Silenzio Scuola

SILENZIO SCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 262 è CALATO IL SILENZIO SULLA SCUOLA

Finita la polemica sui compiti estivi e la docile insurrezione sulla BUONA SCUOLA, ora tutti in riga e in fila se ne stanno nelle chiuse aule docenti e studenti.

I problemi della scuola non interessano più alcuno, nemmeno la stampa quotidiana.

 

Certo, è amaro prendere atto delle morti degli innocenti nelle guerre degli orrori.

Il mondo intero resta attonito!

La voce del silenzio non basta.

Eppure, ogni giorno nelle nostre aule scolastiche si combatte una guerra che non ha l’eguale, da nessuna parte.

Neonati asfissiati!

Nati di donna che boccheggiano, alla ricerca dell’ossigeno, nelle aule con porte e finestre chiuse.

Inchiodati ai sedili dei banchi, in fila indiana, immobili, le orecchie tirate, le bocche chiuse con lo sparatrap.

Le prediche, ad ora ad ora, si susseguono senza pietà, l’una diversa dall’altra, a compartimenti stagni:

−ora aprite il cassetto della Geografia;

−ora aprite il cassetto dell’Aritmetica (nella scuola la Matematica non si apprende!);

−ora aprite il cassetto della Musica ed imparate le Scale e le Chiavi.

  1. La Musica nella scuola si fa senza strumenti, nemmeno con le mani e con i piedi.

La nostra scuola, quando tutto va bene, riesce a far immagazzinare un TOT di nozioni, però solo nella memoria a breve termine.

Ma di EDUCAZIONE la nostra scuola non si intende.

Anzi, quasi sempre diseduca.

Diseduca, perchè fa perdere l’innata curiosità umana, l’amore dell’apprendere, il desiderio di alimentarsi alle fonti della cultura.

È questo il più grande reato perpetrato nei confronti dei figli di donna.

Negare loro di nascere alla condizione umana, di divenire uomini.

Leggete le grida di Gramellini, oggi sulla stampa!

E poi leggete tutta la cronaca azzurra.

Dove è finita l’Educazione?

Ma no, Signori!

Dove è nata, dove si è alimentata, dove è cresciuta, l’educazione!

La Scuola non cura l’educazione.

L’educazione corporea, l’educazione musicale, l’educazione artistica, l’educazione intellettuale, l’educazione morale…!

L’educazione al Vero!

L’educazione al Bello!

L’educazione al Bene!

Papa Francesco, Piazza San Pietro, chi volete che se la ricordi?

Chi volete che ne parli?

Silenzio sulla Scuola.

Ma, ancor peggio, silenzio sull’Educazione!

Silenzio sui figli di donna che non si alimentano alle fonti della Cultura, che non crescono in virtute e canoscenza.

Che non diventano uomini.

Silenzio sulla Scuola.

Tutto tace.

 

Taci. Su le soglie

del bosco non odo

parole che dici

umane; ma odo

parole più nuove

che parlano gocciole e foglie

lontane.

 

Ascolta. Piove

dalle nuvole sparse.

Piove su le tamerici

salmastre ed arse,

piove sui pini

scagliosi ed irti,

piove su i mirti

divini,

su le ginestre fulgenti

di fiori accolti,

su i ginepri folti

di coccole aulenti,

piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l’anima schiude

 

novella,

su la favola bella

che ieri

t’illuse, che oggi m’illude,

o Ermione.

E piove su i nostri volti

silvani,

piove su le nostre mani

ignude,

su i nostri vestimenti

leggeri,

su i freschi pensieri

che l’anima schiude

novella,

su la favola bella

che ieri

m’illuse, che oggi t’illude,

o Ermione.

(Gabriele D’Annunzio, LA PIOGGIA NEL PINETO, da PensieriParole http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-26674)

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

 

I ragazzi dell’AIPD di Lecce nel nuovo video di Michele Cortese

I ragazzi dell’AIPD di Lecce nel nuovo video di Michele Cortese

In occasione della pubblicazione del suo ultimo lavoro il cantante Michele Cortese ha realizzato il video-clip del brano “La questione” nel quale sono coinvolti alcuni ragazzi della AIPD Sezione di Lecce.

http://aipd.it/i-ragazzi-dellaipd-di-lecce-nel-nuovo-video-di-michele-cortese/

RITARDI NOMINE DOCENTI: MIUR CATTIVO MAESTRO PER “LABUONASCUOLA”

RITARDI NOMINE DOCENTI, GILDA: MIUR CATTIVO MAESTRO PER “LABUONASCUOLA”

“Per costruire davvero ‘labuonascuola’, il ministro Giannini e il presidente del Consiglio Renzi non si preoccupino con tanta solerzia soltanto della valutazione dei docenti italiani, ma anche, anzi prima di tutto, del buon funzionamento della macchina amministrativa del Miur”. Così Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, commenta i ritardi nelle nomine dei docenti a tempo determinato e nelle procedure per le utilizzazioni e le assegnazioni provvisorie che si stanno registrando in molte regioni.

