Docenti e Dirigenti responsabilizzati e pagati

197 DOCENTI E DIRIGENTI RESPONABILIZZATI E PAGATI di Umberto Tenuta

CANTO 197 Benedetto Vertecchi: <<Al dirigente si chiede troppo… dovrebbe possedere una cultura educativa più evoluta di quella attualeGli insegnanti sono essenzialigli unici che hanno senso per l’educazione, con un impegno di studio continuo>> (Da L’UNITà, 4 luglio 2014)

 

Valorizzare i dirigenti scolastici?

Sì, responsabilizzarli!

La loro azienda non rilascia TITOLI, ma VALORI!

Valori umani, valori che nessuno, e tanto meno l’INVALSI, può misurare.

Chi può misurare il valore del VERO, del BENE e del BELLO, il valore dell’UOMO, valore infinito?

3+5=8

Oh quanti euro sprecati nel voler misurare che cosa un ragazzino ha imparato nel primo giorno di scuola!

Mistero che nessuno mai conoscerà!

State contenti, umana gente, al quia;

ché, se potuto aveste veder tutto,

mestier non era parturir Maria.

I DIRIGENTI dell’Azienda SCUOLA, vanno valorizzati, ma soprattutto responsabilizzati.

Se l’Azienda non produce, chiude, e il Dirigente se ne va alla casetta al mare, che intanto si è comprata.

Ma mica il Dirigente monta le ante della finestra!

A montar le ante ci pensa il Maestro d’arte.

Sì, a innamorare i giovani svagati a DAVANTI A SAN GUIDO ci pensa la giovine Maestra che innamorata già è, e sa leggere di greco e di latino.

Maestri non si è se non si è innamorati, giovani assetati, mai sazi di tomi e di CD.

Mica bastano loro i PONY!

A loro è grato <<un impegno di studio continuo>>.

Continuo, da casa a scuola, da scuola a casa.

Altro che le trentasei ore dell’impiegato di banca!

A casa gli rode l’anima quel bimbo là, al primo posto della sala aulente, che niente ama di laghi e di monti.

Non lo può scordare, non lo può dimenticare, nemmeno mentre cala la pasta.

Il suo è uno studio, studium, amore che gli rode l’anima, che non gli dà requiem.

Altro che trentasei ore!

Il medico ti scrive la ricetta e ti dà il numero del suo cellulare.

La maestra è un pochino più digitalizzata, li tiene collegati, i suoi giovani studenti, sul suo tablet, a casa ed a scuola.

Di là condivide gli amori, le gioie, le passioni, i rancori dei suoi giovani studenti.

È una chioccia che se li porta sempre appresso i suoi pulcini!

Con loro alla ricerca di chicchi di grano e di chicchi di melograno, di meridiani e di indiani, di ablativi e di genitivi.

Mestiere grande il mestiere di uomo, lo dice anche Sertillanges[1].

<<Un impegno di studio continuo>>.

Mestiere grande il mestiere di Maestro!

Il Dirigente, Maestro dei maestri, Maestro tra le Maestre ed i Maestri!

Studiano assieme, Dirigenti e Maestri.

Studiano assieme come garantire il successo formativo ad ogni figlio di donna.

Il loro impegno non ha misura.

E così deve essere, per dirigenti e per docenti; non hanno misura la loro responsabilità.

Garantire il successo formativo ad ogni studente.

E misura non c’è al compenso per questo impegno di studio continuo, di amore continuo!

Non usate la lesina, Voi, Deputati e Senatori, Voi che avete in mano il destino d’Italia, delle fabbriche di automobili e delle fabbriche di uomini!

Altro dirti non vo’; ma la tua festa

Ch’anco tardi a venir non ti sia grave!

Non sia grave al Paese Italia far funzionare al meglio l’Azienda Scuola, non premiando, ma responsabilizzando e pagando Maestre, Maestri e Dirigenti.

 

[1] Sertillanges,A.D. Il mestiere d’uomo, traduzione dal francese di Gian Franco Barberi, La Scuola, Brescia,1951.

 

Conclusa positivamente la vicenda del concorso DS in Abruzzo

Conclusa positivamente la vicenda del concorso DS in Abruzzo

Il Consiglio di Stato, con sentenza depositata il 3 luglio scorso (n. 03366/2014REG.PROV.COLL.), ha messo la parola fine alla tormentata vicenda del concorso per il reclutamento dei Dirigenti scolastici in Abruzzo.
 
Avevamo a suo tempo criticato l’approccio del locale TAR nel motivare la sentenza di annullamento in primo grado della procedura concorsuale. Non riprendiamo adesso quelle considerazioni: ma siamo lieti di ritrovarle, espresse in termini non molto dissimili, nella sentenza d’appello resa dal Consiglio di Stato.
 
In una vicenda come questa, non c’è da gioire per nessuno. Che ci siano voluti tre anni e un’infinità di udienze per arrivare ad affermare un principio di buon senso – i concorsi li fanno le Commissioni – è cosa su cui c’è invece da riflettere per evitare che si ripeta in futuro.
 
Di un punto almeno sarà lecito rallegrarsi: che alla scuola abruzzese ed ai suoi utenti sia stata restituita serenità e certezza della guida per i prossimi anni. A questo, e non altro, dovrebbe tendere la Pubblica Amministrazione e di questo dovrebbero rendersi garanti i tribunali amministrativi.
Ai colleghi nominati lo scorso ottobre ed a quelli che saranno nominati con il prossimo settembre, i nostri auguri di buon lavoro.

PAS-SFP-Sostegno

PAS-SFP-Sostegno: Anief ricorre per ammettere con riserva in II fascia delle Graduatorie d’Istituto chi frequenta i corsi e si abilita-specializza dopo il 31 luglio

 

Importante aver presentato la domanda per l’inserimento nella II fascia delle G.I. entro il 23 giugno. L’azione si rende necessaria dopo che un ricorso promosso da altri sindacati al Tar Lazio sulla tabella di valutazione dei titoli, se accolto, potrebbe per due anni vietare l’ingresso dei docenti abilitati con i PAS alle supplenze. Adesioni on line sul portale Anief fino al 31 luglio.

 

Sono coinvolti tutti i docenti che hanno seguito il consiglio del sindacato Anief di presentare domanda di iscrizione con riserva in II fascia G.I., nonostante fossero consapevoli che non avrebbero conseguito il titolo entro il 31 luglio. Il D.M. 375 del 6 giugno 2014, infatti, dispone che saranno cancellati dalle graduatorie di seconda fascia se non conseguiranno il titolo, ma per il sindacato Anief non è così.

