Paura delle mamme

205         PAURA DELLE MAMME PAURA DEI DOCENTI di Umberto Tenuta

canto 205 Sarebbe cosa assurda se i giovani temessero le madri che li hanno tenuti in grembo e partorito con dolore. Esse hanno dato loro il sangue e il latte. Nessuno ti può amare come tua madre!

E le maestre? Sono coloro che ti fanno nascere alla condizione umana cibandoti di cultura, della cultura che rende uomo il figlio di donna.

 

Eppure, le vacanze degli studenti sono turbate da alcune paure.

Non la paura di affogare nel mare delle vacanze.

Non la paura di precipitare nel vuoto dall’alto delle Dolomiti.

Ma la banale paura del nuovo docente che verrà a settembre, all’inizio del nuovo anno scolastico.

San Remigio, fai tu la grazia di rinviare almeno di quindici giorni questo evento funesto!

Ormai ai docenti temuti per un intero anno scolastico si era fatto il callo.

E il callo riparava bene dalle paure di un QUATTRO MENO, di una SOSPENSIONE caritatevole di tre giorni, di una NOTA sul Registro digitale, di un RICHIAMO SOLENNE che ti mortifica dinnanzi ai compagni.

È ormai risaputo.

Ci si è fatto il callo.

La scuola è un luogo di pena, della pena di imparare, della condanna ad imparare, della sofferenza a nascere alla condizione umana, a divenire uomo maturo, con certificato legalmente riconosciuto.

Ma che questa pena si debba rinnovare ad ogni inizio dei tredici anni di scolarità obbligatoria è cosa che lascia senza parola.

Eppure, le onde del mare sono turbate!

Eppure, tremano le gambe sulle aspre vette dei monti!

Tremano al pensiero del nuovo docente che − alla fine delle vacanze, troppo brevi vacanze di pene − entrerà nell’aula, nel silenzio tombale dell’attesa del suo primo cipiglio.

Esperti sono gli studenti, esperti del linguaggio dei gesti!

Basta uno sguardo, e capiscono quante pene infliggerà il nuovo docente.

Una maestra jeorghiana la si riconosce subito, dal suo passo lento, dal sorriso che non nega mai a ciascuno dei suoi venticinque futuri cardinali.

E tu, in fondo all’aula, ti riempi di gioia, ti riempi il cuore di amore, amore del Greco e del Latino, amore della Fisica e della Chimica, amore delle cronologie e delle cosmologie, amore della Poesia della vita!

Sogno o realtà?

Lasciatemi sognare. La vida es sueño!

Godi, fanciullo mio; stato soave,

Stagion lieta è cotesta.

Altro dirti non vo’; ma la tua festa

Ch’anco tardi a venir non ti sia grave.

 

Attenzione e multitasking. Declino o nuove competenze?

Attenzione e multitasking. Declino o nuove competenze?

di Vincenzo Bitti

Abstract

bittiIl dibattito intorno agli effetti cognitivi delle nuove tecnologie della comunicazione ha, tra gli altri, come suo punto di articolazione la questione dell’attenzione. Gli ambienti digitali secondo alcune ricerche stanno conducendo ad un decadimento delle facoltà cognitive tradizionali quali la capacità di concentrazione e la memoria, mentre secondo altre prospettive stanno emergendo nuove competenze e nuovi stili di attenzione come strategie di risposta agli ambienti digitali, caratterizzati da una sovrabbondanza informativa che non ha precedenti nella storia umana.

Ricorso punteggio Strumento Musicale

Ricorso punteggio Strumento Musicale: accolte le tesi ANIEF e riconosciuti 12 punti di abilitazione nelle GaE per gli abilitati A/77

 

Con una nuova sentenza di pieno accoglimento, l’ANIEF batte nuovamente il MIUR in tribunale e lo costringe a correggere le Graduatorie a Esaurimento attribuendo ben 12 punti in favore di una nostra iscritta e a pagare 2.000 Euro di spese di lite. Gli Avvocati Fabio Ganci e Walter Miceli ottengono nuovamente ragione sul Ministero dell’Istruzione e la conferma che il mancato riconoscimento del punteggio spettante per l’abilitazione conseguita per l’insegnamento di Strumento Musicale nelle Graduatorie e Esaurimento è un’ulteriore ingiustificata disparità di trattamento operata dal MIUR a discapito dei docenti precari.

 

Il Tribunale di Torre Annunziata dà pieno accoglimento alle tesi sostenute dal sempre ottimo Avv. Michele Speranza in favore di una nostra iscritta e conferma che “non può che condividersi la dichiarazione d’irragionevolezza fornita, sia dal TAR del Lazio nella ordinanza cautelare, sia nella sentenza del Tribunale di Roma del 20.5.2013 le cui argomentazioni vengono condivise”. Il Giudice conferma che “risulta del tutto ingiustificata la disparità di trattamento compiuta dalla disposizione impugnata che riconosce il punteggio aggiuntivo ai frequentanti i corsi biennali di II livello finalizzati alla formazione dei docenti di educazione musicale nella scuola secondaria (Classi 31/A e 32/A) e non anche alla classe di concorso A/77 la cui struttura e natura sono del tutto omogenee”.

 

Accogliendo senza riserve il ricorso ANIEF, dunque, il Giudice accerta e dichiara il diritto della ricorrente all’aggiornamento della propria posizione nella classe di concorso di Strumento Musicale delle Graduatorie a Esaurimento mediante il riconoscimento di ulteriori 12 punti corrispondenti al voto di abilitazione e condanna il Ministero dell’Istruzione al pagamento delle spese e competenze legali di giudizio che liquida in € 2.000,00, oltre IVA e CPA.