“In alcune zone d’Italia – spiega Di Meglio – gli uffici scolastici non hanno ancora portato a termine queste operazioni e ciò provoca gravi disagi sia agli insegnanti che agli studenti, con una perdita delle ore di lezione che rischia di ripercuotersi sul corretto svolgimento delle attività didattiche”.

“Forse – conclude Di Meglio – sarebbe più proficuo se il ministro Giannini dedicasse meno tempo ai tour nelle scuole per portare la ‘lieta novella’ de ‘Labuonascuola’ e si occupasse, invece, di controllare il lavoro degli uffici che dipendono dal suo ministero. Questo sì che sarebbe un esempio di ‘buonascuola’”.

Nuovo progetto di Anffas dedicato all’inclusione sociale

da Vita

Nuovo progetto di Anffas dedicato all’inclusione sociale

Presentato a Roma lo scorso 22 settembre

Una platea gremita di partecipanti ha accolto con entusiasmo il progetto “Strumenti verso l’inclusione sociale: matrici ecologiche e progetto individuale di vita per adulti con disabilità intellettive e dello sviluppo”, la recente iniziativa di Anffas Onlus – finanziata dal Ministero Lavoro e Politiche Sociali (ex legge 383/2000, art. 12, lett. f bando 2013) – presentata ieri, 22 settembre a Roma in un convegno che ha visto anche gli interventi portavoce del Forum del Terzo Settore, Pietro Barbieri e del Preside della Facoltà di Scienze della Formazione dell’università Cattolica del Sacro Cuore di Milano e Brescia, Prof. Luigi Pati – la cui importanza e portata innovativa è stata sottolineata all’apertura dei lavori dal presidente nazionale Anffas Roberto Speziale che nella sua introduzione ha infatti definito “Matrici” come “Il frutto di anni di lavoro da parte della nostra Associazione nella direzione dell’affermazione e concretizzazione per le persone con disabilità del diritto alla predisposizione di un progetto individuale e personalizzato come previsto, da ormai ben 14 anni, dalla Legge 328/2000”.

Un nuovo importante passo in avanti, quindi, necessario per cercare di soddisfare l’esigenza, fattasi sempre più forte nel corso degli anni, di vedere tutelato e garantito il diritto alla realizzazione del progetto individuale di vita per le persone con disabilità e arrivare in questo modo ad una reale inclusione sociale e ad una migliore qualità di vita, tutto questo anche attraverso un mezzo operativo concreto ed adeguato allo scopo: la Matrice Ecologica, nuovo strumento innovativo di screening dei bisogni della persona.

Saranno proprio le Matrici Ecologiche, così come spiegato dal Prof. Luigi Croce, supervisore/coordinatore scientifico del progetto, e dalla dott.ssa Tiziana Pozzi, componente gruppo tecnico/scientifico di coordinamento del progetto, ad essere adattate alle esigenze delle persone con disabilità intellettive e/o evolutive in età adulta per sperimentare il loro utilizzo all’interno della rete dei servizi delle strutture Anffas, anche attraverso l’individuazione e la formazione della figura del case manager. Tale sperimentazione, che si svolgerà attraverso una modalità test-retest, consentirà di avviare percorsi innovativi di valutazione e progettazione e di misurare l’efficacia dell’utilizzo di tali strumenti e del case manager, figura nuova che accompagnerà e monitorerà tutto lo sviluppo del progetto.
Nel corso dell’iniziativa – che terminerà nel giugno 2015 e che vedrà la partecipazione di circa 15 strutture associative, 1.000 persone con disabilità intellettiva e/o relazionale, e loro familiari e operatori, e di 15 case manager – si avrà la possibilità di testare uno strumento che fotografa il funzionamento, le necessità di sostegno, gli esiti degli interventi e dei sostegni forniti alle persone con disabilità intellettiva e/o relazionale indicando quali sono gli ambiti di intervento e se gli stessi – nel tempo – si possono rilevare più o meno efficaci. Uno strumento, quindi, che consentirà di costruire un progetto individuale in linea con i più avanzati paradigmi scientifici e culturali e con il pensiero Anffas, e che soprattutto, cosa molto importante, consentirà di raccogliere ed analizzare dati utili per orientare i decisori politici per il miglioramento delle politiche di welfare e di sviluppo, poiché con i risultati che si otterrano si elaboreranno delle raccomandazioni per i decisori politici ed istituzionali e si coinvolgeranno gli stakeholders principali anche per la pianificazione di attività ed interventi mirati sul tema.
Un passo importante e necessario dato che ancora oggi, purtroppo, il diritto ad avere un progetto individuale – che permette di creare percorsi personalizzati con interventi volti all’inclusione coordinati in maniera mirata e conseguentemente di rispondere in maniera adeguata alle particolari ed individuali esigenze della persona beneficiaria – non viene rispettato, cosa che ostacola il raggiungimento di una reale inclusione scolastica, sociale e familiare.
Con questo progetto, quindi, Anffas Onlus amplia ulteriormente il suo raggio d’azione per la tutela dell’art. 14 della L.n. 328/00, incrementando quanto già fatto negli anni scorsi con la campagna “Buon Compleanno 328!” anche a livello scientifico, proprio grazie all’utilizzo e alla sperimentazione delle matrici ecologiche e allo sviluppo della figura del case manager.

