La cercan qua, la cercan là, ma “la buona scuola” dove mai sarà?

La cercan qua, la cercan là, ma “la buona scuola” dove mai sarà?

di Giovanni Fioravanti

Della ‘buona scuola’ condivido alcune affermazioni con le quali viene introdotto il progetto del governo. Quando si sostiene che è necessario uscire dal «si è sempre fatto così», che è necessario pensare in grande, penso che significhi ‘con coraggio’, che dobbiamo rivedere le categorie di pensiero finora usate a proposito del ruolo della scuola, infine entrare nel merito di quello che si fa e avviene nelle nostre scuole. Dovrebbero essere i titoli di altrettanti capitoli, ma la promessa iniziale si riduce a una sola petizione di principi, che non trovano alcuno sviluppo nello scorrere le 130 pagine che vi fanno seguito.
Sperare in un programma ambizioso, quasi radicale, ma soprattutto lungimirante, pare uno specchietto per allodole, un invito a leggere il progetto del governo che di tutto si occupa, fuorché di quello che aveva promesso in apertura.
Allora vorrei provare a scrivere in breve, dal mio punto di vista, i quattro capitoli che mancano, che l’estensore si è scordato di trattare, perché preso a occuparsi d’altro.

Capitolo 1. Uscire dalla “confort zone”, dal si è fatto sempre così.

Intanto l’invito ad abbandonare la tranquillità della routine è un invito erga omnes o rivolto a qualcuno in particolare? In mancanza di indicazioni che ne consentano l’interpretazione corretta, voglio intenderlo rivolto a tutto il paese, a partire dai suoi governanti.
A proposito di sistema scolastico, per come noi lo conosciamo, si tratta di una invenzione piuttosto recente, diffusa per lo più nelle nazioni industrializzate, poco più di un secolo e mezzo fa, che considerato nell’arco della storia dell’umanità, supera di poco lo 0,3%.
Prima che apparissero le scuole, l’apprendistato era il mezzo più comune di apprendimento per trasmettere le conoscenze esperte in settori come le arti, la medicina e la giurisprudenza. Del resto quanta parte dei saperi necessari alla nostra esistenza sono appresi informalmente, con metodi non dissimili dall’apprendistato, attraverso osservazioni, tentativi per prove ed errori, ricorrendo all’assistenza dei più esperti.
Coniugare tecniche scolastiche e vantaggi dell’apprendistato, già sarebbe un modo nuovo di pensare e di procedere. Nel merito non ci mancherebbe il conforto di una vasta letteratura e di esperienze sull’argomento a cui poter attingere idee e pratiche. Il pensiero mi corre, per fare un esempio, all’ «apprendistato cognitivo» di Allan Collins, John Seely Brown e Susan Newman. Ma perché negare che pure il più recente ‘knowledge management’ potrebbe fornire utili spunti e indicazioni, soprattutto nella direzione di rendere tutti ugualmente esperti gli elementi di un sistema, in questo caso il sistema formativo.
Se si volesse percorre questa strada come dovrebbe cambiare la nostra scuola?
Innanzitutto credo che dovrebbe somigliare più a un insieme di botteghe che di classi. La sintesi tra bottega e classe fa subito pensare al laboratorio e, quindi, uscire dal ‘si è sempre fatto così’ della tradizionale lezione, per apprendere a manipolare e produrre ‘artefatti cognitivi’, praticare i saperi nel risolvere problemi, nel costruire situazioni sempre nuove, per mettere alla prova le abilità apprese. Luoghi di fermento cognitivo ma anche operativo, di intelligenza pratica ed esperta, luoghi dove le competenze, queste sconosciute, si praticano e si agiscono calandole nella realtà.
Ma due questioni si pongono: ripensare l’edilizia scolastica, ripensare la formazione dei docenti.
Insieme a queste, abbandonare ‘la confort zone’ significherebbe cancellare dall’immaginario collettivo i topos scolastici della cattedra e dei banchi, delle classi, dei voti e dei registri, le interrogazioni, i compiti in classe e le bocciature.
Il guadagno consisterebbe nel restituire alla scuola il compito di coltivare l’intelligenza e il pensiero delle persone, la dignità del saper fare, in definitiva di non tradire la vita reale di ogni ragazza e di ogni ragazzo.

Capitolo 2. Il rischio più grande è continuare a pensare in piccolo, a restare sui sentieri battuti degli ultimi decenni.

Tra il piccolo e il grande intercorre una vasta gamma di gradazioni, e uscire dai sentieri battuti negli ultimi decenni costa. Cosa di non poco conto per un paese indebitato come il nostro.
Sarebbe sufficiente avere un pensiero forte e di lungo respiro.
Sarebbe sufficiente avere un programma di investimenti che ci permettesse di recuperare il divario che i sentieri citati ci hanno fatto accumulare nei confronti delle altre nazioni. Intanto nei livelli di apprendimento e di competenza, non solo di chi è in età scolare, ma anche e soprattutto nei confronti della popolazione adulta.
La prima domanda da porsi è se ha ancora senso affrontare il tema dell’istruzione, a partire da quella scolastica, in una prospettiva che non sia quella dell’apprendimento per l’intera vita, dalla culla alla tomba.
La ‘buona scuola’ all’istruzione degli adulti neppure accenna, come se ancora ci fosse un’età dello studio, una del lavoro e infine della pensione. Già questo dovrebbe suggerire agli estensori del documento la scarsa dimensione dei loro pensieri. Per non parlare del silenzio, del buio profondo sull’istruzione prescolastica.
Chiedo se da pensare in grande è solo la scuola o il diritto all’istruzione di ogni persona?
E se questo è il tema, come ritengo, la prospettiva da assumere può ancora essere quella scuolacentrica?
Si può ancora insistere su un’idea di istruzione a una sola dimensione, quella della scuola?
E tutti gli altri contesti dove avviene l’apprendimento, sono per sempre condannati ad essere ‘informali’ o ‘non formali’?
Nell’epoca delle reti ancora abbiamo difficoltà a far rete con le opportunità formative offerte dai nostri territori, con la vita delle persone. Non è forse questo uno spreco di risorse che non ci possiamo più permettere?
Lo studio, l’impegno, l’istruzione appresa al difuori dei percorsi scolastici e accademici sono solo da relegare in una sorta di ‘scholè’ greca, di acquisizioni relegate al tempo libero delle persone e, quindi, non degne di assurgere a saperi certificati?
Forse cessare di pensare in piccolo significa avere delle idee su tutto questo. Pensare come dare riconoscimento e peso alle competenze che le persone, piccole o grandi che siano, oggi possono acquisire in un mondo che, contrariamente al passato, quando furono inventate le scuole, è ricco di opportunità di apprendimento e di formazione.
Non si può tutte le volte partire da zero, annullare la storia del sapere delle persone. Purtroppo lo facciamo con chi immigrato nel nostro paese non è in grado, perché troppo economicamente oneroso, di ottenere il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti nel paese di origine. È come se i nostri apprendimenti non scolastici e non accademici appartenessero ad un’altra terra da cui dobbiamo emigrare per varcare la soglia dell’istruzione ufficiale.
Se c’è un’espressione che denuncia i pensieri piccoli che hanno segnato i recenti decenni, è quella dei ‘livelli essenziali di apprendimento’. Una sorta di avarizia dell’istruzione.
Pensare grande significa garantire ad ogni singola cittadina, ad ogni singolo cittadino il raggiungimento dei massimi livelli di istruzione possibili. Perché non esiste una misura del sapere, l’ansia della sua conquista, della sua necessità ci accompagna per tutto l’arco della nostra esistenza.

