Caso Trento: Miur sta raccogliendo elementi

Caso Trento, Giannini: Miur sta raccogliendo elementi.
Se c’è discriminazione agiremo con severità

“Il Miur valuterà il caso di Trento con la massima rapidità e con un confronto chiaro e doveroso con le parti coinvolte. In queste ore sto raccogliendo gli elementi utili a comprenderne tutti gli aspetti. Laddove ci trovassimo di fronte ad un caso legato ad una discriminazione di tipo sessuale agiremo con la dovuta severità”.

E’ quanto afferma il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini.

D. F. Wallace, Una cosa divertente che non farò mai più

Come ridere del male

di Antonio Stanca

wallaceL’anno scorso nella serie “Coast to Coast” (Autori americani contemporanei) promossa da “Il Sole 24 ORE” è comparso al numero 16 Una cosa divertente che non farò mai più dello scrittore americano David Foster Wallace. La traduzione era di Gabriella D’Angelo e Francesco Piccolo. Si trattava di un saggio che Wallace aveva pubblicato nel 1997 e nel quale mostrava la maniera che ormai distingueva la sua scrittura fosse saggistica o narrativa, quella, cioè, di evidenziare i problemi sopraggiunti nei rapporti privati e pubblici della moderna società americana, la serie di contraddizioni nelle quali si dibatteva e di coglierle attraverso un umorismo che non escludeva il turbamento, la pena di chi scriveva.

Wallace aveva esordito nel 1987, a venticinque anni, con il romanzo La scopa del sistema, nel 1983 aveva pubblicato la prima raccolta di racconti, La ragazza dai capelli strani, e nel 1996 il secondo romanzo Infinite Jest che è considerato il suo capolavoro. Sarebbe stato autore di altri racconti, di altri saggi e incompiuto sarebbe rimasto il terzo romanzo Il re pallido poiché improvvisa e cercata sarebbe stata la sua morte il 12 Settembre 2008 nella casa di Claremont, California, dove viveva con la moglie. Aveva solo quarantasei anni, era nato ad Ithaca nel 1962. Aveva compiuto i primi studi nell’Illinois, li aveva continuati e portati a termine ad Urbana dove si era laureato, nel 1985, in Letteratura inglese e Filosofia. Dopo si era specializzato in Logica Modale e Matematica ed infine presso l’Università di Harvard aveva iniziato a frequentare il corso di Filosofia. Premiata è stata la sua tesi in Filosofia sulla Logica Modale e negli anni Novanta Wallace è stato incaricato presso la Illinois State University. Dal 2002 è stato docente di scrittura creativa e Letteratura inglese presso il Pomona College, California.

Molto ha fatto nonostante la sua breve vita, si sono distinti l’uomo e l’autore e il loro nome è ormai compreso tra quelli dei maggiori scrittori americani contemporanei. Con Wallace è comparso un tipo di scrittura nuovo dove la realtà sta accanto ad una surrealtà, la verità all’invenzione, il rigore allo scherzo, la protesta alla partecipazione. Accesa e infinitamente varia è la posizione del Wallace, qualunque sia il suo genere di scrittura, contro i tanti difetti, le tante situazioni di degrado che i moderni ambienti di vita presentano in America. In Infinite Jest è attraverso il gioco del tennis, praticato dallo stesso autore, che egli fa risaltare i guasti che si sono creati nella società americana dei suoi tempi, le rivalità, le competizioni che si sono accese tra persone e tra gruppi, la crisi che è avvenuta negli scambi, nelle comunicazioni, la funzione determinante che hanno assunto i mezzi di comunicazione di massa, il condizionamento da essi comportato, la penetrazione delle droghe nella vita privata e pubblica e tante altre forme negative di pensare, di fare, di stare, di vivere. Egli le fa diventare oggetto d’ironia, motivo di comicità ma non nasconde di essere allarmato per quanto vede, sente, per non saper indicare una via d’uscita, una soluzione per problemi tanto vasti e tanto gravi. Ad essere urtata è la sua sensibilità di persona libera da compromessi, capace di ergersi sopra le convenzioni. E’ il suo spirito di autore, di scrittore che lo fa andare oltre l’immanenza e riferirsi a quanto non c’è più, a quanto dell’uomo è stato perso e forse per sempre.

Sono stati questi significati perseguiti ed i modi con i quali lo ha fatto a rendere Wallace un autore noto fin dal suo primo apparire, a procurargli numerosi riconoscimenti in patria e all’estero.