Asili, genitori in rivolta contro l’inserimento: “Il nostro settembre ostaggio delle maestre”

da Repubblica.it

Asili, genitori in rivolta contro l’inserimento: “Il nostro settembre ostaggio delle maestre”

Ogni anno, alla ripresa di nidi e scuole materne, padri e madri sono chiamati a restare in classe almeno due ore al giorno per un paio di settimane, evitando traumi ai bimbi. Ma ora le famiglie protestano: “Costretti a prendere ferie. E i piccoli diventano bamboccioni”

di VERA SCHIAVAZZI

La rivolta viaggia online, ma anche nei “caffè delle mamme”, quei bar di quartiere dove si tira il fiato per un attimo insieme alle altre: “Per me è già il sesto giorno, non ne posso più, ho finito le ore di permesso”. “Domani mando mio marito, sono sicura che saranno più gentili”. Alle madri italiane non piace l’inserimento all’asilo nido e alla scuola materna, quelle due, eterne settimane di inizio anno durante le quali viene chiesto che un genitore si fermi insieme al bimbo. Una pratica che può far perdere fino a un mese di asilo: il servizio parte a metà settembre, e i bambini non possono essere inseriti tutti insieme, quindi per qualcuno l’inizio “vero” arriva il 15 ottobre. Ciliegina sulla torta, ora l’inserimento ha cambiato nome: si chiama “ambientamento”, secondo le più moderne linee di ecologia dello sviluppo umano. Ma la disputa non è solo teorica: non ci sono permessi contrattuali per questo genere di assenze, e solo una piccola parte di dipendenti pubblici riesce a conciliarle con l’orario senza dover erodere le ferie.

“Ogni anno fioccano le lettere – dice Marta Vitale di “Giovani Genitori”, mensile distribuito a Torino e Milano – In teoria, tutti siamo favorevoli alla gradualità, in pratica se non hai qualcuno che ti dia il cambio è quasi impossibile accompagnare il figlio, o peggio i figli, per due settimane”. E c’è Stefania, da Bologna che profetizza: “È così che li facciamo diventare dei bamboccioni. Mia figlia dopo due settimane si è convinta che andare all’asilo con la mamma fosse una scelta come un’altra, e ha continuato a chiedermelo tutto l’anno. Alla fine la cattiva ero io”.

Perché se è vero che ogni bambino è diverso, e c’è quello che al decimo giorno piange ancora disperato e quello che al secondo vorrebbe restare da solo con i nuovi amichetti, il regolamento non è elastico: le norme sull’ambientamento sono inserite nei regolamenti delle singole città (nidi e materne sono in gran parte comunali), e spesso anche in quelli delle singole statali o paritarie. Il periodo di presenza di un genitore è indicato come obbligatorio, e modularlo spetta al buon senso di dirigenti e maestre. Ma in un’Italia dove la crisi ha già portato circa 9.000 bambini a rinunciare al nido in due anni, anche la prova delle due settimane di presenza a scuola sta diventando sempre meno pacifica. “Non so neppure dove sedermi – si sfoga Manuela B., commessa in un supermercato della cintura ovest di Torino – perché alla materna le seggiole sono alte 40 centimetri. La prima settimana abbiamo cominciato con un’ora, poi a casa tutte e due. Il pranzo è arrivato solo il settimo giorno. E intanto io devo lavorare il sabato e la domenica. Ma perché non me ne sto a casa con lei, punto e basta?”. “I bambini hanno diritto a essere accompagnati nei primi momenti, e i genitori hanno diritto di vedere in che modo saranno accuditi. Ma bisogna evitare che questo diventi una discriminazione, penalizzando chi fa più fatica a assentarsi dal lavoro”.

Daniela Del Boca, docente di economia politica al Carlo Alberto di Torino, autorevole studiosa di sistemi di welfare per l’infanzia, sottolinea come il fenomeno sia soprattutto italiano: “Negli Stati Uniti, lo si fa per qualche giorno, in altri paesi, come Gran Bretagna e Francia, si salta del tutto. In Italia, l’idea corrente è che almeno per il primo anno di vita il bambino stia bene solo con la mamma, o tutt’al più con i nonni, e comunque nei suoi spazi privati e protetti”. Aldo Fortunati, responsabile dell’area educativa dell’Istituto degli Innocenti di Firenze, prova a portare una parola di buon senso: “L’ambientamento è nato per aiutare i bambini, è doveroso quando si parla di nido ed è positivamente stato adottato anche nelle materne. Poi, certo, si deve tenere conto anche dei problemi delle famiglie. Una settimana dovrebbe essere sufficiente”. Parole sagge. Ma la protesta continua: “Alla scuola inglese di Milano mi sono fermata la prima mezz’ora, poi mi hanno gentilmente mandata via”, scrive Barbara Catania. Stesse testimonianze dalla francese di Torino. Mamme arrabbiate, insomma, e forse con qualche ragione.

