Alunni con cittadinanza non italiana

Alunni con cittadinanza non italiana nati nel nostro paese, in 21.233 completano il I ciclo a giugno

Sono 21.233 i ragazzi con cittadinanza non italiana ma nati nel nostro paese che completeranno il I ciclo scolastico con l’Esame di terza media a giugno del 2015. Altri 25.940 lo termineranno nel giugno del 2016. Il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca anticipa alcuni dei dati sulla presenza di alunni figli di migranti nelle nostre classi che saranno diffusi con un ampio Report nei prossimi giorni. La scheda si sofferma in particolare sul I e II ciclo, anche alla luce delle recenti dichiarazioni in materia ius soli. Secondo il dato previsionale elaborato dal Miur, nell’anno scolastico appena cominciato sono 442.348 gli alunni con cittadinanza non italiana iscritti al I ciclo e 182.519 gli iscritti al II. Questi numeri verranno consolidati nei prossimi mesi.

I dati del I e II ciclo
Per quanto riguarda l’anno scolastico 2013/2014 (dati consolidati) 453.013 alunni con cittadinanza non italiana hanno frequentato il I ciclo, 182.181 il II ciclo, per un totale di 635.194 ragazzi, pari al 6,2% della popolazione scolastica totale nel I ciclo e al 2,5% nel II ciclo. Il dato è in crescita: nel 2010/2011, quattro anni fa, i figli di migranti iscritti al I ciclo erano 412.212 (5,7% del totale degli alunni), 153.423 gli iscritti al II ciclo (2,1% del totale), per un totale di 565.635 studenti fra la primaria e le superiori.

I nati in Italia
Cresce visibilmente la quota di nati in Italia. Nell’anno scolastico 2013/2014 hanno frequentato il I ciclo di istruzione 246.653 alunni con cittadinanza non italiana nati nella nostra penisola, mentre in 27.790 erano iscritti al II ciclo. I nati in Italia sono ormai il 38,8% del totale dei figli di migranti iscritti al I ciclo di istruzione. La percentuale è del 4,4% nel II ciclo. Quattro anni fa, nel 2010/2011 queste percentuali erano del 30,5% e del 2,4%.

alunni_stranieri_2014

QUASSI (Quantum Art Science for Social Innovation)

QUASSI ( Quantum Art Science for Social Innovation )
A NEW horizon ” science & society ” PROPOSAL .SEARCH FOR PARTNERS

AIMS: SIS-RRI (Science Innovation and Society achieving Responsible Research and Innovation fundamentelly mean to promote ans share different ways of doing research and innovation on the basis of new future vision and more correct conceptual basis of Quantum Science that will become the characterisic of better lives and society.

The QUASSI Project aim to inspiring responsible creativity in Research and Innovation looking to a long term vision of social and cultural chenge .The project idea consider that responsible future research  and innovation means to overcome the obsolete disciplinary fragmentation of mechanical science through favoring better trans-disciplinary approach and more holistic thinking on the basis of the extension of quantum science  in a way able to engaging  both the Science of Life and the Social  and Political – Sciences .

The impact forecasts of QUASSI Project focus the risk to persist with the arbitrary research based on obsolete “mechanical” concepts thah generates  an  irreversible changes in eco- and living systems . In fact the effective importance of QUASSI project proposal , focus the need to develop a change in information about  responsible science communication in order to avoid the risk of people’ mis-understanding of a socio economic better futures that is calling for new developmental quantum science concepts for implementing a fast innovation of emerging technology.

——————- PRELIMINARY CONCEPT’s STAGE.

Within that aims  EGOCREANET (NGO of R&D) would propose the QUASSI ( Quantum Art Science for Social Innovation ) on the basis of the Quantum Brain Theory as the fulcrum of the actual Social development of Knowledge The QUASSI project attempts to explain qualitative changes in both conceptual and cultural structure to develop a new framework of the future society. That approach would be the basis of growing up a partnership’s community to reply to the Horizon EU- calls as :
<http://ec.europa.eu/research/participants/portal/desktop/en/opportunities/h2020/calls/h2020-issi-2015-1.html>, aiming to develop creatively such programs its aims and objectives of Responsible research and Innovation.

Development of future Knowledge Society is today an accelerated process of a deeply social change both in economic and cultural transformation , that needto become not merely based on a set of local policies and particular programs instituted for some specific results.

The QUASSI Proposal regards the way to overcome the many traditional preconception based on mechanical science reductionism ,which think that a complex system is nothing more that the linear summation of its individual components into a perspective on a linear time causality.
This traditional mechanical conservative understanding was a very typical of scientific culture during all the industrial society epoch. .
This is very different from the extension of Quantum Knowledge proposed by the QUASSI pioneering Project, as an emergent processes to drive with a conscious Quantum Creativity the contemporary social and cultural change .
Certainly the main problem in the promotion of QUASSI proposal, for innovation is that , new Quantum Ideas applied to the living and social system , find, till today, a net contrast with academic mechanical conceptions and cultural habits that resists as eradicated conservative elements of traditional understanding in science and society.
In spite of this conservative resistance of the mechanicistic traditional understanding , Egocreanet will try to grow up an international QUantun Art and Science community ,within international science and art society, in favor to develop cultural and economic change of the future knowledge society .
All artists , scientists and public or private enterprises, that would be interested as partners or stakeolders of the QUASSI project proposal , may send an e.mail to <egocreanet2012@gmail.com> . see : egocreanet IN : https://www.b2match.eu/science-society-2015/
see: https://www.facebook.com/hariohmshantihi?ref=bookmarks
Many Thanks Paolo Manzelli 21th/OCT/2014 FIRENZE (IT)

