Concorso Lucy Braille, edizione 2014

Concorso Lucy Braille, edizione 2014

La Fondazione Lucia Guderzo organizza la terza edizione del concorso Lucy Braille, in collaborazione con il Liceo Classico “Pilo Albertelli” di Roma.
Per la sezione che riguarda la lettura Braille, questi sono i dati significativi:
Partecipanti: bambini e ragazzi fino ai 17 anni di eta’, delle primarie e secondarie di 1° e 2° grado, divisi in due categorie: fino agli 11 anni e dai 12 ai 17 anni.
Prove: per i ragazzi fino a 11 anni, lettura di un brano su carta, della lunghezza massima di 2 pagine braille formato A4; per i ragazzi da 12 a 17 anni: lettura di un brano su display braille della lunghezza massima di 2000 battute. I brani saranno scelti da una commissione formata da membri della Fondazione e personale del Liceo.
Premi: saranno premiati i primi tre classificati di entrambe le categorie: Euro100,00 al terzo, Euro 200,00 al secondo, Euro 500,00 al primo.
Luogo e data della prova di lettura: Aula magna del Liceo Classico Statale “Pilo Albertelli” (Roma), il 13 dicembre 2014 a partire dalle ore 10.00. La premiazione avverra’ il giorno stesso.
Iscrizioni: con il modulo online al link: http://www.winlucy.it/formail.html oppure via mail a: segreteria@fondazioneluciaguderzo.it .
Scadenza: 31 ottobre 2014.
Il bando completo si trova sul sito della Fondazione: http://www.fondazioneluciaguderzo.it/ita/news/progetti/lucy-braille-2014.php

Testi scolastici: ecco le città che acquistano di più online

da La Stampa

Testi scolastici: ecco le città che acquistano di più online

Padova, Vicenza e Roma sono in testa alla classifica stilata da Amazon

Lussemburgo

Estate, tempo di libri, di letture sotto l’ombrellone, ma anche di caccia ai testi scolastici in tempo utile e ai prezzi migliori. Il canale online permette di affrontare questa sfida lontano da lunghe e faticose code: Padova è risultata, nel 2013, la città italiana che ha più apprezzato questa soluzione, seguita da un’altra città veneta, Vicenza. Roma conquista il terzo gradino del podio, mentre Milano raggiunge solo la 15a posizione: meglio di lei hanno fatto Genova e Torino, rispettivamente 4a e 8a ma anche Reggio Calabria e Salerno, 13a e 14a.

 

Questi i dati emersi dalla classifica stilata da Amazon in merito alle città che hanno acquistato nel negozio Libri su Amazon.it più testi per l’anno scolastico ‘13-’14, avvantaggiandosi dell’Operazione 15 e lode che ha permesso l’acquisto dei manuali adottati da circa 360.000 classi con lo sconto del 15%. Il servizio è disponibile anche quest’anno all’indirizzo: www.amazon.it/15elode .

 

Dopo le capolista Padova, Vicenza e Roma, la Top 10 vede ai piedi del podio Genova e Pescara, mentre Cagliari ottiene il 6° posto. Il Triveneto è ancora protagonista con Verona alla 7a posizione e Udine alla 9a. Torino conquista l’8° posto mentre Piacenza chiude al 10°. Sorprende il risultato di Milano che si attesta alla 15a posizione, superata sia da Trento (11a) e Latina (12a), sia da Reggio Calabria (13a) e Salerno (14a), dimostrando una maggiore propensione agli acquisti online dei libri di testo, per riceverli comodamente a casa; Palermo si attesta al 26° posto, appena prima di Brescia, mentre Napoli ottiene il 30°.

 

Trovare alla lista dei testi adottati nella propria classe è facile e veloce. Visitando il sito www.amazon.it/15elode è possibile consultare il database per area geografica e selezionare progressivamente regione, provincia, comune, istituto, classe e sezione. Appare così la pagina di Amazon.it con la lista dei testi; in essa i genitori possono controllare se un testo è ancora da acquistare o se lo si possiede già dall’anno precedente. Basta poi un clic per completare l’ordine evitando così caro prezzi, disagi e lunghe attese.

Area Ocse, l’Italia ha gli insegnanti meno giovani

da La Stampa

Area Ocse, l’Italia ha gli insegnanti meno giovani

Secondo i dati del rapporto Talis sono pochissimi gli under 30, il 40% ha tra i 50 e i 59 anni

milano

L’Italia è il Paese dell’area Ocse con meno insegnanti giovani, con il record di insegnanti di età compresa tra i 50 e i 59 anni e tra quelli che hanno il maggior numero di formatori ultrasessantenni.

 

Il poco invidiabile record mondiale è contenuto nello studio di genere dell’ultimo rapporto Talis-Ocse: da una tabella di approfondimento della scuola secondaria superiore, pubblicata in queste ore dalla rivista specializzata “Orizzonte Scuola”, emerge che il “bel paese” è l’unico ad annoverare meno dell’1% di insegnanti di ruolo al di sotto dei 30 anni di età anagrafica.

 

È tutto dire che nella media dei 32 Paesi Ocse, i prof under 30 si collocano attorno al 12%, con punte europee (il Belgio) del 24% e oltreoceano (Singapore) dove addirittura quasi un docente su tre (il 32%) ha meno di 30 anni. Ma l’Italia si contraddistingue non solo perché ha tra i suoi docenti di ruolo pochissimi giovani, ma anche perché fa parte del primo gruppo di Paesi Ocse con più ultrasessantenni: subito dopo Norvegia, Svezia e Croazia, siamo sempre noi a “primeggiare”. Con circa il 12% di prof over 60enni, che inglobando anche i docenti degli altri ordini scolastici sono già oggi più di 70mila.

 

Il sistema scolastico italiano, come se non fosse sufficiente, è quello che vanta la più alta percentuale di insegnanti con una età che varia tra i 50 e i 59 anni: quasi il 40%, un numero altissimo. Basta dire che la media Ocse di questa fascia di anagrafica di prof è appena superiore al 20%. Tra i parametri più significativi va poi ricordato quello dell’età media degli insegnanti, giunta ormai a 51 anni. Mentre nelle forze di polizia italiane è appena di 41. Tra l’altro, i numeri sono destinati a salire poiché dai calcoli Ocse risulta che quasi l’80% degli insegnanti è donna (percentuale che sale fino a quasi l’82% se nel computo si inseriscono anche gli altri ordini di scuole).

 

Oggi una donna che lavora nella scuola lascia il servizio mediamente a 62-63 anni, ma quando la riforma Fornero sarà portata a termine, potrà farlo “solo” a 67-68 anni. Facendo così inevitabilmente innalzare la presenza di docenti con i capelli bianchi.