Nel saggio Una cosa divertente che non farò mai più dice di una crociera da lui fatta negli anni Novanta nel mare dei Caraibi perché incaricato di un’indagine da parte di un giornale. Stavolta è questa la circostanza dalla quale muove per dire dei costumi, dei pensieri, dei gusti dei compagni di viaggio americani, stavolta è lo sconosciuto giornalista che tra loro si è inserito per una crociera di sette giorni e tanto gli è sufficiente per rilevare i difetti, i vizi più nascosti dei suoi connazionali. Sulla nave non c’è posto, stanza da letto o da pranzo o da bagno, ponte o piscina o biblioteca, sala per intrattenimenti o per proiezioni, non c’è situazione interna o esterna, le escursioni, non c’è americano solo o in gruppo che non renda il celato giornalista accorto di quanto di poco chiaro, d’irregolare, di scorretto avviene ormai nel comportamento individuale, nei rapporti, nelle relazioni tra persone o tra gruppi o tra loro e le cose, che non lo faccia preoccupare dal momento che non riesce ad intravedere una soluzione e naturale gli viene scivolare nell’umorismo, nell’ironia. Come mezzi per salvarsi giungono questi, come gli unici rimasti. Fare critica attraverso l’ironia significa cogliere bene il problema, farlo capire con più facilità. Non porterà alla sua soluzione ma ne diventerà il segno, non lo farà passare inosservato.

Assunzioni 2014/15, tra docenti e Ata almeno 40mila posti liberi

da La Tecnica della Scuola

Assunzioni 2014/15, tra docenti e Ata almeno 40mila posti liberi

Il calcolo è della Uil Scuola: ci sono oltre 21 mila posti sui quali effettuare le nomine; a questi vanno aggiunti 13.342 posti per il sostegno previsti dal precedente Governo; poi i pensionamenti Ata, pari a 4.599 unità. Ad una cifra simile era arrivato anche il Corriere della Sera un paio di giorni prima. Per le immissioni in ruolo, il Miur dovrebbe averne però chiesti non molti più di 30mila complessivi. E poi c’è sempre il fondato rischio della “sforbiciata” finale del Mef. Tanto che la Flc-Cgil teme che quest’anno le assunzioni copriranno a malapena il turn over.

Sarebbero quasi 40mila, per l’esattezza 39.340 i posti di organico di diritto da coprire subito con altrettante nuove nomine in ruolo. A chiederlo, il 19 luglio, dati alla mano, è stato il segretario generale della Uil scuola, Massimo Di Menna.

“Se prendiamo in esame il numero complessivo dei docenti di ruolo in servizio (594.854) e togliamo i pensionamenti (15.414) abbiamo 579.399 insegnanti in servizio nella scuola italiana. Le immissioni in ruolo – ha spiegato Di Menna – vanno calcolate sull’insieme dei posti di organico di diritto del personale docente che sono 600.839. Il dato è presto individuato: se, infatti si toglie dall’insieme dei 600 mila posti di organico di diritto quello degli insegnanti già in servizio restano oltre 21 mila posti sui quali effettuare le nomine. A questi vanno aggiunti 13.342 posti per gli insegnanti di sostegno previsti dal precedente Governo nel Decreto Scuola, per il 2014. Nel calcolo complessivo vanno, inoltre inseriti i 4.599 pensionamenti del personale Ata”. Per i quali ci dovrebbero comunque essere anche alcune migliaia di posti già vacanti.
Ricordando che il governo si appresta a presentare provvedimenti sulla scuola, Di Menna sottolinea che “oltre all’edilizia scolastica, come atti concreti immediati, bisogna inserire tre elementi di pianificazione importanti: un piano di assunzioni per dare certezze al personale e continuità all’attività didattica e di funzionamento delle scuole; dare attuazione all’organico funzionale, di scuola e di rete, previsto già da un decreto del Governo Monti e rimasto in giacenza in qualche cassetto; porre fine al blocco dei contratti, per dare valore e riconoscimento alle professionalità con un nuovo contratto per il triennio”.

Al momento, tuttavia, quel che più interessa è l’immissione in ruolo dei precari. Qualche giorno fa la Flc-Cgil ha fatto sapere di temere che quest’anno si coprirà a malapena il turn over. Sul Corriere della Sera di un paio di giorni fa, invece, si parlava 15 mila posti garantiti “dal turn-over, a cui vanno aggiunti i 13mila del sostegno. Sul turn-over, però, non c’è una corrispondenza immediata tra posti disponibili e vincitori: perché in alcune regioni, come quelle del Sud, gli insegnanti hanno un’età media più alta, e quindi c’è maggiore ricambio generazionale. Ma proprio in queste regioni (Sicilia, Campania, Puglia, Calabria), dove si liberano più posti, in realtà c’è meno bisogno di insegnanti: perché sono quelle dove c’è meno immigrazione e meno nuovi iscritti”. Anche se su questo punto l’Anief, sempre nei giorni scorsi, ha detto che “è assurdo attuare questa politica nelle stesse aree dove imperversano abbandoni e Neet” e che quindi per il Meridione occorre adottare organici maggiorati (oltre che assumere 100mila docenti e 25mila Ata perché i posti sarebbero molti di più).

