LA BUONA SCUOLA, INCONTRO SINDACATI-MIUR: FUMATA NERA, NESSUNA NOVITA’

LA BUONA SCUOLA, INCONTRO SINDACATI-MIUR: FUMATA NERA, NESSUNA NOVITA’
Dall’incontro su ‘La Buona Scuola’ avvenuto oggi pomeriggio al Miur non è emersa alcuna novità: il ministro Giannini si è limitata a comunicare ai sindacati che le bozze dei provvedimenti non sono ancora pronte e che, dunque, non è ancora possibile discutere nel merito delle questioni contenute nella riforma”. E’ quanto dichiara Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli Insegnanti, il quale ha ribadito il totale dissenso ad accettare eventuali modifiche per via legislativa di materie come l’orario di lavoro e la retribuzione dei docenti, che costituiscono oggetto di trattativa sindacale.
Sul progetto del governo Renzi – aggiunge Di Meglio – la Gilda ha sottolineato che sarebbe stato opportuno far esprimere il Consiglio superiore della Pubblica Istruzione, cioè l’organismo tecnico-consultivo che avrebbe dovuto sostituire il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione di fatto sopresso ma che, nonostante una sentenza del Tar Lazio, il Miur non ha ancora provveduto a costituire. In merito a questo tema, il ministro Giannini ha spiegato che è atteso a breve il parere del Consiglio di Stato, dopo il quale il ministero si attiverà per indire le elezioni dei componenti del Cspi”.

FLC CGIL rappresenta ancora i dirigenti scolastici?

FLC CGIL rappresenta ancora i dirigenti scolastici?

Nei giorni scorsi, è circolata con una certa enfasi la notizia dell’appoggio di FLC CGIL alla proposta di legge di iniziativa popolare (LIP), promossa da alcuni settori della sinistra radicale e successivamente presentata sia alla Camera che al Senato. Appoggio simbolicamente rafforzato dall’annuncio dell’adesione del Segretario generale di quel sindacato, Domenico Pantaleo.

Quel testo è un “revival” di luoghi comuni del post-sessantottismo culturale. Nei suoi 29 articoli non ricorre una sola volta la parola “autonomia scolastica”, non vi è alcun riferimento alla governance degli istituti, si evoca una sorta di età dell’oro in cui le comunità dei docenti si auto-governano dal basso, senza alcuna referenza né al territorio né agli utenti né, tanto meno, ad una qualche forma di valutazione dall’esterno.

Gli scrutini, per dirne una, sono affidati alla sola componente docente, così come la presidenza delle commissioni di esami di Stato. Ma il meglio viene alla fine, con un dettagliatissimo articolo sulle abrogazioni, che vuole travolgere qualunque traccia di cambiamento intervenuto nella scuola a partire dagli anni Ottanta. Abrogati tutti gli ordinamenti ed i piani di studio e ripristinati quelli della scuola media del 1979 e quelli della scuola primaria del 1985; per quella secondaria superiore, abrogato tutto l’esistente senza indicazione di sostituzione.

Abrogate anche tutte le riforme dagli anni Novanta in poi; abrogata la valutazione delle scuole, abrogato ovviamente l’INVALSI; e, dulcis in fundo, cancellato selettivamente l’art. 25 del D.Lgs. 165/01: ovviamente, senza indicazione di alcun rimpiazzo. Quanto al “capo d’istituto”, un unico brevissimo cenno alle modalità di reclutamento, per concorso, dopo dieci anni di docenza. E basta. Che cosa faccia, quali siano i suoi poteri e le sue responsabilità, tutto rimane nel silenzio.

Al di là dei vuoti normativi, difficilmente colmabili, che si pretende di aprire negli ordinamenti, è chiaro che nel mirino è la stessa dirigenza scolastica, eliminata in radice. Evidentemente alla FLC CGIL la sua ventilata esclusione dal ruolo unico della dirigenza statale non è sembrata sufficiente. Meglio azzerarla una volta per tutte.

Un tale parto di fantasia, ovviamente, non può essere preso sul serio come modello per la nuova scuola. Ma quel che è grave è che FLC CGIL faccia mostra di crederlo e lo appoggi con l’adesione del suo Segretario generale. A questo punto, una domanda, fra le molte, è d’obbligo: quel sindacato ritiene ancora di poter rappresentare i dirigenti scolastici, nel momento stesso in cui appoggia una proposta di legge che ne vuole l’eliminazione?

E, naturalmente, a questa domanda ne segue un’altra: i dirigenti scolastici che attualmente aderiscono a FLC CGIL cosa pensano di questa svolta sessantottina del proprio sindacato? Si sentono ancora rappresentati da questa linea sindacale che sottoscrive la cancellazione della loro funzione?

Presidio il 18 febbraio

Il 18 febbraio Matteo Renzi sarà al politecnico di Torino, ormai simbolo dell’aziendalizzazione dell’ università, per l’inaugurazione dell’anno accademico 2015/2016.

