A novembre si rinnovano i consigli di istituto

A novembre si rinnovano i consigli di istituto

di Cinzia Olivieri

 

Premessa – Indizione

Il procedimento elettorale è disciplinato in particolare dalle norme contenute nel D.lgs 297/94 e nell’OM 215/91 come modificata ed integrata dall’OM 267/95, dall’O.M. 293/96 dall’OM 277/98.

Ogni anno il Ministero emette annualmente la circolare con la quale detta disposizioni delegando agli UU.SS.RR. di fissare la data per il rinnovo dei consigli di istituto del territorio di propria competenza.

 

Il rinnovo del consiglio è triennale. Dunque si effettueranno solo le elezioni di quelli giunti a scadenza o le suppletive in caso di impossibilità di surroga per esaurimento delle liste.

Per gli studenti l’elezione è annuale ed avviene ad ottobre con la procedura semplificata prevista per le elezioni dei rappresentanti di classe salvo che nel caso del rinnovo triennale.

I genitori di alunni, anche se maggiorenni, iscritti presso l’istituto dovranno eleggere otto rappresentanti nel consiglio di istituto delle scuole di grado inferiore e quattro rappresentanti in quello delle scuole secondarie di secondo grado con popolazione scolastica superiore a 500 alunni.

Gli studenti iscritti nella scuola secondaria di secondo grado eleggono quattro rappresentanti; otto ne scelgono i docenti in servizio, anche non di ruolo incaricati annuali e con supplenza annuale; due il personale ATA in servizio sia di ruolo sia non di ruolo supplente annuale, sempre nelle scuole con popolazione scolastica superiore a 500 alunni.

 

Preliminari – Incompatibilità – Scadenze

All’iscrizione i Dirigenti Scolastici promuovono la compilazione di una scheda per la formazione degli elenchi degli elettori che deve contenere: le generalità complete (cognome, nome, luogo e data di nascita) dell’alunno e dei genitori o di chi ne fa legalmente le veci

L’elettorato attivo e passivo (cioè il diritto di votare e di essere eletti) spetta ad entrambi i genitori ed alle persone fisiche che ne hanno la tutela. Sono escluse le persone giuridiche, in quanto il voto è personale.

 

Gli elettori che fanno parte di più componenti (es. docente-genitore) esercitano l’elettorato attivo e passivo per entrambe, ma se sono eletti per più componenti, devono optare per una delle rappresentanze e sono sostituiti con la procedura di surroga prevista dall’art. 35 del D.L.vo 297/94. Tuttavia il candidato eletto in più consigli di istituto può continuare a far parte di entrambi i consigli. Non può invece esercitare l’elettorato attivo e passivo “il docente con incarico di presidenza”.

 

L’iter elettorale segue delle precise scadenze. In particolare di quelle di immediato interesse per l’elettorato il Dirigente deve curare sia data informazione:

Entro 45 giorni prima delle votazioni è nominata la Commissione Elettorale

Entro 35 giorni prima i Dirigenti comunicano alla commissione elettorale i nominativi degli elettori

Entro 25 giorni prima debbono essere depositati gli elenchi

Entro 5 giorni dall’affissione all’albo dell’avviso di avvenuto deposito degli elenchi è ammesso ricorso alla commissione che decide entro i successivi 5 giorni

Dalle ore 9 del 20° giorno e non oltre le ore 12 del 15° giorno antecedente le votazioni debbono essere presentate le liste dei candidati

Subito dopo le ore 12,00 dello stesso giorno di scadenza la commissione elettorale cura l’affissione all’albo delle liste dei candidati

Dal 18° al 2° giorno antecedente le votazioni possono tenersi le riunioni per la presentazione dei candidati e dei programmi, sono messi a disposizione spazi per l’affissione dei programmi e ne è consentita la distribuzione nei locali della scuola.

Entro il 10° giorno antecedente alle votazioni sono presentate dagli interessati al Dirigente le richieste per le riunioni

Entro 35 giorni prima il Dirigente comunica le sedi dei seggi elettorali alla commissione elettorale

Entro 5 giorni prima i seggi sono nominati e insediati

 

La commissione elettorale

La commissione elettorale è nominata dal Dirigente ed è composta di cinque membri : 2 docenti, 1 A.T.A., 2 genitori, designati dal consiglio di istituto o dallo stesso dirigente ove questo non vi provveda

È presieduta da uno dei suoi membri, eletto a maggioranza dai suoi componenti e che designa un

Segretario. Delibera a maggioranza con la presenza di almeno la metà più uno dei propri componenti ed in caso di parità prevale il voto del presidente

Dura in carica due anni ed i suoi membri sono designabili per il biennio successivo

I suoi poteri sono prorogati fino alla costituzione e all’insediamento della nuova commissione

Possono costituirsi commissioni elettorali anche con un numero di membri inferiore a quello previsto purché sia assicurata la rappresentanza a tutte le categorie. Tuttavia sono validamente costituite anche se non sono rappresentate tutte le componenti

I suoi membri non possono essere inclusi in liste di candidati.

I Dirigenti comunicano gli elenchi degli elettori, che ne devono recare cognome, nome, luogo e data di nascita, alla commissione elettorale che li forma ed aggiorna in ordine alfabetico distinti per le varie componenti e per ogni seggio elettorale e quindi li deposita presso la segreteria a disposizione di chiunque li richieda.

È ammesso ricorso in carta semplice alla commissione avverso l’erronea compilazione degli elenchi entro 5 giorni dalla comunicazione del deposito che avviene, lo stesso giorno, mediante avviso affisso all’albo e che è deciso entro i successivi 5 giorni

Gli elenchi definitivi sono rimessi ai seggi elettorali, al loro insediamento. Anche di tale invio deve essere data informazione mediante avviso all’albo.

