Accademia Nazionale di Danza: Giovanna Cassese Commissario Straordinario

Accademia Nazionale di Danza: il Ministro Giannini nomina Giovanna Cassese Commissario Straordinario

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca, Stefania Giannini, ha nominato, con proprio decreto, la Professoressa Giovanna Cassese Commissario straordinario dell’Accademia Nazionale di Danza per “assicurare il regolare svolgimento dell’attività didattica e amministrativa”.

Giovanna Cassese è docente di I fascia di Storia dell’Arte presso l’Accademia di Belle Arti di Napoli, della quale è stata direttore dal 2007 al 2013. E’ stata, inoltre, Commissario dell’Accademia di Belle Arti dell’Aquila dal 28 novembre 2013 al 31 ottobre 2014. E’ anche componente del Cantiere Afam, voluto dal Miur per la riforma del settore.

L’incarico del nuovo Commissario terminerà il prossimo 31 luglio 2015.

24 dicembre Milleproroghe in Consiglio dei Ministri

Il Consiglio dei Ministri, nel corso della seduta del 24 dicembre, approva il decreto legge di proroga di termini previsti da disposizioni legislative, che garantiscono la funzionalità in diversi ambiti prorogando la scadenza oltre il 31 dicembre 2014.
In particolare per l’Istruzione le proroghe riguardano: organi collegiali della scuola; chiamata professori di seconda fascia; alta formazione artistica, musicale e coreutica; edilizia scolastica; corso-concorso per il reclutamento di dirigenti scolastici; disposizioni urgenti per servizi di pulizia.

Natale della Scuola

NATALE DELLA SCUOLA di Umberto Tenuta

CANTO 329 Il Natale nella Scuola: ABETI e PRESEPI

Così, da sempre.

Ma non per sempre!

Questo il mio augurio.

 

Anche per la Scuola è Natale.

Anche nella Scuola è Natale.

Ma è il Natale della Scuola?

È la BUONASCUOLA che nasce?

La BUONASCUOLA del Bimbo più grande che il Mondo abbia mai conosciuto?

Il Bimbo che ha pronunciato le parole più grandi che un figlio di donna potesse mai pronunciare.

AMA IL PROSSIMO TUO COME TE STESSO.

Il Comandamento supremo.

Un altro Bimbo, anch’egli figlio di donna, le ha pronunciate.

FAI CHE LA MASSIMA DELLA TUA CONDOTTA POSSA VALERE COME PRINCIPIO DI UNA LEGISLAZIONE UNIVERSALE.

Il Divino e l’Umano si incontrano.

È questo il Miracolo del NATALE!

È questo il NATALE della Scuola?

È questo che la BUONASCUOLA si impegna a fare?

Educare i giovani ad amare il prossimo come se stessi.

Non Catechismi, Grammatiche, piccole illuministiche Enciclopedie.

EDUCAZIONE!

La BUONASCUOLA educa.

La BUONASCUOLA educa alla Buona Novella!

Ama il prossimo tuo come te stesso.

SAPERE, sì!

SAPER FARE, molto bene!

SAPER ESSERE: questo è il PRIMUM!

Se la BUONASCUOLA non educa i giovani ad amare il prossimo come se stessi, fallisce la sua ragion di essere.

L’EDUCAZIONE SALVERà IL MONDO.

Non ci sono armi più potenti dell’EDUCAZIONE.

Lo hanno sempre capito i Dittatori che della Scuola hanno fatto lo strumento del loro potere.

Purtroppo, non lo ha capito la DEMOCRAZIA.

Malgrado J. Dewey[1].

La Democrazia non ha capito che il suo primo impegno è l’educazione dei giovani.

Risparmiare sull’educazione è il suicidio della Democrazia!

Stupido suicidio.

Che si consuma sotto i nostri occhi.

Natale della Scuola?

Il NATALE di una SCUOLA DELL’EDUCAZIONE!

Uomini di scuola, preghiamo assieme perchè il BAMBINO GESù nasca anche nella e per la BUONASCUOLA!

 

Tutti i miei Canti −ed altro− sono pubblicati in:

http://www.edscuola.it/dida.html

 

[1] Democrazia e educazione, Firenze, La Nuova Italia, 1949. (1916).

