Edilizia scolastica, con decreto mutui investimenti per 900 milioni

Edilizia scolastica, con decreto mutui investimenti per 900 milioni
Entro il 31 marzo i piani di intervento delle Regioni
Giannini: “Uno strumento in più per rinnovare nostre scuole”

Investimenti per circa 900 milioni di euro sull’edilizia scolastica. Sono quelli che scaturiranno dal cosiddetto decreto mutui che ha completato ieri il proprio iter con la firma del Ministro per le Infrastrutture dopo l’ok del ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini e quello del ministro dell’Economia.

Il decreto prevede mutui trentennali agevolati che le Regioni potranno accendere con la Banca europea per gli investimenti (Bei) e altri istituti di credito con oneri di ammortamento a totale carico dello Stato. I mutui potranno essere utilizzati per interventi straordinari di ristrutturazione, di messa in sicurezza, adeguamento sismico, efficientamento energetico. Si potrà intervenire sulle scuole, ma anche su immobili dell’Alta formazione artistica musicale e coreutica e residenze per studenti universitari di proprietà degli enti locali. Con questo strumento potranno essere anche costruiti nuovi edifici scolastici, si potranno rimettere a nuovo palestre o costruirne dove non ci sono.

“Si tratta di una firma importante, attesa da tempo – spiega il Ministro Stefania Giannini – ora gli Enti locali e le Regioni hanno uno strumento in più per poter agire sul fronte dell’edilizia scolastica”. Le Regioni entro il 31 marzo prossimo dovranno inviare al Miur e, per conoscenza, al Ministero dell’economia e delle finanze e al Ministero delle infrastrutture e dei trasporti, i piani regionali triennali di edilizia scolastica redatti sulla base delle richieste presentate dagli enti locali. Ci saranno verifiche annuali sullo stato di avanzamento dei lavori previsti per ciascuna annualità. Con un decreto che sarà emanato entro il prossimo 15 febbraio il Miur ripartirà le risorse disponibili fra le Regioni che poi le gireranno agli Enti locali secondo le priorità di intervento.

Autismo

da Redattore Sociale

Autismo: arriva Blu(e), il comunicatore su tablet made in Italy

La giovane azienda trentina Needius ha sviluppato il progetto, che traduce in digitale i quaderni utilizzati nella comunicazione aumentata. A ogni simbolo è associata una parola, che il dispositivo pronuncia con una voce personalizzata

ROMA – Un tablet per tutti, soprattutto per chi ha difficoltà a comunicare. E per di più, completamente “made in Italy”. Si chiama “Blu(e)” e sta prendendo forma nelle menti dei giovani ingegneri trentini della Needius, il dispositivo pensato in particolare per chi ha un disturbo dello spettro autistico. In pratica, traduce in formato digitale i tradizionali quaderni dei simboli di cui si serve la comunicazione aumentata alternativa (Caa). Un vero e proprio comunicatore digitale, quindi, che sfrutta la tecnologia della Samsung, al fianco dell’azienda in questa “startup”, per offrire ai ragazzi e agli adulti autistici di esprimersi attraverso il touchscreen: a ogni singolo grafico è associata una parola, che viene pronunciata dal dispositivo al posto di chi non riesce a tirar fuori la propria voce. Grazie alla personalizzazione della voce in base all’età e al genere, ben diversa dalla voce metallica e sintetizzata degli altri comunicatori, si dà vita a una vera e propria conversazione.
“Blu(e)”: comunicatore su tablet per
autismo
Un’idea che piace molto a Gianluca Nicoletti, giornalista e papà di Tommy, che su Insettopia commenta così la notizia: “E’ interessante perché è un dispositivo specifico pensato per un bisogno pratico dell’ autistico e non un adattamento. L’ hardware è a prova di rottura: ricordo che Tommy, nella fase “mordace”, mi costrinse a cambiare il display e il vetro dell’ iPad almeno quattro cinque volte e la scocca d’ alluminio ancora ha il segno dei denti. Il prezzo è elevato, ma si può comunque chiedere il rimborso perché è innegabile che sia un ausilio abilitativo a tutti gli effetti. La fase più delicata e interessante sarà il servizio di upgrade ed assistenza online ai genitori che, mi pare, faccia parte del pacchetto”. (cl)

Autismo, Anffas lancia l’appello: le persone, prima dei trattamenti

Diffuso il documento nazionale che raccoglie la posizione di famiglie soci ed esperti del settore. Tra i punti fondamentali, il riconoscimento del diritto all’autodeterminazione e l’attenzione all’unicità della persona, attraverso una progettualità precoce, complessa e personalizzata

ROMA – La persona e i suoi diritti, prima del disturbo e del suo trattamenti: questo, in estrema sintesi, è il senso del documento di posizione sull’autismo diffuso oggi da Anffas onlus ed elaborato dal gruppo nazionale dell’associazione, che raccoglie oltre 100 membri in tutta Italia tra famiglie, soci ed esperti del settore. Un documento che esprime la posizione ufficiale di Anffas, sulla base delle evidenze scientifiche e delle Linee guida n. 21 dell’Istituto superiore di Sanità. Al centro, quindi, la complessità della persona e il diritto di questa alla costruzione di un progetto globale e personalizzato di vita, elaborato precocemente, attuato da operatori opportunamente formati e finalizzato alla piena inclusione nella società e alla migliore qualità di vita possibile.

“Anffas Onlus – si legge nella sintesi del documento – si prende cura di circa 4 mila persone con disturbi dello spettro autistico (la maggior parte delle quali bambini ed adolescenti) e delle loro famiglie in tutta Italia”. Il documento nasce dall’esigenza di “riassumere e comunicare il proprio posizionamento in materia”, dal momento che “sui disturbi dello spettro autistico c’è stata e c’è, negli ultimi anni, un’attenzione nuova e specifica ed il dibattito si concentra oggi principalmente sugli aspetti etiologici, diagnostici e di trattamento. Il tutto con le ovvie ripercussioni di tipo programmatorio e politico”.

Diversi i temi affrontati da Anffas nel documento: dalla “visione degli autismi nel tempo” alle cifre sull’autismo, dalle cause agli interventi, dalla qualità di vita. Tra le raccomandazioni, c’è quella a una “intensa e costante attenzione verso gli interessi delle persone con autismo, come pure alla precocità e complessità di interventi “a tutto tondo”, opportunamente monitorati. Soprattutto, però, quel che conta è “il tema del riconoscimento dei diritti e tra tutti quello dell’autodeterminazione per le persone con disabilità”. Di qui, l’invito ad “ascoltare le esperienze delle persone con autismo, che hanno nomi e cognomi, storia, vita e desideri, che stanno fortemente in mezzo tra ‘base biologica e fenomenologia clinica’ e che spostano l’attenzione sull’unicità della persona”.