 

Le liste e la presentazione dei programmi

Le liste dei candidati – elencati con l’indicazione del cognome, nome, luogo e data di nascita, eventuale sede di servizio e contrassegnati da numeri arabici progressivi – sono distinte per ciascuna delle componenti e debbono essere corredate dalle dichiarazioni di accettazione dei candidati, e di non appartenenza ad altre liste della stessa componente. Infatti nessun candidato può essere incluso in più liste di una stessa rappresentanza dello stesso consiglio, ne può presentarne alcuna

Ciascuna lista può essere presentata alla commissione elettorale:

  • da almeno due elettori della componente ove questi non siano superiori a 20;
  • da almeno 1/10 degli elettori della componente, ove questi non siano superiori a 200, ma superiori a 20 (la frazione superiore si computa per unità intera);
  • da almeno venti elettori della componente, se questi siano superiori a 200

La norma prevede che le firme di candidati e presentatori siano autenticate – sia mediante i certificati di autenticazione in carta libera, allegati alle liste, sia mediante autenticazione apposta direttamente sulle liste, indicante gli estremi del documento – dal Dirigente, dal docente collaboratore a ciò delegato nonché anche dal sindaco (o suo delegato), dal segretario comunale, da notaio o cancelliere, previa esibizione di documento di riconoscimento o anche senza qualora l’identità sia nota all’organo che procede all’autenticazione.

Tuttavia deve ritenersi applicabile anche in tal caso il D.P.R.445/2000 che ritiene sufficiente a certe condizioni la semplice allegazione di fotocopia di un documento d’identità in luogo dell’autentica.

Ciascuna lista deve essere contraddistinta da un numero romano riflettente l’ordine di presentazione e da un motto indicato dai presentatori in calce alla lista. Essa può comprendere un numero di candidati fino al doppio del numero dei rappresentanti da eleggere per ciascuna categoria (pertanto massimo 16 ovvero 8 genitori; massimo 8 studenti; massimo 16 docenti; massimo 4 ATA)

Se una lista è completa chi voglia ancora candidarsi può costituirne un’altra.

I membri delle commissioni elettorali possono sottoscrivere le liste dei candidati, ma non essere candidati

Non è consentita la rinuncia alla candidatura successivamente alla presentazione della relativa lista, salva la facoltà di rinunciare alla nomina

È possibile anche non presentare alcuna lista dal momento che gli organi collegiali sono validamente costituiti “anche nel caso in cui non tutte le componenti abbiano espresso la propria rappresentanza

La commissione elettorale verifica che:

  1. le liste siano state sottoscritte dal prescritto numero di elettori appartenenti alla categoria e siano autenticate le firme dei presentatori;
  2. le liste siano accompagnate dalle dichiarazioni di accettazione dei candidati appartenenti alla categoria e che le loro firme siano autenticate,

Provvede quindi a cancellare i nomi dei candidati inclusi in più liste, per i quali manchi uno di detti requisiti e a ridurre le liste che contengano un numero di candidati superiore al massimo consentito cancellando gli ultimi nominativi.

Inoltre non tiene conto delle firme dei presentatori che abbiano sottoscritto altre liste. Pertanto, qualora, dopo questa operazione, i presentatori risultino inferiori a quelli richiesti o sia riscontrata altra irregolarità, la commissione ne dà comunicazione mediante affissione all’albo, con invito a regolarizzare la lista, entro tre giorni dall’affissione e non oltre il terzo giorno successivo al termine di presentazione delle liste.

Le decisioni sono rese pubbliche entro 5 giorni successivi alla scadenza del termine ultimo per la presentazione delle liste, con affissione all’albo e possono essere impugnate entro i successivi due giorni dalla data di affissione all’albo, con ricorso all’U.S.R. I ricorsi sono decisi entro due giorni

Le liste definitive dei candidati sono affisse all’albo ed inviate ai seggi elettorali.

L’illustrazione dei programmi, nei termini indicati in precedenza, può essere effettuata dai presentatori di lista, dai candidati, dalle organizzazioni sindacali e dalle associazioni dei genitori e professionali riconosciute dal Ministero per le rispettive categorie attraverso riunioni che si tengono durante l’orario di lezione per gli studenti fuori per i genitori. È consentita la distribuzione, nei locali della scuola, di scritti relativi ai programmi.

Il Dirigente Scolastico stabilisce il diario delle riunioni, tenuto conto dell’ordine di richiesta e, per quanto possibile, della data indicata. Del diario è data comunicazione ai rappresentanti delle liste.

 

Si arriva alle elezioni- Preliminari

Le schede elettorali debbono essere costituite da fogli di eguale grandezza

I Dirigenti Scolastici forniscono ai seggi i fogli necessari all’atto dell’insediamento stampando e distribuendo i fac-simili di scheda

Il presidente del seggio appone, mediante appositi timbri, la dicitura: “Elezioni del consiglio di circolo o istituto” e cura che i fogli siano ripartiti in tanti gruppi quante sono le categorie di elettori, apponendo, sempre su ambedue le facce dei fogli, di ogni gruppo, la dicitura indicante le categorie, esempio: “Genitori”, “Alunni”, “Docenti”, “Personale A.T.A.”

Tutte le schede debbono, infine, recare l’indicazione del seggio e del numero romano di ciascuna lista elettorale ed essere vidimate con la firma di uno scrutatore. Se la vidimazione avviene anticipatamente le schede vidimate debbono essere custodite in plichi sigillati

Nelle schede elettorali, di colore bianco, accanto al motto di ciascuna lista, debbono essere prestampati i nominativi dei candidati. Non è indicato secondo quale ordine che è rimesso alle scuole (di prassi alfabetico).

Per ogni sede, plesso, succursale deve costituirsi almeno un seggio, a prescindere dal numero degli alunni e ove vi siano più di trecento alunni si costituisce normalmente un seggio ogni trecento alunni. Tuttavia essere costituiti anche per un numero di alunni superiore a trecento qualora sia richiesto da esigenze organizzative, purché sia assicurata massima facilità di espressione del voto.

Ogni seggio è composto da un presidente e da due scrutatori, di cui uno funge da segretario, scelti tra gli elettori delle categorie da rappresentare, ma si possono costituire seggi elettorali anche con un numero di membri inferiore, cercando di assicurare la rappresentanza delle varie categorie interessate ma anche laddove non sia inclusa sono comunque validamente costituiti.

Non possono far parte dei seggi coloro che siano inclusi in liste di candidati. I componenti dei seggi elettorali sono nominati dal Dirigente Scolastico su designazione della commissione elettorale.

 

Le elezioni

Si svolgono, di regola, la domenica dalle 8 alle 12 e ed il lunedì dalle 8 alle 13,30.

Gli elettori votano previa esibizione di documento di riconoscimento o in mancanza a mezzo riconoscimento dai componenti del seggio, ovvero da un altro elettore dello stesso seggio in possesso di documento o conosciuto da un componente del seggio. Prima di ricevere la scheda devono firmare accanto al loro nome sull’elenco degli elettori.