 

Dall’ultimo concorso a cattedre, bandito nel 2012, sono arrivati 800 nuovi docenti con meno di 30 anni. Si tratta comunque di una percentuale irrisoria (lo 018%) del corpo docente italiano di ruolo, composto in tutto da circa 595mila insegnanti.

Giffoni Film Festival

giffoni

Giffoni Film Festival per capire i ragazzi e aiutarli a crescere

di Mario Coviello

 

Sono sempre più convinto che tutti i docenti italiani,almeno una volta nella loro vita, nel mese di luglio, devono andare a Giffoni Vallepiana in provincia di Salerno per partecipare al festival del cinema è ragazzi più importante del mondo. Quest’anno il festival si conclude il 28 luglio ed è in pieno svolgimento.

Giffoni da 44 anni presenta ad un pubblico di giovani e giovanissimi ( e alle loro famiglie) il meglio della produzione cinematografica mondiale” Teen & Family “.Ma il GEX ( Giffoni Experience ) non è solo film è anche musica, web, letteratura. Il Festival di Giffoni nasce nel 1971 da un’idea dell’allora diciottenne Claudio Gubitosi, che ancora oggi ne è il direttore artistico.

Protagonisti della manifestazione sono i giovani e il pubblico che affolla le sale dove si proiettano i film . I giurati, provenienti da ogni parte del mondo, vengono ospitati dalle famiglie di Giffoni e dintorni e si occupano di visionare i film e discuterne con registi e attori.

Il Festival è passato da una manifestazione poco più che regionale a un evento di respiro internazionale, Dal 2000, all’interno dell’evento, si è inserito il Giffoni Music Concept, un festival musicale con una giuria composta, come per la manifestazione ufficiale, unicamente da ragazzi

Frequento il festival di Giffoni dal 1982, l’anno nel quale ho avuto la fortuna di conoscere Francois Truffaut. che ha lasciato scritto: «Di tutti i festival del cinema, quello di Giffoni è il più necessario».E nel corso degli anni ho potuto incontrare a Giffoni Giulietta Masina, Meryl Streep, Robert De Niro, Oliver Stone, Jeremy Irons, John Travolta, Wim Wenders, Meg Ryan, Kathy Bates, Krzystof Kieslowsky, Roman Polanski, Danny de Vito, Naomi Watts, Christina Ricci, Winona Ryder, Susan Sarandon, Samuel L. Jackson e quest ‘ anno Richard Gere, Isabella Ferrari, Claudia Gerini e giovani registi di tutto il mondo che presentano le loro opere nelle varie sezioni del festival.

L’idea vincente di Claudio Gubitosi che è l’anima del Festival dagli inizi, è stata quella della giuria dei ragazzi di un’età compresa tra i 3 e i 22 anni. Sono più di tremila i giurati quest’anno e provengono da 50 paesi.

Queste le sezioni del GEX : ELEMENTS +3, ELEMENTS +6, ELEMENTS +10, GENERATOR +13, GENERATOR +16, GENERATOR +18 (ex SGUARDI INQUIETI) (giuria mista composta da giovani e adulti), MASTERCLASS (una sezione speciale del festival riservata ai migliori ex giurati delle passate edizioni.Giffoni Experience non è solo festival. Ben 250 giorni di attività all’anno. Un esempio: oltre 350.000 studenti arrivati a Giffoni in 15 anni per il progetto Movie Days. Più tutte le attività sociali e “speciali”. Da più di 15 anni Giffoni Experience si è andato affermando non solo come un evento rinomato internazionalmente e come sinonimo di qualità, ma soprattutto come efficiente “azienda culturale” che occupa decine di giovani a tempo pieno e organizza eventi tutto l’anno. Dal 2001 GFF ha creato una rete di festival nel Mondo – Giffoni Voyager – che usando il format del festival è capace di diffondere a livello planetario film per ragazzi di grande qualità.

Il tema del 2014 è “ BE DIFFERENT “ Sii differente, unico. “La differenza è ricchezza, è il potere di cambiare partendo da un elemento “anomalo” che, distaccandosi da quella che viene intesa come norma, cambia la nostra visione del mondo. La differenza è la cifra esatta della bellezza, la capacità di innalzarsi al di sopra della folla con passo leggero. La differenza è la sostanza del nostro essere e la forza della nostra evoluzione. E allora l’ invito di Giffoni è Be different, “ perché essere diverso è l’unica via per cambiare il mondo intorno a te, per creare, per inseguire il domani e farlo proprio, per cercare la propria strada senza temere lo scandalo o l’essere un monstrum, ovvero oggetto di stupore e meraviglia, l’essenza di cioè che è grande, meraviglioso e spaventoso proprio per il suo essere diverso.”

Partecipo al Festival quest’anno come giurato nella sezione “ + 18 “.Mi piace il Giffoni Film Festival perché mi consente di ascoltare, osservare le giovani generazioni di tutto il mondo che sono capaci di diventare amici in poche ore e scopro la loro abilità nell’uso dell’i phone, che usano in continuazione per i selfies, i messaggi, i video, le registrazioni. I film in concorso raccontano il difficile cammino di bambini e ragazzi che vogliono essere unici ma sono frenati da genitori in crisi, dalla violenza dei quartieri ghetto, dall’alcoolismo, dalla droga. Nei films, nei corti e nei medio metraggi rifletto sulla crisi che ci attanaglia e sulla necessità della speranza, nonostante tutto. La presentazione del tema di quest’anno si chiude con queste parole : “Non c’è grandezza senza differenza. Il genio è diverso e per la sua differenza compie un percorso doloroso attraverso la vita ma è dalla sua differenza che otteniamo il dono dell’arte, la forza dell’invenzione. Essere diverso è il peso che ogni ragazzo porta con sé. Se la similitudine è rassicurante segno di appartenenza ad un gruppo, ad una famiglia, ad una società di uguali, la differenza viene vissuta come difficoltà, limite, castigo piuttosto che come potenzialità infinita di trasformazione. Cos’è la giovinezza se non il potere di essere ciò che si vuole? E la più grande differenza non è forse quella di avere ancora tra le mani il proprio futuro? “

Chiudo con un esempio emblematico. Laura Hallovic ha presentato a Giffoni in anteprima mondiale il suo primo lungometraggio “ Io romantica rom “. La prima regista rom con un tratto leggero racconta la sua vita di zingara che ha la passione per il cinema e realizza il suo sogno a 24 anni, combattendo contro la famiglia che la fa sposare giovanissima.

“ Ho voluto con il mio film mostrare il volto umano dei rom, quello autentico e non il profilo disegnato dal pregiudizio..” E i giovani hanno capito ed applaudito a lungo la sua opera. Per questo Giffoni è veramente un’esperienza da non perdere.