Per il presidente dell’associazione, Roberto Speziale, scopo del documento è “ribadire ulteriormente il nostro impegno nel rappresentare le istanze delle persone con autismo e delle loro famiglie, partendo dall’ascolto diretto delle loro voci, in collaborazione con i soggetti che a vario titolo operano nel campo ed in un’ottica di sussidiarietà rispetto ad uno Stato chiamato a garantire diritti e pari opportunità per tutti i cittadini. “In un contesto complesso e frammentato come quello che gravita intorno alle persone con disturbi dello spettro autistico ed alle loro famiglie – continua – Anffas desidera assumere una posizione forte e precisa, non tanto e non solo per le questioni specifiche emergenti in materia, quanto piuttosto per il rischio che queste persone corrono di veder strumentalizzate le proprie istanze, di essere penalizzate dalla frammentazione della rappresentanza e degli interventi e per il pericolo che l’attenzione si sposti definitivamente ed inequivocabilmente dalla persona alla malattia, con un balzo indietro dentro un modello che con tutte le nostre forze da anni tentiamo di archiviare definitivamente, insieme alle discriminazioni che questo ha causato ed ancora causa alle persone con disabilità”. L’impegno di Anffas va però oltre la dichiarazione e la diffusione di posizioni ufficiali: l’associazione ha infatti “messo in campo una specifica progettualità, dal titolo Autismi 2.0, mirata a rendere concrete le riflessioni e principi contenute nel documento stesso”, conclude Speziale.

Autismo, l’Iss presenta la prima indagine sull’assistenza sanitaria in Italia

Si tratta di dati che possono contribuire ad informare i decisori politici e rappresentare un modello di studio applicabile anche in altri paesi dell’Ue

Roma – Creare un database globale sui disturbi dello spettro autistico, istituire una rete scientifica ed epidemiologica europea, promuovere l’avvio di Registri nazionali in Italia e negli altri paesi. Sono questi gli obiettivi discussi oggi all’Istituto superiore di Sanita’ (Iss) nell’ambito della conferenza internazionale ‘Strategic agenda for Autism Spectrum Disorders: a public health and policy perspective’.

Tema centrale e’ “l’urgenza di ottenere stime di prevalenza a livello nazionale ed europeo per la pianificazione di servizi efficaci e correlati all’eta’. Ad oggi- scrive l’Iss- sono infatti attivi ben pochi registri sui disturbi dello spettro autistico (Autism spectrum disorders, Asd) nel mondo e solo un numero limitato di studi epidemiologici possono essere utilizzati per una pianificazione appropriata della presa in carico delle persone autistiche”.

UN PROBLEMA DI SALUTE PUBBLICA PER USA ED EUROPA – Secondo gli ultimi studi epidemiologici del Center for Disease Control americano, 1 bambino su 68 negli Stati Uniti e’ autistico. Per l’agenzia federale si tratta di un “serio problema di salute pubblica”. In Europa invece “sono pochi i paesi che hanno a disposizione dati di prevalenza nazionale e aggiornati- ricorda l’Istituto superiore di Sanita’- tra questi, Danimarca, Svezia, Portogallo e Regno Unito. Per questo motivo l’Iss e il ministero della Salute dedicano all’autismo l’incontro internazionale organizzato nell’ambito del semestre europeo a presidenza italiana”.

NECESSARIA INTEGRAZIONE TRA POLITICHE – “Per affrontare il tema dell’autismo, e piu’ in generale dei disturbi neuropsichiatrici in eta’ evolutiva, e’ necessaria l’integrazione tra le politiche sanitarie, quelle scolastiche/educative e la programmazione della ricerca a livello nazionale ed europeo”, precisa l’Iss. Una conferma e’ data dalla presenza alla conferenza di rappresentanti del ministero della Salute e di quello dell’Istruzione, Universita’ e Ricerca. Interverranno anche le istituzioni europee, rappresentate dalla direzione generale ‘Health and Consumer’ e l’Organizzazione mondiale della Sanita’ (Shekhar Saxena), che ha emanato di recente “una importante risoluzione sul tema dell’autismo”.

DISTURBI ETEROGENEI, PROBLEMATICHE COMUNI – A fronte della complessita’ ed eterogeneita’ dei disturbi autistici, “i paesi europei si confrontano con problematiche comuni. Attualmente- prosegue l’Iss- in molti paesi europei non vi e’ coordinamento tra i pediatri di base, il personale che lavora negli asili nido (fascia d’eta’ 6-36 mesi), e le unita’ di neuropsichiatria infantile. Questo comporta un ritardo nell’eta’ della diagnosi (spesso formulata a 5 anni di eta’ o anche piu’ tardi) e, di conseguenza, un ritardo nell’intervento. È fondamentale istituire un protocollo multi-osservazionale e programmi di formazione specifici per controllare precocemente l’emergere di anomalie comportamentali in neonati-bambini ad alto rischio e nella popolazione generale; fornire una diagnosi provvisoria a 18 mesi e una diagnosi stabile a 24 mesi di eta’. Cio’ consentirebbe- spiega l’Istituto superiore di Sanita’- di predisporre interventi precoci che possano modificare la storia naturale dei soggetti con Asd e, in futuro, di istituire in Italia un Registro nazionale dei disturbi dello spettro autistico, in modo da avere un quadro chiaro della patologia. Attualmente nel nostro Paese i pochi dati disponibili provengono da due sistemi di rilevazione: uno in Piemonte e l’altro in Emilia Romagna. Serve un’informazione capillare, estesa a quante piu’ Regioni possibile”.

ISS PRESENTA MAPPATURA – Saranno presentati oggi i primi risultati dell’indagine conoscitiva sull’assistenza sanitaria per le persone con autismo in Italia. Una vera e propria mappatura avviata dall’Iss delle strutture destinate alla diagnosi, assistenza e terapia delle persone autistiche nelle regioni italiane. “Dati che possono contribuire ad informare i decisori politici- rimarca l’Istituto romano- e rappresentare un modello di studio applicabile anche in altri paesi dell’Ue”.

IMPORTAZA DELLA RICERCA – Alla conferenza internazionale e’ sottolineata “l’importanza della ricerca europea nel settore dell’autismo. Con un’adeguata pianificazione delle risorse a disposizione a livello nazionale ed europeo, possono essere sostenute tematiche di ricerca innovative sulla patogenesi dell’autismo, la diagnosi precoce e lo sviluppo di strategie terapeutiche. L’istituzione di una rete di ricerca europea, con caratteristiche di forte multidisciplinarieta’, che percorra strade ancora inesplorate, ma che provi anche ad affrontare con strumenti aggiornati problemi sostanziali quali la presa in carico e l’efficacia degli interventi terapeutici. È la strada da percorrere- conclude l’Iss- per colmare il vuoto di conoscenza che ancora contrassegna l’autismo e per rispondere efficacemente ai bisogni delle persone con Asd e dei loro familiari”. (DIRE)

Cambia la carriera degli insegnanti: in arrivo due nuovi ruoli professionali

da Il Sole 24 Ore

Cambia la carriera degli insegnanti: in arrivo due nuovi ruoli professionali

di Eugenio Bruno e Claudio Tucci

 Se non è una rivoluzione poco ci manca. I docenti italiani – che finora sono stati retribuiti in maniera “piatta”, con progressioni esclusivamente legate all’anzianità di servizio – avranno l’opportunità di una carriera vera e propria. Grazie a due novità di rilievo: le risorse per far crescere le loro busta paga saranno assegnate per almeno due terzi in base al merito e potranno aspirare a svolgere due nuove funzioni (insegnante «mentor», specializzato nella didattica, e «quadro-intermedio», più finalizzato al supporto organizzativo). A prevederlo sarà il decreto «Buona scuola», atteso sul tavolo del Consiglio dei ministri entro fine febbraio. In un colloquio con il «Sole 24 Ore» il sottosegretario all’Istruzione, Davide Faraone, sottolinea come nella scuola «lo Stato abbia per molto tempo applicato il vecchio scambio della prima Repubblica: “basso stipendio, richieste minime”, senza alcuna valorizzazione delle differenze».

