Scuola per la professione umana

SCUOLA PER LA PROFESSIONE UMANA di Umberto Tenuta

CANTO 220 Ci stiamo affannando a dirlo, ma la nostra è vox clamans in deserto.

Genocidi, Guerre e delitti insanguinano la Terra!

Chi ferma chi non ha cuore e cultura umana?

Solo la Scuola può coltivare i cuori e le menti.

 

Esterrefatto dal sangue innocente di bimbi, di donne, di uomini, mi domando chi può fermare la guerra che i figli di donna si fanno in questo bugno vuoto.

Una sola risposta mi si affaccia.

L’educazione!

Signori, non la buona educazione del buongiorno e buonasera.

Ma l’educazione del cuore e della mente!

Papa Francesco implora: PER FAVORE, GETTATE LE ARMI!

Solo chi ha cuore e mente di uomo può ascoltarlo.

Questo è il problema.

Essere o non essere nati alla condizione umana!

E la cosa più strana è che l’uomo questo lo sa ed ha creato la scuola, genitrice alla condizione umana.

Uomini nel cuore e nella mente si nasce solo nella scuola, nella scuola del villaggio africano e nella scuola a quattro piani di Trani.

Ordunque, entriamo in questo grigio edificio!

Quali spettacoli ci si offrono?

Celle con le inferriate alle porte ed alle finestre, perchè non entrino i ladri di AMIGA 2000 e di Proiettori su teloni biancastri.

Giovani incastrati nelle file dei banchi con calamari d’inchiostro nero, quaderni a righe e Palazzi sui piani inclinati.

Professori di scuola sulle pedane alte quaranta centimetri, con alle spalle la LIM, unico esemplare della moderna tecnologia entrata nelle scuole.

E poi silenzio!

Silenzio, il Professore oggi, come ieri e l’altro ieri, tiene lezione.

Ma oggi, per volontà sua e grazia degli studenti, non ci saranno interrogazioni.

Nozioni, sì, e tante.

Questa è scuola d’istruzione, d’istruzione inferiore e d’istruzione superiore.

Solo ai giardini d’infanzia ed alle scuole elementari qualche briciola di buona educazione, ove i padri non l’abbiano già impartita con le carote e con il bastone.

Poi istruzione!

Sì, da questa scuola si esce istruiti, quando si esce istruiti.

L’educazione è finita nei primi cinque anni di vita.

Ed ora che volete?

Volete che a vent’anni i giovani siano educati?

Educati in una scuola che istruisce?

E no, signori miei!

La Scuola deve educare, deve curare l’educazione dei giovani nati di donna.

Promotio prolis usque ad perfectum statum hominis in quantum homo est, qui est status virtutis[1].

Perché, ricordatelo bene, o voi uomini di scuola, ricordate quello che Ulisse disse ai suoi uomini di mare:

Nati non foste a viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza (Inf., XXVI).

Uomini si diventa solo se si acquistano virtù e conoscenze.

Le virtù dei piedi, le virtù delle mani, le virtù della bocca, le virtù del cuore, le virtù della mente…

Tutte le virtù umane.

In primis, la virtù del cuore, la virtù di riconoscerci e di amarci tutti, fratelli quali siamo, figli della stessa madre africana!

Papa Francesco, questo Tu lo sai e lo hai predicato nel deserto di Piazza San Pietro.

In quella Piazza nella quale oggi gridi:

−O Voi che non volete rinunciare a chiamarvi uomini, ricordate almeno quel poco di umanità che le vostre mamme vi hanno donato!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

[1] TOMMASO D’AQUININO, Suppl. 41,1.

DS e DSA

DS e DSA
Il Dirigente Scolastico e i Disturbi Specifici di Apprendimento
nella Scuola Secondaria di Secondo Grado

di Giovanni Soldini
(Dirigente Tecnico MIUR- USR Marche)

 

INDICE

Introduzione
Il Dirigente Scolastico
Il Referente d’Istituto
Rapporti con il territorio
Interventi abilitativi e riabilitativi
Lo screening per il rilevamento dei DS nella scuola secondaria superiore
La dislessia nella scuola secondaria di secondo grado
Prognosi del disturbo
La scuola media superiore di fronte a un dislessico
Certificazione e diagnosi alunni con DSA
La formazione
Le prove INVALSI
Le novità sugli Esami di Stato
Conclusioni
Bibliografia

 

Introduzione

In Italia è in corso un diffuso dibattito culturale e scientifico sui disturbi specifici dell’apprendimento (DSA), stimolato ulteriormente dalla recente promulgazione della Legge n° 170 del 8 ottobre 2010 (Nuove norme in materia di disturbi specifici di apprendimento in ambito scolastico).

La rilevanza dell’argomento è dovuta alla prevalenza dei DSA (oscillante tra il 2,5 e il 3,5 % della popolazione in età evolutiva per la lingua italiana) e alle conseguenze che questi disturbi determinano a livello individuale, traducendosi spesso in un abbassamento del livello scolastico conseguito (con frequenti abbandoni nel corso della scuola secondaria di secondo grado) e una conseguente riduzione della realizzazione delle proprie potenzialità sociali e lavorative.

Si tratta di disturbi che coinvolgono trasversalmente i servizi sanitari specialistici e la scuola: entrambe queste istituzioni sono sollecitate a fornire risposte adeguate ai bisogni dei soggetti con DSA.