#LABUONASCUOLA, MANIFESTAZIONE NAZIONALE IL 23 NOVEMBRE A FIRENZE

#LABUONASCUOLA, MANIFESTAZIONE NAZIONALE GILDA IL 23 NOVEMBRE A FIRENZE

Giovedì 23 ottobre a Firenze conferenza stampa di presentazione della manifestazione nell’istituto alberghiero “Aurelio Saffi” con il coordinatore nazionale Rino Di Meglio

“Caro Renzi e cara Giannini, la buona scuola la stiamo già facendo noi!”. E’ questo il messaggio che la Gilda degli Insegnanti lancerà al presidente del Consiglio e al ministro della Pubblica Istruzione e con cui scenderà in piazza a Firenze domenica 23 novembre. La manifestazione nazionale indetta dalla Gilda degli Insegnanti sarà presentata dal coordinatore nazionale Rino Di Meglio in una conferenza stampa che si svolgerà a Firenze giovedì 23 ottobre alle ore 10,45 all’interno dell’istituto alberghiero “Aurelio Saffi” (via Andrea del Sarto 6/A).

“Ai continui attacchi che questo Governo sferra contro i docenti – dichiara Rino Di Meglio – bisogna rispondere con tono forte e deciso. Nel piano Renzi-Giannini ci sono aspetti che riteniamo devastanti per la scuola pubblica italiana, primi fra tutti l’assunzione diretta degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici, la carriera basta su mansioni burocratiche e il disconoscimento dell’anzianità di servizio. La scuola pubblica statale – conclude Di Meglio – non può essere gestita come un’azienda privata”.

Grande io sarò

GRANDE IO SARò di Umberto Tenuta

CANTO 279 Io sarò grande, più di te, Mamma, più di te, Papà.

Io sarò grande più di tutti.

 

È questo il grido di ogni bambino che apre gli occhi al mondo.

Io sarò grande grande grande, perchè il mondo mi accolga e mi riconosca come persona che vale, vale tanto quanto tutti gli altri esseri umani che sono stati, che sono e che saranno al mondo.

Questo è il grido di ogni filo d’erba, questo è il grido di ogni fringuello, questo è il grido che ogni bimbo grida alla vita.

Tutto fa, sin dal primo vagito, il bimbo che nasce alla vita.

Tutto fa per vivere, per crescere, per affermarsi, per diventare grande.

Emette subito il suo primo grido: eccomi qua!

Sono arrivato!

Datemi da bere il latte che mi alimenterà, che mi farà crescere, che mi farà diventare grande.

Lasciatemi aprire gli occhi, perchè io voglio osservare il mondo che abiterò.

Lasciatemi toccare tutto, perchè io voglio conoscere i tre regni degli animali, dei vegetali, dei minerali.

Lasciatemi prendere e apprendere tutto, perchè tutto mi appartiene.

E mi appartiene soprattutto tutto ciò che è umano.

Nihil humani a me alienum puto.

Io sono il tutto: io sono il passato, il presente ed il futuro.

Chi come me?

Nessuno.

Nessuno è come me.

Nessuno mi può sostituire.

Nessuno è grande come me.

Io sono irripetibile.

È questo il grido di ogni bimbo che si affaccia al mondo.

<<Ogni uomo è destinato ad essere un successo e il mondo è destinato ad accogliere questo successo>> [1].

Ed il successo ogni bimbo che nasce alla vita vuole.

Egli sa che il successo gli appartiene.

E lo cerca, lo vuole, lo persegue.

Desiderio di grandezza!

Non spegniamo questo desiderio di essere grande.

Certo, non lo spegne la madre analfabeta.

Ogni scarrafone è bello a mamma soja.

Pennac non era cretino!

E cretini non ci sono nella tua aula, o Maestra!

Fuori della scuola non ci sono bimbi cretini.

Nessuna mamma ha figli cretini.

I cretini nascono solo nella scuola.

Nella scuola dei cretini.

Nella Scuola di Don Milano non c’erano bambini svogliati.

Non c’erano cretini.

Perché?

Perchè agli svogliati Don Milani dava uno scopo.

Don Milani riconosceva che ogni bimbo nasce col desiderio di divenire grande.

E questo desiderio Egli, il Grande Maestro, nutriva, alimentava, coltivava.

Maestre, mi affido a voi che siete mamme: alimentate in tutti i vostri studenti il desiderio, la volontà, l’impegno di essere grandi.

I Grandi Uomini mica erano modesti!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

[1] FAURE E, (a cura di), Rapporto sulle strategie dell’educazione, Armando-UNESCO, Roma, 1973, p. 249.

Scuola doppiamente penalizzata

da ItaliaOggi

Scuola doppiamente penalizzata

LEGGE DI STABILITà/Si riscalda il fronte sindacale, manifestazione unitaria l’8/11.Contratto non rinnovato e scatti congelati per un miliardo

di Carlo Forte e Alessandra Ricciardi  

Neanche un centesimo in più per le retribuzioni fino al 2015 compreso. E l’indennità di vacanza contrattuale resterà addirittura bloccata fino al 2018. La proroga del blocco della contrattazione è prevista dall’articolo 21 del disegno di legge di stabilità per i dipendenti pubblici.

Ai docenti andrà anche peggio: non saranno attribuiti infatti gli scatti fino a tutto il 2018, come recita la riforma della Buona Scuola. E quindi, oltre che con il blocco dello stipendio, che avverrà per effetto del mancato rinnovo del contratto, gli insegnanti dovranno fare i conti con una vera e propria riduzione degli importi graduati secondo il meccanismo della progressione di anzianità.

Un blocco che consente di recuperare circa un miliardo di euro in tre anni. Che vanno a controbilanciare il miliardo per il 2015 e i tre dal 2016 stanziati sempre dalla legge di Stabilità prioritariamente per le assunzioni della Buona scuola. Assunzioni che il premier Matteo Renzi ha annunciato in circa 150 mila, anche se l’indicazione precisa nella manovra non sono state date e arriveranno solo con il decreto legge atteso per gli inizi del prossimo anno.