Scuola, assunzioni raddoppiate ma «tagliate»

da l’Unità

Scuola, assunzioni raddoppiate ma «tagliate»

30mila immissioni in ruolo Ma per i sindacati mancano 6mila cattedre bloccate dal Mef. Flc Cgil presenta il suo cantiere: vogliamo cambiare, ma col confronto

Da una parte il governo, la sua riforma per ora solo anticipata con aumento dell’orario di lavoro, taglio delle supplenze e possibile taglio dell’ultimo anno, dall’altra la Flc-Cgil che presenta il suo “Cantiere scuola”, «un piano complessivo di cambiamento». Ma il primo scontro governo sindacati riguarda le immissioni in ruolo: le assunzioni previste. A meno di un mese e mezzo dal nuovo anno scolastico, i sindacati denunciano che i numeri non tornano: nonostante il raddoppio del contingente rispetto all’anno scorso, ci sarebbero 6mila assunzioni in meno rispetto ai numeri previsti dal piano triennale sottoscritto dall’ex ministro Maria Chiara Carrozza. Il ministero dell’Economia infatti vorrebbe quantificare le cattedre rispetto al turn-over, non rispettando l’impegno del governo precedente. Invece dei previsti 21.399 docenti, ci sarebbero solo 15.414 assunzioni. Tagli simili avrebbero anche le immissioni in ruolo dei 4.599 Ata e 13.342 docenti di sostegno: per il sindacato Anief «ci sono tagli per 7mila insegnanti di sostegno, 13mila Ata e 4mila pensionabili di “Quota 96″», ancora bloccati.

RISORSE, CONTRATTO E «OBBLIGO» Immissioni a parte, il dossier in nove punti della Flc Cgil è una sfida forte «tutto si può dire tranne che sia un piano di conservazione» ad una riforma «tutta spot e annunci e senza voci univoche», attacca il segretario generale Mimmo Pantaleo. Si parte dall’allungamento dell’istruzione obbligatoria dai 3 ai 18 anni «senza modificare i cicli attuali ma magari prevedendo un anno di orientamento per chi andrà all’università»: un allungamento dell’obbligatorietà che porterebbe necessariamente ad un aumento dell’organico. Legato a questo, c’è la richiesta di un aumento degli investimenti «per metterli almeno in pari con la media Ocse e dei paesi europei servono almeno 17 miliardi». «Soldi che non andrebbero per il personale», nonostante i quattro anni di blocco degli stipendi e gli 8 dall’ultimo rinnovo contrattuale che hanno portato «ad una perdita di potere d’acquisto nel 2010-2014 a 8.817 euro, in media 80 euro netti al mese, pari al 10,3 per cento». A parte il riconoscimento al governo del miliardo investito per l’edilizia «anche se si tratta di un intervento emergenziale», sui punti di frizione diretta le posizioni appaiono comunque molto distanti dall’esecutivo. I «no» della Cgil riguardano il taglio delle supplenze sotto i 15 giorni come come l’aumento delle ore lavorate. «I dati dell’Ocse ci dicono che non è vero che i docenti italiani lavorino poco, anche senza tenere conto delle ore di “sommerso” che riguardano correzione dei compiti, ricevimento dei genitori e preparazione delle lezioni spiega Pantaleo . Noi siamo pronti a discutere di aumento dell’orario, ma il luogo deve essere la trattativa del nuovo contratto e lì dovrà essere riconosciuto l’orario sommerso. Il governo invece pensa solo a tagliare: un anno equivale a 40-60mila docenti, le supplenze corte ad un risparmio di 800 milioni. Siamo contro il taglio delle ore frontali di lezione, ma proponiamo un orario potenziato con riconoscimento economico dei ruoli che i docenti assumono volontariamente: coordinamento consigli di classe, sportello studenti». L’altro grande tema di scontro riguarda il precariato. La Flc Cgil chiede un programma di stabilizzazioni che si rivolga ai circa 140mila precari che sono nelle graduatorie ad esaurimento e fra quelli con abilitazione. «È forviante parlare di 600mila precari perché quel numero si ha considerando le graduatorie di istituto che conteggiano anche i supplenti per poche ore l’anno che non sono abilitati e quindi non possono essere assunti». L’ultimo elemento di frizione riguarda i test Invalsi: «Devono tornare ad essere a campione e non possono essere l’unico criterio di valutazione che porta ad una spasmodica concorrenza fra istituti», «noi invece proponiamo una valutazione di sistema, una sorta di rendicontazione sociale di ogni istituto partendo dall’autovalutazione». La ratio del «cantiere» della Flc Cgil è quella «di discutere questo piano non solo col governo, ma con le altre forze sindacali, con le associazioni degli studenti e le istituzioni territoriali. Se invece il governo andrà avanti solo con le e-mail, dimostrerà di avere un’idea deleteria e noi ci mobiliteremo per un autunno caldo. La scelta spetta a loro: confronto o conflitto. In entrambi i casi noi siamo pronti», chiosa Pantaleo.

L’Italia abusa delle supplenze

da ItaliaOggi

L’Italia abusa delle supplenze

L’accusa dell’avvocato generale davanti la Corte di giustizia Ue. Attesa per la sentenza. Nel mirino la reiterazione illimitata dei contratti a tempo

Antimo Di Geronimo

La normativa italiana sulle supplenze viola la normativa comunitaria. La violazione consiste nella facoltà, concessa dalla legge 124/99 all’amministrazione scolastica, di reiterare i contratti a tempo determinato. Senza limite. E senza che il legislatore interno abbia previsto alcuna sanzione in caso di abuso.

Questa, in sintesi, la posizione espressa dall’avvocato generale presso la Corte di giustizia europea, Maciej Szpunar, nelle conclusioni presentate il 17 luglio scorso in un giudizio promosso dalla Corte costituzionale e dal Tribunale di Napoli davanti ai giudici comunitari.

È giunto alle battute finali, dunque, il braccio di ferro che si sta disputando ormai da anni tra precari della scuola e amministrazione scolastica. E che sembrava essersi definitivamente risolto in favore del ministero, dopo la sentenza 10127/2012 del Corte di cassazione. Sentenza con la quale i giudici di legittimità avevano giustificato l’operato del ministero dell’istruzione. Che attraverso la reiterazione dei contratti non avrebbe abusato del ricorso alle supplenze, ma avrebbe delineato un vero e proprio criterio di reclutamento, finalizzato all’immissione in ruolo a seguito dell’accumulo del punteggio di servizio. Di qui la legittimità della normativa sul reclutamento che, peraltro, in quanto normativa speciale, per sua natura, risulterebbe indenne dalle limitazioni contenute nel decreto legislativo 368/2001, che recepisce la normativa europea sui contratti a termine, e nel decreto legislativo 165/2001, che, prevede sanzioni a carico della PA in caso di abuso del ricorso dei contratti a termine, ma non troverebbe applicazione nella scuola.

