risorsa della scuola e dell’università, la relazione asimmetrica tra maestro e allievo. Il maestro è portatore di un patrimonio di conoscenze che sa o dovrebbe saper tradurre in valori che consentano agli studenti di acquisire una visione critica. E, perché questo avvenga, ci dovrebbe essere non un percorso a ostacoli, ma un percorso che indirizza queste qualità se già ci sono, le misura o consente di acquisirle. Che cosa vedo possibile nella situazione italiana? Abbiamo già messo insieme tre sistemi diversi in 15 anni, abbiamo un blocco di 350-400 mila persone che aspettano, spesso con anni di servizio alle spalle, senza l’opportunità di essere stati misurati nei tempi giusti sulle loro qualità dottrinali e didattiche, e che ormai sono nella parte rassegnata della scuola. Il suo collega un’occasione l’ha avuta, ha vinto un concorso. Oggi bisogna avere il coraggio (lì si diventa molto impopolari) di tener conto, pur mettendo su un piano differente, dei 400 mila che aspettano l’inserimento, che forse non avverrà più attraverso il concorso, ma attraverso un riconoscimento del servizio acquisito. Quello che in generale è auspicabile è una continuità nella selezione: io l’ho annunciato e lo stiamo facendo, il prossimo anno partirà il concorso, come avrebbe dovuto essere nei 13 anni precedenti al 2012.

FRANCESCO DELL’ORO — Siamo i campioni dell’abbandono scolastico, quasi 800 mila giovani di 18-24 anni non sono andati oltre la terza media. E per i laureati siamo al 27° posto. Ministro, che scuola vogliamo fare? Continueremo a fare i temi lasciando sul banco solo foglio e dizionario (una cosa contro la storia e contro la logica)? A dare 4,2 come voto? È possibile pensare a una scuola che riesca a valorizzare le eccellenze, ma anche coloro che sono più in difficoltà? Giovanni, di terza media, scrive in un tema: «Io odio la scuola. È bruttissimo stare sei ore fra quattro mura, la scuola è una palla, ho capito che è importante ma almeno rendetela divertente». Ho parlato con un ragazzo che viene dall’Ucraina: lo hanno definito dislessico, vorrei vedere se andassimo noi in Ucraina. Non sono solo studenti, sono adolescenti che vanno a scuola!

STEFANIA GIANNINI — Manca nel nostro Paese, dalla scuola all’università, il senso di appartenenza alla realtà in cui si lavora, all’istituto o al dipartimento. Il senso di contribuire a un progetto. Nell’autonomia che le scuole possiedono, già per legge, è possibile tecnicamente quasi tutto quel che ha detto lei. Questo non avviene perché quella solitudine pedagogica, degli insegnanti ma anche del preside, molto spesso si traduce non nella ricerca del miglior progetto possibile per la tua scuola, ma nell’adempimento (con gradi diversi di impegno) di una linea che è quella del programma, delle indicazioni ministeriali, della preparazione agli esami… L’unico vero modo per stimolare un cambiamento radicale è al solito non la via legislativa, ma la via culturale. Quello che si può fare è mettere in discussione sul serio il ruolo dell’insegnante, quindi la sua necessaria formazione continua. E poi la valutazione di tutto questo meccanismo, per creare autonomia e responsabilità nella gestione e nell’organizzazione del progetto educativo, per stimolare questo senso di appartenenza che in alcuni Paesi è fortissimo. Se tu vai in America, chi ha studiato a Harvard anche se gli chiedi «prendi caffè o tè?» trova il modo di dire che viene da Harvard, e allora ti risponde che «noi di Harvard bevevamo tè»…

CORRIERE DELLA SERA — A Milano i bocconiani conservano questo senso di appartenenza…

STEFANIA GIANNINI — Sì, perché la community si identifica con un obiettivo condiviso, e chi ne fa parte, che insegni o impari, è motivato a dare il meglio. Perché non si potrebbe stimolare questo senso nelle università, addirittura nelle scuole? Ciò tira in ballo un’altra parola non molto amata: competizione. Non la competizione che divide tra scuola di serie A, quella dei Parioli, e scuola di serie B, quella dell’ultima periferia. È la competizione che dice: il nostro progetto cerca di esaltare al meglio le potenzialità che abbiamo.

FRANCESCO DELL’ORO — Trovo molti ragazzi in ritardo nei processi di responsabilizzazione e nella capacità di organizzarsi, ma anche troppe anime deluse da un sistema di valutazione che invece di motivarli li ferisce.