 

Infatti, se dovesse passare la linea secondo cui il D.M. 131/2007 sia da considerare il Regolamento cui attingere per la disposizione delle suddette graduatorie, poiché lo stesso parla di aggiornamento biennale, l’unica spiegazione delle finestre sarebbe legata allo scioglimento della riserva ogni qual volta, di semestre in semestre, si ottiene il titolo. Per questa ragione, visti anche i termini di scadenza, risulta necessario fin da subito attivare tutte le procedure legali perché chi sta frequentando o frequenterà PAS, Scienze della Formazione Primaria o i corsi di sostegno e conseguirà il titolo dopo il 31 luglio, possa permanere come iscritto con riserva nella seconda fascia delle graduatorie d’istituto e sciogliere la stessa alla fine del semestre.

Disabilità, aperte le candidature per diventare assistenti sessuali

Disabilità, aperte le candidature per diventare assistenti sessuali

Diploma superiore, apertura mentale e sereno rapporto con la sessualità e il proprio corpo sono le caratteristiche richieste. I corsi dovrebbero partire in autunno a Bologna. Maximiliano Ulivieri: “Non si tratta solo di ricevere un attestato, ma di partecipare a una battaglia”

da Redattore Sociale
04 luglio 2014

BOLOGNA – Sono aperte le iscrizioni a Bologna per il corso di assistente sessuale annunciato pochi giorni da Maximiliano Ulivieri, fondatore del ‘Comitato per la promozione dell’assistenza sessuale in Italia’, e confermato oggi attraverso il suo profilo Facebook. La figura dell’assistente sessuale è a tutt’oggi assente in Italia e nemmeno prevista dalla legge, ma Ulivieri, che da anni porta avanti questa battaglia, ha presentato solo pochi mesi fa in Senato un disegno di legge firmato da una decina di senatori: “Una sintesi tra quello che io vorrei veramente e quello che, plausibilmente, si può pensare di fare”, (). L’assistenza sessuale, presente in diversi Stati europei e regolata da norme anche molto differenti tra loro, va intesa come una forma di accompagnamento erotico che mira ad aiutare i disabili a scoprire la loro sessualità – intesa nel senso più ampio possibile – e il loro corpo in un percorso verso la conquista di una maggiore autostima. “È ora che anche l’Italia si adegui ai tempi: per cominciare, in autunno faremo partire questi percorsi di formazione”.

Qual è l’identikit di questa figura? “Un identikit specifico non esiste, ma ci sono condizioni per noi imprescindibili: in primis, deve avere neuroni funzionanti – sorride Ulivieri – Poi, serve una visione mentale ampia, a 360 gradi. Deve avere un rapporto con la sessualità sereno e senza complicazioni, esattamente come deve essere nei confronti del suo corpo”. Poi, sottolinea quella che ritiene essere la caratteristica fondamentale: l’empatia. “Servono persone propense empaticamente a capire che questo bisogno – la scoperta della sessualità da parte dei disabili – è una realtà che va affrontata e risolta. Parlando, ascoltando. Imparando”. Secondo Ulivieri, le persone che lavorano o hanno lavorato con persone disabili (assistenti sociali, assistenti personali) potrebbero partire avvantaggiate – non in graduatoria, ma come spinta iniziale – perché più avvezze alla comprensione dei problemi dei disabili. “Chiediamo che abbiano almeno il diploma di scuola superiore: non mettiamo limiti d’età troppo restrittivi, ma vorremmo che i candidati avessero almeno 25 anni. In Svizzera devono essere almeno trentenni, a garanzia di una certa maturità, ma noi abbiamo fiducia anche nelle persone più giovani. Tra l’altro, porre limiti d’età potrebbe essere incostituzionale, e vorremmo evitare questo rischio”. Il corso è aperto a persone eterosessuali e a tutti coloro abbiano orientamenti sessuali differenti, perché anche la domanda è estremamente eterogenea: “Ricevo moltissime e-mail di disabili che rappresentano tutto il panorama sessuale: vorremmo poter rispondere adeguatamente”.

Circa 40 i posti disponibili, ma si valuta la possibilità di aumentarli. Durante i corsi si lavorerà molto sul contatto e sul corpo, anche per scoprire tutte le sfumature che possono mettere a proprio agio una persona. Inizialmente, si lavorerà con persone non disabili, magari i compagni di corso, poi si arriverà alle persone con disabilità. Per candidarsi occorre mandare una e-mail all’indirizzo fquattrini@lovegiver.it con curriculum e foto. L’indirizzo è quello di Fabrizio Quattrini, psicologo, psicoterapeuta, sessuologo fondatore e presidente dell’Istituto italiano di sessuologia scientifica (Iiss) di Roma: “Prima della partenza dei corsi, tutti i candidati dovranno sostenere con lui un colloquio conoscitivo. A Roma. Di persona, non via Skype come qualcuno ci ha già chiesto. Da lui devi andarci a tue spese: già lì capiremo molto circa le motivazioni”.
E una volta che il corso sarà finito? Se ancora non esiste una legge, come si potrà essere certi che quelle persone possano davvero cominciare a lavorare come assistenti sessuali? “La formazione è seguita da professionisti, ed è in linea con quella di altri Stati europei che già offrono questa opportunità: non può essere fatta diversamente. Quello che ci preoccupa è se la legge, una volta fatta, dovesse decidere che la qualifica come assistente sessuale possa essere data solo dalle Asl, per fare un esempio. A quel punto, i nostri assistenti si troverebbero obbligati a seguire un secondo corso. Insomma, non sarà un’impresa facile”.

“Mi auguro che chi partecipa comprenda che l’obiettivo non è solo l’ottenimento di un attestato: si prende parte a una battaglia, nella quale si deve credere. E, come in tutte le battaglie, potrebbero esserci dei feriti. I candidati devono essere consapevoli dei rischi che corrono. Considerato tutto questo, credo che già dopo i primi colloqui conoscitivi ci sarà una grandissima scrematura: basti pensare che in Svizzera, su 200 candidati, ne sono stati scelti 25”.