Al Via le Olimpiadi Internazionali di Informatica 2014 a Taiwan

Al Via le Olimpiadi Internazionali di Informatica 2014 a Taiwan
Riflettori puntati sulle quattro giovani promesse del digitale che rappresentano il Belpaese nell’agone olimpico

Milano, 14 luglio 2014 – Inizia oggi a Taipei, Taiwan, la settimana dedicata alle ventiseiesime Olimpiadi Internazionali di Informatica: manifestazione curata per l’Italia dal Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca e da AICA, l’Associazione italiana per l’Informatica e il Calcolo Automatico.

Tutti gli occhi sono adesso puntati sulla squadra italiana composta dai quattro talenti del digitale e presentata ufficialmente lo scorso maggio. Gaspare Ferraro, studente dell’Istituto Tecnico Industriale M. Giorgi di Genova, Alessio Mazzetto, dell’Istituto Tecnico Industriale A. Malignani di Udine, Francesco Milizia, dell’Istituto Tecnico Industriale E. Majorana di Brindisi e Andrea Scotti, del Liceo Scientifico Statale F. Lussana di Bergamo: sono loro le giovanissime promesse dell’ICT che, dopo aver scalato le classifiche delle Olimpiadi Italiane di Informatica, da oggi fino a domenica 20 luglio rappresenteranno il nostro Belpaese nell’agone olimpico.

Ragazzi per cui fare il tifo e da tenere d’occhio anche in futuro, perché per guadagnarsi un posto nella squadra tricolore è necessario avere capacità di alto livello. Capacità che si conquistano con impegno personale, allenamento, sostegno da parte degli insegnanti che accompagnano gli studenti nelle varie fasi delle selezioni: da quelle scolastiche a quelle regionali, fino alle Olimpiadi Italiane di Informatica –  da cui emerge un gruppo ristretto di ragazzi tra i quali il gruppo dei Selezionatori Nazionali, guidato dall’allenatore  prof. Luigi Laura, dell’Università la Sapienza di Roma, seleziona poi la squadra tricolore.

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica coinvolgono studenti fra i 14 e i 20 anni di oltre 80 paesi del mondo; la competizione prevede due giornate di gara, affrontate singolarmente da ogni componente della squadra, e richiede la soluzione di problemi complessi ottenuta creando un algoritmo in grado di risolverli tramite un programma informatico in linguaggio Pascal, C o C++.

La competizione vera e propria si terrà nelle giornate di martedì 15 luglio e giovedì 17 luglio: sarà allora che i nostri “magnifici quattro” del digitale dovranno dar prova delle loro eccezionali capacità, gareggiando a colpi di algoritmo per arricchire il nostro già ricco medagliere. L’Italia, infatti, in 13 anni di partecipazione alle competizioni internazionali, può contare 36 medaglie (2 ori, 12 argenti e 22 bronzi):  alle IOI le medaglie sono assegnate per fasce di punteggio ottenuto nella competizione, e quindi ogni anno sono assegnati più riconoscimenti.

Ragazzi normali con un talento speciale!

I quattro componenti della squadra hanno storie semplici, un po’ diverse fra loro.  Gaspare Ferraro vive a Genova, ha 19 anni e si descrive “attratto fin da piccolo dalla programmazione”. Ama le letture fantascientifiche, fumetti e manga, film horror e di animazione e musica rock/metal: suona anche la chitarra classica, studia con il sogno di trovare un lavoro stimolante, possibilmente nel mondo della tecnologia, che gli consenta di esaudire il suo grande desiderio di viaggiare.

Andrea Scotti abita a Cologno al Serio (BG):  ha tra gli hobby la programmazione, ma anche il calcio e l’atletica:  eclettico nei gusti musicali “pop, indie, rap, house…”  pensa per il futuro a” un lavoro creativo nel campo tecnologico, che abbia un’utilità sociale e gli dia soddisfazione personale.

Francesco Milizia viene da Mesagne, in provincia di Brindisi: coltiva una passione per la musica e in particolare la chitarra e sogna di vedere i monumenti naturali più belli del mondo. Per il futuro non ha un’idea precisa, ma sicuramente immagina un percorso nel campo matematico.

Infine Alessio Mazzetto, da Udine: appassionato di Pink Floyd e Led Zeppelin, gioca da molti anni a tennis da tavolo ma ama anche risolvere problemi di matematica e algoritmica, partecipando a lezioni online. Quando ha tempo, si dedica anche alla pesca. E per un domani, sognerà di girare il mondo e conoscere diverse culture, senza un’idea precisa, per ora, di che lavoro potrebbe fare.

Cosa sono le Olimpiadi Internazionali di Informatica

Le Olimpiadi Internazionali di Informatica (IOI) sono una delle Olimpiadi scientifiche internazionali promosse dall’Unesco, riservate agli studenti di scuola superiore fra i 14 e i 20 anni. Lanciate nel 1989, sono giunte alla ventiseiesima edizione.
L’Italia partecipa da dodici anni a questa competizione, inviando i migliori “talenti del bit” selezionati in un percorso molto articolato che coinvolge in partenza migliaia di studenti, su un arco di due anni scolastici.  A una prima fase di selezione nelle singole scuole seguono le selezioni territoriali, da cui escono circa 80 ragazzi che partecipano alle Olimpiadi Italiane di Informatica;  dal gruppo dei migliori classificati sono scelti alcuni “probabili olimpici” che sono ulteriormente allenati e selezionati da un team composto da allenatore e tutor, fino a comporre la squadra da inviare alla gara internazionale, composta da quattro persone più una riserva.
L’organizzazione delle Olimpiadi Italiane e la partecipazione dell’Italia alle competizioni internazionali è gestita da AICA e dal MIUR, con il quale l’associazione è legata da un più che decennale protocollo d’intesa e collaborazione per varie attività rivolte al mondo della scuola e centrate sulla diffusione delle competenze digitali certificate nelle scuole di ogni ordine, in particolare tramite le patenti europee del computer ECDL.