E’ peraltro sin troppo evidente che il governo da lui presieduto è totalmente disinteressato a investire sull’istruzione e ad affrontare il tema del diritto allo studio.
Vuole invece investire diversi miliardi di euro per le grandi imprese, privilegiando i poteri forti a discapito del nostro futuro.
Il progetto di Renzi è di trasformare la scuola pubblica in un’azienda che dovrà accaparrarsi autonomamente i soldi da enti privati perché non sono previsti finanziamenti dallo Stato. Questo non solo privatizzerà la scuola pubblica, ma creerà un’enorme disparità tra gli istituti.
Con La Buona Scuola del Governo Renzi inoltre viene resa obbligatoria l’alternanza scuola-lavoro negli Istituti Tecnici e professionali, che permetterà alle aziende di avere ogni anno studenti sottopagati da sfruttare. Viene introdotto anche l’apprendistato sperimentale, una vera e propria forma di contratto lavorativo sottopagato e precario.

In questi stessi giorni si procede a rendere operativo il Jobs Act, un assieme di norme che indebolisce radicalmente i già limitati diritti delle lavoratrici e dei lavoratori.
Un governo che risponde delle sue al padronato, al potere finanziario, al grande capitale non può che vedere la nostra secca opposizione.

Per tutte queste ragioni la Confederazione Unitaria di Base parteciperà ad un presidio  il 18 febbraio davanti al Politecnico alle 9.30 per una contestazione, assieme agli studenti ed ai precari, contro il governo Renzi.

Per la CUB Piemonte

Stefano Capello

EDUCA, AD APRILE TORNA IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE

EDUCA, AD APRILE TORNA IL FESTIVAL DELL’EDUCAZIONE

Presentato oggi il nuovo Protocollo d’intesa tra Provincia autonoma di Trento, Università degli Studi di Trento e Comune di Rovereto per la realizzazione, in collaborazione con il consorzio Con.Solida, del festival dedicato all’educazione. Avviati anche i lavori per la preparazione della prossima edizione che si terrà il 18 e 19 aprile a Rovereto e sarà dedicata ad un tema di grande attualità: “Desiderio e conflitto”. Molte le novità in programma tra le quali la campagna di sensibilizzazione “L’educazione mi sta a cuore”.

Educa_conferenzastampa1All’aumento della complessità e delle fragilità, il Trentino risponde con un progetto culturale di ampio respiro sull’educazione. Nonostante le risorse in calo, la Provincia autonoma di Trento, l’Università degli Studi di Trento e il Comune di Rovereto hanno rinnovato per altri cinque anni il Protocollo d’intesa che li impegna a realizzare, con la collaborazione del consorzio Con.Solida, EDUCA, il festival dell’educazione. La convinzione infatti è che l’educazione sia strategica per la crescita umana, sociale e relazionale, ma anche leva per uno sviluppo economico e un aumento della competitività del territorio. “L’obiettivo della manifestazione – ha affermato Livia Ferrario, responsabile del Dipartimento della Conoscenza della Provincia autonoma di Trento – è di attirare l’attenzione collettiva sull’educazione, diffondere la consapevolezza della sua centralità, favorire lo scambio di saperi ed esperienze attraverso linguaggi diversificati e con un approccio divulgativo”. Un obiettivo cui darà il suo contributo anche l’Università di Trento che ha assunto il coordinamento scientifico dell’iniziativa. “Attraverso EDUCA si darà corpo alla divulgazione dei saperi sul territorio che, come ha ricordato Aronne Armanini rettore ad interim, è uno degli impegni dell’Università accanto a quello della formazione”. “La città l’aspettava! E in un periodo di risorse scarse non era scontato tornasse, ha esclamato il sindaco Andrea Miorandi, a Rovereto abbiamo molti centri e progetti dedicati alla formazione, ma EDUCA su un altro piano, quello divulgativo, e in un’ottica che supera i confini provinciali. È il segno che le istituzioni trentine continuano a credere che l’educazione sia un investimento del futuro”. “È stata la cooperazione sociale – ha infine detto Michele Tait, direttore del consorzio Con.Solida. – a far scoccare la scintilla che 8 anni fa ha generato questo progetto culturale, siamo perciò felici di continuare ad alimentarlo occupandoci della sua organizzazione ma anche portato temi e sollecitazioni che vengono dalle imprese sociali e dal Terzo Settore”.

Se è confermato l’obiettivo che il progetto ha avuto fin dalle sue origini, non mancano però le novità nate dall’ascolto delle opinioni dei partecipanti alle varie edizioni e delle altre organizzazioni che hanno nel tempo contribuito alla manifestazione; novità finalizzate soprattutto a promuovere la partecipazione e che esplicheranno i loro effetti in particolare a partire dal prossimo anno.

La continuità nel cambiamento è simboleggiata dalla rivisitazione del logo, che mantiene i tratti del “gufo” simbolo di saggezza, inglobandoli in un cuore componenti entrambe fondamentali dell’educazione.