Dopo questa sentenza, la partita è stata riaperta a seguito di una questione di legittimità costituzionale sollevata da un Tribunale, incentrata sulla compatibilità tra la normativa interna (la legge 124/99) e l’ordinamento comunitario. Incompatibilità che, se accertata, determinerebbe una sorta di effetto collaterale. E cioè, l’incostituzionalità della legge 124/99 per contrasto con l’articolo 117 della Costituzione. Che ingloba l’ordinamento comunitario all’interno della Costituzione per effetto di una sorta di osmosi. I giuristi, a questo proposito, parlano di norma interposta. Un po’ come dire che l’ordinamento comunitario si inserisce a pettine nella Costituzione italiana.

E quindi, se una norma interna viola la normativa comunitaria, già solo per questo è da considerarsi incostituzionale. Prima di pronunciarsi, però, la Corte costituzionale ha chiesto lumi alla Corte di giustizia europea, che è il giudice preposto a dirimere questo genere di controversie. E adesso i nodi stanno venendo al pettine. L’avvocato generale, infatti, è una specie di pubblico ministero. E siccome si è pronunciato a favore della tesi dei ricorrenti, ciò depone a favore di una pronuncia in tal senso da parte della Corte di giustizia.

Va detto subito che il responso di Bruxelles non è vincolato dalla posizione dell’avvocato generale. Ma si tratta comunque di una posizione autorevole che la Corte terrà nel debito conto. Qualora i giudici comunitari dovessero bacchettare l’Italia, censurando la legge 124/99, la palla ritornerebbe alla Corte costituzionale. Che dovrebbe pronunciarsi sulla legittimità costituzionale di questa norma.

Il giudizio, quindi, potrebbe concludersi o con una sentenza di espunzione. Vale dire, con una sentenza con la quale la Consulta farebbe tabula rasa del sistema di reclutamento dei supplenti.

Oppure, come è probabile, con una sentenza additiva, per effetto della quale il legislatore italiano dovrebbe introdurre un sistema di sanzioni a carico dell’amministrazione scolastica in caso di abuso di reiterazione dei contratti a termine. Ad esito della sentenza della Consulta, l’ultima parola sull’esito del giudizio principale spetterebbe al giudice rimettente. E cioè al giudice di merito dal quale proviene la domanda originaria. E tutto ciò non mancherebbe di avere effetti anche sul contenzioso seriale già in atto.

Istruzione a basso rendimento

da ItaliaOggi

Istruzione a basso rendimento

Il report dell’Ocse sul Bli, il nuovo indice del benessere: Italia sest’ultima su 36 paesi. E così anche la ripresa economica si fa più difficile

Giovanni Scancarello

L’istruzione rende poco in Italia. Restiamo ancora sottopagati nonostante l’aumento dei livelli di istruzione. Anche se non mancano segnali positivi, sono soprattutto le differenze territoriali nella prestazione di apprendimento degli studenti ad abbassare la media. È quanto emerge dalla lettura dell’indice di qualità della vita elaborato dall’Ocse.

 

Alternativo al Pil, che misura soltanto la ricchezza prodotta in un Paese in un anno, l’indice di qualità della vita o better life index (BLI) misura il benessere non solo sul piano strettamente economico.

Messo a punto dall’Ocse, basato su undici categorie di parametri (lavoro, abitazione, reddito, educazione, relazioni sociali, ambiente, sanità, soddisfazione personale, governance, sicurezza, rapporto vita/lavoro), grande rilievo viene riservato all’istruzione, considerata non solo come variabile significativa del livello di qualità della vita di un Paese, ma anche come predittore di ulteriore benessere, anche sul piano economico. L’Italia è in coda al BLI in fatto di istruzione, siamo sest’ultimi su 36 Paesi. Il problema da noi è che il sistema di istruzione, misurato soprattutto sulla base dei risultati di apprendimento degli studenti nei test dell’Ocse Pisa, ci vede allungati più di altri Paesi, con gli studenti delle regioni del nord in testa nelle classifiche mondiali dell’apprendimento e quelli del sud in coda. In Italia la media del reddito pro capite è di 24.724 dollari l’anno, superiore alla media Ocse di 23.938 dollari. Ma qui si registra anche il divario più alto fra ricchi e poveri, con il 20% della popolazione più abbiente che guadagna sei volte di più del 20% dei meno abbienti. I primi guadagnano in media 48.444 dollari l’anno contro gli 8.616 dei secondi. Nonostante l’incremento di standard di qualità della vita registrato negli ultimi 15 anni, questo non è avvenuto per tutti. Il 58% degli italiani fra i 15 e i 64 anni sono occupati contro una media Ocse del 65%. Nella fascia 15 – 24 anni risultano disoccupati il 35.3% contro una media Ocse del 16.3%.

 

Un buon livello di apprendimento è un requisito importante per trovare lavoro. In Italia il 56% degli adulti di età compresa fra i 25 e i 64 anni guadagna l’equivalente della retribuzione prevista per un diplomato, mentre ciò accade in media a livello Ocse per il 75% dei casi. Altro primato è quello della retribuzione legata alle differenze di genere, per cui le donne guadagnano meno di quanto non avvenga nel resto dei Paesi Ocse, ma sono soprattutto i giovani i più bistrattati. Il 71% degli italiani di 25 – 34 anni guadagnano il corrispettivo previsto per un diplomato contro la media Ocse dell’81%. Ma il dato sulle retribuzioni in relazione al titolo di studio non ci dice tutto sulla qualità del sistema di istruzione. Questo indicatore serve poco come predittore della condizione economica delle nuove generazioni, che invece va messo in relazione ai risultati dei test in matematica, lettura e scienze dell’Ocse Pisa.

 

Nel 2012 l’Ocse ha misurato con i test di matematica, scienze e lettura le competenze degli studenti di 65 Paesi. La ricerca mostra che l’acquisizione di competenze è indice del benessere economico di una società più del numero degli anni passati a scuola. Giappone e Corea sono i Paesi con le prestazione più alta degli studenti ai test Ocse Pisa, rispettivamente con 538 e 537 punti di media. Altri Paesi top performer includono Finlandia (529), Estonia (523), Olanda (522) e Canada (522). La prestazione più bassa è quella del Messico con 417 punti di media. La media di punteggio degli studenti italiani è di 489 punti in lettura, scienze e matematica, inferiore alla media Ocse che è di 497 punti. A onor del vero l’Italia si è distinta nel gruppo dei paesi con il più alto tasso di recupero in matematica rispetto alle edizioni precedenti. In media le ragazze staccano di 7 punti i maschi, ma comunque meno di quanto non avvenga in media nel resto dei Paesi Ocse, dove i punti di scarto sono 10. Nonostante la prestazione comunque ancora sotto media dell’Italia, l’Ocse annovera il nostro fra i sistemi educativi migliori in fatto di accesso ad un’istruzione di qualità a prescindere dalle condizioni socioeconomiche di provenienza. In questo l’Italia, con il suo differenziale di punteggio medio di 83 punti fra gli studenti che hanno preso parte alla somministrazione, se la cava molto meglio di altri Paesi Ocse dove il differenziale medio è di 96 punti.

