Valutazione nazionale

VALUTAZIONE NAZIONALE di Umberto Tenuta

CANTO 217 Chè… proprio la VALUTAZIONE!

Dove sono i cristiani? Non giudicate e non sarete giudicati!

E invece c’è una voglia matta di valutare.

Sembra proprio che non se ne possa fare a meno.

Ed è così!

Ma quello che conta è il Perché ed il Come valutare.

 

Calamari di inchiostro, pardon, scatole di toner si stanno consumando per scrivere di Valutazione.

E cose buone e sagge si sono dette, anche da parte di chi scrive questi melodiosi canti.

Ma chi pon mano ad elle?

Intanto, facciamo una sintesi.

Innanzitutto, c’è un criterio che dovrebbe valere per ogni tipo di valutazione.

Ogni valutazione deve servire per migliorare, e non per sanzionare.

Valutare per educare, direbbe Roberto Zavalloni.

Chi valuta è sempre un Personal Trainer.

E poi, diciamo, ci sono due sistemi di valutazione.

La valutazione degli Studenti e la valutazione delle Scuole.

La valutazione degli studenti è sempre una valutazione formativa, mai selettiva: non appunta mai medaglie da ostentare nei corridoi delle scuole.

La valutazione degli studenti comprende anche la motivazione ad apprendere che spetta al docente scoprire o suscitare.

Il docente valuta attraverso quali strategie egli possa motivare gli alunni, tutti gli alunni per farli pervenire al successo formativo.

Ed in tal senso è funzionale alla Programmazione educativa personalizzata.

La valutazione sommativa è la valutazione che il docente o, meglio, i docenti della classe fanno per individuare i miglioramenti da apportare alla Programmazione educativa della classe o delle classi.

La Valutazione della scuola dovrebbe essere effettuata, anche periodicamente, dal Collegio dei docenti e dal Consiglio di Istituto, per verificare l’andamento complessivo dei processi formativi degli studenti al fine di migliorare la Programmazione educativa.

Resta la Valutazione Nazionale.

Così come la valutazione locale si fa sulla base delle valutazioni già effettuate nelle classi, anche la Valutazione nazionale non dovrebbe prescindere o sovrapporsi alle valutazione delle singole scuole, ma prendere in considerazione queste.

Dovrebbe essere lapalissiano che non si possono misurare con lo stesso metro alunni e scuole diverse.

La personalizzazione di cui ci riempiamo la bocca riguarda, non solo i singoli studenti, ma anche le singole realtà scolastiche, come più volte è stato reclamato.

Ogni essere umano è una realtà unica, incommensurabile. Come me non c’è nessuno, e nemmeno come te!

A me piace il Sole alle 9.37, a me piace il ciclamino, a me piace il sentiero di montagna, a me piace il vino Brunello, a me piace la Bora…

Solo i soldati hanno le divise.

Grazie a Dio, gli studenti non hanno più il grembiale, e nemmeno le maestre.

Unicuique suum!

Signori Non Valutate!

Conoscete!

La conoscenza renderà capaci le scuole di garantire il successo formativo a tutti i figli di donna, della donna bruna e della donna bionda, della vigilessa e della farmacista.

 

POST SCRIPTUM

Ma non aveva detto la Ministra che non c’erano gli euro per le trentasei ore di quotidiano lavoro che le maestre svolgono, anche quando lavano le stoviglie?

Ora non solo raddoppia lo stipendio dei docenti, ma paga anche i quiz!

Scuola diversa

SCUOLA DIVERSA di Umberto Tenuta

CANTO 216 Coloriamo le scuole, riempiamole di giardini, finiamola con l’ossessione dei test, meglio canto, musica, danza, sport, visite didattiche non oltre le periferie della città.

Perché apprendere è prima di tutto innata curiosità umana di conoscere.

E perché la scuola non è dei governi.

Ma degli uomini!

Nascono belli i bimbi.

Tutti belli.

Come tutti li chiamano, a cominciare dalle zie.

καλοκẚγαθία

καλὸς

Belli prima.

Sono belli i vestitini amorevolmente preparati dalla mamma, sono belli i regali delle zie, sono belli i tulle delle culle, sono belli i fiori alla finestra, sono belli i fiori del prato.

Perchè non dovrebbero essere belli i fiori dei giardini delle scuole?

E belle le aule di quadri belli adornate.

E belli i tavolinetti a quadrati ed a rettangoli.

E belle le Maestre nello splendore delle loro sete.

E belle le Dirigenti coi fasci di fiori che ogni mattina i giovani studenti e docenti le offrono.

La bellezza!

ἀγαθός

Buoni poi.

Buoni quando si affacciano al mondo e aloro si para innanzi il male.

Allora occorre preservarli.

È più facile prevenire che correggere, diceva Don Bosco!

Il male si deve affacciare ai loro occhi, ma essi non debbono sfiorarlo nemmeno con una mano.

Grandioso compito dei maestri.

Altro che pubblici impiegati!

La bellezza e la bontà non si insegnano, si contagiano.

E il morbillo lo può contagiare solo colui che se lo porta addosso.

Maestre belle!

Maestri buoni!

Bellezza e bontà.

Sono queste le virtù dell’anima, del corpo e della mente.

La cura delle anime non appartiene alle scuole, ma alle chiese, ed a loro lasciamola.

Ma la cura del corpo e della mente è il compito proprio della scuola!

Mens sana in corpore sano.

Oh quanta poca importanza nella scuola si dà al corpo!

O meglio, la dava la scuola dei tempi miei.

Flessioni, flessioni, flessioni…

Rotazioni, rotazioni, rotazioni…

Piegamenti, piegamenti, piegamenti…

L’ora passava così, le settimane passavano così, i mesi passavano così.

Ora è un’altra cosa!

Ora c’è Liana che fa la danza.

Ed anche il Canto!

Ed anche la Musica, Signori!

Canto, Musica e Danza si fa a scuola.

E poi Sport, tutti gli sport a scuola, tutto dentro la scuola.

Niente mamme che fanno le autiste alle bimbe ed ai bimbi per la pallavolo, la pallacanestro, il nuoto…

Movimento, Signori!

Escursioni anche.

In giro per la Città.

Camminare fa bene, stare seduti nei banchi fa male alla colonna vertebrale.