“In queste regioni – continua il Corriere della Sera – probabilmente per dare un posto a tutti bisognerà aspettare il terzo anno post-concorso.In quelle del Nord, dove invece c’è bisogno e sono state coperte tutte le posizioni, si potrebbero usare i vincitori del Sud (ma in questo caso ci sarebbe bisogno di un provvedimento di legge), oppure estendere la validità del concorso (in questo caso basterebbe un provvedimento amministrativo). Ma c’è un’altra fetta di posti disponibili di cui non si parla: sono i 14 mila, in valore assoluto, per cui non c’è ancora il finanziamento garantito”. Ebbene, “considerando che la scuola ha 6000 insegnanti in esubero (ma che non possono andare a coprire i posti vacanti perché non hanno la qualifica necessaria per farlo), i 14 mila diventano 8 mila”. La cifra complessiva (15mila curricolari, 13mila di sostegno e gli 8mila non garantiti) farebbe 36mila. Una cifra, che seppure raggiunta con modalità diverse, è molto vicina a quella della Uil Scuola (che per arrivare a quasi 40mila posti complessivi liberi ha aggiunti i 4.599 Ata prossimi alla pensione).

Insomma, sulla disponibilità dei posti sembra esserci concordanza. Ma difficilmente saranno tutti assegnati per le immissioni in ruolo. Prima di tutto perché, a quanto ci risulta, il Miur ne avrebbe indicati al ministero dell’Economia circa il 25% in meno. Quindi attorno ai 30mila. In secondo luogo perché da Via XX Settembre potrebbe attuare un’ulteriore sforbiciata, giustificata dal solito “ritornello” delle coperture economiche. E se andrà così, il nuovo anno scolastico prenderà il via nel clima di proteste a cui (purtroppo!) siamo abituati ad assistere da troppi anni.

Miur: da lunedì partono i primi interventi in edilizia scolastica

da La Tecnica della Scuola

Miur: da lunedì partono i primi interventi in edilizia scolastica

Parte il piano per l’edilizia scolastica annunciato dal governo. Interventi di piccola manutenzione. Oltre 7.700 plessi coinvolti nel 2014

Il Miur annuncia, con una nota, che il piano per l’edilizia scolastica prende forma. Lunedì prossimo al via i primi interventi di “piccola manutenzione per il ripristino del decoro e della funzionalità degli edifici scolastici”.
“Per rendere le #scuolebelle è previsto, sul 2014, un finanziamento di 150 milioni. E da oggi è disponibile sul sito www.istruzione.it l’elenco completo delle istituzioni scolastiche interessate quest’anno, per un totale di 7.751 plessi (dato aggiornato al 18 luglio). Il Miur verserà gli importi direttamente alle scuole. Saranno poi i dirigenti scolastici ad ordinare i lavori attraverso gli appalti Consip o ricorrendo ai vecchi appalti dove quelli nuovi non sono ancora stati attivati”.

Supplenze brevi, sì o no?

da La Tecnica della Scuola

Supplenze brevi, sì o no?

E’ questo uno dei punti più dibattuti della proposta di riforma Giannini-Reggi, la querelle che sta facendo infuriare i precari della scuola, sorprendentemente anche quelli storici, non solo le giovani leve, visto che anche loro spesso sono stati costretti dai tagli programmatici di questi ultimi anni a ridursi ad accettare brevi incarichi di lavoro, magari dopo anni di incarichi annuali.

Eppure il risparmio stimato dall’eventuale eliminazione delle supplenze brevi, affidate ai docenti di ruolo, è di circa 800 milioni di euro. Il tempo, all’interno delle scuole, si sta economicizzando e la terminologia diventa sempre più scientifica: è il momento, a quanto si vocifera, della creazione di una banca del tempo, un numero di ore che i docenti di ruolo, non si sa con quale retribuzione, dovrebbero mettere a disposizione dell’istituzione. Una pratica peraltro già in uso in molti istituti con delibera del collegio docenti.

In effetti la contrattazione sui criteri e modalità relativi all’orario deve confrontarsi con un preciso modello organizzativo-gestionale di una scuola viva e vera, delineata sostanzialmente dal POF e dalle scelte anche territoriali che lo supportano.