Nello spazio riservato alle votazioni devono essere disposti due tavoli in due angoli opposti in modo che gli elettori vengano a trovarsi alle spalle dei componenti dei seggi, assicurando la segretezza del voto; in quello riservato al pubblico sono affisse le liste dei candidati; in quello riservato al seggio devono essere disposti dei tavoli, sopra i quali vanno poste tante urne quanti sono gli organi da eleggere.

Il voto viene espresso personalmente mediante una croce sul numero romano indicato nella scheda; le preferenze con un segno di matita accanto al nominativo ì del candidato.

I genitori di più alunni iscritti a classi diverse dello stesso circolo o istituto votano una sola volta (diversamente di quanto avviene nei consigli di classe).

Chiunque sia affetto da grave impedimento esercita il diritto di voto con l’aiuto di un elettore della propria famiglia o della stessa scuola, scelto come accompagnatore

Alle ore otto il presidente apre il seggio, chiamando a farne parte gli scrutatori

Se il presidente è assente, egli è sostituito dallo scrutatore più anziano presente, il quale chiama ad esercitarne le funzioni di scrutatore un elettore presente. Analogamente procede il presidente qualora sia assente qualcuno degli scrutatori. Tuttavia ove non sia possibile integrare gli scrutatori, il seggio si insedia ugualmente con i presenti

Delle operazioni viene redatto verbale, in duplice originale, sottoscritto da presidente e scrutatori. Il primo firmatario tra i presentatori della lista comunica ai presidenti della commissione e dei seggi elettorali i nominativi dei rappresentanti di lista, in ragione di uno presso la commissione elettorale e di uno presso ciascun seggio, i quali assistono a tutte le operazioni successive al loro insediamento.

 

Lo scrutinio

Le operazioni di scrutinio hanno inizio immediatamente dopo la chiusura delle votazioni e durano ininterrottamente fino al loro completamento. Le decisioni sono prese a maggioranza. In caso di parità prevale il voto del presidente

Alle operazioni partecipano i rappresentanti di lista appartenenti alla componente per la quale si svolge lo scrutinio (non è prevista la presenza dei candidati).

Delle operazioni di scrutinio viene redatto processo verbale, in duplice originale, sottoscritto in ogni foglio dal presidente e dagli scrutatori:

Da detto processo verbale debbono risultare i seguenti dati:
a) numero degli elettori e quello dei votanti, distinti per ogni categoria;
b) il numero dei voti attribuiti a ciascuna lista;
c) il numero dei voti di preferenza riportati da ciascun candidato.

Se l’elettore ha espresso preferenze per candidati di lista diversa da quella prescelta, vale il voto di lista. Se, invece, +ha espresso nel relativo spazio preferenze per candidati di una lista senza contrassegnare anche la lista, il voto espresso vale per i candidati prescelti e per la lista alla quale essi appartengono. Se le preferenze espresse sono maggiori del numero massimo consentito, il presidente del seggio procede alla riduzione, annullando quelle eccedenti. Se manca il voto di preferenza le schede sono valide solo per l’attribuzione del posto spettante alla lista.

Il presidente del seggio deve cercare di interpretare la volontà dell’elettore, sentiti i membri del seggio, in modo da procedere all’annullamento delle schede soltanto in casi estremi e quando sia impossibile determinare la volontà dell’elettore (es: voto contestuale per più liste) o quando la scheda sia contrassegnata in modo tale da rendere riconoscibile l’elettore.

Un esemplare dei verbali, compilati dal seggio, è depositato presso il circolo didattico o l’istituto. L’altro, posto in busta chiusa, sulla quale va indicata l’elezione a cui si riferiscono gli atti (es.: “elezione del consiglio di circolo o di istituto”) va rimesso subito al seggio competente a procedere all’attribuzione dei posti e alla proclamazione degli eletti

 

L’attribuzione dei posti e la proclamazione

Le operazioni ai fini dell’attribuzione dei posti spettano al seggio elettorale n. 1 integrato da altri due membri scelti dal Dirigente Scolastico tra i componenti degli altri seggi la cui nomina deve essere effettuata e comunicata agli interessati almeno tre giorni prima della votazione.

Appena ricevuti i verbali degli scrutini degli altri seggi, il seggio 1 riassume i voti di tutti i seggi, senza poterne modificare i risultati. Poi determina la cifra elettorale di ciascuna lista, sommando i voti validi riportati dalla lista e la cifra individuale di ciascun candidato, sommando i voti di preferenza.

Per l’assegnazione del numero dei consiglieri a ciascuna lista si divide la cifra elettorale (cioè la somma dei voti validi) per 1, 2, 3, 4 … sino al numero dei consiglieri da eleggere e quindi si scelgono i quozienti più alti, in numero eguale a quello dei consiglieri da eleggere, disponendoli in una graduatoria decrescente (vedi esempio seguente). Ciascuna lista ha tanti rappresentanti quanti sono i quozienti ad essa appartenenti, compresi nella graduatoria. A parità di quoziente, nelle cifre intere e decimali, il posto è attribuito alla lista che ha ottenuto la maggiore cifra elettorale e a parità di quest’ultima, per sorteggio. Se ad una lista spettano più posti di quanti sono i suoi candidati i posti eccedenti sono distribuiti tra le altre liste, secondo l’ordine dei quozienti.

Nei limiti dei posti assegnati a ciascuna lista, si determinano i candidati che, in base al numero delle preferenze ottenute, hanno diritto a ricoprirli. In caso di parità del numero di preferenze tra due o più candidati della stessa lista, sono proclamati eletti i candidati secondo l’ordine di collocazione nella lista; lo stesso criterio si osserva nel caso in cui i candidati non abbiano ottenuto alcun voto di preferenza.

Esempio:

Lista I 800 voti Lista II 400 voti Lista III 300 voti

dividendo 800, 400 e 300 per 1, 2, 3, ecc. si ottengono i seguenti numeri:

Lista I: 800, 400, 266, 200, 160, 133, 114, 100

Lista II: 400, 200, 133, 100, 80, 66, 57, 50

Lista III: 300, 150, 100, 75, 60, 50, 42, 37,5

Se si considerano gli 8 numeri più alti alla lista I vanno 5 consiglieri alla lista II 2 consiglieri e 1 alla lista III. I Consiglieri vengono scelti in base alla graduatoria interna alla lista, stabilita dalle singole preferenze ricevute. Le cifre decimali sono state arrotondate all’unità.