Il presente contributo insiste sulla fertile ed attuale ricerca intorno ai motivi ed alle urgenze di una diagnostica pedagogica [1], dal senso plurale e complesso, utilizzabile in ogni sede in cui si esercitano azioni educative, abilitative, riabilitative, ecc., interessa pertanto i pedagogisti come tutte le altre figure pedagogiche (insegnanti, educatori, terapisti, counselor, mediatori).

In questo lavoro ci soffermeremo in particolare ad analizzare il ruolo specifico del Dirigente Scolastico (DS) nei confronti delle problematiche relative ad alunni con Disturbi Specifici di Apprendimento (DSA), con particolare riferimento alla scuola secondaria di secondo grado.

 

[1] In proposito Crispiani P., Giaconi C., Diogene 2008. Manuale di diagnostica pedagogica, Junior, Bergamo 2008.

Invalsi, al Sud gli studenti stranieri più bravi in italiano

da La Stampa

Invalsi, al Sud gli studenti stranieri più bravi in italiano

In terza media gli immigrati di seconda generazione battono i loro colleghi autoctoni

roma

Gli studenti stranieri al Sud sono più bravi in Italiano dei loro coetanei autoctoni. Il punteggio delle prove Invalsi di Italiano, ottenuto dagli studenti immigrati di seconda generazione in terza media al Sud, è infatti superiore di un punto rispetto a quello raggiunto dai stessi compagni di classe italiani.

 

Buoni i risultati anche in matematica e in particolare quelli che riguardano gli alunni delle seconde elementari del sud e delle isole. Sono alcuni risultati che emergono dai dati contenuti nel rapporto Invalsi 2014.

 

«Nelle regioni meridionali e insulari le distanze tra alunni italiani e stranieri si accorciano e in alcune di esse, talvolta, la differenza tra alunni autoctoni e stranieri cambia di segno a vantaggio di questi ultimi», si legge infatti nel rapporto. In particolare, dati alla mano, in Campania il punteggio medio degli alunni stranieri di prima generazione in seconda elementare in matematica è di 222 mentre i loro compagni italiani si fermano a 198.

 

Inferiore il divario in Basilicata e Sardegna dove gli immigrati ottengono un punteggio medio rispettivamente di 214 e 207 contro il 208 e 203 dei loro coetanei. Testa a testa in Sicilia, dove gli stranieri raggiungono 193 punti contro i 194 degli alunni italiani. In generale il rapporto Invalsi fa notare che gli scarti sono più piccoli in Matematica rispetto all’Italiano.

 

In Italiano «gli alunni stranieri ottengono risultati sistematicamente più bassi dei loro omologhi italiani e le differenze di punteggio sono tutte statisticamente significative», si legge nel rapporto Invalsi, anche se «i divari fra studenti italiani e stranieri di seconda generazione sono più ridotti di quelli che si registrano per gli studenti di prima generazione».

 

E ci sono poi alcune eccezioni: casi in cui gli studenti stranieri superano gli autoctoni in Italiano. Ad esempio gli studenti immigrati di seconda generazione, che hanno frequentato la terza media al Sud battono di un punto i loro colleghi italiani: la media dei risultati ottenuti dagli stranieri è infatti di 193 punti contro i 192 degli italiani. Più in dettaglio i dati mostrano che gli stranieri in Abruzzo, raggiungono un punteggio di 201 rispetto ai loro colleghi italiani che si fermano a 200, in Campania (stranieri 191- italiani 190). In Sicilia il punteggio medio è in pareggio a 184. Un caso del genere si verifica anche al Nord e in particolare in Friuli Venezia Giulia, dove il punteggio medio degli stranieri è di 202 punti e quello degli autoctoni è di 203.

 

Alla fine del primo ciclo d’istruzione la distanza fra gli alunni italiani e la seconda generazione di immigrati risulta di circa 7,5 punti in Italiano e di 5,3 punti in Matematica, il che, si legge nel rapporto Invalsi, sembrerebbe deporre positivamente circa la capacità della nostra scuola del primo ciclo di ridurre progressivamente il divario fra italiani e stranieri, almeno per quanto riguarda quelli nati in Italia. Il gap nei livelli di apprendimento misurati dalla prova d’Italiano di questi alunni rispetto agli studenti di cittadinanza italiana si mantiene pressoché costante nella scuola secondaria superiore e aumenta in Matematica fino a 8,4 punti. Da rilevare che, in generale, le differenze tra studenti italiani e studenti stranieri tendono a essere maggiori nelle aree dell’Italia dove più forte è la presenza di immigrati.

La Giannini si mette in salvo

da ItaliaOggi

La Giannini si mette in salvo

Sanatoria di tutti gli atti firmati senza il parere Cnpi

Alessandra Ricciardi

Salvi gli atti pregressi e anche, fin quando non ci sarà il nuovo organo consultivo, quelli futuri. Il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, è riuscita a mettere in regola l’attività del dicastero su cui pendeva la spada di Damocle di una dichiarazione in via giudiziaria di nullità a causa dell’assenza del prescritto parere del Cnpi, il consiglio nazionale della pubblica istruzione.