PAOLO GIORDANO — Ecco, questo delle valutazioni è stato un altro dei punti di partenza del progetto condiviso con «la Lettura». Quando ho visto un bambino in seconda elementare prendere 4, o 5, mi è sembrato assurdo. Un bambino alto così e questo voto così secco e netto.

SILVIA AVALLONE — La scuola mi è sempre stata a cuore. Ma appartengo a una generazione che è stata tagliata fuori dall’accesso all’insegnamento, io stessa sono un’insegnante mancata. Ho scritto il primo romanzo per questo. Io e i miei coetanei sognavamo di fare gli insegnanti, ma abbiamo scelto di non intraprendere quello che per noi era un calvario di incertezza. Ci siamo reinventati con un’enorme sofferenza. Uno degli amici aspiranti insegnanti è però entrato in un progetto di recupero di ragazzi che hanno abbandonato la scuola, nel Biellese. Una serie di enti locali uniti in un’associazione di scopo per recuperare ragazzi che non hanno mai raggiunto la licenza media. Mi si è aperto un mondo. Questi ragazzi provengono da retroterra drammatici, con problemi di apprendimento, di attenzione, storie familiari terribili. Una preside, un dirigente si sono uniti e sono riusciti a incoraggiare questi ragazzi. Ma lamentano una certa solitudine, mentre servirebbe individuare anse che portino al letto del fiume, agli istituti superiori per evitare il ghetto.

STEFANIA GIANNINI — Quella che mi presenta è una sorta di Barbiana dei nostri tempi, l’intento è di strappare questi ragazzi alla strada. Credo che il ghetto si possa evitare se queste esperienze diventano utili ad alimentare il sistema, a dare spunti nella sua fisiologia e non solo a curare una patologia. L’eccezionalità della sperimentazione avrà prodotto modelli educativi diversi; e potrebbe essere molto utile mettere in contatto queste esperienze con quelle della scuola ordinaria. Uno Stato che ritiene che l’istruzione come la salute sia un bene pubblico fondamentale deve avere una visione centrale, un indirizzo politico, e farlo gestire in modi differenti, adattati a ciascun contesto.

CORRIERE DELLA SERA — Forse qui è utile tornare a quei concetti di tempo e spazio di cui parlava all’inizio.

STEFANIA GIANNINI — Dunque: il tempo. C’è bisogno di tempo per fare grammatica, per studiare retorica, per leggere Virgilio in metrica o studiare scienze, ma c’è il drammatico bisogno di un tempo dedicato ad altro, magari a una dimensione interattiva e artigianale, per esempio sulla scrittura e sulla lettura. Il tempo non è solo un fatto culturale ma anche legislativo: servono visione e soldi. Pensate al buco nell’ozono che si crea tra il 9 giugno e 5 settembre, più o meno. Questo non significa che la scuola deve diventare una babysitter, lungi da me. Però, sono stata in Israele una settimana fa e mi hanno raccontato di questo straordinario ministro della scuola che sta cercando di fare una grande riforma: il principio è dare alla scuola anche il tempo estivo. In modo che gli studenti possano recuperare quella dimensione lì, il campus, creare quel senso di comunità che allora ti motiva anche come insegnante. Ti senti portatore di un progetto educativo. Il tempo è categoria fondamentale, come lo spazio. Noi stiamo facendo un grande lavoro di intervento sull’edilizia scolastica. Ma bisognerebbe poter andare oltre, quando costruisci o recuperi. Un’idea di Renzo Piano su cui stiamo ragionando e che trovo, nella sua semplicità, geniale è che la scuola abbia uno spazio dedicato all’apertura verso l’esterno, con l’ambiente, con la città. Un piano terra in cui tu non hai nulla, né aule né studio dei professori, ma ambienti in cui c’è tempo e spazio per un contatto con la comunità.

ERALDO AFFINATI — C’è un altro tema che mi sta a cuore. Crede che sia necessario creare i presupposti affinché si realizzi una valutazione specifica per gli studenti stranieri di prima o seconda generazione anche alla fine del corso di studi, in modo simile a quanto già avviene per i Bes (alunni con bisogni educativi speciali)?

STEFANIA GIANNINI — È un tema a cui sono molto vicina per la mia storia: ho lavorato, insegnato e diretto l’Università per Stranieri di Perugia. Il problema dell’integrazione linguistica si collega a quello della valutazione delle competenza e dell’integrazione culturale. Penso si debbano fare le due cose. Non solo valutazione, ma un processo di insegnamento dell’italiano come lingua seconda che sia finalmente strutturato. Oggi è affidato a insegnanti di buona volontà.