Tre mosse per spingere l’apprendistato ancora più in alto

da Il Sole 24 Ore

Tre mosse per spingere l’apprendistato ancora più in alto

di Marzio Bartoloni

I numeri sono ancora piccoli. Ma il muro che divide imprese e università si sta lentamente sgretolando anche sull’alto apprendistato, la possibilità cioè per gli studenti di conseguire un titolo di studio di secondo livello – dalla laurea ai master fino ai dottorati – alternando allo studio ore di formazione ed esperienza nelle aziende. Per ora lo stato dell’arte è quello della sperimentazione di uno strumento che vuole essere un nuovo tassello da aggiungere al già ampiamente testato apprendistato che da anni sta costruendo con qualche fatica un ponte tra formazione e impresa. Finora l’alto apprendistato – che prevede l’impiego part time dello studente in azienda con un apposito contratto che alla fine del periodo di formazione, a titolo conseguito, può trasformarsi in un rapporto a tempo indeterminato – ha coinvolto circa 700 studenti, una piccolissima goccia nel mare se si conta che nel 2013 sono stati siglati 450mila contratti di apprendistato.

Esperienze pionieristiche, dunque, frutto degli sforzi di un drappello di imprese e di alcune università “illuminate” che hanno definito tra mille difficoltà delle convenzioni ad hoc, in pochi casi sostenuti anche dalle Regioni. Tra tutte la Lombardia che già dal 2011 ha siglato un accordo con le università lombarde per favorire l’alto apprendistato anche con borse di studio. Tra le esperienze pilota va citato il Politecnico di Torino che il 12 dicembre scorso ha laureato il primo dottore magistrale in alto apprendistato, mentre negli ultimi anni sono state alcune decine quelli con dottorati e master di primo e secondo livello in alto apprendistato usciti dall’ateneo piemontese. Ancora più all’avanguardia forse è il caso di Bolzano che dal 2003 sforna decine di laureati (di primo livello) in ingegneria e informatica grazie a un consolidato rapporto con le imprese del territorio. Ogni studente trascorre 20 mesi all’università e ben 28 in impresa regolarmente stipendiati, anche se con paghe “calmierate” grazie a un accordo con i sindacati. Ai primi passi, ma sicuramente promettente, è anche l’iniziativa avviata lo scorso mese con un protocollo tra Confindustria Bari-Bat e il Politecnico di Bari che coinvolgerà le lauree magistrali in ingegneria informatica e meccanica e una quindicina di aziende pugliesi, comprese le Pmi, che si sono impegnate a ospitare in stage o tirocini formativi 20 studenti (almeno uno per azienda per 500 ore complessive minimo). Con il primo bando per gli studenti che dovrebbe partire già a gennaio.

Fin qui le esperienze positive che emergono spesso tra mille difficoltà. Perché le criticità di questo strumento che dovrebbe incentivare la tanto evocata alternanza scuola (in questo caso università) e lavoro, sono almeno tre. Innanzitutto l’alto apprendistato non è abbastanza conveniente per le imprese. Il costo del lavoro rimane ancora alto considerando che si tratta di studenti che stanno frequentando ancora percorsi di istruzione. Ci sono poi le resistenze culturali da parte dei docenti e delle università che non vanno sottovalutate. Resiste infatti ancora il dogma tutto italiano del «prima si studia e poi si lavora». Infine la solita ciliegina sulla torta: la burocrazia che si è manifestata in una iper-regolamentazione da parte delle Regioni che hanno trasformato l’apprendistato in uno strumento poco flessibile. Soprattutto nei percorsi di laurea (va meglio invece in master e dottorati che sono più adattabili alle esigenze della pratica in azienda).

Un’occasione per provare a migliorare questi aspetti potrebbe arrivare con il Jobs Act e i suoi decreti delegati. «Una prima mossa per incentivare le imprese potrebbe essere quella di non far pagare più le ore di formazione», avverte Giorgio Allulli esperto di sistemi formativi. Che suggerisce anche un intervento più «sistematico» soprattutto per rendere «più flessibile il riconoscimento dei crediti e la gestione dei curriculum degli studenti perché oggi l’università su questo fronte tende ancora a considerare gli studenti come se dovessero studiare a tempo pieno senza riconoscere le esigenze delle imprese».

