Specializzazioni mediche, firmato il decreto per il concorso nazionale

Specializzazioni mediche, firmato il decreto per il concorso nazionale
La pubblicazione del bando per le prove di ottobre subito dopo il passaggio in Corte dei conti
I candidati potranno concorrere per l’accesso fino a 6 tipologie di Scuola

Ultimi step per il decreto che sancisce il passaggio dai concorsi locali al concorso nazionale per l’ingresso nelle Scuole di specializzazione in Medicina. Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha firmato il provvedimento che è stato inviato alla Gazzetta Ufficiale e che sarà pubblicato dopo il vaglio finale della Corte dei conti. Subito dopo il Miur emanerà il bando per il primo concorso nazionale che si terrà nel mese di ottobre. Il testo ha recepito le osservazioni del Consiglio di Stato.

D’ora in poi per essere ammessi bisognerà superare una selezione per esami e titoli. La prova scritta sarà telematica, i candidati dovranno rispondere a 110 quesiti a risposta multipla. Un’unica Commissione nazionale validerà i quesiti che saranno proposti ai candidati. La Commissione sarà composta da un direttore di una scuola di specializzazione, con funzioni di presidente, e da cinque professori universitari per ciascuna delle tre Aree, e specificherà anche i criteri per l’attribuzione del punteggio relativo ai titoli e quelli per l’approvazione della graduatoria unica nazionale per ciascuna scuola. Ciascun candidato, al momento della domanda, potrà scegliere di concorrere per l’accesso fino a due tipologie di Scuola di specializzazione per ciascuna Area (Medica, Chirurgica, Servizi Clinici).

Utilizzazioni: fissate le date

Utilizzazioni: fissate le date

Domande on line per i docenti. Cartacee per gli Ata

Infanzia e primaria dall’ 11 al 21 luglio. Primo e secondo grado dal 24 al 31 luglio. Personale Ata dal 5 al 12 agosto

Il giorno 2 luglio si è svolto un incontro tra i rappresentanti del Miur e le organizzazioni sindacali per determinare le date di presentazione delle domande per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie.
Per i docenti le domande dovranno essere presentate con modalità on line, per il personale Ata con modalità cartacea, successivamente al 4 agosto, data di pubblicazioni dei movimenti, ed entro il 12 agosto.
Tali date verranno formalizzate dal Miur con apposita comunicazione nei prossimi giorni.
Si è, inoltre, convenuto che, all’atto della sottoscrizione definitiva del CCNI, prevista per la metà di luglio, verranno definite le modalità di utilizzo del personale DSGA nei CPIA di recente istituzione.

Licei musicali e coreutici
Nello stesso incontro sono stati affrontati alcuni aspetti relativi alle graduatorie d’istituto del personale docente dei Licei musicali e coreutici.
Detto personale per la scelta delle scuole, oltre al Modello B, dovra’ presentare anche il modello B1, in forma cartacea, ed inviarlo ad uno dei Licei musicali prescelti.
Il modello B1va presentato nelle stesse date del modello B, dal 4 luglio al 4 agosto.
All’incontro hanno partecipato Lacchei e Proietti.

Piano Miur che vorrebbe raddoppiare l’orario di servizio degli insegnanti

SCUOLA – Anief boccia il piano Miur che vorrebbe raddoppiare l’orario di servizio degli insegnanti

 

Il sindacato respinge con forza la proposta che vorrebbe portare tutti gli insegnanti a 36 ore a scuola, spazzare via quasi mezzo milione di supplenti che hanno appena rinnovato le graduatorie d’Istituto e ridurre di un anno le superiori. Nel computo il Ministero dimentica il lavoro oscuro dei nostri docenti: colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni.

 

Il presidente Marcello Pacifico: così ci si allontana sempre più dall’Ue e si incrementa la disoccupazione intellettuale e giovanile. Siamo di fronte ad un’operazione immotivata: più indagini, nazionali ed internazionali, hanno dimostrato che i nostri docenti lavorano alla pari, se non più, dei colleghi degli altri Paesi avanzati: basta dire che sono impegnati 39 settimane rispetto alle 38 OCDE, 175 giorni rispetto ai 185 OCDE.

 

Portare l’orario di servizio dei docenti a 36 ore, cancellare quasi mezzo milione di precari delle graduatorie d’Istituto, ridurre gli anni di scuola superiore da 5 a 4: più che un rinnovo di contratto, il milione di lavoratori della scuola sembrerebbe travolto da uno tsunami di novità peggiorative.

 

I contenuti della imminente legge delega, riportatati carta stampata e che il Governo avrebbe intenzione di approvare prima della pausa estiva, prevede “premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica). In cambio il ministero chiede agli insegnanti una maggiore disponibilità: più ore a scuole per un periodo più lungo”.

 

“Il Miur di Giannini-Reggi chiede invece una disponibilità doppia e certa: 36 ore per tutti”. Inoltre, “con l’allargamento della disponibilità a 36 ore le supplenze saranno richieste ai docenti già in cattedra nell’istituto senza riconoscimenti economici extra. I risparmi delle ‘supplenze interne’ possono garantire investimenti nei premi ai più disponibili e nell’offerta formativa, scesa a 600 milioni e da raddoppiare”. Tra le intenzioni del Miur c’è anche quella di cancellare “subito le graduatorie d’istituto, cariche di 467 mila precari” e di rafforzare “l’ipotesi del taglio di un anno alle scuole superiori”.