Una situazione che sta riscaldando il comparto sindacale, dove le differenze tra i due fronti confederali, Cgil da un lato e Cisl e Uil dall’altro, rischiano di finire per scolorirsi davanti ai contenuti della manovra («una manovra dittatoriale», la bolla lo Snals-Confsal, «si risparmia sulle spalle dei docenti», commenta la Gilda). «Che in una manovra da 36 miliardi non si trovi nemmeno un euro per rinnovare contratti di lavoro fermi da oltre sei anni», attacca Francesco Scrima, segretario Cisl scuola e coordinatore dei settori della pa della Cisl, «non è solo un’ingiustizia per milioni di lavoratori e per le loro famiglie, è anche il segno di un’evidente incapacità di cogliere l’importanza e il valore del lavoro pubblico per la collettività». Per Massimo Di Menna, segretario Uil scuola «siamo davanti ai soliti tagli lineari che ammazzano la scuola». Rincara la dose Mimmo Pantaleo, numero uno della Flc-Cgil: «Con i governi Berlusconi e Monti pensavamo di aver toccato il fondo, evidentemente ci eravamo sbagliati. Adesso tutti in piazza il 25 ottobre alla manifestazione promossa dalla Cgil e a quella unitaria dell’8 novembre».

Di fatto nella scuola si assiste a un abbassamento delle retribuzioni che, a fronte della maturazione del gradone successivo, non subiranno alcun incremento e rimarranno ferme al livello precedente. Per quantificare la perdita che subiranno i salari della scuola, si deve considerare in primo luogo il tasso di inflazione. Dal 2009 al 2013 (dati Istat) la busta paga dei docenti ha perso oltre il 9% del potere di acquisto: – 0,7 % nel 2009; -1,6% nel 2010; -2,7% nel 2011; -3% nel 2012 e -1,1 % nel 2013. Per il 2014 l’Istat prevede un’ulteriore perdita salariale dell’1,5%, ma si tratta del tasso di inflazione programmato. Tasso destinato a scendere per effetto della deflazione in atto. In pratica, dunque, un docente che nel 2009 aveva 100 euro in tasca ora è come se ne avesse 89. A ciò bisognerà aggiungere anche la mancata corresponsione degli scatti di anzianità che, per ogni anno di decurtazione, valgono circa 1000 euro netti in busta paga.

I diretti interessati non potranno nemmeno contare sull’indennità di vacanza contrattuale che, per legge, dovrebbe restituire, di anno in anno, il 50% del potere di acquisito che si perde per effetto dell’inflazione e del mancato rinnovo contrattuale. E non è tutto. Il blocco della contrattazione, già in atto, non prevede alcuna possibilità di recupero del pregresso. .

Dopo il 2018, sempre secondo il rapporto Renzi, sarà attivato un nuovo sistema di progressione di carriera che prevede l’attribuzione di aumenti di 60 euro al mese ogni tre anni al 66% dei docenti. L’individuazione degli aventi diritto avverrà tramite un concorso interno per titoli, nel quale potranno essere fatti valere gli incarichi di collaborazione con il dirigente scolastico e gli ulteriori titoli di studio che gli interessati conseguiranno. Il rapporto non menziona l’anzianità di servizio quale titolo per gli avanzamenti di carriera.

Tagliati i fondi per corsi di recupero e aree a rischio

da ItaliaOggi

Tagliati i fondi per corsi di recupero e aree a rischio

Il mof perde altri 30 milioni. Vietato assumere supplenti per un solo giorno

Antimo Di Geronimo

Un ulteriore taglio di 30 milioni per il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof) delle scuole. E divieto assoluto, per i dirigenti, di assumere supplenti dal primo giorno di assenza del titolare. Se è proprio necessario lo si farà a partire dal secondo giorno. Anche se nella scuola non vi sono docenti con ore a disposizione utilizzabili per le supplenze.

Lo prevede il disegno di legge di stabilità varato dal governo il 15 ottobre scorso. Il taglio avrà effetti dal 2015 e sarà strutturale. Non si tratta, dunque, di un prelievo una tantum. Ma di una decurtazione definitiva, che ridurrà ulteriormente i già magri fondi disponibili dopo il prelievo effettuato per rifinanziare gli scatti di anzianità.

A conti fatti, i soldi per il Mof, dal 2015, dovrebbero passare da 690 a 660 milioni. Gli annunci, contenuti nella Buona scuola, di rifinanziare il fondo restano per il momento lettera morta.

Il Mof serve a finanziare il fondo dell’istituzione scolastica. E cioè la dotazione finanziaria che viene utilizzata dalle scuole per pagare le prestazioni aggiuntive connesse alla realizzazione del Pof (piano per l’offerta formativa). Questa voce assorbe circa i dell’intera dotazione del fondo. La restante parte serve per retribuire le funzioni strumentali alla realizzazione del Pof, che vengono attribuite ai docenti designati dal collegio. E per le funzioni aggiuntive del personale Ata. Dalla stessa borsa si attinge per retribuire i progetti per le aree a rischio, le attività complementari di educazione fisica e le sostituzioni dei docenti assenti. Sempre dal Mof discendono i fondi per i corsi di recupero per gli alunni in difficoltà. La riduzione delle risorse finanziarie, insieme al divieto di assumere i supplenti dal primo giorno, rischia di rendere la vita ancora più difficile agli alunni e ai docenti.

Dopo la cancellazione delle ore a disposizione, operata negli anni scorsi con la riconduzione a 18 ore delle cattedre delle secondarie, infatti, si è venuta a creare una situazione particolarmente difficile per le sostituzioni. E quindi l’amministrazione aveva autorizzato i dirigenti scolastici ad assumere i supplenti anche per un solo giorno (si veda la nota prot. n. AOODGPER 9839 dell’8.11. 2010). Con le nuove norme non sarà più possibile. «Ferma restando la tutela e la garanzia dell’offerta formativa», si legge nel dispositivo, «a decorrere dal 1° settembre 2015, i dirigenti scolastici non possono conferire supplenze brevi di cui al primo periodo dell’articolo 1 comma 78 della legge 23 dicembre 1996, n. 662, al personale docente per il primo giorno di assenza».