La fotografia dell’Istat conferma tutti i ritardi dell’istruzione in Italia

da Il Sole 24 Ore

La fotografia dell’Istat conferma tutti i ritardi dell’istruzione in Italia

di Eugenio Bruno

Nell’anno scolastico 2012/2013 gli studenti iscritti nelle scuole di ogni ordine grado e ordine sono quasi nove milioni, circa 17.500 in meno rispetto al precedente anno. Gli alunni stranieri, in continua crescita, costituiscono poco meno del 9 per cento del totale degli iscritti. Sono alcuni dei numeri contenuti nell’annuario statistico 2014 dell’Istat, che conferma anche il ritardo della nostra istruzione universitaria.

La fotografia della scuola
Degli iscritti alle scuole di ogni ordine e grado si è detto. la pubblicazione dell’Istituto di statistica si sofferma poi sugli esami di maturità. Evidenziando come la quasi totalità degli studenti ammessi li superi: nell’anno scolastico 2012/2013 si tratta del 99,7 per cento per le medie e del 98,8 per cento per le superiori. Con un picco nei licei classici e scientifici. Le studentesse ottengono tassi di successo più elevati in tutti gli indirizzi di studio e mostrano anche una maggiore propensione a proseguire gli studi dopo la scuola secondaria: quasi 62 diplomate su 100 si iscrivono all’università, a fronte del 50% dei diplomati.

I ritardi dell’università
Sempre a proposito di università Nell’anno accademico 2012/2013, sia il numero delle immatricolazioni sia quello delle iscrizioni universitarie risulta in flessione rispetto all’anno precedente (-9,0 e -2,4%). In lieve calo purtroppo anche i laureati che nel 2012 sono stati 297.448 (-0,5 per cento). Cresce invece il gradimento per i corsi accademici dell’Alta formazione artistica e musicale (Afam), che registrano un aumento di iscritti del 7,5 per cento.

Gli sbocchi occupazionali
Per quanto riguarda l’inserimento nel mondo del lavoro, nel 2011, lavora il 48,8% dei diplomati del 2007; in misura maggiore i diplomati degli istituti professionali (69,5 per cento) e tecnici (60,1 per cento); gli uomini (54,7 per cento) più delle donne (43,0 per cento). Migliora invece la situazione per i laureati: nel 2011, dopo circa quattro anni dal conseguimento del titolo lavora il 69,3 per cento dei laureati dei corsi triennali e il 74,5 per cento di quelli dei corsi lunghi. Fra chi si è laureato nel 2004 e nel 2006, risultava infine occupato il 92 per cento del totale.