«La carriera è un diritto degli insegnanti. Già oggi – spiega – una parte significativa dei professori non si concepisce come mero esecutore di compiti, ma come professionista, progettista di percorsi formativi o come quadro che supporta il preside e la scuola». Da qui la sua intenzione di superare «l’omologazione e la mancata differenziazione del lavoro» e la convinzione che è il «momento di cambiare visto che sono maturi i tempi per costruire percorsi di carriera per i professori».

Del resto, le scuole sono realtà con oltre un centinaio di professori (oltre al personale amministrativo). Oggi sono gestite da un dirigente alle prese con un’unica categoria di personale. Domani, cioè all’inizio del prossimo anno scolastico, in ogni istituto ci sarà un 20%-30% di personale docente, che oltre agli scatti legati alla valutazione, potrà accedere ai due percorsi di carriera. Il primo, sarà orientato a supportare la didattica. Saranno figure “mentor”, che potranno anche fare da tutor ai 140mila neo-assunti il prossimo 1° settembre.

Il secondo percorso sarà invece più orientato al supporto organizzativo e alle attività connesse alla gestione della scuola (una sorta di “middle management”). Oggi molti docenti rivestono ruoli intermedi, indispensabili per far funzionare il sistema. Senza che questi compiti, però, abbiano consentito a chi si è impegnato di avere un minimo riconoscimento economico e nessuna progressione professionale.

Alcuni dettagli sono ancora in fase di definizione, come le modalità d’accesso ai due nuovi percorsi e le forme di pagamento. Ma il punto fermo, sottolinea Faraone, è che entrambe le carriere «verranno retribuite più di oggi e il titolo acquisito sarà permanente dal punto di vista giuridico, non cambierà cioè con l’arrivo di un altro dirigente scolastico». Inoltre, «faremo in modo che questi due percorsi rappresentino una precondizione giuridica per accedere a un’ulteriore crescita professionale, la dirigenza scolastica, la dirigenza tecnica e amministrativa, ma anche per ricoprire ruoli all’interno di università, centri di ricerca. Non dimentichiamo infatti che nei nostri istituti lavorano esclusivamente professionisti laureati e specializzati».

I due nuovi percorsi di carriera per i professori modificheranno anche i compiti del preside: «Si punterà su una robusta sburocratizzazione – evidenzia Faraone -. Oggi i capi d’istituto si occupano anche di funzioni “improprie”, come la ricostruzione di carriera o di calcolo delle pensioni del personale che va in quiescenza. Alleggeriremo i loro compiti». Inoltre, alle scuole arriveranno, da subito, più fondi: «Per il funzionamento – dice Faraone – abbiamo assegnato 50 milioni, con l’impegno a stabilizzare le risorse aggiuntive in almeno 25 milioni dal 2016. Novanta milioni, sempre una tantum, andranno invece per potenziare laboratori, biblioteche, digitalizzazione. Complessivamente, immetteremo 140 milioni di risorse fresche, frutto di risparmi del Miur. In questo modo i soldi che invieremo alle scuole passeranno dagli attuali 15-16mila euro medi a circa 35mila euro».

Primo bando digitale sul portale «Protocolli in Rete»: domande entro il 9 febbraio

da Il Sole 24 Ore

Primo bando digitale sul portale «Protocolli in Rete»: domande entro il 9 febbraio

di Eugenio Bruno

Al via il primo bando online sul portale “Protocolli in Rete” del Miur. Si tratta dell’avviso per la fornitura di 54 lavagne multimediali e 1.350 tablet nell’ambito di un accordo tra Miur e Samsung .

Il progetto «Smart future»
Il primo bando fa seguito all’accordo Miur-Samsung Elettronics Italia Spa (Sei) e mette sul piatto, nell’ambito del progetto “Smart Future”, 54 lavagne interattive multimediali e 1.350 tablet che saranno distribuiti a 54 classi di scuola primaria e secondaria di primo grado secondo criteri oggettivi e trasparenti specificati nell’avviso. Gli istituti interessati potranno inviare le domande dal 26 gennaio al 9 febbraio prossimi.

La vetrina digitale
Nei prossimi giorni seguiranno altri avvisi con altre aziende firmatarie di protocolli o accordi già pubblicati .Lanciato lo scorso 18 dicembre lo spazio “Protocolli in Rete” è una vetrina digitale rivolta alle scuole che vogliono incrementare la loro dotazione tecnologica. Il portale ha avuto una fase di “rodaggio”’ nel periodo 18 dicembre-9 gennaio durante la quale le scuole hanno potuto prendere dimestichezza con il “mezzo” aderendo ad un bando fac-simile. Una simulazione che ha visto l’adesione di 3.558 istituti per un numero complessivo di 8.541 domande.

Esami di terza media, (quasi) tutti promossi, cresce la quota dei più bravi

da Il Sole 24 Ore

Esami di terza media, (quasi) tutti promossi, cresce la quota dei più bravi

di Alessia Tripodi

I dati Miur sugli esiti delle prove e degli scrutini dell’anno scolastico 2013-2014: studentesse più brillanti dei maschi, voti più alti al colloquio orale

Percentuale di promossi che sfiora il 100% con un voto medio del 7 e mezzo, studentesse più brillanti dei colleghi maschi e, per tutti, voti più alti alla prova orale.
Sono i principali risultati che emergono dal Focus del Miur sugli esiti degli esami di Stato e degli scrutini delle scuole medie dello scorso anno scolastico (2013-2014) e riguardano circa 589mila giovani.

