Iscrizioni a.s. 2015-2016: alunni con disabilità ultradiciottenni

Iscrizioni a.s. 2015-2016: alunni con disabilità ultradiciottenni solo nei corsi per adulti (CM 51/14)

di Salvatore Nocera

La C.M. n° 51/14 per le iscrizioni all’anno scolastico 2015-16 reca una novità relativa alle iscrizioni degli alunni con disabilità ultradiciottenni.

In quella dello scorso anno (vedi scheda n° 457. Iscrizioni per l’anno scolastico 2014-2015 (CM 28/14)) era stabilito che gli alunni con disabilità ultradiciottenni non in possesso del diploma conclusivo del primo ciclo e non già frequentanti le scuole superiori dovevano iscriversi ai corsi per adulti, godendo di tutti i diritti che la normativa garantisce agli alunni con disabilità frequentanti le scuole del mattino.

L’attuale C.M. n° 51/14 a questa casistica ha aggiunto quella degli alunni con disabilità ultradiciottenni anche in possesso del diploma conclusivo del Primo Ciclo e non già frequentanti i corsi di scuola superiore.

Perciò da quest’anno tutti gli alunni con disabilità ultradiciottenni che debbano iscriversi al primo anno di scuola superiore lo possono fare solo nei corsi per gli adulti, godendo di tutti i diritti previsti per gli alunni con disabilità frequentanti le scuole superiori del mattino.


OSSERVAZIONI

L’aggiunta sembra coerente con la logica del divieto di iscrizione ai corsi mattutini basato sul criterio del divario di età tra gli alunni che normalmente frequentano i corsi del mattino (14-18 anni) e gli alunni ultradiciottenni e non già sul possesso o meno del diploma conclusivo del Primo Ciclo.

Quindi, mentre si apprezza questa integrazione, si deve però far rilevare una palese discriminazione che di fatto si realizza ai danni delle persone con disabilità.

Infatti lo stesso divieto di iscrizione ai corsi del mattino non è previsto per gli alunni ultradiciottenni senza disabilità e non si comprende quale sia la logica di questa omissione, che di fatto crea una discriminazione perseguibile ai sensi della l. n° 67/06.

Se tale legge venisse attivata da qualche alunno con disabilità ultradiciottenne, con o senza diploma conclusivo del Primo Ciclo, la norma di quest’anno verrebbe vanificata dall’annullamento del Tribunale.

Questo Osservatorio ha scritto al MIUR affinchè venga eliminata la discriminazione, prevedendo il divieto di iscrizione ai corsi del mattino anche per gli alunni ultradiciottenni senza disabilità. Si è ancora in attesa delle determinazioni del ministero.


AGGIORNAMENTO DEL 2/3/2015

La Direzione Generale per gli Ordinamenti Scolastici del MIUR ha inviato la Nota prot. n° 1730 del 27/02/2015 in risposta alla nostra richiesta di chiarimenti sulla discriminazione degli alunni con disabilità ultradiciottenni relativa all’obbligo d’iscrizione ai corsi serali per adulti.

Rimaniamo in attesa delle emanande istruzioni per le iscrizioni ai corsi per adulti che dovrebbero eliminare tale discriminazione.

 

Impegno del Governo sul FUN per la dirigenza

Il Sottosegretario Faraone ribadisce a Rembado l’impegno del Governo sul FUN per la dirigenza

In occasione della Conferenza Stampa per la consegna dei premi “ANP per l’INNOVAZIONE” tenutasi presso la sede ANP, il Sottosegretario Davide Faraone, sollecitato in maniera stringente dall’intervento di apertura del presidente Giorgio Rembado, ha ribadito l’impegno del governo per il reperimento di nuove risorse da destinare al FUN per la retribuzione dei dirigenti della scuola.

 

“Molte delle cose che avete detto e scritto in questi anni – ha dichiarato l’on. Faraone – saranno nei provvedimenti di prossima emanazione”.

Nell’anticipare ai presenti alcuni dei contenuti dei provvedimenti per la Buona Scuola, il Sottosegretario ha affermato la necessità di dotare di strumenti l’autonomia, mai completamente realizzata, puntando su un sistema di valutazione che intervenga su tutti i livelli.  La valutazione, ha detto, va intesa come strumento per premiare il merito, ma anche per capire le cause che determinano nelle scuole condizioni di difficoltà, così da aiutare a rimuoverle. Ha, inoltre, ribadito l’importanza della formazione per tutti, come diritto ed anche come dovere professionale.

Sempre nella direzione della valorizzazione del personale, è stato anticipato l’impegno ad aumentare progressivamente gli investimenti sulla scuola, agendo  sulle retribuzioni dei docenti e dei dirigenti e sulle risorse per il  funzionamento degli istituti.  In particolare, nel far riferimento alle ripetute sollecitazioni dell’ANP relative alla necessità di metter mano alle retribuzioni dei dirigenti, tenendo conto dell’aumento progressivo degli oneri e delle responsabilità del ruolo, ha preso ancora una volta l’impegno a risolvere la questione del FUN.

“Nelle imminenti norme troverete – ha concluso – tanto di sburocratizzazione e di supporto ai dirigenti delle scuole”. Il riferimento era, come ha spiegato subito dopo, all’istituzione di una vera carriera per i docenti, che si realizzerà con il mentor e figure specifiche di supporto all’attività organizzativa del dirigente.

La scommessa sull’economia circolare e la crescita dello sviluppo

La scommessa sull’economia circolare e la crescita dello sviluppo

Paolo Manzelli – Presidente Egocreanet <egocreanet2012@gmail.com>

 

La societa’ industriale contemporanea è limite del collasso per aver perseguito una economia lineare ritenendo possibile uno sviluppo economico senza limiti. (1)

 

L’esaurimento delle risorse naturali della terra dell’ acqua potabile e l’inquinamento dell’ aria sono la radice di un sistema di produzione che nel suo complesso rischia di divenire globalmente insostenibile. Quindi nell’ epoca contemporanea si impone con sempre maggiore evidenza la necessita’ di una netta revisione delle opportunita’ di produzione e di business per evitare un ineluttabile collasso economico e sociale di vaste e incontrollabili proporzioni.