Resta il fatto, però, che la modifica proposta dal governo sembrerebbe in contrasto proprio con la norma a cui fa riferimento. L’articolo 1, comma 78, della legge 662/96, infatti, prevede che: «I capi di istituto sono autorizzati a ricorrere alle supplenze brevi e saltuarie solo per i tempi strettamente necessari ad assicurare il servizio scolastico e dopo aver provveduto, eventualmente utilizzando spazi di flessibilità dell’organizzazione dell’orario didattico, alla sostituzione del personale assente con docenti già in servizio nella medesima istituzione scolastica». Nei tempi strettamente necessari rientrano, evidentemente, anche le prime 24 ore di assenza del titolare. Oltre tutto, già ora, generalmente, per fare fronte alle assenze improvvise si procede con il fenomeno deteriore dello sdoppiamento delle classi. Ma ciò è confinato all’emergenza. Con l’introduzione delle nuove disposizioni, tale prassi, oggi occasionale, rischia di diventare la regola, con grave nocumento per la didattica e rischi per la sicurezza.

Ata, stangata su organici e salari

da ItaliaOggi

Ata, stangata su organici e salari

Anche le posizioni economiche rientrano nel blocco

La legge di stabilità non solo non avrebbe dovuto prevedere nuovi tagli agli organici ma avrebbe dovuto porre le premesse per un miglioramento del trattamento economico del personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.

Alcune norme contenute nel testo della legge di stabilità licenziato dal consiglio dei ministri (in particolare gli articoli 21 e 28) lasciano intuire invece esattamente il contrario.

Con un decreto del ministro dell’istruzione, che dovrà essere adottato entro sessanta giorni dall’entrata in vigore della legge, l’amministrazione procederà alla revisione dei criteri e dei parametri previsti per la definizione delle dotazioni organiche del predetto personale.

Per l’anno scolastico 2015/2016 viene pertanto prevista una riduzione nel numero dei posti pari a 2.020 unità (in maggioranza presumibilmente assistenti amministrativi) e una riduzione nelle spese del personale pari a 50,7 milioni a decorrere appunto dall’anno scolastico 2015/2016.

Alla riduzione delle spese dovrebbe inoltre concorrere il divieto imposto ai dirigenti scolastici di conferire supplenze brevi in sostituzione degli assistenti amministrativi nelle scuole con più di tre unità in organico di diritto, degli assistenti tecnici e dei collaboratori scolastici per i primi sette giorni di assenza. Il lavoro del personale assente che non potrà essere sostituito con un supplenze dovrà essere posto a carico di quello presente in servizio attraverso l’attribuzione di ore eccedenti che dovranno essere retribuite con il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa.

La sola disposizione non negativa contenuta nel testo dell’articolo 28 è quella relativa alla autorizzazione per l’anno 2015 della spesa di 10 milioni di euro per le attività di digitalizzazione dei procedimenti amministrativi affidati alle segreterie scolastiche e ciò al fine di aumentare l’efficacia e l’efficienza delle interazioni con le famiglie, gli alunni e il personale. Anche se, a ben vedere, potrebbe essere una misura compensativa per il minor personale.

Ma sono le disposizioni sul trattamento economico quelle che, se non saranno modificate nel corso dell’iter legislativo, risulteranno indigeste oltre che ai docenti anche al personale amministrativo, tecnico ed ausiliario.

Nel corso del 2015, infatti, il potere di acquisto del loro stipendio non solo non potrà essere mantenuto ma subirà riduzioni per effetto del divieto di rinnovare il contratto, per un ulteriore blocco della progressione economica di carriera per anzianità e per un prevedibile aumento delle addizionali regionali e comunali.

Il nuovo blocco della progressione economica è, in particolare, una copia ancora più odiosa di quello triennale 2010-2012 introdotto dal decreto legge 78/2010 e successivamente gradualmente annullato su pressione del personale e delle organizzazioni sindacali più rappresentative. Questo nuovo blocco riguarderà gli anni 2013-2015, anni che pertanto non saranno utili alla maturazione di una successiva posizione stipendiale.

Dalla lettera del testo sembra di capire che il blocco inciderà negativamente anche sui compensi spettanti a coloro che sono beneficiari della prima o della seconda posizione economica (80 euro lordi al mese per i collaboratori scolastici e 100 euro per gli assistenti amministrativi), compensi che sono stati corrisposti fino ad agosto 2014.

Continuerà invece ad essere corrisposta l’indennità di vacanza contrattuale ma solo nella somma stabilità per l’anno 2008 (per i collaboratori scolastici 10,17 euro lordi al mese, poco più per le altre figure professionali Ata).

Maturità, i prof perdono 1.000

da ItaliaOggi

Maturità, i prof perdono 1.000

Commissari soltanto interni e niente più indennità

Antimo Di Geronimo

Commissioni per gli esami di stato, l’unico membro esterno sarà il presidente. E sarà retribuito per decreto. I restanti membri saranno tutti interni e non percepiranno alcun compenso. Ciò vale sia per le scuole statali che per le scuole paritarie e legalmente riconosciute.