Quanto alla legge, ora andrebbe calendarizzata e discussa, ma a oggi non esistono tempistiche certe. Intanto, è già deciso che a settembre ci sarà un nuovo incontro a Bologna insieme con il senatore cittadino in quota Pd Sergio Lo Giudice, che con Ulivieri quel disegno di legge l’ha scritto e presentato: “Se nel frattempo anche qualche parlamentare delle Camera volesse firmare, sarebbe un’ottima notizia, perché potremmo provare ad accelerare i tempi”. (ambra notari)

Appello al Premier Renzi per Garanzia Giovani

Al Presidente del Consiglio e attuale Presidente del Consiglio dell’Unione Europea
Matteo Renzi

Egr. Presidente,
come dirigenti scolastici preoccupati del futuro dei nostri studenti, cogliamo l’occasione offerta dall’avvio della Presidenza italiana al Consiglio dell’Unione Europea e dalle odierne dichiarazioni del Sottosegretario all’Istruzione Gabriele Toccanfondi su di un tema che abbiamo visto presente nel programma italiano in Europa.
Vogliamo sostenere con forza e fare presente a Lei la proposta di modificare, in ambito europeo, le indicazioni generali del progetto “Garanzia Giovani”, affinchè anche i giovani che frequentano le scuole superiori possano diventare destinatari dei sostegni previsti per il rilancio dell’occupazione giovanile che in Italia resta tra i problemi sociali più drammatici. Alcune Regioni, come la Lombardia, già intendono muoversi nella direzione di coinvolgere direttamente anche le scuole: una chiara indicazione dall’Europa porterebbe grande vantaggio ai giovani dai 16 ai 19 anni.
Ha ragione l’on. Toccafondi nel sostenere che la battaglia contro la disoccupazione giovanile deve vedere alleati, con le istituzioni, il mondo del lavoro ed tutto il mondo scolastico. Per questo Le chiediamo di valutare tale proposta.
Siamo consapevoli che questo non basta, ma l’esperienza dei primi due anni di applicazione del  D.I. 20.09.2011, che ha trasformato le Istituzioni Scolastiche Tecniche e Professionali in Agenzie di intermediazione per il lavoro, ha dato frutti inaspettati con la sottoscrizione di numerosissimi Tirocini lavorativi.  Quella della collaborazione istituzionale tra scuola e lavoro (per la quale manca in Italia un chiaro quadro normativo) è la strada giusta.
Certo: occorrerà poi rimettere mano all’attuale impianto delle Scuola secondaria del secondo ciclo, nella quale le passate ultime riforme hanno portato difficoltà non indifferenti proprio ad una migliore relazione con il mondo del lavoro.  Infatti non sono le scuole a non saper preparare al lavoro (almeno in linea di massima) ma un impianto ordinamentale e legislativo che ne ha peggiorato la possibilità. Su questo serve con urgenza un coraggioso mutamento di prospettiva.
Ma nel frattempo l’attuazione di quanto chiesto per l’ampliamento alle scuola di “Garanzia Giovani”  sarà sicuramente, già nel contesto ordinamentale attuale, un grande sostegno per i giovani.
Confidando nella Sua attenzione, in attesa facciamo i migliori auguri per il bene della nostra amata nazione.

Il Presidente Ezio Delfino

I dirigenti scolastici  aderenti all’appello.

Riforma Giannini, quando Renzi puntava sul ‘patto di qualità’

da Il Fatto Quotidiano

Riforma Giannini, quando Renzi puntava sul ‘patto di qualità’

 di Marina Boscaino

Sono appena stata intervistata da Radio Città Futura insieme al sottosegretario all’Istruzione, Roberto Reggi, sulle indiscrezioni pubblicate da Repubblica e da altre testate – e riportate a gran voce da Tg e Gr – relativamente ad un imminente piano di rinnovo contrattuale per gli insegnanti e altri interventi. Il “patto sulla scuola”, lo chiamano. Patto con chi? Gli insegnanti non sono stati interpellati. Ma ci sono buone notizie: il sottosegretario ha dichiarato che il governo è disponibile, dopo l’ascolto dei docenti, a rivedere integralmente la proposta.

Sinteticamente: le anticipazioni – che Reggi ha definito indiscrezioni destituite di fondamento – prevedono un nuovo contratto, con più ore di lavoro per tutti – fino a trentasei ore, per infanzia e primaria, meno per la secondaria; e aumento di stipendio – deciso dal dirigente scolastico – per chi si prende “responsabilità”, mettendo a disposizione (oltre alle diciotto ore di lezione, confermate) competenze specifiche. Tra le competenze, naturalmente, non si parla di pedagogia, relazione educativa, contenuti e metodologie didattiche: informatica prima di tutto, ovviamente. Sarebbero confermati gli scatti di anzianità, ma erogati premi stipendiali fino al 30 per cento, a seconda delle prestazioni fornite. Recupero nel mese di giugno – quando a scuola si interrompono le lezioni – per attivare recupero e potenziamento, progetti et alia. E’ prevista un’apertura delle scuole progressivamente prolungata nel tempo, per arrivare fino a sera, escluso il mese di agosto. Un’ulteriore restrizione di possibilità per il 154.398 iscritti alle graduatorie ad esaurimento e per il 467mila precari inseriti nelle graduatorie di istituto si configurerebbe per il fatto che le assenze verrebbero coperte dai docenti di ruolo della scuola stessa. La proposta prevederebbe anche il taglio di un anno della scuola superiore (circa 40 mila cattedre). Risparmio globale di 1,5 miliardi.

Ancora una volta i criteri che presiedono alla “riforma” (o al patto) della scuola sono di stampo economico ed economicista. Apprendimenti, considerazione del tasso dell’analfabetismo di ritorno degli italiani, cittadinanza, disomogeneità assoluta tra zone del Paese o indirizzi nello stesso ordine di scuola e tanti altri problemi drammatici continuano ad essere particolari irrilevanti.

Ho ricordato al sottosegretario – uomo garbato e disponibile al dialogo, mi è parso – che:

  • Il Pd (cui Reggi appartiene) ha svolto tutta la sua campagna elettorale sulla cancellazione della legge Gelmini 133/08, che ha eliminato circa 140mila posti di lavoro e fatto risparmiare allo Stato 8 miliardi di euro. Che fine hanno fatto i buoni propositi, soprattutto considerando che lo stesso Reggi avrebbe dichiarato che “la scuola non sarà più un ammortizzatore sociale”, e il suo capo gabinetto, Marco Campione, ha dichiarato che “la scuola italiana è stata sovra finanziata” fino al 2009, anno di inizio dei tagli Gelmini?
  • Il contratto è fermo dal 2009: non sarebbe il caso – per cominciare – a provare ad adeguare il nostro agli standard europei, considerato che il rapporto Talis ha appena sfatato il mito che i docenti italiani lavorino meno di quelli delle altre nazioni?

  • “Le indiscrezioni” dei media riportano che nei prossimi giorni la proposta sarà al vaglio di Renzi e – come, sebbene virgolettato, avrebbe affermato Reggi – “Dieci giorni ancora e la nostra proposta diventerà una legge delega”, la consultazione e l’ascolto che fine faranno?
  • La scuola – per rimanere aperta tutto il giorno – ha bisogno di investimenti, spazi, attrezzature, personale a disposizione (non solo docente), luce elettrica, telefoni. Un luogo in cui si spendano giornate intere prevede che i lavoratori abbiano uno spazio adeguato, dove svolgere il proprio lavoro. Una stanza, una postazione, delle strutture. Non si guardi agli istituti di eccellenza, ma alla maggior parte degli edifici scolastici, completamente inadeguati da questo punto di vista.

