Alla ricerca di nuovi equilibri

A proposito del prossimo seminario dell’ADI “alla ricerca di nuovi equilibri”

Cari amici dell’Adi! Tutto ciò che ho letto nelle sintesi delle vostre relazioni lo condivido e lo dico anch’io… da sempre! Il punctum dolens è il liceo corto! La presentazione che recentemente c’è stata a Roma delle esperienze in atto nel Paese ha convinto pochi e nessuno! L’esperienza brindisina mi fa pensare! Accorciare i tempi totali aumentando le ore annuali? Ma che diavolo di escamotage è? I tempi per l’apprendimento, soprattutto quello liceale, sono quelli che sono e il rispetto per la maturazione e i ritmi di studio non può venir meno! L’apprendimento in pillole da ingoiare in fretta non è affatto convincente! Non ho letto, invece – a meno che non l’abbia perduta – la necessità di un anticipo degli studi!
Non ho letto della necessaria obbligatorietà della scuola dell’infanzia che permetterebbe che lo snodo 4/6 anni – il difficile e delicato passaggio dall’egocentrismo (una fase meravigliosa e quanto mai necessaria dello sviluppo/crescita, ma sempre considerata come un “cosa” da superare e liquidare in fretta) alle operazioni formali – fosse affrontato in modo tale da permettere un reale e non forzato “anticipo” (è un vocabolo che non mi piace e il discorso, come sapete, è molto più complesso: non si tratta di anticipare nulla, ma di accompagnare e sollecitare “qualcosa”) della verbalizzazione organizzata (parlare, ascoltare, leggere, scrivere, transcodificare) e della matematizzazione organizzata (il far di conto).
Tutto ciò richiede un riordino complessivo dell’intero percorso di ISTRUZIONE, EDUCAZIONE e FORMAZIONE (275/99, art. 1), in cui i 4 “pezzi” del nostro “sistema educativo di istruzione e formazione” che si sono venuti via via aggiungendo e sovrapponendo per necessità politiche, economiche e socioculturali (infanzia, primaria, media, primo biennio, triennio e canne d’organo) vengano rivisti e resi veramente continui con il solo rispetto dei ritmi dell’età evolutiva hic et nunc (e vanno anche considerati i soggetti di altre culture in continuo aumento).
Uscire a 18 anni è obbligatorio e necessario, avendo conseguito e raggiunto le competenze di cittadinanza e culturali del livello 4 EQF, ma non rattoppando l’esistente! Il che comporta necessariamente anche il superamento delle classi di età, il rispetto dei ritmi reali dell’apprendimento (basta con le campanelle eguali per tutti), delle aule/banchi, e tutte le cose che ci ricorda Drago! E infine: che fare per assicurare veramente l’equivalenza formativa di tutti i percorsi del primo biennio secondario? O forse non sarà opportuno ridiscutere tutto il progress dei nostri studi obbligatori di primo livello (alludo all’obbligo di istruzione, non al diritto/dovere all’istruzione e alla formazione. che è un’altra cosa! Che strano Paese il nostro, in cui le leggi non servono a risolvere problemi, ma a crearli!!!).
E poi che fare per rendere veramente di pari dignità le tre canne d’organo post-scuola media? Solo nel nostro Paese abbiamo scuole che producono cittadini che “sanno solo pensare” e cittadini che “sanno soltanto fare”!!! In una società, invece, in cui bisogna ormai pensare con le mani e fare con la testa! Ho troppo stima per voi e per i relatori che conosco per non pensare che il “liceo corto” sia solo una boutade, perché se ne parla e sollecita iscrizioni al seminario!!!
Soprattutto perché “ricercare nuovi equilibri” significa indicare ai decisori politici le linee per un approccio progettuale, sistemico e lungimirante di un riordino progressivo e continuo dell’intero nostro Sistema educativo di istruzione e formazione! La linea del “poco, subito e comunque” dell’attuale amministrazione – a prescindere dai singoli giudizi di merito – mi preoccupa non poco! Non invoco un’iniziativa quale quella di Thélot in Francia anni fa! Ma consultare preventivamente chi se ne intende è necessario. I voti popolari e la buona volontà non sono sufficienti a… E voi dell’ADI ve ne intendete!

Caramente e… buon lavoro!

Maurizio Tiriticco

Concorso a Cattedra ed errata valutazione dei titoli

Concorso a Cattedra ed errata valutazione dei titoli: l’ANIEF corregge ancora l’operato del MIUR

 

Ancora una volta l’ANIEF interviene a sanare le parzialità operate dal MIUR e dalle sue diramazioni periferiche regionali riguardo le determinazioni sul Concorso a Cattedra indetto ex D.D.G. n. 82/2012; ancora una volta il Tribunale Amministrativo dà piena ragione al nostro sindacato e riforma le Graduatorie di Merito già pubblicate dall’USR dell’Emilia Romagna e impugnate dai nostri legali sul territorio, Avv. Irene Lo Bue e Tiziana Sponga, a causa di una parziale valutazione dei titoli che aveva direttamente danneggiato la posizione di una candidata.

 

L’ANIEF ha mostrato nuovamente di saper ben interpretare quanto prescritto dal Bando di concorso e il Tribunale Amministrativo dell’Emilia Romagna, sede di Bologna, constatando le ragioni esposte dai nostri legali e convenendo che la nostra iscritta avesse solo reso una dichiarazione incompleta riguardo al titolo posseduto, ma non tale da inficiarne la corretta valutazione, con una soddisfacente sentenza che dà palesemente torto alle “rigidità” del MIUR, ha richiamato quanto prescritto dal Bando (nello specifico art. 12 comma 4) ricordando al Ministero dell’Istruzione che “Non poteva dunque essere di per sé ostativo ad ogni ulteriore approfondimento o chiarimento il fatto che la ricorrente avesse omesso di specificare la natura del diploma di laurea posseduto (laurea triennale, o specialistica, o del vecchio ordinamento), per trattarsi di imprecisione che bene avrebbe potuto essere risolta o superata con il c.d. “soccorso istruttorio” dell’Amministrazione”.

 

MIUR nuovamente battuto dai legali ANIEF, dunque, che, con la perizia che li contraddistingue, riescono sempre a tutelare sia le situazioni del singolo, sia quelle di intere categorie di lavoratori della scuola che ogni giorno si affidano al nostro sindacato per la piena tutela dei propri diritti.

