RIFORMA P.A.: TAGLIO A SINDACATI E’ DERIVA POPULISTICA

RIFORMA P.A., FGU: TAGLIO A SINDACATI E’ DERIVA POPULISTICA

“Quella sbandierata dal tandem Renzi-Madia è una rivoluzione puramente di facciata che in realtà non procura risparmi ma ferite gravi e profonde alle grandi organizzazioni democratiche rappresentate dai sindacati”. Non usa mezzi termini Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Federazione Gilda-Unams, per commentare il dimezzamento dei permessi e dei distacchi sindacali previsto dalla riforma della pubblica amministrazione approvata venerdì scorso in Consiglio dei Ministri.

“Il taglio del 50 per cento di permessi e distacchi viene effettuato brutalmente, senza alcuna gradualità, e va a colpire persone che generalmente prestano servizio ben oltre il normale orario di lavoro per difendere i diritti di insegnanti e impiegati e per aiutarli a districarsi nella giungla burocratica italiana”.“Il risparmio che deriverà dal dimezzamento di permessi e distacchi – spiega il coordinatore della Fgu – ammonterà a circa 13 milioni nelle scuole e ad altrettanti nel resto del pubblico impiego, una cifra che corrisponde a meno degli stipendi di una manciata di dirigenti pubblici. Il rientro dei distaccati, inoltre, non farà altro che ridurre ulteriormente i posti di lavoro disponibili, con ‘tanti saluti’ al famoso ricambio generazionale”.

“Ben altro sistema ha usato il governo – incalza Di Meglio – per il finanziamento pubblico ai partiti, la cui abolizione avverrà soltanto nel 2017 e che alla fine verrà sostituito dal 2 per mille nella dichiarazione dei redditi. L’attacco di Renzi – conclude – si conferma come una deriva populistica tesa a destrutturare i sindacati”.

Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica

Alta Formazione Artistica, Musicale e Coreutica

Si rende noto che il termine fissato dall’Avviso Pubblico per la costituzione di una rosa di esperti per il conferimento degli incarichi di membro nei consigli di amministrazione delle istituzioni dell’Alta formazione artistica, musicale e coreutica(art. 5 del Prot. n. 0355 del 22 maggio 2014, disponibile sul sito del MIUR) è prorogato al 23 giugno 2014, ore 13.

Come comunicato in precedenza, è fortemente incoraggiato l’utilizzo dell’apposito form online, il modello è disponibile all’indirizzo http://afam.miur.it/ric_cda/. Si ricorda inoltre che sarà necessario allegare una lettera di motivazione, un curriculum vitae aggiornato ed un documento di riconoscimento. A questo link un breve tutorial per l’utilizzo del form.

Maestra che canta

175 MAESTRA CHE CANTA di Umberto Tenuta

CANTO 175 Canto, non insegno, canto. Forse si impara meglio attraverso il canto. Ora ci provo. La prima battaglia è con la Dirigente: vuole che insegni, ed io invece canto. Se vinco questa battaglia, poi vedrete che canti saranno!

 

Al SILENTIUM dei Cimiteri fa da contrasto il Canto della Maestra.

Accorre indignata la Dirigente.

Il canto viene da quella aula là, in fondo al corridoio, sulla porta un nome scritto con la biro rossa: MAESTRA STEFY.

−Che fa lei, Maestra?

−Non fa lezione?

−Mica Lei è la maestra di Canto!

−Le ho assegnato Storia e Geografia!

−Anche Scienze, per completare l’orario.

−Ora che fa, lì, nel corridoio dei banchi?

−Che sono questi Canti strani, mi spieghi!

La piccola Angela prende la sua bottiglietta d’acqua minerale e la porge alla Maestra:

−Maestra cara, beva, beva, sennò adesso sviene! E noi, poi, come faremo?

Beve la Maestra Stefy e dice:

−Eccellentissima Dirigente, io… io… io… so cantare, faccio parte anche… di un coro!

−e utilizzo questa mia competenza per addolcire la pillola amara dell’apprendere stando seduti nei banchi ad ascoltare lezioni, a guardare mappe concettuali sulla LIM, a prendere appunti con le matite biro rosse e nere sui Block Notes.

−utilizzo il Canto per un approccio meno gravoso alla nomenclatura storica, geografica, letteraria, artistica, musicale, pittorica…sì, anche al lessico ma soprattutto alla pronuncia francese ed inglese!

−Dirigente, Ella certamente mi insegna, insegna a me, miserella Maestra, insegna che la vita nasce da un canto di amore.

Con un Canto mi conquise il mio Sposo, e là sull’altare lo sentii cantare

veni ad me, sponsa de libano!

Veni de Libano, sponsa mea, veni de Libano, veni.

Ed io al mio bimbo cantai per nove mesi! E con le mani dolci dolci lo accarezzai dolcemente.

−Nato, continuai a cantargli le meraviglie del mondo.

E dal mio canto imparò il nome della mamma sua.

Fu la prima parola che mi disse: mamma, mater, mère, mother…

−Dai miei canti imparò la lingua italiana, le altre lingue, tutte le lingue del mondo!

−Dai miei canti imparò la musica delle parole, la musica dei suoni, la musica del numero che l’universo tiene!

−Dai miei canti sul pentagramma imparò pentagoni e altri poligoni infiniti.

−Dai miei canti imparò l’armonia del gran concerto delle genti nate da Luky, genti che per le vie del mondo sono andate ed ora si ritrovano fratelli sui palcoscenici digitali.

La Dirigente tace, esterrefatta, fatta terra bruciata, non terra d’ocra, ma proprio terra bruciata!

Terra senza più semi di vita.

Terra buona per far mattoni.

Angela, la mia bimba cara, e Maria, e Alberta, ed anche Norberto dal fondo dell’aula, mi cantano:

−OOO! ooo! ooo! Maestra cara!

−Gliel’hai cantata, bene gliel’hai cantata!

−Ora noi a Te canteremo l’inno della tua gloria!

 

POST SCRIPTUM

Attraverso mie accurate indagini ispettive ho saputo che il giorno stesso la Dirigente è andata a lezioni di Canto!

Ora, per colpa mia, o miei poveri colleghi che come me non sapete cantare, ora la Dirigente imporrà a tutti i docenti di cantare mattina, mezzogiorno e sera!

E nei corridoi saranno installati i diffusori dei canti che la Dirigente farà ai docenti che non sanno cantare.

Io, Regina, siederò sul suo scranno!

Maturità 2014, domani la prima prova. Tototemi da Márquez a Facebook

da Il Fatto Quotidiano

Maturità 2014, domani la prima prova. Tototemi da Márquez a Facebook

Il ministero dell’Istruzione posta tweet rassicuranti, mentre sui siti studenteschi impazzano i pronostici sugli argomenti della prima prova scritta. I “favoriti” sono Pirandello, D’Annunzio e Primo Levi. Molto citato il grande scrittore colombiano morto quest’anno, insieme al decennale del social network e ai cent’anni della Grande Guerra

di Chiara Carbone

“Manca poco e l’esame farà parte della vostra storia. Lo ricorderete (nel bene) per sempre #quasi maturi #maturità2014”, cinguettava pochi giorni fa il profilo twitter del Miur facendo l’in bocca al lupo agli studenti di quest’anno. Adesso manca davvero poco: domani circa 490mila studenti dell’ultimo anno siederanno tra i banchi per l’esame di maturità 2014. E se all’apertura del plico telematico (nonostante i problemi informatici, poi risolti, che hanno caratterizzato gli ultimi giorni) manca qualche ora, il tototema impazza in rete già da mesi.

