Graduatorie ad esaurimento: ricorsi al Presidente della Repubblica

Graduatorie ad esaurimento: ricorsi Anief al Presidente della Repubblica

 

Per l’inserimento nella fascia aggiuntiva delle GaE di abilitati Tfa, Ssis, Sfp, Afam e Cobaslid mai inseriti in precedenza, idonei concorso DDG 82/2012 o precedenti concorsi mai inseriti in precedente, abilitandi Pas, Sfp e Afam, abilitati all’estero, diplomati presso istituti magistrali o scuole magistrali entro l’a.s. 2001/02, reinserimento dei docenti cancellati per non aver aggiornato o perché immessi in ruolo, passaggio dalla IV alla III fascia dei docenti inseriti nella fascia aggiuntiva ai sensi del DM 53/2012. Adesioni on line entro il 19 luglio.

 

Dopo il deposito di 30 ricorsi al TAR Lazio, per un totale di circa 15mila ricorrenti, Anief riapre le adesioni ai ricorsi al Presidente della Repubblica per l’inserimento o il reinserimento nelle GaE del personale escluso dal DM 235/2014. Per aderire è indispensabile aver presentato domanda di inserimento o di reinserimento all’ufficio scolastico provinciale di proprio interesse entro lo scorso 17 maggio. Ecco il dettaglio dei ricorsi (clicca su quello di tuo interesse per andare alle adesioni on line):

 

 

Ricorso Inserimento in GaE Diplomati Magistrale ante 2001/2002

Ricorso Inserimento in GaE Docenti Abilitati TFA Ordinario

 

Ricorso Inserimento in GaE Docenti Idonei Concorso DDG 82/2012

 

Ricorso Inserimento in GaE Idonei Concorso DDG 82/2012 in assenza di Graduatoria Definitiva

Ricorso Inserimento in GaE Docenti Idonei Concorsi 1990, 1995,1999 mai inseriti in GaE

 

Ricorso Inserimento in GaE Iscritti PAS

 

Ricorso Inserimento in GaE Iscritti ai PAS con riserva

 

Ricorso Inserimento in III Fascia GaE docenti inseriti in IV Fascia

 

Ricorso Inserimento in GaE Laureati SFP

 

Ricorso Inserimento in GaE Iscritti SFP

 

Ricorso Inserimento in GaE Docenti Abilitati Estero

 

Ricorso Inserimento in GaE Abilitati Estero in attesa di riconoscimento del titolo

 

Ricorso Inserimento in GaE Diploma Triennale e/o Quinquennale Scuola Magistrale

 

Ricorso Inserimento in GaE Iscritti AFAM

 

Ricorso Inserimento in GaE abilitati AFAM mai inseriti in GaE

 

Ricorso Inserimento in GaE Abilitati COBASLID mai inseriti in GaE

 

Ricorso Inserimento in GaE abilitati SSIS mai inseriti in GaE

 

Ricorso Inserimento in GaE Docenti Abilitati con semestre aggiuntivo IX ciclo SSIS

Ricorso Reinserimento in GaE Docenti cancellati per mancato aggiornamento

 

Ricorso Reinserimento in GaE 2014/2017 Docenti di Ruolo

 

Si raccomanda a tutti gli interessati di leggere con molta attenzione le istruzioni per ciascun ricorso e di completare l’adesione seguendo tutte le indicazioni presenti sul portale Anief.

 

La scadenza per l’adesione ai ricorsi è fissata al 19 luglio 2014.

 

INDAGINE TALIS-OCSE: SBUROCRATIZZARE LA PROFESSIONE DOCENTE

INDAGINE TALIS-OCSE, GILDA: SBUROCRATIZZARE LA PROFESSIONE DOCENTE

“L’indagine Talis dell’Ocse conferma quanto emerso dal sondaggio realizzato per noi dalla Swg un anno fa: i docenti italiani sono soddisfatti del loro lavoro, ma ritengono che l’insegnamento non sia valorizzato nella società”. Così la Gilda degli Insegnanti commenta i risultati dello studio internazionale su insegnamento e apprendimento reso noto oggi a Parigi.

“Il sondaggio condotto lo scorso luglio dalla Swg – afferma la Gilda – ha evidenziato che la scarsa considerazione sociale di cui godono gli insegnanti è al secondo posto tra le problematiche ritenute più gravi dalla categoria (il 71% del campione intervistato lo ha giudicato “molto importante”, ndr). Adesso l’indagine Talis-Ocse lo ribadisce, sottolineando ‘che questa percezione negativa sembra diminuire quando aumenta la partecipazione degli insegnanti ai processi decisionali a livello di scuola’. Ciò significa che i docenti non possono essere trattati dai dirigenti scolastici come meri esecutori di attività calate dall’alto, alla stregua di impiegati, ma devono invece essere coinvolti maggiormente. A questo proposito – continua la Gilda – ricordiamo che il 65% degli insegnanti interpellati dalla Swg per il nostro sondaggio sarebbe favorevole a una proposta di legge che separi l’organizzazione della didattica dalle funzioni gestionali e amministrative attraverso l’istituzione del preside eletto dal collegio dei docenti con incarico a termine”.

Secondo la Gilda, le leve su cui agire per valorizzare gli insegnanti italiani sono due: stipendi più alti e un coinvolgimento più attivo sia nelle decisioni assunte all’interno delle scuole in cui lavorano, sia in quelle adottate dalla politica.