Il diploma magistrale non vale come gli altri titoli di scuola superiore

da Il Sole 24 Ore

Il diploma magistrale non vale come gli altri titoli di scuola superiore

di Andrea Alberto Moramarco

Il diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio (vecchio diploma magistrale) costituisce titolo rilasciato da una scuola secondaria di secondo grado, ma non è equiparabile al diploma rilasciato a chiusura dei corsi di scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale. Solo questi ultimi infatti consentono l’accesso ai corsi di laurea universitari e alle carriere di concetto presso le Pubbliche amministrazioni e valgono ogniqualvolta la legge richiede il possesso di un diploma come requisito professionale. Lo ha affermato il Consiglio di Stato con la sentenza 6034 del 5 dicembre scorso.
La vicenda
Il caso trae origine da un decreto del prefetto di Caserta che disponeva la revoca della licenza per la gestione di un istituto di vigilanza privata concessa ad una signora, legale rappresentante di una società che svolgeva attività di vigilanza e trasporto valori. Il provvedimento del prefetto era motivato dal fatto che la signora fosse sfornita del titolo di studio valido per esercitare la licenza. La signora infatti aveva un diploma magistrale, titolo di studio non equiparabile ad un diploma di istruzione secondaria superiore. Nella specie, rilevava il decreto del ministero dell’Interno 269/2010, Regolamento sugli istituti di vigilanza ed investigativi, che prevedeva quale requisito professionale per ottenere la licenza il possesso di un diploma di scuola superiore.
La vicenda dopo l’impugnazione del provvedimento da parte della titolare della licenza arriva dinanzi ai giudici amministrativi. Il Tar in prima battuta accoglie il ricorso; il Consiglio di Stato invece condivide le motivazioni del decreto del Prefetto.
I due diplomi non sono equiparabili
La questione di interesse riguarda la valenza del vecchio diploma magistrale e la sua eventuale riconducibilità «al genus dei diplomi di scuola media superiore». Ebbene, i giudici del Tar avevano ritenuto legittima l’equiparazione tra i due diplomi, poiché nel caso concreto non era in discussione l’ammissione a concorsi o l’iscrizione a corsi universitari ma l’accesso ad una professione. I giudici del Consiglio di Stato, invece, hanno ritenuto tale equiparazione errata.
Il Collegio, innanzitutto, ricorda che il diploma magistrale nel cessato ordinamento era conseguito al termine di un corso di studio triennale ed era di per sé abilitante per l’insegnamento. Esso può per questo essere considerato titolo rilasciato da una scuola secondaria di secondo grado, perché ad esso si accedeva appunto dopo aver frequentato la scuola secondaria di primo grado. Tuttavia, non può ritenersi equipollente al diploma rilasciato «a chiusura dei corsi di scuola secondaria di secondo grado di durata quinquennale». Solo questi ultimi, per la loro durata e per la preparazione specifica, sono titoli validi per l’accesso ai corsi di laurea e per i concorsi per la Pubblica amministrazione.
Inoltre, il Consiglio di Stato afferma che «il valore giuridico di un titolo di studio deve essere unitario e identico nell’ambito dell’intero ordinamento […] indipendentemente dall’uso che poi il titolare intenda farne nel suo cursus studiorum o nella sua progressione lavorativa». Pertanto, a prescindere dall’accesso a corsi di laurea o alle carriere pubbliche, il diploma di abilitazione all’insegnamento nelle scuole di grado preparatorio «non è in alcun modo assimilabile al diploma di scuola media superiore» anche nelle ipotesi in cui la legge richiede il diploma come requisito professionale.

Merito, cercasi nuova ricetta

da ItaliaOggi

Merito, cercasi nuova ricetta

Lo dice la responsabile scuola Pd, Puglisi. Assunzioni? L’obiettivo è l’organico funzionale. Anche l’esperienza sarà utile per far crescere lo stipendio

Alessandra Ricciardi

Il cantiere è più aperto che mai. L’obiettivo è ormai chiaro, smontare gli aumenti di merito previsti dalla Buona scuola per fare posto a un nuovo sistema che coniughi nella busta paga bravura e anzianità di servizio. Come farlo, però, al momento non è ancora chiaro. «La fase di ascolto non è finita, puntiamo a una grande riforma che parte dal basso», puntualizza Francesca Puglisi, senatrice, responsabile scuola del Pd. Che però non ci sta che si dica che il partito democratico ha fatto retromarcia sul merito: «Non capisco come facciano a dirlo dalle parti di Forza Italia, il merito dei docenti resta centrale nel progetto e sarà valorizzato».

Domanda. È stato il Pd ad annunciare che saranno rivisti gli scatti di merito. Intenzione che, sul fronte governativo, ha ampiamente rilanciato il ministro dell’istruzione, Stefania Giannini.

Risposta. La consultazione sulla Buona scuola conferma che va riconosciuto il merito dei docenti. Questo va coniugato però con l’anzianità di servizio. Del resto, in tutti i paesi europei l’esperienza è un valore, il problema è che in Italia ad oggi è l’unico elemento di progressione. Non sarà più così, coerentemente con quanto affermato nella Buona scuola. Dov’è la retromarcia?

D. La Buona scuola prevede scatti triennali basati su crediti professionali, formativi e didattici per il 66% dei docenti. Nessun aumento al restante 34% dei docenti. Zero riconoscimento all’anzianità di servizio. Ora si cambia.