Non prendete l’aereo, non prendete il treno!

Ogni paesino è un museo di storia, di architettura, di scultura, di pittura.

I giovani scoprono le ricchezze artistiche, storiche, paesaggistiche dei loro borghi.

Avete a portata di passi la chiesetta del Quattrocento e ve ne andate a Firenze!

Dal vicino al lontano, è una massima pedagogica.

La rispettiamo.

I giovani continuano a coltivare la loro innata curiosità che li portava ad esplorare il grembo materno, le campanelline della culla, i cassetti della marmellata, le soffitte della casa, i giardini coi fiori nella aiuole e i dondoli per studiare bracci e resistenze.

I giovani crescono in virtute e canoscenza.

Questa è la scuola per la formazione di uomini, prima che di cittadini e di soldati.

Noi preferiamo Atene a Sparta.

Abbiamo conosciuto le disgrazie degli statalismi.

Non ne vogliamo più.

Vogliamo una scuola che sia innanzitutto e soprattutto scuola per la formazione di uomini.

Scuola di uomini belli e buoni.

Ognuno un successo, un successo formativo!

Be’, niente di strano.

Lo prescrive la Legge (D.P.R. 275/1999, art.1).

Concorso a Cattedra: valutazione dei titoli

Concorso a Cattedra: sulla valutazione dei titoli il TAR Lazio dà piena ragione all’ANIEF

 

Vittoria piena dell’ANIEF al TAR Lazio avverso le determinazioni ministeriali che prevedevano la valutazione dei titoli al Concorso ex D.D.G. n. 82/2012 esclusivamente attraverso il modello di “dichiarazione dei titoli valutabili”, procedura “farraginosa” che ha danneggiato tanti candidati inseriti in Graduatoria di Merito con un’incomprensibile negazione della valutazione di qualunque titolo posseduto. L’Avv. Salvatore Russo, che da anni patrocina con competenza i diritti dei nostri iscritti nei tribunali della Capitale, ottiene ragione in favore di due nostre iscritte cui l’USR Lazio aveva ingiustamente negato anche la valutazione del punteggio per il titolo di accesso posseduto e dichiarato per la partecipazione al concorso.

 

Le iniquità nelle procedure del Concorso a Cattedra bandito nel 2012 sono state tante e tutte prontamente segnalate e denunciate dall’ANIEF che ha vigilato e si è fatta promotrice di azioni legali volte alla tutela del diritto dei candidati ad un’equa valutazione in tutte le fasi dell’iter concorsuale. Il MIUR ha messo in atto quello che fin dall’inizio si è rivelato un vero e proprio “percorso a ostacoli” nei confronti degli aspiranti docenti, iniziando con la previsione di una “soglia di sbarramento” difficilmente comprensibile e non supportata da giusta previsione normativa e concludendo con procedure per la valutazione dei titoli posseduti dai candidati fin troppo farraginose.

 

L’USR Lazio si è distinto, tra le varie derivazioni regionali del MIUR investite della gestione del “concorsone”, per aver posto in essere determinazioni fin troppo rigide e “restrittive”, quasi al limite della ragionevolezza, che hanno portato le Commissioni esaminatrici a negare a molti candidati – che avevano dichiarato i propri titoli solo all’interno della domanda di partecipazione – anche la valutazione del titolo che aveva consentito loro l’accesso al concorso. L’Avv. Russo è prontamente intervenuto a sanare anche questa “stortura” posta in essere dall’Amministrazione e ha ottenuto, come sempre, piena conferma della validità delle ragioni patrocinate a tutela degli iscritti ANIEF.

 

Il TAR Lazio, rilevando la violazione del Bando da parte dello stesso Ministero resistente, ha chiarito senza indugi al Ministero dell’Istruzione che “il riesame della posizione della ricorrente comporta la valutazione dei titoli dichiarati, con qualsiasi modalità, al momento della presentazione della domanda, purché tali titoli siano stati conseguiti entro la data di scadenza del termine previsto per la presentazione della domanda di ammissione medesima” ribadendo con fermezza che “tali titoli dovranno essere valutati sia in quanto prodotti al momento del superamento della prova orale ed in relazione a quanto previsto per essi dal bando e dall’allegato 4 sia, in caso contrario, invitando parte ricorrente a produrli entro giorni 15”.

 

 

Piena soddisfazione da parte dell’ANIEF anche in attesa della fissazione delle udienze per le centinaia di altri candidati che si sono rivolti con fiducia al nostro sindacato per la risoluzione della medesima problematica; l’ANIEF, che da sempre si schiera senza indugio dalla parte dei tanti aspiranti docenti e dei lavoratori della scuola per il rispetto del merito e della normativa vigente, ha nuovamente dato prova di competenza e professionalità nella gestione del contenzioso avverso le tante, inique, determinazioni poste in essere dal Ministero dell’Istruzione.

Pregiudizi? Una risata vi seppellirà. L’ironia per conoscere la disabilità

da Redattore Sociale

Pregiudizi? Una risata vi seppellirà. L’ironia per conoscere la disabilità

L’handicap non riguarda la persona, ma l’ostacolo che le si costruisce intorno. Nel volume “Mi girano le ruote” la trentanovenne varesina Angela Gambirasio bacchetta stereotipi e luoghi comuni sulla disabilità. Con l’aiuto di un’arma fuori dagli schemi: l’ironia per superare la diffidenza

BARI – “Come ti è successo? Perché sei diventata così? Questa è una domanda che davvero non sopporto di sentirmi rivolgere, perché capace di creare la distanza”. Angela Gambirasio, 39 anni, colpisce fin dal primo scambio di parole per la schiettezza e l’abilità di arrivare al cuore delle questioni, tralasciando ciò che le appare superfluo. Ed è così che si racconta a Sara Mannocci, nell’intervista per il numero 6 di SuperAbile magazine, la rivista sulla disabilità edita da Inail. Ha circa 15 anni quando smette di camminare, a causa della progressione della patologia che le aveva consentito fino a quel momento di muoversi, seppur male, attraverso l’uso di tutori. “Molti non sanno rapportarsi alle persone con disabilità – sottolinea – ma noi siamo come tutti gli altri, non è una questione di definizione”. Varesina, una laurea in psicologia messa in pratica presso il Centro per l’orientamento dell’Università degli studi di Milano, in questo periodo sta attraversando l’Italia per presentare il suo “Mi girano le ruote. Una storia che non si regge in piedi”, il percorso della sua vita raccontato in chiave ironica per sfatare alcuni dei pregiudizi e luoghi comuni sull’essere disabili.