 

Una vicenda che si trascina dai tempi del ministro Maria Chiara Carrozza e che solo in questi giorni è venuta a soluzione, con un emendamento governativo al dl n. 90 sulla pubblica amministrazione, in via di conversione alla camera.

Il Miur pare aver ormai imboccato, sulle materie d’urgenza, la strada dell’intervento parlamentare in altri provvedimenti, preferendo non presentare, come invece era sembrato possibile, un proprio decreto legge. Una strategia di basso profilo, quella decisa dalla Giannini, anche per evitare clamori e polemiche in questa fase in cui il governo è intenzionato a procedere con cautela sulla riforma annunciata, dalla valorizzazione dei docenti al nuovo contratto.

 

Il problema dell’irregolarità dell’attività del Miur è nato quando il Cnpi non è stato prorogato, dal primo gennaio 2013, e neanche è stato sostituito nelle sue funzioni dal Cspi, il Consiglio superiore della pubblica amministrazione che ne avrebbe dovuto prendere il posto. Un vuoto che rischia, come hanno già rilevato al Consiglio di stato, di bloccare l’attività regolamentare e amministrativa del ministero. Già perché su molti atti, dall’indizione di un uovo concorso alla riorganizzazione dello stesso ministero, è rimasto l’obbligo del parere consultivo: non c’è più l’organo insomma ma sono rimaste in piedi le relative funzioni.

 

Il Miur è intervenuto con una sanatoria che assicura la regolarità del nuovo anno scolastico (e anche del vecchio): «Nelle more del riordino e della costituzione degli organi collegiali della scuola, sono fatti salvi tutti gli atti e i provvedimenti adottati in assenza del parere dell’organo collegiale consultivo nazionale della scuola e dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del presente decreto-legge e fino alla ricostituzione dei suddetti organi non sono dovuti i relativi pareri obbligatori e facoltativi», recita l’emendamento approvato in prima commissione a Montecitorio. Un sub emendamento di Elena Centemero, deputata di Forza Italia, ha previsto che le elezioni del nuovo organismo si tengano entro fine 2014 e che «in via di prima applicazione e nelle more del riordino degli organi collegiali, l’ordinanza di cui all’articolo 2, comma 9 del decreto legislativo 30 giugno 1999, n. 233 stabilisce le modalità di elezione del predetto organo, anche in deroga a quanto stabilito al comma 5, lettera a) del predetto articolo», che disciplina la composizione dell’organismo di 36 rappresentanti. Almeno l’emergenza, salvo colpi di scena nel corso dell’approvazione del provvedimento in aula, è risolta.

Non annunciatele più, ma fate le riforme

da La Tecnica della Scuola

Non annunciatele più, ma fate le riforme

Lo status quo è la paura di cambiare, mentre da decenni l’inerzia espelle migliaia e migliaia di ragazzi e mortifica i talenti. Uno spreco enorme di risorse umane e sociali. L’Adi invita Renzi e il governo ad avere coraggio

“Occorre coraggio e determinazione ed assegnare completa autonomia a un certo numero di istituti scolastici che dimostrino nei fatti che è possibile spezzare le regole dell’organizzazione centralistica della scuola: l’insegnante solitario, che fa lezione in una classe di 25/30 alunni della stessa età, dentro un’aula organizzata con cattedra e banchi allineati, secondo un orario cadenzato da campanelle a scandire un sapere scisso in singole discipline, con poca o nessuna libertà concessa agli studenti nell’organizzazione dei loro studi. Un insegnamento bollato dall’unicità della funzione docente, della quale sono corollario l’uniformità dell’orario di servizio e della retribuzione, nonché la valutazione del merito per anzianità”.
Tuttavia, dice l’Adi, per rompere questi schemi ormai incrostati da decenni occorre creare “istituti scolastici a “statuto speciale”, a cui vanno garantiti avanzati livelli di autonomia:
1. la facoltà di assumere il personale, tra cui esperti, e di retribuirlo con il solo vincolo del livello stipendiale minimo,
2. un orario di servizio onnicomprensivo per una media di 30 ore settimanali da attribuire al nucleo professionale portante degli insegnanti,
3. la possibilità di assumere figure di leadership intermedia con incarico professionale full time,
4. una forte autonomia rispetto al curricolo nazionale, ivi compresi orario e calendario scolastico,
5. un budget complessivo senza vincoli di destinazione e riferito a costi standard,
6. l’autonoma gestione degli interventi di architettura educativa, supportata da adeguati trasferimenti di risorse,
7. un Consiglio di Istituto inteso come Consiglio di Amministrazione, con possibilità di avere sostenitori del mondo imprenditoriale e dell’università.
Permangono ovviamente alcuni vincoli, quali:
1. la valutazione esterna attraverso le prove INVALSI e gli ispettori,
2. gli esami nazionali,
3. l’esclusione di qualsiasi selezione/discriminazione nell’accoglienza degli alunni.

L’iniziativa assume senso pieno se rivolta in primo luogo agli istituti professionali, dove è alto il tasso di ripetenze ed abbandoni, reintroducendo le qualifiche triennali e i diplomi quadriennali e assegnando alla grande maggioranza di queste scuole i curricoli dell’istruzione e formazione professionale regionale in regime di sussidiarietà.
In secondo luogo, spiega l’Adi, lanciare i licei quadriennali, obbligando così a rileggere i modelli liceali attuali e abbandonando l’illusione dei cambiamenti senza vera innovazione.
Infine, non sono esclusi a priori nemmeno gli istituti comprensivi che intendano costruire un ciclo unico, superando le storture della vecchia “scuola media”.