Renzi avvia le sue consultazioni

da ItaliaOggi

Renzi avvia le sue consultazioni

Braccio di ferro Mef-Miur sul piano di assunzioni. Attesa per il pacchetto di misure: competenze, valutazione, formazione, autonomia

Competenze degli studenti, formazione e merito dei docenti, valutazione, autonomia scolastica. I punti del pacchetto scuola su cui il premier Matteo Renzi è intenzionato, dopo un passaggio interno al Pd in occasione della nuova segreteria, ad avviare una consultazione con la società civile nel mese di agosto.

Un’apertura al dialogo sociale, all’ascolto «anche al di fuori dei soliti circoli», come scrive Davide Faraone nel suo intervento su ItaliaOggi.

Una cosa diversa da quella che è stata adottata già per la riforma della pubblica amministrazione, anche se è al momento non è affatto da escludere che a settembre, alla riapertura dell’anno scolastico, anche il ministero dell’istruzione, Stefania Giannini, avvii in modo più formale, questa volta, una propria consultazione.

Nel corso dell’assemblea con i gruppi parlamentari del Pd della scorsa settimana, il presidente del consiglio è stato chiaro: la scuola «è la madre di tutte le battaglie. Ma su questo non abbiamo fatto tutto. Anzi», e guardando i parlamentari pd ha aggiunto: «Ci siamo capiti». Il messaggio è chiaro: bisogna impegnarsi ed essere compatti. Anche perché, in prossimità della campagna d’autunno che si annuncia complicata, con le nuove regole sulla flessibilità del bilancio da concordare in Ue e la legge di stabilità da mettere nero su bianco, alla fine potrebbe essere proprio la riforma della scuola quella più spendibile ed efficace del riformismo renziano.

Dopo l’operazione sull’edilizia scolastica (da ieri è disponibile sul sito www.istruzione.it l’elenco completo delle istituzioni scolastiche interessate quest’anno ai piccoli interventi di manutenzione diretta per 150 milioni di euro), «è il momento di parlare degli insegnanti, dei programmi, dell’autonomia», ha detto Renzi ai suoi.

La proposta è di lanciare «un lavoro nelle località estive in cui il Pd va a discutere di scuola. Dal primo al 31 agosto, per dare un segnale forte e coinvolgere le famiglie nella discussione».

Resta l’incognita sui provvedimenti che saranno assunti, fermo restando che resteranno fuori le misure sull’orario di servizio dei prof, «non fanno parte dell’agenda, non fanno parte della futura discussione», ha tagliato corto la Giannini. Se il pacchetto iniziale prevedeva un disegno di legge delega e un decreto legge, ora quest’ultimo potrebbe saltare, lasciando il posto a emendamenti mirati in altri provvedimenti già all’esame del parlamento.

Intanto il governo ha un’altra grana, ed è quella che riguarda il piano di assunzioni. La direttiva, che risale addirittura all’ex ministro Maria Chiara Carrozza, è stata inviata da tempo al Mef, in attesa di un riscontro che, secondo rumors, riguarderebbe sia il numero delle assunzioni richieste che le modalità tecniche e finanziarie per garantire, in sede di negoziazione con i sindacati, l’invarianza finanziaria dell’operazione. Nel frattempo, il tempo passa e diventa sempre più arduo disporre assunzioni per l’avvio del nuovo anno scolastico.Per il 2015 viale Trastevere avrebbe chiesto 22mila immissioni in ruolo: 14mila docenti per coprire il turn over (7mila a graduatorie ad esaurimento, 7 mila vincitori o idonei del concorso 2012), 8 mila derivanti dalla terza ed ultima tranche derivante dalla legge Carrozza. Calcoli sbagliati in difetto, che non serviranno a coprire tutti i posti disponibili in organico di diritto, ha stimato la Uil scuola: di assunzioni ne servirebbero, tra docenti su posti comuni, sostegno, personale ausiliario, tecnico e amministrativo, oltre 39 mila. Senza tenere conto dei 4mila docenti di quota 96 che potrebbero andare in pensione prima, se dovesse passare l’emendamento che li libera dai vincoli della legge Fornero. Tutti posti che in caso contrario finirebbero per essere coperti con supplenze per l’intero anno scolastico. Proprio quella tipologia di contratti a tempo determinato che è nel mirino della Corte di giustizia europea con l’accusa, per lo stato italiano, di abuso. 

Giannini: slitta in autunno il “pacchetto” di misure sulla scuola

da La Tecnica della Scuola

Giannini: slitta in autunno il “pacchetto” di misure sulla scuola

A indicare la data del provvedimento governativo è stato il ministro dell’Istruzione a margine della riunione informale dei ministri europei della ricerca tenuta a Milano: nel provvedimento le competenze degli studenti, la valorizzazione del ruolo degli insegnanti, la governance e l’autonomia degli istituti. Non è chiaro se, a questo punto, il promesso dl iniziale, da approvare prima della pausa estiva, sia saltato o meno. Capitolo edilizia: entro luglio al via 2mila cantieri, in tutto investimenti per ben 3,5 miliardi.

Il nuovo “pacchetto” di misure per il rilancio della scuola arriverà dopo l’estate. A indicare lo slittamento di data del provvedimento governativo è stato direttamente il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, a margine della riunione informale dei ministri europei della ricerca tenuta il 22 luglio a Milano.

”Stiamo riflettendo su un nuovo pacchetto di misure incisive – ha affermato il ministro – che riguardano le competenze degli studenti, la valorizzazione del ruolo degli insegnanti e la governance e l’autonomia delle scuole. E’ un lavoro che il cantiere scuola del Miur ha prodotto in questi tre mesi e che consegneremo a breve al Presidente del Consiglio. Nei prossimi mesi ci sarà una consultazione per arrivare finalmente in autunno ad una visione omogenea del tema scuola”.

Non è chiaro se il ministro si riferisse al primo decreto, inizialmente promesso per fine luglio, oppure al successivo, quello, per intenderci, nel quale includere anche le possibili modifiche all’orario di servizio dei docenti. L’impressione è che i tempi, inizialmente annunciati davvero ridotti, sia siano nel frattempo allungati. Per consentire alla “base”, in primis ai docenti, di dire la loro. Una decisione, del resto, inevitabile dopo la massiccia protesta venutasi a creare a seguito delle dichiarazioni (e controdichiarazioni!) fatte dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi nelle ultime settimane.