La questione della “carriera” dei docenti asseconda la scia Gelmini, Brunetta, Aprea che – oltre ad insistere su un modello punitivo ed iniquo, Invalsi dipendente ed invalsizzato – ignora evidentemente le particolari condizioni relazionali che esistono nelle scuole, nonché l’impreparazione di molti dirigenti scolastici, che invece diventerebbero i giudici unici della possibilità di progressione. L’attuale partito di maggioranza ricorre alla legge delega che sottrae questioni delicate al dibattito parlamentare. Abitudine tipica dei governi Berlusconi, dalla Riforma Moratti a vari provvedimenti sulla scuola modello Gelmini. Pratica, allora, profondamente criticata e ostacolata dallo stesso Pd. Un altro esempio di encomiabile coerenza, che – al solito – ci verrà spacciato come “senso di responsabilità”. Ci sarebbero tante cose da osservare. Matteo Renzi, come dicono, rispetto ai tempi della proposta indecente di Profumo di aumentare le ore di lezione a parità di salario, “scommette su un clima diverso e sul patto della qualità: più ore, più impegno, più soldi”; lo invitiamo a considerare che non sempre i proclami di giovanilistica fiducia determinano le condizioni che profetizzano.

Il fatto, poi, che Centemero (responsabile scuola di Forza Italia) e Aprea abbiano immediatamente plaudito alla presunta proposta, si commenta da solo.

«La scuola del futuro deve insegnare come si fa a fare carriera»

da Corriere.it

«La scuola del futuro deve insegnare come si fa a fare carriera»

La psicologa Elisabetta Camussi (Bicocca): «Ai ragazzi italiani manca la progettualità della propria vita professionale e lavorativa. Imparate dagli inglesi»

Più di sessanta mila ragazzi ai test per entrare a medicina (10mila posti in tutto)? I pochi iscritti, soprattutto tra le ragazze, alle facoltà scientifiche? «Un errore di progettualità: più che orientamento qui ci vuole formazione». Ne è convita Elisabetta Camussi, professore associato di Psicologia sociale all’università Bicocca di Milano, che assegna alla scuola un ruolo determinante. «È a scuola che i giovani devono imparare a progettare il loro futuro, le loro carriere. Bisogna uscire dal fatalismo, dalle scelte fatte perchè lo dicono i genitori o perchè è quello che fanno gli amici». Normale, a 19 anni. Ma non è così ovunque: «Nei paesi anglosassoni, i ragazzi sono abituati ad avere un atteggiamento progettuale. L’Italia, invece, è una nazione che fa fatica a immaginare il proprio futuro, e così è anche per i nostro ragazzi».

Tutti medici

Il caso del test di medicina è paradigmatico. «Di quei giovani che provano a entrare, solamente una piccola parte ha riflettuto seriamente ed è convinta di vedere il proprio futuro in ospedale. Gli altri vanno sul sentito dire o sono affascinati dall’immagine sociale del medico». E così, le scelte del gruppo (tipiche nell’adolescenza) rischiano di soffocare talenti, inclinazioni e mischiare le acque. E far perdere tempo. «È per questo che i ragazzi devono allenarsi a pensare al futuro. Certo, nessuno gli chiede di avere certezza, ma è importante un atteggiamento progettuale» spiega Camussi.

 

Il diritto al progetto

E tutto comincia sui banchi. Senza arrivare agli eccessi di iper-programmazione, «la scuola dovrebbe insegnare ai più giovani ad avere un’ottica critica, e soprattutto, ribadire che tutti hanno il diritto ad avere un progetto e a perseguirlo – aggiunge Camussi – Usciamo dalla logica fatalista del farò quello che mi capita. No alle scelte di comodo o suggerite dai genitori e gli amici: le decisioni vanno prese in base a quello che, in quel momento, si intravede come il proprio progetto. Un progetto che, ovviamente, nel tempo si trasformerà».

Life Design

Non solo orientamento, quindi, ma vera e propria formazione che tocca anche la questione di genere,basta guardare ai numeri delle iscritte alle facoltà scientifiche. I sogni delle ragazze, infatti, spesso nascono già in trappola. «Sentono il peso, quasi esclusivo, di dover conciliare la vita personale con quella professionale Ma la cura dei figli e della famiglia deve essere condivisa. Alle donne non si può più chiedere di farsi carico anche di quello che alcuni uomini, per ragioni culturali, non fanno, e della mancanza di politiche di welfare» dice Camusso. E aggiunge: «Liberare i progetti delle ragazze aiuta anche i ragazzi che ora possono immaginare una carriera diversa da quella dei loro padri per partecipare più attivamente alla vita familiare».

Benedetto Vertecchi: «Al dirigente si chiede troppo»

da l’Unità

Benedetto Vertecchi: «Al dirigente si chiede troppo»

«Non ci sono dati a indicare che si debbano stravolgere alcuni aspetti attuali. Essenziale valorizzare i docenti»

Professore, cosa non va nella premessa di questo progetto? «Mi pare che né l’esecutivo né altri sappiano davvero cosa fare per la scuola. Anche perché nessun governo si è preoccupato di accumulare conoscenze specifiche, che potessero sostenere le diverse proposte, si procede sulla base del senso comune. Può essere allora che sia sbagliato l’orario, che ci sia un problema di dirigenti: ma non va che queste proposte nascano senza alcun tipo di dati a indicare che funzionano».
In questo Piano si attribuisce grande responsabilità ai dirigenti, che ne pensa? «Vorrei incontrare nel concreto un dirigente così mitizzato, dovrebbe possedere una cultura educativa più evoluta di quella attuale».
Si invoca flessibilità anche per ottenere più risorse al Miur, condivide? «Se si punta a un rilancio del sistema scuola, vorrei dire che non è solo questione di fondi: ricordo che nessuna grande trasformazione culturale nella storia occidentale è mai avvenuta in presenza di mezzi abbondanti, anzi in  genere è stato il contrario».
E allora come si rilancia la scuola? «Bisogna avere un’idea della cultura della popolazione, la scuola non è al di fuori della società: il senso di estraneità aumenta tra gli alunni man mano che crescono anche perché viene messo loro in testa che conta solo realizzarsi sul piano economico. Oggi questa cultura è sminuita, i valori dipendono dai listini di borsa. Quanto ad alcune idee del Patto, come quella delle scuole aperte al pomeriggio: bene, ma serve davvero ci siano gli insegnanti? Credo conti molto di più che i ragazzi abbiano spazi per sé, ad esempio per suonare o recitare o coltivare un orto».
Il Patto chiede di più ai docenti ma non tutti saranno premiati… «Gli insegnanti sono essenziali, senza di loro non ci sono soluzioni che diminuiscono la conflittualità. Non è solo questione di migliorarne il contratto ma di ridefinire le loro responsabilità su tempi lunghi, gli unici che hanno senso per l’educazione, con un impegno di studio continuo».