Maturità 2014, promosso il 99,2% dei candidati

da La Tecnica della Scuola

Maturità 2014, promosso il 99,2% dei candidati

Lodi in leggero aumento, più ‘secchioni’ i ragazzi dei Liceo. In terza media passa il 99,7% degli ammessi all’esame. Scrutini superiori, diminuiscono i bocciati

Promossi in leggero aumento alla Maturità, con una piccola crescita anche delle votazioni con lode. I ragazzi dei licei intascano la percentuale più alta di voti sopra l’80. All’esame di terza media resta stabile la quota (99,7%) di studenti che ha superato le prove. In calo i bocciati agli scrutini intermedi sia delle medie che delle superiori. Sono i dati che emergono dalle rilevazioni condotte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il quadro completo e definitivo sarà pubblicato in appositi Focus nel mese di ottobre. I  dati si riferiscono al 95% dei candidati all’esame di Stato del primo e secondo ciclo, al 92% degli scrutinati nelle scuole secondarie superiori e al 91% del primo grado, rilevati alla data del 28 luglio.

All’esame è stato ammesso il 95,8% dei candidati. Ha poi superato le prove il 99,2% dei ragazzi (era il 99,1% nel 2013). Oltre 3.400 maturandi hanno portato a casa una lode (0,8% del totale, erano lo 0,7% nel 2013). La maggior parte dei ‘super bravi’ ha sostenuto l’esame in Puglia (700 i 100 e lode), seguono Campania (408), Sicilia (356) e Lazio (348). Un ‘podio’ sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno. Diminuiscono dal 4,7% al 4,5% i 100. E dal 7,9% al 7,7% i voti fra 91-99. Aumentano, invece, le votazioni fra 71 e 80 (dal 28,4% del 2013 al 28,5% di quest’anno) e fra 81 e 90 (dal 17,9% al 18,1%). I voti più alti li portano a casa i ragazzi dei Licei: in questa tipologia di percorso si concentra l’1,5% delle lodi, il 7% dei 100, il 10,5% dei voti fra 91 e 99, il 22% dei voti fra 81 e 90. La fascia di voti fra 61 e 70 è più presente nell’istruzione tecnica e professionale, così come la sufficienza secca.

Cala complessivamente (dal 10,3% del 2013 al 9,6% del 2014) la percentuale di bocciati che continuano a concentrarsi prevalentemente sul primo anno. La maggior parte dei non ammessi  è negli Istituti professionali (16%), seguono Istituti tecnici (12,3%) e Licei (5,1%). Stabili al 25,9% le sospensioni di giudizio (29,8% nei Tecnici, 28,4% nei Professionali, 22,1% nei Licei). Più promossi fra i liceali (72,7%), seguono Istituti tecnici (57,9%) e Istituti professionali (55,5%). A livello territoriale la percentuale più alta di promossi si registra in Umbria (71,1%), Puglia  (71%), Calabria (69,8%). Si sfiora il 30% di sospensioni di giudizio in Lombardia (28,7%) e Toscana (28,4%). La percentuale più alta di non promossi è in Sardegna (14,7%), seguono Campania (11,5%) e Sicilia (11%).

Meno bocciati agli scrutini di fine anno (esami esclusi) anche alle medie: si passa dal 3,8% di un anno fa al 3,5% del 2014. Con punte del 5,1% in Sardegna, 4,7% in Sicilia e 4,2% in Friuli Venezia Giulia e Piemonte. All’esame passa il 99,7% dei candidati, risultato in linea con il 2013.

Quota 96, ore febbrili in Parlamento

da La Tecnica della Scuola

Quota 96, ore febbrili in Parlamento

In queste ore si sta discutendo febbrilmente in Aula il disegno di legge n. 2486-A: conversione in legge del decreto-legge 24 giugno 2014, n. 90, recante misure urgenti per la semplificazione e la trasparenza amministrativa e per l’efficienza degli uffici giudiziari.

Venerdì scorso, come tutti sanno, sono stati approvati gli emendamenti riguardanti la famosa questione dei Quota 96 della scuola, che dovrebbero permettere il pensionamento dal 1 settembre 2014 di 4mila docenti.

Dalle ultime notizie pare che in Aula sul tema si stiano registrando pareri positivi un po’ da tutte le parti politiche.
Elena Centemero (FI) nel suo intervento così definisce il provvedimento: “ Una norma che veramente potrà garantire il ricambio generazionale è quella prevista per il personale della scuola (la quota 96), tesa a superare, volta finalmente a superare, dopo un grande e lungo iter, un’ingiustizia creata dalla riforma Fornero. Su questo fronte Forza Italia, insieme a tutte le altre forze politiche, ha dato un grande impulso al Governo ed anche al lavoro parlamentare per trovare, per cercare di trovare e per arrivare finalmente ad una soluzione attesa da due anni e mezzo.”