SINGOLARE SENTENZA DEL TRIBUNALE DI FIRENZE

SINGOLARE SENTENZA DEL TRIBUNALE DI FIRENZE

SU RICORSO PROMOSSO DALL’UNICOBAS

 

Singolare sentenza del Giudice Roberta Santoni Rugiu del Tribunale di Firenze riguardo all’annosa questione del riconoscimento dell’anzianità maturata dal personale ATA proveniente dagli enti locali. Con la sentenza n° 600/2014 ai lavoratori che si erano rivolti al Tribunale anche e soprattutto in virtù delle sentenze della Corte Europea dei diritti dell’Uomo, tra cui la recentissima sentenza del 13/5/2014, il Giudice ha risposto dichiarando nullo il ricorso e condannandoli al pagamento delle spese processuali ( ben 5620 euro più le spese generali del 15%, iva e c.p.a.!).

Quello che stupisce poi sono i motivi per cui il ricorso è stato dichiarato nullo:

“ non è possibile individuare l’esatta pretesa dell’attore”……..“ Non è indicato da quale amministrazione ognuno di loro provenisse, come vi fosse inquadrato e quale fosse il relativo trattamento retributivo ….”

Eppure, dopo aver chiaramente espresso nel testo del ricorso le motivazioni dei ricorrenti, di ciascuno erano state allegate:

  • le buste paga dell’Ente Locale di provenienza dove, oltre all’inquadramento, erano desumibili l’anzianità di servizio, lo stipendio base e le voci incentivanti;
  • L’inquadramento fatto dal MIUR successivamente al passaggio allo Stato da dove si desumeva chiaramente il danno subito, visto che veniva fatto in base allo stipendio tabellare dell’Ente Locale di provenienza ( voci incentivanti escluse) e non in base all’anzianità di servizio;
  • certificati del servizio fatto nell’Ente locale;
  • tentativi di conciliazione e/o sentenze precedenti dove erano nuovamente descritte le vicende dei singoli ricorrenti;
  • le buste paga relative al mese in cui era stato depositato il ricorso da cui si evinceva la scuola di attuale servizio e la progressione di carriera in linea con l’inquadramento precedente fatto dal MIUR ( a dimostrazione che il danno era ancora attuale).

Che è successo? Semplice, il giudice non ha voluto tener conto degli allegati, come fossero estranei al ricorso! Le ragioni? Possono essere molteplici ma sicuramente non hanno niente a che vedere con la nullità del ricorso che era perfettamente valido e documentato.

 

Oltretutto il Giudice ha negato all’Avvocato Altini che ha presentato il ricorso e che all’udienza aveva richiesto i termini per note, la possibilità di chiarire al Giudice gli aspetti che a quanto pare non aveva compreso.

A 6 dei 9 ricorrenti,che avevano avuto sentenze negative passate in giudicato, poi è stato precluso di                        agire con un nuovo ricorso, quando invece le recenti sentenze della CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO, che tra l’altro erano state prodotte al Giudice, come anche studi di studiosi di diritto e di professori universitari ( tra i quali proprio uno di un docente dell’Università di Firenze) sulla questione del GIUDICATO nazionale e del GIUDICATO EUROPEO, specificano che quest’ultimo si deve intendere come prevalente o comunque da tenere in considerazione.

Infatti alla luce della NORMATIVA EUROPEA le SENTENZE DELLE CORTI EUROPEE DI GIUSTIZIA hanno dato ragione ai ricorrenti e addirittura sono arrivate ad emettere provvedimenti di condanna a pagamenti somme quale risarcimento del danno a carico dello Stato Italiano! Questo in casi di ricorrenti che già avevano avuto sentenze negative in Italia passate in giudicato.

La giurisprudenza comunitaria ha costantemente affermato che “il giudice nazionale ha l’obbligo di applicare integralmente il diritto comunitario e di dare al singolo la tutela che quel diritto gli attribuisce, disapplicando di conseguenza la norma interna confliggente, sia anteriore che successiva a quella comunitaria”.

Quindi il Giudice NON HA TENUTO IN MINIMA CONSIDERAZIONE LE SENTENZE DELLE

CORTI EUROPEE DI GIUSTIZIA E NON ENTRANDO NEANCHE DEL MERITO DELLA QUESTIONE HA DATO TORTO TROVANDO   UNA “ NULLITA” INESISTENTE!

Quindi, ferma restando la possibilità di adire la CORTE EUROPEA DEI DIRITTI DELL’UOMO, i ricorrenti, a stragrande maggioranza, hanno deciso fare l’appello per ribaltare la sentenza ingiusta del Tribunale di Firenze.

Dulcis in fundo:

  • l’esagerato ammontare delle spese di condanna, neanche la Cassazione si spinge a quelle cifre, e poi per un’unica udienza di 20 minuti senza che neanche si fosse costituita l’Avvocatura dello Stato!
  • Un piccolo grande neo che può rendere nullo il verbale: “ Sentenza pubblicata con lettura alle parti presenti ed allegazione al verbale” ma le parti non c’erano e la sentenza il Giudice l’ha letta per conto proprio.