A farla da padrona l’ipotesi, per quanto riguarda l’analisi del testo, di un autore del Novecento. Proprio tra questi, secondo un sondaggio di skuola.net, in cima ai pensieri degli studenti ci sarebbe Pirandello, protagonista insieme a D’Annunzio e a Primo Levi. Dopo la scelta dell’anno scorso dell’analisi di un brano tratto da L’infinito viaggiare di Claudio Magris, però, i ragazzi si dichiarano pronti a tutto, anche a un autore straniero. E qui scenderebbe in campo il premio Nobel Gabriel García Márquez , morto pochi mesi fa. Ipotesi però smentita da un altro tweet del Miur, che ha promesso: “Chi ha preparato le prove ci e vi rassicura: sono in linea con i programmi”. Principio che escluderebbe anche la possibilità di autori viventi. Ecco che allora risalirebbero le quotazioni di chi manca all’appello da un po’, come Saba e Svevo, uscito l’ultima volta nel 2009.

Se poi il ministero mettesse in campo la “scaramanzia da Mondiale” ci sarebbe da puntare sul “sempre favorito” Ungaretti. Era il 2006, infatti, e mentre la nazionale faceva sognare l’Italia a Berlino, gli incubi di chi doveva affrontare la maturità si materializzavano sotto il nome di Giuseppe Ungaretti, poi riproposto nel 2011. Con una logica del genere sarebbero da scartare quindi Primo Levi e Salvatore Quasimodo, talismani sfortunati dei Mondiali 2010 e 2002.

Puntando i riflettori sugli anniversari, poi, vanno ricordati quello dei duemila anni dalla morte di Augusto e quello della morte di Carlo Magno. Questo potrebbe far pensare – perché no – anche a un ritorno di Dante assente dal 2007 e che ad esempio, nel VI canto del Paradiso, cita entrambi.

E parlando sempre di anniversari, il sito studenti.it suggerisce quelli che potrebbero essere presi in considerazione da viale Trastevere per le altre tracce, quelle di attualità, storiche e generali: la scomparsa di Mandela, il decennale dalla nascita di Facebook, che potrebbe essere lo spunto per una riflessione su come i social network stanno cambiando il nostro approccio alla comunicazione (come già nel 2009); e quello dallo tsunami nel sud est asiatico, che potrebbe far riflettere sui disastri ambientali. Poi i cent’anni dallo scoppio della prima Guerra mondiale, la santificazione dei papi Giovanni Paolo II e Giovanni XXIII, il crollo del muro di Berlino, vent’anni dalla morte di Nixon e 50 da quella di Palmiro Togliatti e di Kennedy, la nascita della tv italiana, di Hitler, Marconi e Galilei. Qualche altra ipotesi? L’Europa, già presa in considerazione negli anni passati, il premio Nobel a Martin Luther King e la crisi, trattata in vari modi sia nel 2012 che nel 2013.

In attesa di conoscere il verdetto di quest’anno, intanto, gli studenti sui social network prendono spunto proprio dagli autori che stanno ripassando per citazioni colte o per rifacimenti più o meno divertenti: ecco allora il leopardiano “studio matto e disperatissimo” di molti e il “si sta come a giugno sui libri i maturandi” di altri, per chiamare in causa proprio Ungaretti. Una consolazione per i maturandi ansiosi: secondo i dati del ministero del 2013, la prima prova è quella dove gli studenti se la sono cavata meglio.

Maturità, ultimo atto: torna la ceralacca sul pacco da archiviare

da Corriere.it

Maturità, ultimo atto: torna la ceralacca sul pacco da archiviare

E’ l’unico adempimento che non cambia: alla fine il plico si chiude con timbro e spago

di Giuseppe Tesorio

Un esame «tecnologico», con i suoi «plichi telematici», con tutte le operazioni degli esami che finiscono in diretta nel cervellone del ministero, e con qualche tesina digitale. La maturità tecnologicamente avanzata ritorna romanticamente passata, proprio alla fine. Perché, l’ultima cosa che dovranno fare gli insegnanti, prima di andare in villeggiatura, non ha niente a che vedere con il «touchscreen». Anzi, è un bel passo indietro nella storia. Ai tempi dei sigilli con la ceralacca sugli atti ufficiali. E poteva la scuola cancellare di colpo sigilli e ceralacca? No, non poteva. Hanno tolto le buste di plastica da aprire con le forbici davanti agli studenti agitati (dentro le buste c’erano le tracce da svolgere); hanno tolto l’estrazione della lettera dell’alfabeto, sempre davanti agli studenti, che indicava il primo nome da interrogare agli orali (ora si sorteggia in commissione); hanno eliminato la penna a sfera (registri e verbali cartacei sono pezzi di antiquariato, tutto si invia online). Almeno fate sopravvivere una piccola stupidissima operazione. L’hanno lasciata in conclusione, come ultimo atto. Basta leggere il modello di verbale in allegato all’O.M. n. 37 del 19 maggio 2014. Sembra scritta due secoli fa. «Si procede, poi, alla firma di tutti gli atti ed alla preparazione del plico che raccoglie gli elaborati d’esame dei candidati, le schede contenenti i verbali delle prove e dei risultati finali dei singoli candidati, il registro dei verbali di tutte le sedute e operazioni compiute dalla Commissione, nonché le documentazioni varie, da specificare, riguardanti gli esami stessi: il plico ministeriale con le buste delle prove d’esame, i testi originali delle prove d’esame. Il plico viene infine chiuso e su di esso vengono apposti n. ….. bolli di ceralacca, con impresso il timbro della scuola. Tutti i componenti della Commissione presenti appongono la propria firma sul plico che sarà consegnato per la custodia al dirigente scolastico». Apposti n. (di solito due) bolli di ceralacca, sul «plico telematico». E la/il segretaria/o della scuola (di solito è lei/lui) prepara l’occorrente: la stecchetta di ceralacca, l’accendino con lo stoppino, un pentolino per trasportare il tutto nelle varie commissioni, il timbro della scuola e un bicchierino con un poco d’acqua per raffreddarlo, lo spago per legare il pacco. Poi un bel nodo e sul nodo ceralacca e timbro.

Maturità: prima del via, gruppi di studio su Facebook e Whatsapp

da La Stampa

Maturità: prima del via, gruppi di studio su Facebook e Whatsapp

Scambio di appunti e tesine, l’aiuto di Skype con vere e proprie call conference
ROMA

La Maturità ai tempi dei social network viaggia rigorosamente online tra chat e cinguettii. Mancano ormai pochissimi giorni al via e Skuola.net , in un sondaggio su 2200 maturandi, ha scoperto che il ripasso in gruppo è rigorosamente social per un ragazzo su tre mentre 7 maturandi su 10 studiano e si esercitano utilizzando la tecnologia, dal pc a smartphone e tablet.