Intervista a Domenico Pantaleo: Prima il rinnovo dei contratti

da l’Unità

Intervista a Domenico Pantaleo: Prima il rinnovo dei contratti

«Il governo può dare le sue indicazioni ma non imporle per legge. Se si mantiene questa linea decideremo come muoverci»

~~Il ministro Giannini aveva promesso novità per luglio. E ora che sono arrivate, la Cgil boccia «nel metodo e nel merito» una delle prime proposte del Miur per riorganizzare il sistema scuola. Non si parla ancora di sciopero ma il clima è quello. Anche perché «non si può parlare di consultazione se ci si mette davanti a una proposta già formalizzata in una legge delega».
Domenico Pantaleo, perché la Flc rigetta la proposta di un Patto per la scuola? «Il primo problema è di metodo. Qui si parla di orari, retribuzioni, merito, apertura prolungata delle scuole: tutti temi che devono essere oggetto di contrattazione sindacale, poi certo il governo può dare le sue indicazioni ma non imporle per legge. Noi proponiamo invece che si apra il tavolo di rinnovo del contratto nazionale, lì il governo ci può fare le sue proposte e lì si può aprire una discussione. Perché sono tutte questioni su cui c’è bisogno di consenso e partecipazione, non imposizioni. Invece così il governo prima decide, poi apre la discussione. Se si mantiene questa linea ne prenderemo atto e decideremo come muoverci».
Quali punti nel merito non vi convincono? «Non è vero che i docenti italiani lavorino meno dei colleghi europei, per le superiori è vero il contrario. Bisogna mettere in chiaro che non ci sono solo le lezioni ma la correzione dei compiti, l’accoglienza alle famiglie, progettazione e programmazione. Ancora prima, obietto che o riorganizzi tutto il percorso scolastico o questa proposta si traduce nei soliti tagli, le cui prime vittime sarebbero i precari e dunque i più deboli. Si tratta di questioni che vanno affrontate nel loro complesso, e faccio un altro esempio: siamo sicuri che le scuole nelle condizioni attuali siano attrezzate per un’apertura fino alle 22 di sera? E come si riempirebbe questo orario prolungato, con lezioni, laboratori o cos’altro? Non sono temi che si possano affrontare in questo modo».
Le risposte che voi vorreste su cosa vertono allora? «Vorrei che il governo chiarisse se si impegna o no rinnovare i contratti, questo è il punto politico. Si premia qualcuno, gli altri che fine fanno? Seconda questione è la riduzione di un anno alle superiori, che richiederebbe un chiarimento preliminare su che tipo di scuola vuoi: perché se l’idea che hai è solo quella di risparmiare 40 mila docenti e buttare a mare migliaia di precari questa è un’altra cosa, non c’entra niente con la qualità della scuola. Vorrei che il governo esplicitasse il ruolo che la scuola pubblica deve avere».

Flessibilità e stipendi, ecco come si cambia

da l’Unità

Flessibilità e stipendi, ecco come si cambia

Nel nuovo piano stipendi più alti orari e flessibilità Una legge delega per cambiare l’istruzione in Italia. Nel piano del ministero l’apertura pomeridiana degli istituti e l’estensione a 36 ore di tutti i docenti di ruolo. Resta il nodo dei precari storici.

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Una legge delega per cambiare verso alla scuola italiana. Con apertura degli istituti anche di pomeriggio, orario a 36 ore settimanali per tutti i docenti di ruolo con un aumento dello stipendio ma solo per chi svolga incarichi supplettivi particolari, cancellazione delle supplenze brevi e delle graduatorie di istituto, e molto altro. A questo lavora al Miur il sottosegretario Roberto Reggi con il gruppo chiamato a elaborare proposte sulla carriera degli insegnanti (su cui è arrivata anche un’indicazione Ue per una maggiore diversificazione dei percorsi dei docenti), con l’obiettivo appunto di portare una bozza di legge sul tavolo del premier Renzi tra meno di 15 giorni. Al centro dell’impianto una parola chiave, flessibilità, e una figura, quella del dirigente scolastico chiamato a gestire tutta l’organizzazione degli orari. Un impianto che non dovrebbe comportare costi aggiuntivi ma piuttosto risparmi, per 1.5 miliardi, grazie appunto all’addio alle chiamate esterne per supplenze inferiori ai 15 giorni (gli assenti saranno sostituiti dai colleghi di ruolo dello stesso istituto). Ma anche all’ipotesi di taglio di un anno nel percorso delle superiori, da ridurre da 5 a 4 anni. Si prevedono poi l’apertura prolungata fino a sera degli istituti e il calendario allungato fino a luglio, per costruire l’idea di una scuola come «spazio educativo permanente», dove possa studiare chi deve recuperare e più in generale aperta al territorio e alle sue associazioni. Per fare questo però il governo chiederebbe «la disponibilità» degli insegnanti a un impegno di 36 ore settimanali, il doppio delle attuali 18 ore di lezione in classe delle superiori (si arriva a 24 e 25 in materne ed elementari). In cambio, oltre agli scatti stipendiali ci sarebbero premi per i docenti che prestano il tempo eccedente le lezioni a ruoli di coordinamento, «al recupero, alla formazione di altri docenti, a laboratori di musica inglese o informatica piuttosto che al supporto amministrativo», spiega il sottosegretario. Insomma si guadagnerà di più, ma solo lavorando di più. Una filosofia già anticipata dal ministro Giannini. Quanto agli aumenti contrattuali “di base” (a prescindere cioè da nuove funzioni da ricoprire) che sindacati e insegnanti chiedono a gran voce da tempo per adeguare ai livelli europei un contratto bloccato da 7 anni, «su quelle ragioneremo, non ho risposte a tutto. Sono un ingegnere ricorda Reggi -, ho in mente un modello che mutua da altre esperienze di tipo aziendale».
FLESSIBILITÀ E RISORSE AGGIUNTIVE Il sottosegretario cerca di parare le critiche che già travolsero analoghi progetti. Critiche centrate su un dato di fatto: le lezioni rappresentano solo una parte dei compiti dei docenti, tra preparazione, correzioni, progetti e rapporti con le famiglie già oggi si va ben oltre la fantomatica soglia delle 18 ore. «Se ognuno sta fermo sulle proprie posizioni non si vince la sfida del rinnovamento della scuola arringa allora Reggi -. E se vado al Ministero dell’Economia con un nuovo Patto per la scuola, come questo, e più flessibilità ho certo più possibilità di portare a casa risorse aggiuntive». Un nodo, quello delle risorse, su cui sindacati e docenti vorrebbero il vero cambio di passo dopo anni di tagli. Reggi auspica intanto che «il bilancio del Miur rimanga stabile per i prossimi tre anni, altrimenti è impossibile fare una buona programmazione». La rassicurazione per gli insegnanti è che «così realizzeremo veramente l’autonomia scolastica, sarà ciascun dirigente a valutare come usare al meglio le singole risorse umane. So che già oggi c’è chi fa anche più di 40 ore, ora chi continuerà così ma a scuola avrà degli incentivi, chi non potrà o non se la sentirà si accorderà con il dirigente». Resta da chiarire come il «Patto sulla scuola» gestirà l’anomalia italiana degli oltre 150 mila precari storici e strutturali. La proposta indica assunzioni dalle Graduatorie a esaurimento finché non saranno svuotate. Dunque ci saranno 150 mila assunzioni? «So che abbiamo un precariato di qualità, un bacino di insegnanti formati, è un tema aperto e un problema che andrà affrontato», ammette Reggi. Assicurando che comunque le assunzioni «saranno moltissime, tra il 2017 e il 2022 andrà in pensione il 40% dei docenti». La svolta immaginata da Reggi dovrebbe arrivare appunto per via legislativa, per poi aprirsi «a un momento di consultazione generale: siamo solo all’inizio di un percorso e tutti potranno migliorare questa che è la mia personale proposta. Spero venga accolta senza pregiudizi».