 

Premesso che non è ancora chiaro se l’aumento delle ore di servizio avvenga a costo zero oppure comporti un incremento stipendiale, come logica vorrebbe, Anief reputa assurdo che si imponga al personale scolastico di lavorare di più a queste condizioni: un tale trattamento, tra l’altro deciso in modo unilaterale, allontanerebbe ancora di più l’istruzione italiana da quella europea. E incrementerebbe la già alta disoccupazione tra i giovani laureati.

 

“Già oggi un insegnante può dare disponibilità a svolgere fino a 6 ore in più di supplenza – spiega Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir -, oltre le quali deve necessariamente subentrare quel supplente che di punto in bianco il Miur vorrebbe ora far sparire. Ma soprattutto non si capisce perché debba essere esteso l’orario di servizio dei docenti della scuola italiana dal momento che più indagini, nazionali ed internazionali, hanno dimostrato che lavorano alla pari, se non più, dei colleghi degli altri Paesi avanzati”.

 

Secondo l’indagine “Education at a Glance”, che ha messo a confronto i sistemi educativi nell’ultimo decennio, negli ultimi due lustri le ore di insegnamento dei nostri insegnanti sono aumentate: da 762 a 782 alla primaria, da 681 a 704 nella secondaria di primo grado, da 608 a 658 nella secondaria di secondo grado. Complessivamente, gli insegnanti italiani lavorano 39 settimane rispetto alle 38 OCDE, 175 giorni rispetto ai 185 OCDE.

 

Anche l’ultimo rapporto Eurydice, del 2012, ha evidenziato che i docenti della scuola primaria italiana svolgono 770 ore complessive di insegnamento, i colleghi delle medie e delle superiori 630: anche in questo caso sono quantificazioni numeriche che pongono i nostri docenti addirittura  sopra della media Ue per quanto riguarda la scuola primaria e secondaria di secondo grado.

 

Sole poche settimane fa, infine, la Giunta provinciale dell’Alto Adige ha commissionato una ricerca su 5.200 docenti dei 7.400 della provincia trentina: è emerso che i docenti interpellati lavorano in media 1.643 ore annue, esattamente il doppio delle 18 ore di lezione alle superiori. La ricerca ha detto anche che i prof delle scuole superiori, con 1.677 ore annue, lavorano poco più di quelli delle medie (1.630 ore). Quelli di ruolo sono impegnati per 1.660 ore, mentre i supplenti poco meno (1.580 ore).

 

Ma soprattutto, la ricerca trentina ha fatto emergere che il lavoro “oscuro”, la metà delle 1.643 ore complessive, si deve alle tante incombenze burocratiche che un insegnante italiano è chiamato quotidianamente ad assolvere: colloqui con i genitori, riunioni con i colleghi, compilazione dei registri, stesura di relazioni e programmazioni e progetti, preparazione delle lezioni, correzioni dei compiti degli alunni. Oltre che per la formazione, peraltro quasi sempre a proprie spese.

 

“Temiamo – dice ancora Pacifico – che il progetto del Miur sia ancora una volta quello di incrementare il Fondo di istituto attraverso delle modalità che non hanno fondamento, né da un punto di vista professionale né, tantomeno, pedagogico-formativo. In un colpo solo, poi, si vorrebbe risolvere il problema del precariato, anziché attraverso la stabilizzazione, con la sua soppressione. Come se dietro non vi fossero aspiranti docenti in carne e ossa”.

 

“Viene infine da chiedersi, poi, come si fa a presentare una proposta del genere, dal momento che tutti gli insegnanti hanno di fatto lo stipendio fermo dal 2009 e corroso da un’inflazione che ha corso per più di 4 punti percentuali, facendo perdere per strada uno stipendio l’anno? E con i nostri insegnanti delle superiori che a fine carriera, sempre per rimanere all’area Ocde, guadagnano il 30% in meno, pari – conclude Pacifico – a quasi 8mila euro l’anno?”.

Proposte Renzi: si chiamano merito e carriera, ma significano tagli lineari e aumento dei carichi di lavoro

Proposte Renzi: si chiamano merito e carriera, ma significano tagli lineari e aumento dei carichi di lavoro

Comunicato stampa di Domenico Pantaleo, Segretario generale della Federazione Lavoratori della Conoscenza CGIL.

Il sottosegretario Reggi propone un piano per la scuola: scuole aperte fino alle 10 di sera, raddoppio dell’orario settimanale per tutti i docenti, premi a chi si impegna di più. Sempre secondo gli annunci del Reggi questa proposta diventerà una legge delega nei prossimi quindici giorni. Se questi sono gli esiti di uno dei cantieri aperti dal governo Renzi sulla scuola siamo ben lontani dal cambiare verso alla scuola pubblica. Piuttosto è la solita pratica dei tagli lineari con la vecchia richiesta, di stampo montiano, far lavorare gratuitamente i docenti dopo 7 anni di blocco dei contratti e licenziare i precari. Bel modo per motivare e incentivare al lavoro. Manca una qualsiasi idea sul modello di scuola pubblica che si propone per garantire a tutti il diritto ad un’istruzione di qualità.