 

A fronte di cio’ recentemente il concetto di “economia circolare” ha guadagnato la attenzione politica ed economica mondale nella ricerca di una visione strategica di lungo periodo che possa mettere a punto una modalita’ efficace per ridurre l’intensità del danno generato della decrescita e dallo inutile sperpero di risorse naturali al fine di poter rinvigorire l’economia dello sviluppo eco-sostenibile. (2)

Lo scorso 2 luglio 2014 la Commissione europea ha presentato una comunicazione «Verso un’economia circolare: un programma a zero rifiuti per l’Europa» (COM(2014)398), che si basa sul presupposto che da un uso più efficiente delle risorse deriveranno nuove opportunità di crescita e occupazione. (3)

 

Il modello delle Economia Circolare, per non rimanere uno semplice slogan, va ridefinito e sperimentato in termini di business innovativo, ponendo in evidenza come si possa ricavare un netto vantaggio economico e sociale, dando sviluppo ad una riconversione produttiva , basata su una conoscenza condivisa tra impresa e ricerca capace di :


  • favorire un sistema di “cross-fertility” multi-disciplinare e multi-attoriale
    • garantire un management collaborativo finalizzato alla sostenibilita’ ambientale
    • innovare il processo produttivo orientato a rilasciare zero rifiuti
    • integrare la economia dello sviluppo in una dimensione “glocale”

 

II Modello di business innovativo che risponda a tali assi portanti di un nuovo modello di sviluppo è la scommessa della Economia Ciclica, nella quale le aziende e la ricerca devono ripensare le loro comuni strategie di sviluppo, innovando prodotti, processi e mercati nel quadro della futura economia della conoscenza.

 

Il fulcro di tale innovazione e’ un complesso “Thinking Design” del management della produzione e sviluppo, necessario a ripensare alla innovazione circolare di prodotti processi e marcato .

 

In Economia Circolare i materiali utilizzati in prodotti commerciabili non sono piu’ visti semplicemente come “prodotti primari” , ma come potenziali attività di riconversione , in quanto ciascuna risorsa andra’ ripensata in modo che essa possa può essere riutilizzata come input in altre catene di valore e di sviluppo.

 

Le imprese in collaborazione con la ricerca, dovranno superare rapidamente l’ insostenibile modello lineare , del ”take-make-waste” “e qundi riflettere, per ogni area di sviluppo, sul come massimizzare, in un sistema di cross-fertility collaborativo, che dia valore di molteplici prodotti nella dimensione di favorire una durata temporale consistente in più cicli di vita e di consumo.

Al primo posto per iniziare llo sviluppo della Economia Ciclica è pertanto un programma innovativo di “Thinking Design” fondato sulla ri-progettazione dei prodotti e processi di produzione e sviluppo finalizzati a generare piu cicli di vita all’ investimento in risorse naturali ed umane e prodotti primari.

 

Catturare il valore aggiunto della Economia Ciclica come business innovativo richiede infine anche di fare riferimento a nuovi modelli commerciali che sono collegati a innovazione modulare del sistema di riciclaggio della produzione .


Pertanto i possibili vantaggi della Economia Circolare richiedono un cambiamento responsabile della ricerca e della impresa , pertanto la responsabilita sociele ed ecologica dello sviluppo è l’ atteggiamento fondamentale per passare da modelli lineari a modelli di business circolari tali che diminuiscano celermente l’ impatto ambientale della produzione industriale.

 

Certamente le barriere allo sviluppo della “Economia Circolare” sono globalmente potenti, proprio in quanto sono determinanti, la conservazione di interessi precostituiti, i privilegi, i preconcetti e le limitazioni culturali . La transizione verso un’economia circolare richiede pertanto modifiche sostanziali economiche e culturali integrate , che implicano l’adozione di nuovi modelli di mercato, nuove modalità di trasformare rifiuti in risorse, e nuovi modelli di comportamento dei consumatori.

 

Pertanto per stimolare la complessa trasformazione dell’economia in un’economia circolare, EGOCREANET ONG di R&S si impegna a promuovere iniziative di riflessione e stimolo sulla responsabilita’ sociale della ricerca e della impresa ,,indirizzate sulla ampia comprensione tematica della Economia Circolare finalizzata al rilascio di zero rifiuti. (4)

 

 

Biblio online :

 

(1) – Collasso Societa’ Industriale:

http://www.caosmanagement.it/182-l-imminente-rischio-di-collasso-della-societo-industriale

 

(2) Circular Economy : https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=56584

 

(3) COMMUNICATION FROM THE COMMISSION 02/JULY 2014:

http://ec.europa.eu/environment/circular-economy/pdf/circular-economy-communication.pdf

 

(4) Conferenza Economia Circolare nel settore Agro-Food 29/30 Aprile 2015 Infornazioni in: http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=190989


The bet on the circular economy and growth development.

Paolo Manzelli – President EGOCREANET <egocreanet2012@gmail.com>

 

The contemporary industrial society is close to the edge of collapse.The cause is to have pursued a linear economy considering possible economic development without limits. (1)

 

The depletion of natural resources of the land, of drinking water and air pollution, are the root of imminent disaster of a production system as a whole, that  is likely to become globally unsustainable. So in the contemporary era is imposed, with increasing evidence, the need to a sharp revision of opportunity of production and business, in order to avoid an inescapable economic and social collapse of a large and uncontrollable proportions.

 

In the face of this recently the concept of “Circular Economy” has gained political and economic attention internationally, in order to obtain a long-term strategic vision that can develop an effective mode to reduce the intensity of the damage done by a decrease and the unnecessary growing of waste from natural resource . So that Circular Economy strategy  aims to reinvigorate the economy of environmentally sustainable development. (2)

 

On 2 July 2014, the European Commission presented a Communication “Towards a circular economy: a program to zero waste for Europe” (COM (2014) 398), which is based on the assumption that a more efficient use of resources creates new opportunities for growth and employment. (3)

 

The model of the Circular Economy, if not will to remain a mere slogan, it should be re-defined and tested in terms of innovative business, highlighting how one can derive a net economic and social benefit, giving development to a production conversion, based on a shared understanding abd collaboration between enterprise and research capable of:

  • promote a system of “cross-fertility” multi-actorial and trans-disciplinary
  • ensure collaborative management aimed at sustainability environmental
  • innovate the production process oriented to release zero waste
  • integrate the development economics in a “glocal” world-dimension

 

This Model innovative business, that meets those cornerstones it is the great challenge of Circular Economy, in which companies and research must rethink their common development strategies, innovating products, processes and markets, within the framework of the future knowledge economy.