Da tempo si sbandiera l’idea della flessibilità organizzativa e didattica che è certo un aspetto organizzativo nonché dinamico che tocca l’istituto dell’orario e deve rispondere, in un’armonica composizione di interessi, a particolari esigenze dei lavoratori e quelle della scuola come sistema.

Inoltre è chiaro che l’orario di lavoro dei docenti, pur essendo contrattualmente definiti la funzione e il profilo professionale comune a tutti (cfr artt. 25 e 26 del CCNL 2006/2009), assume un diverso approccio, non solo per quantità oraria, secondo i diversi gradi di scuola, l’aggregazione in istituti comprensivi e anche i diversi ordini di scuola a livello superiore.

Non a caso anche linguisticamente la questione dell’orario docenti è abbastanza complessa. Esiste una differenza tra orario di servizio (la durata di funzionamento del servizio scolastico, l’apertura della scuola con le sue articolazioni); orario di lezione (l’orario che comprende le attività curriculari); e orario di lavoro (la durata della prestazione del singolo lavoratore che comprende tutte le tipologie delle attività relative al proprio profilo professionale e alla specifica funzione).

Da tempo in parecchi istituti è vigente il cosiddetto contratto di solidarietà per le sostituzioni giornaliere, appunto una forma di banca delle ore, senza aggravi di spesa per l’amministrazione pubblica, grazie alla quale il dirigente si garantisce la possibilità di garantire le sostituzioni quotidiane. A ciascun docente che aderisca al contratto di solidarietà per le sostituzioni viene intestato un conto individuale su cui potrà immettere o prelevare ore. Le ore che possono essere conteggiate in tale conto sono solo ed esclusivamente quelle rese per prestazioni di lavoro straordinario e supplementare, oltre l’orario di cattedra, autorizzate dal dirigente scolastico. L’utilizzo delle ore accantonate può avvenire in due modalità differenti, previa autorizzazione del dirigente scolastico e a seconda delle necessità personali e di servizio: tramite permessi brevi ad ore secondo quanto previsto dal CCNL art. 16 – commi 1  e 3; tramite la concessione di giornate di ferie, in numero massimo di sei per anno scolastico, secondo le modalità stabilite dall’art. 13 comma 9 del CCNL, conteggiando le effettive ore di assenza durante la stessa giornata di ferie.

In sintesi si vorrebbe (si attendono chiarimenti in tal senso) estendere questo sistema anche alle supplenze brevi che, proprio per la loro brevità, non possono garantire alcun vantaggio didattico per gli allievi.
“Le supplenze brevi vanno sostituite…” dichiara il Sottosegretario Reggi, non aggiungendo ulteriori ore di lezione ai docenti (Reggi ha smentito questa interpretazione della sua intervista a Repubblica), ma dando attuazione all’organico funzionale di scuola o di rete, come previsto dalla legge 35/2012.

A quanto pare, dunque, al di là del sensazionalismo delle notizie e della comprensibile angoscia dei precari, la scuola dell’autonomia dovrebbe andare in tale direzione. Sulla quale si ritrovano d’accordo anche donne di scuola di posizioni antitetiche come Valentina Aprea e Mariangela Bastico. In un’intervista rilasciata a Italia Oggi la Aprea, ex sottosegretario alla PI e assessore regionale all’istruzione della Lombardia, dichiara: “Trovo auspicabile un orario maggiore per gli insegnanti se legato a maggiori responsabilità o attività, comprese le sostituzioni dei colleghi assenti per brevi periodi. Questo però funziona se l’insegnante ha un suo interesse anche economico. Servono risorse.”

E sulle supplenze brevi: “Non ha senso per gli studenti avere docenti estranei alla classe che fanno qualche ora e via, è tempo perso. Sostituire i colleghi della classe all’interno di un progetto educativo condiviso, è meglio anche per il supplente, vuol dire non essere dei tappabuchi. Ovviamente questo sistema non va bene per le lunghe sostituzioni, per le quali servirebbero altri strumenti, come gli organici di rete.”

Della stessa idea la Bastico, ex viceministro alla P.I. del governo Prodi: “Credo che obiettivo, anche per gli insegnanti precari, sia giungere ad un organico stabile corrispondente alle esigenze scolastiche, non ampliare la platea di coloro che hanno svolto un’attività scolastica, magari di pochi giorni, aumentando soltanto il numero delle persone in graduatoria, in un’attesa senza fine. Comprendo l’obiezione di chi dice “meglio piuttosto che niente”, ma non penso che questo possa essere l’obiettivo verso cui orientare le riforme.”