 

 

LA VI EDIZIONE

 

Il tema

Due giorni dedicati a “Desiderio e Conflitto”, come elementi che attraversano la vita di tutti, ne colorano le emozioni e ne determinano il modo di essere. Oggi le agende mediatiche e politiche sembrano però mostrare un desiderio solo come vuota ricerca del nuovo o appagamento immediato di piccoli capricci, e il conflitto come mancanza di sintonia con se stessi, segno di chiusura all’altro e di uno sgretolamento della comunità.

“Noi crediamo – ha affermato a nome del Comitato promotore Roberto Ceccato, responsabile del Servizio Infanzia e Istruzione del primo grado Provincia autonoma di Trento – che sia invece possibile, in una prospettiva educativa, riconoscere e costruire nelle relazioni un desiderio come pulsione verso il futuro e verso l’altro; una chiave per comprendere e condividere; un veicolo per l’autonomia con valenza generativa. Mentre il conflitto può essere partenza per nuovi percorsi di ricerca e di maturazione, nuove forme di convivenza, nuovo sapere. Per il Comitato (di cui fanno parte anche Remo Job, direttore del Dipartimento di Psicologia e Scienze Cognitive dell’Università di Trento e Giovanna Sirotti, assessore alla Cultura del Comune di Rovereto) la dialettica dei sentimenti e delle emozioni muove il mondo, sta a ciascuno di noi educare e educarci perché la direzione di questo moto dia espressione piena alle nostre potenzialità e ai nostri talenti.

Passione e coscienza guidano le nostre azioni, creano uno spazio condiviso e una comunità in cui il legame con gli altri diventa motore propulsivo per immaginare un futuro – individuale e collettivo – significativo e pieno, per il quale vale la pena impegnarsi e agire.

Il desiderio prefigura scenari da raggiungere e richiede realismo e consapevolezza; il conflitto è momento di transizione e di sviluppo talvolta inevitabile, di cui si accetta la responsabilità in funzione del proprio ruolo, verso nuovi equilibri. Occorre capire i conflitti, analizzarne le cause e prevederne gli effetti, gestirli con competenza. Occorre educazione! La relazione educativa (nella famiglia, nella scuola, nelle associazioni, nei gruppi piccoli e grandi) si nutre di desiderio e lo genera, affronta i conflitti e ricerca soluzioni realistiche e raggiungibili, che a loro volta generano desiderio. Partecipazione e confronto; dialogo tra generazioni; consapevolezza delle proprie capacità e dei propri limiti; attenzione all’altro, all’ambiente e al mondo, sono tutti aspetti costitutivi del processo educativo, della capacità di apprezzare la bellezza e l’armonia, di creare solidarietà e convivenza, di costruire assieme il futuro. Il desiderio e il conflitto muovono il mondo, l’educazione dà loro un significato e una direzione”.

 

Le novità

L’impegno assunto con il Protocollo d’intesa su EDUCA diventa subito concreto: è partita infatti la preparazione della prossima edizione che si terrà a Rovereto il 18 e 19 aprile che farà proprie le indicazioni raccolte in questi anni dai partecipanti (20 mila presenze) e dalle centinaia di organizzazioni che nel tempo hanno contribuito alla realizzazione del programma. Innanzitutto cambia il periodo che sarà aprile e non più l’ultimo fine settimana di settembre; questo per facilitare le scuole consentendo loro sia di programmare più agevolmente la partecipazione all’evento, sia di elaborare contributi da portare all’interno del festival. Partendo dall’idea che l’educazione è responsabilità di tutti, si continuerà, e in modo ancora più forte, a puntare sulla multidisciplinarietà degli ospiti e sulla pluralità dei linguaggi, valorizzando in particolare quelli artistici e culturali. Continuerà l’impegno delle organizzazioni promotrici a mantenere alte la qualità e l’intensità delle proposte, che saranno però contenute nella quantità: due giorni (il sabato e la domenica) con un numero minore di appuntamenti rispetto agli anni scorsi per evitare l’effetto disorientante o eccessivamente specialistico.

 

La campagna di sensibilizzazione

L’EDUCAZIONE MI STA A CUORE” è la campagna di partecipazione e sensibilizzazione lanciata da EDUCA che culminerà il 18 aprile. Tutti invitati – da soli o insieme alla famiglia, agli amici, a scuola o al lavoro, o in qualsiasi altro gruppo anche virtuale della propria quotidianità – ad indossare, esporre, pubblicare un cuore (quello proposto dalla campagna stessa, ma anche ideato in modo creativo) per dire con entusiasmo che l’educazione riguarda tutti ed è passione per il futuro. La campagna si può seguire sulla pagina Facebook di EDUCA.