Aree giochi per bambini disabili, on line il nuovo Pluraliweb

dal Redattore Sociale
12 luglio 2014

Aree giochi per bambini disabili, on line il nuovo Pluraliweb

La rivista del Cesvot intende fare il punto sugli spazi giochi riservati ai piccoli con handicap. “In Italia continuano ad essere una rarità”

FIRENZE – Accessibilità e diritto al gioco troppo spesso negato ai bambini disabili. E’ il tema del nuovo numero di Pluraliweb, la rivista on line del Cesvot, Centri Servizi Volontariato Toscano. In particolare, la rivista ci sofferma sulla questione dei parchi giochi accessibili e inclusivi, che in Italia continuano ad essere una rarità. Anche in Toscana c’è ancora molto da fare: attualmente, esistono un parco accessibile a Massa, un parco giochi senza barriere a Subbiano (Ar), una piccola area attrezzata a Grosseto, qualche altalena per disabili a Firenze e solo 4 aree giochi con bagni, vialetti e rampe accessibili. Un nuovo parco giochi accessibile nascerà invece entro l’anno a Montemurlo, in provincia di Prato.
Cesvot ha intenzione di “continuare a monitorare i parchi giochi toscani” ragione per cui il Centro Servizi invita “i cittadini e le associazioni a segnalare su Pluraliweb aree giochi e parchi accessibili nei propri Comuni”.

Gli impegni del ministro Stefania Giannini nel corso del confronto con le associazioni

da Corriere.it

Omofobia, anche nelle scuole «tutor» e regole antidiscriminazioni

Gli impegni del ministro Stefania Giannini nel corso del confronto con le associazioni

di Valentina Santarpia

Linee guida a livello nazionale, dirigenti-tutor formati negli uffici scolastici regionali e provinciali, e una settimana intera- quella contro la violenza e la discriminazione- dedicata esplicitamente l’anno prossimo ai temi del contrasto all’omofobia e alla transfobia. Ecco alcuni dei punti chiave decisi venerdì 11 luglio nell’incontro tra il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e le associazioni Agedo, Arcigay, ArciLesbica, Associazione Radicale Certi Diritti, Circolo di Cultura Omosessuale Mario Mieli, Equality Italia, Famiglie Arcobaleno, Gay Center, MIT.

Il caso Mazzucco

L’incontro era stato sollecitato dalle associazioni dopo il caso Mazzucco: a maggio, due insegnanti erano stati denunciati dai genitori di studenti del liceo Giulio Cesare di Roma per la lettura in classe di brani del libro «Sei come sei» di Melania Mazzucco. L’episodio scatenò una serie di polemiche e di strascichi, tra cui l’azione omofoba di Lotta Studentesca e il ritiro dell’opuscolo «Educare alla diversità a scuola» promosso dall’Unar (ufficio nazionale antidiscriminazioni razziali).«Siamo molto preoccupati che la libertà d’insegnamento e le politiche di contrasto alle discriminazioni, già da anni messe in campo, vengano rimesse in discussione da una ventata di integralismo che punta a trasformare la scuola da luogo privilegiato di crescita civile, di formazione e di incontro in terreno di scontro ideologico», commenta Andrea Maccarrone, presidente del Circolo di cultura omosessuale Mario Mieli. Di qui la prima, urgente richiesta avanzata al ministro: «Riavviare la strategia nazionale nell’ambito dell’asse educazione-istruzione, che era stata avviata dallo scorso governo e affidata all’Unar, ma che ha subito uno stop incomprensibile e gravissimo».

In campo contro il cyberbullismo

La strategia era stata elaborata dalle istituzioni in collaborazione con le associazioni e conteneva tutti gli impegni anti-omofobia presi dall’Italia nei confronti dell’Europa. Aveva già dato vita ad alcune iniziative interessanti, come il concorso Rainbow contro l’omofobia patrocinato tra le scuole romane dall’ufficio antidiscriminazioni della presidenza del Consiglio, l’Unar, col sostegno del gay centerIl ministro, oltre ad aver assicurato il riavvio della strategia, si è impegnato a stilare, sempre in collaborazione con le associazioni, anche le nuove linee guida contro bullismo e cyberbullismo. «Le Associazioni apprezzano gli impegni assunti dalla Ministra e vigileranno affinché vengano mantenuti», assicurano nella nota diramata dopo l’incontro.

Con 100 alla Maturità niente tasse all’Università

da La Stampa

Con 100 alla Maturità niente tasse all’Università

Molti atenei italiani hanno scelto di esonerare gli studenti meritevoli

roma

 Quest’anno un cento o 100 e lode alla Maturità “vale soldi”. Quelli che le famiglie dovrebbero spendere per il primo anno di università degli studenti ormai “maturi” e decisi a proseguire gli studi.

 

Molti atenei italiani hanno scelto di esonerare dalle tasse universitarie gli studenti meritevoli che alla maturità hanno conquistato il massimo dei voti.

Tante le opportunità che avranno le “eccellenze” nelle maggiori città italiane, secondo una ricognizione di Skuola.net.

 

Secondo l’articolo 16 del Manifesto degli studi dell’ateneo romano, «l’esenzione per studenti meritevoli è riservata agli studenti dei corsi di laurea triennale e magistrale a ciclo unico che conseguono la maturità con il massimo dei voti nell’anno di immatricolazione alla Sapienza». Via libera, quindi, alle matricole con il 100 e il 100 e lode sul diploma: non pagheranno la prima rata, ma solo tasse regionali e l’imposta di bollo. Per la seconda rata, le condizioni sono, per coloro che seguono corsi di durata semestrale, aver conseguito 15 punti di credito entro febbraio. Chi frequenta corsi di durata annuale, dovrà invece aver conseguito entro giugno almeno 30 crediti. Se si entra come studente meritevole, si possono ottenere esenzioni anche per gli anni successivi: basta continuare a studiare ed essere in regola con gli esami.

 

Mantenersi agli studi può essere più facile se si è meritevoli anche all’Alma Mater di Bologna: «gli studenti diplomati nel 2014 alla scuola media superiore con voto 100 e lode hanno l’esonero totale dal pagamento della quota annuale di contribuzione del primo anno di corso». Gli studenti dovranno pagare, per l’intero anno, solo la tassa regionale, il bollo e l’assicurazione pari a 157,64 euro. E questa opportunità è completamente slegata dal reddito familiare: tutto ciò che conta è l’impegno che lo studente ha messo nei suoi studi.

