A proposito del prossimo seminario dell’ADI “alla ricerca di nuovi equilibri”
Cari amici dell’Adi! Tutto ciò che ho letto nelle sintesi delle vostre relazioni lo condivido e lo dico anch’io… da sempre! Il punctum dolens è il liceo corto! La presentazione che recentemente c’è stata a Roma delle esperienze in atto nel Paese ha convinto pochi e nessuno! L’esperienza brindisina mi fa pensare! Accorciare i tempi totali aumentando le ore annuali? Ma che diavolo di escamotage è? I tempi per l’apprendimento, soprattutto quello liceale, sono quelli che sono e il rispetto per la maturazione e i ritmi di studio non può venir meno! L’apprendimento in pillole da ingoiare in fretta non è affatto convincente! Non ho letto, invece – a meno che non l’abbia perduta – la necessità di un anticipo degli studi!
Non ho letto della necessaria obbligatorietà della scuola dell’infanzia che permetterebbe che lo snodo 4/6 anni – il difficile e delicato passaggio dall’egocentrismo (una fase meravigliosa e quanto mai necessaria dello sviluppo/crescita, ma sempre considerata come un “cosa” da superare e liquidare in fretta) alle operazioni formali – fosse affrontato in modo tale da permettere un reale e non forzato “anticipo” (è un vocabolo che non mi piace e il discorso, come sapete, è molto più complesso: non si tratta di anticipare nulla, ma di accompagnare e sollecitare “qualcosa”) della verbalizzazione organizzata (parlare, ascoltare, leggere, scrivere, transcodificare) e della matematizzazione organizzata (il far di conto).
Tutto ciò richiede un riordino complessivo dell’intero percorso di ISTRUZIONE, EDUCAZIONE e FORMAZIONE (275/99, art. 1), in cui i 4 “pezzi” del nostro “sistema educativo di istruzione e formazione” che si sono venuti via via aggiungendo e sovrapponendo per necessità politiche, economiche e socioculturali (infanzia, primaria, media, primo biennio, triennio e canne d’organo) vengano rivisti e resi veramente continui con il solo rispetto dei ritmi dell’età evolutiva hic et nunc (e vanno anche considerati i soggetti di altre culture in continuo aumento).
Uscire a 18 anni è obbligatorio e necessario, avendo conseguito e raggiunto le competenze di cittadinanza e culturali del livello 4 EQF, ma non rattoppando l’esistente! Il che comporta necessariamente anche il superamento delle classi di età, il rispetto dei ritmi reali dell’apprendimento (basta con le campanelle eguali per tutti), delle aule/banchi, e tutte le cose che ci ricorda Drago! E infine: che fare per assicurare veramente l’equivalenza formativa di tutti i percorsi del primo biennio secondario? O forse non sarà opportuno ridiscutere tutto il progress dei nostri studi obbligatori di primo livello (alludo all’obbligo di istruzione, non al diritto/dovere all’istruzione e alla formazione. che è un’altra cosa! Che strano Paese il nostro, in cui le leggi non servono a risolvere problemi, ma a crearli!!!).
E poi che fare per rendere veramente di pari dignità le tre canne d’organo post-scuola media? Solo nel nostro Paese abbiamo scuole che producono cittadini che “sanno solo pensare” e cittadini che “sanno soltanto fare”!!! In una società, invece, in cui bisogna ormai pensare con le mani e fare con la testa! Ho troppo stima per voi e per i relatori che conosco per non pensare che il “liceo corto” sia solo una boutade, perché se ne parla e sollecita iscrizioni al seminario!!!
Soprattutto perché “ricercare nuovi equilibri” significa indicare ai decisori politici le linee per un approccio progettuale, sistemico e lungimirante di un riordino progressivo e continuo dell’intero nostro Sistema educativo di istruzione e formazione! La linea del “poco, subito e comunque” dell’attuale amministrazione – a prescindere dai singoli giudizi di merito – mi preoccupa non poco! Non invoco un’iniziativa quale quella di Thélot in Francia anni fa! Ma consultare preventivamente chi se ne intende è necessario. I voti popolari e la buona volontà non sono sufficienti a… E voi dell’ADI ve ne intendete!
Caramente e… buon lavoro!
Maurizio Tiriticco