La FLC CGIL propone:

  • grande dibattito con docenti, ata, genitori, studenti: non sono assolutamente convincenti le consultazioni on line di stampo para grillino (come si è fatto con la riforma della Pubblica Amministrazione)
    investimenti per l’innalzamento della qualità della scuola pubblica e non tagli con la riduzione di un anno dei percorsi scolastici
    organici funzionali per dare stabilità al lavoro
  • valorizzazione del personale (e non aumento dei carichi di lavoro) tramite contratto e non con interventi legislativi
  • introduzione di meccanismi di riconoscimento dell’impegno anche tramite valutazione affidata alle scuole che salvaguardi il clima collaborativo e cooperativo delle istituzioni scolastiche

Siamo pronti a discutere tutti quei cambiamenti necessari per ridare prestigio e credibilità all’istruzione pubblica, ma nessun cambiamento potrà esserci sul lavoro senza il coinvolgimento delle parti sociali e di tutte le componenti scolastiche.

La FLC CGIL, su queste basi, è pronta.

Non banalizzare questioni complesse, no a consultazioni fasulle

Non banalizzare questioni complesse, no a consultazioni fasulle

Francesco Scrima commenta alcune ipotesi di intervento su calendario scolastico e orario dei docenti riportate da La Repubblica insieme ad alcune dichiarazioni del sottosegretario Reggi.

Le dichiarazioni rese oggi alla stampa dal sottosegretario Reggi mettono sul tavolo alcune questioni di merito e una di metodo. Partiamo dalle prime, per segnalare i punti di interesse ma anche le perplessità e le preoccupazioni suscitate da ipotesi su cui ci auguriamo si apra un dibattito serio, come la delicatezza della materia esige e merita. Ragionando su possibili azioni di riforma del sistema scolastico, infatti, non dovrebbe esserci posto né per la conservazione acritica dello status quo, né per la banalizzazione dei problemi, della cui complessità si deve sempre tener conto; non come alibi per non fare nulla, ma come premessa indispensabile di un cambiamento che punti al meglio, e non solo al nuovo.
Tempi di apertura delle scuole: può essere accattivante per le famiglie l’idea di una scuola aperta “undici mesi all’anno”, ma se la motivazione è quella di dare risposta alle esigenze di custodia dei figli, ci chiediamo se tocchi proprio alla scuola, e solo a essa, farsene carico. Dando infatti per scontato che nessuno pensi di tenere per undici mesi i ragazzi “incatenati ai banchi” (tant’è che un’ipotesi del genere sembra chiamare in causa quasi esclusivamente il primo ciclo), andrebbe ben distinto, in termini di qualità e quantità, il tempo scuola inteso nella sua specificità (come tempo dell’insegnamento e dell’apprendimento) rispetto a quello di una generica accudienza.
La questione ci riporta, necessariamente, a quella dei tempi della docenza, che va posta in termini molto espliciti e diretti: se il “retropensiero” è che gli insegnanti lavorino poco, e che le 18, 22, 25 ore di cattedra possano crescere senza problemi fino alla soglia delle 36 ore mediamente richieste a un dipendente pubblico, lo si dica apertamente, e di una simile affermazione ci si assuma fino in fondo la responsabilità. Dopo di che si vada a vedere che cosa avviene nel resto del mondo, per capire quale possa essere una soglia di riferimento su cui discutere davvero in modo serio, fuori da ogni superficialità e demagogia.
Per quanto ci riguarda, siamo prontissimi a confrontarci su come definire e riconoscere modalità di lavoro dei docenti in cui sia possibile prevedere carichi orari diversificati; in molti casi, peraltro, si tratterebbe soltanto di dare visibilità e riconoscimento formale a oneri di maggiore impegno già oggi sopportati da tanti insegnanti, ben oltre il solo orario di cattedra. Ma non si pensi di poter dilatare quest’ultimo a piacimento e a dismisura: chi lo ritiene possibile, evidentemente sa poco o nulla della scuola e di come ci si lavora.
Siamo comunque pronti a discutere di orari e retribuzioni: la sede naturale di questa discussione è il rinnovo del contratto, che da tempo stiamo chiedendo. Prendiamo atto che Reggi si dice pronto a confrontarsi con i sindacati: lui dice “nuovamente”, noi diciamo “finalmente”. Il governo apra il tavolo per un nuovo contratto, troverà in noi un interlocutore esigente, ma anche disponibile a misurarsi in modo aperto, senza arroccamenti. Chiediamo in cambio che si eviti con ogni cura di offrire pretesti per la banalizzazione di questioni complesse.
Tra queste, rientra sicuramente anche quella della durata dei percorsi scolastici, su cui va detto anzitutto che l’uscita dalla secondaria a 18 anni non è una “regola” europea, visto che in metà dei paesi (fra cui la tanto apprezzata Finlandia) gli studenti si diplomano a 19 anni. Ma soprattutto va detto che non sono pensabili né operazioni di semplice “taglio” di questa o quella annualità, né di spostamento in blocco dell’attuale sistema, facendolo scivolare, così com’è, indietro di un anno. Ogni segmento che lo compone risponde infatti a precisi requisiti, legati alle età cui si rivolge, agli stili di insegnamento e apprendimento ad esse consoni, ai traguardi di competenze che vi si possono conseguire. Senza contare gli inevitabili problemi legati alla gestione, il cui impatto non è mai trascurabile e che possono risultare determinanti per gli esiti di ogni processo di innovazione (si pensi all’onda anomala contro cui si infranse il progetto Berlinguer nel 2000).
Questione complessa, infine, è anche quella di metodo alla quale abbiamo accennato in apertura, riferita alla consultazione che Reggi si dice intenzionato ad avviare sui progetti di riforma, una volta conclusa la fase istruttoria dei “cantieri” operanti al MIUR. Ottimo annuncio, purchè si tratti di una consultazione vera e seria, non di una delle tante campagne di ascolto fasulle in cui si finge di dar voce al mondo mentre si fa fatica ad ascoltare persino sé stessi.
La scuola vive e prende volto dal milione di persone che ci lavorano, è attraverso il loro impegno che i progetti si trasformano in azioni e i risultati attesi, di miglioramento e di crescita, possono essere ottenuti. Non è sufficiente coinvolgerli nei progetti di innovazione, occorre farne i protagonisti, se si vuole che questi abbiano successo. E’ proprio la storia della scuola italiana e delle sue riforme a darne testimonianza e dimostrazione.