Capitolo 3. Abbiamo bisogno di ridefinire il modo in cui pensiamo, formiamo e gestiamo la missione educativa della scuola.

Pensare, formare, gestire la missione educativa della scuola. Nessuna delle parole che compongono questa proposizione mi piace. Le trovo anacronistiche, fuori dal tempo perché potrebbero appartenere a un tempo qualunque.
Ne colgo però l’intento, buono, positivo: ciò che noi ci proponiamo di conseguire attraverso la scuola necessita di essere ripensato.
Allora partiamo da ‘missione educativa della scuola’. Perché già questo è un pensiero.
La missione è un compito, è un incarico, quindi al nostro sistema scolastico è affidata una funzione specifica che sintetizziamo in ‘educare’.
Si tratta di rivedere i nostri pensieri, le nostre concezioni intorno a questa funzione, che forma essa assume e come deve essere condotta.
Potremmo partire dalla domanda elementare che si pongono i bambini, ‘a cosa serve andare a scuola’? La risposta ovvia degli adulti è ‘a imparare’.
Quando ero bambino io, quel ‘imparare’ mi faceva venire alla mente il mettermi alla pari, essere come gli altri miei coetanei. Non ne conoscevo l’etimologia, del resto la scuola non mi ha mai offerto l’occasione di scoprirla, che è invece ’procurare’. La scuola è il luogo in cui ci si procura il sapere.
Noi oggi usiamo l’espressione ‘imparare ad imparare’, perché il sapere è dinamico, non sta mai fermo. Il diritto allo studio non è più condividere il sapere, ma sapere come sapere, conoscere come conoscere, apprendere ad apprendere. Non so se questa è ‘la missione educativa della scuola’, certo è la sua funzione. Attrezzare le nuove generazioni con tutti gli strumenti della conoscenza.
Per cui la scuola così pensata, va costruita e organizzata.
È il luogo in cui bambine e bambini, ragazze e ragazzi vengono condotti a conquistare la sommità della piramide della conoscenza che dalle nozioni, ai saperi disciplinari, giunge alla ‘saggezza’.
‘Saggezza’ potrà anche apparire un termine desueto per i nostri tempi, ma è il solo corretto per definire in sintesi l’esito a cui dovrebbe traguardare ogni sistema formativo. Prendendo in prestito la definizione che ne dà il dizionario di Giacomo Devoto e Gian Carlo Oli, ‘saggezza’ è «L’equilibrio nel comportamento e nel consiglio, che è frutto di una matura consapevolezza ed esperienza delle cose del mondo». Mi sembra che, se proprio di ‘missione educativa’ vogliamo parlare, nulla di meglio la possa sopravanzare.
Una scuola che non sia in grado di condurre i suoi utenti a questo risultato, una scuola che si arresti al piano dei saperi, come è ancora, nella stragrande maggioranza dei casi, la nostra scuola, non solo fallisce la sua missione educativa, ma non assolve neppure alla sua funzione.
Di fronte all’economia della conoscenza, di fronte all’economia del capitale umano che ci sono imposti dalla Banca mondiale e dall’OCSE, c’è un’alternativa, c’è un’altra strada che il nostro paese può decidere di intraprendere, ed è qui che si misura se davvero sapremo ridefinire il modo in cui pensiamo, formiamo e gestiamo la missione educativa della scuola.
L’istruzione non può mai essere estranea nelle sue finalità all’interesse di chi ne intraprende il viaggio qualunque ne sia l’età. Non può essere pensata per un obiettivo che travalichi la persona, per una visione utilitaristica della società e dei suoi mercati.
Ecco perché la ‘saggezza’, perché il fine si fa intrinseco alla persona, alla sua crescita. Perché al servizio della dignità, della libertà, dell’autonomia e del progetto di vita dei nostri giovani.
Temo che questo capitolo necessiterà ancora di molti anni prima di poter essere scritto, soprattutto perché, per poter pensare nuovo, diverso da prima, è necessario sgombrare la mente dai condizionamenti, dai biases, direbbero gli esperti, in particolare quelli che ci sono imposti dalla congiuntura internazionale.

Capitolo 4. Cosa si impara a scuola o come le nostre scuole sono gestite.