 

Nella generazione social il gruppo di studio è quello su Facebook o piuttosto su Whatsapp: ci si scambia appunti e tesine, dubbi e quesiti. E se il messaggino non dovesse bastare arriva l’aiuto di Skype che, con vere e proprie call conference, mette tutti uno di fronte all’altro. E poi a seguire anche i documenti condivisi online dove tutti possono correggere e integrare. Un lavoro da team perfetto. Secondo il sondaggio, anche se un ragazzo su 3 utilizza abitualmente queste risorse non mancano i più tradizionali gruppi di studio a casa che spesso però finiscono in giochi e risate.

 

UNA DOMANDA AL VOLO? – Se all’improvviso dovesse sorgere un dubbio, una curiosità, un dilemma sul programma di studio, che fare? Per 3 maturandi su 5 la risorsa è sempre nello smartphone da cui accedere a whatsapp e in un click chiedere e avere tutte le risposte necessarie. Solo un piccolo 5% dichiara di andare direttamente a casa dell’amico a chiedere informazioni mentre il 27% alza il telefono e lo chiama.

 

ANCHE IL PROF È SOCIAL – Cambiano i tempi e cambiano anche i prof. Se prima per fare una domanda all’insegnante era necessario alzare la mano, oggi basta un messaggino: affidato a Facebook o alla posta elettronica. Il contatto social con il prof è lo strumento utilizzato da un ragazzo su tre. Il 13% racconta invece di aver ricevuto il numero di telefono del docente e di poterlo chiamare per eventuali approfondimenti.

 

REPETITA IUVANT – Il ripasso è fondamentale e in questi giorni è la vera grande attività di mezzo milione di maturandi. Come avviene? Al bando i libri, la didattica si serve dell’hi tech: 7 ragazzi su 10 dichiarano di consultare pc, tablet e smartphone per studiare.

 

RICERCA DATI – La generazione social non ci pensa neppure a mettere mano alla vecchia e polverosa enciclopedia di famiglia. Qualunque dubbio infatti viene presto risolto con una velocissima ricerca online. Chi meglio di google può rispondere alle domande più disparate? 9 ragazzi su 10 affidano tutte le loro speranze in un click al noto motore di ricerca.

(Ansa)

Maturità: mercoledì 18 mezzo milione di studenti sotto esame

da La Stampa

Maturità: mercoledì 18 mezzo milione di studenti sotto esame

Si consumano i riti di sempre: dal ripasso dell’ultima ora all’affinamento delle tecniche di copiatura
ANSA

roma

Si comincia mercoledì 18 con la prova di italiano che sarà per tutti i candidati – 490.000 quelli attesi all’esame quest’anno – la stessa.

Consueto anche il ventaglio di scelte: analisi di un testo letterario, produzione di un saggio breve o di un articolo di giornale (questi due nei diversi ambiti di riferimento e dunque storico-politico, socio-economico, artistico-letterario, tecnico-scientifico), il tema di argomento storico o di attualità.

L’operazione ”plico telematico”, intanto, è già partita e oltre il 50% delle scuole ha “scaricato” le tracce che tuttavia restano criptate. Saranno visibili soltanto mercoledì perché la chiave per “leggerle” è doppia: una per ogni commissione e l’altra, la cosiddetta “chiave-ministero”, sarà fornita da viale Trastevere soltanto la mattina stessa della prova.

Tracce che quest’anno hanno viaggiato su un server parallelo a scopo precauzionale. Il portale Sidi, il “cervellone” che normalmente gestisce esami di Maturità, trasferimenti e organici, è andato, infatti, in tilt per alcuni giorni e solo in queste ore il servizio sta tornando gradualmente alla normalità.

Il giorno successivo, il 19 giugno, toccherà al secondo scritto, specifico per l’indirizzo frequentato. Al Classico è stata rispettata l’alternanza fra latino e greco e quindi quest’anno i ragazzi dovranno cimentarsi con il greco. Poche sorprese allo Scientifico e al Linguistico: gli studenti del primo dovranno affrontare la Matematica, quelli del secondo una lingua straniera. Per gli Istituti tecnici e professionali sono state scelte materie che, oltre a caratterizzare i diversi indirizzi di studio, hanno una dimensione tecnico-pratico-laboratoriale.

Il terzo e ultimo scritto, preparato dalle singole commissioni d’esame e meglio noto come il quizzone, è in calendario per lunedì 23 giugno.

Ciascuna commissione d’esame stabilisce poi autonomamente il diario delle operazioni per la correzione e la valutazione delle prove scritte e definisce la data di inizio dei colloqui (il numero dei candidati che sostengono il colloquio, per ogni giorno, non può essere di norma superiore a cinque).

La commissione dispone di 45 punti per la valutazione delle prove scritte, ripartiti in parti uguali tra le tre prove: a ciascuna delle prove scritte giudicata sufficiente non può essere attribuito un punteggio inferiore a 10. Per la valutazione del colloquio sono 30 i punti a disposizione: all’orale giudicato sufficiente non può essere attribuito un punteggio inferiore a 20. Per superare l’esame di Stato è sufficiente un punteggio minimo complessivo di 60/100.

Intanto, gli studenti consumano i riti di sempre. Al ripasso dell’ultima ora si affianca l’affinamento delle tecniche di copiatura. Il grande nemico da combattere, per i prof della commissione, sarà lo smartphone. Secondo un sondaggio di Skuola.net, infatti, 1 ragazzo su 4 ha confessato che per riuscire ad avere informazioni durante lo svolgimento degli scritti, confida proprio su questa scatoletta tascabile. Resta alta comunque la quota di coloro che si doteranno di foglietti riassuntivi nascosti ovunque: ben 4 ragazzi su 10.

E impazza naturalmente il toto traccia. Se il Miur Social ha twittato ieri che le prove saranno «in linea con i programmi» scongiurando quindi sorprese tipo «il Magris» dello scorso anno, i maturandi tornano a scommettere sugli autori di sempre. E i favoriti, secondo la rete, sono Pirandello e D’Annunzio.

L’esame che non finisce mai

da la Repubblica

L’esame che non finisce mai

Ci siamo: domani incomincia la maturità, anzi la social-maturità. Perché se per i 460mila studenti coinvolti timori e speranze restano quelli di sempre, oggi però si condividono su twitter, skype, facebook e whatsapp. E anche il ministero prova ad adeguarsi

Toto-tema, ansia da ultimo minuto, amnesie, sensi di colpa, fame nervosa, bisogno di dolci, insonnia, paura. Ci siamo: domani incomincia la maturità, anzi la social-maturità. Perché se per i 460mila studenti coinvolti timori e speranze restano quelli di sempre, oggi però si condividono su twitter, skype, facebook e whatsapp. E anche il ministero prova ad adeguarsi