Per queste ultime, peraltro, la retribuzione del presidente esterno rimarrà a carico dello stato. Perché la norma che lo prevede in questo caso non è stata abrogata (è l’articolo 4, comma 10, della legge 11/1/2007, n. 1). Sono queste le novità più importanti prevista dalla riforma degli esami di stato prevista nel disegno di legge di stabilità varato dal governo il 15 ottobre scorso. Dunque, la prestazione dei docenti commissari interni non sarà più retribuita. Esattamente come avviene per i docenti di scuola media. Il governo ha messo nero su bianco che dalla cancellazione delle retribuzioni dei docenti che svolgono l’incarico di commissario d’esame intende recuperare 147 milioni di euro: «Dall’attuazione del comma 1», si legge nel dispositivo, «devono derivare per il bilancio dello Stato risparmi lordi di spesa pari ad euro 147 milioni a decorrere dall’anno 2015».

Ed ecco le perdite, in termini di mancato guadagno, che dovranno sopportare i diretti interessati. I docenti che venivano designati come commissari esterni, ai sensi del decreto 24 marzo 2007, percepivano un’indennità fissa di 911 euro alla quale si aggiungeva un’ulteriore indennità che andava da un minimo di 171 euro (se la scuola assegnata era ubicata nel comune oppure, fosse stata raggiungibile con i mezzi pubblici in un tempo non superiore a mezz’ora) a un massimo di 2.270 euro (qualora la scuola fosse risultata raggiungibile con un viaggio di durata superiore ai 100 minuti). Ai commissari interni, invece, spettava un’indennità fissa di 399 euro. A tutto ciò andava aggiunto il compenso relativo agli esami preliminari: 15 euro per ogni alunno privatista fino a un massimo di 840 euro. E il compenso dei commissari esterni impegnati nelle scuole private (paritarie e legalmente riconosciute) era completamente a carico dello stato. Adesso, invece, anche nelle private, le commissioni saranno interamente composte da commissari interni. Tutti dipendenti del gestore della scuola di riferimento. Che non riceveranno alcun compenso dallo stato. Fatto salvo il presidente, che continuerà ad essere designato all’esterno, il cui compenso sarà comunque a carico dell’erario.

La nomina dei presidenti spetterà all’ufficio scolastico regionale. Che li individuerà tra il personale dirigente delle scuole secondarie di secondo grado statali, tra il personale docente con almeno 10 anni di ruolo e tra i professori universitari di ruolo, sulla base di criteri determinati a livello nazionale con decreto avente natura non regolamentare. Il presidente sarà nominato su due classi. La normativa originaria prevedeva, inoltre, che il compenso per gli esami di stato dovesse essere fissato dalla contrattazione collettiva. Cosa che, peraltro, non è mai avvenuta. Perché gli importi che sono stati applicati finora sono quelli previsti dal decreto 24 marzo 2007.

Con la riforma varata dal governo, invece, sparisce ogni riferimento alla contrattualizzazione dei compensi. La determinazione degli importi, infatti, sarà disposta con un decreto del ministro dell’istruzione di concerto con il ministro dell’economia e delle finanze. Dunque, con un atto amministrativo che non sarà soggetto alla previa acquisizione dei pareri degli organi consultivi previsti per i regolamenti. La fissazione delle somme di spettanza dei presidenti dovrà tenere conto dei tempi di percorrenza dalla sede di servizio o di residenza a quella di esame. E in ogni caso, dovrà rientrare nel limite di una spesa al lordo di ogni onere riflesso e dell’Irap pari ad euro 27,7 milioni annui a decorrere dall’anno 2015. Le nuove disposizioni escludono del tutto la possibilità di indennizzare i membri interni: «Nulla è dovuto ad alcun titolo ai componenti interni», recita il dispositivo. E ciò preclude anche la possibilità di prevedere compensi sostituitivi in sede di contrattazione di istituto.

Vicepresidi addio, niente esoneri

da ItaliaOggi

Vicepresidi addio, niente esoneri

LEGGE DI STABILITÀ/ Cancellati i distacchi presso le associazioni professionali

Carlo Forte

Dal 1° settembre prossimo i docenti e i dirigenti scolastici non potranno più essere esonerati dal servizio. La preclusione vale per gli esoneri dei collaboratori dei dirigenti scolastici e per quelli derivanti da comandi, distacchi e collocamenti fuori ruolo presso altre amministrazioni, enti, associazioni e fondazioni. Salvi gli esoneri per docenti e dirigenti assegnati presso l’amministrazione scolastica per lo svolgimento di compiti connessi con l’attuazione dell’autonomia scolastica e, in minima parte, quelli dei coordinatori di educazione fisica. Lo prevede l’articolo 28 del disegno di legge di stabilità, approvato dall’esecutivo il 15 ottobre scorso.

L’articolo 459 del testo unico prevede, attualmente, che i docenti di scuola dell’infanzia ed elementare possono ottenere l’esonero quando si tratti di circolo didattico con almeno ottanta classi. I docenti delle secondarie possono, invece, ottenere l’esonero quando si tratti di istituti e scuole con almeno cinquantacinque classi, o il semiesonero quando si tratti di istituti e scuole con almeno quaranta classi. In più, solo per il corrente anno scolastico 2013/2014, vige una norma speciale, contenuta nell’ art. 17, comma 5, del decreto legge 104/13. Che prevede l’attribuzione dell’esonero dall’insegnamento anche ai docenti collaboratori che esercitino le loro mansioni in scuole affidate a reggenza. Dal 1° settembre prossimo, se il disegno di legge sarà approvato nell’attuale stesura, non sarà più possibile attribuire alcun esonero e o semiesonero.

Si prevede anche la cancellazione dei comandi presso enti associazioni e altre amministrazioni dello stato. Ma è una norma che rischia di non produrre effetti. Per lo meno per quanto concerne gli esoneri per andare a lavorare in altre amministrazioni. Già dal 2013, peraltro, questo genere di trasferimento non comportava oneri a carico dell’amministrazione scolastica, ponendo a carico dell’amministrazione ricevente l’obbligo di provvedere alle spettanze retributive (si veda il comma 59 della legge 128/2012). Adesso, però, con la cancellazione definitiva dell’istituto del comando, sarà comunque possibile fruire dell’aspettativa prevista dall’articolo 18 della legge 183/2010. Che consente ai dipendenti pubblici di ottenere l’aspettativa per 12 mesi per svolgere un’altra attività lavorativa anche presso altre amministrazioni. E, in ogni caso, la preclusione prevista dal disegno di legge non avrà effetti per i dirigenti scolastici, che potranno sempre fruire dell’aspettativa speciale prevista dall’articolo 23-bis del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165.

