Scuole di Specializzazione in Medicina a.a. 2013/2014: disponibili i quesiti e le risposte delle prove

Bando 8 agosto 2014, 612: Ammissione alle Scuole di Specializzazione in Medicina a.a. 2013/2014

Sono disponibili i quesiti delle prove sostenute dal 28/10/2014 al 31/10/2014, accedi all’area Pubblicazione Quesiti per consultare le domande e le risposte presentate nelle prove svolte.

Sono disponibili le graduatorie anonime delle 54 Scuole di Specializzazione, per consultarle accedi all’area Graduatorie Anonime.

Per consultare la prova sostenuta, il punteggio attribuito ai titoli e alle prove, la graduatoria provvisoria nominativa e le informazioni sullo scorrimento delle graduatorie accedi all’area riservata di Universitaly con le credenziali utilizzate in fase di iscrizione e clicca su “Vai alla tua area riservata SSM”.

 

La responsabilità sociale della ricerca

La RESPONSABILITA SOCIALE DELLA RICERCA

di Paolo Manzelli

La recente epidemia di Ebola in alcuni paesi dell’ Africa Occidentale mette in vica luce l’emergenza di attivare una ampia responsabilita sociale della ricerca al fine di migliorare le scienze della vita.

In tale contesto EGOCREANET  (NGO di R&S) in collaborazione con il Prof. Marco Mascini si propone di promuovere e collaborare allo sviluppo di  un biosensore capace di identificare rapidamente il virus EBOLA utilizzando delle sequenze di DNA artificiale ( dette APTAMERI,  dal Latino Aptus = Adatto) .
Gli aptameri sono  corte sequenze molecolari di DNA /RNA artificiali le cui sequenze possono individuare in modo altamente selettivo proteine che appartengono a virus diagnosticando con immediatezza la presenza dell’ ebola all’ interno di fluidi  biologici. Questi sistemi di sensori ad aptameri aprono una nuova frontiera della diagnostica precoce riproducibile ed a basso costo –
Il Bio-sensore accoppia un Chip di nano-elettronica all’ aptamero ;  pertanto l’ azione di contatto provocata riconoscimento delle proteine caratteristiche del virus produce la modificazione del segnale elettrico che viene istantaneamente rilevata da una piattaforma di trasduzione del segnale.

Certamente la responsabilita sociale della scienza non puo essere limitata alle emergenze umanitarie ma necessita di divenire un sistema di prevenzione della salute e del benessere .

Pertanto vi invito a partecipare attivamente alla iniziativa promossa da

CAOS MANAGEment  n° 91 : http://www.caosmanagement.it/, ed anche  discutere il mio articolo su l’ Imminente Riscio di Collasso Della Societa Industriale:
http://www.caosmanagement.it/182-l-imminente-rischio-di-collasso-della-societo-industriale

PS. IMPORTANTE : SI TERRA una  Special Edition ci CAOS MANAGEMENT in uscita il  16 di novembre sulla Responsabilita Socale della Ricerca e della Innovazione.

Nella rivista  http://www.caosmanagement.it/ trovate in dalla Redazione tutte le informazioni. per parteciparvi attivamente con un vs contributo.

Il mondo è quel disastro che vedete, non tanto per i guai combinati dai malfattori, ma per l’inerzia dei giusti che se ne accorgono e stanno lì a guardare.  “Albert Einstein” .

Biblio : EBOLA/ Aptamers: http://lib.dr.iastate.edu/cgi/viewcontent.cgi?article=4893&context=etd.

Renzi: “Quest’anno gli esami di maturità non cambieranno”

da La Stampa

Renzi: “Quest’anno gli esami di maturità non cambieranno”

Il premier: decideremo tra commissione esterna o interna, ma dal prossimo anno
roma

Gli studenti delle superiori che quest’anno dovranno affrontare gli esami di maturità non avranno “sorprese” per effetto della riforma della scuola messa in cantiere dal governo: gli esami si svolgeranno secondo le modalità consuete, e se verranno decise delle modifiche queste saranno a valere solo dal prossimo anno.

Lo ha detto il presidente del Consiglio Matteo Renzi, rassicurando una scolaresca che – a margine della cerimonia per la Giornata delle Forze Armate all’Altare della Patria – aveva espresso le proprie preoccupazioni in merito.

Renzi ha spiegato che «c’e’ una discussione se sia meglio una commissione esterna – come attualmente in vigore – oppure una commissione interna che produrrebbe vantaggi economici»

Ma il premier ha assicurato prima di tutto che «per gli studenti di quest’anno vale esattamente come nel passato», e che «la decisione se introdurre la commissione esterna non verrà presa sulla base di valutazioni economiche ma in base a quello che riterremo più efficiente».