Forse il titolo di questo capitolo, che tuttavia pone la questione fondamentale dell’insegnamento, è improprio. Con ogni probabilità se ne può sintetizzare il senso riformulandolo in “Come si impara a scuola”.
Per molti l’esperienza dell’apprendimento scolastico è in solitaria, come se si scalasse la parete di una montagna.
La dimensione individuale domina generalmente le prestazioni richieste dalla scuola, anche se punteggiate da occasionali attività di gruppo, cooperative learning, scaffolding, brain storming che fanno bella mostra di sé nelle programmazioni dei docenti, i quali, per la loro stessa formazione, che ripercorre le orme di quella scolastica, poco hanno dimestichezza con la loro pratica.
I dati confermano il prevalere della lezione frontale. Il lavoro degli alunni è individuale: interrogazioni, esercizi in classe, compiti a casa, in definitiva gli studenti sono giudicati per quello che sanno fare da soli. Una comunità di apprendimento formata da tante monadi.
La vita però delle persone non funziona così, né a casa, né nel lavoro. L’apprendimento fuori della scuola è ricco di interazioni, di strumenti a cui si può ricorrere all’occorrenza, gli ingredienti che si miscelano sono tra i più vari. Tanto che il senso comune ritiene l’apprendimento scolastico lontano dalla vita reale.
È questa discontinuità, questa separatezza, questo isolamento dal mondo di fuori il nucleo che deve essere aggredito, se vogliamo per davvero riformare l’insegnamento. Così come la cronica incapacità di portare a sintesi le due culture, quella umanistica e quella scientifica, che continuano a convivere in un complessivo sbilanciamento della nostra formazione scolastica.
A partire dalle regole del “gioco della scuola” che poggiano sul pensiero puro e astratto, sulla semantica del solo lessico simbolico, spesso mettendo al bando, salvo nei casi certificati, ogni supporto strumentale.
Imparare a pensare e a operare, la confidenza con il problem solving nella scuola non si incontrano mai. Il pensiero è quello che promana dalla voce dell’insegnante e dai libri di testo, il fare è ripetere regole e principi teorici, per poi esercitarsi su di essi.
L’abbiamo già detto, il passaggio dalla classe al laboratorio cambierebbe i ruoli degli attori, in tanto da passivi a attivi, modificherebbe le interazioni e i processi, il sapere non sarebbe fine a se stesso, ma verrebbe praticato nel saper fare. Quell’operare e ricercare che ci accompagnano nel mondo reale, negli apprendimenti della vita, farebbero il loro ingresso a pieno titolo nella scuola, con il vantaggio di rendere famigliari quelle conoscenze che, per come vengono proposte dalla scuola, sembrano abitare un pianeta che non ci appartiene.
È la concezione dell’ambiente di apprendimento come luogo in cui si esercitano non la ripetitività dei saperi, ma l’applicazione, la ricerca, il pensiero critico, la creatività e la produzione. Nulla di nuovo, forse, l’abbiamo sempre detto, però continuando a perseverare nelle nostre tradizionali pratiche d’aula, che hanno finito per dare sepoltura a tutto ciò.
E già, perché se non si prende a mano seriamente il superamento della classe come luogo anonimo e indifferente di apprendimento, per dar vita ad ‘ambienti dedicati’, funzionali a ciò che si vuole apprendere – l’aula di lettere non può essere la stessa di matematica – nessun pensiero critico, creativo, produttivo, nessun apprendistato cognitivo potrà mai essere realizzato. Mai l’extrascuola entrerà nella scuola. Spazi, ambienti, tempi, flessibilità sono la chiave di ‘cosa si impara e di come le nostre scuole sono gestite’. Il tradizionale gruppo classe verrebbe superato e sostituito da gruppi mobili, eterogenei al proprio interno per interesse, motivazione, livelli di competenza. L’insegnante finalmente assumerebbe quelle funzioni prevalentemente di regia, di guida, di tutoring intelligente e di supervisione, di cui tanto inutilmente si continua a dissertare.
Su cosa si impara a scuola ci sarebbe ancora molto da dire. E se ci fosse davvero la volontà e il coraggio di affrontare questo terreno, sarebbe opportuno interrogarsi se tutte le attività che la scuola è chiamata a svolgere, sia proprio necessario perseguirle sempre ed esclusivamente al suo interno. Se solo la scuola è chiamata a fornire legittimità agli apprendimenti. Se forse non sarebbe più vantaggioso, innanzitutto per gli alunni, delegare discipline come, solo per avanzare un esempio, l’educazione motoria e la musica, ma ce ne sarebbero anche altre, a strutture più competenti che operano in modo qualificato sul territorio, creando un sistema formativo, che, superando l’ormai noiosa questione del pubblico e del privato, permettesse di costruire un sistema in rete, mantenendo il fulcro nella scuola. Una scuola che vive e cresce non perché opposta all’extrascuola, ma perché finalmente una ‘scuola-extra’, capace cioè di procedere oltre se stessa.

EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ ECONOMICA

GUARDIA DI FINANZA
Comando Generale della Guardia di Finanza

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca

MIUR E GUARDIA DI FINANZA INSIEME PER L’“EDUCAZIONE ALLA LEGALITÀ ECONOMICA”
PRESENTATA A ROMA LA TERZA EDIZIONE DEL PROGETTO
GILETTI E FIORELLO OSPITI D’ECCEZIONE
LANCIATO IL CONCORSO “INSIEME PER LA LEGALITÀ”

Al via la terza edizione del progetto “Educazione alla legalità economica” promosso dalla Guardia di Finanza e dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca .
L’ iniziativa è stata presentata a Roma nella sede del Comando Generale del Corpo ed ha visto, quali ospiti d’eccezione, Massimo Giletti e Rosario Fiorel lo .
Il Progetto porterà i f inanzieri nelle scuole primarie e secondarie d’Italia con l’obiettivo di creare e diffondere tra i giovani il concetto di sicurezza economica e finanziaria e affermare il messaggio della convenienza della legalità economica illustrando il delicato ruolo ed i compiti svolti dalla Guardia di Finanza.
Al lancio dell’iniziativa hanno partecipato il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini , i l Comandante Generale della Guardia di Finanza, Gen.C.A. Saverio Capolupo e numerose scolaresche della Capitale.
Nel corso della mattinata sono stati proposti in anteprima i contributi multimedial i che saranno divulgati nelle scuole coinvolte come spunto per l’approfondimento ed il conf ronto.
Durante l’evento il Generale Capolupo ha evidenziato come “ il progetto in argomento sia la chiave di successo per avvicinare la Guardia di Finanza ai ragazzi . Siamo andati nelle scuole e abbiamo spiegato ai giovani studenti, attraverso esempi pratici, cosa sia la legalità economica finanziaria e come alla f ine deve necessariamente prevalere sull’ illegal i tà” .
I l Ministro Giannini ha sottol ineato come “da un lato, sia fondamentale diffondere, a partire dall’istruzione primaria, un modello di comportamento virtuoso, e questo spetta alle famiglie, agli insegnant i ed a tutta la società , dall’altro spiegare ai bambini che cosa significhi curarsi dell’economia di un Paese”.
All’iniziativa è abbinato il concorso “Insieme per la legalità” che ha lo scopo di sensibilizzare i giovani al valore civile ed educativo della legalità economica e alle attività svolte dal Corpo in tali settor i, favorendo la loro espressione libera, creativa e spontanea sulla tematica. Ai vincitori verranno assegnat i premi consistenti in soggiorni montani, mini -crociere e corsi di vela presso le strutture della Guardia di Finanza. Il
bando sarà reso disponibile sui siti istituzionali del Miur (www. ist ruzione. it) e della Guardia di Finanza (www.gdf .gov. i t ) .

Imparare aiutando. La Buona Scuola per il volontariato

“Imparare aiutando. La Buona Scuola per il volontariato”
Domani il Ministro Stefania Giannini firma due Protocolli
per la diffusione del valore della solidarietà fra gli studenti

Favorire la conoscenza del volontariato fra i ragazzi, anche con lo scopo di farne uno strumento di lotta al disagio giovanile e alla dispersione scolastica. È l’obiettivo dei due Protocolli di intesa che saranno siglati domani a Roma, presso l’Istituto tecnico agrario ‘Garibaldi’ in via Ardeatina 524, nel corso dell’iniziativa “Imparare aiutando. La Buona Scuola per il volontariato”. Il primo accordo sarà siglato dal Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, e dal Sottosegretario di Stato presso il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali, Luigi Bobba. Il secondo Protocollo sarà siglato dal Ministro Giannini e dal presidente del CNV (Centro Nazionale per il Volontariato), Edoardo Patriarca.