 

Anche a Milano esistono agevolazioni. Alla Bicocca hanno diritto all’esonero parziale dal pagamento del 50% della tassa di iscrizione e del contributo universitario gli studenti che hanno riportato una votazione non inferiore a 90/100, con limite sul reddito. Invece, possono avere l’esonero dal pagamento della tassa di iscrizione di Euro 199, non cumulabile con l’esonero precedente, gli studenti iscritti al primo anno con voto di maturità pari a 100/100, senza limite di reddito.

 

Presso l’Università di Padova, gli studenti meritevoli iscritti al primo anno con voto di diploma pari a 100/100 possono usufruire di un esonero per merito che comporta una riduzione dei Contributi studenteschi pari a 200,00 euro ed è applicato d’ufficio in occasione del calcolo della seconda e terza rata.

 

Sono previste agevolazioni per il merito, divise in due fasce: sono meritevoli gli studenti che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria superiore con voto non inferiore a 74/100, mentre sono particolarmente meritevoli gli studenti che hanno conseguito il diploma di scuola secondaria superiore con voto non inferiore a 90/100. Per i primi l’ammontare delle tasse è ridotto di € 77, per i particolarmente meritevoli di € 129, dalla seconda rata.

Sindacati preoccupati per il ddl Giannini-Reggi: in arrivo due sit-in ed uno sciopero

da La Tecnica della Scuola

Sindacati preoccupati per il ddl Giannini-Reggi: in arrivo due sit-in ed uno sciopero

Il 14 luglio protesta “erga omnes” sotto il Miur organizzata da Unicobas e a cui ha aderito l’Anief; il giorno dopo stesso copione sotto Montecitorio, stavolta per volontà dei movimenti e comitati dei precari, dove ci sarà una rappresentanza Flc-CGIL. Ultim’ora: il SISA ha chiesto di incrociare le braccia il 26 settembre. A preoccupare è il decreto con l’ipotesi delle 36 ore di servizio per i docenti, ma non convince neanche l’apertura no-stop delle scuole. Mancano poi risposte per i rinnovi dei contratti, l’aumento degli organici, i precari e gli investimenti.

Il discusso decreto legge Giannini-Reggi è ancora tutto da definire, ma giorno dopo giorno monta il malcontento dei lavoratori e, di conseguenza, dei sindacati. Alcuni – come la Cisl e Uil Scuola, Snals e Gilda – si sono limitati ad opporsi solo attraverso dichiarazioni di fuoco o comunicati belligeranti; altre “sigle”, invece, sono passate subito i fatti, dichiarando la mobilitazione e aderendo alle orme proteste di piazza.
Come la Flc-CGIL, che il 15 luglio sarà in piazza, insieme a movimenti e comitati dei precari, a Montecitorio a chiedere nuove politiche per la scuola pubblica e per ribadire la radicale contrarietà alle politiche annunciate dal Governo. Al termine di una affollata assemblea sui temi del precariato nei comparti della conoscenza , con la presenza di tantissimi giovani, che si è svolta alcuni giorni fa a Roma, il segretario Mimmo Pantaleo ha detto che servono “risposte certe per i rinnovi dei contratti ormai scaduti da anni, per aumentare gli organici, per la stabilizzazione dei precari, per gli investimenti nell’istruzione pubblica che sono la vera priorità per determinare una inversione di tendenza rispetto alle politiche degli ultimi anni. Fino ad ora non abbiamo visto alcuna reale discontinuità e anzi si vogliono solo colpire la funzione sociale e i diritti dei lavoratori della conoscenza. Il precariato è sparito dal dibattito politico e dagli impegni di Renzi e anche per queste ragioni – ha concluso Pantaleo – inizia una lunga fase di mobilitazione”.
Il giorno prima, il 14 luglio, stavolta sotto il Miur, con inizio alle 15,30, è previsto un altro sit-in, organizzato dall’Unicobas e aperto a tutte le sigle sindacali: inizialmente il segretario d’Errico aveva previsto un’assemblea pubblica ma poi, a seguito “dell’alta adesione riscontrata “, l’appuntamento si è trasformato in un evento ‘pubblico e di lotta’ di tipo “erga omnes”, dove accedere ” indipendentemente dai gruppi e dalle sigle sindacali di appartenenza (CGIL, CISL, UIL, SNALS, Cobas, Gilda, USB Scuola, CUB,USI Scuola, ANIEF, Coordinamenti delle scuole e dei precari, sono tutti invitati), per poter discutere insieme la necessaria controffensiva unitaria a tutela dei lavoratori e della scuola tutta, per l’organizzazione dal basso di un grande, pacifico, colorato ma determinato, corteo nazionale di tutta la categoria”.
D’Errico ha quindi ribadito il suo netto alla “proposta del ministro Giannini e del sottosegretario Reggi – le cui ‘smentite’ equivalgono ad una conferma, visto che insiste sulle supplenze a carico del personale di ruolo e che ciò non è possibile se non con un aumento dell’orario cattedra”.
Al sit-in del 14 parteciperà anche l’Anief, che attraverso il suo presidente nazionale, Marcello Pacifico, ha deciso di avviare “la mobilitazione dei lavoratori della scuola”‘ aderendo anche “al sit-in del 14 luglio sotto il Ministero dell’Istruzione, dove assieme alle altre sigle sindacali e alle associazioni manifesterà il suo dissenso contro un provvedimento che allontanerebbe ancora di più l’istruzione italiana da quella europea”. Secondo Pacifico “è bene che sulle 36 ore il Governo ci ripensi. È normale che chi vuole più spendere il suo tempo a scuola lo possa fare, ma da qui a revisionare l’orario di servizio dei docenti, sostanzialmente allineato ai parametri europei, ancorché su base volontaria, ce ne passa. Lasciamo i stare i proclami: la verità è che approvare questo provvedimento per decreto, come vuole fare il Governo, sconvolgerebbe la normale programmazione didattica, con il rischio – ha concluso il leader Anief – di ripercussioni negative anche sul livello di apprendimento degli alunni”.
Nelle ultime ore è anche arrivata notizia del primo sciopero del prossimo anno scolastico: ad indirlo è stato il SISA, che “propone a tutti i sindacati di base la data del 26 settembre 2014 per un sciopero generale della scuola come prima tappa di una lotta per la dignità, per il rispetto dei diritti, per la costruzione del futuro di cui ci sentiamo e siamo parte”.

Il reclutamento ‘grillino’: organico funzionale, abilitazioni retribuite, no alla chiamata diretta

da La Tecnica della Scuola

Il reclutamento ‘grillino’: organico funzionale, abilitazioni retribuite, no alla chiamata diretta

È questa la posizione del Movimento 5 Stelle, presentata nel corso della no-stop tenuta l’11 luglio nella Sala del Mappamondo di Montecitorio: da deputati e senatori del M5S in commissione Cultura, rappresentanti delle categorie e delle associazioni di docenti anche il diniego al ddl Giannini-Reggi.