CORRIERE DELLA SERA — Ha suscitato grande interesse l’intervento su «la Lettura» di Paola Mastrocola sul tempo lungo nella scuola. Lo stesso tempo lungo di cui ha appena parlato lei. Ma poi bisogna fare i conti con scuole che chiudono il sabato d’inverno per risparmiare sul riscaldamento, che non hanno la carta igienica…

STEFANIA GIANNINI — In una legislatura possiamo cominciare a parlare di alcune cose, ad ascoltare. Sarebbe improvvido annunciare una rivisitazione radicale del tempo, al di là dei soldi. Dobbiamo cominciare, poi il lavoro lo finirà un altro ministro.

CORRIERE DELLA SERA — In effetti, il problema della continuità, della mancata continuità, affligge da tempo la scuola. Idee e competenze di ministri che l’hanno preceduta si sono perse. Luigi Berlinguer aveva idee forti, ma la sua riforma è naufragata, un peccato.

STEFANIA GIANNINI — Questo è purtroppo vero, ma è un problema che ha infettato diversi settori della vita pubblica italiana.

Subito un miliardo per le scuole Via a 20 mila cantieri

da La Stampa

Subito un miliardo per le scuole Via a 20 mila cantieri

Si parte il 1° luglio: coinvolti 4 milioni di studenti
Tra il 2015 e il 2020 arriveranno altri quattro miliardi

I cantieri saranno distribuiti in tutta la penisola

paolo baroni
ROMA

Il conto alla rovescia è già iniziato: si parte dal primo luglio con la prima parte delle misure dello #sbloccaitalia. E si comincia con la scuola. Venerdì il consiglio dei ministri ha infatti approvato un decreto del presidente del Consiglio che esclude per due anni (2014 e 2015) dal patto di stabilità interno i comuni che hanno in progetto di costruire nuove scuole. Si tratta di un primo blocco di 389 opere immediatamente cantierabili per un valore complessivo di 244 milioni. «Avevamo detto il 15 giugno e così è stato: impegno mantenuto» ha tenuto a rimarcare Renzi venerdì sera.

A conti fatti l’intero piano-scuola prevede ben 21.629 interventi, riguarda più del 50% degli edifici scolastici del Paese coinvolgendo all’incirca 4 milioni di studenti per un investimento complessivo di un miliardo e 94 milioni di euro. A questi si aggiungono poi 300 milioni stanziati dal ministero dell’Ambiente per finanziare a tassi agevolati interventi a favore dell’efficienza energetica delle scuole.

 

Via l’amianto e le barriere

Oltre ai nuovi edifici il governo ha avviato un progetto denominato #scuolebelle che interessa 17.959 plessi scolastici e comporta altri 450 milioni di investimenti da destinare a lavori di piccola manutenzione, decoro e ripristino funzionale delle classi e dei vari servizi. Infine il progetto #scuolesicure, che prevede la messa in sicurezza degli edifici, interventi di bonifica dall’amianto e la rimozione delle barriere architettoniche, può contare su 400 milioni di euro di investimenti distribuiti su 2921 strutture scolastiche.

 

Dal Piemonte alla Sicilia

La geografia degli interventi, sintetizzata in due slides pubblicate ieri sul sito del governo (www.governo.it), rende bene l’idea della copertura del territorio nazionale di questo importante piano di interventi. Scorrendo la gradazione dei colori, dal più chiaro al più intenso, si scopre che nella provincia di Torino verranno costruite più di 15 nuove scuole, il massimo previsto nella scala dei valori. Idem a Varese, Como, Bergamo, Treviso e Udine. Il piano «scuolesicure» riguarderà oltre 50 interventi, mentre del pacchetto «scuolebelle» beneficerà tra il 30% ed il 70% dei plessi scolastici torinesi. A Roma si avranno «sino a 5 nuove scuole», tra 20 e 50 interventi sulla sicurezza e interventi sul decoro nella fascia intermedia (30-70% dei plessi). Da Roma in giù una serie di province farà invece il pieno col 100% degli edifici interessati al pacchetto «scuolebelle». Si tratta di Rieti e Frosinone nel Lazio, L’Aquila e Teramo in Abruzzo, Isernia in Molise, Bari, Foggia, Taranto, Brindisi e Lecce in Puglia, Napoli, Caserta e Avellino in Campania, Potenza in Basilicata; e ancora, in Calabria Cosenza, Catanzaro e Reggio, Enna, Agrigento e Caltanissetta in Sicilia, e infine Cagliari in Sardegna.