L’evento si svolgerà dalle 11 alle 13 e sarà moderato da Riccardo Bonacina, direttore del periodico ‘Vita’. La giornata sarà anche l’occasione per rilanciare il progetto del Forum Scuole Aperte, avviato lo scorso 16 giugno, e per presentare il portale web collegato all’iniziativa che conterrà news, appuntamenti, materiali per l’attivazione di percorsi di apertura pomeridiana degli istituti. La mattinata sarà scandita da una serie di interventi fra cui quelli del professor Andrea Bassi, docente di Sociologia dell’Università Alma Mater di Bologna, di Giovanni Del Bene, responsabile dell’Ufficio Scuole Aperte del Comune di Milano, e di Gianluca Cantisani, Presidente regionale di MoVi Lazio. Interverrà anche don Francesco Soddu, direttore della Caritas Italiana. Saranno premiate tre scuole, una di Chivasso, una di Foligno e una di Villacidro Mediocampidano, nell’ambito del progetto ‘No hate speech movement’.

LE SPERANZE DEI LAVORATORI CO.CO.CO. SCUOLA (D.M. 66/01) NELLE MANI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

LE SPERANZE DEI LAVORATORI CO.CO.CO. SCUOLA (D.M. 66/01) NELLE MANI DEL PRESIDENTE DELLA REPUBBLICA

Reggio Calabria, 24 novembre 2014 – Stanchi di essere inascoltati, bistrattati e presi in giro dalla politica, i lavoratori Co. Co. Co. Scuola D.M. 66/01 si rivolgono al Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.  La loro storia è ormai nota a tutti così come le loro richieste. Soluzioni che consentono la progressiva e graduale immissione in ruolo in funzione del giusto diritto fra precari, secondo le effettive necessità dell’amministrazione, e soprattutto non comportano spesa aggiuntiva nel bilancio dello Stato, anzi, al contrario, determina una progressiva economia di bilancio crescente ed elimina altresì la disparità di trattamento in atto. Infatti, come viene spiegato nella lettera inviata al Capo dello Stato, il MIUR, con oppositi atti posti in essere, riconosce già, ai precari della scuola, il servizio prestato con contratti atipici ed addirittura lo riconosce anche a coloro che quel servizio non lo hanno mai espletato perché hanno rinunciato al progetto per il semplice fatto di non sapere che quel servizio sarebbe stato valutato. Di contro dispone l’esclusione dei Co.Co.Co. scuola perché il rapporto di lavoro non si caratterizza come dipendente. Ma il sistema di reclutamento in atto già di per sé dispone l’accesso alla procedura concorsuale tenendo conto anche del servizio prestato, e non prestato, con tipologia contrattuale diversa dal lavoro dipendente. E’ chiaro quindi che quello che viene operato nei confronti del personale Co.Co.Co., circa 900 su base nazionale, che da più di un decennio lavorano nelle segreterie scolastiche garantendo i servizi, è un artificioso espediente frutto di una specifica volontà burocratica, o per meglio dire di accordi, volta a sbarrare la via d’accesso ai ruoli ai lavoratori Co.Co.Co. D.M. 66/01 generando una vergognosa disparità di trattamento nei confronti di chi svolge la propria prestazione lavorativa nella scuola statale con funzioni  ATA e con posto in organico accantonato. Nella lettera al Capo dello Stato, i lavoratori hanno anche allegato la proposta emendativa alla legge di stabilità che viene di seguito riportata.

Proposta

Nel rispetto di quanto stabilito al comma 401 della legge 228 del 29/12/2012, al fine di ridurre gradualmente e portare ad esaurimento gli attuali incarichi di collaborazione di cui al D.M. 66/01 nell’ambito dell’amministrazione scolastica, per una graduale assunzione a tempo indeterminato nell’ambito dei piani annuali previsti per l’assunzione di personale scolastico fino ad esaurimento del bacino dei lavoratori in esso presenti, nel rispetto dell’invarianza finanziaria, nel rispetto dei programmati saldi di finanza pubblica e nell’ambito delle risorse disponibili, i lavoratori di cui al D.M. 66/01 attualmente in servizio ininterrotto dal 2001 ad oggi, partecipano di diritto alle procedure concorsuali secondo i criteri e le modalità previste dal T.U. 297/94, in relazione a quanto previsto dal presente comma, sono corrispondentemente ridotte le risorse destinate al D.M. 66/01 nei limiti di quelle utilizzate per il corrispondente contingente stabilizzato.

Un tablet a maestra e bambini: così la scuola entra in ospedale e supera tutte le barriere

Un tablet a maestra e bambini: così la scuola entra in ospedale e supera tutte le barriere

Valeria frequenta la terza elementare, Giulia e Ilaria la prima. Per disegnare, imparare a leggere e scrivere e fare di conto non entrano in una classe. Restano in ospedale dove seguono cure impegnative oppure a casa dove la loro malattia gli impone di restare per non peggiorare le loro condizioni di salute.

Tutte e tre sono pazienti del reparto di ematologia del Policlinico Umberto I di Roma. E tutte e tre non saltano una lezione della loro maestra, Tiziana Ceroni, che ogni giorno (a volte anche il sabato) si collega con un monitor e con un tablet con le sue scolare studiando, leggendo, colorando insieme. Una scuola virtuale, fatta però di studio e compiti veri – soltanto che i “brava” e “bravissima” o gli errori in matita rossa compaiono sullo schermo di un tablet – e con pagelle finali valide e riconosciute dal ministero.

Il progetto rientra nell’iniziativa «Smart future»
Questa iniziativa rientra nei programmi della scuola in ospedale voluti dal ministero dell’Istruzione, ma in questa esperienza pilota a Roma, come in altre quattro (tra Abruzzo, Umbria, Basilicata e Lombardia), c’è l’aggiunta della “didattica digitale”, un alleato preziosissimo per le insegnanti e per questi piccoli studenti alle prese con la dura prova della malattia. Un modello, questo, che si sta sperimentando con successo dallo scorso settembre grazie al progetto Samsung «Smart Future» che dopo aver digitalizzato 25 istituti di scuola primaria e secondaria inferiore (altri 54 il prossimo anno) ora punta a coinvolgere anche le scuole presenti nei presidi ospedalieri per dimostrare come l’uso della tecnologia può essere ancora più efficace nel caso di alunni costretti all’ospedalizzazione. Tra le strutture coinvolte c’è appunto il Policlinico Umberto primo di Roma (con ematologia e neuropsichiatria infantile), collegato all’istituto comprensivo statale Tiburtina Antica. Mentre le altre esperienze pilota coinvolgono l’Isis Maria Grazia Mamoli di Bergamo, la scuola statale San Giovanni Bosco di Lavello, la primaria «Coniglietti bianchi» di Perugia e l’Istituto comprensivo di Chieti. Tutte scuole, queste, che operano con altrettante strutture sanitarie.