Esami di Stato. Il plico e l’accesso ai documenti

da tecnicadellascuola.it

Esami di Stato. Il plico e l’accesso ai documenti

Coi sigilli al plico si chiudono le fatiche della Commissione di esame di Stato, i cui adempimenti conclusivi sono soprattutto di carattere burocratico e amministrativo

La stanchezza, la fretta e la voglia di chiudere quanto prima il capitolo “esami” non devono però fare trascurare il rispetto delle procedure indicate dall’OM 37/2014. E’ previsto che tutti i membri della Commissione firmino gli atti degli esami ma, nel caso che un commissario si rifiuti di firmare, il presidente registrerà espressamente il rifiuto, precisando che il commissario in questione ha partecipato alle operazioni d’esame e in particolare alla formulazione dei giudizi. E’ bene anche fare attenzione che alcuni documenti sono destinati ad essere sigillati in un plico mentre altri devono essere inviati e/o consegnati agli uffici di competenza.
(1) DOCUMENTI DENTRO IL PLICO (Da consegnare al DS).
La Commissione prepara il plico che raccoglie:
• gli elaborati d’esame dei candidati;
• le schede personali riportanti la verbalizzazione delle prove e dei risultati finali dei singoli candidati;
• il registro dei verbali di tutte le sedute e delle operazioni compiute dalla Commissione;
• la documentazione varia riguardante gli esami stessi;
• il plico ministeriale con le buste delle prove d’esame;
• i testi originali delle prove d’esami.
Il plico viene chiuso e su di esso vengono apposti i sigilli di ceralacca, con impresso il timbro metallico della scuola. Tutti i componenti della Commissione presenti appongono la propria firma sul plico che sarà subito consegnato per la custodia al DS dell’Istituto.
(2) DOCUMENTI FUORI DAL PLICO (Per le segreterie)
A. Un PROSPETTO dei risultati degli esami.
B. I documenti dei candidati interni e i documenti dei candidati esterni (i FASCICOLI personali).
C. Il registro degli esami in doppia copia: una destinata alla segreteria dell’Istituto sede d’esame e l’altra da trasmettere all’USR competente. Tale registro contiene la trascrizione delle generalità dei candidati, della loro provenienza scolastica, dei risultati degli esami, e gli elementi relativi alla CERTIFICAZIONE prevista dall’art. 13 del Regolamento, ribadita dall’art. 21 dell’OM di quest’anno, di cui ci siamo occupati in un precedente articolo del 28 giugno.
D. Per i candidati esterni che non hanno superato l’esame di Stato e non sono in possesso di promozione o idoneità alla classe finale, viene attestata l’IDONEITA’ alla frequenza dell’ultima classe del corso di studi cui si riferisce l’esame stesso.
E. Il Presidente di commissione redige e affida al Dirigente scolastico (fuori dal plico sigillato, da mantenere agli atti della scuola) una SCHEDA in cui sono riportati i criteri adottati dalle singole classe-commissioni per l’attribuzione della lode e le motivazioni della relativa attribuzione ai singoli candidati. Una copia della scheda, in formato digitale, sarà trasmessa, per via telematica, tramite il competente USR all’Ispettore tecnico di vigilanza. Questi preparerà una relazione sull’andamento degli esami, che conterrà anche un apposito paragrafo sulle modalità di attribuzione della lode da parte delle commissioni mentre il Direttore generale dell’USR, a sua volta, invierà apposita relazione sullo svolgimento degli esami, al Direttore generale della Direzione Generale Ordinamenti Scolastici del Ministero. (Cfr. art.21, comma 11 dell’O.M.).
F. Il Presidente, se lo lo ritiene opportuno, potrà trasmettere al competente USR anche un’apposita RELAZIONE contenente osservazioni sullo svolgimento delle prove e sui livelli di apprendimento degli studenti, nonché proposte migliorative dell’esame di Stato”. (Art.21, c.10)
G. Non è più necessario trasmettere all’USR il fascicolo cartaceo del registro degli esami, in quanto lo stesso sarà disponibile agli UU.SS.RR. attraverso apposite funzioni SIDI.

NOTABENE. L’art. 25 dell’OM 37/2014 prevede la possibilità di ACCESSO AI DOCUMENTI chiusi nel plico: “Gli atti e i documenti scolastici relativi agli esami di Stato devono essere consegnati, con apposito verbale, al DS, o a chi ne fa le veci, il quale (ai sensi della L. n. 241/1990, e successive modificazioni) è responsabile della loro custodia e dell’accoglimento delle RICHIESTE DI ACCESSO e dell’eventuale apertura del plico sigillato che contiene gli atti predetti e che è custodito dallo stesso dirigente DS. In tal caso il DS, alla presenza di personale della scuola, procede all’apertura del plico stesso redigendo apposito verbale sottoscritto dai presenti, che verrà inserito nel plico stesso da sigillare immediatamente”.