Si tratta della chiave che ispira anche il suo blog “Ironicamente diversi”. Il libro come è nato?
Non c’è stata l’intenzione precisa di dare vita a un libro. Ho sempre scritto molto, da quando ero bambina, come un modo per interpretare le cose intorno a me. Poi ho capito che, usando l’arma dell’ironia, riuscivo a far capire meglio agli altri quello che vivevo, superando la barriera di diffidenza. Il materiale scritto l’ho trasferito via via in un blog che ha cominciato a essere conosciuto, poi c’è stato l’incontro con le editrici che mi hanno proposto di pubblicare un volume. Il blog ha continuato a esistere in modo autonomo, aggiornato periodicamente.

Quali sono i pregiudizi con cui ha dovuto scontrarsi finora nella sua vita?
I media veicolano ancora un’immagine distorta della disabilità. In realtà l’handicap è l’ostacolo costruito intorno alla persona, non la persona stessa. Rimossi gli ostacoli, le persone sono uguali. Posso avere difficoltà, per esempio, a provarmi e comprare un vestito, se manca un camerino adeguato, altre volte la realtà diventa tragicomica facendo scoprire a chi è in sedia a rotelle un mondo ignorato da chi cammina. E poi ci sono le barriere culturali: quando vado al mare tutti pensano che la persona che mi sta accanto sia mio fratello, e non mio marito. Non si aspettano, forse, che essendo disabile, io possa avere accanto un compagno, magari anche un bell’uomo. Sarebbe normale invece aspettarsi di trovare vicino a me un’altra persona con disabilità.

L’ironia è un’arma di difesa?
Sì, all’inizio sicuramente lo è stata, ma oggi il mio sforzo è di educare gli altri a conoscere la disabilità, ad avvicinarsi, facendo capire che noi stessi come persone disabili siamo in grado di riderci su. Nel libro il capitolo che preferisco è quello che raccoglie le varie storie che ho inventato per spiegare di volta in volta come sono finita su una sedia a rotelle. Tanti, anche se non tutti, si sono resi conto che era una presa in giro.

Ha affermato che durante la sua crescita non ha mai frequentato centri o associazioni, e che il contatto con altre persone disabili è stato limitato solo al periodo della fisioterapia. Oggi qual è il suo atteggiamento?
Ho sempre sentito la necessità di dimostrare che ero come gli altri, quindi vivevo il fatto di stare insieme ad altri disabili come una ghettizzazione. Continuo a pensare che l’associazionismo funziona se riesce a non rimanere chiuso in se stesso, quindi non per mettere i disabili insieme, ma “usando” la disabilità per aprirsi e comunicare con l’esterno.

I pregiudizi, lo abbiamo visto, permangono. Secondo il suo punto di vista negli anni non è cambiato nulla nel modo di rapportarsi alla disabilità?
C’è più coraggio, da parte delle stesse persone disabili, nell’esigere il rispetto dei propri diritti, non in senso pietistico o di carità. La legge c’è già, non è da cambiare ma da applicare. Uno scalino, quindi, va abbattuto non in risposta a un sentimento di bontà ma perché è illegale che sia lì. Un grande aiuto è stato dato attraverso l’associazionismo, ma non può bastare solo quello.

Che cosa ha dato alla sua vita questo libro?
Devo ammettere che prima ero molto concentrata sul lavoro e non ho mai pensato di poter invece trovare soddisfazione anche in un altro modo, di contribuire ad aiutare persone in difficoltà. Qualche passo importante lo si sta facendo con l’idea della pagina Facebook “ Adotta una barriera e abbattila”: l’invito è a impegnarsi concretamente, con i propri mezzi, creando rete e smuovendo le amministrazioni, a far rimuovere un ostacolo della vita quotidiana e a condividere una foto dei risultati ottenuti. Piccoli successi che concorrono a incrementare la “bacheca dei miracoli”. A Venezia, per esempio, non è troppo lontano dalla realtà il progetto di una gondola accessibile alla sedia a rotelle, mentre ad Alberobello, in Puglia, esiste oggi una mappa con i percorsi senza barriere per visitare i trulli ed è possibile anche prenotare carrozzine motorizzate in grado di affrontare le strade del paese in salita. Davvero, con la buona volontà qualcosa si riesce a fare.

La Resistenza «ricordata» a scuola Accordo tra il Miur e l’Anpi

da Corriere.it

La Resistenza «ricordata» a scuola Accordo tra il Miur e l’Anpi

Progetti didattici per divulgare i valori della Costituzione nelle scuole
Il ministro Giannini: «Importante la memoria raccontata anche da chi l’ha vissuta»

di Claudia Voltattorni

Settant’anni. Settanta primavere da quel 25 Aprile 1945 che sancì la Liberazione d’Italia. Oltre mezzo secolo dopo quei mesi di guerra, morti, vincitori, vinti e Resistenza. E il 2015 sarà l’anno degli anniversari. La fine della Seconda guerra mondiale, la fine del nazismo, la morte di Hitler e Mussolini. E poi il 27 gennaio 2015, giorno della Memoria: settant’anni dalla liberazione del campo di sterminio di Auschwitz. Tutto ciò non va dimenticato. Va ricordato e tramandato. E insegnato. Perciò il ministero dell’Istruzione insieme con l’Anpi, Associazione nazionale dei Partigiani, hanno deciso di firmare un protocollo d’intesa per promuovere e sviluppare progetti didattici nelle scuole per divulgare i valori della Costituzione repubblicana e gli ideali di democrazia, libertà, solidarietà e pluralismo culturale. Insieme il ministro Stefania Giannini e il presidente nazionale dell’Anpi Carlo Smuraglia.