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

Renzi e Giannini nel paese delle meraviglie… o degli incubi?

Renzi e Giannini nel paese delle meraviglie… o degli incubi?

Come è costume da qualche tempo del governo, e cioè nascondere la realtà dei fatti mediante avvisi mirabolanti, viene lanciato un fantastico PIANO PER LA SCUOLA.

Per un verso, quindi, le risorse per l’edilizia scolastica delle quali tanto si è parlato nei mesi passati, semplicemente NON CI SONO, decine di migliaia di lavoratori precari devono attendere mesi per avere i loro stipendi, i colleghi che hanno maturato il diritto alla pensione, si pensi alla famigerata quota 96, vengono trattenuti coattivamente in servizio solo per fare qualche esempio.

Ma non dobbiamo preoccuparci, il governo ci garantisce che entreremo nell’epoca della buona scuola dilatando l’orario di lavoro dei docenti.

Cosa propone in concreto:

  • ancora una volta un PATTO CANNIBALE, prolungando l’orario di lavoro del personale di ruolo si elimineranno decine di migliaia di posti di lavoro per il personale precario. Questo  in una situazione che vede la disoccupazione dilagare;

  • con le risorse recuperate con i licenziamenti il governo intende affidare ai dirigenti scolastici la possibilità di premiare coloro che riterranno meritevoli, In pratica il governo intende scatenare la guerra di tutti contro tutti per l’accesso ad una miserevole carriera, creare uno strato di fedeli fidati legati alla dirigenza, introdurre nella scuola pubblica pratiche da caserma. Possiamo immaginare cosa resterà della libertà di insegnamento se passerà questo progetto, saremo infatti “liberi” di compiacere i dirigenti nella speranza di essere selezionati fra i loro sottopancia.

La CUB Scuola Università Ricerca risponderà con la mobilitazione a questo progetto e invita i colleghi, i coordinamenti dei lavoratori della scuola, i sindacati di base ad un’azione comune.

Già venerdì 4 luglio alle 16 in Piazza Castello a Torino vi sarà un flash mob contro le classi pollaio ma si tratta solo della prima iniziativa.

Per la CUB Scuola Università Ricerca

Il Coordinatore Nazionale

Cosimo Scarinzi

INACCETTABILE MIUR SU ORARIO LAVORO, CONTRATTAZIONE O SARA’ SCIOPERO

INACCETTABILE MIUR SU ORARIO LAVORO, CONTRATTAZIONE O SARA’ SCIOPERO

“I docenti italiani lavorano quanto i loro colleghi europei e in alcuni casi anche di più, basta considerare che le ore di insegnamento sono di 60 minuti e non di 45 o 50 come in altri Paesi Ue. Non è possibile annunciare una riforma di questa portata partendo da dati falsi e se il Miur intende ‘spremere’ ulteriormente gli insegnanti, sulle cui spalle gravano incombenze burocratiche che nulla hanno a che vedere con la professione docente, noi ci opporremo fermamente invitando tutta la categoria a scendere in piazza”. Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, boccia senza appello il piano per la scuola redatto dal cantiere di viale Trastevere, che prevede un nuovo contratto di lavoro con 36 ore settimanali.

“Secondo il rapporto Eurydice 2012, nella scuola primaria italiana le ore annue di insegnamento sono 770, mentre alle medie e alle superiori ammontano a 630, dati che ci collocano in linea con gli altri Paesi Ocse e al di sopra della media Ue per quanto riguarda primaria e superiore. Inoltre non va dimenticato che il lavoro degli insegnanti – sottolinea Di Meglio – non è impiegatizio: non c’è alcun cartellino da timbrare e, a parte le attività in aula con gli studenti, c’è tutto il lavoro di preparazione delle lezioni, dei compiti da assegnare in classe e la loro correzione che gli insegnanti non svolgono durante l’orario di lavoro a scuola ma a casa”.