Giannini: materie in lingua straniera fin dai 6 anni

da La Stampa

Giannini: materie in lingua straniera fin dai 6 anni

Per il ministro Il bilinguismo o il multinguismo sono un obiettivo irrinunciabile
firenze

 «Abbiamo introdotto la seconda lingua anche attraverso la modalità “Clil”´ già in seconda elementare, ma potremo arrivare anche alla prima elementare». Così il ministro per l’Istruzione Stefania Giannini, durante una conferenza stampa nell’ambito della Giornata Europea delle Lingue, riferendosi al metodo “Clil”, ovvero l’insegnamento di discipline non linguistiche in lingua straniera.

 «Questo significa una formazione e certificazione degli insegnanti – ha aggiunto il ministro -, molti hanno un certificato in lingua come altra materia».

«Il bilinguismo o il multinguismo sono un obiettivo irrinunciabile

– ha aggiunto Giannini – il nostro Stato non può tirarsi indietro. Il 50% dei cittadini europei dichiara di utilizzare, e solo occasionalmente, una seconda lingua. A livello italiano, a partire della scuola primaria, bisogna garantire un insegnamento diffuso – ha concluso Giannini – e studiare anche attraverso una lingua straniera».

«Dobbiamo introdurre una politica di ascolto e di visione dei film in lingua madre, con i sottotitoli -ha poi detto il ministro citando gli strumenti per favorire il multilinguismo in Italia – Da noi esiste non proprio una barriera culturale, ma una tradizione di doppiaggio. Del resto- ha aggiunto – i giovani lo fanno gia’ di guardare film in lingua originale».

Edilizia scolastica, ok al decreto che sblocca i mutui a carico dello Stato

da  Il Sole 24 Ore

Edilizia scolastica, ok al decreto che sblocca i mutui a carico dello Stato

Parere positivo in conferenza unificata. Possibile attivare investimenti per almeno 850 milioni di euro con mutui a lungo termine. Attuazione dal 2015.

di Massimo Frontera

Il testo del decreto esaminato dalla Conferenza Unificata del 25 settembre
 

Da Comuni e Regioni è arrivato l’ok allo schema di decreto attuativo che consentirà la realizzazione di nuove scuole facendo ricorso a mutui con oneri a carico dello Stato. La misura – prevista dal decreto “Istruzione” (n.104/2013) varato un anno fa dal governo Letta – comincia solo ora a muovere i primi passi.

Nella seduta della Conferenza unificata del 25 settembre, è stato infatti espresso il parere positivo sul decreto attuativo presentato dal governo. L’attuazione della misura è molto attesa perché sblocca la concessione di mutui a totale onere a carico dello Stato, fino a 40 milioni all’anno per trent’anni. I pagamenti in conto capitale dei lavori sono anche esclusi dai vincoli del patto di stabilità. In base a una stima fatta nel settembre 2013 dal centro studi dell’Ance (costruttori edili) la misura consentirà di attivare circa 850 milioni di investimenti. Stima che ora, a distanza di un anno, potrebbe anche essere rivista al rialzo, grazie alla discesa dei tassi di questi ultimi mesi.

Il parere sullo schema di decreto Economia (di concerto con Istruzione e Infrastrutture) discusso in conferenza unificata non è stato dato in totale concordia: i comuni hanno dato il benestare senza riserve mentre le Regioni hanno dato un parere positivo condizionato all’accoglimento di alcuni emendamenti. Ma andiamo con ordine.

Cosa prevede il provvedimento

I mutui potranno finanziare nuove scuole oppure interventi di ristrutturazione e/o di riqualificazione energetica. Saranno le Regioni ad accendere i mutui con Cassa depositi prestiti o, in alternativa, con la Bei o la Banca di sviluppo del Consiglio d’Europa. Concretamente, il meccanismo potrà partire solo dal prossimo anno, ma – in ogni caso – saranno necessari altri provvedimenti attuativi. Servirà infatti un ulteriore decreto Mef-Istruzione-Infrastrutture da adottare entro il 15 febbraio 2015 per autorizzare la stipula dei mutui a favore delle Regioni.
Ma, soprattutto, l’attuazione è condizionata alla definizione dei Piani regionali triennali di edilizia scolastica. Si tratta dei piani previsti dall’intesa Stato-Regioni sottoscritta il 1° agosto 2013. Ad oggi – come rileva lo stesso decreto Mef nelle premesse al decreto – tali piani «non sono ancora stati attuati». Pertanto, il decreto fornisce anche le indicazioni di dettaglio per definire i piani, premessa necessaria alla selezione dei progetti da finanziare con i mutui.