Le celebrazioni

E proprio per le celebrazioni del 70mo della Resistenza e della guerra di Liberazione, il Miur e l’Anpi realizzeranno una serie di iniziative per le scuole promuovendo processi tematici di riscoperta dei luoghi della memoria e la divulgazione dei valori fondanti la Costituzione repubblicana. Spiega il ministro Giannini: «Questo accordo è uno strumento fondamentale per far comprendere a tutti gli studenti il valore della nostra Costituzione e l’importanza della memoria della Resistenza raccontata anche da chi l’ha vissuta in prima persona». È contento il professor Smuraglia: «Questa firma assume una grandissima importanza perché risponde ad una esigenza profonda che emerge dal mondo della scuola e assicura un’attività continuativa in favore della cittadinanza attiva».

I 4mila ‘Quota96’ possono brindare alla pensione: immediato il turn over

da La Tecnica della Scuola

I 4mila ‘Quota96’ possono brindare alla pensione: immediato il turn over

Per ‘liberarli’ dal servizio coatto cui li aveva destinati la riforma Fornero, è stato decisivo, dopo l’accertamento delle coperture economiche, il passaggio del decreto legge di riforma della PA in commissione Affari costituzionali alla Camera. Nella tarda serata del 25 luglio è infatti passato l’emendamento al decreto che consente di sbloccare la loro posizione già da settembre. Aprendo così alla possibilità di nuove assunzioni. Approvato pure un emendamento che permette all’amministrazione di procedere a pensionamenti d’ufficio del personale, inclusi i dirigenti. Arrivano però anche i “tetti” minimi per andare in pensione: serviranno a contenere l’uscita troppo anticipata, soprattutto di chi ha tanti anni di studio da riscattare.

Seppure con due anni di ritardo, i 4mila ‘Quota96’ della scuola possono brindare alla pensione: per ‘liberarli’ dal servizio coatto cui li aveva destinati la riforma Fornero, è stato decisivo, dopo l’accertamento delle coperture economiche, il passaggio del decreto legge di riforma della PA in commissione Affari costituzionali alla Camera.

Nella tarda serata del 25 luglio è infatti passato l’emendamento al dl di riforma della Pubblica amministrazione che consente di sbloccare la loro posizione già da settembre. Aprendo così anche alla possibilità di nuove assunzioni, come del resto espressamente richiesto da molti parlamentari.

La stessa Commissione ha anche messo mano alla norma che impedisce ai lavoratori pubblici, quindi anche a quelli della scuola, di rimanere al lavoro oltre l’età pensionabile: non solo viene eliminato il trattenimento in servizio, che consente di restare a lavoro per altri due anni, ma l’amministrazione può procedere a pensionamenti d’ufficio del personale, inclusi i dirigenti. E un emendamento del relatore, sempre al dl sulla PA, ne stabilisce nel dettaglio le modalità, prevedendo che la scelta sia motivata da esigenze organizzative e senza recare pregiudizio ai servizi offerti.

“Soprattutto – spiega l’agenzia Ansa – vengono fissati dei limiti d’età, per cui non si può scendere sotto: 62 anni per il complesso dei lavoratori pubblici e 65 per medici e professori. La misura invece non si applica ai magistrati, per loro la soglia restano i 70 anni. Sono stati posti paletti precisi per evitare penalizzazioni e un’uscita troppo anticipata, soprattutto per coloro che possono riscattare tanti anni di studio. E’ questa una delle principali novità al decreto legge di riforma della Pa, ma non l’unica”.

Nelle prossime ore contiamo di fornire ai nostri lettori ulteriori approfondimenti sulle nuove disposizioni approvate dalla I Commissione della Camera, che danno di fatto il via libera ai provvedimenti di riforma della PA.

Renzi incontra Giannini: si stringe sulla riforma dei docenti?

da La Tecnica della Scuola

Renzi incontra Giannini: si stringe sulla riforma dei docenti?

Sul contenuto dell’incontro del 25 luglio vige il più stretto riserbo. Di sicuro, però, l’intenzione di entrambi, premier e ministro dell’Istruzione, rimane quella di adottare nel più breve tempo possibile le misure che incidano sulla valorizzazione dei prof. Rimane confermato lo “spacchettamento” del decreto e la volontà di ascoltare la “base”, però, malgrado le smentite dei vertici del Miur, nelle ultime ore sta di nuovo prendendo quota il piano di elevazione dell’orario settimanale.

Le stime negative sul Pil di questi giorni non scalfiscono l’ottimismo del premier, Matteo Renzi, che ostenta con i suoi collaboratori tranquillità sulla situazione economica: “nessuna sottovalutazione, ma stiamo lavorando determinati e concentrati proprio su questi temi”, è il motto prevalente in seno al Governo.

Il 25 luglio l’agenda del presidente del Consiglio è stata in effetti molto orientata alle tematiche economiche. Prima l’incontro con i vertici Fiat: un’ora di colloquio definito “molto positivo”. Nel pomeriggio l’incontro con Federico Ghizzoni, ad di Unicredit, e Giovanni Castellucci, ad di Atlantia. Poi il colloquio con Jean-Claude Juncker, anche questo dedicato in parte alla situazione economica. Ma c’è stato il tempo anche per incontrare il responsabile del Miur, Stefania Giannini.

Dal punto di vista dei prossimi passi del governo, il premier ha lavorato oggi al decreto Sblocca Italia, da portare in Consiglio dei ministri la prossima settimana, il 31 luglio. Ma anche sulla scuola, su cui ha fatto il punto con il ministro Giannini e il suo staff. Sul contenuto dell’incontro vige il più stretto riserbo. Di sicuro, però, l’intenzione di entrambi, premier e ministro dell’Istruzione, rimane quello di adottare nel più breve tempo possibile le misure che incidano sulla valorizzazione dei prof. Ora, se è vero che si darà modo anche alla “base” di esprimere la propria opinione, è altrettanto vero che è troppo ghiotta l’occasione del rinnovo del contratto per farsela sfuggire: l’obiettivo di fondo rimarrebbe, infatti, sempre quello di andare a premiare di più, con aumenti diretti in busta paga, principalmente quei prof che si spendono di più nella scuola e per la sua organizzazione. Ridimensionando (i pessimisti dicono anche cancellando) gli scatti automatici.

I temi saranno approfonditi già a partire da lunedì prossimo, 28 luglio: il macro-obiettivo rimane l’attuazione delle riforme, ma anche dalle iniziative sul fronte economico. E a proposito di riforme, non sembra trapelare preoccupazione per la fiducia “risicata” ottenuta a palazzo Madama sul dl competitività: a palazzo Chigi non viene visto come un “avvertimento” sulle tante votazioni – anche a scrutinio segreto – che ci saranno sul ddl Boschi.