 

The core of the emerging and Circular Economy will be a complex “Design Thinking” of innovative management of production and development, based on the need to rethink the innovation of circular products ,processes and market.

 

The materials used in marketable products during the development of circular economy are no longer seen simply as “primary products”, but as recycling conversion activities, because each resource will go redesigned so that it can be reused as input in other value chains and development.

 

Businesses in collaboration with public and private research, will quickly overcome the unsustainable linear model, the “take-make-waste” . Therefore each company will have to work together to a profound reflection on the reorganization of each development area, on how to maximize, in a system of cross-fertility , the values ​​of multiple products in the search to favor a time duration consisting of multiple cycles of life and consumption of goods.

 

The first place to start the development of Circular Economy will take  place on an innovative program of “Design Thinking” based on the re-design of products and processes of production and their development, aimed at generating more life cycles to investment of natural and human resources. Capture the added value of Circular Economy as innovative business, requires finally also refer to new marketing  models that are linked to innovation modular recycling system of production.

 

Therefore the possible advantages of the Circular Economy requires high responsibility for change an integrated system research and production. Therefore, the social and ecological responsibility of the development will be the most  fundamental attitude to switch from linear models to circular business that reduce rapidly the ‘environmental impact of contemporary industrial production.

 

Certainly the barriers to the development of the “Circular Economy” are globally powerful, just as they are used, the preservation of vested interests, privileges, preconceptions and cultural limitations. The transition towards a Circular Economy therefore requires substantial changes in the economic and cultural integrated, involving the adoption of new market models, new ways of turning waste into resources, and new patterns of consumer behavior.

 

Therefore to stimulate the complex transformation of the economy in a Circular Economy, EGOCREANET NGOs as partner of the project , is committed to promoting initiatives of reflection and stimulus on social responsibility of research and enterprise collaboration ,addressed the broad thematic understanding of Circular Economy new business aimed at zero waste. (4)

 

BIBLIO ON LINE

.———————————————–

(1) – Collapsing Societa ‘Industriale:

http://www.caosmanagement.it/182-l-imminente-rischio-di-collasso-della-societo-industriale

 

(2) Circular Economy: https://www.edscuola.eu/wordpress/?p=56584

 

(3) COMMUNICATION FROM THE COMMISSION 02 / JULY 2014:

Fai clic per accedere a circular-economy-communication.pdf

 

(4) Conference Circular Economy in Agro-Food 29/30 April 2015 in Infornazioni: http://met.provincia.fi.it/news.aspx?n=190989

Programma il Futuro

#Coding, successo per il progetto “Programma il Futuro”
Oltre 290.000 studenti coinvolti, 1.900 scuole e 15.000 classi

Quasi 2.000 scuole iscritte, 300.000 studenti coinvolti e 15.000 classi protagoniste. Sono solo alcuni dei numeri del progetto sul #Coding, Programma il Futuro, realizzato dal Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca in collaborazione con il Cini (il Consorzio Interuniversitario nazionale per l’informatica) per lanciare la programmazione informatica tra i banchi. Partito nel mese di settembre 2014 (con una apposita circolare ministeriale), il progetto è stato ufficialmente presentato lo scorso 3 dicembre dal Ministro Stefania Giannini. Programma il Futuro ha una durata triennale, si inserisce tra gli obbiettivi del piano di Governo de “La Buona Scuola”, e vuole insegnare agli alunni i rudimenti della programmazione con il pc in maniera semplice, divertente, accessibile.

Programma il Futuro piace, non solo agli alunni, ma anche ai docenti. Stando al monitoraggio effettuato tra settembre 2014 e gennaio 2015, hanno attivamente partecipato al progetto e svolto attività di formazione culturale all’informatica 1.911 scuole, 14.948 classi e 290.516 studenti. Al 15 gennaio, gli iscritti registrati erano, in totale, oltre 7.400 (si tratta di singoli insegnanti, studenti e utenti interessati).

L’Italia, durante la settimana internazionale dell’Ora del Codice (dall’11 al 17 ottobre scorsi), è stato il Paese con la maggiore partecipazione all’iniziativa, a parte gli Usa.

Le scuole primarie, più degli altri ordini, sono protagoniste di Programma il Futuro: più della metà (il 55% per esattezza) delle iscrizioni. Seguono poi le medie, con un’adesione del 28 per cento, e le secondarie (il 15%).

A metà dicembre gli iscritti erano 6.840 (7.400 all’ultima rilevazione). Di questi: quasi 7 su 10 sono insegnanti (il 67,9 per cento), il 20,1 per cento sono studenti e il 12 per cento utenti di altro tipo.

Ma come sono arrivate le scuole a conoscere il #Coding? Più della metà (il 57,1% degli iscritti) tramite la circolare diramata dal Miur, mentre quasi una su quattro dal sito web del Ministero dell’Istruzione.
La Lombardia, con il 15,6 per cento, è in testa alla classifica regionale della partecipazione. Seguono la Puglia (10,2%), l’Emilia Romagna (9,8%), il Piemonte (9,7%), il Veneto (7,7%), la Campania (7,6%) e il Lazio (7%).