La classe “virtuale”
C’è un monitor touch screen da usare soprattutto quando i bambini in cura possono fisicamente seguire la lezione nelle piccole aule presenti nelle strutture sanitarie. E poi un tablet per la maestra e uno per ogni studente costantemente collegati che consentono di interagire continuamente – tra appunti, disegni, immagini e libri da sfogliare – anche se l’insegnante è in ospedale e i bambini distanti, magari a casa o in “isolamento” per non pregiudicare le cure. Queste lezioni speciali possono durare anche un solo giorno (per chi magari fa un day hospital) ma anche un intero anno scolastico con scrutinio finale che sarà inviato all’istituto di appartenenza dello studente. Il traguardo da raggiungere non è solo in termini formativi, ma anche psicologici: grazie alla possibilità di rimanere “connessi” con i propri compagni, i ragazzi continuano a studiare, mantenendo alto il morale. Tutto questo è possibile grazie alla grande dedizione e passione dei docenti – che hanno rinunciato a cattedre in scuole “ordinarie” – e ai benefici della tecnologia che li aiuta a insegnare anche lì dove è più difficile, nelle corsie degli ospedali, superando le barriere imposte da malattie spesso molto gravi. «Questi insegnanti sono una punta di eccellenza», spiega Ada Maurizio, preside della scuola romana collegata al Policlinico. «Frequentare queste lezioni aiuta anche la cura», aggiunge il primario Robin Foà.«Per me insegnare qui è un divertimento – spiega la maestra Tiziana – e ai bambini che si trovano in questa situazione eccezionale fa un gran bene perché io sono la scuola, sono la normalità».

La dispersione scolastica scende poco poco

da  TuttoscuolaNews

La dispersione scolastica scende poco poco

Il dossier di Tuttoscuola sulla dispersione scolastica (http://www.tuttoscuola.com/cgi-local/disp.cgi?ID=33308 ), presentato pochi mesi fa, si sta già arricchendo dell’aggiornamento relativo all’anno scolastico 2014-15 in corso. Rispetto alla situazione rilevata nell’anno scolastico precedente, il tasso di dispersione negli istituti statali della secondaria di II grado è sceso al 27,3%, con un decremento di 0,6 punti rispetto al tasso del 27,9% rilevato per il 2013-14.

L’anno scorso quel 27,9% di dispersione corrispondeva a 167.083 studenti che al quinto anno delle superiori non erano più a scuola rispetto ai 597.915 che erano iscritti in prima nel 2009-10.

Quest’anno il 27,3% di dispersione corrisponde a 163.589 ragazzi che non siedono più sui banchi delle quinte classi rispetto ai 598.747 che risultavano iscritti al 1° anno nel 2010-11.

Pur con un lieve miglioramento, quel 27,3% resta comunque un tasso di dispersione troppo alto.

Non fa apparire meno grave il fenomeno osservare l’indicatore degli Early School Leavers, cioè dei  giovani 18-24enni che non hanno conseguito un titolo di studio o una qualifica dopo la terza media, preso a riferimento dall’Europa. Guardando a questo indicatore, la dispersione in Italia si attesterebbe al 17,6%.

10 punti di differenza rispetto al precedente indicatore sono tanti e i conti sembrano non tornare, anche perché quelli UE, a differenza dei dati di Tuttoscuola che ha operato sulla totalità degli studenti degli istituti statali (ma che non misurano gli eventuali rientri nella scuola non statale o nei percorsi di IeFP), sono il risultato di rilevazioni campionarie, come è stato precisato il mese scorso in occasione di un convegno tenutosi presso il Miur (dove alcuni esperti hanno ritenuto il dato del 17,6% sottostimato).

In attesa della pubblicazione dei dati dell’anagrafe dello studente in possesso del Miur (secondo  l’operazione-trasparenza voluta dalla Buona Scuola), abbiamo proceduto ad un rapido calcolo, per vedere se è possibile “riconciliare”, come si dice in gergo contabile, il dato oggettivo e non campionario della dispersione nella scuola secondaria superiore statale con quello degli Early School Leavers.

Ebbene, circa 8-10 mila dei 163mila dispersi hanno probabilmente conseguito la qualifica all’interno degli istituti professionali. Altri 15-18 mila sono transitati con ogni probabilità negli istituti paritari.

Complessivamente, quindi, circa 25 mila studenti non si possono considerare dispersi, tanto che quel tasso di dispersione del 27,3% può scendere di circa 4,3 punti (23%).

Per scendere fino al 17,6% che ci assegna l’Europa, bisogna sperare che almeno altri 35 mila ragazzi che hanno abbandonato gli studi siano passati alla formazione professionale, andando ad aggiungersi a quelli che già ci sono.

È possibile? Ce lo auguriamo, ma c’è da dubitarne. Soltanto l’anagrafe dello studente può darci una risposta attendibile. Ma quel 17,6% – vorremmo essere smentiti – non ci convince.

Occupazioni abusive. Anche nelle scuole

da  TuttoscuolaNews

Occupazioni abusive. Anche nelle scuole

Le occupazioni abusive di case e appartamenti riempiono quotidianamente le cronache nazionali, con particolare riferimento alle città di Milano e di Roma. Gli abusi denunciati spesso hanno al centro rivendicazioni di diritti inascoltati o di soprusi nei confronti di chi il diritto alla casa ce l’ha.

Senza il dramma di questi contrasti e di rivendicazioni contrapposte, il problema irrisolto di occupazioni abusive esiste anche nella scuola, pur in modo meno eclatante. Riguarda, soprattutto nelle grandi città, gli appartamenti degli ex-custodi delle scuole. Facciamo luce su una casistica sconosciuta ai più.

Quando nelle scuole elementari, fino agli anni ‘90, il personale ausiliario (ex-bidelli) era alle dipendenze dei Comuni, negli edifici scolastici di una certa dimensione era presente la figura del custode che assicurava il controllo della scuola e la vigilanza.

In cambio il Comune assicurava al custode l’uso di un appartamento e, spesso, la gratuità delle utenze di servizio (luce, acqua).

Gradualmente molti Comuni hanno dismesso la figura del custode, che è del tutto scomparsa dai profili del personale comunale transitato nel 2000 alle dipendenze dello Stato.

Ma, e qua viene il bello, l’appartamento già assegnato è rimasto nelle disponibilità dell’ex-custode e della sua famiglia. C’è di più. Nella maggior parte dei casi l’ex-custode è ora in pensione o è defunto, ma la famiglia continua a occupare l’appartamento (e forse anche a beneficiare dell’uso gratuito dei servizi) senza una giustificazione di servizio.

Gli spazi dell’appartamento potrebbero essere trasformati in locali ad uso didattico, in aule o in laboratori per le scuole, ma le richieste in tal senso dei dirigenti scolastici per un loro utilizzo sembrano cadere nel vuoto. Un abuso tollerato?

Circolare rassicurante per i docenti di matematica dei licei scientifici

da  TuttoscuolaNews

Circolare rassicurante  per i docenti di matematica dei licei scientifici  

Il MIUR – sulla base degli esiti dell’indagine nazionale sulla prova scritta di matematica agli esami di Stato dei licei scientifici della sessione 2014, promossa con la collaborazione del Dipartimento di Ingegneria industriale e dell’informazione della Seconda Università di Napoli attraverso il sito www.matmedia.it – ha invitato i responsabili degli Uffici Scolastici Regionali a “favorire la diffusione dei risultati dell’ indagine presso i dipartimenti di matematica delle scuole secondarie di secondo grado e a promuovere sul tema specifici incontri territoriali con la partecipazione dei docenti interessati”.