Ultimate le operazioni di attribuzione dei posti, il seggio elettorale n. 1 procede alla proclamazione degli eletti entro 48 ore dalla conclusione delle operazioni di voto comunicata mediante affissione del relativo elenco all’albo della scuola.

I rappresentanti di lista ed i singoli candidati entro 5 giorni dall’affissione possono presentare ricorso alla commissione elettorale avverso i risultati delle elezioni, che sono decisi entro 5 giorni.

È riconosciuto diritto di accesso ai verbali e agli atti concernenti gli scrutini.

Le elezioni degli Organi Collegiali di Istituto – Guida per i genitori

Le elezioni degli Organi Collegiali di Istituto – Guida per i genitori

a cura di Cinzia Olivieri

TOGETHER IN EXPO 2015

expo_2015

Online la piattaforma www.togetherinexpo2015.it, lo spazio digitale voluto dal MIUR in collaborazione con Expo 2015 dedicato alle scuole di tutto il mondo.
Registrandosi gratuitamente sul sito le scuole potranno scoprire gli itinerari tematici di Expo e gemellarsi con scuole italiane e straniere per partecipare al concorso che mette in palio una visita al sito di Expo 2015.

L’esposizione universale che si terrà a Milano dal 1 maggio al 31 ottobre 2015 rappresenta uno straordinario momento di confronto delle visioni dei Paesi partecipanti sul tema: “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”.

TOGETHER IN EXPO 2015 dà voce sugli stessi temi ai docenti e agli studenti che lavorano e frequentano le scuole di tutto il mondo.

È il luogo in cui le classi si mobilitano attraverso coinvolgenti missioni di gruppo, per conoscersi, superare confini e differenze, informarsi ed elaborare insieme un patrimonio di cultura alimentare e sostenibile nel segno di EXPO Milano 2015, da condividere e da diffondere.

TOGETHER IN EXPO 2015 ha un’area Open e un’area Community.

Area OPEN

Accessibile a tutti presenta percorsi di approfondimento, curiosità, informazioni e contributi delle classi partecipanti: spunti multimediali sulle tematiche EXPO Milano 2015, creando un ambiente di apprendimento digitale.

Obiettivi:

  • Attivare il target scuola internazionale
  • Motivare gli studenti a partecipare alle missioni
  • Valorizzare voci e punti di vista dei giovani attraverso la scuola

Area Community

Ambiente dinamico, user friendly e personalizzabile. Qui le classi di tutto il mondo si registrano, creano il proprio profilo utente, scelgono un avatar e si sfidano a vicenda, partecipando alle missioni e al contest sulle tematiche EXPO Milano 2015.

Obiettivi:

  • Creare community virtuale di studenti e docenti che propone, elabora e condivide contenuti
  • Favorire scambi, gemellaggi e dialoghi nel segno del digitale e dell’internazionale
  • Stimolare la partecipazione attraverso un BADGE SYSTEM e una classifica di merito

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Giornata persone Down. “Autonomia per essere riconosciuti grandi”

Giornata persone Down. “Autonomia per essere riconosciuti grandi”

La giornata nazionale del 12 ottobre è dedicata all’autonomia. La coordinatrice nazionale Aipd Anna Contardi: “E’ un prerequisito per il lavoro e la vita adulta”. Associazione presente su tutto il territorio nazionale con 84 progetti dai preadolescenti adulti

ROMA – Il 12 ottobre si celebra in Italia la Giornata Nazionale delle Persone con Sindrome Down, un appuntamento importante per diffondere informazioni, ricordare diritti e rendere la società più accogliente nei confronti delle persone con Sindrome Down. Lo sottolinea in una nota l’Aipd, che rimarca come un punto centrale nella vita delle persone con Sindrome Down sia la capacità di condurre una vita quanto più possibile autonoma. Per raggiungere questo obiettivo l’Aipd è presente su tutto il territorio nazionale con 84 progetti dedicati all’autonomia, dai preadolescenti agli adulti.

Nel 2013/2014 sono attivi 26 programmi di educazione all’autonomia dedicati ai ragazzi adolescenti (impegnati a saper usare il denaro, muoversi con i mezzi pubblici, acquistare da soli), 21 progetti sono finalizzati ai ragazzi maggiorenni, dai 20 anni in su (che organizzano attività con maggiore autonomia, escono la sera, una volta al mese vivono insieme un weekend), 3 progetti sono dedicati agli over 35, mentre 4 progetti sono destinati a gruppi di giovani con sindrome Down che organizzano in modo completamente autonomo le proprie attività. 30 infine i progetti di autonomia per gli adulti (tra case week-end, laboratori, centri diurni).

Gli operatori che lavorano nei vari progetti ricevono una formazione permanente: nel 2013 è stato realizzato un seminario di formazione in ottobre per gli educatori alla prima esperienza nei percorsi e un seminario di aggiornamento a dicembre per quelli operanti nei corsi già avviati cui hanno partecipato complessivamente 115 operatori, sia di AIPD che di altre realtà associative e da privati interessati al metodo utilizzato nei progetti. Nel 2014 si è appena concluso un seminario di formazione per gli educatori alla prima esperienza  e si terrà a dicembre quello di aggiornamento.

Il lavoro sull’educazione all’autonomia degli adolescenti si avvale anche di un lavoro di valutazione e raccolta dati  delle capacità dei ragazzi ad inizio e fine anno con un apposito strumento on line; ad oggi, su 26 corsi attivi in Italia, 17 Sezioni AIPD partecipano alla raccolta dati nazionale. La raccolta di tali schede a livello nazionale ha, tra i vari obiettivi, quello di avere una visione globale dell’andamento dei percorsi di autonomia degli adolescenti  e monitorare così l’andamento dei progetti e più in generale il cambiamento nelle persone con sindrome di Down.

“Abbiamo fatto molta strada –  spiega Anna Contardi, coordinatrice Nazionale AIPD e responsabile dei corsi di educazione all’autonomia dell’associazione – dal primo corso realizzato nel 1989 e i risultati si vedono. Oggi molti ragazzi riescono a girare da soli, a percepirsi e ad essere riconosciuti grandi. L’autonomia è un prerequisito fondamentale per il lavoro e la vita adulta e siamo contenti che il lavoro di documentazione e diffusione della metodologia sviluppata in AIPD abbia permesso il diffondersi di queste esperienza anche al di fuori della nostra Associazione”.