Tra i decreti da affrontare, non si è capito bene ancora se prima o dopo la pausa ferragostana, c’è pure quello “spacchettato” sulla scuola: un decreto che, malgrado le smentite dei vertici del Miur, nelle ultime ore conterrebbe di nuovo al suo interno il piano di elevazione dell’orario settimanale (di ore frontali, nemmeno di servizio!) dei docenti. Facendo tornare di attualità l’intervista di inizio luglio rilasciata dal sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi al quotidiano ‘La Repubblica’. Troppo forte sarebbe infatti il rischio di incorrere in sanzioni o assunzioni di massa, nel caso la Corte di Giustizia europea desse ragione ai migliaia di docenti precari che chiedono di essere assunti su posti vacanti (che con l’orario maggiorato però si ridurrebbero).

Stefano d’Errico, leader storico Unicobas, vede nero. E prefigura accordi quasi “carbonari” nelle stanze di Viale Trastevere e del Parlamento: “per assicurarsi l’appoggio di Berlusconi, Reggi e la Giannini dovranno realizzare anche l’area più scura del programma annunciato (e concordato con Aprea e Centemero): maggior spazio e finanziamento ai diplomifici privati (‘luminoso’ esempio e zona franca, nonostante il dossier Unicobas che dimostra come troppo spesso non controllino frequenza, né profitto e non paghino i docenti); chiamata, valutazione (e licenziamenti) diretti del personale (docente ed ata) da parte dei dirigenti, nonché scuole gestite da Consigli d’Amministrazione. Altro che ‘qualità’! Per il Governo – conclude d’Errico – , la scuola è una mera ‘partita di giro’”.

Orario docenti: continuano le voci su un possibile accordo

da La Tecnica della Scuola

Orario docenti: continuano le voci su un possibile accordo

E’ l’Unicobas a denunciare apertamente che è in corso un accordo fra il Governo e la Cgil.
Ma in realtà la notizia trova conferma anche da voci ufficiose che circolavano già ieri nei corridoi del Miur. Resta il fatto che mercoledì scorso Reggi avrebbe incontrato il segretario della Flc  Pantaleo proprio per parlare dell’orario dei docenti. Se l’accordo andasse in porto non ci sarebbe bisogno di assumere i precari, come invece vorrebbe la Corte Europea.

La notizia circolava già dalla giornata di giovedì ma nelle ultime ore qualcuno, dall’interno del Ministero, non ha resistito alla tentazione di creare un vero e proprio caso e ha confermato quello che era solo un sospetto: mercoledì scorso il sottosegretario Reggi avrebbe incontrato il segretario nazionale della Flc-Cgil per discutere “seriamente” del problema dell’orario di lavoro dei docenti.
Evidentemente, l’idea del Governo è che una volta incassato il via libera della Flc, la strada della revisione del contratto nazionale potrebbe essere tutta in discesa.
In poche parole, il ministro Giannini, ma soprattutto il presidente Renzi, sono molto preoccupati di una possibile sentenza della Corte europea sulla questione dei precari perché se davvero venisse imposta all’Italia l’assunzione di decine di migliaia di insegnanti, tutti i conti dell’esecutivo andrebbero immediatamente in tilt con le conseguenze che è facile immaginare.
Ma la soluzione c’è ed è anche “facile”: aumentando l’orario di servizio dei docenti, diminuiranno i posti da assegnare ai supplenti annuali o temporanei che siano e basterà far presente all’Europa che in realtà i precari da assumere non sono poi così tanti.
Insomma, come dire che in questo modo il Governo riuscirebbe a “prendere due piccioni con una fava” e cioè a risolvere in larga misura il problema dei precari da assumere “per ordine dell’Europa” e ad affrontare il nodo del contratto nazionale dei docenti.
L’Unicobas di Stefano d’Errico sta già lanciando l’allarme e, per prima, denuncia l’esistenza di vero e proprio “accordo segreto” fra il Governo e quello che viene definito “il sindacato di riferimento”, cioè la Cgil.
Quello che non è ancora molto chiaro è quale strumento il Governo intenda utilizzare per dare corpo a quella che, comunque, è per adesso solo una ipotesi.
Ma prende sempre più quota la possibilità che prima della pausa ferragostana il Governo adotti un decreto legge proprio sulla questione dell’orario di lavoro dei docenti.
Anche perché (è bene non dimenticarlo) il piano di assunzioni insegnanti e Ata di cui si sta parlando in questi giorni dovrà essere “ratificato” con una modifica del Contratto nazionale come già avvenuto in passato, in modo da garantire una diversa modulazione degli scatti stipendiali legati all’anzianità.
A questo punto la situazione diventa davvero complicata anche perché è molto probabile che sull’incontro riservato Reggi-Pantaleo gli altri sindacati rappresentativi (CislScuola in testa) potrebbero avere molto da ridire.
Quello che è però quasi certo è che i sindacati di base cercheranno di sfruttare un eventuale cedimento della Flc-Cgil; non a caso Unicobas ha già più volte ribadito che nei primi due giorni di scuola ci sarà uno sciopero di tutto il comparto scuola.

Personale Ata, domande graduatorie di istituto

da La Tecnica della Scuola

Personale Ata, domande graduatorie di istituto

 

Incontro al Miur. Espressa dalle organizzazioni sindacali la necessità di una pubblicazione del bando o, quantomeno, della presentazione delle domande non prima del 20 settembre

Il 23 luglio sono stati convocati i rappresentanti delle organizzazioni sindacali per un incontro interlocutori al Miur sull’aggiornamento delle graduatorie di istituto 2014-2016 del personale Ata, a cui l’Amministrazione sta già lavorando e che, sostanzialmente, dovrebbe essere uguale a quello precedente, con alcune modifiche alle tabelle dei titoli.

Le OO.SS. hanno insistito col Ministero sulla necessità di una pubblicazione del bando o, quantomeno, della presentazione delle domande non prima del 20 settembre, poiché in quel periodo le scuole saranno fortemente impegnate con le operazioni di avvio dell’anno scolastico e, in gran parte, saranno ancora prive del personale, da nominare e assegnare alle rispettive sedi di servizio.