R. La Buona scuola è una proposta avanzata al paese per una discussione ampia e vera. Come è poi stato. Una proposta aperta a tutti i suggerimenti utili a migliorarla. Ora vanno tratte le conclusioni. Noi cambieremo il sistema di avanzamento stipendiale con un mix tra anzianità e merito, che potrà essere diversamente declinato, perché nella scuola c’è chi lavora bene in classe, aiuta i ragazzi nel loro percorso di crescita, e va premiato, e chi svolge per esempio il ruolo di cooordinatore dei docenti, e anche questo maggiore impegno va premiato. Insomma, va dato valore al diverso impegno offerto dagli insegnanti nella scuola riconoscendone le differenti professionalità.

D. Che cosa boccia e che cosa salva della proposta iniziale sul fronte carriera dei docenti?

R. Che l’esperienza fosse azzerata, ma anche che i docenti migliori per continuare ad avere gli aumenti dovessero spostarsi nelle scuole dove i rendimenti sono più bassi. Va certamente promossa invece l’impostazione di base che il merito è un valore e che va riconosciuto, così come il portfolio dei crediti dei docenti che è un elemento di grande chiarezza ed utilità. E anche l’obbligatorietà della formazione in servizio, un elemento centrale anche per rendere più oggettiva la valutazione.

D. La nuova impostazione sugli stipendi sarà decisa per legge o per contratto?

R. Non siamo ancora a questo dettaglio, la fase di ascolto ed elaborazione non è finita.

D. Dopo la sentenza della Corte di giustizia europea, le 148 mila assunzioni della Buona scuola saranno fatte solo dalle graduatorie a esaurimento? Qual è la posizione del partito?

R. Alcune frange dell’opposizione ci hanno accusato di voler assumere i 148 mila precari perché era in arrivo la sentenza della Corte europea di condanna, la sentenza è arrivata e dice che dobbiamo assumere coloro che hanno lavorato su posti vacanti e disponibili per più di tre anni, e sono solo 13 mila i docenti che sarebbero interessati. La priorità, alla luce della sentenza, è che nel piano di assunzione loro ci siano. L’obiettivo finale resta inalterato, un grande piano di stabilizzazione del precariato che assicuri alla scuola un organico funzionale, che supera la differenza dannosa tra fatto e diritto, e che rende pienamente attuativa quella grande riforma del centrosinitra che è l’autonomia scolastica.

D. Il provvedimento attuativo sulla scuola slitta a febbraio?

R. Credo proprio di sì.

Organico funzionale: come superare le resistenze del MEF

da La Tecnica della Scuola

Organico funzionale: come superare le resistenze del MEF

Forse è possibile fare nuove assunzioni senza aumentare gli organici del 2011/2012 come prevedono le norme in vigore si cui il MEF non smette di ricordare l’esistenza. Basterebbe considerare l’organico funzionale una sorta di organico aggiuntivo.

E adesso, a legge di stabilità approvata in via definitiva, si incomincia a pensare a cosa succederà a partire dalle prossime settimane e, soprattutto, a come si potranno tradurre in pratica le buone intenzioni contenute nella legge e nel progetto “La Buona Scuola” (piano di assunzioni in particolare).
Abbiamo avuto modo di affermare in più circostanze che la realizzazione dell’organico funzionale non sarà affatto semplice, sia per motivi organizzativi sia per questioni normativi.
Ma forse, una via d’uscita potrebbe esserci. Vediamo.
Innanzitutto bisogna tenere conto del fatto che gli organici sono bloccati dalla legge, e non basta dire che siccome con la legge di stabilità sono stati stanziati i soldi il problema è in sostanza superato.
C’è anche da dire che procedere a 150mila assunzioni tutte insieme a settembre 2015 appare difficile e improbabile (anche nel corso del dibattito al Senato i dubbi sono emersi).
Allora potrebbe farsi strada una nuova modalità di attuazione del programma: l’organico funzionale potrebbe essere considerato una sorta di organico “aggiuntivo” rispetto a quello ordinario fissatto per legge (circa 600mila posti).
Questo consentirebbe di rispettare la norma che che prevede che l’invarianza degli organici rispetto all’anno scolastico 2011/2012. Intanto a partire dal 2015/2016, mano a mano che ci saranno i nuovi pensionamenti, si potrà procedere a nuove assunzioni facendo anche leva sullo stanziamento di 3 miliardi previsto dalla legge di stabilità.
Una soluzione del genere consentirebbe in pratica di utilizzare i posti di organico funzionale anche per dare spazio ai trasferimenti del personale di ruolo che, in caso contrario, vedrebbe ridotta la mobilità (se tutti i posti – OF compreso – fossero coperti stabilmente non ci sarebbe la possibilità di trasferirsi).
Tutto questo, però, trasformerebbe l’organico funzionale in una sorta di organico di fatto, ma – potrebbe obiettare il Miur – questo non inciderebbe sulla continuità didattica dato che l’OF dovrebbe servire prevalentemente per coprire supplenze e ampliare l’offerta formativa.
La nostra – ovviamente – è solo una ipotesi che però non ci pare del tutto infondata. Vedremo.