La tabella di marcia

Il decreto dà tempo fino al 30 novembre prossimo per definire i piani triennali e trasmetterli al Miur (e per conoscenza ai ministeri dell’Economia e delle Infrastrutture). Va subito detto che su questo termine le regioni – nel loro parere positivo condizionato – hanno chiesto di fissare la scadenza al 15 dicembre 2014.
L’altra scadenza importante è quella del 20 gennaio 2015, entro cui il Miur deve assegnare – con decreto – la disponibilità finanziaria a ciascuna regione, in base ai «dati contenuti nell’anagrafe regionale dell’edilizia scolastica». Il riparto verrà definito in base al numero di edifici esistenti, alla popolazione scolastica, alla «precarietà degli edifici e degli impianti» e, infine all’«affollamento delle strutture scolastiche». I progetti da inserire nel piano devono inoltre tenere conto di tutti i progetti nel frattempo avviati dagli enti locali, dando priorità a quelli «cantierabili, o esecutivi o definitivi».
Entro il 15 febbraio 2015 il Mef (con decreto di concerto con Mit e Miur) autorizza la stipula dei mutui. Questo provvedimento rappresenta il disco verde per gli enti locali che «sono autorizzati ad avviare le procedure di gara, con la pubblicazione del relativo bando, ovvero affidamento dei lavori». Attenzione: se entro il 30 aprile non si arriva all’aggiudicazione provvisoria scatta la revoca del finanziamento. I soldi verranno dati agli enti locali delle regioni «in possesso di un’anagrafe di edilizia scolastica aggiornata, previa rinegoziazione del piano di ammortamento dei mutui».
L’articolo 3 del Dm declina nel dettaglio gli elementi da tenere presente nella definizione dei piani regionali. Dalla lista emerge evidente la priorità per i progetti più definiti e per quelli più cofinanziati (da Pa o da privati).

Le richieste delle Regioni

Come si diceva, gli enti territoriali hanno condizionato il parere positivo a una serie di richieste. Oltre alla già ricordata proroga per presentare i piani triennali, le Regioni chiedono anche di includere nel beneficio i progetti già appaltati. Gli enti territoriali chiedono inoltre di «poter individuare la Cassa Depositi e Prestiti quale interlocutore unico per l’attivazione dei mutui e, in tal senso, chiede di prevedere il pagamento diretto agli Enti locali, evitando, sempre nell’ottica dell’accelerazione e semplificazione, il passaggio delle risorse nei bilanci regionali». Vale la pena di ricordare che il parere condizionato espresso in Conferenza unificata non è in alcun modo vincolante per il governo (anche se, in caso di eventuale futuro contenzioso, il mancato accoglimento delle modifiche potrebbe pesare in sede di giudizio a favore delle Regioni).

Finalmente gli scatti nella busta paga di settembre

da La Tecnica della Scuola

Finalmente gli scatti nella busta paga di settembre

E chi si trova nell’ultimo gradone, dopo aver visto slittare in avanti il termine della maturazione degli incrementi retributivi, ha trovato nello stipendio circa 1.500 euro di arretrati per effetto dell’entrata a regime del contratto del 7 agosto.

Contratto sul ripristino dell’utilità del 2012 sottoscritto definitivamente all’Aran il 7 agosto dai rappresentanti del Governo e dei sindacati Cisl, Uil, Snals e Gilda-Unams (la Cgil non lo ha firmato).

Il quotidiano “Italia Oggi” del 23 settembre fa il punto della situazione e la sintesi è che i soldi per il riconoscimento degli scatti d’anzianità, come per l’assunzione dei precari, ci sono eccome: ma da dove provengono?

Con triste meraviglia scopriamo che all’inizio c’era stata la fregatura di cui tanto i giornali avevano parlato: l’art. 9, comma 23, del decreto legge 31 maggio 2010, n. 78 aveva infatti disposto che: “Per il personale docente, amministrativo, tecnico ed ausiliario (Ata) della scuola, gli anni 2010, 2011 e 2012 non sono utili ai fini della maturazione delle posizioni stipendiali e dei relativi incrementi economici previsti dalle disposizioni contrattuali vigenti”.

L’intenzione del legislatore, infatti, era quella di introdurre un ritardo di tre anni nella maturazione degli scatti di anzianità. E ciò avrebbe comportato, a regime, una perdita secca di circa 1000 euro per ognuno degli anni del triennio, sia nella retribuzione che nella pensione. Con ulteriori decurtazioni della buonuscita.
Prima allora è stato recuperato l’anno 2010. E come? Giusto giusto con l’utilizzo dei fondi inizialmente accantonati per finanziare il merito (si veda il decreto interministeriale 14 gennaio 2011 n. 3).