DAEMON annuncia con un tweet che i nervi cedono: «Sto per scaraventare il libro contro il muro». Matilde cammina su un pensiero a precipizio: «Disperazione ai massimi livelli». Iaia preferisce il pentimento preventivo e un brivido: «Inizio a rendermi conto che mi sono messa a studiare un po’ tardi…». Voci dalla “socialmaturità” in transito dai cellulari e dagli schermi dei computer. Trice si lascia andare alla fame nervosa: «Lo studio mi fa venire voglia di latte e cereali» confessa postando il cinguettio con la foto della «merenda da campione». Meno uno alla meta, vigilia del prontivia.
L’esame di Stato è a un passo, domani si comincia con la prova di italiano per i 460mila candidati, ma in mezzo c’è il giorno e la notte prima degli esami. Quella in cui si consultano le lancette degli orologi, quella del tipo «il mio letto ormai è un campo di battaglia: libri penne matite fogli appunti computer e cibo…». Quella in cui i demoni passeggiano nei sogni e i fantasmi escono dalle pagine dei manuali con amnesie improvvise sulle date della Storia o sui maestri della filosofia, blackout sui poeti, testacoda sulle correnti crepuscolari, futurismo, verismo… «Dadaisti chi?». «Hegel ti odio, sei l’ultima fottutissima persona che mi manca del programma di filosofia », firma nightvision. La maturità social è un campo di paure amplificate, ma anche una consolazione: «Siamo dalla stessa parte». E una certezza: «Non mi sento sola qui» (Franci94). La squadra sotto esame si dà appuntamento online, ripassi di classe su skype, il tototema che passa da facebook a twitter e un’autostrada di appunti e documenti condivisi che viaggiano dai siti a pagamento al copia e incolla in clandestinità su WhatsApp, viber, weChat. Persino il ministero dell’Istruzione cambia strategia e prova a somministrare hashtag per calmare le paure: apre due canali #maturità2014 e #quasimaturi. In pochi giorni diventano il collettore di una confessione riassunta in 140 caratteri alla volta. Le reazioni di quelli in coda per l’esame sono le più disparate. C’è chi come Giuss va diretto al cuore del problema: «Fanculo a Leopardi, mi guardo Germania Portogallo », chi come Lally non perde la voglia di scherzare: «Cadorna fu destituito e divenne una stazione della metro di Milano » cinguetta all’hashtag #celapossiamofare. Ida cede allo specchio: «È cominciata la settimana più ansiosa della mia vita ». Quinna si chiede: «Trascinarsi il libro di fisica in bagno è normale?». Altri fanno i maestrini: «Ragazzi – twitta Michele – studiate Calvino, io non sbaglio mai, me lo sento». Altri fanno quelli che si svegliano tardi: «Ragazzi ero l’unico a non sapere che la tesina si deve consegnare mercoledì?». Naturalmente il tototema impazza e anche i tentativi di cogliere profezie nell’aria: «Sará un caso che i prof esterni inclusa la presidente si chiamano Maria oppure è un segno dall’alto?» posta Vale95, mentre Ilaria tenta la magia: «Sto sperando di assimilare tutte le nozioni per osmosi».
Si debutta col foglio protocollo bianco, biro, dizionario ai blocchi di partenza. Scegliere è sempre prendere una strada e qui cominciano le differenze. Lo dice anche l’ultimo studio della Fondazione Agnelli dal titolo: “Dimmi chi sei e ti dirò che traccia sceglierai”.
Esistono preferenze di genere: le ragazze tendono al tema letterario, i maschi ad argomenti storici e scientifici. I candidati dei licei si indirizzano verso l’analisi e commento del testo e su argomenti letterari e storici, quelli dei professionali vanno sul tema di ordine generale. La
Fondazione Agnelli ha analizzato un campione di 600 mila diplomati e i giudizi di 12 mila commissioni rivelando che gli studenti con più crediti, cioè «i più bravi – spiega Gianfranco De Simone, il ricercatore che ha curato lo studio assieme a Martino Bernardi – si orientano sui temi storici e letterari, i meno bravi sui temi generali o tecnici. Colpisce comunque che anche al liceo scientifico la scelta prevalente vada all’analisi del testo letterario rispetto al tema scientifico. Quindi che siano classici o scientifici nei licei è la componente letteraria a vincere».
C’è un’altra sorpresa che rivela questa ricerca: a parità di condizioni dei candidati «le valutazioni dei professori possono oscillare di mezzo punto verso l’alto se si opta per l’analisi del testo letterario o per i saggi brevi o articoli a tema artistico-letterario e storico-politico o verso il basso se ci si orienta per i saggi brevi o articoli a tema socioeconomico, tecnico-scientifico o quello di ordine generale». Insomma anche i prof hanno le loro preferenze legate alle radici culturali: «Forse le tracce diverse da quelle storico-letterarie sono oggettivamente più difficili? O semplicemente i docenti di lettere correggono con più piacere (e favore) i temi su argomenti a loro più congeniali e sui quali si sentono più preparati?» si chiedono gli analisti. «Bisognerebbe – suggerisce Andrea Gavosto, presidente della Fondazione Agnelli – restituire dignità al saggio di tipo socio economico, che se fatto bene rispecchia molto più la cultura contemporanea dei ragazzi, che ad esempio il tema storico che si riduce spesso a una mera esposizione di date».
Insomma, bisognerebbe rimettere i temi tutti a pari merito, sulla stessa linea di partenza. Sia chiaro: la casualità nella scelta esiste ed è legata al fatto di ritrovare o meno nelle tracce del giorno della maturità, un argomento svolto bene dal docente in classe o un tema verso il quale l’allievo nutra una particolare passione. Nella selezione di un tema si incrociano più fattori, non soltanto il passato, ma anche un po’ di futuro: «La scelta di una traccia al posto di un’altra è in qualche modo una previsione del tipo di studi che lo studente farà in seguito» sostiene Gavosto.

Il governo cala l’asso del part-time

da ItaliaOggi

Il governo cala l’asso del part-time

La novità nel ddl delega, interessato chi è a fine carriera. La pensione sarà piena

Alessandra Ricciardi

Nulla di obbligatorio per i lavoratori. Ma una possibilità generalizzata di accedere al part-time negli ultimi 5 anni di lavoro. Se lo stipendio sarà dimezzato o quasi, la pensione, a differenza di quanto accade oggi, sarà piena. Una sorta di prepensionamento quello che potrà scattare per docenti e personale ausiliario, tecnico e amministrativo, fuori i dirigenti, con il disegno di legge delega di semplificazione approvato venerdì scorso dal consiglio dei ministri.

Un’apertura che potrebbe interessare, secondo le prime stime, circa 80 mila docenti e 10 mila Ata su un contingente di circa 900mila unità. Liberando sulla carta 45 mila posti pieni, un contributo reale all’annunciata staffetta generazionale. Sulla carta, perché rinunciare a metà stipendio non è scelta da poco e poi perché, tra spezzoni ed esuberi, fare una stima delle cattedre liberabili diventa difficile.

«Nel quinquennio antecedente alla data di collocamento a riposo, la trasformazione del rapporto di lavoro da tempo pieno a tempo parziale con una prestazione lavorativa al 50% è riconosciuta al personale non dirigente delle pubbliche amministrazioni». Si tratta di un diritto del lavoratore, non subordinato, a differenza di quanto avviene oggi, alla valutazione discrezionale dell’amministrazione che potrà solo posticiparlo al massimo per tre mesi nei casi in cui ci sia il rischio di un «grave pregiudizio alla funzionalità» dei servizi. Nella legislazione vigente, invece, l’amministrazione deve tra l’altro rispettare un tetto pari al 25 per cento della dotazione organica complessiva del personale a tempo pieno in ciascuna classe di concorso a cattedre o posti di ciascun ruolo e, comunque, i limiti di spesa massima annua prevista per la dotazione organica.