Al sottosegretario Roberto Reggi, il quale dice che la scuola italiana non sarà più un ammortizzatore sociale, Di Meglio replica duramente: “Colpa del Governo, che ha ridotto in miseria i docenti e incancrenito il precariato”.
“L’impiegatizzazione sempre più spinta degli insegnanti e l’aumento sconsiderato dei poteri affidati ai dirigenti scolastici, che in molti casi hanno rivelato numerose pecche, – attacca il coordinatore nazionale della Gilda – dimostrano che la scuola viene considerata dalla politica più come una caserma, e per certi versi anche come un’azienda, che come un’istituzione educativa. E’ scandaloso che il cantiere per la scuola messo in piedi dal Miur non abbia coinvolto le organizzazioni sindacali e – conclude Di Meglio – lo diciamo chiaro e tondo: se quello che il ministro Giannini vuole presentarci è un contratto di autorità, scavalcando i sindacati, da settembre sarà guerra aperta”.

“Sistema da svecchiare, parleremo direttamente con i docenti”

da la Repubblica

“Sistema da svecchiare, parleremo direttamente con i docenti”

Intervista a Roberto Reggi

ROMA .
Roberto Reggi è sottosegretario all’Istruzione e padre del nuovo piano per la scuola italiana.I sindacati sono già in ebollizione.
«Ci siamo incontrati e dopo il 15 luglio torneremo a farlo: sanno che vogliamo togliere rigidità al contratto. Ma la consultazione sarà aperta agli insegnanti, agli studenti, al personale amministrativo, ai cittadini comuni. La scuola va cambiata, svecchiata. Abbiamo davanti un’occasione storica: tra il 2017 e il 2022 il 40% del corpo docente andrà in pensione».
Gli insegnanti italiani aumenteranno, resteranno un milione o diminuiranno?
«Non aumenteranno, non ci sono i soldi e ce ne saranno pochi anche in futuro. La scuola italiana costa 55 miliardi l’anno, bisogna usare meglio quello che c’è».
Come?
«Con la formazione permanente obbligatoria degli insegnanti, oggi è facoltativa».
Che cosa si farà tra giugno e luglio, a scuola terminata?
«Recupero per chi è rimasto indietro e orientamento per i cicli
scolastici successivi. Le scuole devono diventare il centro civico delle città, a giugno e a luglio i genitori non sanno dove mandare i loro figli. Scuole aperte 11 mesi su 12».
Gli incentivi a maestri e prof aumenteranno davvero gli stipendi più bassi d’Europa?
«Con gli incentivi arriveremo a stipendi europei».
Volete togliere un anno ai licei?
«È un’altra scelta europea. E poi se vuoi fare più musica, più storia dell’arte e non hai più soldi devi rimodulare quello che hai».
Ancora spending review?
«Taglieremo una delle quattro sedi ministeriali romane: il palazzo della ricerca all’Eur, oggi in affitto. Ho scoperto che per i 1.200 dipendenti ministeriali ci sono 80 metri quadrati a testa. Per ogni studente italiano, in classe, ce ne sono otto».
L’edilizia scolastica parte?
«È partita ieri, primo luglio. Ci sono i primi 800 milioni. I sindaci sono stati avvertiti: aprite i primi 2.887 cantieri».

Patto sulla scuola: “Un premio ai prof ma dovranno lavorare di più”

da la Repubblica

Patto sulla scuola: “Un premio ai prof ma dovranno lavorare di più”

Calendario e stipendio: ecco la rivoluzione in arrivo. La settimana sarà di 36 ore, 22 giorni per i recuper. Scuole aperte fino alle 10 di sera

Corrado Zunino

ROMA – Il nuovo cantiere di viale Trastevere ha prodotto la prima opera: il piano per la scuola. Prevede un nuovo contratto di lavoro: più ore per tutti i docenti, 36 a settimana, e aumenti di stipendio a chi si prende responsabilità, offre competenze specifiche. A quattro mesi dall’insediamento, il Miur del ministro Giannini e del sottosegretario Reggi ha preparato il primo dossier sul futuro dell’istruzione italiana.

Nei prossimi giorni andrà al vaglio del premier Renzi e il 15 luglio sarà presentato in società: una consultazione generale. “Dieci giorni ancora e la nostra proposta diventerà una legge delega”, dice il sottosegretario Roberto Reggi, autore del piano. Prima della pausa estiva il governo vorrebbe approvarlo in Consiglio dei ministri.

La scuola italiana non potrà più essere – “e non sarà più” – un ammortizzatore sociale. E così il nuovo piano affronta subito la questione più complicata: il contratto. Riguarda un milione di insegnanti. Il sindacato Anief ha chiesto preventivamente di fermare tutto, “prima si portino gli stipendi ai livelli dei paesi industrializzati, poi discutiamo”. Reggi ha ribaltato la questione e avanzato una proposta organica: scatti d’anzianità invariati e premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica). In cambio il ministero chiede agli insegnanti una maggiore disponibilità: più ore a scuole per un periodo più lungo.