Anche agli studenti che lo hanno interpellato Renzi ha poi chiesto un feedback sulla riforma proposta dal governo: «Avete visto il questionario sulla Buona Scuola? Ecco, discutetene tra di voi e mandatemi una mail con le vostre critiche e con le cose che eventualmente non vi piacciono».

Aumentano gli studenti stranieri nei licei

da La Stampa

Aumentano gli studenti stranieri nei licei

rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu
milano

Nell’ultimo decennio le iscrizioni degli studenti stranieri negli istituti professionali in Italia sono calate dal 42,6% dal 2002/03 al 37,9% del 2013/14, mentre sono cresciute quelle negli istituti tecnici (dal 35,5% al 38,5%) e quelle nei licei (dal 21,9% al 23,6%). Lo afferma il ventesimo rapporto annuale sulle migrazioni della Fondazione Ismu, presentato a Milano.

In particolare, rileva lo studio, nel 2013/14, dei 182.181 studenti delle secondarie di secondo grado, 69.062 (il 37,9% del totale degli stranieri che frequentano questo livello scolastico) è iscritto a istituti professionali e 70.220 a istituti tecnici (il 38,5%), il restante 23,6% frequenta un liceo.

Secondo l’Ismu, gli stranieri di prima generazione sarebbero più presenti negli istituti professionali, mentre gli studenti di seconda generazione si indirizzerebbero più verso istituti tecnici e licei.

«La canalizzazione nella filiera tecnico-professionale dell’istruzione – avverte tuttavia l’ente – permane e può essere interpretata come indicatore di rischio nei percorsi di apprendimento: il tasso di bocciatura e i rischi di abbandono scolastico sono più elevati negli istituti professionali, mentre il livello degli apprendimenti è più basso in questo tipo di scuole».

Tira aria di sciopero generale

da ItaliaOggi

Tira aria di sciopero generale

La scuola e il pubblico impiego di Cgil, Cisl e Uil in piazza insieme sabato prossimo. Contro il blocco del contratto. Le assunzioni non bastano

Alessandra Ricciardi

Il clima diventa di ora in ora più pesante. Quella ventata di ottimismo che c’è stata nella scuola all’annuncio delle 150 mila assunzioni, il più grande piano di stabilizzazione di precari pubblici fatto in un solo anno, si è ormai dispersa sotto i colpi di una contrapposizione sempre più dura ed ultimativa tra governo e sindacato sulle riforme in corso e la crisi economica che continua a mordere. E se sul Jobs act la Cgil va avanti da sola con lo sciopero contro il premier Matteo Renzi, con Cisl e Uil che per ora dicono no a una protesta a carattere politico, sulla scuola e il pubblico impiego la Triplice si è già riunita.

Le prove generali di quello che a breve potrebbe diventare il primo sciopero generale delle categorie si avranno sabato prossimo, quando Cgil, Cisl e Uil di tutti i settori pubblici, circa 3 milioni di lavoratori, scenderanno in piazza a Roma per manifestare contro il blocco del contratto e i tagli della legge di stabilità. La scorsa settimana sono state oltre 300 mila le firme a sostegno dello sblocco del contratto raccolte dai sindacati della scuola nel comparto e consegnate alla presidenza del consiglio dei ministri. Un assaggio di quello che potrà accadere sabato quando la manifestazione sarà la prima cartina al tornasole delle forze in campo.

«Se ci saranno gli estremi, se il governo continuerà a negare il dialogo, la strada non potrà che portare allo sciopero», dice Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola, «ma non ci fermeremo ad una singola azione, la mobilitazione sarà lunga. Non si può parlare di valorizzazione della scuola e poi ignorare i diritti di chi vi lavora. E non è solo una questione economica». Francesco Scrima, segretario Cisl scuola e coordinatore dei settori del pubblico impiego del sindacato di via Po, ragiona: «I servizi pubblici sono una voce della spesa dello stato, ma anche il bene più prezioso per la comunità, non è credibile che in una manovra da 36 miliardi non ci siano le risorse per i contratti di chi vi lavora». E lancia alcuni dati: dal 2010, anno in cui è stato introdotto il blocco della contrattazione, fino al 2013 la voce di spesa è scesa di 8 miliardi, i dipendenti pubblici hanno perso dai 2.800 ai 5.600 euro annui. E sono 310 mila i posti di lavoro pubblici cancellati. Eppure la spesa pubblica è in continua crescita. «Rivendichiamo più giustizia sociale e meno chiacchiere. Qui non è in gioco solo il futuro dei lavoratori, ma quello dell’intero Paese», rimarca Mimmo Pantaleo, segretario Flc-Cgil, «senza il rinnovo dei contratti non ci può essere buona scuola, buona università, buona ricerca».