Tutti limiti superati per chi si ritrova ad essere a 5 anni dalla pensione e ricade nella nuova normativa. «All’atto del collocamento a riposo il dipendente ha diritto al trattamento di quiescenza e previdenza che gli sarebbe spettato se fosse rimasto in servizio a tempo pieno nell’ultimo quinquennio». Visto che tutti vanno in pensione in regime contributivo questo significa che lo stato pagherà le spese per le contribuzioni mancanti. Una novità che potrebbe rendere interessante la norma, soprattutto a quanti hanno necessità personali che li inducono a lasciare prima e invece con la riforma Fornero, in primis le donne, sono rimasti bloccati.

Scatti, recuperato anche il 2012

da ItaliaOggi

Scatti, recuperato anche il 2012

Firmato il contratto che utilizza i fondi del Mof per garantire i gradoni. No della Cgil

Carlo Forte

Mercoledì scorso i rappresentanti del governo e dei sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams hanno firmato all’Aran un’ipotesi di contratto, che restituisce ai docenti e al personale Ata un anno di servizio ai fini dei gradoni (la Cgil non lo ha firmato). La sottoscrizione dell’accordo in zona Cesarini allontana anche il rischio, per i lavoratori della scuola che avevano ottenuto l’avanzamento di gradone nel 2013, di vedersi retrocedere al gradone precedente. Così come prevedeva la legge, nel caso in cui entro il 30 giugno non si fosse arrivati ad un’intesa.

Il testo ora passa al vaglio degli organi di controllo e, se non saranno avanzati rilievi o altri intoppi, si passerà alla sottoscrizione definitiva e all’adeguamento delle buste paga dei lavoratori. L’anno oggetto dell’intesa è il 2012, la cui utilità era stata cancellata dal governo Berlusconi insieme al 2011 e al 2012. Gli anni 2010 e 2011 sono già stati recuperati con altri interventi. Rimaneva il 2012, che sarà rianimato per effetto del nuovo accordo. I passaggi ai tavoli negoziali si sono resi necessari perché l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 ha disposto che: «Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti». L’intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita.

Gli effetti delle nuove disposizioni, però, sono stati mitigati da un successivo intervento legislativo, che ha ripristinato il recupero del 2010. Il tutto mediante l’utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il merito (si veda il decreto interministeriale 14 gennaio 2011 n. 3). Fondi derivanti dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell’art.64 della legge 133/2008. Il ritardo, dunque, era già stato ridotto di un anno, grazie al recupero dell’utilità del 2010. Per il recupero del 2011, però, i soldi del merito sono risultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. E quindi, per trovare i fondi che mancavano, governo e sindacati alla fine hanno deciso a maggioranza di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata (si veda il contratto del 13 marzo 2013). In ciò utilizzando il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof). Infine, con l’accordo dell’11 giugno scorso, le parti hanno recuperato anche il 2012, attingendo, anche questa volta ai fondi per lo straordinario dei docenti e dei non docenti. Incetezze restano sul futuro degli scatti per gli anni a venire, visto l’intento del governo di rivedere il peso dell’anzianità di servizio nella carriera dei docenti.

Resta, il fatto, già nell’immediato, che il decreto del Presidente della Repubblica 122/2013, all’articolo 1, comma 1, lettera b), dispone la cancellazione anche dell’utilità del 2013 ai fini dei gradoni, prorogando di un anno le disposizioni contenute nell’articolo 9, comma 23, del decreto legge 78/2010 (la norma che ha cancellato l’utilità del 2010 del 2011 e del 2012 ai fini dei gradoni.) E dunque, nonostante gli sforzi fatti dai sindacati, la progressione di carriera è tuttora gravata da un anno di ritardo (senza gli interventi il ritardo sarebbe stato di 4 anni.)

«Se non avessimo giocato con determinazione il nostro ruolo di sindacato, delegando le soluzioni alla politica, saremmo ancora a mani vuote» spiega Francesco Scrima, leader dalla Cisl scuola. Dello stesso tenore il commento del segretario della Snals, Marco Paolo Nigi, che parla di «ennesima ingiustizia ai danni del personale della scuola» evitata grazie alla firma dell’accordo. Per Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola, si tratta di un accordo «importante, utile per il personale della scuola che altrimenti avrebbero subito un’altra ingiustizia». Sostanzialmente positivo anche il commento del ccoordinatore della Gilda, Rino Di Meglio, che pone l’accento sulla questione del 2014: «Non possiamo esultare perché manca ancora all’appello lo scatto del 2013». Invece, per Mimmo Pantaleo, segretario della Flc-Cgil (che non ha firmato l’accordo): « Quest’ultima intesa indebolisce ulteriormente la contrattazione decentrata a fronte della mancanza di impegni per il rinnovo dei Contratti Nazionali». Soddisfazione è stata espressa anche dal ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, secondo il quale, grazie all’accordo «si scongiura definitivamente la possibilità che il personale debba restituire, a causa di un pasticcio burocratico ereditato dal passato, somme già percepite».

Giovani anche troppo istruiti

da ItaliaOggi

Giovani anche troppo istruiti

Il 34% dei 15-34enni accetta un lavoro a bassa qualifica

Emanuela Micucci

E poi li chiamano bamboccioni o gli etichettano come neet. Ma il 34,2% dei 15-34enni italiani accetta un lavoro che richiede un titolo di studio inferiore a quello posseduto. Pur di avere un’occupazione. Lavoratori sovraistruiti causa crisi fotografati dall’Istat nel Rapporto annuale 2014 (www.istat.it). Nel mercato del lavoro italiano la sovraistruzione interessa oltre 4,8 milioni di occupati, il 22%. Un fenomeno in crescita rispetto al periodo pre-crisi: il 23% in più rispetto al 2007. I più colpiti gli under 34, appunto, e gli stranieri (40,9%). Elevata tra le donne: è sovraistruito un terzo delle lavoratrici, il 25,3%, contro il 21,2% degli uomini.