 

Il segretario regionale Claudio Galatolo

Ha ancora senso la terza prova non centralizzata, in cui uno studente su quattro ammette di essere stato aiutato? Non sarebbe meglio un test nazionale?

da Corriere.it

Il Quizzone con la spinta dei prof

Ha ancora senso la terza prova non centralizzata, in cui uno studente su quattro ammette di essere stato aiutato? Non sarebbe meglio un test nazionale?

di Orsola Riva

È lo spauracchio di tutti gli studenti, il famigerato quizzone, ovvero la terza prova scritta della Maturità. A differenza delle altre due, però, non viene elaborata dal ministero, ma dalle singole commissioni d’esame. Temutissima dai maturandi perché spazia su 5 materie diverse, è anche quella in cui si copia di più (3 su 10 confessano di averlo fatto). Ma, quel che è peggio, è quella in cui i prof, avendola redatta in proprio, sono più tentati di «dare una mano» (uno studente su 4 ammette di essere stato aiutato). Peccato. Perché potenzialmente il quizzone «si presterebbe invece a diventare una prova standardizzata (tipo Invalsi) con risultati davvero confrontabili a livello nazionale, da Bolzano a Caltanissetta», osserva Andrea Gavosto della Fondazione Agnelli. Mentre, come si sa, il voto finale della maturità è così poco comparabile da scuola a scuola che l’anno scorso il ministero è stato costretto a eliminare in corsa il cosiddetto «bonus maturità» dal test di Medicina. Colpa della discrezionalità delle singole commissioni, composte per metà da membri esterni e per l’altra metà da membri interni che, come si vede, non disdegnano la pratica della spintarella. Senza rendersi conto del danno di insegnare ai nostri figli il ricorso all’«aiutino» proprio nel momento che dovrebbe segnarne l’ingresso nel mondo adulto .

Scuola, nella legge di stabilità l’orario a 24 ore per i professori

da Il Secolo XIX

Scuola, nella legge di stabilità  l’orario a 24 ore per i professori

di Fabio Luppino

Roma – Sorprese e non del tutto positive per i docenti della scuola. Il governo ha in serbo due misure, di cui una, la seconda che menzioniamo, da inserire nella legge di stabilità: la riduzione a quattro anni delle scuole superiori e l’orario a 24 ore, anche se su base volontaria.

Le 24 ore costituirebbero una rivoluzione nella gestione degli organici da parte delle scuole alle quali sarà permesso un diverso impiego del personale sia precario che di ruolo.

L’obiettivo è di utilizzare i docenti oltre le 18 ore lavorative: ci aveva provato Monti con l’imposizione delle 24 ore settimanali per decreto. Un tentativo che era al di fuori di qualsiasi possibilità e che aveva come unico risultato la riduzione secca di posti di lavoro, bloccata dalla mobilitazione sindacale.

L’obiettivo, però, rimane. La questione è delicata, soprattutto per i docenti di ruolo e dovrà avere un passaggio sindacale. Lo scopo è di permettere di avere professori al lavoro oltre le 18 ore lavorative, per impegni extra all’attività didattica, legando il tutto ad una più ampia offerta formativa che coinvolga il territorio.

Non esclusa l’apertura pomeridiana delle scuole, ma il tutto su volontaria disponibilità da parte del docente che sarà messo a disposizione di una rete di scuole. Per fare questo devono lievitare e di molto i fondi scolastici, che invece negli ultimi anni sono quasi scomparsi.

Se, in qualche modo, le 24 ore volontarie possono rappresentare un aspetto positivo, di tutt’altro tenore sarebbe la riduzione delle superiori a quattro anni. Si perderebbero 40mila cattedre.

Spariscono fondo di istituto e un anno di superiori?

da tecnicadellascuola.it

Spariscono fondo di istituto e un anno di superiori?

Reginaldo Palermo

Il ministro Giannini starebbe preparando il “bliz” estivo: nella legge di stabilità potrebbero esserci la riduzione di un anno della secondaria di secondo grado e l’aumento dell’orario dei docenti da 18 a 24 ore.
Si fanno sempre più insistenti le voci secondo cui il Governo avrebbe intenzione di mettere mano all’orario di servizio dei docenti e alla riforma della secondaria di secondo grado.

Sembra che l’idea sia quella di inserire nella prossima legge di stabilità da approvarsi entro il mese di settembre due norme piuttosto “pesanti”.

La prima riguarderebbe l’aumento dell’orario del personale docente da 18 a 24 ore settimanali: secondo le indiscrezioni che stanno trapelando la novità non sarebbe generalizzata ma verrebbe attuata solo su base volontaria e dopo un passaggio contrattuale.

Ovviamente per chi passerà dalle 18 alle 24 ore ci sarà un aumento stipendiale; ma, a questo punto, si tratta di capire da dove arriveranno le risorse.

L’orario aggiuntivo dovrebbe servire non solo per la didattica ma anche per attività aggiuntive e di carattere organizzativo. L’idea, allora, potrebbe essere quella di cancellare del tutto il fondo di istituto, per utilizzarlo – con qualche modesta aggiunta – per migliorare lo stipendio dei docenti che accettano un orario di servizio più esteso e impegni maggiori.

Un po’ di risorse aggiuntive potrebbero però arrivare dalla cancellazione di un anno di scuola superiore. Con la riforma a regime si risparmierebbe circa 40mila cattedre, corrispondenti a poco più di un miliardo di euro.