 

La call alle organizzazioni

“Fin dalle origini la partecipazione collettiva per EUCA non è stata solo un obiettivo, ma anche metodo”, ha detto Paola Pedergnana coordinatrice organizzativa della manifestazione. Per questo anche quest’anno pur se i tempi sono molto ristretti, le scuole e le organizzazioni della società civile, le istituzioni e i centri di ricerca e studio, sono invitati a contribuire alla costruzione del programma segnalando e proponendo esperienze, testimonianze, laboratori caratterizzati da originalità e innovazione e alimentando così uno scambio che fa crescere insieme. Le proposte selezionate dal Comitato promotore consentiranno di trattare il tema in modo ancora più plurale e con approcci e sguardi diversificati. Ad autunno presenteremo il tema dell’edizione di aprile 2016, ci saranno quindi molti mesi per elaborare progetti e fare proposte per l’edizione 2016.

La scheda per partecipare è scaricabile dal sito www.educaonline.it



IL MANIFESTO DI EDUCA

 

 

L’ORIGINE

 

EDUCA è un progetto culturale nato nel 2008 per rilanciare la riflessione sui temi educativi e si rivolge in particolare a tutti coloro che non vogliono aderire passivamente al coro delle lamentele sulla crisi dell’educazione, sulla delegittimazione della scuola, sull’incapacità dei genitori di svolgere il proprio ruolo, sull’ingovernabilità dei bambini e degli adolescenti e sulla loro strutturale superficialità e irresponsabilità.

In questa prospettiva, EDUCA ha origine dalla consapevolezza sempre più condivisa che sia tempo di porre al centro dell’attenzione sociale e politica la questione educativa, in termini forti e propositivi. Una questione troppo lungamente trascurata nel nostro Paese. Una funzione pubblica e collettiva, rilevante per il presente e il futuro, che troppo spesso è ridotta unicamente a preoccupante emergenza, a mero problema tecnico di istruzione e di trasmissione di contenuti o, peggio, a questione politico-ideologica. EDUCA è una chiamata a confrontarsi e condividere interrogativi, esperienze e riflessioni partecipando all’evento annuale che si svolge in primavera e contemporaneamente aderendo alla campagna “l’educazione mi sta a cuore” attraverso un gesto simbolico che diventa movimento di sensibilizzazione colletttivo.

Dar vita ad EDUCA ha dunque significato, per gli enti promotori e per tutti coloro che vi hanno aderito e vi aderiranno, assumere pubblicamente un impegno continuativo perché alla crescente richiesta sociale di una “buona educazione” non si risponda con soluzioni contingenti e interventi estemporanei. Un impegno a rimettere in discussione i luoghi comuni e gli stereotipi che circondano l’educare e contribuire così a diffonderne l’essenza vitale: quella di un’avventura quotidiana, appassionante e creativa che rifiuta l’ingenuità, ma non la spontaneità, e la capacità del mettersi in dubbio.

All’origine di EDUCA c’è la consapevolezza che l’educazione sia una “questione seria” che richiede approcci rigorosi e rifugge ogni frettolosa improvvisazione o rassicurante abitudine. Al tempo stesso EDUCA non vuole commettere l’errore di fare dei temi educativi materia per specialisti: l’educazione investe tutti e per questo può e deve essere trattata con toni e modi accessibili. EDUCA se da una lato vuole evitare lo scivolamento nei linguaggi accademici, senza mancare di scientificità, dall’altro da spazio a tutti i linguaggi, anche quelli artistici, culturali e al gioco per riconquistare l’educazione anche come esperienza gioiosa, appasionante e divertente.

EDUCA intende offrire l’occasione per parlare di educazione nelle sue plurali manifestazioni e nel suo realizzarsi all’interno di tutti quegli ambiti, profondamente differenti, che hanno messo al centro della riflessione e della prassi la questione educativa. Alle nuove sfide dell’oggi non si può rispondere proponendo questa o quella verità cui educare i bambini e i giovani o elaborando semplicemente inedite e sofisticate metodologie didattiche. Queste sfide reclamano piuttosto una riflessione su cosa significhi offrire strumenti per interpretare il pluralismo della società complessa e aiutare a trovare il senso della propria esistenza, del futuro da realizzare insieme agli altri, dell’appassionarsi per ciò che si ritiene fondamentale e anche della sofferenza e della fatica di crescere.

 

GLI INTENTI

 

L’educazione è un nutrimento per tutti, non un privilegio di qualcuno.

 

EDUCA è un momento profondo e pensoso, ma anche rivitalizzante e gioioso di incontro e confronto per padri e madri, educatori ed esperti, volontari, giovani, bambini e tutti i cittadini.

 

EDUCA è un’occasione di “soglia” tra i propri quotidiani impegni per riflettere e confrontarsi sulle sfide educative.

 

EDUCA è una ricerca di linguaggi diversi e di molteplici forme di espressione per parlare di educazione, mostrando modalità nuove e “leggere” per farsene carico responsabilmente.

EDUCA è sensibilizzazione dell’opinione pubblica e dei responsabili politici affinché la sfida educativa non rimanga un compito per addetti ai lavori e sia nel nostro Paese un ambito di investimento e non un costo da tagliare.

 

EDUCA è dialogo e confronto fra le istituzioni – a partire da quelle scolastiche – e le varie voci del Terzo Settore e della società civile per sollecitare tutti e ciascuno, organizzazioni e persone, ad approfondire sempre, criticamente e costruttivamente, il proprio ruolo nei processi educativi.