Ed Emanuele Fiano (PD) così afferma: “L’articolo 1-bis, introdotto in sede referente, prevede che le disposizioni previgenti alla riforma pensionistica del 2011 in materia di requisiti di accesso al sistema previdenziale continuino ad applicarsi anche al personale della scuola che abbia maturato i requisiti entro l’anno scolastico 2011-2012, secondo quanto disposto dall’articolo 59, comma 9, della legge n. 449 del 1997. Il beneficio è riconosciuto a decorrere dal 1o settembre 2014, nel limite massimo di 4 mila soggetti e nei limiti di 35 milioni di euro per il 2014, 105 milioni di euro per il 2015, 101 milioni di euro per il 2016, 94 milioni di euro per il 2017 e 81 milioni di euro per il 2018.

È, inoltre, prevista la possibilità che per le lavoratrici della scuola, che entro l’anno scolastico 2011-2012 abbiano maturato i requisiti per il pensionamento, ai sensi delle disposizioni vigenti prima dell’entrata in vigore del decreto-legge n. 201 del 2011, e che abbiano optato successivamente per la liquidazione del trattamento pensionistico secondo le regole di calcolo del sistema contributivo, di chiedere il ricalcolo del trattamento a loro erogato sulla base del sistema di calcolo retributivo per il periodo fino al 31 dicembre 2011 e con il sistema contributivo a decorrere dal 1o gennaio 2012. È questa la norma più nota nel dibattito pubblico come «quota 96», della quale tutto il Parlamento penso vada molto orgoglioso”

Della norma sui Quota 96 l’intero Parlamento va dunque orgoglioso. Tutti d’accordo quindi sulla necessità di raddrizzare le storture della legge Fornero. Attendiamo la fine dei lavori.

Le scuole dei piccoli Comuni sono fondamentali

da La Tecnica della Scuola

Le scuole dei piccoli Comuni sono fondamentali

A sostenerlo è la delegata Anci all’Istruzione Daniela Ruffino, commentando le proposte di emendamenti al dl per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni e dei territori montani e rurali di cui è primo firmatario Ermete Realacci (PD): gli istituti scolastici sono gli attori principali in quel processo di costruzione dell’identità e della formazione dei cittadini, delle comunità e dei luoghi in cui vivono. E ancora: lo Stato provveda agli organici e il Miur a finanziare sussidi didattici e ad installare nuove tecnologie informatiche.

“Il patrimonio sociale, culturale e paesaggistico dei piccoli Comuni rappresenta una grande ricchezza e una risorsa da tutelare e valorizzare, fondamentale per il futuro del Paese. Questo patrimonio ha un caposaldo importante proprio nella qualità delle istituzioni scolastiche, che sono gli attori principali in quel processo di costruzione dell’identità e della formazione dei cittadini, delle comunità e dei luoghi in cui vivono”. A sostenerlo è la delegata Anci all’Istruzione Daniela Ruffino, commentando le proposte di emendamenti al disegno di legge per il sostegno e la valorizzazione dei piccoli Comuni e dei territori montani e rurali di cui è primo firmatario Ermete Realacci (PD).

Sul piano economico, spiega una nota, i Comuni chiedono che sia lo Stato ad assicurare con risorse proprie la dotazione organica del personale docente e Ata necessaria e chiedono l’introduzione di un numero minimo di studenti per le classi, meno di 10, e per le pluriclassi, dove il numero non dovrebbe superare i 12 alunni. “Infine – aggiunge Ruffino – i Comuni chiedono al ministero dell’Istruzione un finanziamento per l’acquisto di sussidi didattici e per l’installazione di nuove tecnologie informatiche e telematiche da destinare alle scuole dei piccoli Comuni e dei territori montani e rurali”.

“Le proposte che abbiamo presentato alla Camera – spiega Ruffino – riprendono nei contenuti richieste già avanzate in passato ma che ancora non sono state approvate. Ora ci auguriamo che vengano accolte soprattutto per dare un rilancio allo sviluppo dei piccoli centri”.

Metodologia Clil: si parte anche nelle classi terminali dei Licei e degli Istituti Tecnici

da La Tecnica della Scuola

Metodologia Clil: si parte anche nelle classi terminali dei Licei e degli Istituti Tecnici

L.L.

I Sindacati illustrano la bozza di circolare presentata in occasione dell’incontro svoltosi il 25 luglio scorso. L’introduzione della metodologia sarà graduale e la sua attivazione dovrebbe riguardare il 50% del monte ore annuale della disciplina veicolata in lingua straniera. Novità anche per quanto riguarda gli Esami di Stato

Nell’ultimo incontro al Miur del 25 luglio scorso, il Direttore Generale per gli Ordinamenti Scolastici dott.ssa Carmela Palumbo ha fornito ai sindacati l’informativa sulle modalità con le quali dall’a.s. 2014/2015 si darà attuazione alla metodologia CLIL (insegnamento di una disciplina non linguistica in lingua straniera) in tutte le classi terminali dei licei e degli istituti tecnici, così come avviene già da due anni a partire dal terzo anno dei licei linguistici.

Ne dà notizia la Flc Cgil che riassume i contenuti della bozza di circolare contenente le indicazioni per l’avvio del prossimo anno scolastico.

L’introduzione della metodologia sarà graduale e la sua attivazione dovrebbe riguardare il 50% del monte ore annuale della disciplina veicolata in lingua straniera.