TFA 2° CICLO: DAL 14 AL 31 LUGLIO 2014 I TEST PRELIMINARI

TFA 2° CICLO: DAL 14 AL 31 LUGLIO 2014 I TEST PRELIMINARI

OLTRE 8 MILA CANDIDATI IN EMILIA-ROMAGNA

OLTRE 140 MILA A LIVELLO NAZIONALE

 

Al via in tutta Italia le prove per l’accesso al secondo ciclo dei corsi di tirocinio formativo attivo (TFA) banditi dal MIUR con D.M. 312 del 16.05.2014. A conclusione della procedura, ai sensi del D.M. 249/2010, come modificato dal D.M. 81/2013, gli aspiranti docenti ammessi frequenteranno un corso di durata annuale di preparazione all’insegnamento, denominato appunto tirocinio formativo attivo, finalizzato al conseguimento dell’abilitazione per l’insegnamento nella scuola secondaria di primo e secondo grado. Nella nostra regione sono 8.126 i candidati ammessi a sostenere i test, suddivisi per grado e classe di insegnamento. Il numero maggiore di partecipanti (n. 971 aspiranti) si registra per le classi di concorso A043 – Italiano, Storia, Educazione civica e Geografia nella scuola media e A050 – Materie letterarie nella scuola secondaria di II grado. Molto elevato anche il numero dei partecipanti (n. 672 aspiranti) per la classe A059 – Scienze matematiche, chimiche, fisiche e naturali nella scuola media e per le classi di concorso A057 – Scienza degli alimenti e A060 – Scienze naturali, chimica e geografia e microbiologia (n. 575 aspiranti). In Emilia Romagna, le prove, che vedono impegnato l’Ufficio Scolastico Regionale per l’organizzazione amministrativa di questa prima fase della procedura concorsuale, si svolgeranno tutte a Bologna, in tre istituti scolastici: I.I.S. “Belluzzi-Fioravanti”, I.T.C.S. “Rosa Luxemburg” e Liceo Scientifico “Copernico”. Il calendario prevede dal 14 luglio, per ciascuna giornata, e fino al 31 luglio, lo svolgimento delle prove relative alle diverse classi di concorso. Le prove inizieranno alle ore 10, per la sessione antimeridiana e alle ore 16 per quella pomeridiana. I candidati dovranno comunque presentarsi in anticipo per le operazioni di identificazione. E’ opportuno, a tal fine, che ciascun aspirante prenda visione dell’orario di convocazione consultabile on-line sul sito www.istruzioneer.it, nell’area ‘TFA 2014’. Nella stessa area è inoltre possibile conoscere tutte le informazioni e gli ulteriori aggiornamenti sulla procedura.

Il Vice Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per l’Emilia-Romagna, Stefano Versari afferma: “Ringrazio il personale dell’Ufficio Scolastico Regionale impegnato in questo periodo in una serie di complessi adempimenti amministrativi per consentire l’avvio dell’anno scolastico 2014/15, lo svolgimento delle prove TFA e l’attivazione della procedura per contratti di piccola manutenzione delle scuole”.

Scuola, una settimana di mobilitazioni contro i fiumi di parole

I blog de IlFattoQuotidiano.it

Scuola, una settimana di mobilitazioni contro i fiumi di parole

di Marina Boscaino | 13 luglio 2014

C’è qualcosa che Matteo Renzi e Pd sembrano non aver capito.

E cioè che la scuola è qualcosa di diverso, rispetto a tutti gli altri settori.

Molti di noi, invece che estasiati, sono disgustati dall’interventismo (per il momento solo annunciato) di questo governo.

Sono offesi dalla ipertrofia verbale del giovane capo che, forte di una indubitabile (solo in italiano) fluidità di comunicazione, sommerge fatti, circostanze, pensiero critico sotto fiumi di promesse e intenzioni.

Sono indifferenti all’ondata di giovanilismo, modernità, epica del cambiamento:

tutti elementi che di per sé non garantiscono

·       qualità,

·       equità,

·       trasparenza.

Nei giorni che sono seguiti all’annuncio su Repubblica di quello che è ormai chiamato il Piano Reggi, ho avuto modo di confrontarmi direttamente con il sottosegretario;

ma anche – alla festa di S.E.L., in un dibattito sulla scuola – con il capo della sua segreteria, Marco Campione;

quello che – pochi giorni fa – ha affermato che la scuola fino al 2009 (anno dell’inizio dei tagli della l. Gelmini) è stata sovrafinanziata.

In entrambi i casi mi è stata restituita un’impressione di confusione e lontananza siderale (al di là di impraticabilità, velleitarismo, demagogia, iniquità di proposte e repliche) dal mondo della scuola.

Che invece è importante che questi novelli interpreti del “Veni, Vidi, Vici” imparino a conoscere, adeguando merito e metodo dei loro progetti alla nostra specificità.

Non ci piacciono le imposizioni calate dall’alto.

Non ci piace la velocità interventista:

come i bambini hanno bisogno di tempi distesi dell’apprendimento, la scuola ha bisogno di riflessione e conoscenza; che partano – in ogni caso – non da logiche di bilancio, ma dai 3 elementi fondamentali che la connotano:

·        pedagogia,

·        didattica,

·        relazione.

Crediamo nella civiltà delle relazioni tra chi governa e chi è governato:

riteniamo inammissibile una comunicazione attraverso i media, smentita, poi riaffermata, poi rivista, senza rispetto non solo del dovuto ascolto degli addetti ai lavori, ma anche di modalità ufficiali ed istituzionali.

Non ci piacciono le scorciatoie:

determinazione per legge di una materia contrattuale quale orario, salario, ruoli; abolizione del V anno di scuola superiore; dismissione di una parte del precariato dopo anni di servizio.