 

LA VISIONE

 

EDUCA vuole essere la comunità di coloro che sperimentano in modo aperto, che scelgono di entrare in connessione, mettendosi in gioco e offrendosi scambievolmente, attraverso la reciproca narrazione aperta e partecipata, attorno a temi educativamente rilevanti.

 

EDUCA vuole diventare il luogo dove trovano spazio chiavi di lettura audaci, con cui provare e interpretare le pedagogie in uso e quelle in sperimentazione, con vocazione nazionale e progressivamente internazionale.

 

EDUCA vuole andare oltre le istituzioni pedagogiche classiche, senza eluderle o escluderle, ritrovando il piacere della scoperta e della provocazione, che spesso vive nelle sperimentazioni delle periferie, per rispondere al crescente bisogno di riflessioni e di prassi educative che preludono anche a una marcata richiesta di senso nella politica e nella cultura.

 

EDUCA vuole essere sempre maggiormente luogo di incontro periodico e di incrocio tra mondi, che con linguaggi diversi, fanno il punto sulla ricerca pedagogica del Paese e, attraverso di essa, sul cammino della nostra società, sui mutamenti e sulle gerarchie dei suoi valori, sullo stato di salute delle istituzioni educative e di coloro che di educazione si occupano tutti i giorni.

Info c/o Con.Solida. via Brennero, 246 c/o Tridente, 4 38121 Trento – Tel 331.6665258 www.educaonline.it – info@educaonline.it

 

‘La Buona Scuola’, Giannini vede sindacati

‘La Buona Scuola’, Giannini vede sindacati:
“Incontro concreto e costruttivo”

Il Ministro dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca Stefania Giannini ha incontrato questo pomeriggio a Viale Trastevere, nella sede del Miur, le Organizzazioni Sindacali in vista dei provvedimenti in arrivo sulla Scuola.

“E’ stato un incontro concreto e costruttivo – sottolinea Giannini – siamo ad un passo da importanti decisioni che riguardano questo settore. Stiamo lavorando – ha spiegato il Ministro ai sindacati – per tirare una linea rispetto al passato sul tema del precariato e per collegare il superamento di questo fenomeno con la qualità dell’insegnamento attraverso la formazione degli insegnanti e la valutazione. Vogliamo dare alla scuola – ha chiuso il Ministro – gli strumenti per realizzare quell’autonomia che finora è rimasta solo sulla carta”.

Dal 2001 un’assunzione su tre nella scuola con il 30% in meno della liquidazione

Dal 2001 un’assunzione su tre nella scuola con il 30% in meno della liquidazione: colpa di un contratto firmato dai sindacati

 

E ora con il blocco degli stipendi si rischia la pensione sociale dopo mezzo secolo di lavoro. Violata la parità retributiva tra lavoratori, essendo la pensione una retribuzione differita nel tempo, da chi la doveva tutelare, con l’aggravante di una trattenuta del 2,5% sul cedolino, che la Corte costituzionale ha dichiarato illegittima. Anief chiede il rispetto dei diritti del personale docente e ata assunto negli ultimi quindici anni e la restituzione delle somme dovute dallo Stato. In caso contrario, sarà ricorso in tribunale.

 

È incredibile che con il CCNQ del 29 luglio 1999 – recepito nel DPCM del 20 dicembre 1999 – i sindacati rappresentativi abbiano potuto dichiararsi d’accordo con l’omologazione del sistema pensionistico pubblico a quello privato e programmare la decurtazione del 30% della liquidazione nel passaggio dal TFS al TFR per i lavoratori assunti dal 2001.

 

Non è un caso, infatti, che gli stessi sindacati, nel 2003, abbiano creato il fondo integrativo pensionistico nella scuola chiamato ESPERO, dove si costringe addirittura il lavoratore a cedere tutta la liquidazione (TFR) in cambio di una pensione aggiuntiva che possa sostenere la perdita concordata di acquisto dello stesso salario differito. E che dire del silenzio dei sindacati, in questi quindici lunghi anni, su una trattenuta del 2,5% che la Consulta con le sentenze 223/12 e 244/14 ha dichiarato ripetutamente illegittima?

 

È arrivato il momento di cambiare il sindacato tradizionale e di riscoprire il diritto alla tutela del lavoro e alla parità retributiva tra i lavoratori, senza alcuna differenza rispetto al contratto a termine o all’anno di assunzione.

 

Continuando così, se si realizzerà il piano del Governo di cancellare gli scatti di anzianità e l’indennità di vacanza contrattuale (Capitolo II de ‘La Buona Scuola’), che CISL, UIL e CONFSAL hanno già avallato con l’intesa del 4 febbraio 2011 – intesa che ha dato luogo all’atto di indirizzo all’ARAN del 18 febbraio 2011 – o ancora con il CCPL 2006/2009 firmato a Trento da CGIL-FLC, CISL, UIL, ANTES per il personale ATA, allora gli effetti dei mancati aumenti affosseranno il potere d’acquisto delle pensioni, e piuttosto che con l’attuale 50% previsto dal passaggio al sistema contributivo puro con la riforma Fornero, per i neo-assunti si arriverà al 33% dell’ultimo stipendio dopo più di 50 anni di lavoro.