E’ stato, inoltre, ribadito all’Amministrazione che queste incombenze vanno spostate su altri uffici provinciali del Ministero (Ust), già implicati nell’elaborazione delle graduatorie di prima fascia.

In mancanza di questo, il Ministero si deve impegnare a costituire una task force a livello provinciale di supporto alle scuole, anche per evitare una disomogeneità nella valutazione delle domande. Diversamente le difficoltà saranno enormi, a causa dell’elevato numero di domande previste e della mancanza di figure che siano specializzate in questa valutazione.

La Flc-Cgil, nel suo comunicato, si è detta assolutamente contraria, assieme agli altri sindacati, a una modifica delle tabelle di valutazione dei titoli allegate al bando. L’aggiornamento delle tabelle non può essere fatto con una circolare ed è necessario mettere mano complessivamente al Regolamento, cosa che abbiamo già chiesto più volte. Peraltro, questo tavolo di revisione era già stato avviato, per cui deve essere ripreso e portato a termine. Quindi, il tavolo preposto per apportare delle modifiche dovrà essere quello di una variazione di tutto l’impianto del Regolamento Ata (DM 430/2000).

Scuole belle, scuole sicure… Ma dove sono i soldi?

da La Tecnica della Scuola

Scuole belle, scuole sicure… Ma dove sono i soldi?

Il presidente della Provincia di Vercelli, Carlo Riva Vercellotti (nella foto). scrive al direttore della nostra testata sui problemi connessi all’attuazione del piano sull’edilizia scolastica, lamentando l’assoluta scarsità dei finanziamenti.

Egregio Direttore,

siccome le Province hanno un ruolo privilegiato nel controllare se i fondi del piano per l’edilizia scolastica, promosso dal Governo Renzi, arriveranno davvero, posso già anticiparvi che lo scenario prospettato in queste settimane con enfasi ed entusiasmo è diverso nella realtà dei fatti.

Il piano prevede tre sezioni: per la sezione “scuole sicure”, se le lungaggini burocratiche lo consentiranno, la nostra Provincia, che gestisce 27 edifici scolastici, potrà spendere la “roboante” cifra di 175.000, realizzando alcuni piccoli interventi conclusivi per ottenere tre certificati di prevenzione incendi. Tutto paralizzato, invece, sul fronte dello sblocco dal patto di stabilità: parliamo di più di 4 milioni di Euro! Questo accade perché il Governo, con la recentissima conversione in legge del D.L. 66 (cd. “bonus irpef”), non ha voluto tenere in considerazione i due milioni e mezzo di studenti italiani che frequentano le scuole secondarie superiori, istituti la cui gestione è di esclusiva competenza delle Province italiane. Quindi, da un lato il Governo concede le briciole, dall’altro tiene fermi la stragrande maggioranza dei progetti sull’edilizia delle scuole secondarie superiori a gestione provinciale. Va detto che da più di due mesi, l’Unione Province italiane ha consegnato al Governo un monitoraggio completo con l’elenco di progetti di investimento necessari per le oltre 5.000 scuole superiori italiane. Tante parole, facili rassicurazioni, ma nessun segnale concreto per correggere “l’errore”.

Dalla sezione “scuole nuove” le Province sono state invece escluse a priori; va detto, poi, che, nella sezione “scuole belle”, non è assolutamente vero che arrivano contributi a Comuni e Province, ma viene semplicemente finanziata la cassa integrazione per i collaboratori scolastici (‘bidelli’) dipendenti di cooperative dei global service risultati in esubero. Insomma, prima il Governo lascia a casa i lavoratori, poi li richiama per fare le piccole manutenzioni. Per i 27 edifici superiori della nostra provincia, ad esempio, se fortunati, dovrebbero rientrare “ben” due persone: difficile immaginare scuole più belle con (forse) due persone che gestiscono per metà giornata e per qualche mese una mole immensa di patrimonio scolastico.

Quindi i Comuni beneficiari saranno non 22 come si legge nell’elenco del Governo, ma solo 10. Mi spiace dare questa notizia, ma è giusto che qualcuno dica finalmente la verità e non illuda tanti sindaci con false promesse.

Tuttavia c’è di peggio. Il cd. bonus irpef ha infatti scaricato parte del costo dei “famosi” 80 euro non solo sui Comuni (costretti ad aumentare le tasse e ridurre i servizi), ma anche sulle Province, molte delle quali già costrette ad azzerare i servizi e portare il bilancio verso il default. Con quest’ultimo provvedimento, che porta al 99,30% la riduzione dei trasferimenti erariali da inizio del nostro mandato nel 2011, non c’è più scampo: o lo Stato si riprenderà i costi per garantire il regolare avvio del prossimo anno scolastico (circa 3 milioni di euro), o dovremo arrenderci davanti all’evidenza dei numeri ed assistere all’inevitabile destino del dissesto “guidato”.

E’ giusto sapere che, continuando a tagliare sulle Province con la scusa dell’abolizione e bloccando non solo i più ampi interventi di messa in sicurezza ma l’ordinaria manutenzione, le scuole non diventeranno più belle e sicure, ma aumenterà solamente il degrado. Ed è bene che studenti, professori e famiglie conoscano una verità scomoda ma esplosiva che, confidiamo, anche grazie al vostro aiuto, un giorno potrà essere raccontata.

Cordialmente

 

IL PRESIDENTE DELLA PROVINCIA DI VERCELLI

Carlo Riva Vercellotti

150 milioni dall’8X100 per l’edilizia scolastica: ma ci sono davvero? Forse

da La Tecnica della Scuola

150 milioni dall’8X100 per l’edilizia scolastica: ma ci sono davvero? Forse

Per le #scuolebelle il governo ha approvato 150 milioni di euro da attingere dall’8xmille. Tuttavia oltre alle quattro finalità ammesse alla ripartizione della quota digestione statale (calamità naturali, fame nel mondo, assistenza ai rifugiati e conservazione dei beni culturali) ne è stata prevista una quinta: cioè gli “interventi straordinari di ristrutturazione, miglioramento, messa in sicurezza, adeguamento antisismico ed efficientamento energetico degli immobili di proprietà pubblica adibiti all’istruzione scolastica”.