Non ci piacciono le incursioni demagogiche:

scuole aperte (è da sempre una richiesta proveniente proprio dalla scuola), ma senza fondi per realizzare il progetto.

Non siamo intenzionati ad aprire all’intervento dei privati:

siamo per una scuola

·        pubblica,

·        laica,

·        pluralista, inclusiva,

che interpreti il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione.

La democrazia scolastica è il valore che configura il rapporto di equiordinazione tra i vari organi collegiali e non di sovraordinazione del dirigente scolastico su tutti gli altri.

Aborriamo meritocrazia e invalsizzazione, perché vogliamo continuare a lavorare sui saperi critici e non sulla risoluzione di test.

Per essere più chiari, ecco un quadro molto parziale delle iniziative di mobilitazione – decise da altrettante assemblee autoconvocate nella scorsa settimana – che si svolgeranno la prossima settimana, quando il testo del piano Reggi verrà sottoposto al CdM.

Roma, lunedì 14, ore 15.30: assemblea Unicobas davanti al Miur; martedì 15, ore 9.00: sit in (organizzato dal Coordinamento delle scuole di Roma) davanti a Montecitorio.

Torino, martedì 15, ore 10: presidio Corso Vittorio Emanuele II, 70, organizzato dall’Assemblea Cittadina per la Scuola e CUB;

a Genova si è costituito il gruppo Scuola bene comune e altre sigle raggruppate in  Assemblea pubblica scuola Genova no 36 ore, che lunedì 14 Luglio, alle ore 17, ha convocato un’assemblea in Via Sestri, a Sestri Ponente, in cui si decideranno orario e modalità del presidio e della manifestazione già stabiliti per il 15.

Milano, dal 14 pomeriggio al 15 pomeriggio, presidio sotto il Pirellone del Coordinamento Lavoratori Scuola 3 ottobre;

Napoli: Coordinamento per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli ha deliberato – durante un’assemblea del 10 – di convergere sul sit in del 15 a Roma;

a Cosenza i docenti (che arriveranno a Roma il 15) si siamo riuniti l’11 mattina in piazza XI settembre per arrivare alla sede cosentina del PD.

In tutte le riunioni della scorsa settimana si è sottolineata la convinzione che questo rigurgito di mobilitazione non debba/possa essere un fuoco di paglia;

e che la scuola debba preparare proposte alternative.

Questa protesta riguarda tutti: docenti e personale ATA, ma anche studenti e genitori.

Le lusinghe di una scuola aperta senza determinazione di fondi consistenti non possono far ignorare quanto il progetto intero andrà a minare quel che resta, dopo anni di taglieggio, della scuola della Costituzione.

Mobilitazione e provvedimenti che l’hanno determinata si collocano nell’alveo di un più complesso e articolato progetto di attacco alle basi della democrazia, fatto di autoritarismo, colpi di mano, demagogia, retorica del nuovo e del cambiamento.

Le sorde o esplicite lotte tra sigle sindacali per accaparrarsi il primato dell’iniziativa non devono distrarci dalla necessità – questa volta più che mai – di essere tutti uniti, come lavoratori, come docenti, ma soprattutto come cittadini.

Non è un caso che lo stesso 15 luglio – mentre ci sarà il sit-in davanti a Montecitorio – nei pressi dell’altra Camera, in piazza delle 5 Lune, ci sarà un altro presidio, per contrastare la riforma del Senato.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2014/07/13/scuola-una-settimana-di-mobilitazioni-contro-i-fiumi-di-parole/1058953/

Contro le esenzioni Imu e Tasi appello alla Commissione Europea

Contro le esenzioni Imu e Tasi l’UAAR fa appello alla Commissione Europea

L’Unione degli Atei e degli Agnostici Razionalisti (UAAR) ha presentato richiesta alla Commissione Europea affinché avvii formale procedura di infrazione nei confronti dello Stato italiano.

La richiesta dell’UAAR fa seguito al decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze, emanato il 26 giugno scorso, che concede a scuole paritarie e cliniche private un regime agevolato, esentandole dal pagamento dell’Imu e della Tasi.

Il Ministero ha infatti stabilito che sono esenti dal pagamento le scuole paritarie che esigono una retta media per studente inferiore al costo medio per studente della scuola pubblica e le strutture ospedaliere private purché convenzionate.

«La Commissione – spiega il segretario dell’UAAR Raffaele Carcano – aveva “condonato” all’Italia le illegittime esenzioni attribuite in passato alla Chiesa, diversi miliardi sottratti al fisco, “in cambio” dell’introduzione di norme più restrittive, con esenzioni limitate a chi presta servizi che gravino sull’utenza soltanto per un rimborso esiguo. Il decreto del Ministero ha invece di fatto reintrodotto gran parte delle vecchie esenzioni».

L’UAAR ha pertanto investito della questione la Commissione Europea, ricordando, tra le altre cose, che «per godere di esenzioni la normativa e la giurisprudenza europea richiedono che, per quanto riguarda le attività didattiche, la scuole soddisfino gli standard di insegnamento, accolgano alunni portatori di handicap, applichino la contrattazione collettiva e garantiscano la non discriminazione in fase di accettazione degli alunni». Tutti elementi sui quali diverse ricerche hanno messo in luce le carenze delle scuole paritarie.

«Tali interventi – prosegue l’UAAR – alleviano notevolmente gli oneri che gravano sulle scuole e sulla sanità di proprietà ecclesiastica» falsando le condizioni di concorrenza. Un altro regalo alla Chiesa cattolica che già grava sulle tasche dei contribuenti italiani per circa 6 miliardi di euro l’anno (www.icostidellachiesa.it).