 

Graduatorie d’Istituto, è guerra: i sindacati ricorrono al Tar contro il “megabonus” agli abilitati TFA

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Graduatorie d’Istituto, è guerra: i sindacati ricorrono al Tar contro il “megabonus” agli abilitati TFA

Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams impugnano la tabella di valutazione dei titoli del D.M. 308 per ipotesi di vizio formale: serviva un decreto regolamentare approvato dal Parlamento, dal Consiglio di Stato e dal CNPI. Durissima replica dei “tieffini”: questi sindacati si confermano strenui e faziosi difensori dell’anzianità di servizio, in nome di un’ipocrita e interessata equità. Altolà dell’Anief: se il ricorso venisse accolto, gli abilitati PAS potrebbero essere beffati.

A maggio lo avevano promesso, il 1° luglio sono passati ai fatti: stiamo parlando del ricorso dei sindacati contro il decreto ministeriale n. 308, del 15 maggio scorso, con il quale il Miur ha modificato i punteggi attribuiti alle abilitazioni nella tabella di valutazione dei titoli ai fini del rinnovo delle graduatorie di istituto.

Con un atto congiunto, firmato dai leader dei sindacati più rappresentativi del comparto Scuola – Flc-Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams – , i rappresentanti dei lavoratori hanno presentato ricorso al Tar Lazio per chiedere l’annullamento del provvedimento del Miur con cui sono state modificate le tabelle di valutazione utili all’inserimento nelle graduatorie d’istituto. Secondo le organizzazioni sindacali la revisione delle tabelle operata dal Miur è illegittima poiché sostituisce con un semplice decreto ministeriale il dettato del regolamento sulle tabelle che è equivalente a una legge dello Stato. Inoltre, agisce al di fuori delle procedure normative ancora vigenti (manca il parere del Consiglio di Stato e del CNPI). Gli effetti di tali irregolarità si riflettono sulle tabelle di valutazione dei titoli che portano a discriminare titoli tra loro omogenei.

Per la Flc-Cgil “il rispetto delle normative e della loro applicazione è importante, perché ognuno possa conoscere i propri diritti, in un regime di trasparenza. Piegare le normative a logiche diverse a seconda delle situazioni non giova ad alcun lavoratore: la logica dello steccato prima o poi colpisce qualcuno”.

Tra i motivi che hanno indotto i sindacati a rivolgersi al Tar c’è anche e soprattutto l’assegnazione del “megabonus”, pari a 42 punti, introdotto da Viale Trastevere solo per gli abilitati attraverso i Tirocini formativi attivi. E proprio i “tieffini” hanno immediatamente replicato, attraverso un lungo comunicato del Coordinamento Nazionale Tfa Ordinario, nel quale parlano di “artefici della sanatoria PAS” che “gettano la maschera e si rivelano per quel che sono: strenui e faziosi difensori dell’anzianità di servizio, capaci di attaccare una categoria di abilitati selezionati, in nome di un’ipocrita e interessata equità”. L’attacco dei “tieffini” è duro: “le tessere PAS, introiti certi, fanno gola a quegli scudieri sindacali che, anziché rappresentare tutte le varie categorie di docenti, puntano ad annullare un differenziale di punteggio che presenta, a loro dire, “palesi elementi di iniquità e irragionevolezza, creando disparità e conflittualità tra gli aspiranti alle supplenze”. Curioso ragionamento quello per cui, grazie ad un ricorso contro una categoria di aspiranti, gli abilitati TFA, si eviterebbe la conflittualità”. Per il Coordinamento Tfa il ragionamento dei sindacati è inoltre “viziato alla radice da vari elementi di verità, che i sindacati si guardano bene dall’ammettere pubblicamente”: alcuni di questi elementi sarebbero la “posizione di svantaggio in termini di punteggio” che hanno gli abilitati con Tfa; l’aver “superato tre prove selettive”; il “danno irreversibile e gravissimo dalla mega sanatoria PAS voluta dal pentasindacato stesso”.

Ad intervenire sulla questione è anche il presidente Anief, Marcello Pacifico. Per il leader del sindacato che più ricorre con facilità in tribunale la presa di posizione degli altri sindacati in difesa dei “passini” potrebbe rivelarsi, sul piano pratico, una vera beffa: “se il Tar dovesse accogliere il ricorso – spiega Pacifico – la tabella di valutazione dei titoli introdotta con il decreto ministeriale del 15 maggio scorso sarebbe inapplicabile. E a quel punto bisognerebbe riabilitare il D.M. 131 del 2007, dove non vi è traccia, ovviamente, della riapertura periodica delle graduatorie per permettere l’inserimento dei neo abilitati. In tal caso – conclude il presidente Anief – c’è il rischio fondato che gli abilitati Pas rimangano al ‘palo’, senza possibilità di entrare nelle graduatorie fino al prossimo aggiornamento naturale del 2017”. Intanto, il sindacato siciliano è sceso in campo per tutelare i corsisti Pas che non faranno in tempo ad abilitarsi entro il prossimo 31 luglio: anche per loro è pronto il ricorso.

Sulle 36 ore Giannini difende Reggi e avvisa i sindacati: non difendano privilegi che non esistono

da tecnicadellascuola.it

Sulle 36 ore Giannini difende Reggi e avvisa i sindacati: non difendano privilegi che non esistono

Il Ministro: il tema della quantità oraria dei docenti va inserito in un più complesso ragionamento che ora è prematuro quantificare, di sicuro per rimotivare gli insegnanti serve un cambiamento culturale che dia spazio alla ‘premialità’ non legata più solo all’anzianità di carriera. Poi ricorda i numeri dell’edilizia scolastica e torna a difendere le paritarie: quelle con una retta inferiore ai 6.800 euro non pagheranno l’Imu.

Il contenuto dell’intervista rilasciata al quotidiano ‘La Repubblica’ dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi viene avallata dal ministro dell’Istruzione: interpellata da Radio Vaticana, a proposito della contrarietà dei sindacati all’ipotesi di aumentare l’orario degli insegnanti fino a 36 ore a settimana, Stefania Giannini ha confermato la sostanza del ragionamento fatto da Reggi.

“Quello che è sicuro è che noi vogliamo portare un principio di ‘premialità’ non necessariamente legato all’anzianità di carriera, perché questo è il vero elemento motivante e rimotivante degli insegnanti italiani. Il tema della quantità oraria va inserito in un più complesso ragionamento che ora è prematuro quantificare”. Quindi, se le 36 ore indicate nell’articolo di Repubblica possono essere una semplificazione o un’esagerazione giornalistica, è un dato di fatto che l’intenzione del Miur di aumentare l’impegno settimanale non è campata in aria. Tanto è vero che viene chiesto sin d’ora ai rappresentanti dei lavoratori di non mettersi di traverso.

“I sindacati – ha sottolineato Giannini – credo che devono, e l’abbiamo già anche iniziata questa riflessione, farsi essi stessi promotori di un cambiamento culturale e non difendere, in questo caso, privilegi che non esistono – ahinoi! – perché gli insegnanti non sono una categoria privilegiata in Italia, anzi…”.