ATA, la terza fascia delle graduatorie d’Istituto rimandata a settembre

da tecnicadellascuola.it

ATA, la terza fascia delle graduatorie d’Istituto rimandata a settembre

L’informazione non è ufficiale, ma fonti vicine al Miur confermano quanto chiesto di recente anche da alcuni sindacati di categoria: trattare a luglio e agosto le pratiche dei tanti aspiranti assistenti amministrativi, tecnici ed ausiliari avrebbe determinati seri problemi alle segreterie scolastiche. E anche dopo l’estate la Flc-Cgil vorrebbe che se ne occupassero gli Uffici scolastici territoriali.

Ormai manca solo l’ufficialità: l’ordinanza triennale per l’inserimento nelle graduatorie di istituto del personale Ata, la cosiddetta ‘terza fascia’, vedrà la luce solo a settembre. La conferma è arrivata da fonti attendibili, vicino al Ministero di Viale Trastevere.

Il motivo del ritardo è da ricondurre principalmente all’iperlavoro che le segreterie scolastiche saranno chiamate ad affrontare nel corso dell’estate: nello stesso periodo occorrerà infatti concludere l’altrettanto delicato rinnovo delle graduatorie dei docenti. Trattare anche le pratiche dei tanti aspiranti assistenti amministrativi, tecnici ed ausiliari avrebbe determinati seri problemi a degli uffici che, tra l’altro, nei mesi di luglio agosto rimangono anche a corto di personale, sia per la fruizione, seppure a turno, delle ferie, sia per i posti lasciati vuoti dai tanti supplenti annuali su posti non vacanti (con termine 30 giugno).

Il disagio lavorativo, in queste condizioni, sarebbe stato notevole. Tanto è vero che nei giorni passati alcuni sindacati avevano chiesto apertamente il rinvio delle procedure a settembre: “assai probabilmente tale richiesta verrà accolta”, ha spiegato la Flc-Cgil. Così “ci sarebbero i tempi perché “le graduatorie ATA siano compilate dagli UST”, gli Uffici scolastici territoriali, in modo da “ridare fiato alle scuole” oberate di incombenze amministrative. La pensa così anche la Gilda degli Insegnanti, “perché l’apertura delle graduatorie di terza fascia per gli Ata andrebbe ad aggravare ulteriormente il carico di lavoro già molto pesante che le segreterie devono affrontare per concludere le domande di inserimento nelle graduatorie di terza fascia di istituto dei docenti”.

Cogliamo l’occasione per ricordare che possono presentare domanda in III fascia ATA tutti coloro che hanno acquisito il titolo di studio nell’ultimo triennio o chi rientra “tra coloro che hanno diritto a derogare dal possesso di tale titolo perché già inclusi in una precedente graduatoria o perché hanno prestato almeno 30 giorni di servizio nel profilo/area di laboratorio”.

Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, ecco le possibili scadenze

da tecnicadellascuola.it

Utilizzazioni e assegnazioni provvisorie, ecco le possibili scadenze

Il 26 luglio per i docenti di infanzia, primaria e secondaria di primo grado; per i prof della secondaria di secondo grado, invece, la scadenza verrebbe posticipata di almeno una decina di giorni, forse anche al 9-10 agosto. Ata a seguire. La decisione definitiva verrà presa il 2 luglio al Miur nel corso di un incontro fissato con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali. E l’ipotesi di CCNI ferma alla Funzione Pubblica.

Sembra prendere corpo l’anteprima fornita il 25 giugno scorso dalla Tecnica della Scuola sulle diverse date di presentazione delle domande di utilizzazione e assegnazione provvisoria del personale docente ed Ata.

Premesso che la decisione finale verrà presa il 2 luglio con i rappresentanti delle organizzazioni sindacali, nel corso di un incontro fissato al Miur anche e soprattutto su questo tema, al momento le intenzioni dei dirigenti ministeriali sarebbero di fissare per il 25-26 luglio la scadenza delle domande riguardanti i docenti di infanzia, primaria e secondaria di primo grado. Per quelli della secondaria di secondo grado, invece, la scadenza verrebbe posticipata di almeno una decina di giorni, forse anche al 9-10 agosto. Per il personale Ata, di conseguenza, le richieste di spostamento, sempre sotto forma di utilizzazioni o assegnazioni provvisorie, slitterebbero a ridosso o dopo Ferragosto. In settimana uscirà la Circolare Miur con le date precise.

Lo spostamento delle date era, del resto, pressoché inevitabile. Lo scorso 19 giugno il ministero dell’Istruzione ha infatti prorogato i termini di pubblicazione dei trasferimenti, con nota ministeriale n. 6235, al 4 luglio per le scuole secondarie di primo grado e al 18 luglio per le scuole secondarie di secondo grado. E siccome prima di partire con le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie occorre aver terminato tutta la procedura sui trasferimenti, sia quelli volontari che d’ufficio, bisognava prevedere alcuni ulteriori giorni di tempo utili alla presentazioni di eventuali ricorsi per questi ultimi. Più quelli necessari all’amministrazione per esaminarli.
C’è poi anche un’altra motivazione che spinge verso il rinvio: l’ipotesi di bozza di ipotesi di CCNI contenente le modalità delle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie del 2014/15 è ancora all’esame della Funzione Pubblica.