 

Si può ancora scegliere: #iovotosoloanief alle prossime elezioni RSU 2015 del 3/5 marzo 2015.

 

Nel frattempo, per ottenere l’interruzione della trattenuta del 2,5% in regime di TFR e ricorrere per la restituzione delle somme trattenute nell’ultimo decennio (4.000 €) è possibile aderire al ricorso al giudice del lavoro.

Faraone. Studenti protagonisti

da TuttoscuolaNews

Faraone. Studenti protagonisti

Nel secondo numero della sua newsletter ‘Cambiamenti’ il sottosegretario Davide Faraone offre alcune anticipazioni sulle misure che potrebbero essere assunte dal Governo in un futuro che  potrebbe in qualche caso essere imminente (il decreto legge previsto entro il mese di febbraio), in altri comunque ravvicinato (uno o più disegni di legge, ma anche provvedimenti amministrativi).

I due principali protagonisti dei ‘cambiamenti’ attesi a breve termine nella scuola italiana sono gli studenti e gli insegnanti. 

“Vogliamo mettere al centro della Buona Scuola gli studenti”, scrive il sottosegretario, e perciò sarà data loro la possibilità di esprimere una valutazione sui docenti e sulla didattica, e anche quella di scegliere “un curriculum opzionale durante l’ultimo anno delle superiori”. Annunciata anche l’introduzione di nuove materie, l’elaborazione dello ‘Statuto delle studentesse e degli studenti in stage’, interventi per il diritto allo studio: “dobbiamo dare spazio ai giovani, metterli al centro della scuola. Sono abbastanza maturi per avanzare proposte, prendere decisioni e suggerire modifiche a un tema che li riguarda da vicino”.

C’è molta risolutezza nelle parole di Faraone, e la chiara intenzione di fare presto. Ma alcune di queste innovazioni, come la modifica dell’esame di maturità (necessaria per rendere credibile e utile il curriculum opzionale nell’ultimo anno delle superiori), richiedono di cambiare la legge vigente, e non ci sembra che lo strumento più adatto, ancorché il più rapido, sia il decreto legge.

Scuola 2.0: sostegno dei genitori determinante

da TuttoscuolaNews

Scuola 2.0: sostegno dei genitori determinante  

Dopo la trasmissione di Rai 3 Presa Diretta dedicata alla scuola l’immagine che viene restituita dai media della scuola italiana è davvero sconfortante. Che lo Stato sia stato fortemente carente nei confronti della scuola nessuno vuole negarlo, tuttavia è parimenti impossibile negare che da questo ritratto emergono con prepotenza solo i punti di debolezza, mentre “resta ingiustamente al buio – osserva la profssa Dianora Bardi, docente dell’istituto “Lussana” di Bergamo e vice presidente di Impara Digitale – un mondo positivo, in fermento, che sta gradualmente cambiando il volto alla scuola italiana. Sono molte, anche se ancora insufficienti, le realtà che in silenzio e con grande dignità – la dignità di dirigenti, docenti, famiglie e studenti – senza eccessivi clamori, lavorano  sull’innovazione digitale, che è in primo luogo didattica”. I commenti che, durante la trasmissione, sono comparsi in rete nei vari social si sono rivelati pe r la maggior parte critici nei confronti dei pochi esempi di eccellenza che sono stati mostrati. E la critica si è concentrata sul mezzo grazie al quale è divenuta tale: i contributi volontari delle famiglie. Si è gridato allo scandalo quando tutti sanno che non esiste scuola in Italia che non ne chieda.

“Naturalmente – precisa la prof.ssa Alessandra Rucci, dirigente scolastica dell’istituto “Savoia-Benincasa” di Ancona – non posso che essere favorevole alla destinazione del contributo volontario delle famiglie a investimenti per infrastrutture tecnologiche. Nel mio Istituto in tre anni abbiamo costruito e stiamo perfezionando la Scuola 2.0 senza mai aver beneficiato di contributi ministeriali o regionali, ma soltanto attraverso una condivisione di obiettivi con le famiglie. Da demonizzare? No. Merita rispetto chi ha investito i contributi per offrire ai docenti formazione altamente qualificata e dotare gli istituti di infrastrutture tecnologiche”. Non la scuola dei ricchi, ma un impegno di responsabilità della comunità scolastica da prendere ad esempio perché sono scuole che hanno garantito l’accesso sempre a tutti e consentito, anche a chi i contributi volontari non ha potuto pagarli perché in difficoltà, di usufruire di strutture all’avanguardia e d i opportunità formative di alto livello. “Sono scuole – ribadisce la prof.ssa Cristina Bonaglia, dirigente scolastica dell’istituto “Fermi” di Mantova – in cui la comunità è intervenuta laddove lo Stato non è riuscito ad arrivare. Sono molte, moltissime che non hanno avuto un euro dal Piano Nazionale Scuola Digitale e tuttavia sono vere scuole 2.0 già da molti anni”. 