In effetti non da oggi il ministro Giannini parla di riportare il fondo di istituto al tetto di tre anni fa (un miliardo e mezzo appunto).

A pensar male si fa peccato, ma quasi sempre si indovina e così finalmente il “piano Giannini” per “restituire dignità” (e quattrini) agli insegnanti incomincia a delinearsi: si cancella il “vecchio” fondo di istituto, si porta la secondaria di secondo grado a 4 anni e si trovano così i soldi per aumentare lo stipendio non a tutti ma solo a coloro che sono disposti a svolgere tutti quei compiti che oggi sono dei collaboratori del dirigente, delle funzioni strumentali, dei referenti e così via.

Il Quirinale dà il via libera ai decreti di riforma della PA: il testo arriva in G.U.

da tecnicadellascuola.it

Il Quirinale dà il via libera ai decreti di riforma della PA: il testo arriva in G.U.

La firma di Napolitano spegne alcuni scambi accesi che hanno coinvolto il Colle, chiamato anche ad un intervento di precisazione dopo alcuni articoli di stampa che lo volevano in rotta di collisione con il Governo per la presenza nei dl di parti incostituzionali: il 25 giugno la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale. Confermati i provvedimenti annunciati, ma per i dettagli bisogna attendere ancora qualche ora.

Il Quirinale ha terminato di porre i suoi rilievi ai decreti di riforma della PA. A comunicarlo sono le agenzie nella serata del 24 giugno: il via libera, scrive l’Ansa, “in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale (attesa tra stanotte e domani 25 giugno), spegne anche alcuni scambi accesi che hanno coinvolto, suo malgrado, lo stesso Colle che è stato chiamato ad un intervento di precisazione dopo alcuni articoli di stampa che lo volevano in rotta di collisione con il Governo”.

In effetti, per come si stavano mettendo le cose, per i tempi troppo allungati, si era creato un piccolo giallo. Che imputava il ritardo della firma ai dubbi e all’irritazione di Napolitano per errori e possibili profili di incostituzionalità. “Ricostruzioni comunque smentite. Resta il fatto degli undici giorni e dello spacchettamento del provvedimento a fotografare un percorso ad ostacoli sulla via Colle-Palazzo Chigi dei decreti”.

Così, dopo undici giorni dall’approvazione da parte del consiglio dei ministri e le polemiche che si sono rincorse sul fronte politico, è arrivata la firma di Napolitano. Che la ‘telenovela’ potesse avere il suo epilogo lo aveva fatto intendere, nella stessa giornata, il sottosegretario Graziano Delrio, assicurando che “è tutto finito, tutto a posto. Le cose sono andate avanti e al momento non c’è nessun problema”.

Quanto ai contenuti, sempre in attesa della Gazzetta Ufficiale, e di comprendere quanto lavoro di limatura è stato compiuto, dovrebbero essere confermati lo stop al trattenimento in servizio per i magistrati oltre i 70 anni (misura ammorbidita nelle ultime bozze), applicando il periodo di transizione (dal 31 ottobre 2014 previsto per lo stop per il resto dei dipendenti della P.a. fino al 31 dicembre 2015, forse al 2016) a tutte le toghe, non solo a quelle nelle posizioni apicali, e comprendendo anche militari e avvocati dello Stato.

Per quanto riguarda la riforma della P.A. in senso stretto, il decreto approvato punterà innanzitutto al ricambio generazionale, la cosiddetta ‘staffetta’: attraverso l’abolizione del trattenimento in servizio (della possibilità cioè di restare al lavoro oltre l’età di pensione) che libererà 15 mila posti per i giovani, come già annunciato dal premier Matteo Renzi e dal ministro della Pa, Marianna Madia.

Confermata anche la novità sulla mobilità per gli ‘statali’ (volontaria e obbligatoria fino a 50 chilometri) e sui dirigenti: rumors delle ultime ore darebbero anche la scuola coinvolta in questo processo di riforma. Come rimane in piedi il dimezzamento del monte ore dei distacchi e permessi sindacali: si partirà subito, già dal prossimo primo agosto o, al massimo, dal mese successivo. Per saperne di più, però, stavolta bisognerà davvero attendere poche ore.

Se il DS obbliga i docenti a lavorare fino al 30 giugno

da tecnicadellascuola.it

Se il DS obbliga i docenti a lavorare fino al 30 giugno

Dal termine delle lezioni e fino al 30 giugno non esiste l’obbligo di rispettare l’orario di servizio settimanale; ogni disposizione in tal senso si potrebbe configurare come azione antisindacale.