A loro volta da dove provenivano questi fondi? Guarda caso, sottolinea sempre “Italia Oggi”, dal taglio di circa 135mila posti di lavoro nella scuola, disposti tramite il piano programmatico dell’art. 64 della famigerata legge n. 133/2008.

Recuperato il 2010, bisognava però trovare i soldini per il 2011, ma i soldi del merito sono risultati insufficienti. Anche perché buona parte delle disponibilità sono state utilizzate dal governo per retribuire i docenti di sostegno, autorizzati in deroga alle riduzioni di organico. Insomma ì soldi son pochi e si cerca di arraffare qualcosa ora qua e ora là.

Alla fine dove sono stati trovati i soldi che mancavano? Governo e sindacati alla fine hanno deciso, a maggioranza, di utilizzare una parte dei fondi previsti per finanziare lo straordinario dei docenti e degli Ata (si veda il contratto del 13 marzo 2013).

E da dove sono stati recuperati questi denari? Guarda caso dal fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof).

Rimaneva l’anno 2012. Ed ecco l’accordo del 7 agosto, con il quale è stato recuperato anche quest’anno, attingendo, anche questa volta, ai fondi per lo straordinario dei docenti e dei non docenti.
Meno male, verrebbe da dire, che gli scatti nelle intenzioni del governo Renzi, dovrebbero scomparire del tutto. Con un risparmio notevole. Meglio questi soldini (circa 60 euro ogni tre anni) darli solo agli insegnanti più bravi e, mi raccomando, che sian pochi…

Sospesa dal Tar la nota Miur sulla atipicità delle classi A017 ed A019

da La Tecnica della Scuola

Sospesa dal Tar la nota Miur sulla atipicità delle classi A017 ed A019

Un gruppo di docenti, con il patrocinio dell’Avv. Dino Caudullo, ha impugnato la nota prot.1666 del 19 maggio scorso, rilevandone l’illegittimità sotto più profili: l’udienza in camera di consiglio del 24 settembre, accogliendo le tesi dei ricorrenti, ha accolto l’istanza cautelare.

Il Tar Lazio con ordinanza depositata il 25 settembre, accogliendo le tesi di un gruppo di docenti della classe A017 rappresentati dall’Avv. Dino Caudullo del Foro di Catania, ha sospeso la nota Miur prot.1666 del 19 maggio scorso, che aveva ripristinato l’atipicità tra le classi di concorso A017 ed A019.

In particolare, in fase di costituzione degli organici del personale docente per l’anno scolastico 2013/2014, l’insegnamento della disciplina “Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva”, dapprima considerato “atipico”, era stato attribuito all’insegnamento dei docenti della sola classe A019.

A fronte di ciò, nella fase preparatoria dello schema di decreto inerente le dotazioni organiche del personale docente per l’a.s. 2014/2015, in merito alla confluenza della suddetta disciplina nella classe di concorso A019, il Miur aveva assicurato che sarebbe stato corretto quello che era stato definito un “errore materiale” commesso nel precedente anno scolastico con l’attribuzione alla classe di concorso A019 anziché alla A017 dell’insegnamento della disciplina “ Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva”.

Con la circolare n. 34 Prot. n.930 dell’1.04.2014 avente ad oggetto “Dotazioni organiche del personale docente per l’A.S. 2014/2015 – Trasmissione schema di decreto Interministeriale” e con la relativa circolare A00DIGIPER prot. n.3119 dell’1.04.2014, sono state pubblicate le tabelle di confluenza degli insegnamenti nelle classi di concorso.

In effetti, a conferma della volontà di ripristinare la corretta differenziazione tra le classi di concorso A017 ed A019, nella tabella B3 – Indirizzo “Servizi per l’Enogastronomia e l’ospitalità alberghiera”, allegata alla circolare prot.3119, la disciplina “Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva” è stata fatta confluire interamente nella classe di concorso 17/A, in questo modo correggendo l’errore materiale in cui l’Amministrazione era incorsa della determinazione delle dotazioni organiche per il precedente anno scolastico.

Sennonché, improvvisamente, con nota del 19.05.14 prot. n.1666, il Ministero ha dichiarato di voler “ripristinare l’atipicità delle classi 17/A e 19/A per l’insegnamento della disciplina “Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva ” anche per l’anno scolastico 2014/2015”.

In virtù di detto ravvedimento dell’Amministrazione, essendo stata ripristinata l’atipicità tra le classi di concorso A017 ed A019, ne è derivata la modifica della Tabella B3 allegata alla nota prot.3119 dell’1.04.2014, con la conseguenza che la disciplina “Diritto e tecniche amministrative della struttura ricettiva”, inizialmente assegnata solo ai docenti della classe A017, è stata assegnata anche ai docenti della classe A019.

Un gruppo di docenti sia precari che ruolo della classe A017, con il patrocinio dell’Avv. Dino Caudullo, ha quindi impugnato innanzi al Tar Lazio la nota prot.1666 rilevandone l’illegittimità sotto più profili.