Assunzione dei precari storici, il 26 novembre si pronuncia la Corte di Giustizia europea

da La Tecnica della Scuola

Assunzione dei precari storici, il 26 novembre si pronuncia la Corte di Giustizia europea

La sentenza verrà letta e depositata ad otto mesi dall’udienza che si è svolta a Lussemburgo il 27 marzo scorso. In ballo l’assunzione graduale, attraverso sentenze successive dei tribunali di lavoro, di tutti i precari con più di 36 mesi di servizio. L’Anief vuole anche il risarcimento danni. Gilda: il comportamento vessatorio dell’amministrazione scolastica italiana ha i giorni contati.

Siamo al conto alla rovescia: mancano 50 giorni alla storica decisione sull’abuso del precariato nella scuola pubblica. I sindacati Anief e Gilda hanno appreso dalla cancelleria della Corte di Lussemburgo che il prossimo 26 novembre la Corte di Giustizia Europea depositerà la sentenza che, in modo progressivo, attraverso sentenze successive dei tribunali di lavoro, potrebbe mettere fine alla condanna al ricorso dei contratti a tempo determinato. Una consuetudine che cozza, in particolare, con i lavoratori che hanno svolto più di 36 mesi di servizio.

Il sindacato guidato da Marcello Pacifico arriva fiducioso all’appuntamento. Soprattutto perché ha già “incassato, lo scorso luglio, il parere favorevole dell’avvocato generale, Maciej Szpunar, il quale si è espresso positivamente sulle motivazioni che hanno portato l’Anief a ricorrere al giudice sovranazionale per l’abuso di precariato adottato da troppi anni in Italia”.

Secondo Szpunar, infatti, questa modalità tutta italiana viene adottata da diversi anni “senza definire criteri obiettivi e trasparenti che consentano di verificare se il rinnovo di tali contratti risponda effettivamente ad un’esigenza reale e sia di natura tale da raggiungere l’obiettivo perseguito e necessario a tal fine, e, dall’altra, non prevede alcuna misura per prevenire e sanzionare il ricorso abusivo alla successione di contratti di lavoro a tempo determinato nel settore scolastico”.

“Sulla questione precariato scolastico – ha detto Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, Marcello– siamo finalmente giunti alla resa dei conti. I lampi all’orizzonte in arrivo da Lussemburgo, che annunciano tempesta sullo Stato italiano, hanno addirittura indotto il premier Renzi a inserire tra i punti qualificanti del progetto di riforma ‘La Buona Scuola’, proprio l’assunzione di tutti i precari inseriti nelle graduatorie ad esaurimento”.

Ma per l’Anief, quindi la risposta del Governo, attraverso l’annuncio entro il prossimo mese di settembre di quasi 150mila docenti precari, “seppure rappresenti una novità positiva, è comunque arrivata fuori tempo massimo: “chi ha vissuto così a lungo in questa condizione – spiga ancora Pacifico – dovrà anche essere risarcito per gli innumerevoli anni di vita da precario e per essere stato tenuto per tanto tempo al livello stipendiale d’ingresso, a causa del mancato riconoscimento degli scatti di anzianità”. A tal proposito, il sindacato ricorda che è ancora possibile aderire al ricorso per la stabilizzazione e a quello per il riconoscimento degli aumenti stipendiali negati ai precari.

Ottimista si dice anche la Federazione Gilda Unams, che nella causa riguardante l’abuso dei contratti a tempo determinato per oltre 36 mesi e la violazione della normativa europea in materia è rappresentata dall’avvocato Tommaso De Grandis.

“Il verdetto – scrive il sindacato guidato da Rino Di Meglio – arriverà dopo otto mesi dall’udienza che si è svolta a Lussemburgo il 27 marzo scorso e alla quale hanno partecipato gli avvocati dei docenti, l’Avvocatura dello Stato italiano e la Commissione Europea. E proprio l’organo esecutivo dell’Ue è stato un prezioso “alleato” per i precari della scuola italiana, sottolineando che la reiterazione dei contratti a tempo determinato avviene senza prevedere alcun criterio obiettivo e trasparente per verificare che il rinnovo risponda a un’esigenza temporanea reale, e bollando come arbitrario e vessatorio il comportamento dell’Amministrazione scolastica italiana nei confronti del personale da anni – conclude la Gilda – in attesa di stabilizzazione”.

Andare a scuola a piedi fa bene, ma lo fa solo 1 alunno su 3

da La Tecnica della Scuola

Andare a scuola a piedi fa bene, ma lo fa solo 1 alunno su 3

A pubblicare i dati è l’Istat, a ridosso della Giornata nazionale del camminare, in programma domenica 12 ottobre per sensibilizzare su temi come la riduzione dell’inquinamento e la qualità della vita nelle aree urbane. Il trend è comunque in crescita: sono il 29% degli studenti contro il 25,9% del 2009. E se non fosse per i genitori…

Solo un bambino italiano su tre, fino a 13 anni, va a scuola a piedi: la maggior parte, sulla scia dei genitori, preferisce l’auto a qualsiasi altro mezzo. Quello dei giovani che vanno a piedi, comunque, è un trend in crescita. A pubblicare i dati aggiornati è stato l’Istat, a ridosso della Giornata nazionale del camminare organizzata da FederTrek, che punta a sensibilizzare i cittadini e le istituzioni su temi come la riduzione dell’inquinamento e la qualità della vita nelle aree urbane promuovendo, domenica 12 ottobre, passeggiate ed escursioni lungo tutta la Penisola.

Le percentuali, relative al 2013, indicano che ad andare a scuola a piedi sono il 33,2% dei bimbi fino a 5 anni, il 38,4% dai 6 ai 10 anni e il 41,7% tra gli 11 e i 13 anni. Ampliando lo sguardo, raggiungere scuole o università con una passeggiata si mostra come un trend in crescita: sono il 29% degli studenti contro il 25,9% del 2009.

Ma il 70,6% continua a usare uno o più mezzi di trasporto, in particolare l’auto. Il motociclo è scelto dall’1,9% e la bicicletta dal 2,4%. L’essere accompagnati a scuola in auto è prerogativa dei bambini – il 57,1% per i piccoli fino a 5 anni, il 47,5% per i bambini delle elementari e il 38,7% per i ragazzi delle medie – mentre crescendo si scelgono altri mezzi di trasporto. La situazione è diversa se si tratta di andare al lavoro: solo l’11,5% delle persone occupate da 15 anni in su va a piedi mentre l’88%, complici forse le maggiori distanze e la necessità di risparmiare tempo, usa un mezzo di trasporto.