Scuola, una settimana di mobilitazioni contro i fiumi di parole

da Il Fatto Quotidiano

Scuola, una settimana di mobilitazioni contro i fiumi di parole

 di Marina Boscaino

C’è qualcosa che Matteo Renzi e Pd sembrano non aver capito. E cioè che la scuola è qualcosa di diverso, rispetto a tutti gli altri settori. Molti di noi, invece che estasiati, sono disgustati dall’interventismo (per il momento solo annunciato) di questo governo. Sono offesi dalla ipertrofia verbale del giovane capo che, forte di una indubitabile (solo in italiano) fluidità di comunicazione, sommerge fatti, circostanze, pensiero critico sotto fiumi di promesse e intenzioni. Sono indifferenti all’ondata di giovanilismo, modernità, epica del cambiamento: tutti elementi che di per sé non garantiscono qualità, equità, trasparenza.

Nei giorni che sono seguiti all’annuncio su Repubblica di quello che è ormai chiamato il Piano Reggi, ho avuto modo di confrontarmi direttamente con il sottosegretario; ma anche – alla festa di Sel, in un dibattito sulla scuola – con il capo della sua segreteria, Marco Campione; quello che – pochi giorni fa – ha affermato che la scuola fino al 2009 (anno dell’inizio dei tagli della l. Gelmini) è stata sovrafinanziata. In entrambi i casi mi è stata restituita un’impressione di confusione e lontananza siderale (al di là di impraticabilità, velleitarismo, demagogia, iniquità di proposte e repliche) dal mondo della scuola. Che invece è importante che questi novelli interpreti del “Veni, Vidi, Vici” imparino a conoscere, adeguando merito e metodo dei loro progetti alla nostra specificità.

Non ci piacciono le imposizioni calate dall’alto. Non ci piace la velocità interventista: come i bambini hanno bisogno di tempi distesi dell’apprendimento, la scuola ha bisogno di riflessione e conoscenza; che partano – in ogni caso – non da logiche di bilancio, ma dai 3 elementi fondamentali che la connotano: pedagogia, didattica, relazione. Crediamo nella civiltà delle relazioni tra chi governa e chi è governato: riteniamo inammissibile una comunicazione attraverso i media, smentita, poi riaffermata, poi rivista, senza rispetto non solo del dovuto ascolto degli addetti ai lavori, ma anche di modalità ufficiali ed istituzionali. Non ci piacciono le scorciatoie: determinazione per legge di una materia contrattuale quale orario, salario, ruoli; abolizione del V anno di scuola superiore; dismissione di una parte del precariato dopo anni di servizio. Non ci piacciono le incursioni demagogiche: scuole aperte (è da sempre una richiesta proveniente proprio dalla scuola), ma senza fondi per realizzare il progetto. Non siamo intenzionati ad aprire all’intervento dei privati: siamo per una scuola pubblica, laica, pluralista, inclusiva, che interpreti il secondo comma dell’art. 3 della Costituzione.
La democrazia scolastica è il valore che configura il rapporto di equiordinazione tra i vari organi collegiali e non di sovraordinazione del dirigente scolastico su tutti gli altri. Aborriamo meritocrazia e invalsizzazione, perché vogliamo continuare a lavorare sui saperi critici e non sulla risoluzione di test.

Per essere più chiari, ecco un quadro molto parziale delle iniziative di mobilitazione – decise da altrettante assemblee autoconvocate nella scorsa settimana – che si svolgeranno la prossima settimana, quando il testo del piano Reggi verrà sottoposto al CdM.

Roma, lunedì 14, ore 15.30: assemblea Unicobas davanti al Miur; martedì 15, ore 9.00: sit in (organizzato dal Coordinamento delle scuole di Roma) davanti a Montecitorio. Torino, martedì 15, ore 10: presidio Corso Vittorio Emanuele II, 70, organizzato dall’Assemblea Cittadina pe rla Scuola e CUB; a Genova si è costituito il gruppo Scuola bene comune, che lunedì 14 Luglio, alle ore 17, ha convocato un’assemblea in Via Sestri, a Sestri Ponente, in cui si decideranno orario e modalità del presidio e della manifestazione già stabiliti per il 15. Milano, dal 14 pomeriggio al 15 pomeriggio, presidio sotto il Pirellone del Coordinamento Lavoratori Scuola 3 ottobre; Napoli: Coordinamento per la difesa della Scuola pubblica e Coordinamento Precari Scuola Napoli ha deliberato – durante un’assemblea del 10 – di convergere sul sit in del 15 a Roma; a Cosenza i docenti (che arriveranno a Roma il 15) si siamo riuniti l’11 mattina in piazza XI settembre per arrivare alla sede cosentina del PD.

In tutte le riunioni della scorsa settimana si è sottolineata la convinzione che questo rigurgito di mobilitazione non debba/possa essere un fuoco di paglia; e che la scuola debba preparare proposte alternative.

Questa protesta riguarda tutti: docenti e personale Ata, ma anche studenti e genitori. Le lusinghe di una scuola aperta senza determinazione di fondi consistenti non possono far ignorare quanto il progetto intero andrà a minare quel che resta, dopo anni di taglieggio, della scuola della Costituzione. Mobilitazione e provvedimenti che l’hanno determinata si collocano nell’alveo di un più complesso e articolato progetto di attacco alle basi della democrazia, fatto di autoritarismo, colpi di mano, demagogia, retorica del nuovo e del cambiamento. Le sorde o esplicite lotte tra sigle sindacali per accaparrarsi il primato dell’iniziativa non devono distrarci dalla necessità – questa volta più che mai – di essere tutti uniti, come lavoratori, come docenti, ma soprattutto come cittadini. Non è un caso che lo stesso 15 luglio – mentre ci sarà il sit-in davanti a Montecitorio – nei pressi dell’altra Camera, in piazza delle 5 Lune, ci sarà un altro presidio, per contrastare la riforma del Senato.