Pensionati, basta incarichi nella PA. Ma non a scuola: sarà ancora possibile insegnare gratis

da La Tecnica della Scuola

Pensionati, basta incarichi nella PA. Ma non a scuola: sarà ancora possibile insegnare gratis

In Gazzetta Ufficiale la circolare che nega di “attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani”. Comunque per i presidi non cambia nulla: i docenti in pensione o nelle commissioni di concorso e dei comitati scientifici esclusi dal divieto.

E’ giunta in Gazzetta Ufficiale la circolare che dà istruzioni a tutta le amministrazioni pubbliche per applicare i divieti sul conferimento a pensionati di incarichi che consentano di svolgere ruoli rilevanti al vertice della P.A. La circolare era stata firmata dal ministro della Pubblica Amministrazione, Marianna Madia, più di due mesi fa, il 4 dicembre dello scorso anno. La registrazione della Corte dei Conti risale invece al 20 gennaio di quest’anno. Lo stop però è efficace sin dal 25 giugno del 2014, quando cioè è entrato in vigore il dl Madia che stabilisce i divieti.

Il documento indica innanzitutto come le novità siano “volte a evitare che il conferimento di alcuni tipi di incarico sia utilizzato dalle amministrazioni pubbliche per continuare ad avvalersi di dipendenti collocati in quiescenza o, comunque, per attribuire a soggetti in quiescenza rilevanti responsabilità nelle amministrazioni stesse, aggirando di fatto lo stesso istituto della quiescenza e impedendo che gli incarichi di vertice siano occupati da dipendenti più giovani”. Infatti, si precisa, che “le nuove disposizioni sono espressive di un indirizzo di politica legislativa volto ad agevolare il ricambio e il ringiovanimento del personale nelle pubbliche amministrazioni”.

Naturalmente nell’immediato si dovrà fare i conti con la Legge di Stabilità che blocca le assunzioni fino al 2016, al fine di ricollocare gli eventuali esuberi determinati dal superamento delle Province. Tuttavia, visto che si tratta anche di posizioni alte, le nuove regole potrebbero comunque incidere sul ricambio dei vertici. Nel dettaglio, le modifiche toccano qualsiasi pensionato, sia pubblico o privato, e interessano anche gli incarichi conferiti dai ministri.

La circolare sottolinea come l’obiettivo non sia quello di “escludere la possibilità che i soggetti in quiescenza operino presso le amministrazioni” ma di evitare che il conferimento di incarichi a pensionati “sia utilizzato per aggirare” le regole sulla messa a riposo. Tra i ruoli consentiti c’è anche quello di commissario straordinario, nominato “per l’amministrazione temporanea di enti pubblici o per lo svolgimento di compiti specifici”. Rimane possibile anche lo svolgimento di incarichi o collaborazioni a titolo gratuito per un anno e sono fatte salve alcune situazioni, tra cui gli incarichi di docenza, nelle commissioni di concorso o nei comitati scientifici.

Tirano un sospiro di sollievo, quindi, i dirigenti scolastici che hanno conferito o intendono conferire incarichi gratuiti ai docenti pensionati. Il fenomeno, tra l’altro, sarebbe in decisa crescita. A ricordarlo è stata l’Anief, che il 15 febbraio ha ricordato come le scuole non siano “più in grado di pagare i docenti dell’istituto o esperti esterni. La musica è sempre la stessa: si preferisce “fare appello al lavoro gratuito dei docenti pensionati, visto che il fondo d’istituto è risultato sempre più a ‘secco’ dopo le riduzione del Fis”. Si ripropongono, insomma, “storie uguali in territori diversi, che evidenziano un mal comune del sistema scuola: la mancanza di finanziamenti adeguati”.

Anief ricorda che dei 1.480 milioni di euro che il Miur ha destinato al Miglioramento dell’offerta formativa, che finanzia anche le attività di recupero e di integrazione degli alunni, oggi sono rimasti solo 642mila euro da suddividere per oltre 8.400 scuole: un dimezzamento abbonante che si deve a quel CCNL del 13 marzo 2013, all’art. 2, comma 1, sottoscritto da altri sindacati, in cambio della salvaguardia di scatti di anzianità di cui il personale aveva diritto.

Il presidente del sindacato autonomo, Marcello Pacifico, ha detto di non avere “dubbi che degli ex docenti, forti della lunga esperienza lavorativa, siano all’altezza della situazione e possano condurre al meglio il ruolo per cui sono stati chiamati. Il punto, però, è un altro: perché si dimentica che vi sono oltre 60mila docenti precari, selezionati e formati, laureati e abilitati, i quali per essere assunti a titoli definitivo sono costretti a ricorre al tribunale perché lo Stato li reputa invisibili? Perché con la Legge di Stabilità si è deciso di dare loro sempre meno possibilità di lavoro, assegnando le supplenze brevi direttamente ai docenti di ruolo?”.