Per quasi sette persone su dieci ciò vuol dire mettersi alla guida di un’auto privata, mentre il 5,4% viene accompagnato da qualcun altro. Sulle due ruote a motore si sposta il 3,5% dei lavoratori e il 3,8% inforca in bici. Per i mezzi pubblici si va dall’1,9% di pullman o corriera al 6,1% di tram e bus. Bici e trasporto pubblico predominano nei comuni non metropolitani con oltre 500mila abitanti, mentre il camminare è più diffuso nei piccoli comuni sotto i 20mila abitanti. In questo quadro le donne dimostrano di compiere scelte più sane: il 13,6% va al lavoro camminando contro il 10% degli uomini, il 4,4% usa la bici (3,4% tra gli uomini) e il 9,3% sfrutta i mezzi pubblici, che invece sono usati da appena 3,9% degli uomini, il 71,8% dei quali si sposta con l’auto privata a fronte del 64,6% delle donne.

Complessivamente, solo l’11,5% degli italiani sceglie di camminare per raggiungere il luogo di lavoro. Declinando una buona abitudine per la salute personale, ma anche per l’ambiente.

La carica dei 101 DS contro i docenti incapaci

da La Tecnica della Scuola

La carica dei 101 DS contro i docenti incapaci

Un nutrito gruppo di dirigenti scolastici del Veneto chiede al direttore generale di avere mano libera nella possibilità di licenziare i docenti incapaci. Ma forse per un provvedimento del genere ci vorrebbe un ispettore esperto della disciplina.

Evviva! L’ideologia marxista-leninista di chi teneva sotto scacco il nostro Paese, con l’impossibilità di licenziare i lavoratori assunti a tempo indeterminato, è finalmente morta e sepolta, con l’abolizione dell’articolo 18 dello statuto dei lavoratori.
Dopo la delega in bianco che il Senato della Repubblica, ha concesso nelle mani di Renzi, in relazione all’abolizione dell’art.18 e al Jobs act , il pensiero che sta prendendo strada anche nelle scuole pubbliche è quello di potere licenziare i docenti incapaci e incompetenti. Alcuni dirigenti scolastici gongolano all’idea di potere avere, anche loro come Renzi, una delega in bianco per potere assumere con la chiamata diretta e licenziare gli insegnanti che non sono utili e produttivi.
Una tale delega è stata richiesta realmente da oltre un centinaio di dirigenti scolastici della provincia di Treviso alla presenza del direttore generale dei servizi dell’USR Veneto Daniela Beltrame, che da poco ha assunto la guida dell’ufficio scolastico del Veneto.
Per sdrammatizzare l’episodio, che potrebbe avere delle conseguenze non piacevoli,  ci piace rappresentare questa particolare richiesta in modo figurato, richiamando una scena esilarante della Walt Disney. Infatti sembra di rivedere “la carica dei 101” contro la perfida e incapace Crudelia De Mon. Ecco quindi dal Veneto arrivare la carica dei 101 dirigenti scolastici che chiedono mani libere per potere licenziare tutti quei loro docenti incapaci. Ma cosa dicono questi DS al loro direttore generare regionale? Le loro lamentele sono eloquenti e preoccupanti: “Ci sono persone che vanno licenziate. È vero che bisogna puntare molto sulla scuola ma servono mezzi adeguati ai fini che ci si propone. Non parliamo di soldi o del numero di docenti bensì della qualità del personale. A scuola siamo in tanti e, si sa, non possono mancare le mele marce se non altro per statistica. Chiediamo quindi l’appoggio degli uffici scolastici: chi dimostra di non poter far parte del sistema scuola deve poter essere espulso”.
È particolarmente preoccupante che, subito dopo il voto del Senato che di fatto abolisce l’art.18 sulla tutela dei licenziamenti ingiusti dei lavoratori, parta un’offensiva di questo tipo che potrebbe colpire indiscriminatamente la dignità e l’onorabilità degli insegnanti. Il timore di questa richiesta non è tanto il volere tutelare il docente incapace, che se è veramente tale meriterebbe l’attivazione immediata di una accurata visite ispettiva, ma è invece l’idea che possa essere dato il potere ad un dirigente scolastico di valutare l’idoneità di un insegnante a fare parte del sistema scolastico.
Se non si utilizzassero i giusti contrappesi per prendere certe valutazioni di merito, si potrebbe correre il rischio che una zelante RSU che ha sempre contrastato le decisioni del DS possa essere considerato inutile ed incapace, mentre il fido e sempre disponibile collaboratore del DS un’utilissima figura di sistema. Su una cosa siamo d’accordo sull’allontanamento dei docenti incapaci dalle classi, ma a decidere questo non dovrebbe essere il dirigente scolastico ma più logicamente un ispettore esperto della disciplina del docente incapace.

Qual è l’ identikit del docente meritevole?

da La Tecnica della Scuola

Qual è l’ identikit del docente meritevole?

Il Piano “Buona Scuola” sembra delineare una tipologia di “insegnante meritevole” legata più alla quantità del lavoro svolto che non alla qualità. La didattica potrebbe risentirne pesantemente