Il 31% degli occupati sovraistruiti si concentra nel grande gruppo professionale dei servizi e del commercio, il 17,5% in quello delle professioni non qualificate, il 15% in quelle tecniche e il 12,4% tra artigiani, operai specializzati e agricoltori. Il 21,5% riguarda imprenditori, alta dirigenza, legislatori, solo il 2% professioni intellettuali, scientifiche e di elevata specializzazione. Se il titolo di studio è un paracadute in tempo di crisi del mercato, tanto che nel periodo 2008-2013 l’occupazione dei laureati è salita del 12,3% (+443mila unità), un’analisi più dettagliata delle caratteristiche dei lavoratori più istruiti mette in luce una scarsa valorizzazione delle loro competenze; infatti, sale del 30% il numero di laureati che accettano impieghi meno qualificati, contro un +8,6% di quelli che svolgono professioni che richiedono skill elevati. e inferiori a quelle possedute. Un fenomeno insidioso che «può intrappolare i lavoratori per un lungo periodo in attività insoddisfacenti, che non sfruttano appieno il loro potenziale e che per questo possono portare ad un’obsolescenza delle competenze inizialmente possedute», commenta l’Istat, «la maggiore forza in termini di occupabilità dei soggetti più competenti si traduce in una incapacità del sistema economico nel mettere pienamente a frutto le competenze disponibili». Il profilo del sovraistruito delineato dall’Istat vede a rischio le donne e i più giovani da un punto di vista sia anagrafico, 15-24 anni, sia lavorativo, con una durata dell’attuale lavoro inferiore a 2 anni. Più propensi alla sovraistruzione gli occupati del Nord e del Centro rispetto a quelli del Sud. Tra i diplomati gli uomini sono i più esposti e, contrariamente ai laureati, il fenomeno è meno rilevante al Nord e al Centro. Maggiore probabilità di sovraistruzione per i diplomati autonomi e con contratto a tempo determinato, l’opposto del rischio per i laureati, maggiore per quelli a tempo indeterminato. «Tale segnale – commenta l’Istat – indica che i laureati sono probabilmente propensi a privilegiare un lavoro che offre migliori prospettive di stabilità, sebbene non garantisca un adeguato utilizzo delle competenze acquisite».

I laureati in scienze sociali e umanistiche e quelli in scienze economiche e statistiche sono i più penalizzati, avendo un rischio sovraistruzione superiore del 25% quello dei laureati in scienze mediche e infermieristiche.

Terza media, l’esame fuori tempo

da ItaliaOggi

Terza media, l’esame fuori tempo

Il test Invalsi slegato rispetto alla valutazione dei prof

 di Maurizio Tiriticco* *già ispettore Miur

Nel 2007 l’obbligo di istruzione è stato innalzato di due anni. Si è trattato di una iniziativa largamente attesa, perché in una società ad alto sviluppo otto anni di istruzione obbligatoria erano veramente pochi, stante lo sviluppo di quelle competenze di base estremamente necessarie per qualsiasi processo lavorativo.

In effetti nella società della conoscenza la tradizionale separatezza tra lavoro manuale e lavoro intellettuale si sta attenuando sempre più rapidamente, e non c’è attività che non richieda anche conoscenze di base di alto profilo. In seguito all’innalzamento dell’obbligo, ci si aspettava che il tradizionale diaframma tra scuola media, dove la prossima settimana si svolgeranno gli esami conclusivi, e istruzione secondaria superiore si andasse via via attenuando e che la verifica delle competenze di cittadinanza e delle competenze culturali acquisite dagli studenti, puntualmente definite nel dm 139/2007, e debitamente coordinate con quanto richiesto dall’Unione europea a tutti i sistemi scolastici degli Stati membri, costituisse il vero momento terminale di dieci anni di studi obbligatori.

Ma questa attesa non si è mai realizzata. Le ragioni di tale insuccesso sono almeno tre: a) le difficoltà che hanno incontrato le istituzioni scolastiche di secondo grado nel progettate i percorsi del primo biennio di studi obbligatori assicurando quella «equivalenza formativa» prevista dal citato dm, la quale avrebbe dovuto permettere di superare la tradizionale diversità dei tre ordini; b) il fatto che sono state indicate modalità per la procedura certificativa molto approssimate; c) il fatto che la certificazione stessa viene rilasciata solo a domanda dell’interessato.

Inoltre, sarebbe stato opportuno rivedere la stessa normativa relativa all’esame di Stato conclusivo della scuola media, in quanto questa non costituisce più il momento terminale dell’obbligo di istruzione. É opportuno rilevare che la Costituzione prevede che al termine di un ciclo di istruzione vi sia un esame di Stato. Però, a tutt’oggi il primo ciclo di istruzione, per norma, non si conclude a 16 anni di età, cioè a conclusione dell’obbligo di istruzione, come sembrerebbe opportuno, ma ancora al termine della scuola media. Tali carenze, da un lato, vanificano l’ innalzamento dell’obbligo di istruzione, dall’altro contribuiscono ad attribuire all’esame di terza media un valore terminale che in effetti non dovrebbe più avere.

In tale situazione, l’esame di terza media continua a rivestire un’importanza e un valore che invece dovrebbero essere trasferiti alla reale conclusione dell’obbligo di istruzione. Ma così non è, per cui tra alcuni giorni gli alunni della scuola media continueranno ad affrontare un esame lungo e complesso!

Si tratta di ben cinque prove scritte disciplinari e di un colloquio pluridisciplinare. Tra le prove scritte figura quella nazionale proposta dall’Invalsi, che «fa media» con le altre. Il profilo dell’esame è, quindi, eccessivo rispetto al fatto che il diploma di terza media oggi non ha più alcun effetto legale, stante l’avvenuto innalzamento dell’obbligo di istruzione.

La prova Invalsi riguarda due discipline, l’italiano e la matematica. E qui sorge un interrogativo: non sono sufficienti le prove di italiano e di matematica amministrate dalle scuole? Un alunno potrebbe superare la prova della scuola e non quella dell’Invalsi o viceversa. Non costituisce quindi questa prova un doppione e una invasione di campo? Forse lo Stato non si fida delle sue istituzioni scolastiche? Alle quali, però, ha riconosciuto l’autonomia, didattica, organizzativa, di ricerca, sperimentazione e sviluppo. E sono le medesime istituzioni che «individuano inoltre le modalità e i criteri di valutazione degli alunni nel rispetto della normativa nazionale» (dpr 275/99, art. 4, c. 4).

E ancora: le prove Invalsi – quando ben fatte, e non sempre lo sono – sono predisposte sulla base di criteri misurativi e valutativi che hanno a monte i suggerimenti di una ricerca docimologica di grande spessore, anche transnazionale. Si tratta di una «cultura della valutazione» che, a partire dagli anni Settanta, in un clima di profondo rinnovamento, avviammo con una serie di provvedimenti che miravano a rinnovare in profondità la didattica di tutti i gradi e gli ordini di scuola. Ma, a partire dal Terzo millennio, questa strada è stata interrotta. Basti pensare a quel ritorno ai voti decimali che spazzò via anni e anni di ricerca finalizzata ad attivare nuove strategie valutative.

Pertanto, oggi, ci troviamo di fronte a un profondo divario: da un lato c’è un Invalsi che, in materia di valutazione, interviene a gamba tesa su tutte le nostre scuole, perfino a modificare gli esiti di un esame di Stato, le cui commissioni sono di fatto sottoposte ad una sorta di regime di vigilanza; dall’altro ci sono le nostre scuole che in materia di valutazione ancora si cimentano con prove e criteri valutativi lontani anni luce dalle proposte imposte dall’Invalsi. Ora si prospetta anche l’eventualità che la terza prova pluridisciplinare degli esami di Stato conclusivi del secondo ciclo di istruzione sia affidata all’Invalsi. In tal caso le commissioni di esame gestirebbero «in proprio» solo il colloquio. E’ noto che, tra le sei tipologie proposte alle commissioni per la confezione della terza prova, queste scelgono la prima e la seconda, considerate «più facili» rispetto alle altre. Anche in questo caso va sottolineato il fatto che confezionare una terza prova_ ben fatta, non è affatto una cosa semplice, e richiede tempi e competenze che a volte le commissioni non hanno. Anche in questo caso, a mio avviso, il problema non è intervenire pesantemente a sottrarre compiti agli insegnanti commissari, ma «attrezzarli» perché possano produrre una terza prova con quella competenza che essa richiede ed esige.