Questa mancanza di attenzione verso i giovani, che rimangono disoccupati anche quando hanno i titoli e hanno superato tutte le prove per condurre una professione, in questo caso l’insegnamento, è stata evidenziata in questi giorni dal Censis: da una ricerca nazionale, realizzata con Fondazione Generali, presentata a Padova, è emerso che “la ‘generazione mille euro‘ avrà ancora meno a fine carriera. Con pensioni molto basse”. Il 40% dei lavoratori dipendenti di 25-34 anni ha una retribuzione netta media mensile che non supera i mille euro: di questi, 65% “avrà una pensione sotto i mille euro, pur con avanzamenti di carriera medi assimilabili a quelli delle generazioni che li hanno preceduti”.

Legge 104: il Miur pubblica i dati dei beneficiari

da La Tecnica della Scuola

Legge 104: il Miur pubblica i dati dei beneficiari

Il 25% degli Ata e il 16% dei docenti della regione Lazio usufruisce delle agevolazioni per assistere parenti disabili. A livello nazionale risulta che lo scorso anno 13 docenti di ruolo su 100 e quasi 17 Ata su 100 ne hanno usufruito

Il monitoraggio della situazione è stato compiuto dal ministero dell’istruzione dopo lo scandalo scoppiato in Sicilia, dove si sono registrate realtà che sono già finite nel mirino della magistratura. Tuttavia le segnalazioni sono partite da un gruppo di docenti pendolari della provincia di Agrigento, che nei trasferimenti si vedevano regolarmente superati da colleghi con in mano tali certificazioni: troppe.

Infatti la legge 104, oltre a consentire permessi per l’assistenza ai parenti disabili, permette anche corsie preferenziali sui trasferimenti di sede.

A seguito dunque delle denunce e della successiva visita del sottosegretario all’istruzione, il Miur ha pubblicato un report, di cui dà conto il sito di Davide Faraone, Cambiamenti, che ha messo in luce come  la fruizione maggiore della 104 sia concentrata nelle regioni del Sud e delle isole: se per i docenti di ruolo in Lombardia il ricorso alla 104 è del 10,6%, in Sardegna è di oltre il 18%, in Campania di quasi il 16%, che arriva al 16,75% in Sicilia.

In fondo alla classifica il Piemonte , il Veneto e la Toscana che non arrivano al 10%. Per quanto riguarda invece i precari beneficiari della Legge le percentuali sono bassissime: hanno chiesto il beneficio 5 docenti su100.

Tuttavia, secondo i dati del Miur, e resi noti dal sottosegretario, le tendenza più accentuata riguardano bidelli e segretari: il 26% dell’Umbria, il 23% della Sardegna, il 18,4% dell’Abruzzo.

I dati pubblicati sono accorpati per regione.

Per il personale docente, quasi un prof su 5 è beneficiario della legge 104/92 in Sardegna (18,27%), seguita dall’Umbria (17,17%) e della Sicilia (16,75%). Molto più bassa l’incidenza di titolarità del beneficio in Piemonte (8,96%), Veneto (9,71%) e Toscana (9,84%).

Il personale non docente titolare del beneficio coinvolge oltre 1 lavoratore su 4 in Umbria (26,27%), cui seguono Lazio (24,78%) e Sardegna (23,33%). Sul versante opposto, di nuovo il Piemonte con solo l’11,87% di beneficiari, cui seguono altre regioni più staccate.

16/02/2015 – Asse II “Qualità degli ambienti scolastici” – Varianti in corso d’opera – Adempimenti di cui alla Legge n. 114/2014

Oggetto: Programmazione dei Fondi Strutturali europei 2007-2013 PON FESR “Ambienti per l’apprendimento” – Asse II “Qualità degli ambienti scolastici”, Obiettivo C “incrementare la qualità delle infrastrutture scolastiche, l’ecosostenibilità e la sicurezza degli edifici scolastici; potenziare le strutture per garantire la partecipazione delle persone diversamente abili e quelle finalizzate alla qualità della vita degli studenti. Varianti in corso d’opera – Adempimenti di cui alla Legge n. 114/2014.

Nota prot. 2148 del 13 febbraio 2015

Nota 16 febbraio 2015, AOODGSIP 1127

A Direttori Generali Uffici Scolastici Regionali
Dirigenti Ambiti Territoriali Provinciali
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Bolzano
Bolzano
Sovrintendente Scolastico per la Provincia di Trento
Trento
Intendente Scolastico per la Scuola in lingua tedesca
Bolzano
Intendente Scolastico per la Scuola Località Ladine
Bolzano
Sovrintendente degli studi per la Regione Valle D’Aosta
Aosta
Loro Sedi
E p.c.
Ai Dirigenti Scolastici delle Istituzioni Scolastiche di ogni ordine e grado

Nota 16 febbraio 2015, AOODGSIP 1127

Oggetto: Concorso Nazionale per Cori e Gruppi Strumentali o Misti Indicibili (in)canti