Ieri è giunta ai sindacati la convocazione del ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, per il 12 novembre. Nell’incontro, però, non si parlerà di contratto ma della Buona scuola. Il programma di riforma del governo è al centro di una consultazione che terminerà il 15 novembre e che finora è stata condotta on line (88 mila i partecipanti, di cui in 60 mila hanno compilato i questionari predisposti dal Miur) e con incontri a tappeto sul territorio (150mila i partecipanti) escludendo proprio le sigle sindacali. Anche la Buonascuola, con le sue 150mila immissioni in ruolo, è dossier caldo, visto che tutti i sindacati contestano per esempio il nuovo sistema di carriera, che darà aumenti al 66% dei docenti e non prima del 2019, e i tagli al personale Ata.

Oltre un milione di lavoratori alle elezioni sindacali

da ItaliaOggi

Oltre un milione di lavoratori alle elezioni sindacali

Al voto dal 3 al 5 marzo, servirà a pesare la rappresentatività delle sigle. All’ultima tornata, affluenza dell’80%

Antimo Di Geronimo

Dal 3 al 5 marzo prossimo un milione di lavoratori della scuola saranno chiamati alle urne in tutte le scuole per il rinnovo delle Rsu (rappresentanze sindacali unitarie). Le date sono contenute in un protocollo firmato il 28 ottobre scorso tra i rappresentanti dell’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni (Aran) e delle confederazioni sindacali rappresentative del pubblico impiego: Cgil, Cisl, Uil, Confsal (che comprende lo Snals) Cgu-Cisal ( che comprende la federazione Gilda-Unams), Usb, Usae e Cse. L’Ugl non lo ha firmato perché era assente. L’appuntamento elettorale è particolarmente importante perché serve a misurare la rappresentatività delle sigle sindacali dei vari comparti della pubblica amministrazione. E dunque, anche della scuola. All’ultima tornata ha partecipato l’80% del personale, un dato di gran lungo più alto del tasso di sindacalizzazione della categoria. A differenza del settore privato, dove non esiste una legge che detta le regole per misurare la rappresentatività dei sindacati, nel settore pubblico i calcoli seguono regole molto severe, che sono fissate direttamente dalla legge. Nel caso specifico, dal decreto legislativo 165/2001, il quale prevede che per ottenere il requisito della rappresentatività, i singoli sindacati di comparto devono raggiungere almeno un tasso del 5%. Che va calcolato facendo la media tra i voti riportati alle elezioni delle Rsu e il numero degli iscritti. Chi non raggiunge la soglia del 5% resta fuori.

La rappresentatività si calcola sommando il dato elettorale, ossia il numero dei voti attribuiti all’organizzazione sindacale di riferimento nelle elezioni Rsu, che inciderà nell’ordine del 50%. Il restante 50% sarà misurato tramite il computo degli iscritti. il mancato raggiungimento della soglia del 5% comporta l’esclusione dai tavoli negoziali e dalle prerogative sindacali (distacchi e permessi).

I distacchi e i permessi ormai sono ridotti al lumicino. Perché hanno subito due decurtazioni molto incisive. La prima, operata dal governo Berlusconi, che ha cancellato il 15% dei distacchi e la seconda, adottata dal governo Renzi, che ha ridotto di un ulteriore 50% quello che era rimasto dopo il taglio del governo precedente. Resta il fatto, però, che la kermesse elettorale, che si rinnova ogni tre anni, è un momento di grande importanza perché consente ai lavoratori del pubblico impiego di scegliere i loro rappresentanti presso le scuole di servizio e di legittimare le organizzazioni sindacali, direttamente, con un semplice voto di preferenza.

Le consultazioni riguarderanno tutto il pubblico impiego, che occupa nel suo insieme 3.343.999 persone. Di questi, 1.005.840 unità lavorano nella scuola (al netto dei dirigenti scolastici che sono 7.482). La fonte dei dati è la ragioneria generale dello stato. L’elaborazione è dell’Aran, è aggiornata al 16/12/2013 e riguarda il 2012. Le statistiche, peraltro, descrivono un dato preoccupante: dal 2007, anno in cui è stato sottoscritto l’ultimo contratto collettivo nazionale di lavoro, la scuola ha perso 124.921 addetti passando da 1.138.243 agli attuali 1.013.322 (compresi i dirigenti scolastici). Va detto subito, peraltro, che le procedure elettorali prevedono una disciplina differente a seconda che si tratti di dipendenti a tempo indeterminato oppure di precari.