Il Ministro, sempre a Milano, si è poi soffermato sui quasi duemila interventi di edilizia scolastica pronti a partire entro il mese di luglio. ”Abbiamo nel capitolo Miur una cantierabilità di quasi 2.000 interventi che possono partire adesso nel mese di luglio. Considerando il plafond nel biennio di 10.000 interventi – ha affermato il ministro – direi che ci stiamo muovendo molto rapidamente. Oltre a questi ci sono le richieste dei Comuni inviate alla Presidenza del Consiglio e che rappresentano un pacchetto molto consistente. Ricordo che sono stati sbloccati 500 milioni anche dal Patto di stabilità: le risorse – ha concluso Giannini – stanno raggiungendo nel biennio la quota annunciata dal Presidente di 3,5 miliardi”.

La “ricetta” Bastico: tutti i posti vacanti ai precari, organico funzionale e formazione in servizio

da La Tecnica della Scuola

La “ricetta” Bastico: tutti i posti vacanti ai precari, organico funzionale e formazione in servizio

Intervista a tutto campo all’ex vice-ministro dell’Istruzione: ci ha elencato le urgenze a cui il Governo dovrebbe porre rimedio. Ma anche perché tiene tanto ad eliminare il voto numerico alla primaria, per quale motivo prova disprezzo per la politica “stop and go” e perché c’è sempre più necessità di puntare su riforme vere: con un progetto educativo da condividere con chi le dovrà vivere. Ma prima di tutto serve un’assunzione di responsabilità da parte delle istituzioni e della società tutta.

Mariangela Bastico è stata per quasi due anni vice-ministro dell’Istruzione: dal 2006 al 2008 ha affiancato l’allora responsabile del Miur Giuseppe Fioroni nella guida di un’amministrazione scolastica gestita prima e dopo da lunghi Governi di centro-destra. La gestione Fioroni-Bastico ha prodotto lo storico piano di stabilizzazione di 150mila precari, mai portato a termine per la caduta del Governo. Ma anche una serie di provvedimenti spinti dalla volontà di rinnovare. Dallo scorso anno Bastico non è più in Parlamento, ma continua ad occuparsi di istruzione, a livello locale, nella sua terra emiliana. Nei giorni scorsi ha partecipato al “Cantiere scuola” di Terrasini, la tre giorni di confronto e di riflessione sul settore, dove i gruppi di lavoro hanno fornito proposte di riforma a costo zero. Come l’abolizione del voto numerico per la valutazione dei bambini nella scuola primaria introdotta dall’ex ministro Mariastella Gelmini. Una proposta verso la quale l’ex sottosegretario ha speso parole di compiacimento.

 

Dottoressa Bastico, non crede che a fronte di problemi enormi che affliggono la scuola italiana – valutazione, merito, alunni indietro rispetto all’area Ocse, personale non valorizzato, contratto bloccato, ecc. – parlare di favorevoli e contrari al voto numerico possa solo distogliere l’attenzione dalle cose più importanti?

È tanto grande l’incoerenza tra gli obiettivi di apprendimento per il primo ciclo basati sulle competenze e il voto numerico, che auspico che non si apra alcuna discussione e che semplicemente il Governo abroghi la norma voluta dal ministro Gelmini: una riforma a costo zero.

 

Se fosse ancora in Parlamento, quali sarebbero i punti su cui si impegnerebbe di più per risollevare la scuola?

Partirei dalle norme che hanno ricadute positive sugli studenti: l’obbligo di istruzione a 16 anni, con l’individuazione dei livelli essenziali delle conoscenze e competenze che devono essere conseguite da tutti i ragazzi; la stabilizzazione del personale precario su tutti posti vacanti e l’attuazione dell’organico funzionale. Sosterrei un processo di riforma dal basso, partendo dalle numerose e positive innovazioni che le scuole hanno attuato, valutandole e diffondendo quelle che hanno prodotto migliori risultati. A queste collegherei la formazione in servizio dei docenti, che deve essere obbligatoria.

 

Sempre a Terrasini sono arrivate importanti precisazioni da parte del sottosegretario Roberto Reggi, il quale nei giorni precedenti, in un’intervista a Repubblica, aveva espresso concetti, come le 36 ore di servizio per tutti i docenti, che lei stessa aveva criticato: è soddisfatta dalle precisazioni di Reggi?

Ha espresso chiarimenti importanti, anche se la scuola non può continuare a subire annunci e precisazioni. È già stata sottoposta a troppi “stop and go”, ora ha bisogno di certezze.

 

Non crede che certe innovazioni chiave vadano trattate prima nei luoghi deputati per legge (il Parlamento?). Oppure discusse con associazioni e sindacati di categoria?

Sono d’accordo, anche perché partecipazione e condivisione sono essenziali perché i cambiamenti vengano realizzati.

 

Sono passati sei anni da quando ha terminato l’esperienza di vice-ministro, però il problema del precariato non è cambiato. Anzi, si è acuito: perché non se ne esce?

Perché è rimasta viva la convinzione che la scuola possa essere ulteriormente tagliata. Quindi i governi non hanno proceduto alla copertura di tutti i posti vacanti, ne’ all’applicazione dell’organico funzionale. Il piano delle 150mila assunzioni era realizzabile, se non fossero intervenuti i tagli insostenibili di Gelmini-Tremonti.

 

Perché si è detta d’accordo con i rappresentanti del Governo quando dicono di voler introdurre una norma che assegni le supplenze ‘brevi’ agli insegnanti di ruolo ed elimini i supplenti per pochi giorni?

Le supplenze brevi, per loro natura, non per inadeguatezza dei docenti, non apportano contributi al progetto educativo. La loro “sostituzione” deve avvenire attraverso l’organico funzionale di scuola o di rete, già previsto dalla legge. Questo attribuisce alle scuole, per tre anni, una quota aggiuntiva di docenti rispetto alle classi e al monte ore complessivo, finalizzati all’ampliamento dell’offerta formativa, ad attività di recupero, a compresenze, a supplenze; da ciò derivano flessibilità nell’organizzazione e negli orari scolastici e stabilizzazione del personale; una strada giusta per ridurre il precariato.

 

Ma un’insegnante di ruolo non è già sufficientemente impegnato tra lezioni, preparazioni e correzioni compiti, riunioni, auto-aggiornamento e tanto altro? Non c’è il rischio di chiedere troppo a questi docenti?

Il tema delle supplenze brevi deve essere risolto attraverso l’organico funzionale, non aumentando le ore di insegnamento per i docenti di ruolo.

Libri di testo, cresce l’interesse per l’acquisto on line

da La Tecnica della Scuola

Libri di testo, cresce l’interesse per l’acquisto on line

Scorrendo la classifica di Amazon.it emerge che non sono affatto pochi a porsi il problema con almeno un mese di anticipo rivolgendosi al web: c’è un risparmio anche di un quarto e si evitano le code in libreria. Sono le famiglie di Padova, Vicenza e Roma a preferire questa opportunità. Solo quindicesima Milano.