In esito all’udienza in camera di consiglio dello scorso 24 settembre, accogliendo le tesi dei ricorrenti, il Tar Lazio ha accolto l’istanza cautelare disponendo la sospensione della nota ministeriale, tenuto conto che, già con riferimento ad altre classi di concorso, lo stesso Tribunale amministrativo aveva già rilevato il principio che con semplici note non può essere modificato il D.M.30 gennaio 1998, n. 39, arrecando pregiudizio ai docenti titolari delle rispettive classi di materia ai fini della assunzione.

Giannini, l’Italia ha qualche resistenza ai cambiamenti

da La Tecnica della Scuola

Giannini, l’Italia ha qualche resistenza ai cambiamenti

Così il ministro della Pubblica istruzione Stefania Giannini, intervenuta ad un incontro dell’Istituto Indire a Firenze. Favorire il multilinguismo

“L’Italia forse ha qualche resistenza al cambiamento che, sempre si manifesta come in tutti gli organismi vivi, quando si dà una medicina forte che si capisce che fa superare la patologia e poi ti libera anche dai molti problemi che la patologia stessa ha indotto in tutti i settori.”

“Questa resistenza la sentiamo noi che abbiamo lanciato la buona scuola, la sentono altri colleghi su altri dossier altrettanto delicati ed importanti come quello del lavoro. Noi dobbiamo essere coraggiosi ed ambiziosi”.

I bambini di seconda elementare da quest’anno “hanno iniziato a studiare l’inglese anche le altre discipline per accelerare il proprio apprendimento della lingua straniera, e, secondo Giannini, si può arrivare a questo metodo, noto come Clil, anche in prima elementare.

“Abbiamo introdotto la seconda lingua anche attraverso la modalità clil, già in seconda elementare, ma possiamo arrivare anche alla prima elementare”. Tra gli strumenti per migliorare l’insegnamento delle lingue, c’è la necessità, ha aggiunto Giannini, di avere più docenti con una preparazione specifica: “molti hanno un certificato in lingua come altra materia, ad esempio un professore che insegna fisica, ma ha c2 di inglese.”

Per Giannini, poi, “il bilinguismo o il multilinguismo è un obiettivo irrinunciabile. Il nostro Stato non può tirarsi indietro. Il 50% dei cittadini europei dichiara di utilizzare, e solo occasionalmente, una seconda lingua. A livello italiano, a partire della scuola primaria, bisogna garantire un insegnamento diffuso, studiare anche attraverso una lingua straniera.

Altro tema è la mobilità.

“Le lingue si imparano con metodologia corretta e mobilità tra parlanti, la full immersion. L’Italia  è un contesto di raro monolinguismo, nel quadro dell’Unione Europea”.

Il triangolo dell’anno di prova

da La Tecnica della Scuola

Il triangolo dell’anno di prova

Tre, come i lati di un triangolo, sono i soggetti coinvolti dal punto di vista organizzativo, amministrativo o pedagogico-didattico nell’anno di formazione per i docenti neoassunti

Il capo d’istituto che rappresenta colui che di fatto ha maggiori compiti e responsabilità. Deve fornire la documentazione ai neo nominati, dare consulenza, orientarli, deve coordinare le attività dei tutors e del comitato di valutazione, deve collegarsi con il direttore dei corsi, nonché adempiere alle formali procedure di rito.

I tutors che hanno il compito di aiutare i docenti in prova soprattutto nelle questioni metodologiche didattiche, facilitarli nel reperimento della documentazione e nei rapporti interni ed esterni all’istituzione.

Il comitato di valutazione che dovrebbe condividere il progetto delle attività di formazione, collegarsi funzionalmente con il capo d’istituto, discutere la relazione finale ed esprimere un parere.

A tal proposito l’anno di formazione decorre dalla nomina giuridica in ruolo (1°settembre) e ha termine con la fine delle lezioni, concludendosi a fine giugno con la notifica formale del DS che decreta il superamento dell’anno di prova da parte del docente neoimmesso.

Secondo le indicazioni normative, l’anno di formazione per i docenti neoassunti si struttura secondo diversi livelli:

A) attività di istituto, da realizzarsi presso l’istituzione scolastica di servizio, secondo le linee d’indirizzo indicate dal Collegio docenti, con il sostegno del Docente tutor
B) attività di formazione a carattere seminariale, cui si assolve mediante la frequenza di un percorso  di formazione in modalità e-learning integrato, che si avvale del supporto tecnico della piattaforma web dell’ Indire).

La normativa sull’argomento raccomanda di mantenere uno stretto collegamento tra esperienza di lavoro nella scuola ed iniziative di formazione seminariale, in modo che entrambi gli aspetti concorrano significativamente alla costruzione di un processo integrato di ricerca e di riflessione.