Ma possiamo immaginare come la vedono, nella situazione attuale, i supplenti brevi, che spesso, oltre al danno, si godono la beffa. Non solo lavorano da anni su convocazione dell’ultimo minuto, coprendo cattedre vuote per supplenze brevi, ma restano anche senza stipendio per mesi, visto che la loro saltuaria retribuzione dipende dalla disponibilità economica delle singole scuole… Eppure a volte è meglio poco che niente, malgré tout.

Il coordinatore di classe è una figura da istituzionalizzare

da La Tecnica della Scuola

Il coordinatore di classe è una figura da istituzionalizzare

Lavorano tanto e con un carico di responsabilità non indifferente, lo fanno anche con una retribuzione modesta di 17,50 euro lorde ad ora, per un monte ore di circa 20 ore annue. Stiamo parlando della figura del coordinatore o coordinatrice di classe.

Questa importante figura non è prevista dalla normativa scolastica, non ci sono tracce di questo ruolo né nelle fonti legislative primarie né in quelle secondarie, ma comunque è una funzione molto utilizzata in tutte le scuole italiane. Si tratta di una figura delegata su base fiduciaria dal dirigente scolastico, per svolgere compiti importanti e per prendere decisioni di responsabilità.

Ma di cosa si occupa il coordinatore del consiglio di classe delegato del Ds?

Non ci sono compiti preordinati, proprio per il fatto che questo incarico sfugge a regole legislative o contrattuali, ma i compiti attribuiti al coordinatore sono variabili a seconda delle esigenze contingenti. Tuttavia di regola il coordinatore si occupa della stesura del piano didattico della classe, controlla e redige tutti gli atti burocratici del consiglio di classe che presiede, fa opera di monitoraggio dell’andamento didattico della classe e delle assenze degli alunni, comunica con le famiglie tutte le situazioni particolari, mantiene contatti frequenti con tutti i docenti della classe. Informa il dirigente scolastico sugli avvenimenti più significativi della classe facendo presente eventuali problemi emersi, ma filtra, quando è possibile, alcune problematiche senza fare intervenire in prima persona il Ds.

Presiede gli scrutini intermedi e quelli finali, nel caso il dirigente scolastico sia impegnato, assumendosi così la piena responsabilità. Compiti quelli svolti dal coordinatore di classe non di poco conto, che meriterebbero un riconoscimento normativo ed anche contrattuale. In buona sostanza sarebbe opportuno oltre che giusto, che la figura del coordinatore di classe fosse istituzionalizzata. In una fase storica come questa, dove si parla tanto di diversificazione delle carriere dei docenti, sarebbe opportuno mettere in risalto una figura importante come quella del coordinatore di classe. In questi ultimi anni i dirigenti scolastici hanno voluto dare a questa figura di sistema un ruolo di primaria importanza, tanto da decidere di assegnare alla stesso docente e nello stesso anno scolastico più coordinamenti.

Come nasce la figura del coordinatore del consiglio di classe? Nasce da esigenze di natura pratica e dalla complessità delle scuole di oggi. Infatti quando si svolgono i consigli di classe, in scuola con un numero di classe considerevole, questi si svolgono, più di uno anche due o tre, contemporaneamente, e non godendo il Ds del dono dell’ubiquità, è costretto di fatto a delegare un docente del consiglio a prendere il suo posto. Questo è previsto legislativamente ai sensi dell’art. 25 del D.L.vo n. 165/2001, comma 5, come ripreso dal CCNL vigente all’art. 34. In queste fonti normative e contrattuali ci si riferisce ad una specifica delega per lo svolgimento dei compiti di coordinamento didattico o organizzativo-didattico del consiglio di classe.

Se si volesse, si potrebbe istituzionalizzare questa figura di coordinatore su base fiduciaria, prendendo spunto dalle norme appena citate e rendendo di fatto il ruolo di coordinatore centrale e fondamentale. Sarebbe un modo per diversificare la carriera dei docenti, indicando il coordinatore come un docente che gode della fiducia del Ds, dei colleghi, dei genitori e degli studenti. In buona sostanza il coordinatore di classe, se ci fosse la volontà politica, potrebbe rappresentare un ruolo primario di fiducia e responsabilità. Oggi non è così, il coordinatore è colui che lavora di più, si espone in prima persona, cerca di risolvere le beghe del consiglio, è viene pagato circa 350 euro lorde l’anno. Forse è opportuno che Reggi e Giannini conoscano l’esistenza di queste figure per istituzionalizzarle per come è giusto che sia.