Il dirigente scolastico  di un Istituto comprensivo calabrese ha emanato una circolare interna, in cui inviterebbe i docenti della scuola primaria e secondaria di primo grado a garantire la presenza a scuola fino al 30 giugno per 24 ore o per 18 ore settimanali a seconda dell’ordine di appartenenza. In buona sostanza le maestre e i maestri della primaria dovrebbero garantire la loro presenza 4 ore al giorno, mentre gli insegnanti della scuola secondaria di primo grado dovrebbero stare in servizio per 3 ore al giorno.
Infatti il solerte dirigente ha predisposto corsi di recupero da effettuare per tutti gli studenti che hanno riportato una valutazione di sufficiente nelle classi terza e quarta elementare e prima e seconda media. Questo progetto mai votato dal Collegio dei docenti e non riportato sul piano annuale delle attività, dovrebbe essere effettuato senza alcuna retribuzione da parte dei docenti, che a dire del loro dirigente scolastico sarebbero in servizio e quindi dovrebbero svolgere questo compito gratuitamente, facendolo rientrare nel servizio obbligatorio ed ordinario, e non in quello accessorio e facoltativo.
Le pretese del dirigente scolastico, che non sarebbe nemmeno l’unico a proporre certe cose, sono palesemente illegittime e denotano un comportamento antisindacale in quanto viola con ogni evidenza le norme contrattuali. Gli obblighi di servizio degli insegnanti sono infatti regolati dagli artt. 28 e 29 del CCNL 2006-2009. In particolare nel comma 4 del su citato art.28 è scritto chiaramente: “Gli obblighi di lavoro del personale docente sono articolati in attività di insegnamento ed in attività funzionali alla prestazione di insegnamento. Prima dell’inizio delle lezioni, il dirigente scolastico predispone, sulla base delle eventuali proposte degli organi collegiali, il piano annuale delle attività e i conseguenti impegni del personale docente che possono prevedere attività aggiuntive. Il piano, comprensivo degli impegni di lavoro, è deliberato dal collegio dei docenti nel quadro della programmazione dell’azione educativa e con la stessa procedura è modificato, nel corso dell’anno scolastico, per far fronte a nuove esigenze”.
Inoltre è utile leggere con attenzione l’inizio del comma 5 dell’art.28 in cui è scritto: “In coerenza con il calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale, l’attività di insegnamento si svolge in 25 ore settimanali nella scuola dell’infanzia, in 22 ore settimanali nella scuola elementare e in 18 ore settimanali nelle scuole e istituti d’istruzione secondaria ed artistica, distribuite in non meno di cinque giornate settimanali”.
Si comprende benissimo che le 25, 22 o 18 ore settimanali di attività d’insegnamento sono riferite esclusivamente a quanto è decretato dal calendario scolastico delle lezioni definito a livello regionale. Quanto la scuola finisce cessa anche l’efficacia del su citato comma 5, quindi è assurdo che un dirigente scolastico chieda il rispetto dell’obbligo di servizio ai sensi del comma 5 dell’art.28 anche dopo il termine delle lezioni.
Altra cosa sarebbe stata se sul piano delle attività fosse stato votato dal Collegio dei docenti l’espletamento di un corso di formazione o delle attività collegiali rientranti nell’art. 29 del CCNL scuola.
In buona sostanza con le norme attuali nessun dirigente scolastico può obbligare gli insegnanti al rispetto del proprio orario servizio dal termine delle lezioni fino al 30 giugno o fino all’entrata in ferie del docente, sarebbe un comportamento antisindacale che non mancherebbe di avere le sue giuste conseguenze. Quello che può fare il dirigente scolastico, senza rischiare di incorrere in azioni illegittime, è di chiedere la disponibilità volontaria di svolgere il recupero per gli studenti bisognosi, ma senza pretendere obblighi ed imporre ordini di servizio strampalati.

Perché i posti non aumentano nonostante l’aumento di alunni?

da tuttoscuola.com

Perché i posti non aumentano nonostante l’aumento di alunni?

Dopo il parere negativo espresso dalla Conferenza unificata sullo schema di decreto interministeriale per le dotazioni organiche di diritto del personale scolastico per l’anno scolastico 2014-15, stiamo assistendo ad una serie di attacchi e di critiche al Ministero dell’Istruzione, colpevole, secondo alcuni esponenti sindacali, di non volere assegnare nuovi posti nonostante l’aumento della popolazione scolastica.

La critica rileva il fatto, in particolare, che la consistenza dell’organico docente su posti comuni è uguale esattamente a quella dell’anno precedente: 600.839 unità, né una di più né una di meno.

Aggiungiamo noi che la consistenza di 600.839 posti è identica da quattro anni a questa parte.

Un organico di diritto congelato a 600.839 posti mentre aumenta il numero degli alunni.

Possibile che il Miur sia sordo e distratto? Oppure c’è forse un impedimento oggettivo, di cui i critici sindacali non parlano, ma che giustifica, in qualche modo, il Ministero?

Un ostacolo, per il momento insormontabile, in effetti c’è: una norma di legge che ha congelato gli organici ai valori del 2011-12, quando erano pari, appunto, a 600.839 posti.

Questa la legge: A decorrere dall’anno scolastico 2012/2013 le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed ATA della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche dello stesso personale determinata nell’anno scolastico 2011/2012… (art. 19, c. 7 della legge n. 111/2011). Ecco perché il Miur conferma, anno dopo anno, lo stesso organico.

Si spiega così la ragione della immodificabilità dei posti di organico che resterà congelato a quei valori (se non meno) fino ad una eventuale modifica di legge che consenta al Miur di avere mani libere in materia.

Pur nel rispetto della norma, quel che il Ministero può fare è, prima di tutto, distribuire i posti (parliamo di organico di diritto) in proporzione all’entità della popolazione scolastica (togliendo posti dove gli alunni diminuiscono, assegnandone altri dove aumentano), a invarianza della consistenza delle 600.839 posti.