I precari, infatti, hanno solo il diritto di voto (cosiddetto elettorato attivo). Sempre che siano in grado di vantare un contratto di lavoro almeno fino al 30 giugno. I supplenti brevi, infatti, non hanno nemmeno quello. Per contro, i docenti e i non docenti di ruolo hanno diritto sia a candidarsi (cosiddetto elettorato passivo) che a votare. La diversità di trattamento rischia di scatenare l’ennesimo contenzioso seriale. Ma tant’è. Resta il fatto, però, che i numeri del fenomeno sono tutt’altro che trascurabili. E riguarda sia i docenti che il personale Ata (amministrativi, tecnici e ausiliari). Sempre secondo le statistiche del 2012, i docenti a tempo indeterminato su posto comune sono 605.789 e i docenti di sostegno di ruolo sono 62.301. Ma i precari sono 121.734. I lavoratori del settore Ata, di ruolo, sono 184.563 e i precari sono 18.402.

Assunzioni solo per il turn over

da ItaliaOggi

Assunzioni solo per il turn over

Nessun aumento di organico con il piano del governo. La lettura del Servizio Studi della camera: scorporare anche i posti delle esternalizzazioni

Carlo Forte

Sono 148.100 i docenti che il governo conta di assumere dal 1° settembre 2015. Ma siccome le nuove assunzioni non potranno comportare alcun incremento dell’organico degli insegnanti, le immissioni in ruolo, per il momento, non potranno fare altro che coprire il turn over. E dunque, nella migliore delle ipotesi, dal 1° settembre prossimo non potranno essere disposte più di 50mila assunzioni a tempo indeterminato. È quanto si evince dalle schede di lettura predisposte dal servizio studi della camera, ad uso dei parlamentari che stanno esaminando in questi giorni il disegno di legge di stabilità.

Il provvedimento, infatti, è stata calendarizzato in commissione istruzione a Montecitorio per il prossimo 6 giugno (AC 26979-bis).

Il piano di assunzioni è stato ipotizzato dal governo (attualmente non risulta che sia stato formalizzato in alcuna bozza di provvedimento) «in modo da poter disporre di un team di docenti che possa garantire le supplenze e il tempo pieno». Per fare fronte alle assunzioni, sempre secondo il dossier del servizio studi, «la relazione tecnica stima la necessità, per il 2015, di 1 miliardo di euro – relativi ai primi quattro mesi dell’anno scolastico 2015-2016 – e, dal 2016, la necessità di 3 miliardi». Il fabbisogno, però, potrebbe risultare inferiore, perché l’esecutivo conta di recuperare 300 milioni di euro dal blocco delle supplenze brevi. Dal 2016 in poi le graduatorie a esaurimento dovrebbero cessare di esistere e il reclutamento nella scuola dovrebbe avvenire solo per concorso. Il condizionale è d’obbligo perché, sebbene l’intenzione del governo sembrerebbe quella di assumere tutti i 150mila docenti dal 1° settembre 2015, tale intendimento si scontra con il limite della impossibilità di ampliare gli organici.

Scorrendo le schede illustrative, infatti, si scopre che gli organici dell’autonomia e di rete devono essere costituiti nei limiti previsti dall’art. 64 del decreto legge 112/2008 (convertito con legge 133/2008), sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze di rimodulazione annuale». Ok per le assunzioni, dunque, ma a patto che il numero dei docenti alla fine sia sempre quello: nemmeno un insegnante in più rispetto ad oggi. E a fugare ogni dubbio ci pensa sempre il dossier della camera quando dice che: «Deve, in ogni caso, rimanere fermo il disposto dell’art. 19, comma 7, del decreto legge 98/2011 (convertito con legge 111/2011), in base al quale, a decorrere dall’anno scolastico 2012/2013, le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed Ata della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche determinata nell’anno scolastico 2011/2012, e deve essere fatto salvo l’accantonamento in presenza di esternalizzazione dei servizi per i posti Ata anche per gli anni 2012 e successivi».

Non solo dunque non bisogna andare oltre il numero massimo di docenti e non docenti attualmente in essere, ma bisognerà anche sottrarre da questo numero i posti dei lavoratori appartenenti al personale Ata il cui lavoro viene attualmente svolto da personale esterno.

La precisazione contenuta nel dossier sgombra il campo dagli equivoci della prima ora: i tagli agli organici operati negli ultimi anni continueranno a dispiegare effetti sotto forma di limite massimo inderogabile al numero complessivo delle unità lavorative. Pertanto, ad ogni nuova assunzione dovrà necessariamente corrispondere un previo pensionamento. D’altra parte a questo tendono le azioni legali poste in campo dai precari. La reiterazione dei contratti a termine , infatti, è illegittima solo nella misura in cui le supplenza vengano disposte su posti vacanti. Se i posti vengono riempiti, a mano a mano che i titolari vanno in pensione, la necessità della supplenze viene meno. E con essa la necessità di reiterarle.