«La distribuzione geografica è molto equilibrata: non si fa torto a nessuno», assicura il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi, che assieme a palazzo Chigi ha seguito la messa a punto del piano. Il progetto #scuolebelle tende a privilegiare il Sud, posto che farà leva soprattutto sulla presenza di lavoratori socialmente utili a cui saranno affidati lavori di piccola manutenzione. «I 400 milioni per «scuolesicure» sono invece distribuiti uniformemente sul tutto il territorio, mentre le nuove costruzioni, essendo legate allo sblocco del patto di stabilità – spiega ancora Reggi – interesseranno i comuni più virtuosi, che sono prevalentemente collocati al Nord».

Pioggia di miliardi nel 2015

I fondi, sia i 400 milioni che finanziano il decreto del fare, sia i 450 che finanziano il piano-decoro, prosegue Reggi, «sono stati tutti recuperati riprogrammando le risorse del Fondo coesione 2007-2013 che Sicilia, Calabria, Campania e Puglia non sarebbero state in grado di spendere nei tempi previsti». Ma è nel 2015 che il piatto si farà più ricco: la nuova programmazione 2014-2020 metterà in gioco tra 2,5 e 4 miliardi di euro, a cui vanno poi aggiunti i 950 milioni della Banca europea degli investimenti già previsti dal decreto-Carrozza, ma che saranno disponibili solo dal 2015. «Tutte risorse che andranno a finanziare le nuove costruzioni e tutti gli interventi più massicci» conclude Reggi.

La «rivoluzione educativa» evocata ancora ieri da Renzi, insomma, almeno su un fronte importante come quello dell’edilizia scolastica, ha fondi sufficienti per mettersi in moto. Per tutto il resto il premier ha già fatto sapere di aver allo studio un altro pacchetto dei suoi.

@paoloxbaroni

Chi copia rischia l’annullamento delle prove e l’esclusione dall’esame. Il regolamento

da tecnicadellascuola.it

Chi copia rischia l’annullamento delle prove e l’esclusione dall’esame. Il regolamento

Copiare è riscrivere un testo in modo identico all’originale e sia nei compiti in classe che agli esami di Stato è una lotta imparai, a “guardia e ladri”, tra docenti e alunni-candidati. Nel passato, prima degli scritti, durante l’anno scolastico e agli esami, i candidati si preparavano le “cartucciere”. Tuttavia la normativa è chiara

Oggi si ricorre a nuovi strumenti tecnologici. Se va bene non capita quasi nulla o quasi; ma se si è scoperti, dato che si compie un furto per plagio, i candidati rischiano l’annullamento della prova scritta e l’esclusione dagli esami. Difatti è’ ancora in vigore, perché non abrogato, il “Regolamento sugli alunni e gli esami” del Regio Decreto n. 653/1925, integrato e modificato dal R. D. n. 2049/1929. All’art. 95 vi leggiamo: “L’annullamento di singole prove di qualsiasi esame, per frode o per infrazione disciplinare, è pronunciato, durante la sessione, dalla Commissione esaminatrice; dopo la chiusura della sessione, dal preside o, qualora si tratti di esami di maturità o abilitazione, dal Ministero. Contro i provvedimenti è ammesso il ricorso”.
Occorre difatti sempre accertare, da parte dei tribunali competenti, che dalla comparazione fra l’elaborato e il testo copiato, si riscontri la sovrapponibilità di parti notevoli e di una certa estensione, con periodi significativi nello sviluppo espositivo dell’elaborato. In fondo si tratta di un problema di giustizia e legalità tanto che, se in Germania certe colpe – come la truffa o l’inganno – sono presi molto sul serio, è anche vero che Roma dista più di 1.500 Km dai giudici di Berlino.
Per ostacolare e impedire ogni forma di plagio e copia-incolla, è arrivata per tempo in tutte le scuole d’Italia la Circolare MIUR n. 2946 del 6 maggio 2014 sugli adempimenti di carattere organizzativo e operativo relativi all’esame di Stato. Vi si legge: “I Dirigenti Scolastici avranno cura di avvertire tempestivamente i candidati che è assolutamente vietato, nei giorni delle prove scritte, utilizzare a scuola telefoni cellulari di qualsiasi tipo (comprese le apparecchiature in grado di inviare fotografie e immagini), nonché dispositivi a luce infrarossa o ultravioletta di ogni genere, e che nei confronti di coloro che fossero sorpresi ad utilizzarli è prevista, secondo le norme vigenti in materia di pubblici esami, la esclusione da tutte le prove”.