Proroga al 30 gennaio 2015 per il progetto LS-OSA

da La Tecnica della Scuola

Proroga al 30 gennaio 2015 per il progetto LS-OSA

L.L.

C’è più tempo per la consultazione on-line per tutti i Licei Scientifici con opzione Scienze Applicate statali e paritari sui percorsi di Fisica e Scienze del V anno

È prorogata al 30 gennaio 2015 la scadenza prevista per il 22 dicembre dalla nota prot. 7015 del 17 novembre 2014, per la consultazione online per tutti i Licei Scientifici con opzione Scienze Applicate statali e paritari sui percorsi di Fisica e Scienze del V anno.

Per compilare i questionari LS-OSA (Scienze e Fisica) è necessarioaccedere all’indirizzo web http://www.questionariolsosa.miur.carloanti.it oppure http://questionariolsosa.miur.carloanti.it e procedere alla registrazione di un docente referente di Istituto.

I questionari proposti, sia per la disciplina di Scienze sia di Fisica, saranno compilabili dal solo docente referente. Dopo l’invio dei dati da parte del referente, non sarà più possibile procedere ad una ulteriore compilazione.

Puglisi: organico funzionale e merito

da La Tecnica della Scuola

Puglisi: organico funzionale e merito

Francesca Puglisi, senatrice, responsabile scuola del Pd, intervistata da Italia Oggi sostiene non solo che il “merito dei docenti resta centrale”, ma che ci sarà un grande piano di assunzioni

L’obiettivo è smontare gli aumenti di merito previsti dalla Buona scuola per fare posto a un nuovo sistema che coniughi nella busta paga bravura e anzianità di servizio, ma non è chiaro come farlo.

“La consultazione sulla Buona scuola conferma che va riconosciuto il merito dei docenti. Questo va coniugato però con l’anzianità di servizio”, dice la senatrice. “Del resto, in tutti i paesi europei l’esperienza è un valore, il problema è che in Italia ad oggi è l’unico elemento di progressione. Non sarà più così, coerentemente con quanto affermato nella Buona scuola. Dov’è la retromarcia?” e infatti, continua Puglisi nella sua intervista a Italia Oggi :”Noi cambieremo il sistema di avanzamento stipendiale con un mix tra anzianità e merito, che potrà essere diversamente declinato, perché nella scuola c’è chi lavora bene in classe, aiuta i ragazzi nel loro percorso di crescita, e va premiato, e chi svolge per esempio il ruolo di coordinatore dei docenti, e anche questo maggiore impegno va premiato. Insomma, va dato valore al diverso impegno offerto dagli insegnanti nella scuola riconoscendone le differenti professionalità”.

Salva la senatrice del Pd, nella proposta della carriera dei docenti,” l’impostazione di base che il merito è un valore e che va riconosciuto, così come il portfolio dei crediti dei docenti che è un elemento di grande chiarezza ed utilità. E anche l’obbligatorietà della formazione in servizio, un elemento centrale anche per rendere più oggettiva la valutazione”.