Miniriforma per la maturità Poi ci sarà la Buonascuola

da ItaliaOggi

Miniriforma per la maturità Poi ci sarà la Buonascuola

La riforma complessiva delle prove dovrebbe slittare a inizio del 2015, quando ci saranno i provvedimenti attuativi della Buonascuola e potrebbe comunque non riguardare gli esami che si terranno a giugno-luglio, ma andare all’anno scolastico successivo.

Alessandra Ricciardi

Sarà una riforma mini della maturità, quella che a breve sarà comunicata dal ministero dell’istruzione. Con l’indicazione di come cambierà la seconda prova scritta per tutti gli indirizzi, modificati con la riforma Gelmini, e basta. Secondo quanto apprende ItaliaOggi, la riforma complessiva delle prove dovrebbe slittare a inizio del 2015, quando ci saranno i provvedimenti attuativi della Buonascuola e potrebbe comunque non riguardare gli esami che si terranno a giugno-luglio, ma andare all’anno scolastico successivo.

Una decisione, quella presa dai vertici ministero dell’istruzione, che risponde a un doppio obiettivo: uno politico, ossia dare maggiore peso alla riforma complessiva della Buonascuola; l’altro, più di merito, rivedere alcune decisioni già prese, come per esempio sulla certificazione delle competenze.

E così per la nuova strutturazione della prima prova scritta, i nuovi orali, la revisione della struttura della tesina, il regolamento già pronto alla firma del ministro, Stefania Giannini, torna in un cassetto. La sensazione è che, con la prima parte dell’anno scolastico quasi alla fine, comunque non si faccia più in tempo a rivedere la maturità 2015. Anche la decisione sull’abolizione dei commissari esterni, se dovesse rispuntare in sede di approvazione della legge di stabilità in parlamento oppure con i decreti attuativi della riforma della scuola di gennaio, dovrebbe andare al 2016.

Maturità, non cambia nulla: quest’anno le commissioni rimarranno miste

da La Tecnica della Scuola

Maturità, non cambia nulla: quest’anno le commissioni rimarranno miste

A garantirlo è stato il premier Renzi, rispondendo a Roma ad una studentessa, nel corso di una cerimonia dedicata alle Forze Armate: l’esame di maturità lo farete con le regole dello scorso anno, ha assicurato Renzi. So che c’è una discussione interna tra quelli che volevano la commissione interna o esterna, una decisione sarà presa ma l’importante è che non avvenga su basi economiche.

Almeno per l’anno scolastico in corso l’esame di maturità non subirà cambiamenti: non si possono fare riforme così importanti solo sulla base dei risparmi da realizzare. A dirlo è stato il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, rispondendo a Roma ad una studentessa su che cosa accadrà per gli esami di maturità, a margine di una cerimonia dedicata alle Forze Armate a piazza Venezia.

“L’esame di maturità – ha detto il premier – lo farete con le regole dello scorso anno. So che c’è una discussione interna tra quelli che volevano la commissione interna o esterna, una decisione sarà presa ma l’importante è che non avvenga su basi economiche”.

Si chiude così definitivamente la questione sui commissari, che nelle prime bozze della Legge di Stabilità sarebbero dovuti diventare tutti interni tranne il presidente: gli Esami di Stato del secondo ciclo d’istruzione per l’anno in corso, invece, non cambieranno. Le commissioni rimarranno miste, con tre commissari interni ed altrettanti provenienti da altri istituti.

Renzi ha anche avuto modo di esortare una scolaresca che aveva assistito alla cerimonia sul dare indicazioni al Governo in vista della riforma: “avete visto il questionario sulla Buona Scuola? Avrei bisogno che mi inviaste una mail con le cose che non vi tornano, che non vi piacciono”. Restano, tuttavia, pochi giorni: il 15 novembre terminano i due mesi dedicati alla consultazione popolare. Subito dopo il Governo comincerà a tirare le somme. E non sarà un’impresa facile.

L’Ufficio Studi della Camera ci dà ragione: l’organico funzionale è solo un sogno

da La Tecnica della Scuola

L’Ufficio Studi della Camera ci dà ragione: l’organico funzionale è solo un sogno

 

Come avevamo già anticipato la settimana scorsa l’organico funzionale non può comunque superare il tetto degli organici previsti per il 2011/2012. Se non si cambiano le regole l’OF resta una chimera e anche il piano di assunzioni subisce una bella battuta d’arresto.