In pratica, non si bloccheranno i comandi di fatto.

Il dispositivo prevede la cancellazione definitiva delle assegnazioni di docenti e dirigenti scolastici presso gli enti e le associazioni che svolgono attività di prevenzione del disagio psico-sociale, assistenza, cura, riabilitazione e reinserimento di tossicodipendenti. Idem per le assegnazioni presso le associazioni professionali del personale direttivo e docente ed agli enti cooperativi da esse promossi, nonché presso gli enti ed istituzioni che svolgono, per loro finalità istituzionale, impegni nel campo della formazione e della ricerca educativa e didattica. Nel caso specifico la legge indica anche l’entità dei tagli: in tutto 150 esoneri.

Infine, per i coordinatori di educazione fisica sarà disposto un solo esonero per regione. Oggi ce n’è uno in ogni provincia

Lo stato incamera 10 milioni non spesi prelevandoli anche dal MOF

da ItaliaOggi

Lo stato incamera 10 milioni non spesi prelevandoli anche dal MOF

Antimo Di Geronimo

Le somme che sono state versate alle scuole per i progetti nazionali e che non sono state utilizzate saranno incamerate dall’erario nell’ordine di 10 milioni di euro. Lo prevede il disegno di legge di stabilità varato dal governo il 15 ottobre scorso. Si tratta di fondi che, a fronte del loro mancato utilizzo da parte delle scuole, normalmente vengono rimessi in circolo per finanziare il fondo per le competenze dovute al personale delle scuole, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato e il fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche. Oppure gli interventi integrativi in favore dei disabili e il fondo per il miglioramento dell’offerta formativa (Mof). Nel 2015, invece, i soldi non utilizzati (le cosiddette economie) saranno trattenuti dallo stato. Più precisamente: «Per l’anno 2015 quota parte pari ad euro dieci milioni delle somme versate all’entrata dello Stato rimane acquisita all’erario. Il Ministro dell’economia e delle finanze», si legge nel provvedimento, «è autorizzato ad accantonare e rendere indisponibili per l’anno 2015, nello stato di previsione del ministero dell’istruzione, dell’università e della ricerca e a valere sulle disponibilità di cui all’articolo 1 comma 601 della legge 29 dicembre 2006, n. 296, la somma di euro 10 milioni al netto di quanto effettivamente versato». Il comma 601 citato nella disposizione prevede la costituzione, a partire dal 2007, di alcuni fondi destinati ad aumentare l’efficienza e la celerità dei processi di finanziamento a favore delle scuole statali. Si tratta, in particolare del: «Fondo per le competenze dovute al personale delle istituzioni scolastiche, con esclusione delle spese per stipendi del personale a tempo indeterminato e determinato» e del «Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche». La relativa disponibilità finanziarie è data dalle poste destinate alle «Strutture scolastiche» e agli «Interventi integrativi disabili».

La raccolta a punti al posto degli scatti di anzianità? No, grazie!

da La Tecnica della Scuola

La raccolta a punti al posto degli scatti di anzianità? No, grazie!

A dirlo è stato Massimo Di Menna, segretario generale Uil Scuola, sul palco del teatro Alfieri di Torino, durante il XIII congresso nazionale: è un sistema che toglie la progressione per anzianità presente in tutta Europa, per dare un aumento al 66% dei docenti ogni tre anni, costretti ed emigrare in scuole dove i colleghi hanno punteggi più bassi. Si eviti agli insegnanti questa offesa.

Il progetto del governo sul riconoscimento del merito per gli insegnati contenuta nel piano ‘La buona Scuola’ “è assolutamente da rivedere”. Sono parole di fuoco quelle pronunciate da Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola, sul palco del teatro Alfieri di Torino, nel corso della prima giornata del XIII congresso nazionale del sindacato.

Secondo il sindacalista, che ha accusato il ministro Stefania Giannini “di parlare dei sindacati e non con i sindacati”, la proposta del governo è “un sistema che toglie a tutti la progressione per anzianità presente in tutta Europa – ha ricordato durante il congresso nazionale in corso a Torino – per dare un aumento al 66% con modalità che prevedono una sorta di raccolta punti, con cui trovate le scuole dove i colleghi hanno i punteggi più bassi per prendere l’aumento di 60 euro dopo tre anni. Non vogliamo sapere in quale laboratorio è stata pensata una cosa del genere, per favore trovatene un’altra, evitate agli insegnanti e alle scuole questa offesa”.

Parlando degli stipendi bloccati, Di Menna ha aggiunto che “per modernizzare il Paese bisogna dare grande valore alla cultura alla formazione e non mi pare si stia facendo. E’ inaudito pensare che la scuola italiana possa affrontare sfide difficili tenendo gli stipendi fermi fino al 2019, sia per i presunti meritevoli sia per i presunti pigri, dopo cinque anni di blocco”. “Il ministro Giannini incontri e avvii un confronto con i sindacati”, ha sottolineato davanti a 700 delegati e quadri da tutta Italia. Di Menna ha ricordato che l’Italia è al penultimo posto in Europa per la percentuale di spesa pubblica destinata alla scuola, “dopo di noi c’è solo la Romania”. “Siamo agli ultimi posti anche per il livello delle retribuzioni degli insegnanti, è un buco nero nella politica scolastica del governo che deve essere eliminato: bisogna ripristinare gli scatti e avviare il negoziato per un contratto innovativo”.