I MIUR fa presente che è vietato l’uso di apparecchiature elettroniche portatili di tipo “palmare” o PC portatili di qualsiasi genere, in grado di collegarsi all’esterno degli edifici scolastici tramite connessioni “wireless”, comunemente diffusi nelle scuole, o alla normale rete telefonica con qualsiasi protocollo. I Presidenti ed i commissari, dal canto loro, avranno il compito di vigilare sul rispetto del tale divieto, al fine di evitare il verificarsi di episodi incresciosi che, risulterebbero gravemente penalizzanti per gli stessi candidati.
Analoga cura sarà altresì rivolta alla vigilanza sulle apparecchiature elettronico-telematiche in dotazione alle scuole, al fine di evitare che durante lo svolgimento delle prove scritte se ne faccia un uso improprio. Tenuto conto della necessità di consentire l’espletamento delle operazioni collegate alla estrazione e stampa delle tracce delle prove, inviate con la modalità del “plico telematico”, in ognuno dei giorni impegnati dalle prove scritte, sarà consentito, fino al completamento della stampa delle tracce relative, rispettivamente, alla prima prova scritta, alla seconda prova scritta e, eventualmente, alla quarta prova scritta, esclusivamente il collegamento con la rete INTERNET dei computer utilizzati: 1) dal DS o di chi ne fa le veci; 2) dal Dgsa, ove autorizzato dal DS o da chi ne fa le veci; 3) dal referente o dai referenti di sede. Nel corso delle prove scritte sarà pertanto disattivato il collegamento alla rete Internet di tutti gli altri computer presenti all’interno delle sedi scolastiche interessati dalle prove scritte. Inoltre, al fine di garantire il corretto svolgimento delle prove scritte, la Struttura Informatica del Ministero vigilerà, in collaborazione con la Polizia delle Comunicazioni, per prevenire l’utilizzo irregolare della rete INTERNET da parte di qualunque soggetto e delle connessioni di telefonia fissa e mobile.

Anche l’O.M. n.37/2014 all’art. 12 c. 5 è molto esplicita: ” (…) I presidenti di commissione adottino le precauzioni necessarie per evitare fughe di notizie relative ai contenuti delle prove scritte d’esame e per impedire ai candidati di comunicare con l’esterno durante l’effettuazione delle prove scritte. I candidati saranno pertanto invitati a consegnare alla commissione, nei giorni delle prove scritte, telefoni cellulari di qualsiasi tipo (comprese le apparecchiature in grado di inviare fotografie e immagini), nonché dispositivi a luce infrarossa o ultravioletta di ogni genere. I candidati medesimi saranno avvertiti che nei confronti di coloro che fossero sorpresi ad utilizzare le suddette apparecchiature è prevista, secondo le norme vigenti in materia di pubblici esami, la esclusione da tutte le prove. I presidenti di commissione avranno inoltre cura di vigilare sulle operazioni di stampa e duplicazione dei testi delle prove d’esame”.

Esiste un solo caso che prevede l’obbligo di “copiare”. Si tratta della prova di Figura Disegnata nell’Istruzione artistica perché si richiede la COPIA dal vero… del modello vivente! Così che, se in tutti gli altri Istituti superiori è proibito copiare, nell’Istruzione artistica “copiare” è un’Arte non solo apprezzata ma anche imposta.

 

Riforma PA, tremano docenti, dirigenti e Ata in soprannumero: rischiano il trasferimento?

da tecnicadellascuola.it

Riforma PA, tremano docenti, dirigenti e Ata in soprannumero: rischiano il trasferimento?

Non è ancora chiaro se la norma, inserita il 13 giugno dal CdM nel decreto di riforma, varrà anche per migliaia di dipendenti della scuola privi di titolarità e non ricollocabili: di sicuro la mobilità obbligatoria in un altro comparto, senza il consenso del lavoratore, avverrà nello stesso Comune di residenza o in un raggio di 50 chilometri, con lo stipendio garantito. Per essere approvato, il provvedimento dovrà comunque passare per il Parlamento. L’Anief già parla di ricorso. Nel decreto presenti altre parti che sicuramente toccano la scuola, come la cancellazione del trattenimento in servizio in vigore dal 2015.