Its: in arrivo pagelle e premi

da tuttoscuola.com

Its: in arrivo pagelle e premi

Per gli Its, super scuole di tecnologia post diploma, alternative alle università, istituite nel 2008, si prospetta una novità, ispirata a un modello già applicato in Toscana per le aziende sanitarie:  a partire dall’anno prossimo, tutti gli Its in Italia (74 Fondazioni, oltre 230 corsi a fine 2013 per quasi 5mila studenti) saranno monitorati e una parte delle risorse pubbliche destinate al loro finanziamento (il 10%) sarà ripartita su base premiale.

Proporrò in sede nazionale – dice Emmanuele Bobbio, assessore regionale toscano a Scuola e formazione nonché coordinatore della commissione che in Conferenza Stato/Regioni si occupa di istruzione, lavoro, ricerca e innovazione – di estendere questo tipo di approccio anche ai poli tecnico-professionali, che le linee guida per la buona scuola proposte dal governo Renzi individuano come lo strumento principe per attuare il raccordo fra mondo della scuola e mondo del lavoro. Ciò per favorire – spiega – azioni di orientamento, didattica innovativa e alternanza scuola/lavoro anche tramite l’applicazione della nuova disciplina sull’apprendistato e l’introduzione del modello duale“.

In ambito nazionale, quasi il 65% dei diplomati ai corsi biennali in questo nuovo tipo di canale formativo, dove circa il 40% dei docenti proviene dal mondo del lavoro, ha già un’occupazione con contratto.

Giannini: Presto metodo Clil dai 6 anni per insegnare una lingua straniera

da tuttoscuola.com

Giannini: Presto metodo Clil dai 6 anni per insegnare una lingua straniera
L’idea è quella di fare apprendere ai bambini una disciplina direttamente in lingua non italiana

I bambini delle seconde classi della scuola elementare da quest’anno hanno iniziato a studiare in inglese anche le altre discipline per accelerare l’apprendimento della lingua straniera e si potrà adottare presto questo metodo, noto come Clil, anche nelle prime classi, a 6 anni. Lo ha detto il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, durante una conferenza stampa a Firenze, in Palazzo Vecchio, in occasione della Giornata europea delle lingue.

Abbiamo introdotto la seconda lingua anche attraverso la modalità Clil, già in seconda elementare, ma possiamo arrivare anche alla prima elementare“, ha precisato il ministro. Per migliorare l’insegnamento delle lingue nella scuola italiana, c’è la necessità, ha osservato Giannini, di avere docenti con una preparazione più specifica: “molti di essi hanno un certificato in lingua come altra materia, ad esempio un professore che insegna fisica magari ha anche una certificazione C2 in lingua inglese“.

Il bilinguismo o il multilinguismo – ha osservato tra l’altro il ministro – è un obiettivo irrinunciabile. Il nostro Stato non può tirarsi indietro. Il 50% dei cittadini europei dichiara di utilizzare, e solo occasionalmente, una seconda lingua. A livello italiano, a partire della scuola primaria, bisogna garantire un insegnamento diffuso, studiare anche attraverso una lingua straniera. Altro tema è la mobilità. Le lingue si imparano con metodologia corretta e mobilità tra parlanti, la full immersion. L’Italia è un contesto di raro monolinguismo, nel quadro dell’Unione Europea“.

Il ministro ha infine precisato, quanto alla possibile lingua insegnabile, che principalmente “si tratterà dell’inglese ma non esclusivamente, perché poi l’orientamento della domanda non lo fa il ministero, ma il mercato delle lingue“.

Infanzia grande assente nella Buona Scuola

da tuttoscuola.com

Infanzia grande assente nella Buona Scuola
Denuncia del Coordinamento Nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola

Il Coordinamento Nazionale per le politiche dell’infanzia e della sua scuola che raggruppa le principali sigle sindacali e associative del settore denuncia la sostanziale assenza della scuola dell’infanzia nel piano governativo della “Buona Scuola”.

Se le grandi opere iniziano da solide fondamenta, rileva il Coordinamento, le “fondamenta del nostro sistema scolastico, il luogo dove è necessario avviare bene i processi di apprendimento, è la scuola dell’infanzia”.

Ma “Nel documento “La buona scuola” presentato dal Governo – prosegue la nota – invece, la scuola dell’infanzia è la grande assente”.

Il coordinamento registra quindi la mancanza di riferimenti e misure organiche destinate al primo e fondamentale step del percorso educativo.

Secondo la nota, vi sarebbe solo un accenno alla scuola dell’infanzia nel capitolo dedicato all’estensione della lingua straniera e nessun riferimento alla generalizzazione del servizio.

Il Coordinamento ricorda che le raccomandazioni della Commissione Europea individuano tra gli obiettivi di Europa 2020 l’attenzione ad una educazione di qualità già dalla primissima infanzia.

La scelta operata nella “buona scuola”, invece, ignora che la scuola dell’infanzia italiana costituisce un presidio di avanguardia e di continua innovazione di modelli organizzativi e didattici a cui gli altri paesi guardano con ammirazione e rispetto.