I dati
Nello scorso anno scolastico ha superato l’esame di terza media il 99,7% dei candidati , un punto percentuale in più rispetto all’anno precedente. Percentuale che, però, non è omogenea a livello nazionale: secondo i dati, infatti, gli studenti di Sicilia e Sardegna mostrano un tasso di successo inferiore alla media nazionale, rispettivamente di 1,4 e 2,3 punti.
Per tutti i candidati il voto medio finale raggiunge il 7 e mezzo, anche se, rispetto all’anno precedente, cresce di 2,7 punti la quota di chi conquista tra l’8 e il 10 e lode e scende quindi di 2,5 punti quella di chi prende tra il 6 e il 7.
In generale, le studentesse risultano più brave dei maschi: il 61,8% dei ragazzi consegue voti tra il 6 e il 7, contro il 469,9% delle femmine; mentre 8 e 9 sono le votazioni raggiunte dal 43% delle ragazze contro il 32,3% dei maschi. Quasi 10 studentesse su 100 concludono gli esami con un voto pari a 10, contro 6 ragazzi su 100.
Fra tutte le prove sostenute all’esame è il colloquio quello che per tutti fa crescere la media del punteggio finale, mentre le performance peggiori si registrano nella prova di matematica e nel test Invalsi. A fronte di un voto medio nazionale per l’esame orale che arriva a 8, Matematica e Invalsi nella maggior parte dei casi non vanno oltre il 7. Ma su quesiti di aritmetica e geometria spiccano in particolare le performance degli studenti cinesi, che vantano voti di quasi un punto superiore alla media.
Sul fronte degli scrutini, il rapporto Miur registra un leggero aumento della quota di ammessi, che passa dal 95,7% del 2011-2012 al 96,5% del 2013-2014.

Scelte post esame
Dopo la terza media la maggior parte dei ragazzi si iscrive alle superiori e spesso le scelte sono diverse a seconda del voto conseguito all’esame. I più bravi puntano sui licei: quasi l’80% di chi ha preso nove, il 90% dei dieci e il 95% dei dieci e lode ha optato per un percorso tra il classico, scientifico e gli altri indirizzi della formazione liceale. Tecnici e professionali pescano invece di più i loro iscritti tra i ragazzi che hanno votazioni tra il 6 e il 7.

 

Gli studenti applaudono Faraone: dateci potere. I sindacati: riforme da voto di scambio

da la Repubblica

Gli studenti applaudono Faraone: dateci potere. I sindacati: riforme da voto di scambio

Pantaleo: “No all”utilizzo di questionari elaborati in forma anonima, no all”utilizzo delle opinioni degli studenti per la premialità o per lo sviluppo della carriera dei singoli docenti”.

Corrado Zunino

​Gli studenti valuteranno gli insegnanti, dice il sottosegretario all”Istruzione Davide Faraone a “Repubblica”. Dal prossimo anno scolastico nelle scuole superiori due milioni e mezzo di ragazzi tra i 15 e i 19 anni avranno a disposizione un questionario in cui, a fine stagione, giudicheranno i loro docenti: puntualità, chiarezza d”esposizione, efficacia della didattica. In ogni istituto, poi, gli studenti potranno eleggere un loro rappresentante che andrà a ricoprire uno dei cinque posti del nucleo di valutazione (gli altri quattro saranno affidati al preside e a tre insegnanti esperti). Il nucleo di valutazione scriverà il rapporto di autovalutazione annuale (Rav) della scuola, avrà voce sugli scatti di merito degli insegnanti e anche sull”anno di prova necessario per il neo-docente da stabilizzare.

Sì, il “pacchetto studenti” che entrerà a giorni nel decreto “Buona scuola” e sarà efficace già dal prossimo settembre somiglia a una rivoluzione. La sta spingendo il sottosegretario Faraone, che da ottobre a oggi ha lodato le occupazioni, incontrato molti giovani. Le reazioni degli studenti alla “valutazione dei prof” sono positive. Accolgono la rivoluzione e addirittura rilanciano.

La Rete degli studenti medi, la più influente organizzazione su piazza, per voce di Alberto Irone dichiara: “Le dichiarazioni del sottosegretario Faraone recepiscono alcune importanti richieste e proposte che da anni portiamo e che abbiamo avanzato con forza nelle mobilitazioni d”autunno e nella consultazione del governo sulla “Buona scuola”. L”idea espressa, che gli studenti debbano essere attivi protagonisti della scuola anche nei processi valutativi e decisionali, la rivendichiamo da anni. Ora vogliamo che questi propositi vengano attuati davvero e chiediamo al sottosegretario l”immediata istituzione di un tavolo con tutte le nostre rappresentanze per discutere nel merito e nel dettaglio”. Rilancia, sì, la Rete dei medi: “Se il governo la pensa davvero così il prossimo passo è riformare la governance scolastica in direzione della collegialità e della partecipazione, soprattutto degli studenti”.

Interviene sul tema il Movimento studenti di Azione cattolica, e sposa l”intento di governo: “La scuola deve essere luogo di vera partecipazione studentesca”, scrivono Gioele Anni e Adelaide Iacobelli. “Oggi partecipazione significa garantire a tutti gli studenti eguali possibilità di accedere all”istruzione: per questo chiediamo da anni una legge quadro nazionale sul diritto allo studio e siamo felici che finalmente se ne parli in concreto. Partecipazione significa certezza di diritti e doveri per chi fa tirocinio e alternanza, che lo “Statuto delle studentesse e degli studenti in stage” dovrebbe garantire. Partecipazione significa soprattutto tornare ad aprire le nostre scuole al mondo circostante, ridando il giusto spazio alle “competenze di cittadinanza”. Credono, poi, “che in un contesto di rispetto e collaborazione anche gli studenti abbiano il diritto di valutare i propri docenti e le proprie scuole. Nessun intento punitivo nei confronti degli insegnanti: “Gli scatti di merito non ci piacciono”.

Sul fronte sindacale, invece, la valutazione studentesca non torna. Mimmo Pantaleo, segretario generale Flc-Cgil, parla di “partecipazione positiva degli studenti” nella fase di autovalutazione, ma zoomando sul merito inizia a falcidiare: “Nettamente negativa è la previsione di organismi imposti dall”alto come il nucleo di valutazione ai quali demandare la compilazione del Rapporto di autovalutazione. L”autovalutazione deve essere un processo partecipato che coinvolge tutte le componenti della comunità scolastica. Nella versione del sottosegretario Faraone la valutazione, con la partecipazione degli studenti, rimane un processo sostanzialmente burocratico, utile solo per classificare scuole e personale. Mancano gli investimenti e noi siamo radicalmente contrari a logiche di competizione tra scuole e docenti”. Chiude Pantaleo: “No all”utilizzo di questionari elaborati in forma anonima, no all”utilizzo delle opinioni degli studenti per la premialità o per lo sviluppo della carriera dei singoli docenti”.

L”Anief, sindacato siciliano diventato popolare dopo la battaglia vinta alla Corte di giustizia europea sui precari da assumere, parla di rischio “voto di scambio”. Dice Marcello Pacifico, presidente dell”Anief: “Così l’esecutivo andrà a sbattere contro un altro muro. Dopo che dal 2009 al personale della scuola viene negato un nuovo contratto di lavoro, si intende sostituire l”unico elemento in grado di dare un minimo di dignità professionale, gli scatti automatici, con un progetto sul merito che andrà a premiare pochi eletti ora pure prescelti con modalità a dir poco discutibili. Dietro a un modello del genere si cela il rischio del voto di scambio”.

Il consorzio Almalaurea ha già realizzato diversi sondaggi nelle scuole superiori su come gli studenti valutano i loro insegnanti. Le rilevazioni, sostanzialmente, sono positive. Nel 2014 i diplomati soddisfatti dei cinque anni trascorsi a scuola sono stati l’82 per cento (erano l’86 nel 2010). Il 79 per cento ha ritenuto competenti i docenti che li hanno seguiti, il 73 per cento li giudica chiari nell’esposizione.