Opposizione totale al ddl Giannini-Reggi; eliminare qualsiasi tipo di al reclutamento diretto dei docenti da parte della scuola o del dirigente scolastico; superare la distinzione tra l’organico di diritto e quello di fatto; trovare i fondi per retribuire i futuri percorsi di abilitazione e di tirocinio. È questa la posizione del Movimento 5 Stelle, presentata nella giornata organizzata dagli stessi ‘grillini’ per un confronto pubblico sul reclutamento dei docenti: all’evento, una no-stop tenuta l’11 luglio a Montecitorio, presso la Sala del Mappamondo, hanno partecipato deputati e senatori del M5S in commissione Cultura, rappresentanti delle categorie e delle associazioni di docenti.

“Nel dettaglio le proposte, che hanno raccolto ampio consenso da parte dei partecipanti, escludono categoricamente – affermano i parlamentari M5S in una nota congiunta – qualsiasi possibilità di reclutamento diretto da parte della scuola o del Dirigente scolastico, per ovvi motivi di avversione alle procedure poco trasparenti. Riteniamo necessario superare l’attuale distinzione tra organico di diritto e organico di fatto, con la creazione di un unico organico che riconosca l’applicazione dell’organico funzionale di istituto o di reti di scuola. Rivendichiamo che i futuri tirocini e i futuri percorsi di abilitazione siano retribuiti e finalizzati a valorizzare la professionalità dei docenti e le competenze inerenti l’insegnamento attivo, e non accademico. Intendiamo porre al centro del percorso abilitante l’aspetto pratico e didattico del tirocinio e valorizzare il personale docente all’interno del percorso”.

Secondo i parlamentari ‘grillini’ “l’opportunità di collegare la preparazione accademica alla pratica dell’insegnamento attivo impone che i docenti in servizio siano protagonisti dei percorsi di formazione e di reclutamento”.

Ma nel corso della giornata sono emersi anche altre problematiche. Che, a parere dei Cinque stelle, meritano un ulteriore approfondimento: “l’assunzione a tempo indeterminato per tutti i posti vacanti, un censimento delle graduatorie ad esaurimento (che al momento comprendono 183 mila persone) per capire chi al loro interno stia svolgendo già un altro lavoro o chi non ha mai insegnato, mantenimento del doppio canale nella fase transitoria, valutando in che percentuale attingere da graduatoria a esaurimento e da concorso (attualmente la proporzione è al 50%), trasformazione delle graduatorie d’istituto in graduatorie provinciali”.

“Su una cosa siamo stati tutti concordi: le nostre idee per sconfiggere il precariato e garantire un reclutamento ‘sensato’ – concludono i parlamentari – sono quanto di più lontano rispetto alla riforma prospettata in questi giorni dal ministro Giannini e dal sottosegretario Reggi”. Insomma, il messaggio è chiaro: dai ‘pentastellati’ il Governo, anche sul fronte Scuola, avrà solo una dura opposizione.

Madia: nella nuova PA più poteri al premier. Il blocco degli stipendi? Un’ingiustizia

da La Tecnica della Scuola

Madia: nella nuova PA più poteri al premier. Il blocco degli stipendi? Un’ingiustizia

Il ministro della Funzione Pubblica ha presentato le linee guida del ddl approvato il 10 luglio dal CdM: i ministeri saranno più ”moderni”, snelli e tecnologici. E la presidenza del Consiglio avrà un ruolo potenziato: eviterà che un ufficio possa intralciare un’altro. Nel 2015 arriva il Pin: farà ricevere tutto ciò che si può al domicilio. E pure una nuova dirigenza: ruolo unico, incarichi a termine e licenziabilità. L’iter parlamentare dopo l’estate. Da opposizione e sindacati tanti emendamenti.

Non sono ancora nette, ma cominciano ad intravedersi le linee guida del disegno di legge delega per la riorganizzazione delle amministrazioni pubbliche approvato il 10 luglio dal Consiglio dei ministri: a detta del ministro della P.A. Marianna Madia si tratterà di ”una rivoluzione copernicana”, con una PA finalmente più ”moderna”, snella e tecnologica, meno frammentata e caotica. Nelle intenzioni del Governo c’è poi il ruolo ”rafforzato” di Palazzo Chigi, che fungerà da punto cardine tra i diversi ministeri, con potere di ultima parola in caso di divergenze. Rispetto a quanto già emerso nel primo passaggio in Cdm il mese scorso, una delle novità è di certo il potenziamento dei compiti in capo alla presidenza del Consiglio, che avrà un ruolo potenziato ”nel coordinamento delle politiche pubbliche, perché un governo non è un insieme di ministeri”. Soprattutto, spiega Madia, in caso di posizioni inconciliabili tra due amministrazioni, ”è la presidenza del Consiglio a decidere come deve essere scritto il provvedimento”. Ecco che un ufficio non si potrà più mettere d’intralcio, impendo la soluzione di una pratica o lo svolgimento di un servizio per il cittadino. Insomma, taglia corto il ministro, ”un’amministrazione non potrà più bloccare un’altra”.

Nella delega inoltre tutta la parte dedicata alla digitalizzazione della P.A. è stata rafforzata: ci sarà ”la possibilità di accedere a tutte le informazioni che ci riguardano da un pc, con un nostro Pin – pienamente funzionante dal 2015 – e di potere ricevere tutto ciò che si può al domicilio telematico o di residenza”, sottolinea Madia, evidenziando come sia proprio questa la priorità, il fronte “su cui vogliamo investire di più”. D’altra le risorse da destinare al digitale rientrano nel dibattito europeo sulla flessibilità, ricorda il ministro. Anzi con il superamento della carta si dovrebbero ottenere anche risparmi, ma comunque, tiene a precisare il ministro, “l’impostazione non è di spending review: non siamo partiti dai risparmi”. Quanto all’Agenzia digitale il ministro assicura che “la squadra sarà completata a breve”, con ”uomini e donne d’acciaio” a cui spetta un compito difficile ma fondamentale.

La parte sulla dirigenza sembra ormai consolidata, con la conferma del ruolo unico, gli incarichi a termine, e la licenziabilità: dalla riforma uscirà così un nuovo manager pubblico che sarà ”dirigente della Repubblica italiana, dello Stato” e non di un ministero. Viene anche ribadita la stretta, con la riduzione del peso numerico che ha oggi la dirigenza rispetto al resto del personale. Ora c’è l’iter parlamentare, ma Madia fa subito sapere che l’esame inizierà dopo l’estate.