Il concetto di merito professionale degli insegnanti corre sul filo della massima soggettività, ognuno di noi, a seconda del proprio modo di valutare, ha un metro valutativo personalizzato. Quindi fare un identikit preciso di cosa si intenda per docente meritevole, diventa, proprio per l’estrema soggettività del modo di valutare, un compito veramente arduo se non addirittura impossibile.
Eppure dalle linee guida della riforma della scuola, pubblicate dal governo Renzi il 3 settembre 2014, sembrerebbe esistere già l’identikit del  docente meritevole. Chi sarebbe costui? È quel docente che si presterà a svolgere diversi compiti a scuola oltre le canoniche ore di lezione in classe. Chi sarà disponibile, oltre l’orario di servizio svolto nelle proprie classi, a svolgere corsi di recupero, di approfondimento o sarà disponibile a sostituire i docenti assenti, senza alcuna retribuzione aggiuntiva sarò considerato meritevole di ricevere qualche credito didattico.
Chi sarà disponibile a seguire corsi di formazione e aggiornamento, avrà in cambio qualche credito formativo, chi dedicherà del tempo all’organizzazione del lavoro riceverà in premio i cosiddetti crediti professionali.
La raccolta triennale di questi crediti didattici, formativi e professionali, servirà, come è scritto nel patto educativo tra Renzi e la scuola,  a far uscire i docenti dal “grigiore” dei trattamenti indifferenziati. Quindi la quantità di tempo dedicata a permanere a scuola è condizione necessaria per essere considerato tra i papabili meritevoli. Per cui tutti quei docenti che svolgono perfettamente il loro lavoro in classe e vorrebbero continuare a farlo, passando i loro pomeriggi a preparare lezioni e correggere compiti, pagheranno un trattamento “differenziato” di chi non vuole rendersi disponibile per altre funzioni aggiuntive all’insegnamento curriculare. L’equazione che si vorrebbe porre è: vuoi fare il docente curricolare nelle tue classi e prepararti le tue belle lezioni ed onorare la tua programmazione didattica nella piena libertà d’insegnamento? Allora non potrai rientrare tra i meritevoli in quanto non ti verranno assegnati crediti. Ma allora non si vuole premiare la buona didattica curricolare, fatta di studio, programmazione, e serietà professionale, ma piuttosto si vuole creare una competizione al ribasso fatta di disponibilità a svolgere le mansioni più disparate.
Se così fosse, si andrebbe a premiare la quantità e non la qualità del lavoro. Si cerca di creare la competizione a dare la propria  disponibilità ad essere utilizzati per tenere aperte le scuole anche il pomeriggio e farle funzionare per tutte le attività extra-curricolari. In buona sostanza questo metodo di valutare il merito, sarebbe fortemente sbilanciato verso quei docenti che non amano la didattica da svolgere in classe, ma amano progettare, fare corsi e corsetti, seguire tutti gli aggiornamenti possibili e immaginabili, andare a tutti i viaggi d’istruzione che si svolgono durante l’anno scolastico, quelli che oggi fuggono dalle classi per svolgere , con il bene placito del dirigente scolastico, le collaborazioni di direzione di ogni natura.
Andiamoci piano con questa tipologia di merito e teniamo conto che il docente meritevole è principalmente colui che svolge bene il suo curricolare e per svolgere al meglio il proprio dovere, rifiuta altri compiti perché incompatibili con la delicata funzione docente.

Dispersione scolastica, pochi i fondi 2014/2015

da La Tecnica della Scuola

Dispersione scolastica, pochi i fondi 2014/2015

Il ministero ha avviato le procedure per l’assegnazione dei fondi, previsti per l’anno scolastico 2014-15, alle scuole collocate in aree a rischio, con forte processo immigratorio e contro la dispersione scolastica

Lo comunica Il Sole 24 Ore che però precisa come le risorse messe a disposizione siano di meno rispetto all’anno precedente.

Le risorse finanziarie a disposizione per l’anno scolastico 2014-2015 sono determinate nella somma complessiva pari a euro 18.458.933,00, mentre l’anno scorso lo stanziamento era di 29.730.000,00. Lo stesso direttore generale del Ministero dell’Istruzione, nella nota del 7 ottobre inviata anche ai direttori generali degli Uffici scolastici regionali, sottolineando un’ulteriore diminuzione rispetto agli anni precedenti, evidenzia la necessità di un impegno maggiore degli uffici nelle azioni di selezione e distribuzione delle risorse, al fine di ottimizzarne l’utilizzo e la coerenza rispetto alle finalità istitutive di tale misura.

Gli Uffici scolastici regionali, specifica ancora Il Sole riportando la circolare ministeriale,  devono procedere all’avvio della contrattazione per la stipula dei contratti integrativi di secondo livello con le organizzazioni sindacali. Il ministero, nella nota, chiede di operare in tempi rapidi.

È evidente, infatti, che le scuole devono poter contare, prima possibile, sulle risorse finanziare in modo da poter attivare gli interventi mirati. Gli Usr devono comunicare alle scuole l’avvio rapido delle procedure di presentazione dei progetti. Le scuole potenzialmente beneficiare, perché situate in aree a rischio, per poter beneficiare delle risorse finanziare devono, infatti, presentare specifici progetti. Saranno gli organismi, le commissioni o i comitati regionali, individuati dagli uffici, che avranno l’onere di selezionare e valutare i progetti presentati dalle scuole, sulla base dei criteri e delle priorità individuati nel territorio.

I comitati di valutazione hanno anche l’incarico di accompagnare e sostenere le scuole nella realizzazione dei progetti e di valutare gli stessi, una volta concluse le azioni.

Sono dunque chiamati a prestare attenzione alla verifica dei dettagli quantitativi delle risorse impiegate, alla coerenza delle azioni proposte con quanto previsto dal contratto, alla congruità dell’investimento professionale di ciascuna scuola per il buon esito dei progetti.

Saranno, inoltre, analizzate le informazioni relative sia al successo scolastico e formativo degli studenti coinvolti, sia all’innovazione in relazione a metodi, flessibilità organizzativa, didattica, curricolare e relazionale. Un elemento importante sarà, inoltre, l’utilizzo di strumenti innovativi e di nuove tecnologie.