In secondo luogo può intervenire sull’organico di fatto, assegnando posti – limitatamente all’anno scolastico 2014/15 – in rapporto soltanto agli incrementi della popolazione scolastica.

L’anno scorso, in aggiunta all’organico di diritto congelato a 600.839 unità, sono stati aggiunti oltre 1.300 posti in organico di fatto limitatamente al 2013-14.

Anche quest’anno si può fare, evitando compensazioni non giustificate nei confronti di chi ha già avuto.

 

Alternanza e apprendistato. Occorre chiarezza

da tuttoscuola.com

Una dichiarazione del ministro Giannini
Alternanza e apprendistato. Occorre chiarezza

Due sono le leve principali sulle quali il governo intende agire per avvicinare sempre di più il mondo della scuola a quella del lavoro. Lo ha affermato il ministro dell’istruzione Stefania Giannini,  secondo quanto riferisce l’agenzia AGI, a margine di un incontro su questi temi col presidente di Confindustria Giorgio Squinzi.

La prima è l’alternanza scuola-lavoro “perché veniamo da una cultura sequenziale dove prima si studia e poi si lavora, e questo lo paghiamo nella difficoltà del rapporto tra formazione e job placement“, la seconda è il contratto di apprendistato.

Sull’alternanza scuola-lavoro il ministro fa probabilmente riferimento alle esperienze in corso da tempo, rafforzate in questi ultimi anni soprattutto per quanto riguarda l’istruzione tecnica e professionale, che si sono sviluppate però sempre come diverse modalità didattiche, non come esperienze di lavoro.

Ma parlando della ‘seconda leva’, quella dell’apprendistato, il ministro sembra riferirsi a  un vero e proprio contratto di lavoro da innestare dentro il percorso di studio. Ecco le sue parole, riportate dalla citata agenzia: “Il contratto di apprendistato può essere anticipato prima della fine del percorso scolastico e del conseguimento del diploma e anche questo vuol dire che i ragazzi capiscono cosa significa come si lavora prima di finire gli studi”.

Questa sarebbe una novità di notevole rilievo, che avvicinerebbe molto il sistema formativo italiano a quello tedesco, ma si porrebbe a nostro avviso ial di fuori degli attuali percorsi scolastici, richiedendo appositi strumenti normativi e di dialogo sociale, come avviene in Germania.

 

GAE. Entro il 18 luglio titoli di specializzazione e sostegno

da tuttoscuola.com

GAE. Entro il 18 luglio titoli di specializzazione e sostegno

Per gli iscritti nelle graduatorie ad esaurimento c’è quasi un mese di tempo per l’inserimento di titoli di specializzazione o di sostegno.

Con decreto ministeriale n. 486 del 20 giugno 2014 è stata disposta infatti l’apertura dei termini, per l’a.s. 2014/15, per lo scioglimento della riserva, per l’inserimento del titolo di specializzazione sul sostegno e per l’inserimento dei titoli che danno diritto alla riserva dei posti prevista dalle Leggi 68/1999 e 4/2006.

Le funzioni POLIS per l’inserimento delle domande sono aperte dalla data odierna sino alle ore 14,00 del 18 luglio 2014.

Sul sito del Miur (www.istruzione.it) il decreto e i modelli da utilizzare.

 

 

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 145

Gazzetta Ufficiale

Sommario

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 


DECRETO 12 giugno 2014


Consultazione diretta del sistema informativo del casellario da parte
delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi, ai
sensi dell’articolo 39 del decreto del Presidente della Repubblica
313/2012. (14A04683)

 

 

Pag. 1

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 17 giugno 2014


Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalita’ degli
eventi calamitosi verificatisi nella Regione Basilicata. (14A04744)

 

 

Pag. 3

 

 

 


DECRETO 17 giugno 2014


Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalita’ degli
eventi calamitosi verificatisi nella Regione Lombardia. (14A04745)

 

 

Pag. 4

 

 

 


DECRETO 17 giugno 2014


Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalita’ degli
eventi calamitosi verificatisi nella Regione Piemonte. (14A04746)

 

 

Pag. 5

 

 

 


DECRETO 17 giugno 2014


Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalita’ degli
eventi calamitosi verificatisi nella Regione Calabria. (14A04747)

 

 

Pag. 6

 

 

 


DECRETO 17 giugno 2014


Dichiarazione dell’esistenza del carattere di eccezionalita’ degli
eventi calamitosi verificatisi nella Regione Umbria. (14A04748)

 

 

Pag. 7

 

 

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 21 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Societa’ cooperativa
sociale Nuova Vita in liquidazione», in Lagonegro e nomina del
commissario liquidatore. (14A04692)

 

 

Pag. 8

 

 

 


DECRETO 21 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Cooperativa Onda 2000», in
Francavilla Fontana e nomina del commissario liquidatore. (14A04693)

 

 

Pag. 8

 

 

 


DECRETO 21 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Spaccio Aziendale
Dipendenti Montedison Societa’ cooperativa», in Brindisi e nomina del
commissario liquidatore. (14A04695)

 

 

Pag. 9

 

 

 


DECRETO 21 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Tecno Drink Societa’
cooperativa a responsabilita’ limitata in liquidazione», in Rivoli e
nomina del commissario liquidatore. (14A04716)

 

 