Per questo primo anno di attuazione, anche per evitare eccessive penalizzazioni per gli studenti all’ultimo anno di corso, gli standard richiesti non saranno eccessivamente rigidi e, qualora le istituzioni scolastiche non dovessero disporre di docenti in organico in possesso delle necessarie competenze, la metodologia CLIL potrà essere oggetto di progetti interdisciplinari in lingua straniera, inseriti nel POF e organizzati in collaborazione con i docenti di lingua straniera e, dove presenti, di conversazioni in lingua straniera, attuati anche mediante un’organizzazione didattica flessibile o in rete con altre scuole.

Per gli Esami di Stato la circolare prevede che se la CLIL coincide con la disciplina oggetto della seconda prova scritta, a carattere nazionale, essa non potrà essere svolta in lingua straniera. Diversamente per la terza prova scritta, per la quale sarà la commissione a stabilire le modalità con le quali la CLIL sarà oggetto della prova. Infine, la circolare dispone che la CLIL sarà oggetto del colloquio orale qualora il relativo docente faccia parte della commissione d’esame in qualità di commissario interno.

Riorganizzazione del Miur al via dal 29 luglio

da La Tecnica della Scuola

Riorganizzazione del Miur al via dal 29 luglio

Nella Gazzetta Ufficiale del 14 luglio 2014 è stato pubblicato il d.P.C.M. dell’11 febbraio 2014 registrato alla Corte dei conti il 16 giugno 2014 al n. 2390, recante il “Regolamento di organizzazione del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca”. Il 29 luglio 2014 si procederà alle nuove nomine o riconferme da parte del Cdm dei direttori generali in organico del personale, su proposta formulata dal responsabile del Dicastero dell’Istruzione Stefania Giannini.

Attesa per conoscere i nuovi direttori generali centrali e periferici: 3 ai Dipartimenti del Miur, 9 alle Direzioni generali centrali e 14 alle Direzioni di Uffici Scolastici Regionali  (solo per 4 USR i dirigenti sono di livello non generale).

Nella regione Valle d’Aosta e nelle province autonome di Trento e di Bolzano continuano ad applicarsi, per quanto concerne l’organizzazione dell’amministrazione scolastica, le disposizioni previste dai rispettivi statuti e relative norme di attuazione o in base ad essi adottate. In Sicilia continua ad applicarsi l’articolo 9 delle norme di attuazione dello statuto in materia di pubblica istruzione adottate con decreto del Presidente della Repubblica 14 maggio 1985, n. 246

Il provvedimento normativo,  in vigore a far tempo dal 29 luglio 2014, oltre a ridefinire l’organizzazione centrale, prevede, in relazione alla popolazione scolastica , l’istituzione di n. 14 Uffici Scolastici Regionali di livello dirigenziale generale:

1) Abruzzo – 2) Calabria – 3) Campania – 4) Emilia/Romagna – 5) Lazio – 6) Liguria – 7) Lombardia – 8) Marche – 9) Piemonte – 10) Puglia – 11) Sardegna – 12) Sicilia – 13) Toscana – 14) Veneto e di 4 ulteriori Uffici Scolastici di livello non generale; (Friuli, Umbria, Molise, Basilicata).

Per quanto concerne l’Ufficio scolastico regionale per la Calabria il D.P.C.M. n. 98/2014 prevede la titolarità di un dirigente di livello generale, e l’articolazione in n. 6 uffici dirigenziali non generali e in n. 9 posizioni dirigenziali non generali per l’espletamento delle funzioni tecnico-ispettive.

Articolo a cura di Domenico Crea

Aggiornamento Gae: no del M5S ai “corsifici”

da La Tecnica della Scuola

Aggiornamento Gae: no del M5S ai “corsifici”

E’ tempo di aggiornamento delle Gae. Ed è risaputo che le graduatorie si scalano con il punteggio di servizio, ma non solo: negli ultimi anni un peso determinante lo hanno avuto i numerosi corsi a pagamento, che hanno rimpinguato le casse di Enti e corsifici vari.

E’ ancora il M5S, che in questa estate ha fatto della scuola una delle sue principali bandiere di lotta, a far luce su quest’altra piaga che riguarda il mondo scolastico: gli attestati ottenuti presso corsifici a pagamento che attribuiscono punti nelle graduatorie di merito dei docenti e che hanno creato un vergognoso divario tra chi se li può permettere e chi no.

In commissione VII alla Camera il Governo ha risposto qualche giorno fa ad un’interrogazione a prima firma Ciprini mirata a conoscere quali azioni di controllo e monitoraggio il MIUR metta in atto nei confronti di tali enti e del personale che organizza i corsi e rilascia gli attestati.

“Si tratta di corsi di specializzazione e master, rigorosamente a pagamento e dal dubbio valore culturale, che vengono svolti, senza alcuna prova in ingresso, presso enti accreditati dal MIUR e università telematiche: un business milionario e un vulnus gravissimo per il sistema d’istruzione italiano.

Naturalmente la risposta del governo è stata vaga ed elusiva. E’ un business troppo grande che coinvolge Enti e siti di informazione scolastica che sostengono tale mercato. È stato semplicemente confermato che la direttiva n. 90 del 1 dicembre 2003 riconosce l’attività formativa degli enti accreditati, cosa che sapevamo già! “, commenta la deputata Tiziana Ciprini.