Contributo per… un’ottima scuola

CONTRIBUTO PER… UN’OTTIMA SCUOLA

di Maurizio Tiriticco

Nelle 135 pagine della Buona scuola non ho letto nulla di ciò che veramente sarebbe opportuno fare per un rinnovamento sostanziale dei percorsi del nostro “Sistema educativo di istruzione e formazione”. Così anni fa ministri di sinistra e di destra hanno voluto ridefinire unitariamente i percorsi di istruzione generalista, di competenza dello Stato, e quelli dell’istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni. Infatti, parlare di scuola, oggi, pensando solo ai SOGGETTI IN ETA’ EVOLUTIVA, è fuorviante, se è vero che oggi, in tutte le società avanzate, TUTTI sono tenuti ad apprendere e per tutta la vita. E ritengo estremamente necessario che, prima di avviare processi valutativi di sistema, occorra adoperarsi perché il sistema sia messo in grado di funzionare. Riassumo in dieci punti riassumo quello che nella Buona scuola non ho letto.
1) La generalizzazione della scuola dell’infanzia. E, perché no? Una riscrittura di quegli Orientamenti del ’91 che i successivi aggiornamenti, dalla Moratti in poi, non hanno affatto innovato, oggi sarebbe più che mai necessaria. E’ passata un’intera generazione e l’infanzia di oggi non è quella di ieri.
2) L’attuazione reale dell’obbligo di istruzione decennale con relativa certificazione delle competenze di cittadinanza (come richiesto dalla Raccomandazione europea del 24 aprile 2008) e di quelle culturali (come indicate e definite dal dm 139/2007), in corrispondenza con il livello 2 del Quadro Europeo delle Qualifiche (European Qualifications Framework), che il nostro Governo ha fatto proprio (Accordo del 20 dicembre 2012). Il che comporta una rivisitazione dell’intero percorso decennale con la conseguente istituzione di un curricolo verticale continuo e progressivo che vada oltre le attuali separatezze tra scuola primaria, scuola secondaria di primo grado, primo biennio della scuola secondaria di secondo grado: separatezze che discendono da sovrapposizioni normative che si sono realizzate in tempi successivi e che oggi non corrispondono più alle esigenze di EDUCAZIONE, FORMAZIONE e ISTRUZIONE, finalizzate a garantire a ciascuno il suo personale SUCCESSO FORMATIVO (dpr 275/99, art. 1).
3) Conclusione degli studi secondari a 18 anni di età con conseguente rivisitazione dei curricoli, delle discipline di insegnamento e delle discipline che costituiranno materia della certificazione delle competenze conseguite dall’alunno, in corrispondenza con il livello 4 del citato Quadro Europeo delle Qualifiche. La riduzione di un anno comporterà la rivisitazione e una ridistribuzione delle discipline di insegnamento degli ultimi due anni del percorso obbligatorio nell’ottica di mirate attività di orientamento.
4) Superamento dell’attuale separatezza culturale dei tre percorsi di istruzione secondaria di secondo grado, in forza della quale, com’è noto, le iscrizioni degli alunni avvengono più in forza della loro estrazione sociale che delle loro motivazioni e aspettative. L’esame terminale dovrà essere centrato sull’accertamento e sulla certificazione delle competenze da ciascun alunno conseguite. E tale certificazione consentirà sia l’accesso a studi ulteriori (università, istruzione tecnica superiore, altro) che al mondo del lavoro.
5) Generalizzazione di attività di alternanza scuola-lavoro in tutti i percorsi.
6) Formazione continua in servizio degli insegnanti perché l’insegnamento/apprendimento sia fondato essenzialmente su attività laboratoriali che pongano al centro l’iniziativa attiva, motivata e consapevole dell’alunno.
7) Rivisitazione delle modalità di attuazione delle attività di insegnamento/apprendimento concorrenti tra istruzione generalista, di competenza delle Stato, e istruzione e formazione professionale, di competenza delle Regioni, in regime di sussidiarietà complementare e/o integrativa. Si tratta di rendere più efficaci e più produttive quei percorsi che comportano il conseguimento sia delle qualifiche triennali (livello terzo dell’EQF) che dei diplomi di qualifica quadriennali (livello quarto dell’EQF).
8) Impegno per una estensione generalizzata dei Poli tecnico-professionali e degli Istituti Tecnici Superiori (ITS) che consentirebbero a tanti diplomati del secondo ciclo specializzazioni mirate, anche perché i corsi sono organizzati in stretto concorso con le attività produttive del territorio.
9) Impegno per una incentivazione e generalizzazione dei Corsi di istruzione per gli adulti (CPIA), nella consapevolezza che in tale materia il nostro Paese è la cenerentola dei Paesi industrializzati.
10) E infine, a proposito del cosiddetto “nuovo” esame di Stato conclusivo del secondo ciclo di istruzione – Se si decide di affidare l’esame ad una commissione interna, agli insegnanti della stessa classe, occorre considerare la difformità a cui si va incontro. Attualmente, gli insegnanti dell’ultimo anno sono tenuti, in sede di uno scrutinio finale, ad ammettere o non ammettere gli alunni all’esame a seconda dei voti e dei crediti conseguiti da ciascuno di essi. E’ evidente l’incongruenza che si produrrebbe qualora un candidato fosse bocciato dagli stessi insegnanti che lo hanno ammesso. A parte i ricorsi che ne conseguirebbero, o meglio alle… promozioni generalizzate… antiricorso, il che mi conferma nella convinzione che un esame ha sempre un basso tasso di credibilità. Sono solito dire che basta un mal di testa o un colpo di fortuna a condizionare l’esito di un esame. Ed è una circostanza di cui tutti coloro che sono andati a scuola o hanno affrontato concorsi possono confermare.
Mi chiedo: se saranno gli stessi insegnanti della classe ad esaminare i candidati, non sarebbe opportuno driblare gli scrutini di ammissione e andare direttamente alle prove d’esame? E voglio anche sottolineare la circostanza più grave. Purtroppo, qualunque sia la scelta circa le modalità della prossima tornata di esame, ancora una volta la certificazione delle competenze non verrà effettuata. Sempre ammesso che la prova esame sia la più congruente per accertare e certificare una competenza! Si tratta di un discorso aperto e difficile, ma che nessuno intende affrontare! E le competenze sono ancora oggi un parola vuota… per la nostra amministrazione! Ingenuamente pensavo che con questa tornata di esami, completandosi il riordino dell’intero secondo ciclo, avviato con l’anno scolastico 2010/11, l’obiettivo della certificazione delle competenze, che la stessa legge 425/97 sancisce, venisse finalmente proposto e raggiunto.
E un ‘amministrazione avveduta avrebbe dovuto muoversi su questa strada! Ma ciò non è avvenuto! Così i risultati di apprendimento degli studi liceali, di cui all’allegato A del dpr 89/2010, relativo alle Indicazioni nazionali per i licei, non saranno affatto considerati. Né saranno testate le competenze terminali chiaramente indicate, definite e descritte nelle Linee guida degli istituti tecnici (dpr 88/2010) e in quelle degli istituti professionali (dpr 87/2010). Mi sono sbagliato! Ancora un volta un obiettivo di questo tipo, che dovrebbe riqualificare l’intero nostro sistema di istruzione, viene disatteso. E rinviato alle calende greche! Ancora una volta la nostra amministrazione non ha saputo prendere in carico questa questione. Perciò, le competenze da sempre e chissà per quanto tempo ancora, nella nostra scuola sono un’araba fenice! I nostri ragazzi ancora non sapranno che cosa veramente sanno fare! E il mondo del lavoro aspetta! Anche l’Europa, come si suol dire, aspetta! E aspetta anche il mondo intero, stante il fatto che i nostri giovani sempre più sono costretti a cercare lavoro all’estero! Ma è difficile che possano trovarlo agevolmente perché, ancora una volta, il titolo di studio che produrranno non certifica assolutamente nulla!