Programma il Futuro piace, appunto. Quattro iscritti su cinque si sono detti soddisfatti delle attività; il 72,5% ha utilizzato il servizio di supporto; il 67,6% le risposte alle domande più frequenti (le Faq), il 59,5% ha fatto ricorso al Forum. Il 94,7% ha seguito le lezioni interattive e il 66,5% quelle cosiddette “senza rete”. L’89,8% ha utilizzato i video introduttivi delle lezioni.
Il 97% degli insegnanti ha valutato il progetto utile o molto utile e una percentuale uguale di studenti si è detto interessato o molto interessato.
Il progetto, al quale le scuole possono aderire facoltativamente, proseguirà per tutto l’anno scolastico, con la possibilità per gli istituti di iscriversi ancora.
Tra i suggerimenti e le osservazioni forniti dai partecipanti, emergono in particolare la richiesta di proseguire ed estendere la formazione sul “pensiero computazionale”, andando al di là dell’iniziale alfabetizzazione digitale.


Rapporto monitoraggio (settembre 2014 -gennaio 2015)

Consigli al Governo sulla scuola

Al Governo che sta per varare l’annunciata normativa della sua riforma della scuola la FLC CGIL ripresenta le sue proposte. È inaccettabile che si intenda procedere per decreto anche su materie che richiedono un’ampia discussione e partecipazione delle scuole, del territorio, delle forze sociali e del Parlamento. Non si può ignorare che sono in campo proposte di legge di iniziativa popolare e contributi importanti da parte di tantissime personalità e associazioni per innovare dal basso il sistema di istruzione e formazione. Per la FLC CGIL gli obiettivi centrali indicati nel “Cantiere scuola” sono: farla finita con l’intervento della legge sulle materie contrattuali, rinnovare il contratto di lavoro scaduto da 6 anni, rifinanziare prioritariamente il sistema pubblico e invece di finanziare ulteriormente le scuole private di pochi. L’equità non si fa favorendo i ricchi e mettendo in discussione la Costituzione. Il diritto allo studio lo Stato lo garantisce facendo funzionare bene la scuola pubblica, soprattutto quando le risorse sono poche.

La FLC CGIL ribadisce le sue proposte:

assunzione di tutto il personale precario avente diritto, azzeramento del precariato attraverso un piano pluriennale di stabilizzazioni e, dopo, avvio dei concorsi con cadenza regolare. È urgente indire il concorso ordinario e riservato per i direttori dei servizi, le cui assunzioni sono ferme da più di dieci anni;
obbligo scolastico a 18 anni e una legge nazionale per sostenere il diritto allo studio;
piano credibile di edilizia scolastica e messa in sicurezza delle scuole, riduzione del numero degli alunni per classe;
organico funzionale dei docenti finalizzato al potenziamento della qualità dell’offerta formativa a partire dal sud. Lo stesso vale per il personale Ata che il Governo ignora e che è invece funzionale e necessario al buon governo della scuola;
generalizzazione della scuola dell’infanzia, estensione del tempo pieno nella primaria;
la possibilità di dare il 5 per mille alle scuole;
rifinanziamento del Mof con risorse aggiuntive;
rendere effettiva l’autonomia scolastica liberando le scuole da inutili carichi burocratici;
favorire una più ampia partecipazione e democrazia con la riforma degli organi collegiali e garantendo la rappresentanza istituzionale del sistema scolastico;
un investimento di 17 miliardi di euro che recuperi il gap con la media degli investimenti in istruzione dei Paesi Ocse, lanciando così un vero new deal per le scuole.

Orario, salario, carriera, organizzazione del lavoro sono temi da regolare per contratto. Il Governo definisca rapidamente i tempi e le risorse per il rinnovo del contratto nazionale. Siamo radicalmente contrari a interventi sugli scatti che abbiano come unico obiettivo quello di ridurre ulteriormente i salari.

Alle superiori arriva il «curriculum flessibile»

da Il Sole 24 Ore

Alle superiori arriva il «curriculum flessibile»

di Eu. B e Cl. T.

Più inglese con l’introduzione, già a partire dalle primarie, della metodologia Clil (insegnamento in lingua straniera di una materia non linguistica): una pratica finora sperimentata alle superiori. La possibilità, nelle secondarie di secondo grado, di introdurre «insegnamenti opzionali», a scelta degli alunni, o «corsi facoltativi», per ampliare l’offerta formativa. Si punta a realizzare anche «il curriculum dello studente» per racchiudere la «storia scolastica» del ragazzo per orientare nel proseguio degli studi o per accedere nel mondo del lavoro. Tutto il link scuola-impresa si rafforza, con un irrobustimento dell’alternanza (da 70-80 ore ad almeno 400 negli ultimi tre anni degli istituti tecnici e professionali) e si rende strutturale l’apprendistato per studenti (anche minorenni), superando la sperimentazione avviata da Maria Chiara Carrozza limitata al 2016 (i progetti in corso, come quello di Enel che ha assunto 150 studenti-apprendisti, proseguiranno fino a scadenza).

Sono diverse le novità previste nel decreto scuola a favore degli alunni. È, nei fatti, un’inversione di tendenza (attesa da anni) la scommessa sull’alternanza, che coinvolgerà anche i licei. Qui la formazione on the job potrà essere di almeno 200 ore negli ultimi tre anni. Negli istituti tecnici e professionali si potrà salire ad almeno 400 ore negli ultimi tre anni. Due mondi che iniziano a parlarsi. Gli istituti dovranno organizzare i corsi di formazione in materia di tutela della salute e sicurezza nei luoghi di lavoro; e per i ragazzi il periodo di alternanza sarà valorizzato all’esame di Stato (nella terza prova scritta). Si punterà pure sui «laboratori territoriali per l’occupabilità», partecipati da imprese, università e mondo della formazione professionale, con un investimento di 40 milioni di euro.

Il provvedimento sdogana poi il «curriculum dello studente» con la mappatura di tutte le esperienze e le competenze acquisite dal ragazzo, anche extrascolastiche. Il “documento” verrà valutato all’esame di Stato, in sede del colloquio orale. Si potenzierà la «carta dello studente», che potrà avere funzioni di pagamento, «attivabili su richiesta dei soggetti esercenti la responsabilità genitoriale».