I dipendenti della scuola – docenti, dirigenti, educatori, Dsga, Ata – fanno parte dell’amministrazione pubblica: quindi rientrano anche loro nel trasferimento obbligatorio in un altro comparto che detiene posti vacanti? A domandarselo sono in tanti, sicuramente i migliaia di soprannumerari, soprattutto insegnanti (quest’anno se ne contavano più di 8mila), che qualora non venissero ricollocati potrebbero rientrare in questa norma inserita il 13 giugno dal CdM nel decreto di riforma della Pubblica Amministrazione.

Per il momento, dobbiamo accontentarci delle informazioni certe: il trasferimento avverrà nello stesso Comune di residenza oppure in un raggio di 50 chilometri, con l’entità dello stipendio che verrà garantito anche nel nuovo comparto. E di quanto contenuto nel “freddo” comunicato del Consiglio dei ministri, dove si parla di “nuove disposizioni perché le amministrazioni possano ricoprire posti vacanti in organico mediante passaggio diretto di dipendenti in servizio presso altre amministrazioni”.

Con le ipotesi ci fermiamo qui: sarebbe iinutile avventurarsi in commenti o considerazioni. Di sicuro, però, il pericolo è fondato. Almeno sino a quando non si dovesse apprendere, a questo punto direttamente dal testo “licenziato” dal Governo, che per la scuola il trasferimento obbligatorio non vale.

Scuola inclusa o meno, la norma (che nei prossimi giorni, come tutte le altre che compongono la riforma della PA, sarà al vaglio dei due rami del Parlamento), non sembra piacere ai sindacati. Come quella della riduzione del 50% dei distacchi sindacali già a partire dal prossimo 1 agosto. “Quel che è sicuro – annuncia Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir – è che anche il dimezzamento della rappresentatività sindacale non arretrerà di un millimetro la nostra azione. A tal proposito annunciamo sin d’ora la volontà di impugnare il provvedimento. Ed anche contro la mobilità ‘selvaggia’, che non tiene conto delle condizioni di vita, a livello personale e familiare, dei lavoratori”.

Il sindacato sostiene che quello del Governo è una sorta di colpo di mano: “stiamo già preparando ricorsi ad hoc da inviare alla Corte di Giustizia Europea. In attesa di prendere visione del provvedimento definitivo approvato dal CdM, Anief-Confedir ha dato mandato ai propri legali di valutare la possibilità di ricorrere in tribunale per valutare l’entità del contrasto contro le norme comunitarie sui trasferimenti da un settore pubblico all’altro”.

Ma ci sono anche altre parti del decreto di riforma della PA che toccano il mondo dell’Istruzione. Ad iniziare dalle deroghe per i dipendenti in età di pensionamento, che tecnicamente si chiama “revoca dei trattenimenti in servizio”. Scatta anche la messa a riposo dei lavoratori che hanno i requisiti per la pensione anticipata (nel 2014 42 anni e 6 mesi di servizio per gli uomini, 41 anni e 6 mesi per le donne) anche se non avranno ancora l’età della pensione di vecchiaia. Queste ”norme sul ricambio generazionale – ha detto con soddisfazione il premier Matteo Renzi – permetteranno di creare 15 mila posti”. Il provvedimento non risparmierà nessuno: varrà per i dipendenti della scuola, al pari dei professori universitari, dei dirigenti medici responsabili di struttura complessa e del personale delle Autorità indipendenti. Per docenti, Ata e gli altri lavoratori che operano nelle scuole, tuttavia, l’applicazione della norma che abroga il trattenimento in servizio troverà applicazione solo nel 2015: l’istituto viene abolito da fine ottobre, hanno fatto sapere fonti del Governo.

C’è poi n’altra decisione che riguarda il mondo della formazione, stavolta universitaria: l’innalzamento del numero dei contratti per le scuole di specializzazione medica, che passa da 3.300 a 5.000: “con questo provvedimento – ha detto il responsabile del Miur, Stefania Giannini – si inverte la rotta e si concretizza un lavoro fatto nell’esclusivo interesse dei giovani medici. La norma approvata ieri prevede anche che la revisione della durata delle scuole di specializzazione entrerà in vigore a partire dal prossimo anno accademico”.