Svolta sul precariato, a Napoli assunti i primi tre docenti con oltre 36 mesi di servizio

da La Tecnica della Scuola

Svolta sul precariato, a Napoli assunti i primi tre docenti con oltre 36 mesi di servizio

Si tratta di tre suplenti campane: Alba Forni, Immacolata Racca e Raffaella Mascolo. Quest’ultima è già nota a chi segue le vicende scolastiche, perché era stata la stessa precaria per cui lo stesso giudice del lavoro Paolo Coppola aveva chiesto l’intervento della Corte di Giustizia europea nel 2012. Oltre all’immissione in ruolo d’ufficio, le tre ottengono un risarcimento danni cospicuo, con lo Stato che dovrà assicurarle la ricostruzione di carriera a partire dal 37esimo mese di servizio. La soddisfazione dei sindacati.

 

Svolta sul precariato, a Napoli assunti i primi tre docenti con oltre 36 mesi di servizio

Giovedì, 22 Gennaio 2015

Si tratta di tre suplenti campane: Alba Forni, Immacolata Racca e Raffaella Mascolo. Quest’ultima è già nota a chi segue le vicende scolastiche, perché era stata la stessa precaria per cui lo stesso giudice del lavoro Paolo Coppola aveva chiesto l’intervento della Corte di Giustizia europea nel 2012. Oltre all’immissione in ruolo d’ufficio, le tre ottengono un risarcimento danni cospicuo, con lo Stato che dovrà assicurarle la ricostruzione di carriera a partire dal 37esimo mese di servizio. La soddisfazione dei sindacati.

Ancora un forte segnale che conduce verso la stabilizzazione del personale precario di lunga data. Stavolta arriva dalla prima applicazione della storica sentenza della Corte di Giustizia europea del 26 novembre scorso: a Napoli il giudice del lavoro Paolo Coppola, prendendo atto della pronuncia emessa dai giudici di Lussemburgo, ha accolto il ricorso di alcune docenti precarie: Alba Forni, Immacolata Racca e Raffaella Mascolo. Quest’ultimo è un nominativo già noto a chi segue le vicende scolastiche, perché nel 2012, andando contro a quanto stabilito della Cassazione, era stato quello per cui lo stesso giudice Coppola aveva chiesto l’intervento della Corte lussemburghese.

Patrocinato dai legali Anief De Michele e Galleano, a 45 anni compiuti, la docente viene così assunta in ruolo d’ufficio, ottenendo anche un risarcimento danni non proprio simbolico, visto che lo Stato dovrà assicurarle la ricostruzione di carriera a partire dal 37esimo mese di servizio.

“La sentenza sulla docente di Ischia – scrive il sindacato guidato da Marcello Pacifico – arriva a distanza di cinque anni da quando l’Anief denunciò il danno prodotto ai precari italiani, costituendosi in Corte Costituzionale, cui seguirono migliaia di ricorsi presentati nei tribunali del lavoro italiani, che si vanno a sommare alla miriade di denunce pervenute alla Commissione Europea, proprio per l’incompatibilità della normativa nazionale rispetto alla direttiva 1999/70/CE del Consiglio del 28 giugno 1999 relativa all’accordo quadro CES, UNICE e CEEP sul lavoro a tempo determinato”.

Il sindacato ricorda, poi, che “già nel 2011 arrivarono congrui risarcimenti danni a favore dei precari ricorrenti, con indennizzi fino a 30mila euro”.

Con la Legge 106/2011, lo Stato cerca di mettere un argine e deroga espressamente all’esecuzione del diritto dell’Unione per via di ragioni oggettive, che nell’estate del 2012 sono state individuate dai giudici di Cassazione nella particolare condizione della scuola italiana: per il nostro Stato, i precari sarebbero addirittura “fortunati”, perché con il servizio accumulano in graduatoria punti per entrare di ruolo. Mentre gli organici non sarebbero prevedibili e il pareggio di bilancio imporrebbe risparmi.

La svolta è arrivata a marzo 2014, quando “la Corte UE decise di accogliere i ricorsi prendendo tempo per esaminare la situazione. A luglio, poco prima dell’accoglimento, già l’avvocato generale, Maciej Szpunar, che si era espresso positivamente sulle motivazioni”. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “a questo punto tutti i tribunali italiani si dovranno adeguare alla sentenza delle Corte europea, come ha fatto oggi il giudice di Napoli. Ma vinta questa battaglia l’Anief non si fermerà: oltre all’assunzione, i precari hanno diritto a percepire gli scatti di anzianità da precari, al pagamento delle mensilità estive, alla riconoscimento pieno del periodo pre-ruolo anche ai fini della mobilità”.

Del fatto si è occupata anche la Flc, che con “la Cgil erano intervenute in giudizio la prima volta presso il tribunale di Napoli e la seconda volta in sede europea per sostenere e rafforzare le ragioni dei precari. È questa una sentenza importantissima che ci rafforza nella nostra battaglia che porteremo avanti fino a quando il Governo non avrà reso giustizia a tutti i precari”, avverte il sindacato Confederale.

Più che soddisfatta si dice poi la Federazione Gilda-Unams, secondo cui “la sentenza emessa dal Foro di Napoli dispone l’assunzione a tempo indeterminato a partire dal primo giorno del 37esimo mese di servizio (in ottemperanza alla norma comunitaria che vieta la reiterazione dei contratti a tempo determinato oltre i 36 mesi, ndr) e riconosce il risarcimento del danno per i periodi di interruzione del lavoro intercorsi dal 36esimo mese fino all’effettiva immissione in ruolo. Riconosciuto anche il diritto alla ricostruzione di carriera. Il tribunale di Napoli ha inoltre condannato il Miur a pagare le spese legali sostenute dalla Federazione Gilda-Unams”.

150mila assunzioni? I dubbi restano

da La Tecnica della Scuola

150mila assunzioni? I dubbi restano

Il Miur non ha ancora resi noti i dati del monitoraggio sulle graduatorie, ma da quanto circola in rete i dubbi sulla consistenza delle GAE restano tutti

Basta leggere qua e là nei vari gruppi e nelle diverse pagine specializzate di Facebook per averne la prova: nessuno sa davvero quanti siano i docenti delle GAE e delle graduatorie di istituto perchè un censimento serio e preciso fatto sulle “teste” reali e non sulle posizioni non è stato ancora fatto.
Il fatto è che ogni insegnante può essere presente in più graduatorie, anche di ordini di scuola diversi e quindi fare semplicemente la somma delle posizioni  è del tutto sbagliato.
E poi c’è un altro problema ancora più serio di cui parlano molti docenti nei social network: per conferire supplenze anche temporanee le scuole spesso interpellano insegnanti che sono già in ruolo da anni.
Solo nelle ultime ore, per esempio, abbiamo letto più di 50 post su questo problema; con qualche segnalazione da record: come quella di chi dice di essere stata chiamata pur essendo felicemente in ruolo (in altra classe di concorso) da più di 10 anni.