In piazza contro la riforma (anche se è estate)

da Repubblica.it

In piazza contro la riforma (anche se è estate)

La piazza bolle. In piena estate, con gli istituti chiusi e gli insegnanti in ferie, la mobilitazione dei sindacati della scuola è altissima, pronta a tracimare in uno sciopero domani, oggi, tra pochi minuti. Era dai tempi del Profumo “più ferie in cambio di più lavoro”  –  primavera 2012 – che non si registrava una reazione così aggressiva e unanime. Il sindacato scuola  –  tra i più forti e conservatori sulla piazza italiana  –  ha preso il piano anticipato a “Repubblica” dal sottosegretario Roberto Reggi e lo ha rigettato senza neppure un moto di riflessione: lavorare 36 ore a settimana senza aumenti per tutti no, sei ore di supplenze senza straordinario pagato no, no alla formazione obbligatoria, no ai ventidue giorni di lavoro in più (già oggi previsti) e quindi no anche agli aumenti  –  fino al 30 per cento  –  per chi ambisce a diventare un vicepreside (funzione oggi premiata con avanzamenti in busta paga minimi), un coordinatore, un prof senior o per chi ha conoscenze e qualità in surplus  –  lingue e informatica su tutte  –  da offrire ai suoi scolari. No, a ricasco, alla scuola aperta fino alle otto di sera e pure a luglio e alla liquidazione graduale delle graduatorie per le supplenze ora intricate come roveti e ormai gestite dai Tar e dai Consigli di Stato. No, urlano i sindacati,

alla possibilità che il singolo preside del singolo plesso gestisca davvero le risorse economiche che ha a disposizione, che provi a realizzare un’autonomia scolastica mai avvenuta e sia lui a scegliere chi sono i docenti da premiare. No, ovviamente, al diavolo Invalsi, il valutatore cinico e baro, magari ci fa capire quali scuole sono indietro e quali viaggiano rapide. Non è vero che gli insegnanti italiani lavorano meno degli europei, è stata la risposta unanime (di tutti, eccetto la Cisl, che ha ammesso che in Germania gli insegnanti arrivano a fare 40 ore settimanali comprensive di colloqui, correzioni, extra-lezioni). Punto e capo, si scende in piazza.

Il sindacato unico ha respinto in maniera così compatta la proposta di riforma Reggi che l’Unicobas – che pure molti anni fa si era scissa dai Cobas vedendo nella loro protesta tout court un inaridimento del ruolo del sindacato  –  ha indetto un’assemblea nazionale dei docenti italiani (lunedì 14 luglio, ore 15,30, con sit-in sotto il ministero dell’Istruzione) aperta a tutti i difensori dei lavoratori, vicini e lontani, riformatori o rivoluzionari (e spesso, nei fatti, arciconservatori rispetto alle necessità del paese). “Cgil, Cisl, Uil, Snals, Cobas, Gilda, Usb Scuola, Cub, Usi Scuola, Anief, Coordinamenti delle scuole e dei precari”, si legge, “sono tutti invitati per poter discutere insieme la necessaria controffensiva unitaria a tutela dei lavoratori e della scuola tutta per l’organizzazione dal basso di un grande, pacifico, colorato ma determinato corteo nazionale di tutta la categoria”. Poi ci sono i gruppi Facebook, naturalmente mobilitati: l’Esercito dei prof Ata, gli alunni in difesa della scuola pubblica, i docenti uniti, i docenti del Lazio e della Campania.

L’impianto governativo è tutto da rigettare per i sindacati italiani e in particolare l’idea  –  in verità da approfondire  –  dei quattro anni di scuole superiori al posto di cinque. “Così taglieranno sessantamila cattedre”. E questo quando negli ultimi sei anni “centocinquantamila precari sono stati rimandati indietro”, nell’inferno delle graduatorie. Ecco, il piano Reggi (Giannini) sta facendo avanzare il terrore dei 622 mila precari – che oggi ruotano attorno alle graduatorie di istituto – a spasso. Non si fa mai cenno che, a fronte di un blocco di maestri e prof impegnati che semplicemente meriterebbe una cattedra, c’è chi fa un altro lavoro, chi non ha alcuna intenzione di far diventare l’insegnamento la propria vita, chi accetta di guadagnare poco in cambio di poco impegno e tanto tempo a disposizione. Già, l’Unicobas è così carica che invita i suoi così: “Prendiamo la Bastiglia”. La Bastiglia di viale Trastevere, intende.

L’Anief, i puntuti sindacati di Palermo, già ha dato la sua adesione. “Non è caricando gli insegnanti di nuove mansioni che si garantisce la loro produttività: questa è una logica puramente aziendale. Il docente ha bisogno di tempo per calibrare i suoi impegni, per preparare le lezioni e valutare gli elaborati”. L’Anief è mobilitata dallo scorso due luglio, giorno delle rivelazioni di Reggi, ed è preoccupata che in Trentino la trattativa sul nuovo contratto  –  incentivi economici, flessibilità oraria  –  sia già partita e rischi di diventare “un punto di riferimento importante anche per il resto d’Italia”.

Quelli della Gilda hanno la baionetta in canna e la Cgil, che la scorsa settimana ha allestito una partecipata assemblea nazionale (“Usciamo dal precariato della conoscenza”) ma non ha fatto sapere se ci sarà per questo sit-in di metà luglio, rimanda la sua protesta frontale a una “serrata mobilitazione” per settembre. E non cambia i toni al dibattito: “Altroché precari da cancellare, chi ha prestato più di 36 mesi di servizio ha diritto alla stabilizzazione e al pagamento degli scatti di anzianità”. Nell’agenda di lotta della Cgil-Flc c’è, per dire, “la riforma del reclutamento”, ma quando il governo e il Pd propongono il binario magistrale (3+2) come passaggio unico per mettere chiarezza a una babele di inserimenti oggi sì senza logica né giustizia, ecco che la mano del segretario Mimmo Pantaleo va alla pistola. Il “3+2” con tirocinio formativo di un anno in classe è una vecchia proposta del ministro Maria Stella Gelmini, ma non si può gettare alle ortiche solo perché pensata da un governo nemico e ripresa ora da un governo “che tradisce”.