E ora, sulla questione dell’organico funzionale e del piano di assunzioni previsto dall’articolo 3 della legge di stabilità, anche il Servizio Studi della Camera dà ragione a quanto da noi già sostenuto: le nuove immisssioni in ruolo dovranno avvenire in base alle regole vigenti in materia di organici.
Il dossier ricorda che l’ “organico dell’autonomia” è già previsto dall’art. 50, co. 1, lett. b), del D.L. 5/2012 (L. 35/2012), norma che prevede espressamente l’emanazione di un decreto del Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca, di concerto con il Ministro dell’economia e delle finanze, sentita la Conferenza Stato-regioni volto, fra l’altro, a individuare linee guida per la definizione, per ciascuna istituzione scolastica, di un organico dell’autonomia, funzionale all’ordinaria attività didattica, educativa, amministrativa, tecnica e ausiliaria, alle esigenze di sviluppo delle eccellenze, di recupero, di integrazione e sostegno ai diversamente abili e di programmazione dei fabbisogni di personale scolastico.
I tecnici della Camera evidenziano un altro aspetto che già noi avevamo sottolineato: “Gli organici dell’autonomia e di rete – si legge infatti nella relazione  – devono essere costituiti nei limiti previsti dall’art. 64 del D.L. 112/2008 (L. 133/2008), sulla base dei posti corrispondenti a fabbisogni con carattere di stabilità per almeno un triennio sulla singola scuola, sulle reti di scuole e sugli ambiti provinciali, anche per i posti di sostegno, fatte salve le esigenze di rimodulazione annuale”.
E ancora: “Deve, in ogni caso, rimanere fermo il disposto dell’art. 19, co. 7, del D.L. 98/2011 (L. 111/2011), in base al quale, a decorrere dall’a.s. 2012/2013, le dotazioni organiche del personale docente, educativo ed ATA della scuola non devono superare la consistenza delle relative dotazioni organiche determinata nell’a.s. 2011/2012”.
La relazione smorza dunque gli entusiasmi che si erano creati all’indomani della pubblicazione del progetto “Buona Scuola” e riporta il tema delle assunzioni alla cruda realtà delle norme: o si cambiano le disposizioni in vigore o l’organico funzionale resterà una semplice chimera.

Informativa al Miur sul progetto nazionale di formazione per i neo Dirigenti scolastici

da La Tecnica della Scuola

Informativa al Miur sul progetto nazionale di formazione per i neo Dirigenti scolastici

Da dicembre 2014 a giugno 2015 i Presidi immessi in ruolo nell’a.s. 2014/2015 dovranno seguire un percorso formativo che li supporterà nella quotidiana attività in un momento di profonda innovazione della scuola italiana. Abolita la formazione on-line.

Nella mattinata del 31 ottobre scorso il Dirigente del Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione ha fornito alle Organizzazioni sindacali rappresentative dell’Area V della dirigenza scolastica l’informativa preventiva sul Progetto nazionale di Formazione per i Dirigenti scolastici immessi in ruolo nell’a.s. 2014-2015 in attuazione dell’art. 17 del bando concorsuale DDG 13 luglio 2011 e dell’Allegato tecnico in esso contenuto.

Ne ha dato notizia la Flc Cgil, che commenta favorevolmente l’iniziativa, considerato che nei due anni scolastici precedenti lo stesso progetto formativo per i Dirigenti era avvenuto senza coinvolgere preventivamente i sindacati.

L’analisi della bozza presentata il 31 ottobre ha consentito di evidenziare alcuni aspetti critici e sulla base delle osservazioni sindacali è stata rielaborata una nuova bozza, presentata ieri 3 novembre.

Il Piano di formazione per i neo dirigenti prevede, per l’a.s. 2014/2015, 75 ore di attività così strutturate:

  • 40 ore in presenza da svolgere a cura degli USR nel periodo dicembre-aprile;
  • 10 ore di formazione autonoma da dicembre a giugno;
  • 25 ore di attività di mentoring da dicembre a giugno.

Forse per via dei numerosi malfunzionamento negli anni scorsi della piattaforma on line, per l’anno scolastico 2014-2015 è stata abolita del tutto l’attività on line.

Cinque sono le aree dalle quali trarre gli argomenti principali della formazione:

  1. dirigere la scuola
  2. processi e strumenti della didattica
  3. organizzazione e gestione delle risorse umane
  4. legami con il contesto e il territorio
  5. processi di innovazione, sicurezza ed elementi per la gestione economico-finanziaria.

Ciascuna area è articolata in una serie di argomenti.

“Opportuna – rileva la Flc Cgil – la raccomandazione fatta dal MIUR agli Uffici Scolastici Regionali di articolare il corso prevedendo un numero di ore pomeridiane non eccessivo, di prestare particolare attenzione nella scelta dei formatori e di fare in modo che le 40 ore in presenza siano dedicate alle attività di tutte le 5 aree. Significativa anche la precisazione che la scelta del mentor deve tenere in massima considerazione la sua professionalità, la sua disponibilità e la sua capacità relazionale”.