Si può facilmente comprendere, quindi, il motivo per cui il ministro Giannini sta “tenendo duro” sulle regole delle prossime assunzioni: solo dalle GAE e non anche dalle graduatorie di istituto. I numeri contenuti nel piano “Buona Scuola”, infatti, potrebbero riguardare le posizioni in graduatoria e non le persone fisiche efferttivamente presenti e interessate all’assunzione.
In questo modo è probabile che – a conti fatti – le persone da assumere siano largamente inferiori a 150mila.
Peraltro non si riesce davvero a capire come mai vi siano tutte queste difficoltà a contare esattamente le persone presenti nelle graduatorie, dal momento che ogni insegnante è inserito con il proprio codice fiscale (che è unico): basterebbe contare i codici fiscali anzichè le posizioni e si potrebbe avere un dato assai più attendibile. Ecco perchè il sospetto che si voglia di fatto immettere in ruolo un numero di docenti inferiore a quello “promesso” ci sembra legittimo, almeno per il momento.

Tempi rapidi per l’azione disciplinare nella P.A.

da La Tecnica della Scuola

Tempi rapidi per l’azione disciplinare nella P.A.

I procedimenti disciplinari nei confronti dei dipendenti pubblici diventeranno più facili. Entreranno norme “finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi l’esercizio dell’azione disciplinare”

E la ministra alla P.A., Marianna Madia, va anche più in là, annunciando controlli più severi in caso di assenza per malattia “con attribuzione della relativa competenza all’Istituto nazionale di previdenza sociale”.

A parte pure il superamento degli automatismi per la carriera dei dirigenti, legata agli esiti della valutazione, secondo il relatore degli emendamenti, concordati con il governo, alla legge delega di riforma della Pa, “I procedimenti disciplinari devono avere una normativa che ne consenta un concreto e rapido esercizio”, mentre “anche sullo scarso rendimento occorre garantire un concreto esercizio”.

Per i subemendamenti si aspetta il 29 gennaio e poi inizieranno le votazioni.

Per quanto riguarda dunque i controlli più severi in caso di assenza per malattia dei dipendenti pubblici, l’emendamento impegna il governo a una «riorganizzazione delle funzioni in materia di accertamento medico-legale sulle assenze dal servizio per malattia» al fine di «garantire l’effettività del controllo, con attribuzione della relativa competenza all’Istituto nazionale di previdenza sociale (Inps)», si legge sul Sole 24 Ore; e in più sarà pure possibile licenziare, inserendo, sibila la ministra Madia, “un criterio di delega che vuole rafforzare la normativa, in modo che non ci siano più blocchi al procedimento disciplinare”. Uno di questi, in modo particolare,  punta all’introduzione di norme in materia di responsabilità disciplinare dei pubblici dipendenti, «finalizzate ad accelerare, rendere concreto e certo nei tempi l’esercizio dell’azione disciplinare».

Dopo la vicenda delle assenze dei vigili urbani, la notte di capodanno, l’attenzione si è concentrata sull’articolo 13: ma anche gli emendamenti agli altri articoli ”contengono scelte importanti”, assicura il relatore.

Per il ministro «anche sullo scarso rendimento occorre garantire un concreto esercizio». I numeri, ha spiegato Madia, «fanno capire che licenziare nella Pa è possibile: su più di 6mila procedimenti, 1/4 si è chiuso con una sanzione grave (licenziamento o sospensione).

Nel pubblico impiego in caso di licenziamento disciplinare illegittimo «secondo me bisogna prevedere sempre il reintegro. Anche perchè c’è un rischio di spoil-system, di tipo politico, che in un’azienda non c’è», ha spiegato ancora Madia, secondo cui: «questo è l’unico punto vero di differenza con il privato. E’ assolutamente evidente che il Jobs Act non si applica al pubblico impiego, è un provvedimento per il settore privato».

Critica la Flc-Cgil: “Smettiamola con la campagna di denigrazione che si basa su luoghi comuni col solo scopo di giustificare tagli e politiche sbagliate.

I lavoratori italiani (tutti) sono agli ultimi posti, nelle rilevazioni internazionali, come assenze sia per malattia che in generale”.

“Dalle rilevazioni dell’INPS”, continua un comunicato del sindacato, “fatte nel 2013 (le ultime disponibili) si evince che i lavoratori pubblici si assentano “per malattia” in media per 10 giorni l’anno. Dunque le altre fattispecie di assenze possibili, e tra questa certamente anche quelle per fruire dei permessi per l’assistenza di cui alla Legge 104/92, risultano pari ad una media complessiva di poco superiore ai 6 giorni l’anno.

Se poi ci sono situazioni di abuso nell’utilizzo dei permessi della Legge 104/92, una legge che come sindacato vogliamo difendere come indicatore del livello di civiltà del nostro paese e come diritto indisponibile, questo non sta certo nelle modalità e quantità di utilizzo da parte dell’insieme dei lavoratori.

Qualora ci fossero delle truffe o dei falsi nelle certificazioni di tale diritto, o in qualche modalità di utilizzo, questo non è certamente imputabile a tutti i lavoratori.

Si facciano tutti gli accertamenti dovuti e non sarà certo il sindacato a difendere situazioni di illegittimità”. Però, aggiunge la Flc-Cgil “è ora di finirla questa campagna contro il lavoro pubblico!”.

Salerno: 5 insegnanti dichiarate “inidonee”

da La Tecnica della Scuola

Salerno: 5 insegnanti dichiarate “inidonee”

Accordata l’inidoneità all’insegnamento a 5 prof salernitane. Non più in grado di svolgere progetti pomeridiani o perché semplicemente sfiancati da una anzianità di carriera che si ripercuote su condizioni di salute precarie

Il Mattino pubblica la notizia, aggiungendo che “è  fuga da una scuola che, forse, non riesce più a intercettare gli stimoli di docenti, ormai, troppo in là con gli anni”.

E sarebbe pure partita una ondata di istanze di richiesta di allontanamento «temporaneo» e in alcuni casi «definitivo» da quelle cattedre ricoperte per anni da insegnanti e prof che si sono spesi per l’accrescimento delle qualità formativa degli studenti salernitani. Pendolari, anziani e talvolta con decenni di carriera alle spalle. Ma che oggi non ce la fanno più a proseguire. Il caso dei cinque insegnanti che hanno richiesto lo status di docenti-inidonei è stato analizzato nei mesi scorsi e ha trovato il definitivo via libera amministrativo.

Un trend che ha accesso evidentemente una spia rossa analizzata con attenzione da settimane. «Lavorare stanca, oggi il mestiere è diventato più logorante – ammette un funzionario del provveditorato – e questo accade in particolare nei primi cicli dell’istruzione».