In tal modo le istituzioni scolastiche hanno la possibilità, attraverso le istituzioni locali, di presentare istanze per accedere alle risorse dell’8 per mille statale per le ristrutturazioni e interventi edilizi.

Wired.it però fa il punto sulla manovra e in modo particolare sottolinea che il governo, nel corso del Consiglio dei Ministri dello scorso 23 luglio, ha dato così seguito a quanto previsto nella legge di stabilità targata Letta con uno schema di regolamento che ora verrà trasmesso al Consiglio di Stato e alle Commissioni parlamentari di merito per i pareri.

Subito dopo il Consiglio dei Ministri Umberto d’Ottavio del PD ha dichiarato che l’impatto è valutabile attorno ai «150milioni di euro». Una stima forse troppo ottimistica, vista come è andata a finire l’ultima ripartizione dell’otto per mille di gestione statale: sui circa 170milioni disponibili solo 404.771 sono finiti agli enti che ne hanno fatto richiesta.
Nel 2013 solo quattro sono stati gli interventi finanziati a fronte di 936 istanze accolte e valutate ammissibili per 437.500.123,48 euro (281.527.361,11 per la conservazione dei beni culturali, 125.433.179,37 per calamità naturali, 8.274.427,46 per la fame nel mondo e 22.265.155,54 per l’assistenza ai rifugiati).

Il resto? Finiti, scrive wired.it, a tappare i buchi di bilancio dello Stato, come emerge dallo stesso dossier del gennaio 2014.
In ogni caso tali fondi per le scuole italiane, al di là di retorica, rischiano però di essere un pannicello caldo a fronte di una situazione che rasenta il disastro. Se già quei 5miliardi promessi dal governo sembrano essere una goccia nel mare rispetto alle necessità di intervento (una recente indagine conoscitiva fissava a 30miliardi gli interventi necessari per portare le scuole in sicurezza e ristrutturarle), anche questi denari derivanti dall’8 per mille potrebbero servire a ben poco. Spiccioli. Sempre che arrivino.

Scrive ancora Wired, che già in una inchiesta #scuolesicure fu denunciata la vulnerabilità degli edifici scolastici italiani, in un territorio fragile come il nostro, situazione che però è ancora poco monitorata, gli interventi fin qui attuati sono stati disorganici, la gestione dei fondi stanziati caotica e farraginosa. E i conti sono presto fatti: in un paese come l’Italia, in cui più dell’80% dei comuni sorge in aree ad alto rischio idrogeologico, secondo un recente studio dell’ANBI (Associazione nazionale bonifiche, irrigazioni e miglioramenti fondiari, che riunisce i consorzi di bonifica) nel 2014 servirebbero circa 8 miliardi per mettere in sicurezza l’intero territorio, e a questi vanno sommati, secondo stime della protezione civile dell’ormai lontano 2008 altri 13miliardi per diminuire la vulnerabilità delle strutture.

Tornando all’otto per mille in queste ore ci si chiede se già dal 2014 gli enti riusciranno ad avere nella propria disponibilità la modulistica per richiedere almeno l’accesso ai fondi, considerato che le pratiche si dovevano definire entro il 30 giugno. La conclusione è arrivata il 23 luglio, ora il Consiglio di Stato e le commissioni parlamentari hanno in mano il pallino.

Retribuzioni commissari interni esami di Stato

da La Tecnica della Scuola

Retribuzioni commissari interni esami di Stato

S.L.P.

Finalmente giungono i chiarimenti del Ministero a proposito dei compensi dei commissari interni degli esami di Stato impegnati su più commissioni.

Il Miur con nota del 24 luglio prot. n. 4901 precisa quanto segue: “Riesaminata attentamente la questione, che nel tempo ha dato luogo ad interpretazioni non univoche da parte delle scuole, nonché a numerose decisioni giurisdizionali non favorevoli all’Amministrazione e considerato che le istituzioni scolastiche stanno procedendo al pagamento dei compensi ai commissari d’esame e chiedono delucidazioni sulla problematica, a parziale rettifica della precedente nota della Direzione Generale Ordinamenti Scolastici prot. 7321 del 13/11/2012, si ritiene di dover dare per gli esami di stato 2014, indicazioni nel senso che il compenso forfettario di cui all’art. 3, comma 1, del decreto interministeriale 24 maggio 2007 competa per ogni ulteriore classe della stessa o di altra commissione, per la quota riferita alla funzione di cui alla Tabella 1 Quadro A, entro il limite massimo di due compensi”.

 

Ricordiamo che l’art. 3 del Decreto Interministeriale 2 luglio 20007, che definisce i compensi spettanti ai commissari d’esame nel caso di commissari interni nominati per più di una classe era stato interpretato dal Miur in due modi diversi.

 

Con la nota 7230 del 5 luglio 2007 la Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici aveva chiarito che: “I compensi aggiuntivi riferiti alla funzione di cui alla tabella 1 – quadro A spettano ai membri interni che svolgono la funzione su ulteriori classi della stessa e di altre commissioni”.

 

Successivamente il Dipartimento per gli Ordinamenti del Miur aveva emanato la nota prot. n. 7321 del 13 novembre 2012 che, in aperto contrasto con la nota precedente, sostiene che la retribuzione aggiuntiva spetti solo nel caso in cui il commissario interno sia impegnato in due classi di commissioni diverse e non nelle due classi della stessa commissione.

 

Adesso è stata fatta chiarezza: il compenso aggiuntivo spetta sia che si tratti di due commissioni diverse, sia che si tratti della stessa commissione.

 

Tireranno un sospiro di sollievo i docenti il cui lavoro era stato misconosciuto, sperando che nel frattempo le istituzioni soclastiche non abbiano già fatto di testa propria…

 

“Giustizia è fatta sui compensi percepiti dai commissari interni per gli esami di maturità”: così la Gilda degli Insegnanti commenta la nota del 24 luglio con cui il Miur, La protesta, portata avanti dal sindacato per due anni, ripristina le retribuzioni aggiuntive anche per i docenti che svolgono la loro funzione in due classi della stessa commissione.

La nota emanata ieri da viale Trastevere, rettificando parzialmente la famigerata circolare 7321/2012, ristabilisce dunque l’equità di trattamento con i commissari interni attivi su più commissioni e pone fine a un contenzioso legale dal quale l’Amministrazione, anche grazie all’impegno della Gilda, è sempre uscita sconfitta.