Importanza dei modelli dei verbali di esame, allegati all’OM 37/2014

da tecnicadellascuola.it

Importanza dei modelli dei verbali di esame, allegati all’OM 37/2014

L’art.20 tratta della verbalizzazione, che deve essere fatta in modo informatico e solo eccezionalmente in forma cartacea, e avverte: la commissione verbalizza tutte le attività che caratterizzano lo svolgimento dell’esame; deve chiarire le ragioni per le quali si perviene a determinate conclusioni, in modo che tutto possa risultare trasparente; e le deliberazioni adottate devono essere pienamente e congruamente motivate

Ogni anno, in allegato all’OM degli esami di Stato, vengono forniti dal MIUR 26 modelli dei Verbali. Non solo il segretario verbalizzante nominato dal Presidente della Commissione ma tutti i commissari , sia esterni che interni, possono seguire passo passo le varie fasi e le procedure dei compiti assegnati attraverso le pagine dei modelli di verbali. Questi sono il frutto di una lunga esperienza di funzionari del MIUR che ha saputo applicare nella pratica del rito dell’esame le tante e troppe norme e leggi scolastiche, che regolano il difficile lavoro di ogni Commissione. In particolare sono assai utili per i commissari le 158 note esplicative, che si trovano in calce alle 76 pagine dei verbali, perché rimandano costantemente alla normativa di riferimento.
Vale un ESEMPIO per tutti: a pag. 5-6 c’è il Verbale per le CONSEGNE – in plichi distinti per ogni commissione/classe – al Presidente di Commissione da parte del DS (o del suo delegato): è sufficiente seguire le varie voci del modello di verbale, corredato da 11 note esplicative, per non commettere nessuna omissione.
Riportiamo la lista delle consegne anche a beneficio del personale ATA, che dovrà prepararle:
• l’elenco dei candidati interni ammessi in sede di scrutinio finale; di quelli che hanno frequentato il penultimo anno di corso e che abbiano chiesto di partecipare agli esami; l’elenco dei candidati esterni. (ad eccezione delle commissioni nelle scuole legalmente riconosciute);
• il documento finale del CdC e altra documentazione predisposta dal CdC;• gli atti relativi alle prove effettuate e alle iniziative realizzate durante l’anno in preparazione dell’esame di Stato e alla partecipazione attiva e responsabile degli alunni;
• la documentazione fornita dal CdC per gli alunni con disabilità e per i candidati affetti da (DSA) o con (BES);
• il relativo progetto di sperimentazione, per le classi sperimentali;
• la copia del verbale dello scrutinio finale della classe di provenienza dei candidati interni ed il tabellone che riporta per ogni singolo allievo il credito scolastico assegnatogli;
• per gli allievi che chiedono di usufruire dell’abbreviazione del corso di studio per merito: le pagelle con i voti assegnati alle singole materie (compreso il comportamento) nella penultima classe e nei due anni precedenti la penultima; l’attestazione dell’assenza di ripetenza nei due anni predetti; il credito scolastico attribuito dal CdC della terzultima e penultima classe ed il credito relativo all’anno non frequentato;
• per gli esterni: l’attestato del superamento dell’esame preliminare; le domande di ammissione agli esami corredate dagli allegati certificati scolastici (pagelle, certificato di diploma di scuola secondaria di primo grado, diploma di qualifica ecc.), oppure dichiarazioni sostitutive;
• per gli interni che chiedono di usufruire dell’abbreviazione del corso di studi: le domande di ammissione, con la documentazione prevista;
• i modelli di certificati relativi al giorno di partecipazione agli esami del candidato, da compilare a cura della Commissione e da rilasciare a coloro i quali ne facciano eventualmente richiesta;
• le schede personali dei candidati complete nella parte spettante il CdC;
• i verbali prestampati, le buste, il materiale di cancelleria occorrente per lo svolgimento delle prove scritte;
• il prospetto da affiggere all’albo al fine di dare comunicazione dell’esito delle prove scritte;
• il tabellone dei risultati delle deliberazioni finali della Commissione (in duplice copia, di cui una da affiggere all’albo dell’Istituto e l’altra da tenere agli atti della Commissione);
• il registro degli esami (in duplice copia), contenente l’elenco dei candidati, le generalità di ciascuno, l’esito finale dell’esame con tutte le indicazioni utili al rilascio delle certificazioni di cui all’art. 13 del D.P.R. n.323/1998;
• il registro dei verbali delle riunioni e delle varie operazioni della Commissione nel caso si dovesse fare in cartaceo. (Eventuali registri prestampati potranno essere utilizzati solo se conformi alle direttive ministeriali);
• le chiavi delle porte di accesso ai locali adibiti ad ufficio della Commissione e degli armadi messi a disposizione della stessa;
• il materiale di cancelleria necessario per gli adempimenti di competenza della Commissione

Sicurezza scolastica fai da te

da tecnicadellascuola.it

Sicurezza scolastica fai da te

Cresce il numero degli incidenti nelle scuole italiane. Infatti, i dati forniti dall’Inail testimoniano che gli incidenti scolastici negli ultimi anni coinvolgono quasi cento mila studenti e circa 15mila insegnanti.