La conferenza stampa di Madia, organizzata il giorno dopo l’approvazione del decreto, è stata anche l’occasione per alcuni chiarimenti, a cominciare dal blocco della contrattazione che dal 2009 tiene ferme le retribuzioni dei dipendenti pubblici: ”penso’ sia ”un’ingiustizia, ma in questa crisi ne stiamo vedendo tante”. La soluzione quindi non starebbe tanto nella riapertura di un tavolo con i sindacati, ma nel rilancio dell’economia del Paese.

Una precisazione che non è piaciuta ai sindacati. “Se veramente il ministro Madia pensa che il blocco della contrattazione per il pubblico impiego ‘sia un’ingiustizia’, apra subito il tavolo delle trattative per dare quei 1.200 euro l’anno che gli stipendi fermi dal 2010 e il galoppare dell’inflazione hanno sottratto ai dipendenti della Scuola dal 2010”, ha non a caso Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. “Nella riforma sarebbe bastato adottare – ha detto ancora il sindacalista Anief-Confedir – gli articoli 5 e 6 della Carta Sociale Europea, che oltretutto secondo gli accordi di Lisbona non sono di certo facoltativi, ma vincolanti per tutti i Paesi membri dell’Unione Europea. Solo nella scuola, il via libera al turn over per tutti coloro che hanno svolto almeno 36 mesi di servizio e la messa a disposizione dei posti vacanti permetterebbe l’assunzione dei 100mila precari, a fronte degli oltre 140mila attuali”.

Solo la Confedir ha presentato una sessantina di emendamenti al decreto di riforma. E tante richieste di modifica sono arrivate pure dal versante politico: “abbiamo depositato un pacchetto di proposte emendative che esprimono la posizione del gruppo Forza Italia”, hanno detto gli onorevoli Renato Brunetta, presidente dei deputati di Forza Italia, e Francesco Paolo Sisto, deputato di Forza Italia e presidente della Commissione Affari costituzionali di Montecitorio. Secondo i due esponenti azzurri “la tanto annunciata riforma della pubblica amministrazione contenuta nel testo governativo è in realtà un insieme scomposto di norme disomogenee, non organiche né coerenti, visto che evidenziano innanzitutto una netta disparità di trattamento tra le amministrazioni centrali e quelle periferiche, allargando le maglie delle assunzioni indiscriminate, anche a prescindere dal titolo di studio, ma solo a livello locale”.

Contrariata si è detta anche la Flc-Cgil: “dopo un mese e due consigli dei ministri, per cercare di capire cosa ci sia nella riforma, bisogna ancora affidarsi alle conferenze stampa e alle indiscrezioni?”, ha tenuto a dire Rossana Dettori, segretaria generale della Fp Cgil nazionale. “Possibile – ha polemizzato Dettori – che il Governo della velocità e del cambiamento a tutti i costi non sia stato ancora in grado o abbia deciso di rendere pubblico alcun testo? L’impressione è che si proceda per blitz pur di non dare il tempo di esprimere pareri qualificati”.
“Dato ormai quasi per assodato che con questo Governo non può esserci un confronto vero, anche se continueremo a ricercarlo per senso di responsabilità – continua Dettori – è quantomeno paradossale che il dibattito pubblico non si possa nemmeno basare su un testo”.
“La cosiddetta Riforma della Pa proposta da Renzi e Madia produrrà quindi altri decreti che si sommeranno agli oltre 750 in attesa di essere varati, in alcuni casi da anni. Ma non è dato sapere quale sia il contenuto del disegno di legge. Bisogna fidarsi delle slide mostrare in conferenza stampa e – ha concluso la sindacalista Fp Cgil- della bontà delle promesse. Un visione striminzita della democrazia”.

L’insostenibilità delle 36 ore deve fare riflettere

da La Tecnica della Scuola

L’insostenibilità delle 36 ore deve fare riflettere

Le 36 ore proposte da Reggi sono insostenibili perchè se a queste si aggiungo anche gli altri impegni si può arrivare facilmente anche a 50 ore di lavoro settimanali.

Partiamo dal presupposto che un docente  che si dedica principalmente alla didattica e all’insegnamento della propria disciplina, non riesce a svolgere altre mansioni di carattere organizzativo se non a discapito della qualità della strategie di apprendimento e dell’efficacia del metodo didattico utilizzato.
Non esistono in realtà docenti super eroi capaci di fare tutto, e soprattutto  contemporaneamente all’attività di insegnamento, senza che venga sacrificata la didattica a causa di un eccesso di lavoro aggiuntivo.
Ci vorrebbero più di 24 ore in una giornata ed in particolare un’elevatissima concentrazione mentale , perché uno stesso docente possa pensare in itinere alle strategie didattiche e alla programmazione da utilizzare nel corso dell’anno scolastico, e allo stesso tempo possa organizzare un orario scolastico, provvedere alle sostituzioni giornaliere dei docenti assenti, fare ore eccedenti in sostituzione dei colleghi malati o assenti per qualsiasi altra esigenza, organizzare i corsi di recupero invernali ed estivi, organizzare il piano annuale delle attività, organizzare il piano dell’offerta formativa, organizzare le attività di orientamento in entrata e in uscita,  organizzare convegni, corsi di formazione e aggiornamento, dedicarsi con scrupolo ai rapporti scuola-famiglia e a tutte le altre attività collegiali, svolgere le attività individuali e funzionali all’insegnamento.
Per questi motivi  l’incarico affidato al primo collaboratore del dirigente scolastico, prevede per le scuole secondarie e per le scuole con almeno 55 classi, l’esonero totale dall’insegnamento. Mentre per scuole più piccole, ma sempre con più di 40 classi ma meno di 55, esiste l’istituto del semiesonero dall’insegnamento di un docente individuato dal DS a collaborare.
L’esonero e il semiesonero dall’insegnamento dei collaboratori del DS , che tra l’altro è previsto dal “Testo Unico” della scuola, è stato disposto proprio perché è insostenibile il potere conciliare le 18 di lezione in aula con altre 18 ore di stretta collaborazione organizzativa. È del tutto evidente che, chi collabora con il DS, è talmente impegnato in questioni di controllo e organizzazione delle attività curricolari ed extracurricolari, che non può svolgere contemporaneamente anche l’attività didattica. Nelle scuole dove ci sono meno di 40 classi, dove con le nuove norme non è consentito l’esonero dal servizio per i collaboratori del dirigente scolastico, si registra un profondo disagio da parte dei prof che collaborano con il DS, nel riuscire a conciliare i compiti da svolgere nelle 18 ore di lezione frontale e quelli nelle 18 ore di collaborazione. Chi la scuola la vive sa benissimo che i collaboratori del Ds non esonerati dal servizio, sono molto spesso fuori dalle loro aule, quando avrebbero lezione, per occuparsi di questioni organizzative.
Questo fenomeno capita anche, in alcuni casi,  alle funzioni strumentali, a chi si occupa di orientamento, a chi, a qualsiasi titolo, cerca di collaborare per il bene della scuola. Detto questo, la domanda che ci poniamo è: “Ma al Miur queste cose le sanno?”. Sembrerebbe proprio di no! Sarebbe opportuno riflettere prima di predisporre piani “strampalati” e buttati in pasto ad alcuni giornali durante le giornate afose di luglio. Esiste un evidente problema di insostenibilità delle 36 ore di servizio degli insegnanti a cui viene richiesto di fare tutto, ma  non basterebbe il  tempo per fare niente. Le 36 ore di servizio i docenti italiani le svolgono già per fare le loro lezioni, per prepararle adeguatamente, ma anche per predisporre verifiche e correggerle.
Il piano Reggi che posto all’esame del “tempo” non si regge in piedi, oltre le 36 ore che già i docenti tutti o quasi svolgono, prevede anche altri carichi di lavoro per almeno altre 18 ore settimanali e non incamera in esse nemmeno le 80 ore delle attività collegiali. Ma allora si rendono conto al Miur dell’enormità che hanno sparato? Si tratta di un piano di 56 ore settimanali  di servizio, le 36 ore che già si svolgono più le 18 ore aggiuntive del piano Reggi-Giannini, più ancora le 2 ore settimanali che scaturiscono dalle 80 ore tra collegi docenti e consigli di classe. Siamo proprio alla follia, si tratta di una esagerazione, proposta da chi non conosce il lavoro professionale della docenza. Ma siamo speranzosi nelle capacità di riflessione e di buon senso del nostro ministro dell’istruzione e del bravo sottosegretari Reggi.