L’indagine, promossa dalla Struttura Tecnica degli Esami di Stato del MIUR, ha rappresentato in questi anni un punto di riferimento per i docenti di matematica e fisica dei licei scientifici e ha costituito un efficace strumento di partecipazione collettiva al dibattito di condivisione delle mete  dell’azione didattica. Il documento finale dà conto dei risultati del monitoraggio dell’esperienza di adozione, sull’intero territorio nazionale, dei medesimi criteri per la valutazione della prova. Un’esperienza di assoluta novità per il nostro sistema scolastico. Se l’analisi è corretta, i presupposti per agire sono indipendenti rispetto a qualsiasi posizione ideologica nei confronti  dell’esame di maturità.

La circolare del MIUR, diramata solo lo scorso 20 novembre, prot. n.7173, è stata accolta con favore dalle migliaia di insegnanti responsabili della preparazione agli esami dei più di centomila giovani che frequentano, nel corrente anno scolastico, le classi quinte dei licei scientifici. E’ stata vista come segnale di continuità: i cambiamenti, se ritenuti necessari dal vertice politico, saranno ben ponderati e graduali. Un segnale che atteso da tempo, almeno da quando le certezze sui traguardi di apprendimento da perseguire erano state compromesse dall’annunciata modifica dell’articolazione della prova scritta, fin dalla prossima sessione del 2015.

Partono i corsi sul sostegno: 7mila posti, ma per gli abilitati

da La Tecnica della Scuola

Partono i corsi sul sostegno: 7mila posti, ma per gli abilitati

Le università iniziano a pubblicare i bandi per la partecipazione ai corsi di abilitazione al sostegno, da cui entro il 2015 usciranno circa 6.600 nuovi insegnanti. Presto i test preselettivi, poi  i percorsi di specializzazione ed il relativo numero di posti

Per prendere parte alle selezioni, scrive anche il Redattore sociale, bisognerà versare una quota tra i 90 e i 110 euro: chi sarà ammesso, dovrà poi pagare una tassa tra i 2.400 e i 3 mila euro. Tuttavia l’accesso ai corsi è riservato ai docenti già abilitati, anche di ruolo. Restano fuori quindi tutti gli idonei ai concorsi per l’insegnamento.

“Resta da capire”, sostiene Anief, “per quale motivo il Miur non abbia permesso a tutti gli idonei vincitori del concorso a cattedra di partecipare ai corsi specializzanti nel sostegno: è un’esclusione grave e immotivata, perché questi docenti risultano comunque abilitati, proprio a seguito del superamento delle prove concorsuali scritte e orali. Tanto è vero che con l’assunzione nei ruoli dello Stato acquisiscono in pieno lo status di docenti. Non si comprende proprio perché non possano accedere ai corsi di sostegno”.

IL FONDO UNICO NAZIONALE E IL BLUFF DELLA PENTIADE

DIRIGENTISCUOLA-CONFEDIR: IL FONDO UNICO NAZIONALE E IL BLUFF DELLA PENTIADE

 

E così la Pentiade rappresentativa ha dovuto prendere atto che il MIUR, vale a dire il nostro datore di lavoro, si è completamente sdraiato sulla granitica posizione del MEF, relativamente ai, deteriori, criteri di calcolo del Fondo unico nazionale per gli anni scolastici 2012-2013 e 2013-2014, a valere per tutte le regioni d’Italia e non solo per la Puglia, in cui – secondo allarmistiche e smaccatamente interessate voci di soggetti agenti a titolo personale e/o privato, che contestualmente hanno aperto le “prenotazioni per i ricorsi” – ogni dirigente scolastico dovrebbe restituire tra i 4.000 e i 5.000 euro.

E’ lo scontato esito di oltre un anno di totale silenzio, seguito negli ultimi sei mesi da una intermittente, patetica, “ammuina”; coincidenti con l’arco temporale in cui i quattro sindacati generalisti di comparto – che insieme associano anche, per il 55%, i dirigenti scolastici “datori di lavoro” – sono riusciti ad assicurare alla massa dei “lavoratori”, docenti e ATA, il recupero degli scatti di anzianità e delle posizioni economiche, aggirando il divieto legale, di tremontiana memoria, che impone(va) il blocco delle retribuzioni siccome fotografate al 31 dicembre 2010, e che ora sono impegnati a far cancellare i prefigurati renziani scatti di merito, con il conseguente mantenimento dei vigenti automatismi stipendiali; nel mentre il quinto attore – l’autoproclamatosi “sindacato più autorevole della (ex)sola dirigenza scolastica” e coofirmatario di tutti i contratti nazionali e regionali – ripropone gli sterili rituali, nel segno del reclamato “bon ton”, che dovrebbe sempre contraddistinguere una categoria (mal)trattata alla stregua di dirigenti pezzenti.

Bisogna ora attendere l’emanazione dei provvedimenti amministrativi con cui si procederà alla ripartizione del Fondo tra le diverse regioni e comprendere se, almeno, potrà essere conseguito l’obiettivo “epocale” di conservare le pregresse retribuzioni nominali: sia quella di posizione parte variabile – che per noi dirigenti “specifici” ammonta, in media, alla metà di quella percepita da tutti gli altri dirigenti “generici” (o, semplicemente, “normali”?) –, sia quella miserabile mancia spacciata per retribuzione di risultato; nel mentre “Il Messaggero” del 18-11-14 dava notizia che i dirigenti di pari seconda fascia della Presidenza del Consiglio, su una retribuzione di risultato annua media di 30.000 euro, ne incasseranno una quota garantita di 5.000, solo limitandosi a “spedire entro la fine di dicembre una mail contenente una serie di proposte volte a semplificare i Processi della presidenza del Consiglio(!)”.

Dopodiché occorrerà firmare i CIR e vedremo se le strillanti organizzazioni sindacali al momento rappresentative – che si presenteranno ai tavoli negoziali con i loro vertici costituiti da docenti e ATA distaccati a vita e da qualche attempato dirigente scolastico da tempo in quiescenza – reitereranno il capolavoro di sottoscrivere, come a suo tempo già avvenuto in Puglia e non solo, dei “contratti in perdita”, anziché lasciare all’Amministrazione la responsabilità di procedere in modo unilaterale per poi impugnare l’atto davanti ai giudici del lavoro: e qui – semmai ci fosse bisogno di un’ulteriore riprova – si disvelerà il loro irrefragabile bluff!

24/11/2014 – Regione Campania – Azione C5 – Autorizzazione moduli

Oggetto: Programmazione dei Fondi Strutturali 2007-2013 – PON FSE “Competenze per lo sviluppo” – Regione Campania – Azione C5 – Tirocini/stage (in Italia e nei paesi Europei). Annualità 2014. Piano Azione Coesione (PAC). Autorizzazione moduli.

Autorizzazioni Campania e comunicazione all’USR Campania

Avviso 24 novembre 2014

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Dirigenti amministrativi di ruolo di 2^ fascia – Area I della dirigenza del M.I.U.R.