E il fenomeno va analizzato ancora più attentamente se si raffrontano i casi analizzati negli anni scorsi: nell’anno scolastico 2013-2014, scrive sempre Il Mattino,  sono stati «solo» 3 i procedimenti di idoneità professionale passati al vaglio della amministrazione scolastica, mentre l’anno precedente se ne contavano appena due. Quindi si evince chiaramente come il picco degli esoneri dalla cattedra sia in netta ascesa a partire dall’attuale anno scolastico. «Stiamo chiaramente riscontrando questo fenomeno – ammette Renato Pagliara, provveditore scolastico – è una novità rispetto agli anni passati». Stanchezza professionale o semplice dato fisiologico? Secondo gli addetti ai lavori è il sintomo di difficoltà di una categoria in affanno, forse per l’elevato livello di anzianità di servizio a cui si aggiunge un inadeguato turnover professionale. Tutto questo in una provincia dove l’età media dei docenti di ruolo è di 52 anni e il circa il 10% dei precari nelle graduatorie ad esaurimento sfiora i 55 anni di età.

Per quanto riguarda i docenti inidonei all’insegnamento, la nota 7749 del Miur dell’1 agosto 2014, chiarisce che il personale docente, nell’anno scolastico nel corso del quale viene dichiarato permanentemente inidoneo per motivi di salute, ma idoneo ad altri compiti, può, in attesa di transitare nei profili professionali di assistente amministrativo e tecnico del ruolo Ata, continuare ad essere utilizzato per lo svolgimento di attività connesse all’attuazione del piano dell’offerta formativa.

Riconosciuta l’assunzione dal 37esimo mese per tre precarie storiche

da tuttoscuola.com

Riconosciuta l’assunzione dal 37esimo mese per tre precarie storiche

Oggi si sono avute le tre sentenze del tribunale di Napoli che hanno decretato l’assunzione a tempo indeterminato a partire dal primo giorno (esattamente dal 9 febbraio 2011) del 37esimo mese di servizio per le tre insegnanti (Raffaella Mascolo, Alba Forni e Immacolata Racca) ricorrenti, che avevano portato la loro causa all’attenzione dei giudici comunitari, conclusasi con la sentenza del 26 novembre 2014 della Corte del Lussemburgo di cui ci siamo già lungamente occupati.

Le sentenze inoltre condannano il Ministero al pagamento delle retribuzioni contrattualmente dovute per i periodi di interruzione del rapporto di lavoro intercorsi tra il 9 febbraio 2011 e l’immissione in ruolo, alla ricostruzione di carriera con il riconoscimento del periodo pre-ruolo, e al pagamento delle spese legali sostenute dai ricorrenti.

Ne hanno data notizia le organizzazioni sindacali ricorrenti, la Federazione Gilda-Unams e la Flc Cgil (che riporta utilmente in calce anche i testi delle sentenze), e gli avvocati che hanno sostenuto il giudizio.

Apparentemente, il tribunale di Napoli ha espresso un pronunciamento opposto rispetto a una sentenza della Corte di Cassazione dello scorso 30 dicembre (successiva alla sentenza della Corte Europea), che aveva escluso il diritto alla stabilizzazione (ma ammesso quello al risarcimento, e a due precedenti sentenze dei tribunali di Torino e di Sciacca.

A ben vedere tuttavia la fattispecie delle tre ricorrenti è diversa dagli altri giudizi, in quanto che le tre insegnanti erano iscritte nelle Graduatorie a Esaurimento e comunque destinate all’assunzione, e ciò ne potrebbe limitare il valore analogico.

Ma non v’è dubbio che queste sentenze possono rappresentare un elemento a favore di quanti, sia all’interno del governo che dell’opposizione, sostengono le prerogative degli iscritti in II fascia.

Tablet e LIM per 54 classi: bando online

da tuttoscuola.com

Tablet e LIM per 54 classi: bando online
Operativo il portale Miur “Protocolli In Rete”

Diventa attivo a tutti gli effetti da oggi, con la pubblicazione del primo bando, il portale del Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ‘Protocolli in Rete’, lanciato lo scorso 18 dicembre. Una vetrina digitale attraverso la quale le scuole potranno partecipare a pubblici avvisi per incrementare la loro dotazione tecnologica. I bandi sono il frutto di Protocolli firmati dal Miur con aziende, associazioni, fondazioni ed enti.

Il primo Avviso, che fa seguito all’accordo Miur-Samsung Elettronics Italia Spa (SEI), mette sul piatto, nell’ambito del progetto “Smart Future”, 54 lavagne interattive multimediali e 1.350 tablet che saranno distribuiti a 54 classi di scuola primaria e secondaria di primo grado secondo criteri oggettivi e trasparenti specificati nell’avviso. Le scuole interessate potranno inviare le domande dal 26 gennaio al 9 febbraio prossimi. Nei prossimi giorni, seguiranno altri avvisi con altre aziende firmatarie di protocolli o accordi già pubblicati .

La vetrina ‘Protocolli in Rete’ ha avuto una fase di ‘rodaggio’ nelle scorse settimane, fra il 18 dicembre e il 9 gennaio, periodo durante il quale le scuole hanno potuto familiarizzare con il funzionamento della piattaforma aderendo ad un bando fac-simile. Una “prova sul campo” che ha visto l’adesione di 3.558 istituti che hanno prodotto 8.541 domande. Una partecipazione che conferma il valore di progetti che puntano a coinvolgere in modo innovativo e trasparente società civile e imprese nel processo di implementazione tecnologica delle scuole.

Esami di terza media, i voti più alti alla prova orale

da tuttoscuola.com

Esami di terza media, i voti più alti alla prova orale
Le femmine surclassano i maschi, prendendo mezzo voto in più nelle prove di italiano e di lingue

È al colloquio orale, la prova spesso più temuta negli esami di terza media, che gli studenti riescono a prendere i voti più alti. È quanto emerge dal Focus, appena pubblicato dal Miur e sintetizzato dall’agenzia di stampa Ansa, sugli esiti dell’esame di Stato (e degli scrutini) nella secondaria di primo grado lo scorso anno scolastico 2013-2014 (circa 589 mila gli studenti coinvolti). I dati rivelano pure che le ragazze fanno mangiare la polvere ai maschietti e che la percentuale dei promossi sfiora il 100%.

TERZA MEDIA, TUTTI PROMOSSI – Anche nel 2013-2014 quasi tutti promossi all’esame di terza media: lo ha, infatti, superato il 99,7% degli studenti. Si registra un leggero aumento del tasso di ammissione all’esame – rispetto al 2011-2012 è cresciuto di un punto percentuale – ma per gli studenti di Sicilia e Sardegna risulta più basso rispetto alla media nazionale rispettivamente di 1,4 e 2,3 punti. Negli ultimi anni i bravissimi sono aumentati: la percentuale di 6 e 7 dal 2012 è calata di 2,5 punti, tutti a favore della fascia di voto tra l’8 e il 10 e lode. La media di voto finale, comunque, si assesta sul 7 e mezzo.

A COLLOQUIO VOTI PIÙ ALTI – Tra tutte le prove (italiano, matematica, inglese, seconda lingua, prova Invalsi e colloquio) è il colloquio orale a portare in alto la media del punteggio, mentre nel test Invalsi e in Matematica gli studenti brillano meno. Se la media riportata all’esame orale è poco meno di 8, i problemi di aritmetica e geometria non arrivano che a un 7 più mentre il punteggio del Test Invalsi non raggiunge il 7.