Tra le cause più importanti, in ordine di frequenza ci sono: le cadute durante le attività sportive, le cadute accidentali, malori improvvisi o legati a patologie, le cattive condizioni di arredi e mobili, le cattive condizioni degli infissi, l’uso improprio o scorretto delle attrezzature. A tal proposito si riporta un semplice decalogo riguardante alcune azioni che possono fare studenti e insegnanti per migliorare la sicurezza del proprio edificio scolastico, in attesa delle opere di ristrutturazione che dovranno essere attuate dal governo Renzi:
1. evidenziare tutte le parti pericolose degli arredi scolastici: spigoli dei banchi, spazio tra lavagna e l’intelaiatura di sostegno della stessa, finestre che si aprono all’interno della classe offrendo spigoli vivi che intralciano i passaggi, ecc.
2. coprire tutti gli angoli sporgenti con supporti plastici
3. coprire con gomma le colonne portanti fino ad altezza adulto
4. evitare qualsiasi oggetto di vetro nell’arredo
5. fissare gli armadi alle pareti
6. coprire il pavimento con materiale antisdrucciolo
7. verificare che tutte le spine e le prese elettriche siano non sfilacciate o penzolanti
8. non porre oggetti alti sugli armadi
9. coprire adeguatamente i termosifoni
10. segnalare i gradini di dislivello e porre sui gradini strisce antisdrucciolevoli

Lavoro, Europa e Scuola: le tre maiuscole di Renzi

da tecnicadellascuola.it

Lavoro, Europa e Scuola: le tre maiuscole di Renzi

Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, all’assemblea nazionale del Pd, di cui è il segretario, ha detto che ormai la sfida per il prossimo futuro riguarda il lavoro, l’Europa e la scuola “Su tre temi dovremo giocare la battaglia delle prossime settimane: l’Europa, la disoccupazione sconvolgente giovanile e una gigantesca campagna per l’educazione e la scuola. Il 40,8% è percentuale che stupisce. Ma ricordiamoci che c’è un’altra percentuale che sconvolge con il 4 davanti e continua a crescere: la disoccupazione giovanile”. E ha pure sottolineato nel corso del suo intervento che “sul breve periodo in Italia si deve combattere la disoccupazione giovanile sconvolgente e recuperare speranza, entusiasmo, perché c’è tanta domanda di bella Italia nel mondo, c’è tanta voglia di un’Italia che torni a correre ed esprimere speranza”. Ma non ha tralasciato neanche i temi legati alla famiglia: 
”Nel 2015 realizzeremo finalmente in Italia il quoziente familiare”, mentre sui temi gravissimi della corruzione ha annunciato: 
”Paghi chi ha sbagliato. Su giustizia basta con il derby che c’è da venti anni andando avanti in maniera totalmente ideologica. Presto riforme.”
”Se c’è qualcuno di noi che sa parli, se c’è qualcuno di noi che ha sbagliato paghi”. Ma ha pure aggiunto: “A settembre dopo la riforma della legge elettorale, realizzeremo un impegno preso durante le primarie, un impegno vincolante e lo faremo d’accordo con esponenti maggioranza e parlamento: quello sui diritti civili”. “La discussione sulla Rai va aperta sul serio. Siamo a un bivio”, e così ha aperto pure la breccia nei confronti dell’altra querelle che da qualche giorno va avanti. La Rai deve “essere davvero servizio pubblico” e compiere “un’azione culturale”. Riferendosi invece alla nuova presidenza del Pd, dopo le dimissioni di Gianni Cuperlo, ha detto di proporre una “guida non espressione della maggioranza” del partito: Matteo Orfini, “per la formazione politica che ci ha visto tante volte dividerci ma perché nel partito ci si sta rispettandosi”. “Nelle prossime settimane mi piacerebbe che la segreteria fosse aperta a tutti quelli che vogliono starci”. Va bene discutere, ha detto infine Renzi, “ma non mi rassegno che vinca la palude. Non ho preso il 40% per stare a vivacchiare. Se ci sono alcuni senatori che vogliono esprimersi in libertà di coscienza facciano pure, i voti ci sono anche senza di loro”.