Ecco, c’è molta conservazione e molta autoconservazione nella protesta automatica, con l’autoscatto, del sindacato italiano di fronte a ogni parvenza di riforma. C’è, però, un dato di fondo, di cui il governo non potrà non tenere conto portando la sua riforma alla discussione e, dunque, presto, in Consiglio dei ministri. “Tra il 2010 e il 2013 i dipendenti della scuola hanno perso 2.382 euro”, conteggia la Cgil, “parti sempre più consistenti del lavoro nei comparti della conoscenza scivolano verso condizioni di povertà”. In Italia non si può andare a nessuna riforma della scuola  –  oggi  –  senza pensare a un aumento di retribuzione fisso, per tutti. Un insegnante italiano nei suoi primi dieci anni di docenza guadagna 1.330 euro nette il mese. Uno spagnolo 500 euro (nette) in più. Un insegnante tedesco della Renania-Palatinato ne guadagna 3.040 ogni mese. Il contratto italiano è fermo da sette anni. Da qui si deve partire, ipotizzando la possibilità di un aumento (lordo) che si senta. Non si può immaginare un recupero del 30 per cento, come sparano i sindacati. Facciamo centocinquanta euro lorde? In due tranche? Da distribuire nel 2015 e nel 2016, con un deficit pubblico presumibilmente migliorato?

Ecco, il Matteo Renzi che ad aprile 2014 mette la scuola al centro del suo agire politico  –  come fece Tony Blair, d’altronde  –  non può scoprire a luglio che l’Europa non gli consente quello che non ha consentito a Berlusconi, a Monti e soprattutto a Enrico Letta. “Senza soldi non si fanno le rivoluzioni”, dice un vecchio ministro capace come Giuseppe Fioroni. Altrimenti, le riforme si trasformano in tagli lineari. C’è un miliardo e mezzo da trovare, per la scuola, per il suo milione di insegnanti pronti a fermarsi al rientro di settembre. L’alternativa è non fare nulla, far vincere i conservatori, far perdere i nostri ragazzi seduti ai banchi.

Test Invalsi 2014. Novità e conferme

da tuttoscuola.com

Test Invalsi 2014. Novità e conferme

La scorsa settimana sono stati presentati i primi risultati della tornata 2014 dei test Invalsi, quelli ricavati dall’analisi dei dati emersi nelle classi campione (oltre 6.500 con quasi 90.000 alunni), dove erano presenti osservatori (uno per classe) appositamente selezionati dagli Uffici Scolastici Regionali e formati dall’Istituto di valutazione.

Si tratta di risultati attendibili non solo perché ottenuti in classi dove le prove si sono svolte sotto il controllo degli osservatori esterni ma perché ‘depurati’, mediante tecniche ormai collaudate e affinate, da comportamenti anomali (copiature, eventuali aiuti degli insegnanti, risposte polemiche o irridenti), che all’Invalsi chiamano “opportunistici”.

La novità positiva di quest’anno è stata la riduzione della distanza tra studenti del Nord e del Sud nei punteggi conseguiti a livello di scuola primaria (seconde e quinte classi). Distanza che ricompare in terza media e aumenta nel secondo anno delle scuole secondarie superiori, dove a essere penalizzati (e questa è una conferma in negativo) sono gli istituti tecnici e professionali del Sud e delle Isole. Ma anche qui con una piccola riduzione del gap Nord-Sud, dovuta in parte al lieve rallentamento di alcune Regioni del Nord dove i punteggi raggiunti sono sempre brillanti, ma meno che in passato.

Da notare che la riduzione delle distanze nelle performance degli studenti (distanze territoriali, per tipologia di scuola, e anche all’interno delle scuole e delle classi) va considerata positivamente perché è indicativa, come mostrano numerosi studi nazionali e internazionali, di un maggior grado di equità nel funzionamento delle istituzioni scolastiche.

 

Maggioranza in cerca di una politica scolastica

da tuttoscuola.com

Maggioranza in cerca di una politica scolastica

Per quasi venti anni, dal 1996 al 2014, fino alla formazione del governo Renzi, la politica scolastica delle maggioranze di governo alternatesi durante quel periodo, convenzionalmente denominato ‘seconda Repubblica’, si è identificata con quella dei ministri pro tempore.

A differenza di quanto accadeva con le frequenti, estenuanti e spesso inconcludenti trattative tra i partiti della prima Repubblica, non c’è stato alcun bisogno, per i ministri della Seconda, di esercitarsi in complesse mediazioni e ripetute limature dei provvedimenti legislativi. Così è stato per i ministri Berlinguer, Moratti, Fioroni e Gelmini, e perfino per il ‘tecnico’ Profumo e la ‘tecnico-politica’ Carrozza, membri questi ultimi di governi (Monti e Letta) sostenuti da maggioranze eterogenee, che almeno sulla carta avrebbero avuto bisogno di discutere e definire una linea di politica scolastica condivisa. Cosa che non è avvenuta, anche per la forte caratterizzazione tecnocratica degli interessati.

Solo con l’avvento del governo Renzi, e anche a seguito dell’esplicita dichiarazione di intenti del nuovo titolare del Miur Stefania Giannini (che si è subito autodefinita ministro politico e non tecnico, anche in quanto leader di Scelta civica), si è assistito ad un ritorno della politica scolastica come oggetto di dibattito e iniziativa politico-parlamentare non dipendente o discendente dall’azione del ministro.