Se ancora mancano i dettagli relativamente alla nuova impostazione sugli stipendi: per legge o per contratto, Puglisi relativamente alle assunzioni dei 148 mila precari afferma che, nonostante “alcune frange dell’opposizione ci abbiano accusato di voler assumere i 148 mila precari perché era in arrivo la sentenza della Corte europea di condanna, la sentenza è arrivata e dice che dobbiamo assumere coloro che hanno lavorato su posti vacanti e disponibili per più di tre anni, e sono solo 13 mila i docenti che sarebbero interessati. La priorità, alla luce della sentenza, è che nel piano di assunzione loro ci siano. L’obiettivo finale resta inalterato, un grande piano di stabilizzazione del precariato che assicuri alla scuola un organico funzionale, che supera la differenza dannosa tra fatto e diritto, e che rende pienamente attuativa quella grande riforma del centrosinistra che è l’autonomia scolastica”.

Salta comunque a febbraio il provvedimento attuativo sulla scuola: parola di Puglisi

Pantaleo (Flc Cgil), l’anzianità va regolata nel contratto

da tuttoscuola.com

Pantaleo (Flc Cgil), l’anzianità va regolata nel contratto

La proposta di azzerare l’anzianità è stata respinta, ora si discuta il contratto“. Lo chiede il segretario generale della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo, quasi rispondendo alla responsabile scuola del Pd, Francesca Puglisi, che in un’intervista di oggi non aveva escluso l’ipotesi che la materia venga regolata per via legislativa anzichè contrattuale.

Gli stessi esponenti della maggioranza riconoscono che la consultazione sulla Buona Scuola governativa ha detto alcune cose molto chiare“, argomenta il sindacalista: “che azzerare l’anzianità nella percorrenza di carriera è sbagliato (la Ministra Giannini a chi faceva notare che l’azzeramento dell’anzianità sarebbe avvenuto solo in Italia rispondeva che ciò provava la serietà della proposta), che è altrettanto sbagliato costringere i docenti ‘migliori’ a spostarsi nelle scuole ‘a rendimento più basso’ per continuare ad avere gli aumenti di stipendio, che la progressione deve essere basata su di un mix di anzianità e impegno, che la discussione deve continuare”.

E’ quanto la Flc Cgil ha sempre sostenuto“, conclude Pantaleo. “Per questo ci attendiamo che ora la discussione non venga chiusa ma anzi continui subito“. Però “nel contratto, che è la sede specifica dove si affrontano questi temi. Questa materia è contrattuale: ogni altra strada troverà la decisa opposizione in tutte le forme possibili della Flc“.

Precari della scuola, busta paga salva nonostante la crisi

da tuttoscuola.com

Precari della scuola, busta paga salva nonostante la crisi

Ancora un Natale difficile per l’organico della scuola italiana. A far discutere, a stretto giro dalla sentenza della Corte Europea che equipara il salario degli insegnanti di ruolo e quello di cui usufruiscono i precari, sono questa volta i tempi in cui la retribuzione sarà effettuata. Secondo l’Anief infatti, a causa di un malfunzionamento del sistema informatizzato che gestisce e regola le nuove assunzioni – il Sidi – molti dei precari che hanno svolto supplenze nel corso della fine del 2014 non vedranno parte del loro stipendio prima dell’anno nuovo.

Ma il problema non sarebbe solo dovuto al malfunzionamento del sistema: a questo si aggiungerebbe la “cattiva programmazione” delle risorse come fa notare Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir. Secondo Pacifico, allo stato attuale delle cose, si ledono i diritti dei precari che, a fronte di spese vive per raggiungere le sedi in cui operare le supplenze, vedono il proprio stipendio con mesi di ritardo.

Indubbiamente la situazione appare complessa anche a causa della contingenza economica: come già messo in luce dal MIUR durante lo scorso giugno, i fondi messi a disposizione dal Ministero dell’ Economia e delle Finanze sarebbero potuti essere insufficienti a coprire diversi capitoli di spesa. Solo attraverso l’attento confronto tra MEF e MIUR si è giunti allo stanziamento straordinario di 64,1 milioni di euro, deliberato il 12 dicembre dal Consiglio dei Ministri, con cui si è riusciti ad evitare ulteriori tagli e sacrifici al settore della scuola pubblica.