Dopo vari annunci, e qualche marcia indietro, si concretizzano le norme che rafforzano alcune materie. Non ci saranno stravolgimenti dei curricula (e degli ordinamenti scolastici) ma solo una valorizzazione dell’autonomia scolastica. Ci sarà una valorizzazione di musica ed educazione fisica «con particolare riguardo alla scuola primaria». L’inglese si potenzierà attraverso la metodologia Clil (servirà però formare bene i maestri e i docenti). Si porterà la storia dell’arte (un paio d’ore in più) in tutti i licei, a partire dalle prime classi, e in alcuni indirizzi degli istituti tecnici e professionali. Diritto, inteso come educazione alla cittadinanza, ed economia, intesa come alfabetizzazione economico-finanziaria, sbarcheranno nel primo biennio delle superiori (dove attualmente tali insegnamenti non sono previsti). Si rafforzano infine le competenze digitali, a partire da logica e pensiero computazionale.

Un nuovo «piano digitale» per rafforzare le competenze degli alunni

da Il Sole 24 Ore

Un nuovo «piano digitale» per rafforzare le competenze degli alunni

di Claudio Tucci

Si chiama “Piano nazionale scuola digitale” ed è l’ultima mossa del Miur per sviluppare (e migliorare) le competenze informatiche degli studenti. All’interno del decreto “Buona Scuola” c’è anche uno stanziamento da 50 milioni di euro e l’individuazione di cinque attività da implementare, anche grazie alla programmazione europea e regionale e al piano nazionale banda ultra larga.

Più wi-fi nelle scuole
Il primo punto del “nuovo” piano è il potenziamento delle infrastrutture di rete, sentite le Regioni, con particolare riferimento alla connettività e al wi-fi nelle scuole. Si punterà poi alla formazione dei docenti (all’innovazione didattica) e del personale tecnico-amministrativo, che avranno funzioni di supporto all’innovazione tecnologica. Si implementerà pure la strumentazione e i processi di governance del Miur. Tutti gli adempimenti dovranno essere sempre più online.

Nuove competenze
Il piano, all’ultimo punto, tocca anche lo sviluppo delle competenze digitale degli alunni, attraverso il rafforzamento dell’offerta formativa. Dal prossimo anno scolastico, è scritto sempre nel decreto, gli istituti dovranno avviare attività didattiche e formative su: logica e pensiero computazionale, cittadinanza digitale ed educazione ai media, artigianato e produzione digitale.

Copertura
Per l’intero piano nazionale Scuola digitale, come detto, il decreto prevede uno stanziamento di 50 milioni che arriveranno dal fondo per il funzionamento. Tale somma sarà disimpegnata e versata entro 30 giorni alle entrate dello Stato per essere successivamente riassegnata a tali attività, incluse le spese relative alla gestione e al funzionamento.

Buona Scuola, appello di 44 deputati maggioranza per parità private

da Repubblica.it

Buona Scuola, appello di 44 deputati maggioranza per parità private

Nella riforma avanzata l’ipotesi di sgravi fiscali già contestati dal ministero dell’Economia. Ma per le paritarie comunque non basterebbero a far fronte alla più grave crisi della loro storia

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Le paritarie tornano alla carica e chiedono il buono scuola. Nei giorni scorsi, tra le tante indiscrezioni sul piano di riforma del governo sulla scuola, che verrà presentato martedì prossimo, è circolata anche l’ipotesi di una detrazione fiscale per le famiglie che affidano la formazione dei propri figli alle scuole paritarie. Ma i gestori delle stesse scuole si sono mostrati freddini di fronte a questa ipotesi. Perché le paritarie stanno attraversando, con tutta probabilità, la crisi più grave del dopoguerra ad oggi e chiedono aiuto allo stato per non chiudere i battenti. A farsi portavoce degli istituti non statali 44 deputati della maggioranza di governo che hanno affidato il loro appello rivolto al presidente del consiglio Matteo Renzi alle colonne del quotidiano dei vescovi L’Avvenire.

“Il Piano per la ‘Buona Scuola’ è il più importante tentativo di riformare globalmente la scuola italiana dall’epoca della riforma gentiliana”, scrivono i deputati di diversi partiti. “Proprio per questo  –  continuano  –  lo slancio riformatore che il governo sta portando avanti in molti campi non può perdere un’occasione irripetibile per avviare nei fatti lo storico gap della scuola italiana in tema di pluralismo e libertà di educazione. Un sistema fondato sulla detrazione fiscale, accompagnato dal buono scuola per gli incapienti, sulla base del costo standard, potrebbe essere un primo significativo passo verso una soluzione di tipo europeo”.

Ma già sulla eventuale detrazione fiscale la coperta appare corta. Il ministero dell’Economia ha già posto qualche problema sulle 148mila assunzioni  –  poi scese a 120mila  –  dei precari che costeranno un miliardo di euro per il 2015 e 3 miliardi dal 2016 in poi. Insomma, si cerca la cosiddetta copertura finanziaria per una detrazione fiscale che potrebbe riguardare un gettito variabile da 1,5 a 3 miliardi di euro. Ma le associazioni delle scuole paritarie battono cassa lo stesso. “Lo Stato moderno  –  si sottolinea nella lettera, a prima firma Gigli (gruppo ‘Per l’Italia-Cd’)  –  dovrebbe saper trasformarsi da gestore in controllore e garante della qualità formativa di tutta l’offerta pubblica”.

E si ripropone l’annoso problema del finanziamento alle scuole non statali che dal 2000, quando il governo D’Alema varò la legge sulla parità scolastica, pone su due fronti contrapposti coloro che richiedono l’applicazione, senza se e senza ma, del dettato costituzionale  –  che all’articolo 33 assegna ai privato il diritto “di istituire scuole ed istituti di educazione, senza oneri per lo Stato”  –  e coloro che, considerando la scuola paritaria facente parte del sistema di istruzione pubblico, rivendicano finanziamenti ad hoc per consentire la libera scelta educativa delle famiglie. “Del resto scrivono i parlamentari  –  se fosse pubblico solo ciò che è statale, l’Italia non potrebbe vantare due giganti della pedagogia moderna come Maria Montessori e don Lorenzo Milani”.