Pag. 10

 

 

 


DECRETO 26 maggio 2014


Scioglimento della «Cooperativa Gamma», in Milano e nomina del
commissario liquidatore. (14A04715)

 

 

Pag. 10

 

 

 


DECRETO 29 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Falegnami Associati –
Societa’ cooperativa», in Avetrana e nomina del commissario
liquidatore. (14A04694)

 

 

Pag. 11

 

 

 


DECRETO 29 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Viticoltori di Offida
societa’ cooperativa agricola», in Offida e nomina del commissario
liquidatore. (14A04696)

 

 

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PRESIDENZA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE

 


ORDINANZA DEL CAPO DIPARTIMENTO DELLA PROTEZIONE CIVILE 19 giugno 2014


Attuazione dell’articolo 11 del decreto-legge 28 aprile 2009 n. 39,
convertito, con modificazioni, dalla legge 24 giugno 2009, n. 77, in
materia di contributi per gli interventi di prevenzione del rischio
sismico. (Ordinanza n. 171). (14A04749)

 

 

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DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

CONFERENZA PERMANENTE PER I RAPPORTI TRA LO STATO LE REGIONI E LE PROVINCE AUTONOME DI TRENTO E BOLZANO

 


INTESA 29 maggio 2014


Intesa, ai sensi dell’articolo 8, comma 6, della legge 5 giugno 2003,
n. 131, recante modifica all’articolo 12 dell’intesa della Conferenza
Stato – Regioni il 1º luglio 2004 (Rep. atti n. 2037) avente ad
oggetto: «Organizzazione, gestione e funzionamento degli Istituti di
Ricovero e Cura a Carattere Scientifico non trasformati in
Fondazioni, ai sensi dell’articolo 5 del decreto legislativo 16
ottobre 2003, n. 288». (Rep. Atti n. 64/CSR). (14A04691)

 

 

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ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI FERMO

 


COMUNICATO


Nomina del Conservatore del Registro delle Imprese (14A04770)

 

 

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MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 


COMUNICATO


Riconoscimento come associazione di protezione ambientale della
«Movimento Azzurro», in Roma. (14A04700)

 

 

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MINISTERO DEL LAVORO E DELLE POLITICHE SOCIALI

 


COMUNICATO


Approvazione della delibera adottata dal consiglio di amministrazione
della Cassa nazionale di previdenza ed assistenza dei ragionieri e
periti commerciali in data 16 gennaio 2014. (14A04771)

 

 

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SUPPLEMENTI ORDINARI

MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


DECRETO 17 aprile 2014


Recepimento della direttiva 2012/46/UE della Commissione, del 6
dicembre 2012, che modifica la direttiva 97/68/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio concernente il ravvicinamento delle
legislazioni degli Stati membri relative ai provvedimenti da adottare
contro l’emissione di inquinanti gassosi e particolato inquinante
prodotti dai motori a combustione interna destinati all’installazione
su macchine mobili non stradali. (14A04718)

 

(Suppl. Ordinario n. 49)

Rapporto OCSE-TALIS 2013

talis_2013

TALIS 2013 Results
An International Perspective on Teaching and Learning
Teaching and Learning International Survey

L’ITALIA nei dati OCSE-TALIS 2013Risultati chiave dall’Indagine Internazionale sull’Insegnamento e Apprendimento (TALIS)