Oggetto: Conferimento incarichi dirigenziali non generali – reggenza Ufficio V – reggenza Ufficio VII – reggenza Ufficio IX della ex Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica di cui, in applicazione del D.D. 50/2014, si avvale la Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Si comunica che dal 1 dicembre 2014 sono disponibili posti di funzione dirigenziale non generale reggenza Ufficio V – reggenza Ufficio VII – reggenza Ufficio IX della ex Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e per l’autonomia scolastica di cui, in applicazione del D.D. 50/2014, si avvale la Direzione Generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione.
I dirigenti interessati potranno far pervenire alla scrivente la propria disponibilità al conferimento dell’incarico in oggetto.
Le dichiarazioni di disponibilità, corredate dal curriculum vitae aggiornato, dovranno essere inviate entro le ore 24.00 del giorno 27 novembre p.v. alla casella di posta elettronica certificata dgosv@postacert.istruzione.it.
Si fa presente che gli incarichi in oggetto avranno decorrenza 1/12/2014 e avranno durata sino alla data di entrata in vigore del D.M. di cui all’art.10 del D.P.C.M. n. 98/2014 di riorganizzazione del M.I.U.R.
Si rammenta, come indicato nella nota della Direzione Generale per gli studi, la statistica e i sistemi informativi prot.n. 2338 del 27/9/2013, che l’invio al predetto indirizzo P.E.C. non è consentito da caselle di posta elettronica ordinaria.

IL DIRETTORE GENERALE
F.to Palumbo

Gazzetta ufficiale – Serie Generale n. 273

Gazzetta Ufficiale

Serie Generale
n. 273 del 24-11-2014

Sommario

LEGGI ED ALTRI ATTI NORMATIVI

MINISTERO DELLA GIUSTIZIA

 

DECRETO 10 novembre 2014, n. 170


Regolamento sulle modalita’ di elezione dei componenti dei consigli
degli ordini circondariali forensi, a norma dell’articolo 28 della
legge 31 dicembre 2012, n. 247. (14G00185)

 

 

Pag. 1

 

 

DECRETI, DELIBERE E ORDINANZE MINISTERIALI

MINISTERO DELLO SVILUPPO ECONOMICO

 

DECRETO 28 ottobre 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Cooperativa Forlivese di
edificazione – societa’ cooperativa», in Forli’ e nomina del
commissario liquidatore. (14A08956)

 

 

Pag. 7

 

 

 

DECRETO 28 ottobre 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Consorzio fra le
cooperative di abitazione della regione Emilia-Romagna G.M. casa
societa’ cooperativa», in Bologna e nomina del commissario
liquidatore. (14A08955)

 

 

Pag. 8

 

 

 

DECRETO 30 ottobre 2014


Sostituzione del liquidatore della societa’ cooperativa «A & B
Trasporti», in Giugliano in Campania. (14A08923)

 

 

Pag. 9

 

 

 

DECRETO 30 ottobre 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «Edilarte cooperativa
sociale a r.l.», in Sassari e nomina del commissario liquidatore.
(14A08957)

 

 

Pag. 9

 

 

 

DECRETO 30 ottobre 2014


Liquidazione coatta amministrativa della «OR.M.A. – Societa’
Cooperativa Agricola», in San Martino in Pensilis e nomina del
commissario liquidatore. (14A08925)

 

 

Pag. 10

 

 

 

DECRETO 4 novembre 2014


Revoca del consiglio di amministrazione della «San Matteo Societa’
Cooperativa Edilizia», in Salerno e contestuale nomina del
commissario governativo. (14A08924)

 

 

Pag. 11

 

 

DECRETI E DELIBERE DI ALTRE AUTORITA’

AGENZIA ITALIANA DEL FARMACO

 

DETERMINA 11 novembre 2014


Classificazione, ai sensi dell’art. 12, comma 5 della legge 189/2012,
di nuove confezioni di taluni medicinali per uso umano, approvati con
procedura centralizzata. (Determina n. 1337/2014). (14A08929)

 

 

Pag. 12

 

 

 

DETERMINA 11 novembre 2014


Classificazione del medicinale per uso umano «Memantina Lek», ai
sensi dell’articolo 12, comma 5, legge 8 novembre 2012, n. 189,
approvato con procedura centralizzata. (Determina n. 1339/2014).
(14A08950)

 

 

Pag. 19

 

 

ESTRATTI, SUNTI E COMUNICATI

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Mupiskin» (14A08926)

 

 

Pag. 20

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Trivastan» (14A08927)

 

 

Pag. 20

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Amoxicillina Actavis». (14A08928)

 

 

Pag. 21

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Hexabrix» (14A08951)

 

 

Pag. 21

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Microgynon» (14A08952)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Klott» (14A08963)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Revoca dell’autorizzazione alla produzione di gas medicinali per uso
umano rilasciata alla Societa’ Messer Italia S.p.a. (14A08974)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Exemestane
Doc Generici» (14A08975)

 

 

Pag. 22

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano
«Levetiracetam Mylan» (14A08976)

 

 

Pag. 23

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Montelukast
Ahcl» (14A08977)

 

 

Pag. 23

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Testim»
(14A08978)

 

 

Pag. 24

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Setofilm»
(14A08979)

 

 

Pag. 24

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Risperidone
Teva» (14A08980)

 

 

Pag. 24

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Acido
Zoledronico Sandoz» (14A08981)

 

 

Pag. 25

 

 

 

COMUNICATO


Proroga scorte relativamente al medicinale per uso umano «Aceplus»
(14A08982)

 

 

Pag. 25

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Ramipril Idroclorotiazide Ratiopharm»
(14A08983)

 

 

Pag. 26

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Tamsulosin Doc Generici» (14A08984)

 

 

Pag. 26

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Recombinate» (14A08985)

 

 

Pag. 26

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Venbig» (14A08986)

 

 

Pag. 27

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Beriqueti» (14A08987)

 

 

Pag. 27

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Mencevax Acwy» (14A08988)

 

 

Pag. 28

 

 

 

COMUNICATO


Modifica dell’autorizzazione all’immissione in commercio del
medicinale per uso umano «Saizen» (14A08989)

 

 

Pag. 28

 

 

AUTORITA’ DI BACINO DEL FIUME ADIGE

 

COMUNICATO


Aggiornamento della perimetrazione relativa alla pericolosita’
idraulica nel comune di Verona (14A08991)

 

 

Pag. 29

 

 

MINISTERO DELL’AMBIENTE E DELLA TUTELA DEL TERRITORIO E DEL MARE

 

COMUNICATO


Esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del
progetto «Porto di Trapani – Concessione demaniale marittima per
approdo turistico denominato Marina di San Francesco» presentato
dalla societa’ Cantiere Navale Drepanum S.r.l. (14A08990)

 

 

Pag. 30

 

 

 

COMUNICATO


Esclusione dalla procedura di valutazione di impatto ambientale del
progetto di spostamento dell’impianto Unidro della Centrale di
Civitavecchia, variante successiva alla data di emanazione del
decreto di compatibilita’ ambientale DEC/VIA/680 del 4 novembre 2003.
(14A08997)