Il sindacato rende anche noto che con nota 14300 del 4 novembre 2014 della Direzione generale per il personale scolastico sono state autorizzate 6 nuove immissioni in ruolo per l’a.s.2014-2015 di dirigenti scolastici inclusi nelle graduatorie del Concorso indetto con DDG del 13/07/2011 suddivisi, 2 ciascuno, tra Abruzzo, Lazio e Puglia. Gli Uffici Scolastici Regionali interessati sono pertanto autorizzati a procedere alle immissioni in ruolo con decorrenza giuridica dal 1° settembre 2014 ed economica dalla data di effettiva presa di servizio.

Proroga al 10 novembre per la candidatura al percorso “A Scuola di OpenCoesione”

da La Tecnica della Scuola

Proroga al 10 novembre per la candidatura al percorso “A Scuola di OpenCoesione”

L.L.

Per venire incontro alle scuole che non sono riuscite a trasmettere il modulo compilato entro il 31 ottobre scorso, il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica concede qualche giorno in più per partecipare al percorso di didattica sperimentale rivolto alle scuole secondarie di II grado

Con circolare n.6237 del 31/10/2014 è stata disposta la proroga alle ore 24:00 di lunedì 10 novembre 2014 della scadenza per la candidatura delle Scuole interessate a partecipare al percorso di didattica sperimentale “A Scuola di OpenCoesione” a.s. 2014/2015.

Sono oltre 100 le scuole candidate fino ad oggi, ma il Dipartimento per lo Sviluppo e la Coesione economica ha ritenuto opportuno accogliere le sollecitazioni di molti istituti che, per varie difficoltà, hanno manifestato l’esigenza di avere ulteriore tempo per presentare la propria candidatura. Si procederà in tal senso ad una valutazione finalizzata a selezionare le candidature che meglio rispondano ai requisiti indicati nel bando.

Per presentare la candidatura è necessario compilare l’ apposito modulo disponibile sul sito di progetto www.ascuoladiopencoesione.gov.it, da inviare via mail all’indirizzo ascuoladiopencoesione@dps.gov.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E’ necessario abilitare JavaScript per vederlo. , entro la suddetta scadenza, specificando nell’oggetto “Selezione ASOC 2014/2015”.

Ulteriori informazioni in merito all’iniziativa sono disponibili nella scheda illustrativa e sul sito www.ascuoladiopencoesione.it.

 

Per insegnare Clil anche il B1

da La Tecnica della Scuola

Per insegnare Clil anche il B1

In teoria il livello linguistico B1 è uguale a quello richiesto agli alunni alla fine del biennio delle superiori, ma andrebbe bene anche per i prof che intendono insegnare un materia non linguistica in lingua straniera

Lo scrive Italia Oggi. Come è noto infatti l’ex ministra dell’istruzione Mariastella Gelmini, sull’onda delle famose tre “I” berlusconiane, introdusse la metodologia Clil, l’insegnamento cioè di una materia non linguistica in lingua straniera, che da quest’anno è diventata obbligatoria per il V anno dei licei e degli istituti tecnici, dopo l’avvio sperimentale nei linguistici dove parte già dalla III.

L’obiettivo, confermato anche dalle Linee guida del governo Renzi, era quello di portare gli studenti durante il proprio percorso di studi «almeno a un apprendimento di livello B2 per la lingua straniera principale», secondo un sano ragionamento per cui, oltre alle ore curriculari di lingua straniere, si aggiungessero anche quelle di un’altra disciplina.

Ma come sempre accade in queste cose, e anche in altre purtroppo, si fanno i conti senza l’oste e in modo particolare senza tenere conto della formazione dei docenti.

Per diventare insegnate infatti di Clil, occorre un’abilitazione in materia non linguistica con un livello almeno  C1 di conoscenza della lingua straniera, livello che è stato il vero problema , acuito dai ritardi del Miur nell’attivare i corsi di formazione per gli insegnanti interessati, per cui è stato giocoforza, scrive Italia Oggi, abbassare i requisiti richiesti ai docenti.

“Da una parte i corsi per la formazione stati attivati a partire dal 2013-2014, dall’altra il livello di competenza della lingua veicolare non è più lo C1. Basta anche solo un B2, cioè quello chiesto agli studenti alla maturità e confermato come obiettivo anche nella Buona Scuola.

Non solo. Se un insegnante sta frequentando un corso di abilitazione al Clil, il livello richiesto si abbassa ulteriormente a B1, quello fissato alla fine del biennio delle superiori.