Il sistema dei voti decimali è insufficiente

da La Tecnica della Scuola

Il sistema dei voti decimali è insufficiente

 

Il voto è un numero intero da 1 a 10, con l’optional assai adottato di: 6-, 6=, 6+, 6½, e così via comprese le sbarrette: 5/6 o 6/7. Ma è ancora possibile valutare in tale guisa? Non sarebbe meglio per delineare l’apprendimento adottare altri paramenti? Insufficiente, sufficiente, buono, lodevole? Come si valuta in Europa

Il Corriere della Sera butta un sasso nello stagno, che noi riprendiamo convinti che la gran parte dei professori non utilizzi fino in fonda la scala numerica che va da 1 a 10, fermandosi per lo più nei valori intermedi, cosicchè mediamente si utilizza un intervallo numerico da 3 a 8, per comodità, per costume, per non infierire troppo sullo studente o per non sopravalutarlo eccessivamente.
Fra l’altro, fa notare il quotidiano milanese, ad adottare questi parametri siamo noi e l’Albania insieme a qualche altro Paese nel mondo. In tutte le altre nazioni si usano scale valutative diverse.
Se allora si utilizzano per lo più 6 livelli: 3 negativi e 3 positivi, è assai probabile che si possa sbagliare a valutare e, spesso, gli errori dipendono dalla scala che viene impiegata.
In ogni caso la presenza di ben cinque voti negativi, da 1 a 5, è come se si volesse marcare la distanza che separa lo studente dal pieno apprendimento, come se lo «allontanasse» dall’obiettivo, mentre nella gran parte degli altri stati funziona in maniera differente.
Nelle scuole europee si utilizza una scala numerica di cinque voti, uno solo per definire il mancato raggiungimento degli obiettivi minimi, e quattro per valutare i meriti e il raggiungimento degli obiettivi più complessi. La presenza di un solo voto negativo, in fondo, incentiva e non deprime.
In Danimarca, 00 vuol dire insufficiente, -3 gravemente insufficiente, poi seguono 5 valori positivi.
In Austria, la valutazione va da un massimo di 1 ad un minimo di 5, con la sufficienza che corrisponde a 4.
In Francia, si va generalmente da 0 (voto minimo) a 20 (voto massimo), ma in alcuni ordinamenti anche da 0 a 10 (se lo studente ha una media dell’8 o del 9 ha la possibilità di alzarla a 10 con degli esami). In Germania, i voti vanno da 1, il voto massimo, a 6 , insufficiente.
Nelle scuole russe i voti vanno da 1 a 5: cinque è il voto massimo e l’insufficienza più usata è il due; il nostro sei corrisponde al tre.
La tipologia dei voti non cambia mai, anche all’Università. Avere tutti cinque in Russia vuol dire essere studenti modelli (meritevoli di medaglia d’oro).
In Giappone si usano lettere corrispondenti a percentuali in centesimi: A= 90-100, B= 80-89, C= 70-79, D= 60-69, E, F= 0-59. Il primo risultato corrisponde all’eccellenza, l’ultimo all’insufficienza.
Le valutazioni, in America, vengono effettuate con dei test secondo i diversi livelli di approfondimento e con i voti espressi in lettere, dalla A (90-100, eccellente) a F (sotto il 60%, gravemente insufficiente). Con una serie di A+, A++ e via centellinando.

L’imbroglio nelle prove Invalsi

da La Tecnica della Scuola

L’imbroglio nelle prove Invalsi

Lo chiamano “cheating” che significa imbrogliare, bluffare, barare, una pratica adottata dai docenti per aiutare gli alunni alle prove Invalsi. Ma aiutando i ragazzi si vuole forse smacchiare la scuola

Nel rapporto Invalsi presentato ieri le ragioni che avrebbero barato di più sono: Campania, Calabria e Sicilia e per le prove di matematica anche il Molise

Il “cheating” è una misura di quanto le prove vengono svolte scorrettamente all’interno della scuola, in particolare nel corso dell’esame della terza classe della secondaria di primo grado, attraverso un processo di identificazione di tipo statistico complesso, riconosciuto a livello internazionale, “che ci permette, dal confronto dei dati di tutto il Paese, di individuare comportamenti anomali nello svolgimento dei test, soprattutto quando questi si verificano nell’intera classe”, dice Roberto Ricci, dirigente Invalsi, che ha presentato i risultati delle prove.
Le irregolarità individuate, imputabili per lo più agli insegnanti, vanno ridotte drasticamente, conclude Ricci, “per dare agli studenti un esempio educativo positivo e non negativo”.
Tuttavia se ne dovrebbe capire anche il motivo: un modo per “smacchiare” la scuola da presumibili sensi di colpa? Oppure una forma sotterranea di protesta per segnalare che tali prove servono a poco? Oppure uno stratagemma per togliersi al più presto il pensiero e correggere più in fretta possibile senza dare peso a tutto l’apparato organizzativo dello Stato?
Chissà che ne pensano i nostri lettori e se hanno altre spiegazioni o se questo dato dell’imbroglio è così empirico che non vale la pena prenderlo in considerazione?