Per venire incontro alle esigenze di tutti i dipendenti, nella nota diramata dalla Direzione Generale Risorse umane e finanziarie, l’Amministrazione ha dato precedenza al pagamento per intero delle prestazioni rese dai supplenti nei mesi di settembre ed ottobre e, solo successivamente, con le risorse finanziarie residue disporre il pagamento degli stipendi dei docenti. Pagamento che, in base alle risorse disponibili, riuscirebbe a coprire oltre il 50%  delle somme dovute per il mese di novembre. Allo stesso tempo, l’Amministrazione ha fatto presente che la quota restante di novembre verrà liquidata a gennaio, con il nuovo esercizio finanziario, insieme – come di consueto – al pagamento degli stipendi dovuti per le supplenze effettuate nel mese di dicembre 2014. È comunque degno di nota che, nonostante la difficile situazione, le tempistiche delle retribuzioni siano il linea con quelle dello scorso anno anche di fronte all’incremento dell’11% delle supplenze che si è verificato rispetto al settembre-novembre 2013.

Organico funzionale. Come e perché

da tuttoscuola.com

Organico funzionale. Come e perché

Organico funzionale: tutto chiaro? Forse, però…

Sulle finalità di impiego di quelle risorse che verranno dal piano di assunzioni gli esiti della consultazione della Buona Scuola, resi noti lunedì scorso dal Miur a suon di slides, hanno fatto emergere proposte interessanti che spetterà ora al ministro Giannini, se condivise, tradurre in criteri e principi da affidare all’autonoma decisione delle istituzioni scolastiche, per qualificare l’offerta formativa.

Occorrono però alcune regole prioritariamente definite per evitare che quelle preziose risorse vengano sottoutilizzate, depotenziando gli obiettivi.

Prima di tutto: la legge o il provvedimento legislativo che verrà emanato deve innanzitutto chiarire la natura dell’organico: aggiuntivo o di diritto?

Se sarà un organico aggiuntivo, potrebbe avere natura congiunturale e durata provvisoria: il Mef potrebbe disporne il riassorbimento. Se, invece, avrà natura strutturale, potrà costituire una espansione dell’organico di diritto e non potrà quindi essere riassorbito per via amministrativa.

La Buona Scuola parla preferibilmente di organico di rete, anziché di organico di istituto. Esprimiamo riserve sull’organico di rete: potrebbe valere per una quota ben definita soltanto per le supplenze, mentre la restante parte dovrebbe essere lasciata alle singole istituzioni scolastiche per progetti e interventi a carattere formativo.

Se non verrà fissata una quota (di rete o di istituto) da riservare per le supplenze, nessun progetto potrà essere al sicuro ed avere svolgimento stabile e continuativo, perché la chiamata per supplenza potrebbe arrivare in qualsiasi momento.

Nota 24 dicembre 2014, AOODGOSV Prot. n. 8337

Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca
D.G. per gli Ordinamenti scolastici e la Valutazione del S.N.I.

Ai Direttori Generali degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Al Sovrintendente agli Studi per la Regione Autonoma della Valle d’Aosta
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Bolzano
Al Sovrintendente Scolastico per la Provincia Autonoma di Trento
All’Intendente Scolastico per le scuole delle località ladine di Bolzano
All’Intendente Scolastico per la scuola in lingua tedesca di Bolzano

Oggetto: IV edizione del Concorso “Certamen Augusteum Taurinense” – anno scolatico 2014-2015.

La Direzione Generale dell’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte, allo scopo di promuovere le eccellenze e valorizzare lo studio delle discipline classiche, indice la IV edizione del concorso denominato “Certamen Augusteum Taurinense”, riservata agli studenti iscritti al terzo anno dei Licei classici e al quinto anno dei licei scientifici e delle scienze umane italiani e delle istituzioni scolastiche dell’Unione europea di equivalente indirizzo e livello.
Le domande di ammissione al concorso dovranno pervenire entro e non oltre il 19 febbraio 2015 secondo le modalità del bando in allegato.

IL DIRETTORE GENERALE
Carmela Palumbo

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