Attualmente, lo stato assegna alle paritarie circa 500 milioni di euro all’anno. Più i finanziamenti a favore delle scuole paritarie  –  o delle famiglie che affidano alle non statali i figli  –  che le singole regioni inseriscono nei propri bilanci. Una situazione che però è a macchia di leopardo e che spesso risente del colore della singola giunta regionale in carica. I finanziamenti a favore delle paritarie nel corso degli anni hanno subito variazioni considerevoli. Fu l’allora ministro Letizia Moratti ad accrescere fino a 650 milioni circa il budget a favore delle paritarie. Poi sceso a circa 500 milioni. Ma adesso la crisi morde anche le famiglie che prima potevano permettersi rette da 3mila euro e molte scuole paritarie rischiano di chiudere i battenti.

E c’è chi, di fronte alla richiesta dei 44 deputati di maggioranza, alza le barricate definendola “una vergogna indicibile”. “I fondi alle scuole paritarie private  –  dichiara Danilo Lampis, coordinatore nazionale dell’Unione degli studenti  –  oltre ad essere un vero e proprio spreco, sono uno schiaffo alla dignità alla scuola pubblica e alle migliaia di studenti, insegnanti e famiglie che le frequentano. La scuola pubblica vive una situazione drammatica, massacrata dai tagli degli ultimi sei anni e pensare di equiparare sulla scala delle priorità il finanziamento delle private  –  tagliano corto gli studenti, che promettono battaglia nelle piazze  –  è offensivo”

Da martedì 3 marzo si rinnovano le Rsu, la novità sono i precari eleggibili

da La Tecnica della Scuola

Da martedì 3 marzo si rinnovano le Rsu, la novità sono i precari eleggibili

Al voto circa un milione di lavoratori, docenti e Ata, per rinnovare le Rsu di oltre 8.400 istituti autonomi: quest’anno, per la prima volta, potranno essere votati anche i supplenti annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015. Patto di “desistenza” dei sindacati minori.

Da martedì 3 a giovedì 5 marzo la scuola italiana chiama al voto circa un milione di lavoratori, docenti e Ata, per rinnovare le Rsu di oltre 8.400 istituti autonomi: quest’anno, per la prima volta, potranno essere votati anche i supplenti annuali, con contratto sino al 30 giugno o 31 agosto 2015, a seguito dellastorica sentenza della Corte di giustizia europea del 26 novembre scorso, che ha mandato in soffitta il principio di discriminazione tra il personale di ruolo e precario della scuola adottato per decenni in Italia con l’avallo dei sindacati tradizionali, ribandendo, nello specifico, quanto riconosciuto dalla direttiva 14/2002 e dalla sentenza della Corte Europea Association dé mediation 2014.

A rendere nota la particolarità di quest’anno è l’Anief, l’unica organizzazione, per numeri di liste e deleghe, che potrebbe diventare rappresentativa a seguito delle votazioni di inizio marzo 2015. Per raggiungere questo obiettivo, il sindacato autonomo ricorda di aver “vinto tutti i ricorsi attivati, arrivando a costringere il Governo a stabilizzare 150mila precari della scuola nella prossima tornata di assunzioni, dovrà ottenere un voto su cinque nelle liste delle scuole dove è presente”: un risultato difficile, ma forse non più impossibile. Anche perché l’Anief potrà contare sull’alleanza con Unicobas e Usb, con cui è stato costituito un patto di “desistenza”, attraverso cui, riferisce il sindacato, “si vuole rompere il monopolio ventennale dei noti sindacati e tornare finalmente a tutelare i lavoratori”.

L’accordo prevede che nelle scuole dove non sia presente una lista Rsu Unicobas e Usb, i lavoratori sostengano le liste Anief: se invece sono presenti solo liste dei sindacati oggi rappresentativi, si chiede ai lavoratori di astenersi di assegnare il voto, perché si tratta di quelle organizzazioni che nell’ultimo ventennio sono state artefeci o perlomeno complici nel far perdere ai lavoratori della scuola quote sempre maggiori di salario, diritti e dignità lavorativa”.

In occasione dell’ultimo rinnovo delle Rsu si impose la Flc-Cgil, con la Cisl Scuola e lo Snals in calo, la Uil Scuola e la Gilda in crescita. Le votazioni si concluderanno giovedì 5 marzo. Nei giorni a seguire i risultati.

Per fare il vicepreside bisognerà far parte dell’organico funzionale?

da La Tecnica della Scuola

Per fare il vicepreside bisognerà far parte dell’organico funzionale?

 

E’ una delle ultime ipotesi che si sta facendo strada. Risolverebbe il problema delle scuole superiori dove altrimenti sarebbe difficile riconoscere l’esonero dall’insegnamento ai docenti incaricati di collaborare con il dirigente scolastico. Le controindicazioni sono del tutto evidenti.

Una delle ultime indiscrezioni che abbiamo avuto modo di leggere in rete in merito alle possibili disposizioni contenute nel decreto sulla Buona Scuola riguarda la questione dell’utilizzo dei docenti dell’organico funzionale e delle modalità di assegnare ai docenti incaricati di collaborare con i dirigenti scolastici forme di esonere totale o parziale.
Prendiamo il caso di un liceo classico in cui il dirigente nomina come vicepreside un insegnante di latino e greco: potrà riconoscergli l’esonero o il semiesonero solo a condizione di poterlo sostituire con un insegnante di organico funzionale che sia abilitato in quelle materie; altrimenti sarà costretto a nominare un docente che possa essere effettivamenete sostituito.
(Ma su questo punto bisognerà leggere con attenzione le norme che saranno inserite nel decreto, in quanto in realtà la legge di stabilità ha proprio eliminato gli istituti dell’esonero e del semiesonero).
Ecco che a questo punto si sta affacciando una nuova ipotesi: il dirigente potrà assegnare i compiti finora attribuiti ai propri collaboratori a insegnanti appartenenti all’organico funzionale.
E’ evidente che una simile soluzione non va esattamente nella direzione del sostegno alla qualità della scuola: almeno per il 2015/2016 i docenti dell’organico funzionale saranno i neo-assunti: e come si può pensare che un docente appena arrivato in una scuola possa assumere compiti così delicati e complessi? A meno che non accada – in tempi brevi – che anche i docenti di ruolo abbiano la possibilità di chiedere il passaggio su posto di organico funzionale già per il 2015/2016.
Ma – se anche questo fosse possibile – quale insegnante con 30 anni di servizio chiederà di passare sull’organico funzionale – il cui funzionamento non è ancora per nulla chiaro – con la “speranza” di ottenere l’incarico di vicepreside ma con il rischio di essere utilizzato in supplenze?
Insomma, la situazione è complessa e delicata e c’è da augurarsi che il decreto in fase di emanazione ponga le basi perchè l’organizzazione del lavoro delle scuole non venga resa ancora più difficile.