Gli asili nido sono un diritto di tutti i bambini, da Torino a Lampedusa

da La Tecnica della Scuola

Gli asili nido sono un diritto di tutti i bambini, da Torino a Lampedusa

È questo lo spirito del ddl n. 1260, che ha come relatrice Francesca Puglisi (Pd): promuovere un sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e pari opportunità per tutti, attraverso un piano nazionale pluriennale per raggiungere entro il 2020 una copertura del 33% per gli asili nido e una generalizzazione della scuola dell’infanzia. Presentati 60 emendamenti: presto la votazione in VII Commissione.

Sono una sessantina gli emendamenti presentati per modificare il ddl n. 1260 che promuove un sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni e pari opportunità per tutti. Le richieste di modifica al ddl, rese pubbliche dalla senatrice relatrice Francesca Puglisi (Pd), sono scaturite dalla lunga discussione in Commissione Istruzione. Che nei prossimi giorni voterà il testo.

”Per la prima volta gli asili nido – ha detto Puglisi, durante una conferenza stampa al Senato – non sono più considerati un servizio a domanda individuale ma un diritto educativo di tutti. Non sono intesi come strumento di welfare, ma come prima tappa di un percorso di educazione e istruzione. Crediamo che solo con un’educazione di qualità fin da subito i bambini abbiano pari opportunità per battere la diseguaglianza di partenza”.

Per la relatrice del ddl l’obiettivo è che “tutti i bambini da Torino a Lampedusa abbiano le stesse opportunità. Solo con una istruzione di qualità sarà possibile abbattere le disuguaglianze, sin dalla tenera età”.

Parallelamente sono partiti due appelli, che ora verranno ”inoltrati al Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, al Presidente del Consiglio, Matteo Renzi e ai presidenti di Camera e Senato e delle VII Commissioni”, perchè si arrivi presto all’approvazione della legge. Un appello è stato firmato da 76 docenti e ricercatori universitari di Pedagogia, l’altro, promosso tra gli altri, dal Gruppo nazionale Nidi e Infanzia, da 20 mila persone. Gli asili nido e le scuole per l’infanzia, secondo Puglisi, ”sono un antidoto alla diseguaglianza. Siamo stanchi di vedere un paese che corre a due velocità”.

La legge prevede un piano nazionale pluriennale per raggiungere entro il 2020 una copertura del 33% per gli asili nido e una generalizzazione della scuola dell’infanzia: ”le politiche educative sono una di quelle riforme che il Paese attende da tempo: con il Governo Renzi è cominciata la rivoluzione, poichè sono state inserite nelle linee programmatiche del Miur”. Tra le iniziative introdotte dal ddl ci sono il coordinamento pedagogico, la qualificazione e la formazione continua del personale, gli standard qualitativi validi per tutti. ”Inoltre – ha aggiunto infine Puglisi – la legge istituisce una quota ‘capitaria’ per ogni bambino, che deve essere finanziata per il 50% dallo Stato e per il 50% da Comuni e Regioni e che deve vedere la compartecipazione delle famiglie per un tetto massimo del 20%”. ”Il tema delle risorse – ha concluso per l’Anci, Marilena Pillati – non è ineludibile per l’esigibilità dei diritti. Serve un impegno forte di risorse anche per sostenere i Comuni che fanno fatica a mantenere i servizi”.

Il ddl ha il pieno appoggio anche da parte del Presidente della Commissione Istruzione al Senato Andrea Marcucci che insieme alla senatrice Puglisi, prima firmataria del provvedimento, ha sostenuto l’iniziativa parlamentare: “mi auguro che il ddl giunga in breve tempo all’approvazione definitiva – ha detto Marcucci – per dare al nostro Paese una normativa attesa da tanto e in coerenza con quelle europee.

“Il ddl potrà contribuire – ha concluso Marcucci – a sanare i tanti squilibri esistenti, grazie anche ad un apposito piano di finanziamenti per i servizi per l’infanzia che veda la compartecipazione dei diversi livelli di governo, ovvero Stato, Regioni, Enti locali”.

Il 15/7 la Flc Cgil in piazza per chiedere risposte sul precariato

da tuttoscuola.com

Il 15/7 la Flc Cgil in piazza per chiedere risposte sul precariato

Il precariato è sparito dal dibattito politico e dagli impegni di Renzi e anche per queste ragioni inizia una lunga fase di mobilitazione“. Lo annuncia il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, che il 15 luglio sarà in piazza, insieme a movimenti e comitati dei precari, a Montecitorio a chiedere nuove politiche per la scuola pubblica e per ribadire la radicale contrarietà alle politiche annunciate dal Governo.

La Flc chiede “risposte certe per i rinnovi dei contratti ormai scaduti da anni, per aumentare gli organici, per la stabilizzazione dei precari, per gli investimenti nell’istruzione pubblica che sono la vera priorità per determinare una inversione di tendenza rispetto alle politiche degli ultimi anni“.

Fino a ora non abbiamo visto alcuna reale discontinuità e anzi – conclude Pantaleo – si vogliono solo colpire la funzione sociale e i diritti dei lavoratori della conoscenza“.