Slittano ancora i trasferimenti dei prof delle superiori: il Miur li pubblicherà il 23 luglio

da tecnicadellascuola.it

Slittano ancora i trasferimenti dei prof delle superiori: il Miur li pubblicherà il 23 luglio

Con la nota n. 6677, Viale Trastevere comunica l’ulteriore proroga. Il motivo legato alla complessità delle operazioni e tenuto conto delle numerose segnalazioni, pervenute dagli USR, circa le difficoltà incontrate nel rispettare i tempi prestabiliti. Per la comunicazione al SIDI da parte delle scuole c’è invece tempo solo fino al 3 luglio.

Ancora una proroga per i movimenti dei docenti della scuola di secondo grado: il 1° luglio il ministero dell’Istruzione ha comunicato, con la nota n. 6677, che la data di pubblicazione è stata spostata ulteriormente dal 18 al prossimo 23 luglio.

Viale Trastevere spiega nella nota, per il momento riportata solo dalla Flc-Cgil, che “considerata la complessità delle operazioni propedeutiche alla mobilità del personale della scuola e tenuto conto delle numerose segnalazioni, pervenute dagli USR, circa le difficoltà incontrate nello svolgimento delle attività necessarie entro i tempi stabiliti”, si comunica la proroga a mercoledì 23 luglio.

Il termine ultimo, per le scuole, “di comunicazione al SIDI delle domande di mobilità dei posti disponibili” viene fissato al 3 luglio.

Si conferma, quindi, quanto prospettato nella stessa giornata da questa testata giornalistica a proposito dello spacchettamento delle date di scadenza per la presentazione delle utilizzazioni e delle assegnazioni provvisorie: solo quelle delle superiori slitteranno, quindi, alla prima decade di agosto.

Reggi: “La scuola va cambiata, svecchiata”

da tecnicadellascuola.it

Reggi: “La scuola va cambiata, svecchiata”

“Più ore per tutti i docenti, 36 a settimana, e aumenti di stipendio a chi si prende responsabilità oppure offre competenze specifiche”.
Su Repubblica il sottosegretario all’istruzione, Reggi, annuncia il varo di un piano che non vorremmo risultasse “epocale”

Si tratterebbe di un dossier, già pronto ma da valutare dopo consultazioni, sul futuro dell’istruzione italiana e che a conclusione dovrebbe andare al vaglio del premier Renzi prima di essere ufficialmente presentato il 15 luglio.
“Dieci giorni ancora e la nostra proposta diventerà una legge delega”, mentre spiega Roberto Reggi, il nostro obiettivo è quello di “non fare più” della scuola italiana un “ammortizzatore sociale”. E parlando di “ammortizzatore” riesuma una espressione cara all’ex ministra dell’istruzione, Mariastella Gelmini, che la usò per far passare i suoi tagli di materie e di ore di insegnamento, nella sua riforma “epocale”, giustificando la mancata assunzione dei precari che nella scuola cercavano appunto quell’ammortizzatore sociale, impossibile ormai da garantire.
Ma Reggi ha pure avanzato un’altra proposta: scatti d’anzianità invariati e premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi (vicepresidi, docenti senior) o attività specializzate (lingue e informatica).
Tuttavia ancora una volta Reggi si rifà, per un verso alla vecchia preposta dello stato giuridico dei professori pensato da Valentina Aprea nella sua proposta di legge che poi, Profumo ministro, venne definitivamente accantonata, e all’altra, sempre con Profumo ministro, relativa all’aumento di ore agli insegnanti. Che significa infatti docenti senior? Non è questa una figura prevista appunto nella legge Aprea? E in più: il vicepreside non è forse scelto dal dirigente? E allora cosa c’entra l’aumento stipendiale, quello che lui chiama “premio”, legato al maggiore impegno? In pratica, Reggi vorrebbe più ore a scuole per un periodo più lungo.

“Ci siamo incontrati coi sindacati e dopo il 15 luglio torneremo a farlo: sanno che vogliamo togliere rigidità al contratto. Ma la consultazione sarà aperta agli insegnanti, agli studenti, al personale amministrativo, ai cittadini comuni. La scuola va cambiata, svecchiata. Abbiamo davanti un’occasione storica: tra il 2017 e il 2022 il 40% del corpo docente andrà in pensione”. È ancora Reggi che parla su Repubblica: “Gli insegnanti italiani non aumenteranno, non ci sono i soldi e ce ne saranno pochi anche in futuro. La scuola italiana costa 55 miliardi l’anno, bisogna usare meglio quello che c’è”.
Ed eccolo il punto qualificante: poche risorse da distribuire meglio e quel meglio cade sempre sul groppone dei lavoratori, così come con le aziende in crisi che invece di investire, licenziano .
Razionalizzare i soldi dunque a disposizione “con la formazione permanente obbligatoria degli insegnanti, che oggi è facoltativa.”
In pratica per il sottosegretario all’istruzione “le scuole devono diventare il centro civico delle città, a giugno e a luglio i genitori non sanno dove mandare i loro figli. Scuole aperte 11 mesi su 12”.
E per fare questo occorre incentivare i docenti perché, spiega Reggi “con gli incentivi arriveremo a stipendi europei”, che è pure un modo per adeguarsi all’Europa. Uguale adeguamento significa pure togliere un anno ai licei: 
”È un’altra scelta europea. E poi se vuoi fare più musica, più storia dell’arte e non hai più soldi devi rimodulare quello che hai.”
E siamo sempre al punto di partenza, iniziale: i soldi.