 

Resta tutto invariato per le elezioni degli organi collegiali a.s. 2014/2015

da La Tecnica della Scuola

Resta tutto invariato per le elezioni degli organi collegiali a.s. 2014/2015

Entro il 31 ottobre 2014 dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale della rappresentanza studentesca nel consiglio d’istituto – non giunto a scadenza – delle istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria di II grado. Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti e le eventuali elezioni suppletive dovranno svolgersi, invece, non oltre il termine di domenica 16 e di lunedì 17 novembre 2014

Nessun cambiamento in vista per le elezioni degli organi collegiali a livello di istituzione scolastica per l’a.s. 20145/2015.

La C.M. n. 42 prot. n.4819 del 21 luglio 2014 conferma, in sostanza, le istruzioni impartite per i decorsi anni scolastici.

La normativa di riferimento continua, pertanto, ad essere rappresentata dall’ordinanza ministeriale n. 215 del 15 luglio 1991, modificata ed integrata dalle successive OO.MM. nn. 267, 293 e 277, rispettivamente datate 4 agosto 1995, 24 giugno 1996 e 17 giugno 1998.

Come ogni anno, entro il 31 ottobre dovranno concludersi le operazioni di voto per gli organi di durata annuale e quelle per il rinnovo annuale della rappresentanza studentesca nel consiglio d’istituto – non giunto a scadenza – delle istituzioni scolastiche d’istruzione secondaria di II grado, con la procedura semplificata di cui agli articoli 21 e 22 dell’ordinanza citata.

Le elezioni per il rinnovo dei consigli di circolo/istituto scaduti per decorso triennio o per qualunque altra causa, nonché le eventuali elezioni suppletive nei casi previsti, si svolgeranno secondo la procedura ordinaria di cui al titolo III dell’ordinanza medesima. La

data della votazione sarà fissata dal Direttore Generale di ciascun Ufficio scolastico regionale, per il territorio di rispettiva competenza, in un giorno festivo dalle ore 8 alle ore 12 ed in quello successivo dalle ore 8.00 alle ore 13.30, non oltre il termine di domenica 16 e di lunedì 17 novembre 2014.

Nelle istituzioni scolastiche che comprendono al loro interno sia scuole dell’infanzia, primarie e/o secondarie di I grado, sia scuole secondarie di II grado, invece, continuerà ad operare il commissario straordinario, non essendo ancora intervenuta una soluzione normativa circa la composizione del consiglio d’istituto delle scuole in questione.

8 per mille per la scuola: il DdL della discordia

da La Tecnica della Scuola

8 per mille per la scuola: il DdL della discordia

A chi attribuire il merito del disegno di legge sulla destinazione dell’8 per mille all’edilizia scolastica? Partito Democratico o Movimento 5 Stelle?

E adesso la scuola diventa terreno di forte scontro politico. Ed è un buon segno, ad indicare come veramente sull’istruzione si giocano partite importanti e decisioni fondamentali per il futuro del nostro Paese.

Il tema caldo è quello della destinazione dell’8 per mille all’edilizia scolastica: di chi è stata l’iniziativa? A chi attribuire il merito di questa importante proposta?

Se ripercorriamo un attimo gli eventi il’iter appare chiaro: la possibilità di destinare l’8 per mille all’edilizia scolastica è diventata legge il 27 dicembre scorso grazie ad un emendamento (numero 1.1044) presentato dal deputato M5S Francesco Cariello, inserito nella legge di Stabilità. Un provvedimento più che necessario che per tempo immemorabile era stato agitato senza mai concretizzarsi.

Eppure in una storica intervista di gennaio a “Che tempo che fa” di Fazio, il PD per voce del ministro Carrozza dichiarava che la proposta era della senatrice Pd Bastico e che lo stesso Ministro era entusiasta del provvedimento.

A questo punto i grillini ribattevano tramite il vicecapogruppo 5 Stelle alla Camera, Giuseppe Brescia, con la seguente obiezione: “La proposta è partita da un disegno di legge a nostra firma a Montecitorio. Ancora una volta siamo qui a dove denunciare un comportamento vergognoso di un rappresentante del Governo. Il Ministro non sa o fa finta di non sapere?”.

Ma l’8 per mille era destino che dovesse far capo al Pd. Sei mesi dopo si leggeva sul sito del partito:”Il Consiglio dei Ministri ha dato il via libera alle modifiche del regolamento sulle quote dell’8 per mille gestite dallo Stato, con l’inclusione di una quota per l’edilizia scolastica“.

E subito dopo la senatrice Puglisi, capogruppo in Commissione Istruzione al Senato: “Finalmente con il via libera del Governo alle modifiche del regolamento sulle quote dell’8 per mille dello Stato, i cittadini e le cittadine italiane potranno dimostrare di avere a cuore la scuola pubblica. Il governo Renzi fa diventare realtà quanto auspicato da tempo da molte associazioni, come Libera e Cittadinanzattiva, e che anche al Senato avevamo tradotto in proposte di legge“.

Nessun accenno al M5S. Dunque di chi è stata la proposta? E di chi è dunque il merito se si pensa a ristrutturare i fatiscenti edifici scolastici? Per il M5S il Pd mistifica i fatti, per il PD l’edilizia scolastica e l’istruzione tutta, rappresentano i temi portanti della sua politica. Comunque che la scuola sia terreno di scontro è buon segno: speriamo che tra i litiganti godano anche tutti i bistrattati operatori dell’istruzione pubblica.

Maturità: compensi ai commissari interni

da tuttoscuola.com

Maturità: compensi ai commissari interni

Con nota n. 4901 del 24 luglio 2014 a firma del direttore generale degli Ordinamenti Carmela Palumbo, già inoltrata ai direttori generali degli USR e a tutti i dirigenti scolastici, il Miur ha disposto che le retribuzioni aggiuntive già previste per i commissari interni membri di commissioni diverse spettino anche ai docenti che svolgono la loro funzione in due classi della stessa commissione.

La nota rettifica parzialmente la circolare 7321/2012 e pone termine a una controversia sindacale e a un contenzioso legale dal quale l’Amministrazione è sempre uscita sconfitta.