Di Menna ha aperto quello che, ha tenuto a far sapere il sindacato Confederale, è il primo congresso di comparto interamente digitale: niente carta, ma informazioni sui tablet, consegnati a tutti i presenti, e collegamenti al sito internet che viene aggiornato nel corso dei lavori. Originale anche l’apertura del congresso affidata all’attrice Irene Zagrebelsky, che ha letto il brano Leggerezza dalle Lezioni americane di Italo Calvino. Durante i lavori sono stati trasmessi due video: uno che ripercorre gli ultimi quattro anni della Uil Scuola e il discorso sul Pil di Robert Kennedy, concluso con una standing ovation dei tanti lavoratori e sindacalisti della scuola presenti in platea.

20 istituti musicali verso la chiusura?

da La Tecnica della Scuola

20 istituti musicali verso la chiusura?

L’allarme è della Conferenza delle Regioni: i 39 milioni di euro, oggi a carico degli Enti Locali, non sono più sostenibili ed in mancanza di tempi certi per l’avvio della statizzazione degli Afam il rischio della soppressione è concreto. Con conseguente perdita del posto per oltre 800 dipendenti tra insegnanti e personale Ata.

Ben venti Istituti superiori di studi musicali in tutta Italia sono concretamente a rischio soppressione: l’allarme è stato lanciato dai governatori, attraverso un documento approvato nell’ultima seduta della Conferenza delle Regioni.

Gli istituti a rischio chiusura, che in gergo più tecnico vengono classificati come Afam, con 7.500 allievi iscritti ed oltre 800 dipendenti tra insegnanti e personale Ata, sono equiparati ai Conservatori statali. “la questione negli anni – scrivono i governatori – è stata più volte sottoposta all’attenzione dei Ministri competenti, della Presidenza del Consiglio e degli organi parlamentari, che ne hanno condiviso le preoccupazioni e motivazioni, senza però aver individuato una positiva soluzione della vicenda che, oltre a prevedere tempi e modalità certi per l’avvio della statizzazione, dovrebbe necessariamente prevedere un finanziamento che accompagni tale percorso e consenta nel frattempo a tali istituti di sopravvivere”.

Attualmente per il mantenimento di questi istituti musicali, gli Enti Locali sostengono costi pari a circa 39 milioni di euro. Il nodo della questione è proprio questo: il finanziamento degli istituti. Che tarda a passare tra le competenze dell’amministrazione centrale.

Le Regioni affermano di condividere “pienamente la volontà di avviare finalmente il percorso di statizzazione che consenta il passaggio del personale allo Stato in tempi certi e ritengono – in linea con quanto sostenuto dall’ANCI – che ciò debba avvenire con contestuale e proporzionale riduzione degli oneri riduzione degli oneri fino ad oggi sostenuti dagli Enti locali ed assicurando, comunque, una adeguata presenza delle istituzioni Afam sui territori”.

“Si tratta, infatti – concludono le Regioni – di Istituti conosciuti ed apprezzati non solo a livello nazionale, che rappresentano un importante patrimonio culturale ed una tradizione storica per il nostro Paese e per i territori che li ospitano, che va salvaguardata”. Un punto, quest’ultimo, su cui ben pochi hanno qualcosa da eccepire.

Gli esami di Stato e la valutazione del lavoro degli insegnanti

da La Tecnica della Scuola

Gli esami di Stato e la valutazione del lavoro degli insegnanti

Il ritorno alle commissioni tutte interne per gli esami di maturità sta suscitando molte polemiche: che senso ha, infatti, un esame in cui gli insegnanti finiscono per giudicare loro stessi e il loro operato, senza un confronto con valutatori esterni? Tanto varrebbe eliminare l’esame e affidare il voto di maturità allo scrutinio finale.

Ma bisogna non solo valutare le conseguenze immediate, bensì anche quelle di lunga scadenza, che, come fa notare Mariangela Bastico, ex viceministro dell’Istruzione, potrebbero essere devastanti: “In verità, la scelta di commissioni tutte interne (ad eccezione del Presidente) determina di fatto l’assoluta irrilevanza dell’esame di Stato, preparandone la sua abolizione e la conseguente eliminazione del valore legale del titolo di studio.

Questa scelta è stata più volte tentata dai governi di centro destra, ma mai portata a compimento, in quanto modificherebbe strutturalmente il sistema nazionale di istruzione, affidandolo ad una logica di mercato, in cui scuole pubbliche e private gareggerebbero per conquistare studenti, la cui selezione verrebbe fortemente condizionata dalla situazione economica e sociale della famiglia di origine”

Invece però di pensare a tali drammatiche conseguenze, che lederebbero il sacrosanto diritto allo studio sancito dalla nostra Costituzione, il problema diventa il risparmio sulla pelle dei commissari interni: “Di questo si deve ragionare quando si annunciano scelte sugli esami di maturità, e non tanto del possibile risparmio di 180 milioni (così sono stati quantificati) per il pagamento dei commissari e del presidente di commissione”.

L’ottica del risparmio, dunque, indiscriminatamente applicato, non paga. Eppure proprio la Giannini a Palermo ha utilizzato nei giorni scorsi una inquietante metafora: “Con quello che risparmieremo si potranno mettere in pratica investimenti necessari che finora non sono stati fatti. Bisogna uscire daiclichè, tagliando i rami secchi si sceglie dove risparmiare e il risparmio è produttivo”.