RAGAZZE CON MIGLIORI PERFORMANCE – Prendono circa mezzo voto in più sia nella prova di italiano sia nelle lingue. Ma non al test di Invalsi che appiana le differenze. Non solo di genere. Nelle varie regioni gli studenti hanno mostrato comportamenti piuttosto omogenei arrivando mediamente a un 6,8. Poco più bravi degli altri sono risultati gli studenti siciliani e molisani con un voto pari a 7, i meno brillanti i sardi che hanno superato la prova con un voto medio di 6,5. Tuttavia, rispetto all’anno precedente, i risultati riportati dagli studenti ai test dell’Invalsi sono migliorati, passando dal 6,2 al 6,8.

TRA GLI STRANIERI CINESI FORTI IN MATEMATICA – Gli studenti con cittadinanza non italiana hanno riportato risultati meno brillanti rispetto ai colleghi italiani, ma tra loro i ragazzi cinesi hanno ottenuto in matematica una votazione di circa un punto superiore alla media.

DOPO LE MEDIE – Con la licenza di terza media in tasca la gran parte dei ragazzi si iscrive alle Superiori. Il liceo si conferma la scelta dei bravissimi. Circa l’80% dei nove, il 90% dei dieci e il 95% dei dieci e lode hanno scelto un percorso tra il classico, scientifico e gli altri indirizzi della formazione liceale. Tecnici e professionali pescano invece di più i loro studenti tra i ragazzi dalle votazioni tra il 6 e il 7.

E AGLI SCRUTINI? – È leggermente aumentata la quota di ammessi in occasione degli scrutini delle prime due classi: si è passati dal 95,7% del 2011-2012 al 96,5% del 2013-2014. La fase di selezione è più marcata al primo anno.

Flc Cgil: Gli studenti valutino le scuole, ma non i docenti

da tuttoscuola.com

Flc Cgil: Gli studenti valutino le scuole, ma non i docenti

La partecipazione degli studenti (ma anche dei genitori)” all’autovalutazione delle scuole “è di fondamentale importanza ma vanno definiti precisi orientamenti per garantire trasparenza e condivisione”. È quanto scrive oggi il segretario generale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo, sul sito dell’organizzazione sindacale, intervenendo sul tema, dibattuto in questi giorni, della valutazione dei docenti da parte degli studenti.

Pantaleo introduce l’intervento ricordando: “La valutazione è tema strategico per il sistema educativo e deve essere finalizzata a innovare il sistema di istruzione. Il quadro di riferimento deve essere la scuola della Costituzione e deve avere due fondamenti: diritto di tutti allo studio e qualità dell’istruzione. La prima condizione per una scuola all’altezza dei tempi  è tornare a investire e invece si continuano a tagliare risorse e non si rinnovano i contratti nazionali di lavoro”. In questo senso, continua il sindacalista, “la partecipazione degli studenti nella fase di autovalutazione delle istituzioni scolastiche è, indubbiamente, positiva”.

Pantaleo però rifiuta “nettamente” la possibile “previsione di organismi imposti dall’alto (il nucleo di valutazione) ai quali demandare la compilazione del Rapporto di autovalutazione (RAV)”, e stigmatizza qualsiasi processo “utile solo per classificare scuole e personale e non per migliorare il servizio di istruzione”.

Infine, dopo avere lodato la possibile partecipazione degli studenti alla valutazione delle scuole, il leader della Flc-Cgil ne fissa dei paletti piuttosto stringenti: “1. Gli studenti devono esprimere le loro proposte/osservazioni/critiche in contesti formalizzati (negli organi collegiali e/o secondo altre modalità definite in autonomia dalle singole istituzioni scolastiche); 2. NO all’utilizzo di documenti/questionari ecc. elaborati in forma anonima; 3. NO all’utilizzo delle opinioni degli studenti per la premialità o per lo sviluppo della carriera dei singoli docenti; 4. SÌ convinto all’obbligo della scuola di chiedere agli studenti di esprimersi sulla qualità del servizio di istruzione ricevuto; 5. SÌ convinto all’obbligo della scuola di dare risposta ed eventualmente accogliere nel POF le istanze degli studenti, delle famiglie e dei genitori; 6.SÌ convinto all’individuazione, nell’ambito della valutazione esterna delle scuole, di indicatori che fanno riferimento all’utilizzo delle osservazioni sul servizio erogato da parte dell’utenza”.

Ci sembra più semplicemente che con questa posizione la Flc-Cgil esprima parere favorevole al coinvolgimento degli studenti nella valutazione delle scuole, ma non a quella dei docenti.

13 febbraio: ‘M’illumino di meno’

da tuttoscuola.com

Il Miur aderisce alla campagna
13 febbraio: ‘M’illumino di meno’
Un decalogo sul risparmio energetico inviato anche alle scuole

Anche la scuola s’illuminerà di meno il prossimo 13 febbraio. Il Ministero dell’Istruzione, Università e Ricerca ha infatti aderito all’iniziativa ‘M’illumino di meno’ del programma di Radio 2 RAI, ‘Caterpillar’, con una circolare inviata oggi a tutte le scuole. Si tratta di una grande campagna di sensibilizzazione radiofonica sulla razionalizzazione dei consumi energetici.

Ogni anno, dal 2005, viene individuata una giornata simbolica a chiusura della campagna comunicativa. Quest’anno la Giornata del Risparmio Energetico “M’Illumino di meno” si terrà il 13 febbraio, con un focus dedicato proprio al mondo della scuola. Per questo il Miur invita docenti e studenti a partecipare promuovendo ogni iniziativa, anche simbolica (come lo spegnimento delle luci), incontri con il territorio, laboratori per dare risalto a questo tema. Per aderire a ‘M’illumino di meno’ si può scrivere amillumino@rai.it inviando le proprie proposte di partecipazione alla Giornata del Risparmio Energetico.

La campagna prevede tra l’altro la diffusione di un decalogo sul risparmio che è stato inoltrato anche alle scuole:

 

1. Spegnere le luci quando non servono
2. Spegnere e non lasciare in 
stand by gli apparecchi elettronici
3. Sbrinare frequentemente il frigorifero; tenere la serpentina pulita e distanziata dal muro in modo che possa circolare l’aria
4. Mettere il coperchio sulle pentole quando si bolle l’acqua ed evitare sempre che la fiamma sia più ampia del fondo della pentola
5. Se si ha troppo caldo abbassare i termosifoni invece di aprire le finestre
6. Ridurre gli spifferi degli infissi riempiendoli di materiale che non lascia passare aria
7. Utilizzare le tende per creare intercapedini davanti ai vetri, gli infissi, le porte esterne
8. Non lasciare tende chiuse davanti ai termosifoni
9. Inserire apposite pellicole isolanti e riflettenti tra i muri esterni e i termosifoni
10.Utilizzare l’automobile il meno possibile e se necessario condividerla con chi fa lo stesso tragitto