Scontro inevitabile, quindi? Giannini non è d’accordo: “non credo che ci saranno problemi di conflitto; ci dovrà essere una condivisa maturazione di un cambiamento nel mondo della scuola. Questo è indubbio” ha concluso il ministro, prima di parlare di edilizia scolastica. A tal proposito, Giannini ha detto che “nel pacchetto Miur abbiamo una cantierabilità prevista che risponde alle cifre in corso: già circa duemila interventi stanno partendo dal mese di luglio; in più c’è il pacchetto Palazzo Chigi che con la riunione Cipe, di due giorni fa, ha sbloccato altri 500 milioni di euro. Quindi, sono interventi importanti. Credo che all’inizio della ripresa delle lezioni, dei 10 mila interventi ipotizzati, almeno la metà saranno completati. Mi sembra stia andando tutto come da calendario”.

Il Ministro si è soffermato anche sulla parità scolastica, che rimane “un punto fondamentale: sull’Imu – ha continuato Giannini – abbiamo fatto questo provvedimento importante che fa sì che le scuole con una retta inferiore ai 6.800 euro siano esentate e questo è già un piccolo segnale. Sulla legge di stabilità, invece, si dovrà dare una risposta e quindi – ha concluso – anche un’attuazione alla legge 62”.

Chi ha perso il posto a domanda condizionata può richiedere utilizzazione

da tecnicadellascuola.it

Chi ha perso il posto a domanda condizionata può richiedere utilizzazione

Rese note date e modalità per le domande di assegnazione provvisoria. Infanzia e primaria dall’11 al 21 luglio; scuola secondaria dal 24 al 31 luglio. Per docenti IRC, personale educativo e Ata vale la domanda cartacea.

È ormai prossima  l’ordinanza ministeriale sulle utilizzazioni e  assegnazioni provvisorie per il 2014-2015, che riprenderà per intero l’intesa di ipotesi di CCNI sulla mobilità annuale del 26 marzo 2014.
La procedura  che verrà usata per la presentazione delle domande è quella online per quanto riguarda utilizzazioni e assegnazioni provvisorie  provinciali e interprovinciali degli insegnanti, soltanto il personale educativo, gli insegnanti di religione cattolica e tutto il personale Ata potrà presentare domanda su carta utilizzando i moduli che saranno pubblicati a breve dal MIUR.
Le date di scadenza, come largamente annunciato dalla nostra testata, sono diversificate.
La scuola dell’infanzia e primaria potrà procedere all’inoltro on line della domanda dall’11 al 21 luglio, mentre la scuola secondaria di primo e di secondo grado dal 24 al 31 luglio, gli insegnanti di religione cattolica e il personale educativo potranno presentare la domanda su modello cartaceo entro il 25 luglio, ed infine gli ata avranno tempo di compilare la domanda cartacea ed inviarla entro il 12 agosto.
Ricordiamo a tutti i soprannumerari che sono stati trasferiti d’ufficio o a domanda condizionata, che potranno presentare domanda sia di utilizzazione che di assegnazione provvisoria anche in opzione congiunta. Infatti all’art.2 comma 1 punto b) dell’ ipotesi di CCNI sulle utilizzazioni e assegnazioni provvisorie è scritto che  i docenti trasferiti quali soprannumerari a domanda condizionata ovvero d’ufficio senza aver presentato la domanda nello stesso anno scolastico o nei 9 anni scolastici precedenti, che chiedano di essere utilizzati come prima preferenza nell’istituzione scolastica o, in subordine, nel distretto sub-comunale che la comprende o nel comune di precedente titolarità o, qualora non esistano posti richiedibili in detto comune, nel comune viciniore nel rispetto delle relative tabelle e che abbiano richiesto in ciascun anno dell’ottennio il trasferimento anche nell’istituzione di precedente titolarità.
Pertanto per l’a.s. 2014/2015 può produrre domanda di utilizzazione il personale che sia stato trasferito d’ufficio o a domanda condizionata per l’a.s. 2006/2007 e successivi. Per cui ad esempio un docente che ha perso il posto per l’anno scolastico 2010-2011 ed è stato trasferito a domanda condizionata ed ha sempre fatto richiesta di rientro nella sua sede di precedente titolarità potrà fruire dell’opportunità di presentare richiesta di utilizzazione esprimendo come prima preferenza la scuola da cui era stato trasferito per l’anno scolastico 2010-2011 ed eventualmente anche il comune di precedente titolarità e nel caso i comuni viciniori. In tal caso l’utilizzazione o anche l’assegnazione provvisoria non determinano la perdita della continuità didattica

Unicobas: contro il “piano Reggi” assemblea nazionale il 14 luglio

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Unicobas: contro il “piano Reggi” assemblea nazionale il 14 luglio

Il sindacato di d’Errico raccoglie la protesta che sta salendo dal mondo della scuola e soprattutto dalla rete e si prepara per una manifestazione nazionale per la seconda metà di luglio. Il 14 assemblea aperta a tutte le sigle. Il sindacato di base minaccia uno sciopero già a partire dai primi giorni di scuola.

Si terrà a Roma il prossimo 14 luglio una assemblea nazionale aperta a tutte le sigle per organizzare la protesta contro il “piano Giannini-Reggi”.
Il progetto del Governo, secondo d’Errico, “fa parte di un piano volto apertamente a fare della scuola pubblica la copia di quei diplomifici privati che non controllano profitto e frequenza degli alunni e non pagano i docenti, fornendo loro i punti necessari per superare i precai pubblici nelle graduatorie di merito”.
L’Unicobas, anzi, coglie l’occasione per ricordare al Ministro di aver inviato da tempo più di una denuncia sull’argomento.
“Ma – aggiunge d’Errico – nonostante le interrogazioni parlamentari, Stefania Giannini non solo non interviene, ma prende la strutture delle scuole private ad esempio, essendosi già pronunciata apertamente persino per l’assunzione diretta e discrezionale di docenti ed ata e per l’abolizione degli organi collegiali, baluardo di democrazia, libertà d’insegnamento e controllo nella scuola di tutti”.
La proposta del Governo viene bocciata in toto da d’Errico che evidenzia “la curiosa sintonia che si sta manifestando fra esponenti del PD come Francesca Puglisi ed esponenti di punta del centro destra come Elena Centemero e Valentina Aprea”.
“L’assemblea del 14
– spiega d’Errico – vuole essere propedeutica ad una manifestazione nazionale contro il progetto del Governo da farsi nella seconda metà del mese”.
“La nostra idea
– conclude – è chiara: se il progetto dovesse andare avanti nonostante la manifestazione nazionale siamo pronti a bloccare in ogni modo l’avvio del nuovo anno scolastico”