“Questo sistema sfrutta la disperazione del personale precario – continua Silvia Chimienti – costretto ad aggiornare la propria posizione nelle graduatorie d’istituto ogni tre anni: maggiore è il punteggio maggiore è la possibilità di lavorare nella scuola. I corsi on line di durata annuale si svolgono in maniera poco trasparente, senza test di accesso e spesso senza la garanzia di una seria prova finale che testi le competenze acquisite; nonostante questo però valgono come una seconda laurea! L’alto costo di tali corsi aggrava la situazione, discriminando ancor di più tra chi ha le possibilità economiche di frequentarli e chi invece non ce le ha. ”

Lotta senza quartiere, dunque, annuncia il M5S: le deputate hanno annunciato una risoluzione in commissione cultura che impegni il Governo a ridimensionare il fenomeno dei corsi a pagamento on line.
Tempi duri sembrano dunque attendere tutti coloro che, sulla pelle dei precari e sbandierando i loro diritti, si arricchiscono da anni, giorno per giorno, senza alcun controllo da parte di uno Stato assente.

Madia: ogni Ente deciderà i pensionamenti d’ufficio

da La Tecnica della Scuola

Madia: ogni Ente deciderà i pensionamenti d’ufficio

Dice la ministra della P.A., Marianna Madia: sul pensionamento d’ufficio “noi responsabilizziamo molto le amministrazioni: è l’amministrazione che deve capire se quella è un’eccellenza, che serve o se invece ha senso dare opportunità alle nuove generazioni”

La ministra della Pa, Marianna Madia, a margine dei lavori alla Camera, ha detta inoltre, a proposito delle novità inserite nel decreto legge di riforma della pubblica amministrazione: “Noi non andiamo in deroga alla Fornero, ma abbiamo posto una serie di paletti” di anzianità e anagrafici, specificando la necessità di motivare la scelta “con criteri oggettivi”, così da applicare la norma “in modo virtuoso e non vizioso o arbitrario”. In questo modo, aggiunge il ministro, “le eccellenze indispensabili non saranno sostituite, potranno restare. Ma, in alternativa, ci sarà la possibilità di fare entrare giovani”. Sul numero di uscite possibili attraverso gli strumenti previsti nel dl, si legge sull’Ansa, il ministro non fa stime: “esistono delle platee potenziali, ma bisogna capire quante sarebbero andate in pensione di loro spontanea volontà e, poi, tra quelle che non l’avrebbero richiesto, quelle a cui lo richiede l’amministrazione”. Di certo, sottolinea Madia, “la norma non basta a sbloccare le ingiustizie subite e che stanno subendo le giovani generazioni, ma segna un’inversione di tendenza forte”.
Inoltre ha precisato che la scelta di porre o meno la questione di fiducia verrà fatta “in base al numero e alla qualità degli emendamenti presentati” in aula.
Per ora sono stati presentati quasi 700 emendamenti, ma i conteggi esatti si avranno solo stasera.
La ministra ha detto di essere “impegnata entro la fine dell’anno ad approvare in via definitiva il disegno di legge delega” sulla riforma della pubblica amministrazione, il cui esame partirà dopo la pausa estiva.
Nel decreto sulla pubblica amministrazione, ha sottolineato infine l’ex ministro e deputato del Pd, Cesare Damiano, ci sono due importanti misure di correzione del sistema previdenziale targato Fornero: “la prima riguarda ‘quota 96’ degli insegnanti, che sana un errore madornale della ‘riforma’ che ha intrappolati fino a oggi oltre 4.000 insegnanti. La seconda, relativa all’eliminazione delle penalizzazioni a carico di coloro che vanno in pensione di anzianità prima dei 62 anni: una vera e propria vessazione a carico dei lavoratori precoci. Queste correzioni sono molto sentire e attese dai lavoratori e, per la scuola, si apre la possibilità di assumere 4.000 nuovi insegnanti: una bella risposta alla disoccupazione intellettuale dei giovani. Queste misure, sostenute da un ampio schieramento di forze, debbono andare a buon fine: una nuova delusione sarebbe fonte di grave conflitto politico”.

Maturità 2014: promosso il 99,2%

da tuttoscuola.com

Maturità 2014: promosso il 99,2%
Al”esame di licenza media passa il 99,7% degli ammessi all’esame. Nelle superiori bocciature in calo

Promossi in ulteriore leggero aumento alla maturità, con una piccola crescita anche delle votazioni con lode. I ragazzi dei licei ottengono la percentuale più alta di voti sopra l’80. All’esame di terza media resta stabile la quota (99,7%) di studenti che ha superato le prove. In calo i bocciati agli scrutini intermedi sia delle medie che delle superiori. Sono i dati che emergono dalle rilevazioni condotte dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Il quadro completo e definitivo sarà pubblicato in appositi Focus nel mese di ottobre. I  dati si riferiscono al 95% dei candidati all’esame di Stato del primo e secondo ciclo, al 92% degli scrutinati nelle scuole secondarie superiori e al 91% del primo grado, rilevati alla data del 28 luglio.