Gli insegnanti in ITALIA sono soddisfatti del loro lavoro e sentono di riuscire a motivare gli studenti anche nei contesti più difficili. Pensano tuttavia che l’insegnamento non sia valorizzato nella società
  • L’87% dei docenti Italiani di secondaria di I grado ha fiducia nelle proprie capacità di saper motivare gli studenti che hanno scarso interesse per le attività scolastiche (70% Paesi TALIS, 71% Paesi UE); il 98% sente di saper portare gli studenti a credere nelle loro capacità di raggiungere buoni risultati (86% Paesi TALIS). La grande maggioranza degli insegnanti italiani (94%) afferma che tutto sommato è soddisfatta del proprio lavoro (91% media Paesi TALIS).
  • In contrasto con queste dichiarazioni, l’88% degli insegnanti italiani percepisce che l’insegnamento è scarsamente valorizzato nella società (69% Paesi TALIS, 81% Paesi UE), percezione condivisa dal 92% dei nostri dirigenti scolastici (56% Paesi TALIS). Invece, in Finlandia, nei Paesi Bassi, Singapore e Alberta (Canada) una percentuale tra 40-68% dei docenti sente che l’insegnamento è adeguatamente valorizzato. Questa percezione negativa sembra diminuire allorché aumenta la partecipazione degli insegnanti ai processi decisionali a livello di scuola.
Gli insegnanti italiani riportano bassi livelli di sostegno e scarsi incentivi alla loro partecipazione ad attività di sviluppo professionale, ma esprimono un forte bisogno di formazione sulle TIC
  • La partecipazione alle attività di sviluppo professionale degli insegnanti italiani in TALIS2013 è una delle più basse tra i paesi partecipanti all’indagine (75% Italia, 88% media TALIS), con un calo di 10% punti percentuali rispetto al 2008. Altrettanto bassa la percentuale dei docenti che riportano di aver potuto usufruire di opportunità di sostegno allo sviluppo professionale nel periodo di riferimento. Tra gli ostacoli alla partecipazione, il problema della mancanza di incentivi è avvertito da oltre l’80% dei docenti.
  • La formazione sulle TIC è diventata una questione di assoluto rilievo per gli insegnanti italiani. E’ ai primi posti nelle attività di sviluppo professionale svolte nei 12 mesi precedenti l’indagine. E’ uno dei bisogni formativi più segnalati dai docenti, sia con riguardo alle competenze per l’uso didattico di queste tecnologie, sia per l’uso delle TIC nel contesto lavorativo.
Aumentare la partecipazione dei docenti ad alcuni tipi di attività di sviluppo professionale può favorire l’uso da parte loro di pratiche didattiche innovative
  • docenti italiani, pur utilizzando un’ampia gamma di metodi di valutazione degli studenti, in modo simile ai colleghi dei Paesi TALIS, ricorrono prevalentemente all’interrogazione davanti a tutta la classe come principale modalità di valutazione degli studenti (80% Italia, 49% Paesi TALIS).
  • L’appartenenza attiva a una rete d’insegnanti come opportunità di sviluppo professionale può essere un modo per favorire l’uso di diverse pratiche di insegnamento. Gli insegnanti italiani che hanno partecipato a queste attività di networking sono risultati più propensi a utilizzare le TIC e a far lavorare gli studenti su attività progettuali.
Una minoranza di insegnanti in ITALIA riceve una valutazione formale del proprio operato, anche se oltre la metà dichiara di ricevere forme di feedback da una o più fonti
  • In Italia si conferma che non sono praticati sistemi di valutazione formale del lavoro degli insegnanti. Solo il 30% degli insegnanti lavora in scuole dove i dirigenti riportano la pratica di una qualche valutazione formale (vs il 93% dei docenti dei Paesi TALIS). Oltre all’Italia sono privi di sistemi di valutazione anche Finlandia e Svezia.
  • A livello informale, il 57% dei docenti dichiara di aver ricevuto una qualche forma di feedback da una o più fonti nella scuola in cui lavorano (vs 88% dei docenti dei Paesi TALIS)
ALTRI DATI IN BREVE

– Il corpo insegnante italiano è decisamente più femminilizzato rispetto alla media internazionale. Infatti, con il 79% di donne insegnanti l’Italia si colloca al quinto posto nella graduatoria complessiva del tasso di femminilizzazione. Se poi si considerano solo i paesi più industrializzati, il corpo docente italiano è quello più femminilizzato.

– Nell’ambito dei 33 paesi TALIS, l’Italia detiene il primato della classe insegnante più anziana (6 anni in più rispetto alla media TALIS). Alla maggiore anzianità media fa da contrappeso un maggior patrimonio di esperienza professionale. Gli insegnanti italiani hanno in media 20 anni di esperienza di insegnamento.

– In linea con gli altri paesi, la maggior parte dei nostri docenti ha condotto studi di livello universitario. Più distante dalla media internazionale, invece, il dato che si riferisce alla formazione specifica finalizzata all’insegnamento (79% Italia vs 90% nei Paesi TALIS). Inoltre, una quota consistente dei nostri docenti di secondaria di I grado è entrata nell’insegnamento senza aver ricevuto una specifica formazione nella pratica didattica in una o più delle materie insegnate ( 52% Italia vs 11% Paesi TALIS).

– La percentuale degli insegnanti italiani con contratto a tempo indeterminato che riporta la partecipazione a un programma formale di avvio alla professione in occasione del primo rapporto regolare di lavoro è sopra la media TALIS (59 % Italia; 49% Paesi TALIS), mentre è molto più bassa rispetto alla media TALIS, la percentuale dei docenti a tempo determinato che avrebbe fruito di questa opportunità formativa (9 % Italia; 46% Paesi TALIS).

– I docenti italiani lavorano in scuole di dimensioni mediamente più grandi rispetto alla situazione tipo dei paesi TALIS. A fronte di queste maggiori dimensioni in termini di studenti e insegnanti, le scuole registrano un numero medio di personale non docente uguale alla media TALIS (24 unità). In particolare emerge nelle nostre scuole la carenza di personale di supporto alla didattica. In Italia c’è 1 unità di personale di supporto alla didattica ogni 60 docenti, mentre per la media TALIS il rapporto è 1 a 14.

– La proporzione del tempo che i dirigenti scolastici italiani dicono di impiegare nelle attività di carattere burocratico-amministrativo è inferiore alla media TALIS (36% Italia; 41% Paesi TALIS ). Tuttavia, rispetto al ‘dirigente medio TALIS’, i nostri dirigenti scolastici dichiarano di dedicare una quota maggiore del loro tempo ad attività legate alla gestione del curricolo e della didattica (25% Italia; 21% Paesi TALIS).

– La partecipazione dichiarata alle attività di sviluppo professionale (SP) da parte dei dirigenti scolastici è piuttosto alta: solo il 5,4% dei DS negli ultimi 12 mesi non ha partecipato ad alcuna attività specifica di SP, contro una media TALIS di 9,5%. Quasi tutti i DS italiani, quindi, affermano di partecipare ad attività di SP soprattutto in corsi di formazione, conferenze e visite professionali (93% Italia; 83%TALIS) per una media di 9 giorni l’anno, più bassa della media TALIS di 13 giornate.