Il trasferimento dei docenti può essere congiunto su più province?

da La Tecnica della Scuola

Il trasferimento dei docenti può essere congiunto su più province?

L’OM in vigore consente di richiedere il trasferimento su più province; ma si può anche chiedere il traasferimento congiunto: all’interno della provincia e in un’altra provincia.

È la domanda che spesso viene rivolta al proprio consulente di fiducia: “Oltre il trasferimento nella provincia di titolarità, il docente può scegliere di fare congiuntamente il trasferimento per un’altra provincia?”.
La risposta è affermativa, e la norma di riferimento che la supporta è l’art.8 dell’O.M. 4 del 24 febbraio 2015. Le regole cambiano se il docente è titolare nella scuola dell’infanzia, primaria o secondaria di primo grado, rispetto ad un docente titolare alla secondaria di secondo grado. Infatti al comma 1 del su citato art.8 si parla di docenti di ruolo delle scuole dell’infanzia statali, di scuola primaria, di scuola secondaria di primo grado, titolari di sede o di posto di dotazione provinciale, e si spiega che questi possono chiedere il trasferimento ad altre sedi della provincia di titolarità o a sedi di una sola altra provincia (diversa da quella di titolarità) o congiuntamente per entrambe.
Qualora intendano avvalersi di quest’ultima possibilità, devono presentare congiuntamente le due domande, da redigersi secondo le modalità stabilite dalla presente ordinanza; non si tiene conto della domanda relativa alla provincia di titolarità qualora risulti accolta la domanda di trasferimento ad altra provincia.
Quindi, ad esempio, un docente titolare alla primaria a Firenze, può chiedere congiuntamente il trasferimento per la provincia di Firenze, ma può anche presentare l’istanza di trasferimento interprovinciale ad esempio a Cosenza. Tra le due istanze ha precedenza, nel caso di ottenimento del trasferimento, quella interprovinciale. Per i docenti titolari nelle scuole di secondo grado la norma è diversa, infatti per costoro si applica il comma 2 dell’art.8 dell’OM 4 del 24 febbraio 2015, in cui si spiega che possono chiedere il trasferimento ad altre sedi nell’ambito della provincia di titolarità o per sedi di più province, presentando un’unica domanda di trasferimento.
In questo caso non si tratta di fare domanda congiunta, come nel caso precedente, ma in un’unica domanda di trasferimento si richiede il trasferimento provinciale e interprovinciale fino ad un massimo di 15 province da elencare secondo un ordine di preferenza.

#riformabuonascuola Sono 44 i deputati che non condividono il Piano Buona Scuola

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola Sono 44 i deputati che non condividono il Piano Buona Scuola

Il Piano Buona Scuola potrebbe incontrare difficoltà per l’opposizione di una parte della maggioranza che vuole maggiore attenzione per il sistema paritario.

Ancor prima che il decreto sulla Buona Scuola venga approvato dal Governo e poi trasmesso al Parlamento per la sua conversione in legge, inizi la “battaglia” per tentare di bloccare il provvedimento o quanto meno di renderne più difficile l’approvazione.
Ma questa volta gli ostacoli non arrivano dal fronte dei sostenitori della LIP che certamente faranno di tutto per mettere in difficoltà Matteo Renzi ma che non avranno molte possibilità di essere determinanti all’interno del Parlamento.
Paradossalmente le difficoltà arriveranno invece proprio dalla stessa maggioranza: è di queste ore, infatti, la notizia  che 44 deputati guidati da Gian Luigi Gigli del gruppo “Per l’Italia” hanno scritto al presidente Renzi per dirgli chiaramente che il progetto Buona Scuola non va per niente bene perchè non valorizza in alcun modo il sistema paritario che pure è un pezzo decisivo dell’intero sistema scolastico nazionale.
I firmatari chiedono che si dia piena applicazione alla legge 62 del 2000 voluta dall’allora ministro Luigi Berlinguer e approvata da una maggioranza di centro-sinistra.
Insomma lo scontro si preannuncia importante e non sarà puramente ideologico in quando i deputati firmatari della lettera potrebbero diventare decisivi per l’approvazione della legge di conversione.
Certo è che sarebbe paradossale se, alla fine, il piano Renzi dovesse essere bloccato non dai sindacati o dai 15 comitati pro-LIP che si sono costituiti in tutta Italia ma da una opposizione interna che, per di più, chiede l’appllicazione della legge 62 del 2000.
Ma probabilmente non succederà nulla di tutto questo, perchè – al momento buono – il Governo, pur di non perdere la partita, farà ricorso al voto di fiducia. E a quel punto chi avrà il coraggio di far cadere il Governo?

Concorso ds: snellire prove e procedure

da La Tecnica della Scuola

Concorso ds: snellire prove e procedure

 

L’attuale procedura concorsuale è lunga e complessa, ma intanto le scuole sono in sofferenza; le reggenze sono ancora tante. Forse bisogna accelerare i tempi e snellire le prove.