Sarebbe invece necessario sospendere per un lasso di tempo disteso (un biennio?) la somministrazione delle prove Invalsi e attribuire invece, all’istituto, all’Indire e a chi ne abbia competenza il compito di intervenire sulle istituzioni scolastiche e sugli insegnanti affinché si impadroniscano di quella cultura della valutazione della quale c’è una grande necessità. Quando il divario tra le competenze dell’Invalsi e quelle dei nostri insegnanti sarà colmato, solo allora le prove Invalsi saranno ben accette

Moduli incompleti, scatta la correzione manuale

da ItaliaOggi

Moduli incompleti, scatta la correzione manuale

Nuova dimenticanza del miur per le graduatorie d’istituto. manca la casella anche per la terza fascia

Carlo Forte

«Il ministero dell’istruzione ha dimenticato di inserire nel modulo di domanda, per le graduatorie di istituto di II fascia, la possibilità di far valere le abilitazioni aggiuntive che si conseguono per ambito (per esempio: lettere negli istituti tecnici + lettere alle medie, frequentando un unico corso). E quindi, gli aspiranti che ne hanno titolo dovranno correggere a mano il modulo A1, inserendo la casella che manca. In più, i docenti precari già iscritti nelle graduatorie di istituto di II fascia dovranno dichiarare nuovamente il titolo di accesso, perchè la tabella di valutazione è cambiata. E se nel frattempo hanno conseguito un altro titolo di accesso con punteggio più alto, con l’occasione, potranno sostituire il vecchio titolo con il nuovo. Sono questi alcuni dei chiarimenti più importanti contenuti in una nota emanata dal ministero dell’istruzione il 10 giugno scorso (2034).

 

Il provvedimento verte sulle procedure di compilazione delle domande di inclusione e aggiornamento delle graduatorie di istituto: gli elenchi dai quali le scuole traggono i docenti aventi titolo a ricevere le proposte di assunzione per le supplenze brevi. Le graduatorie sono suddivise in 3 fasce: nella I vengono inseriti gli aspiranti già inclusi nelle graduatorie a esaurimento, nella II gli abilitati che non risultano inclusi nelle graduatorie a esaurimento e nella III i non abilitati in possesso del mero titolo di studio di accesso ai concorsi per posto o per la classe di concorso richiesta.

 

Le domande che dovranno essere presentate entro il 23 giugno prossimo, dunque, riguardano solo gli aspiranti di II e III fascia. Che devono necessariamente far valere i loro titoli presentando le istanze entro tale data. I precari di I fascia, invece, non dovranno presentare alcuna domanda entro il 23 luglio. Perchè i loro titoli sono già stati fatti valere all’atto dell’aggiornamento delle graduatorie a esaurimento. E le loro rispettive posizioni (compreso il punteggio e la fascia di riferimento) saranno automaticamente trasposte nella I fascia delle graduatorie degli istituti, che sceglieranno tramite la compilazione del modello B. Che dovrà essere compilato e presentato, in un secondo momento, anche dagli aspiranti di II e III fascia. I termini per la presentazione del modello B, infatti, non sono ancora stati fissati.

 

Sempre in riferimento alla II fascia, l’amministrazione centrale ha spiegato che coloro che faranno valere il titolo abilitante conseguito ad esito del Tfa (tirocinio formativo attivo), per individuare l’eventuale anno di servizio non valutabile in quanto coincidente con la durata legale dei corsi, dovranno fare riferimento all’anno scolastico 2012/2013. Perchè è quello l’anno di effettivo svolgimento del percorso formativo. Qualora l’anno indicato dovesse risultare diverso, le segreterie delle scuole dovranno procedere d’ufficio alla correzione. E dovranno contattare l’aspirante per la dichiarazione del servizio eventualmente svolto e dei titoli conseguiti nell’anno erroneamente indicato. Sempre per la II fascia, il dicastero di viale Trastevere ha chiarito che chi possiede l’abilitazione in una classe di concorso, che comprenda a cascata le abilitazioni in altre discipline affini, potrà iscriversi in tutte le classi di concorso ivi comprese. Per esempio, il docente abilitato nella classe di concorso A052 (greco e latino) ha diritto a chiedere l’iscrizione anche nella classe A051 (italiano e latino), A050 (lettere negli istituti tecnici ) e A043 (lettere nelle secondarie di I grado). Ma potrà far valere solo in una classe di concorso la maggiorazione di punteggio prevista dal punto A4 della tabella A (per esempio: i 42 punti di chi è in possesso dell’abilitazione conseguita ad esito del Tfa). Per le altre, si vedrà riconoscere il punteggio dell’abilitazione (punto A1 della tabella A) + 6 punti ( punto A5 della tebella A). 

Agli esami di stato i ragazzi diversamente abili hanno uguali diritti. Ecco la normativa sintetica

da tecnicadellascuola.it

Agli esami di stato i ragazzi diversamente abili hanno uguali diritti. Ecco la normativa sintetica

Gli esame di Stato degli alunni in situazione di Handicap sono regolati dagli artt. 17 e 18 dell’O.M. nn37/2014. Alcuni di essi possono raggiungere il diploma in egual misura dei loro compagni più fortunati, altri invece acquisiscono l’attestato che certifica i crediti formativi raggiunti. Dato l’argomento importante e delicato, lasciamo parlare la normativa ufficiale, che presentiamo in forma sintetica e schematica.