 

 

Pag. 30

 

 

MINISTERO DELLE POLITICHE AGRICOLE ALIMENTARI E FORESTALI

 

COMUNICATO


Proposta di modifica del disciplinare di produzione dei vini a
indicazione geografica tipica «Vigneti delle Dolomiti», in lingua
tedesca «Weinberg Dolomiten». (14A08992)

 

 

Pag. 30

 

 

 

COMUNICATO


Proposta di modifica del disciplinare di produzione dei vini a
indicazione geografica tipica «Vallagarina» (14A08993)

 

 

Pag. 34

 

 

REGIONE TOSCANA

 

COMUNICATO


Approvazione dell’ordinanza n. 47 del 3 novembre 2014 (14A08994)

 

 

Pag. 39

 

 

 

COMUNICATO


Approvazione dell’ordinanza n. 48 del 5 novembre 2014 (14A08996)

 

 

Pag. 39

 

 

 

COMUNICATO


Approvazione dell’ordinanza n. 49 del 6 novembre 2014 (14A08995)

 

 

Pag. 39

Nota 24 novembre 2014, Prot. n. AOODGPER.16599

Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per l’Istruzione
Direzione Generale per il personale scolastico

Agli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI

Oggetto: Personale ATA – Graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia. Scelta delle sedi.

Come è noto con DD.MM. 19.04.2001, n. 75 e 24.03.2004, n. 35 sono stati costituiti per il conferimento di supplenze annuali e temporanee fino al termine delle attività didattiche, rispettivamente:
– elenchi provinciali ad esaurimento per i profili professionali di assistente amministrativo, assistente tecnico, cuoco, infermiere, guardarobiere,
– graduatorie provinciali ad esaurimento di collaboratore scolastico,
– elenchi provinciali ad esaurimento per il profilo professionale di addetto alle aziende agrarie.
Coloro che figurano nei suddetti elenchi provinciali hanno diritto ad essere inclusi anche nelle graduatorie di istituto di seconda fascia della medesima provincia.
Conseguentemente tali soggetti possono presentare la domanda di inserimento, per il medesimo profilo professionale, nella seconda fascia delle graduatorie di circolo e di istituto nella stessa provincia nella cui graduatoria provinciale per le supplenze sono già inseriti, esercitando nuovamente le opzioni concernenti gli istituti scolastici, secondo i termini e le modalità disciplinati dalla presente nota.
In assenza di tale opzione restano confermate le istituzioni scolastiche già precedentemente scelte, a meno che il relativo codice non abbia perso validità per effetto del dimensionamento.
Tutti gli aspiranti della seconda fascia sono inclusi secondo la graduazione derivante dall’automatica trasposizione dell’ordine di punteggio con cui figurano nelle corrispondenti graduatorie provinciali ad esaurimento di collaboratore scolastico e/o negli elenchi provinciali ad esaurimento dei restanti profili professionali. Nelle graduatorie di collaboratore scolastico, nell’ambito della predetta seconda fascia, precedono coloro che, essendo già precedentemente inseriti nelle graduatorie provinciali ad esaurimento, abbiano anche effettuato 30 giorni di servizio nelle scuole statali.
La domanda per l’inclusione nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia, unica per tutti i profili per cui l’aspirante ha titolo, deve essere compilata e trasmessa esclusivamente via web, tramite le istanze on line dal 24 novembre 2014 alle ore 14,00 del 23 dicembre 2014.
Ciascun aspirante può indicare complessivamente non più di trenta istituzioni scolastiche, compresi i CPIA, per l’insieme dei profili professionali cui ha titolo. Nel limite delle trenta istituzioni, l’aspirante può, rispetto al numero delle istituzioni scolastiche già prescelte, nel 2012 o precedentemente, sostituirle tutte o in parte.
Al fine di ottenere l’inclusione nelle predette graduatorie di circolo e istituto, anche i candidati già inclusi a pieno titolo nelle graduatorie provinciali ad esaurimento di collaboratore scolastico e coloro che a pieno titolo sono già inseriti negli elenchi provinciali ad esaurimento, e che non abbiano prodotto, all’epoca, alcuna domanda possono produrre l’allegato A, esercitando le opzioni concernenti le istituzioni scolastiche.
La modalità di trasmissione tramite le istanze on line, estremamente semplificata, consente la visualizzazione e la conseguente selezione delle sedi scolastiche dall’aspirante evitando ogni possibilità di incorrere in errori di trascrizione dei codici delle scuole e prevede, anche, la possibilità di visualizzare le eventuali sedi su cui l’aspirante era già presente nelle graduatorie di circolo e di istituto di seconda fascia dell’anno scolastico 2013-14, come modificate dagli effetti del dimensionamento.
La presentazione dell’ istanza con modalità Web, conforme al codice dell’amministrazione digitale di cui al decreto legislativo 7 marzo 2005, n. 82, aggiornato dal decreto legislativo 4 aprile 2006, n.159, si articola in due momenti principali, il primo propedeutico al secondo:
– La “Registrazione” da parte dell’utente , che prevede il riconoscimento fisico presso una istituzione scolastica statale a scelta dell’aspirante (funzione sempre disponibile);
– L’ “Inserimento” dell’istanza on line da parte dell’utente (funzione disponibile dal 24 novembre 2014).
La domanda presentata con la suddetta modalità non deve essere inviata in formato cartaceo all’ufficio scolastico provinciale competente in quanto l’ufficio è in grado di vedere i dati immediatamente dopo l’inoltro.
Nell’apposita sezione dedicata, “Istanze on line – Registrazione” allestita sul sito www.istruzione.it sono disponibili strumenti informativi e di supporto per gli utenti che vorranno utilizzare gli strumenti informatici per la presentazione delle istanze in questione.
Agli Uffici Scolastici Regionali è affidato il compito di curare lo svolgimento della procedura di cui alla presente nota.
Si precisa che la procedura non costituisce una riapertura dei termini per l’inserimento e/o aggiornamento delle graduatorie provinciali ad esaurimento di collaboratore scolastico e/o degli elenchi provinciali ad esaurimento dei restanti profili professionali, ma solo la necessaria attualizzazione delle sedi di anagrafe delle istituzioni scolastiche.
Si pregano, infine, le SS.LL. di voler diramare, con la massima urgenza, la presente nota a tutte le istituzioni scolastiche, rappresentando, inoltre, che la stessa viene diffusa anche attraverso le reti INTERNET (www.istruzione.it ) ed INTRANET.
Si confida in un puntuale adempimento.

IL DIRIGENTE
F.to Giacomo Molitierno

24 novembre Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione

Come previsto dalla nota 31 ottobre 2014, prot. n. 3357, dal 24 al 30 novembre si svolge la “Settimana nazionale contro la violenza e la discriminazione” promossa dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca e dal Dipartimento per le pari opportunità

Educazione&Scuola©