Così il Pd (con il responsabile scuola Faraone, ma anche con Puglisi, capogruppo in commissione istruzione del Senato, Reggi, sottosegretario al Miur, e altri) si è fatto promotore di proposte e iniziative in vari campi e direzioni – dal potenziamento della scuola dell’infanzia alla difesa dei diritti dei disabili, dalle ‘scuole aperte’ a un diverso stato giuridico – dando l’impressione di agire in autonomia dal ministro e/o di volerne condizionare l’opera.

Il ministro, dal canto suo, non perde occasione per esternare sugli argomenti più diversi, ma lo fa quasi sempre attraverso brevi messaggi, per flash più che per argomentazioni, dando spesso l’impressione di parlare a titolo personale anziché a nome del governo. Sulla cui politica scolastica forse servirebbe a questo punto maggiore chiarezza.

 

Garanzia Giovani: includere anche gli studenti, non solo i Neet?

da tuttoscuola.com

Garanzia Giovani: includere anche gli studenti, non solo i Neet?

La disoccupazione giovanile continua a crescere nonostante le frontiere dell’alternanza scuola-lavoro e dell’apprendistato. Con il prossimo anno scolastico si avvia, infatti, anche la sperimentazione dell’apprendistato per gli studenti del quarto e quinto anno delle superiori. Il primo maggio è partito, a livello  nazionale,  il progetto europeo “Garanzia Giovani” per l’occupazione che vorrebbe vedere  allineate,  su tutto il territorio nazionale, le iniziative rivolte ai giovani tra i 15 e i 29 anni di età, con l’obiettivo di recuperare i neet  e chi ha abbandonato lo studio e non è ancora inserito nel mercato del lavoro, e vorrebbe provvedere a colmare i gap di competenza, orientare e offrire concrete possibilità di intraprendere un progetto di vita in ottica lifelong learning  attraverso modalità di formazione integrata scuola lavoro.

Il progetto, “Garanzia Giovani” mobilita un miliardo e mezzo di euro per aiutare i ragazzi e le ragazze da 15 a 29 anni. Il programma operativo è stato approvato dalla Commissione Europea lo scorso 11 luglio, e prevede l’utilizzo di diversi strumenti: tirocini e contratti di apprendistato,  collegati/finalizzati al conseguimento di una qualifica o di un titolo di studio superiore a quello posseduto (se posseduto). Il sottosegretario del Miur Toccafondi sollecita un ripensamento per favorire il coinvolgimento della scuola e perciò anche della fascia studentesca.

L’apprendistato è stato più volte riformulato per incontrare le esigenze delle imprese e incoraggiarle ad usare lo strumento, comprendendo la possibilità, con l’ultimo testo legislativo del 2011, di assolvere l’obbligo scolastico nella modalità in apprendistato, accessibile,  quindi,  dai 15 anni di età.

Eppure i dati nell’uso di queste esperienze continuano ad essere poco incoraggianti: pochi i contratti in apprendistato e pochi i percorsi di alternanza scuola lavoro, che è poco presente persino nel piano dell’offerta formativa (POF) delle istituzioni scolastiche che pure la prevedono nel proprio curricolo.

 

Flc-Cgil, basta effetti speciali, serve rinnovo contratti

da tuttoscuola.com

Flc-Cgil, basta effetti speciali, serve rinnovo contratti

Si riparla di rinnovi contrattuali per i dipendenti dei comparti pubblici in posizioni contrapposte tra Governo e sindacati.

Il ministro Marianna Madia ha dichiarato che si potrà tornare a parlare dei rinnovi dei contratti pubblici quando la situazione economica lo permetterà, e cioè mai! Vorrei ricordare al Governo che la perdita accumulata nelle pubbliche amministrazioni negli anni 2010-2013 è stata di 1.600 euro (per dipendente). Nel comparto scuola di 2.382 euro“.

È quanto affermato da Mimmo Pantaleo, segretario generale di Flc-Cgil, sulla riforma della Pubblica amministrazione.

La contrattazione decentrata – spiega Pantaleo – è fortemente limitata dalla mancanza di risorse e dai vincoli assurdi della legge Brunetta. Parti sempre più consistenti del lavoro nei comparti della conoscenza scivolano verso condizioni di povertà anche per effetto dell’aumento del precariato.

Nei provvedimenti del Governo – continua – si peggiorano le condizioni di lavoro, si tagliano risorse, si riducono i salari e si rischia il licenziamento di migliaia di precari“.

In queste condizioni – conclude il segretario della Flc-Cgil – come si può pensare di migliorare la qualità della scuola, dell’università e della ricerca? Sarebbe necessario finirla con gli ‘effetti speciali’ ed affrontare i problemi reali“.

 

Decreto Direttore Generale 14 luglio 2014, Prot.590

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Decreto Direttore Generale 14 luglio 2014, Prot.590

Ripartizione tra le Regioni a Statuto Speciale, per l’a.s. 2014, dei fondi per l’erogazione di borse di studio in favore degli alunni nell’adempimento dell’obbligo scolastico e nella successiva frequenza della scuola secondaria superiore (14A05686)

(GU Serie Generale n.169 del 23-7-2014)

Decreto Direttore Generale 14 luglio 2014, Prot.589

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per lo Studente, l’Integrazione, la Partecipazione e la Comunicazione

Decreto Direttore Generale 14 luglio 2014, Prot.589

Ripartizione tra le Regioni, per l’a.s. 2014/2015, dei finanziamenti per la fornitura dei libri di testo in favore degli alunni meno abbienti delle scuole dell’obbligo e secondarie superiori (14A05662)

(GU Serie Generale n.169 del 23-7-2014)