Tagliare i rami secchi? Nella scuola, dove gli investimenti sono stati sempre minimi, se non inesistenti e da anni si nutre un proletariato intellettuale tenuto a bella posta nella miseria?
Insiste la Bastico: “ La spending review ha come obiettivo di ridurre le spese inutili ed improprie, gli sprechi dei vari settori della pubblica amministrazione, non di stravolgere in modo subdolo i caratteri strutturali e costituzionali dei sistemi pubblici, in particolare dell’istruzione.”
Con i commissari tutti interni siamo a un provvedimento incostituzionale, mettiamocelo bene in testa. Forse converrebbe stare un po’ più attenti alla Costituzione più bella del mondo…

L’organico funzionale limitato e vincolato non è funzionale

da La Tecnica della Scuola

L’organico funzionale limitato e vincolato non è funzionale

L’organico funzionale per servire davvero dovrebbe essere libero da limiti e vincoli. E’ molto improbabile che l’organico di cui parla il Piano della “Buona Scuola” possa davvero risolvere i problemi endemici del nostro sistema scolastico.

Forse qualcuno fa finta di non sapere, o ancora peggio di non capire, di quale organico funzionale sarà dotato il nostro sistema scolastico. Cerchiamo di fare chiarezza al riguardo, in modo tale da comprendere una cosa semplicissima : l’organico funzionale che sarà attuato non è  certamente la soluzione ai gravi problemi che affliggono la scuola pubblica italiana.
Bisognerebbe sapere che legislativamente l’organico funzionale esiste già dal 2012, ma non è ancora stato attuato. Ma di quale organico funzionale si sta parlando? Per chi ha “orizzonti limitati” di comprensione legislativa, diciamo subito che si tratta di un organico funzionale fortemente limitato e vincolato. In buona sostanza si tratta di un organico funzionale solo nel nome ma non nella realtà dei fatti.  Infatti, è assolutamente vero che la legge 5 del febbraio 2012, all’art.50  comma 1 punto b, definisce,  per  ciascuna  istituzione  scolastica, un organico   dell’autonomia,   funzionale    all’ordinaria    attività didattica, educativa,  amministrativa,  tecnica  e  ausiliaria,  alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni  di personale scolastico, ma è altrettanto vero che nel punto e) dello stesso comma è scritto che questo organico funzionale è definito nei limiti previsti dall’articolo 64 del decreto-legge 25 giugno 2008, n. 112, convertito, con modificazioni, dalla legge  6  agosto  2008,  n. 133, e successive modificazioni e integrazioni, sulla base dei  posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole  e  sugli  ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve  le  esigenze che ne determinano la rimodulazione annuale.
Quindi si tratta di un organico funzionale vincolato ai rigidi limiti dei rapporti alunni/docenti e ai parametri previsti per le dotazioni organiche, quindi un finto organico funzionale, stretto tra le maglie delle logiche economiche e del risparmio di spesa.
Su questo specifico fatto si tende da parte di tutti a fare un silenzio assordante, senza fare un’operazione di verità. L’organico funzionale così come espresso dalla legge 5/2012 non consentirà alle scuole di risolvere le reali esigenze di cui ha bisogno.
Quindi se ad un dirigente scolastico verrà meno la possibilità di utilizzare un docente esonerato o semi esonerato come collaboratore, come previsto dall’art.28 della prossima legge di stabilità, questo potrebbe costituire un problema reale. Non sarà certo un organico funzionale di parata e poco efficace a potere risolvere, in maniera autonoma, il problema dell’abolizione degli esoneri dal servizio dei docenti vicari. Derubricare questo problema, sostenendo che l’organico funzionale suddetto è la soluzione di tutti i mali, è semplicemente un’idiozia che solo chi non vive la scuola potrebbe affermare.

La settimana de “La Buona scuola” è partita

da La Tecnica della Scuola

La settimana de “La Buona scuola” è partita

Il Miur ha confermato che fino al 26 ottobre saranno intensificate le iniziative collegate alla consultazione pubblica sul Piano del governo. A Viale Trastevere il focus sarà sugli studenti.Il 22 ottobre mattina il Ministro Stefania Giannini sarà a Bari, all’Istituto ‘Majorana’.

La settimanade “La Buona scuola” è partita: a ricordarlo è il Miur, che ha anche confermato che fino al 26 ottobre saranno intensificate le iniziative collegate allaconsultazione pubblica sul Piano del governo in materia di istruzione.

“Dal 15 settembre scorso e fino al prossimo 15 novembre – si legge nella nota Miur – sul sito www.labuonascuola.gov.iti cittadini possono dare il loro contributo per arricchire le proposte sulla scuola. È possibile partecipare anche organizzando dei dibattiti e condividendone le conclusioni online sul sito della consultazione. A partire da oggi, grazie alla collaborazione con gliUffici Scolastici Regionali, saranno potenziati i momenti di confronto con il territorio che, comunque, saranno promossi fino alla fine della consultazione”.

Al Ministero il focus sarà sugli studenti.Il 22 ottobre mattina il Ministro Stefania Giannini sarà a Bari, all’Istituto ‘Majorana’. Poi tornerà a Roma per incontrare il Consiglio nazionale delle Consulte provinciali. Le Consulte si sono già incontrate nelle scorse settimane per analizzare il Piano e presenteranno mercoledì alcune loro osservazioni e proposte anche per migliorare le modalità di coinvolgimento degli studenti nella consultazione. A questo scopo hanno predisposto alcuni materiali destinati ai loro coetanei, come ad esempio il kit per organizzare i dibattiti a scuola.

Durante la settimana de “La Buona Scuola”, e nelle tre settimane che ci separano dalla chiusura della consultazione, le istituzioni scolastiche sono incoraggiate a sfruttare i loro momenti collegiali per concentrare la programmazione dei dibattiti e dire la loro sulle proposte da avanzare al Ministero.Sul sitowww.labuonascuola.gov.itè disponibile anche la mappa dei quasi 400 dibattiti programmati spontaneamente sul territorio. Molti organizzatori hanno già restituito le proprieconclusioni, visibili sempre attraverso la mappa e, presto, in una pagina dedicata sul sito. Nella sezione‘Eventi e news’sono consultabili gli aggiornamenti sul tour organizzato dal Ministero per illustrare i contenuti de “La Buona Scuola”.