C’è, poi, la questione del mancato riconoscimento del merito. Motivo per cui docenti di materia non linguistica (es. storia) che già avrebbero le competenze linguistiche necessarie per insegnare in Clil hanno scelto di non farlo, perché sarebbe solo un impegno aggiuntivo senza riconoscimento della propria specializzazione. Del merito, appunto”

La Ministra convoca i sindacati

da La Tecnica della Scuola

La Ministra convoca i sindacati

Il 12 novembre l’incontro al MIUR fra la titolare dell’Istruzione e i sindacati della scuola. Lo comunica la Flc-Cgil. E sembra una buona notizia

La ministra Giannini si è decisa dunque a convocare i sindacati rappresentativi della scuola per illustrare i contenuti del piano “La buona scuola” licenziato dal Governo ai primi di settembre.

Sicuramente, scrive la Flc-Cgil, avrà influito la mobilitazione dei lavoratori e le minacce di sciopero, per cui “diremo alla Ministra che la prima cosa che deve fare è aprire le trattative contrattuali perché alcuni argomenti contenuti nelle proposte del piano scuola sono, e devono rimanere, di esclusiva pertinenza negoziale: il salario da recuperare, l’orario da definire, i profili professionali da rivedere, la carriera da ridiscutere ma a partire dall’anzianità da preservare (che è professionalità), la formazione iniziale e in servizio con risorse adeguate, il ripristino delle risorse del Piano dell’Offerta Formativa ridotte finora di due terzi con grave danno per la qualità del servizio.

E diremo che non sono affatto accettabili le proposte che bloccano la contrattazione ancora fino al 2019, ridisegnando per legge una premialità competitiva che viene riservata ogni tre anni al 66% dei docenti”.

Ma non solo, dice Flc-Cgil: l’immissione in ruolo di circa 150 mila unità di personale con contestuale varo dell’organico funzionale sia un atto dovuto se si vuole far uscire dalla incertezza la scuola italiana. Semmai occorrerà operare affinché tutti gli abilitati entrino in ruolo e successivamente si cominci con regolarità a bandire i nuovi concorsi per i nuovi aspiranti”.

Ma “occorre rivedere tutti i tagli ed eliminare dalla legge di stabilità quanto si annuncia in materia di supplenze giacché le misure annunciate renderanno ancor più gravose e difficili la gestione delle classi e delle scuole”.

L’auspicio? Che questo incontro non sia un dialogo fra sordi.

La durata massima dell’assenza per malattia

da La Tecnica della Scuola

La durata massima dell’assenza per malattia

Facciamo il punto su una questione di grande interesse

Come è ben riportato nel sito web della Gilda degli insegnanti della provincia di Bologna, la durata massima dell’assenza per malattia è stabilita in 18 mesi (548 gg.) indipendentemente se usufruita in un unico periodo senza soluzione di continuità o frazionatamene in più periodi, in questo caso si sommano tutti i periodi di assenza per malattia fruiti nell’ultimo triennio precedente l’ultimo episodio morboso. Allo scadere dei 18 mesi, qualora sussistano particolari motivi di gravità, il docente può chiedere a domanda, un ulteriore periodo di 18 mesi senza retribuzione, ai soli fini della conservazione del posto.

Prima di autorizzare l’ulteriore periodo d’assenza, l’Amministrazione scolastica deve procedere all’accertamento delle condizioni di salute presso l’ASL, al fine di stabilire la sussistenza di eventuali cause di assoluta inidoneità fisica a svolgere qualsiasi proficuo lavoro. Allo scadere dei limiti massimi d’assenza si procede alla risoluzione del rapporto di lavoro. Si procede altresì alla risoluzione del rapporto di lavoro, riconoscendo l’indennità di preavviso, qualora il docente sia stato dichiarato inidoneo all’insegnamento ma idoneo ad altri compiti, allorché il docente non richieda l’utilizzazione ad altra mansione.

·         Per i primi 9 mesi è corrisposta la retribuzione intera. Nell’ambito di tale periodo per malattie di durata superiore ai 15 giorni lavorativi o in caso di ricovero ospedaliero e per il successivo periodo di convalescenza il docente ha diritto anche al trattamento economico accessorio a carattere fisso e continuativo.

·         Dal 10° al 12° mese di assenza la retribuzione è corrisposta al 90%

·         Dal 13° al 18° mese, è corrisposta una retribuzione ridotta al 50%.

·         Nessuna retribuzione per l’ulteriore periodo di assenza di 18 mesi.

Il trattamento economico dovuto al docente nei 18 mesi di assenza, durante i quali egli ha diritto alla conservazione del posto, va riferito al triennio, determinato, sommando all’ultimo episodio morboso, tutte le assenze per malattia verificatesi in precedenza nel triennio.