Docenti al lavoro per far ottenere il “premio” ai ds ?

da tecnicadellascuola.it

Docenti al lavoro per far ottenere il “premio” ai ds ?

Potrebbe essere questa una delle conseguenze del piano ministeriale per la valutazione e l’autovalutazione delle istituzioni scolastiche che dovrebbe partire già a settembre. Gli esiti del “piano di miglioramento” dovrebbero servire per definire la retribuzione di risultato dei dirigenti scolastici

Per quanto  se ne sa in questo momento il piano ministeriale per mandare a regime la valutazione delle scuole presenta ancora non pochi punti oscuri.
Ma c’è un aspetto su cui vorremmo soffermarci.
A quanto pare il meccanismo dovrebbe essere questo: dopo una prima fase di “autovalutazione” le scuole dovrebbero mettere a punto un “piano di miglioramento”. Piano che dovrebbe essere “gestito” dal dirigente scolastico con l’aiuto dei suoi più stretti collaboratori.
Al termine, un non ancora meglio precisato nucleo di valutazione dovrebbe esaminare gli esiti del piano che, a loro volta, dovrebbero servire anche per definire lo “stipendio di risultato” del dirigente scolastico.
Il punto di questo modello che non convince molto è proprio questo: ma per quale buona ragione uno staff di docenti (malpagati o addirittura non retribuiti del tutto) dovrebbe mai impegnarsi per un anno intero (anzi, forse di più, perché sembra che la prima verifica ci sarà nel 2018) per consentire al dirigente scolastico di conseguire meriti utili ad ottenere un adeguato stipendio di risultato?
Ma forse al Ministero hanno pensato che è pur vero che molti docenti non vogliono sentir parlare di stipendio legato al merito, ma è altrettanto vero che il discorso potrebbe cambiare se lo stipendio è quello di qualcun altro.
Certo è che, se questo sarà davvero il meccanismo, le conseguenze sui processi organizzativi interni alle istituzioni scolastiche potrebbero essere molto serie.

Docenti : 24 ore? No, se ne faranno 36!

da tecnicadellascuola.it

Docenti : 24 ore? No, se ne faranno 36!

Il sottosegretario Roberto Reggi parla di aumenti consistenti per i docenti che ricoprono incarichi specifici. Ma non è ancora chiaro da dove arriverà la copertura finanziaria. Il tutto sarà comunque contenuto in una legge delega.

Al Miur ragionano in grande e non si accontentano di aumentare  di un terzo l’orario di lavoro degli insegnanti, ma hanno in serbo una bella sorpresa. Di cosa si tratta? Da quello che si legge sul quotidiano la Repubblica a firma Corrado Zunino, la sorpresa in arrivo sarebbe quella di un nuovo contratto di lavoro, in cui sono previste più ore di servizio per tutti i docenti. Alcuni docenti potrebbero arrivare a svolgere fino a 36 ore a settimana. Si parlerà anche di aumenti di stipendio a chi vengono affidati  ruoli di responsabilità e incarichi specifici.
Chi è l’autore di una così rivoluzionaria idea? Si tratta del sottosegretario Reggi del partito democratico che indiscrezioni giornalistiche danno come possibile futuro ministro dell’Istruzione in caso di rimpasto di governo.
Il sottosegretario dichiara a Repubblica: “Dieci giorni ancora e la nostra proposta diventerà una legge delega”.
Si procede spediti sulla questione orario del servizio degli insegnanti senza ascoltare i sindacati e prima del rompete le righe estivo il Consiglio dei Ministri approverà questa legge delega che rappresenterà la bussola di orientamento per il nuovo contratto scuola.
Ma i sindacati cosa fanno? Perché tacciono rispetto a queste che ormai sono dichiarazioni ufficiali? Quale impatto avranno le 36 ore di servizio sugli organici e quali saranno gli aspetti di fattibilità di un raddoppio dell’orario settimanale di servizio?
Roberto Reggi dichiara anche che la scuola non sarà più un ammortizzatore sociale e che con questa azione del governo si stanno buttando le basi per aprire e chiudere in fretta il nuovo contratto scuola. Ma quello che ci chiediamo è: “Ma i soldi per un’operazione tanto audace dove sono?” .
A  sentire i sindacati più rappresentativi si correrebbe il rischio di approvare norme legislative che non hanno una reale copertura finanziaria e quindi avere un contratto giuridico che in un secondo tempo avrà onorate le spettanze economiche.
Ma quali sarebbero queste spettanze economiche? Lo stesso Reggi fa sapere che ci saranno  premi stipendiali fino al 30 per cento per i docenti impegnati in ruoli organizzativi, come i collaboratori del dirigente scolastico e i docenti senior o attività specializzate come la lingue e l’informatica. Staremo a vedere la fattibilità di quanto proposto dal sottosegretario Reggi che probabilmente conosce poco cosa significhi fare l’insegnante e cosa sta dietro l’organizzazione di una sola ora di lezione.