Nuovo concorso ds: c’è qualcuno che pensa sia necessario affrettarne l’iter per il bene comune. Evitare cioè uno svolgimento appesantito da troppe prove affinchè le assunzioni possano attuarsi già da settembre 2016.
E’ questa la richiesta dell’on. Milena Santerini (Scelta civica) che  ha presentato una raccomandazione alla Camera dei deputati relativamente all’andamento delle procedure preliminare in vista del bando del prossimo concorso.
L’articolo 17 del decreto-legge n. 104 del 2013 ha infatti, com’è risaputo, introdotto un nuovo sistema di reclutamento dei dirigenti scolastici, basato su un corso-concorso selettivo di formazione bandito annualmente dalla Scuola nazionale dell’amministrazione per tutti i posti vacanti, disponendo l’abrogazione della disciplina previgente, che prevedeva lo svolgimento delle procedure su base regionale. Visto però che  l’indizione del nuovo corso-concorso, prevista entro il 31 dicembre 2014 per la copertura dei posti vacanti di dirigente scolastico nelle regioni nelle quali sia esaurita la graduatoria del concorso indetto con D.D.G. 13 luglio 2011, non ha avuto luogo e per questo si è resa necessaria una proroga al 31 marzo 2015, se il lungo e complesso meccanismo che è stato teorizzato ( ben 4 prove (test preselettiva, 2 scritti, un orale), più un corso di 4 mesi e 2 di tirocinio)  è evidente che molto difficilmente si potrà concludere il tutto entro il 31 agosto 2016.
Ma la carenza di dirigenti è notevole e molti istituti sono già affidati in reggenza. Alla luce di ciò, l’on. Santerini, impegna il Governo ad adottare iniziative normative per sanare l’eventuale carenza di dirigenti già a partire dal prossimo anno scolastico, prevedendo un coinvolgimento dei dirigenti stessi nella scrittura del Regolamento per l’attuazione del corso-concorso per l’assunzione di dirigenti scolastici o una sua eventuale modifica, al fine di rendere più snelle ed efficaci le procedure concorsuali.
Ciò potrebbe significare fare una cura dimagrante alla pre-selezione, eliminando i quiz relative a informatica e lingua straniera e togliere almeno uno scritto.
Una cosa è dunque certa. Troppe scuole sono nelle mani di dirigenti non titolari, urge sbrigarsi e
snellire, semplificare, partire al più presto per l’avventura di questa nuova tornata concorsuale…

Giornata Mondiale dell’Autismo

Sancita dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite nel 2007, la Giornata Mondiale per la Consapevolezza dell’Autismo mira a sensibilizzare, informare, ma soprattutto promuovere la solidarietà verso i malati e le loro famiglie, per aprire un varco nel silenzio che solitamente regna attorno a questa patologia.

L’autismo, o disturbo dello spettro autistico (Dsa), è una condizione cronica che interessa lo sviluppo del sistema nervoso centrale. Esordisce precocemente, per cui si manifesta principalmente tra i bambini. L’autismo causa una disabilità complessache coinvolge diversi ambiti: sociale, comunicativo e comportamentale, la cui origine rimane sconosciuta. I tassi d’incidenza dell’autismo, secondo gli studi epidemiologici, sono in costante aumento. I dati relativi all’Europa sono frammentari e non esistono stime ufficiali: si va da 1 caso su 133 a 1 caso su 86. Più precise sono le stime Usa: secondo il CDC, un bambino su 68 è affetto da Dsa (fonte La Stampa).

“Light it up blue” (illuminalo di blu) è la campagna mondiale lanciata da Autism Speaks, la più grande organizzazione internazionale che si occupa di autismo, per “accendere i riflettori” su questa patologia: in ogni città monumenti ed edifici simbolo verranno illuminati di blu per significare vicinanza ed attenzione di istituzioni e società alle persone che ne sono colpite e alle loro famiglie. Un modo per accendere la speranza e spingere le Istituzioni ad occuparsene di più.

«Abbiamo chiesto alle istituzioni e alle amministrazioni pubbliche del Trentino di aderire a questa iniziativa, dal profondo significato, e di dare un segnale concreto al nostro territorio – afferma il presidente di Fondazione Trentina per l’Autismo Onlus, cav. Giovanni Coletti. – La città di Trento sarà protagonista in questo speciale momento accanto alle principali città del mondo, da New York a Sidney, da Roma a Firenze. Ringrazio l’amministrazione comunale, il sindaco Andreatta e l’assessora Franzoi per aver prontamente risposto al nostro appello. Speriamo che altri si aggiungano!».

La Cattedrale del Duomo di Trento sarà infatti illuminata di blu nelle sere dell’1 e 2 aprile a testimonianza della partecipazione della città e per sensibilizzare l’opinione pubblica sull’autismo e stimolare l’impegno per il miglioramento dei servizi e per la promozione della ricerca.

«L’autismo è una patologia difficile, ancora poco studiata e compresa – aggiunge il presidente Coletti. – Richiede risposte specifiche che vanno oltre la semplice cura: la presa in carico delle persone autistiche impone, per essere efficace, la collaborazione e l’interazione di varie istituzioni, dalla scuola alla sfera sanitaria, senza dimenticare l’imprescindibile coinvolgimento delle famiglie».

La Provincia Autonoma di Trento ha responsabilmente risposto a questa esigenza e sostiene la costruzione di Casa “Sebastiano”, il centro specializzato che sta sorgendo a Coredo, ma tutti possono dare il loro contributo devolvendo il 5X1000 a favore della Fondazione Trentina per l’Autismo Onlus. Accendiamo la speranza, non costa nulla.

http://www.trentino-suedtirol.ilfatto24ore.it/index.php/cronaca/2466-2-aprile-2015-giornata-mondiale-dell-autismo

Nota 2 marzo 2015, AOODGOSV 1738

Ministero dell’Istruziol1e dell’Università e della Ricerca
Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Direzione generale per gli ordinamenti scolastici e la valutazione del sistema nazionale di istruzione

Ai Direttori degli Uffici Scolastici Regionali
LORO SEDI
Ai Dirigenti scolastici delle Istituzioni scolastiche statali e paritarie di ogni ordine e grado
LORO SEDI
E, p.c. Al Capo di Gabinetto
Al Capo Dipartimento per il sistema educativo di istruzione e formazione
Al Capo Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali
Al Capo Ufficio stampa
LORO SEDI

Nota 2 marzo 2015, AOODGOSV 1738

Oggetto: Orientamenti per l’elaborazione del Rapporto di Autovalutazione