Siamo nel pieno dell’estate, il clou delle vacanze per molti deve ancora iniziare. Però per tante famiglie con studenti si stanno già interessando all’acquisto dei libri scolastici del prossimi anno. Ebbene, scorrendo una particolare classifica realizzata da Amazon.it, la popolare piattaforma di commercio elettronico, emerge non sono affatto pochi a porsi il problema con almeno un mese di anticipo rivolgendosi all’on line.

Il motivo dell’acquisito dei testi sul web ha una doppia motivazione: serve ad evitare le code in libreria, ma anche a risparmiare. In certi casi si arriva a spendere anche il 25 per cento in meno rispetto all’acquisto tradizionale.

E sono le famiglie di Padova, Vicenza e Roma a preferire questa opportunità. Nella top ten entrano anche Genova e Torino. Solo quindicesima Milano, battuta da Reggio Calabria e Salerno.

Amazon.it, inoltre, sempre in vista della ripresa della scuola rinnova anche l’Operazione 15 e lode: anche quest’anno i testi scolastici di circa 360mila classi italiane saranno acquistabili sul portale, in una sezione apposita, con lo sconto del 15%. “E’ possibile consultare il database per area geografica e selezionare progressivamente regione, provincia, comune, istituto, classe e sezione”, fanno sapere i gestori del sito internet.

Intesa in arrivo su orario, aggiornamento e valutazione?

da La Tecnica della Scuola

Intesa in arrivo su orario, aggiornamento e valutazione?

Secondo Unicobas i sindacati del comparto (Flc-Cgil in testa) sarebbero pronti ad accettare almeno alcune delle proposte Giannini-Renzi. I prossimi giorni potrebbero essere decisivi,

Valutazione di scuola e insegnanti, aggiornamento obbligatorio e “orario potenziato”  potrebbero essere ormai cosa fatta: è questa l’interpretazione che l’Unicobas dà alle dichiarazioni rese dalla Flc-Cgil al termine della conferenza stampa svoltasi nella giornata del 21 luglio.
Ed è molto probabile che il segretario nazionale Stefano d’Errico non abbia tutti i torti. In effetti le proposte della Flc sembrano quasi un via libera nei confronti del Ministero, almeno su alcune questioni.
Intanto il segretario Mimmo Pantaleo ha annunciato la propria disponibilità a discutere di valutazione pur premurandosi subito di aggiungere che i test Invalsi vanni cambiati, ma quello che conta è che – sul principio generale – non c’è chiusura a priori.
E anche sull’orario di lavoro le dichiarazioni di Pantaleo vengono lette dall’Unicobas come una possibile apertura nei confronti del Ministro.
La Flc, infatti, si dichiara nettamente contraria alle sei ore settimanali di lavoro in più per le supplenze ma vede di buon occhio “l’emersione dei carichi di lavoro oltre le attuali ore d’insegnamento”.
Secondo d’Errico, la traduzione è semplice: “Tre ore di aumento d’orario settimanale ma senza aumento d’orario cattedra vogliono dire 3 ore per funzioni burocratiche”.
“Così che – ironizza d’Errico – quando devi correggere compiti in classe e ti servono 7 ore te ne riconoscono 3 e quando per fortuna non hai nulla da fare devi fare mera presenza (che poi il dirigente avrà agio di ‘riempire’ agevolmente)”.
Su tutto – poi – aleggia la questione stipendiale: “Parlare di aumenti, scatti e adeguamenti vari ha poco senso – ricorda d’Errico – fino a quando la scuola continuerà a rimanere nel pubblico impiego. La legge non permette né aumenti superiori all’inflazione programmata né scatti legati all’anzianità. Bisogna ridiscutere una volta per tutte la posizione del comparto scuola. Fino a quando il riferimento continuerà ad essere il decreto 29 del 1993 non se ne verrà fuori. Peccato che quel decreto venne concordato parola per parola proprio con i sindacati rappresentativi”.

 

Mobilità su sostegno nella scuola di secondo grado

da La Tecnica della Scuola

Mobilità su sostegno nella scuola di secondo grado

Finalmente è stata sottoscritta in via definitiva la modifica all’art. 30 del CCNI sulla mobilità, riguardante l’unificazione delle aree e la costituzione di un contingente provinciale unico di posti di sostegno ai fini dei trasferimenti per l’istruzione secondaria di II grado

Oggi, 22 luglio 2014, è stata sottoscritta la sequenza contrattuale prevista dall’art. 1 punto 5) del contratto collettivo nazionale integrativo 26/2/2014 sulla mobilità del personale docente, educativo ed A.T.A. per l’a.s. 2014/2015.

L’ipotesi di sequenza contrattuale, trasmessa con nota prot. n. 7328 del 22 luglio 2014, concerne la costituzione, ai fini della mobilità per l’istruzione secondaria di II grado, di un contingente provinciale unico di posti di sostegno per l’integrazione scolastica di studenti portatori di disabilità. La medesima sequenza prevede anche l’unificazione delle aree scientifica (AD01), umanistica (AD02), tecnica professionale artistica (AD03) e psicomotoria (AD04).

Questo è il nuovo testo dell’art. 30 del CCNI:

ART. 30 – SOSTEGNO – SCUOLA SECONDARIA DI II GRADO

1. In attuazione dell’art. 15 comma 3 bis della L. 128 /2013, e così come previsto anche dalla C.M. n. 34 del 1 aprile 2014, è costituito, ai fini della mobilità per l’istruzione secondaria di II grado, un contingente provinciale unico di posti di sostegno per l’integrazione scolastica di studenti portatori di disabilità, in conformità a quanto prescritto dall’art. 13, della legge n. 104/92 così come modificato dal suddetto art. 15, comma 3 bis, della L. 128/2013.

In attuazione dello stesso art. 15 comma 3 bis della L. 128 /2013, infatti, le aree scientifica (ADO1), umanistica (AD02), tecnica professionale . artistica (AD03) e psicomotoria (AD04) di cui all’articolo 13, comma 5, della legge 5 febbraio 1992, n. 104, e all’ordinanza del Ministro della pubblica istruzione n. 78 del 23 marzo 1997, sono unificate.

2. I docenti titolari nelle scuole ed istituti di ogni ordine e grado, in possesso del prescritto titolo di specializzazione e in caso di passaggio del relativo titolo di abilitazione, possono partecipare al movimento sui predetti posti di dotazione provinciale unica di sostegno esprimendo la preferenza per tale dotazione nell’apposita sezione del modulo domanda, con l’indicazione del codice meccanografico riportato nel B.U. dell’anagrafe delle scuole ed istituti dell’istruzione secondaria di II grado.

3. Il movimento è disposto su posti dell’intero contingente provinciale di sostegno, sia nel caso di domanda di trasferimento, che nel caso di domanda di passaggio.