Ecco i risultati in dettaglio, secondo quanto riferisce un comunicato del Miur

I risultati della #maturità2014

All’esame è stato ammesso il 95,8% dei candidati. Ha poi superato le prove il 99,2% dei ragazzi (era il 99,1% nel 2013). Oltre 3.400 maturandi hanno portato a casa una lode (0,8% del totale, erano lo 0,7% nel 2013). La maggior parte dei ‘super bravi’ ha sostenuto l’esame in Puglia (700 i 100 e lode), seguono Campania (408), Sicilia (356) e Lazio (348). Un esito sostanzialmente invariato rispetto allo scorso anno. Diminuiscono dal 4,7% al 4,5% i 100. E dal 7,9% al 7,7% i voti fra 91-99. Aumentano, invece, le votazioni fra 71 e 80 (dal 28,4% del 2013 al 28,5% di quest’anno) e fra 81 e 90 (dal 17,9% al 18,1%). I voti più alti li portano a casa i ragazzi dei Licei: in questa tipologia di percorso si concentra l’1,5% delle lodi, il 7% dei 100, il 10,5% dei voti fra 91 e 99, il 22% dei voti fra 81 e 90. La fascia di voti fra 61 e 70 è più presente nell’istruzione tecnica e professionale, così come la sufficienza secca.

Gli scrutini intermedi delle superiori

Cala complessivamente (dal 10,3% del 2013 al 9,6% del 2014) la percentuale di bocciati che continuano a concentrarsi prevalentemente sul primo anno. La maggior parte dei non ammessi  è negli Istituti professionali (16%), seguono Istituti tecnici (12,3%) e Licei (5,1%). Stabili al 25,9% le sospensioni di giudizio (29,8% nei Tecnici, 28,4% nei Professionali, 22,1% nei Licei). Più promossi fra i liceali (72,7%), seguono Istituti tecnici (57,9%) e Istituti professionali (55,5%). A livello territoriale la percentuale più alta di promossi si registra in Umbria (71,1%), Puglia  (71%), Calabria (69,8%). Si sfiora il 30% di sospensioni di giudizio in Lombardia (28,7%) e Toscana (28,4%). La percentuale più alta di non promossi è in Sardegna (14,7%), seguono Campania (11,5%) e Sicilia (11%).

La scuola secondaria di I grado

Meno bocciati agli scrutini di fine anno (esami esclusi) anche alle medie: si passa dal 3,8% di un anno fa al 3,5% del 2014. Con punte del 5,1% in Sardegna, 4,7% in Sicilia e 4,2% in Friuli Venezia Giulia e Piemonte. All’esame passa il 99,7% dei candidati, risultato in linea con il 2013.

 

Trattenimento in servizio: per la scuola stop dal 31 agosto

da tuttoscuola.com

Trattenimento in servizio: per la scuola stop dal 31 agosto

Per i dipendenti pubblici la ‘dead line’ per la soppressione del trattenimento in servizio, la possibilità di continuare a lavorare per altri due anni dalla maturazione dei requisiti pensionistici, resta ottobre 2014. Per la scuola, invece, la scadenza si anticipa al 31 agosto 2014 per consentire, già da settembre, l’immissione in servizio del nuovo personale.

È questa una delle modifiche approvate in commissione Affari costituzionali alla Camera al decreto P.A. approdato oggi in aula per la discussione generale. Quindi, da un lato viene confermata la stretta sui trattenimenti in servizio per il personale della P.A., dall’altro c’è una piccola apertura in favore dei magistrati il cui termine, pur restando fissato al 31 dicembre 2015, ricomprenderà non solo i trattenimenti già concessi ma anche quelli non ancora in essere alla data di entrata in vigore del decreto.

 

Prove Invalsi: al Sud studenti stranieri più bravi degli italiani

da tuttoscuola.com

Prove Invalsi: al Sud studenti stranieri più bravi degli italiani

Il punteggio delle prove Invalsi di Italiano ottenuto dagli studenti immigrati di seconda generazione in terza media al Sud, è superiore di un punto rispetto a quello raggiunto dai loro compagni di classe

italiani. Buoni i risultati anche in matematica e in particolare quelli che riguardano gli alunni delle seconde elementari del Sud e delle Isole. Sono alcuni dei risultati che emergono dai dati contenuti nel rapporto Invalsi 2014.

”Nelle regioni meridionali e insulari le distanze tra alunni italiani e stranieri si accorciano e in alcune di esse, talvolta, la differenza tra alunni autoctoni e stranieri cambia di segno a vantaggio di questi ultimi”, si legge infatti nel rapporto.

In particolare in Campania il punteggio medio degli alunni stranieri in seconda elementare in matematica è di 222 mentre i loro compagni italiani si fermano a 198.

Inferiore il divario in Basilicata e Sardegna dove gli immigrati ottengono un punteggio medio rispettivamente di 214 e 207 contro il 208 e 203 dei loro coetanei. Testa a testa in Sicilia, dove gli stranieri raggiungono 193 punti contro i 194 degli alunni italiani.

Diversa è la situazione nel resto d’Italia, dove gli studenti italiani ottengono risultati migliori: le differenze tra studenti italiani e studenti stranieri tendono a essere maggiori nelle aree dell’Italia dove più forte è la presenza di immigrati. In generale comunque ”i divari fra studenti italiani e stranieri di seconda generazione sono più ridotti di quelli che si registrano per gli studenti di prima generazione”