1. Per i candidati che seguono la programmazione curriculare individualizzata col l’insegnante di sostegno, la commissione può predispone prove equipollenti a quelle assegnate agli altri candidati e che possono consistere nell’utilizzo di mezzi tecnici o modi diversi, ovvero nello sviluppo di contenuti culturali e professionali differenti. In ogni caso le prove equipollenti devono consentire di verificare che il candidato abbia raggiunto una preparazione culturale e professionale idonea per il rilascio del diploma attestante il superamento dell’esame. Per la predisposizione delle prove d’esame, la commissione d’esame può avvalersi di personale esperto; per il loro svolgimento la stessa si avvale, se necessario, dei medesimi operatori che hanno seguito l’alunno durante l’anno scolastico. (…) I tempi più lunghi nell’effettuazione delle prove scritte e grafiche e del colloquio non possono di norma comportare un maggior numero di giorni rispetto a quello stabilito dal calendario degli esami. In casi eccezionali, la commissione (…) può deliberare lo svolgimento di prove scritte equipollenti in un numero maggiore di giorni. (Cfr. art. 17 c.1-3) Tutto questo purtroppo nella pratica sembra spesso di difficile applicazione quando la Commissione si trova nella situazione di dover decidere di quale operatore avvalersi in quanto o mancano delle indicazioni precise nella richiesta apposta nella relazione sul candidato con disabilità, allegata al documento del 15 maggio, oppure la persona designata si trova nell’impossibilità di svolgere il ruolo. L’organo competente a decidere se avvalersi di un operatore che supporti il candidato durante le prove d’esame è unicamente la Commissione: quindi non è il DS che può effettuare tale scelta, né il docente di sostegno che può imporre la propria presenza. La scelta operata dalla Commissione, in persona del Presidente, in genere ricade sulla persona indicata dal Consiglio di Classe. Nella quasi totalità dei casi, il soggetto individuato quale assistente è il docente di sostegno che ha seguito l’alunno durante l’anno scolastico. La disposizione parla infatti di medesimi operatori che hanno seguito l’alunno durante l’anno scolastico. “Medesimi operatori” al plurale, perché sono legittime anche più nomine e può essere previsto persino un operatore per ogni tipo di prova. La partecipazione ai lavori delle commissioni rientra tra gli obblighi inerenti lo svolgimento delle funzioni proprie del personale della scuola, salvo le deroghe consentite dalle norme vigenti.
2. I candidati che hanno seguito un percorso didattico differenziato (PEI) possono sostenere prove differenziate, coerenti con il percorso svolto finalizzate solo al rilascio dell’attestazione – dei crediti formativi – di cui all’art. 13 del D.P.R. n. 323/1998. I testi delle prove scritte sono elaborati dalle commissioni, sulla base della documentazione fornita dal consiglio di classe”. Per questi alunni che, al termine della frequenza dell’ultimo anno di corso, essendo in possesso di crediti formativi, possono (non obbligatoriamente) sostenere l’esame di Stato, i Consigli di classe presentano alle Commissioni d’esame un’apposita relazione, nella quale danno indicazioni concrete sia per l’assistenza alla persona e alle prove d’esame sia sulle modalità di svolgimento di prove equipollenti, sulla base dell’esperienza condotta a scuola durante il percorso formativo, al fine di facilitare lo svolgimento delle prove stesse. Per l’esame di Stato conclusivo dei corsi, tale relazione fa parte integrante del documento del Consiglio di classe del 15 maggio. (Cfr art. 17 c. 4)
3. Per i candidati con Dsa sono ad esempio importantissimi gli Strumenti metodologico-didattici compensativi e dispensativi previsti dal DPR n. 122/2009 all’art.10 e dal D.M. del 12 luglio 2011 all’5. Quelli compensativi (res faciendae) possono essere: le tabella delle misure e delle formule; l’uso della calcolatrice; del registratore; delle cartine geografiche e storiche; le mappe concettuali; il PC con programmi di videoscrittura con correttore ortografico e/o sintesi vocale; le cassette registrate (dagli insegnanti e/o dagli alunni); la valutazione formativa che non tenga conto dell’errore ortografico, ma del contenuto… Gli strumenti dispensativi (res vitandae) mettono in secondo ordine: la lettura a voce alta; la scrittura veloce sotto dettatura o gli appunti presi in classe; lo studio mnemonico; le interrogazioni programmate… Secondo la CM del 5/1/2005 tali strumenti debbono essere applicati in tutte le fasi del percorso scolastico, compresi gli esami. (Cfr. art.18 c.1-3)
4. Per gli alunni con Bisogni Educativi Speciali (BES), devono essere fornite dal CdC utili e opportune indicazioni per consentire loro di sostenere adeguatamente l’esame di Stato. La Commissione d’esame (sulla base di quanto previsto dalla Direttiva 27.12.2012 “Strumenti di intervento per alunni con BES”, dalla circolare n. 8/2013 e dalle successive note del 27/6/2013 e 22/11/2013) esaminati gli elementi forniti dal CdC, tiene in debita considerazione le specifiche situazioni soggettive, relative ai candidati con BES, per i quali sia stato redatto apposito Piano Didattico Personalizzato con le modalità didattiche e le forme di valutazione individuate nell’ambito dei percorsi didattici individualizzati e personalizzati. Si badi però che, per siffatte tipologie, non è prevista alcuna misura dispensativa in sede di esame, mentre è possibile concedere strumenti compensativi, in analogia a quanto previsto per alunni e studenti con DSA. (Cfr. art.18 c.4).

Maturità, parte la campagna anti-bufale: la Polizia postale vigila

da tecnicadellascuola.it

Maturità, parte la campagna anti-bufale: la Polizia postale vigila

Le crescenti voci incontrollate sulle tracce d’esame, per le quali spesso si chiedono soldi, vengono esaminate e rivelate attraverso un video informativo: gli operatori del Commissariato di Pubblica Sicurezza On line, l’ufficio virtuale della Polizia delle Comunicazioni, sono inoltre a disposizione dei maturandi per rispondere a quesiti e dubbi sulle informazioni che circolano in rete nelle ore immediatamente precedenti la prima prova del 19 giugno.

Per il sesto anno consecutivo, a due giorni dall’avvio della maturità del 2014, prende il via la campagna di sensibilizzazione rivolta ai maturandi contro “bufale” e leggende metropolitane: l’iniziativa è della Polizia delle Comunicazioni ed ha il preciso obiettivo di evitare che gli studenti, oltre a perdere tempo prezioso, possano anche rimetterci denaro alla ricerca della soffiata giusta.

Negli ultimi anni, grazie all’approdo generalizzato delle tecnologie on line, le voci incontrollate su anticipazioni delle tracce ministeriali si sono moltiplicate. Ecco allora nascere forme di comunicazione che “viaggiano” sugli stessi strumenti tecnologici preferiti dai giovani per veicolare i messaggi, ad iniziare daglii smartphone: tutte le bufale vengono esaminate e rivelate attraverso un video informativo. Gli operatori del Commissariato di Pubblica Sicurezza On line, l’ufficio virtuale della Polizia delle Comunicazioni, sono inoltre a disposizione dei maturandi per rispondere a quesiti e dubbi sulle informazioni che circolano in rete nelle ore immediatamente precedenti la prima prova del 19 giugno.

“L’esame di maturità è uno dei primi banchi di prova per i nostri giovani – afferma Antonio Apruzzese, Direttore del Servizio Polizia Postale e delle Comunicazioni – , pertanto quello che mi sento di consigliare ai ragazzi è di non inseguire sulla rete le false notizie relative alla diffusione anticipata delle tracce d’esame. Altrimenti, si corre il rischio di perdere tempo prezioso e la concentrazione necessaria per affrontare una prova così importante”.

Come se non bastasse, da una ricerca svolta dal portale Skuola.net, che ha coinvolto oltre 2.500 studenti, emerge un persistente grado di disinformazione da parte di chi si appresta a sostenere l’esame. Infatti non mancano coloro (circa il 29%) che contano sulla comparsa in rete delle tracce d’esame prima dell’inizio della prova. Come anche c’è chi è convinto di avere il telefono sotto controllo dalla Polizia (circa il 23%) oppure che i professori siano armati di rilevatori di smartphone (circa il 15%). Fortunatamente quasi tutti sono consapevoli delle regole da rispettare per superare l’esame: 9 su 10 sanno che usare lo smartphone comporta l’esclusione dalla prova.