4. I docenti di sostegno della scuola secondaria di secondo grado sono soggetti all’obbligatoria permanenza quinquennale nella tipologia di posto di titolarità. I docenti che ottengono il passaggio di ruolo sui predetti posti di sostegno della dotazione provinciale hanno l’obbligo di permanere per un quinquennio nel ruolo in cui sono transitati. Ai fini del computo del quinquennio è calcolato l’anno scolastico in corso. Il vincolo quinquennale non impedisce, comunque, ai docenti interessati, la mobilità nell’ambito del sostegno agli alunni con disabilità. In tale ambito, pertanto, i predetti docenti possono richiedere, anche durante il quinquennio, il trasferimento e/o il passaggio di cattedra ed il passaggio di ruolo. Gli insegnanti di sostegno che non abbiano terminato il quinquennio di permanenza non possono chiedere di partecipare ai trasferimenti, ai passaggi di cattedra ed ai passaggi di ruolo su posti di tipo comune e su classi di concorso, fino al compimento del quinquennio. Superato il vincolo quinquennale gli insegnanti di sostegno possono chiedere di partecipare al trasferimento per la classe di concorso di appartenenza o al passaggio di cattedra o di ruolo per altra classe di concorso o per altro ruolo.

5. Per i trasferimenti e/o passaggi sui posti del contingente provinciale unico di sostegno sia nell’ambito provinciale che interprovinciale si prendono in considerazione tutti i titoli valutabili ai fini del trasferimento e/o passaggio sui posti di dotazione organica provinciale.

6. Inattuazione dell’art. 15 comma 3 bis della L. 128/2013 che prevede: Le suddette aree disciplinari continuano ad essere utilizzate per le graduatorie di cui all’articolo 401 del testo unico di cui al decreto legislativo 16 aprile 1994, n. 297, e successive modificazioni, e per i docenti inseriti negli elenchi tratti dalle graduatorie di merito delle procedure concorsuali bandite antecedentemente alla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto.”, i posti di cui all’art. 6 comma 4 del presente CCNI sono accantonati per aree disciplinari.

I posti che residuano al termine delle operazioni di mobilità, fermi restando quelli accantonati, sono ripartiti nelle 4 aree disciplinari proporzionalmente alle disponibilità iniziali di ciascuna area.

La scuola è in guerra? Insegnanti carne da macello?

da La Tecnica della Scuola

La scuola è in guerra? Insegnanti carne da macello?

In un articolo di oggi, Davide Faraone, responsabile scuola del Pd, solleva il problema del reclutamento del personale docente.

In un articolo dal titolo “Per cambiare davvero ascoltiamo tutti. fuori dai soliti circoli“ Davide Faraone della segreteria nazionale Pd, responsabile welfare e scuola, scrive: “Non è un caso se la selezione del personale docente viene definita reclutamento. Si scelgono i docenti come se dovessero andare in guerra. Ed effettivamente, una volta entrati nel circuito da una delle tante – troppe – porte d’accesso, inizia la battaglia, su due fronti. Una guerra civile tra reclute selezionate nei modi più svariati e messe in competizione tra loro da una stratificazione di norme indegna di un Paese civile. E contestualmente una guerra contro una politica che sulla scuola ha spesso commesso errori, chiamandoli ‘riforme’. Come nel gioco dell’oca, ad ogni Ministro si ricominciava da capo, trasformando insegnanti e ragazzi in carne da macello”.

Sono usati in poche righe termini forti come guerra, guerra civile, battaglia e carne da macello. Consideriamo per un attimo quanto detto da Faraone come una realtà da cui prendere spunto per una semplice riflessione.

Se gli insegnanti, poveri soldatini di stagno, sono carne da macello, ovvero sacrificabili al nemico della scarsa considerazione sociale, allora i generali dovrebbero quanto meno munirli di armi efficienti. Armi che sparino nozioni e contenuti culturali a prova di bomba (tanto per rimanere nei termini di guerra).

Ma, probabilmente, i generali ascoltano poco chi strategicamente deve recitare la parte della carne da macello.

A Torino è guerra sui posti di sostegno assegnati a docenti senza titolo

da La Tecnica della Scuola

A Torino è guerra sui posti di sostegno assegnati a docenti senza titolo

Una circolare dell’AT torinese consente di assegnare ai docenti di ruolo senza titolo i posti di sostegno disponbili per tutto l’anno. La vicenda va avanti da diversi anni e anche in questa circostanza i Cobas stanno protestando contro quella che definiscono una “vergogna torinese”.

Come da diverse estati a questa parte anche quest’anno a Torino ritorna il problema  degli utilizzi su posti di sostegno.
Il contratto integrativo nazionale prevede che i posti di sostegno disponibili per l’intero anno debbano essere attribuiti innanzitutto al personale specializzato e solo in via subordinata a docenti in ruolo ma senza titolo specifico.
Ad essere precisi il contratto consente di assegnare i posti ai docenti di ruolo senza titolo ma solo a condizione che siano in posizione di soprannumero.
A Torino (caso più unico che raro) Amministrazione e sindacati rappresentativi si sono accordati diversamente e così succede che nel capoluogo subalpino i posti di sostegno per i contratti a tempo determinato sono quelli che restano disponibili dopo le utilizzazioni del personale di ruolo anche senza specializzazione.
La vicenda va avanti da almeno 5 anni e non ha ancora trovato una soluzione, nonostante le proteste di precari e famiglie.
L'”accordo” è stato recepito anche quest’anno da una apposita circolare dell’Ufficio provinciale del Miur e anche quest’anno i Cobas della Scuola sono intervenuti per denunciare quella che definiscono una vera e propria “vergogna torinese”.
E citano il passaggio del CCNI che regolamenta la questione: “Le operazioni per la copertura dei posti di sostegno, mediante utilizzazione a domanda dei docenti non forniti del prescritto titolo e titolari su posto comune,saranno disposte dopo aver accantonato un numero di posti di sostegno corrispondente ai docenti specializzati aspiranti a rapporto di lavoro a tempo indeterminato e determinato”(cioè – chiosano i Cobas – personale incluso in graduatorie ad esaurimento, in quelle di IV fascia e in quelle di 1° e 2° Fascia d’Istituto).
Già in passato la vicenda aveva provocato proteste anche molto vivaci, questa volta i Cobas se la prendono anche con i sindacati e denunciano: “Ma è mai possibile che i sindacati ‘rappresentativi’ regionali (la Flc/Cgil, in particolare), quelli che si vantano di difendere la legge 104, la scuola italiana e la cultura dell’integrazione, in totale segretezza e senza alcun comunicato ufficiale siglano accordi che permettono a docenti senza alcuna specializzazione di operare sul sostegno?”
Perché, sostengono i Cobas, in questo caso non si tratta solo di difendere i diritti dei precari ma anche di garantire i diritti degli alunni disabili ad avere un adeguato intervento di integrazione.