 

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 160

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 160 del 12-7-2014

Sommario

DECRETI PRESIDENZIALI

 


DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 giugno 2014


Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza delle
eccezionali avversita’ atmosferiche verificatesi nei giorni 15 e 16
novembre, 18 e 19 novembre, 30 novembre e 1º dicembre 2013 e dal 1º
al 3 febbraio 2014 nel territorio della Regione Calabria. (14A05456)

 

 

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DELIBERA DEL CONSIGLIO DEI MINISTRI 30 giugno 2014


Dichiarazione dello stato di emergenza in conseguenza delle
eccezionali avversita’ atmosferiche che dall’ultima decade del mese
di dicembre 2013 al 31 marzo 2014 hanno colpito il territorio delle
provincie di Bologna, Forli-Cesena, Modena, Parma, Piacenza,
Reggio-Emilia e Rimini. (14A05457)

 

 

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DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELL’ECONOMIA E DELLE FINANZE

 


DECRETO 23 giugno 2014


Concessione di anticipazione di liquidita’ a favore degli enti locali
per il pagamento dei debiti nei confronti delle proprie partecipate
di cui all’articolo 31, comma 3 del decreto-legge 24 aprile 2014, n.
66. (14A05470)

 

 

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DECRETO 10 luglio 2014


Individuazione delle operazioni di indebitamento delle regioni
ammesse alla ristrutturazione, ai sensi dell’articolo 45, comma 10,
del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66, convertito, con
modificazioni, dalla legge 23 giugno 2014, n. 89. (14A05517)

 

 

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MINISTERO DELLA DIFESA

 


DECRETO 7 maggio 2014


Piano annuale di gestione del patrimonio abitativo in dotazione al
Ministero della difesa per gli anni 2012-2013. (14A05458)

 

 

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MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 


DECRETO 19 giugno 2014


Rinnovo dell’autorizzazione al laboratorio Multilab – Laboratorio
chimico merceologico di Lecce, al rilascio dei certificati di analisi
nel settore oleicolo. (14A05203)

 

 

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DECRETO 19 giugno 2014


Rinnovo dell’autorizzazione al laboratorio Multilab – Laboratorio
chimico merceologico di Lecce, al rilascio dei certificati di analisi
nel settore vitivinicolo. (14A05204)

 

 

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DECRETO 19 giugno 2014


Rinnovo dell’autorizzazione al Laboratorio regionale analisi terreni
e produzioni vegetali, in Sarzana, al rilascio dei certificati di
analisi nel settore vitivinicolo. (14A05205)

 

 

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DECRETO 19 giugno 2014


Rinnovo dell’autorizzazione al Laboratorio regionale analisi terreni
e produzioni vegetali, in Sarzana, al rilascio dei certificati di
analisi nel settore oleicolo. (14A05206)

 

 

Pag. 22

 

 

 


DECRETO 19 giugno 2014


Riconoscimento del Consorzio per la tutela e la valorizzazione del
vino Cesanese del Piglio e attribuzione dell’incarico a svolgere le
funzioni di tutela, promozione, valorizzazione, informazione del
consumatore e cura generale degli interessi di cui all’articolo 17,
comma 1 e 4, del decreto legislativo 8 aprile 2010, n. 61 per la DOCG
«Cesanese del Piglio». (14A05207)

 

 

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DECRETO 19 giugno 2014


Riconoscimento del Consorzio volontario per la tutela e la
valorizzazione dei vini a DOC dell’Isola di Pantelleria e
attribuzione dell’incarico a svolgere le funzioni di tutela,
promozione, valorizzazione, informazione del consumatore e cura
generale degli interessi di cui all’articolo 17, comma 1, del decreto
legislativo 8 aprile 2010, n. 61 per la DOC «Pantelleria». (14A05208)

 

 

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MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 


DECRETO 29 maggio 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Mucrone – Societa’
cooperativa a responsabilita’ limitata», in Gaglianico e nomina del
commissario liquidatore. (14A05157)

 

 

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DECRETO 6 giugno 2014


Sostituzione del commissario liquidatore della «Il mosaico
cooperativa sociale in liquidazione», in Benevento. (14A05182)

 

 

Pag. 26

 

 

 


DECRETO 6 giugno 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Beneventana lavoro societa’
cooperativa», in Benevento e nomina del commissario liquidatore.
(14A05183)

 

 

Pag. 27

 

 

 


DECRETO 6 giugno 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Societa’ cooperativa
sociale Il Sorriso», in San Giorgio del Sannio e nomina del
commissario liquidatore. (14A05184)

 

 

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DECRETO 6 giugno 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Grandi lavori societa’
cooperativa», in Roma e nomina del commissario liquidatore.
(14A05185)

 

 

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DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


DETERMINA 24 giugno 2014


Proroga smaltimento scorte del medicinale per uso umano «Perindopril
e Indapamide Mylan Generics» in seguito alla determinazione di
rinnovo dell’autorizzazione all’immissione in commercio, secondo
procedura di mutuo riconoscimento, con conseguente modifica stampati.
(Determina FV n. 199/2014). (14A05096)

 

 

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REGIONE AUTONOMA DELLA SARDEGNA

 


DECRETO 30 giugno 2014


Scioglimento del consiglio comunale di Guspini. (14A05310)

 

 

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DECRETO 30 giugno 2014


Scioglimento del consiglio provinciale di Nuoro. (14A05311)

 

 

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ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 


COMUNICATO


Revoca del divieto di vendita del medicinale per uso umano «Eserina
Salf» (14A05455)

 

 

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CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI CAMPOBASSO

 


COMUNICATO


Provvedimento concernente i marchi di identificazione dei metalli
preziosi (14A05471)

 

 

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CAMERA DI COMMERCIO, INDUSTRIA, ARTIGIANATO E AGRICOLTURA DI GENOVA

 


COMUNICATO


Nomina del conservatore del registro delle imprese. (14A05223)

 

 

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MINISTERO DELLA SALUTE

 


COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Ectofend» 50 mg soluzione spot-on per
gatti. (14A05303)

 

 

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COMUNICATO


Decadenza dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Eritromicina 15% Dox-Al». (14A05304)

 

 

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COMUNICATO


Autorizzazione all’immissione in commercio del medicinale per uso
veterinario «AviPro Md Maris» sospensione e solvente per sospensione
iniettabile per polli. (14A05305)

 

 

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COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Collare antiparassitario per cani».
(14A05306)

 

 

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COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Suvaxyn MH One». (14A05307)

 

 

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COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Combiotic» sospensione iniettabile.
(14A05308)

 

 

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COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso veterinario «Ectofend» 50 mg soluzione spot-on per
gatti. (14A05309)

 

 

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MINISTERO DELLE INFRASTRUTTURE E DEI TRASPORTI

 


COMUNICATO


Programma straordinario di edilizia residenziale da destinare ai
dipendenti delle amministrazioni dello Stato impegnati nella lotta
alla criminalita’ organizzata di cui all’articolo 18 del
decreto-legge 13 maggio 1991, n. 152 convertito, con modificazioni,
dalla legge 12 luglio 1991, n. 203. (14A05302)

 

 

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