“BUONA SCUOLA” O “TELENOVELA”?

“BUONA SCUOLA” O “TELENOVELA”?

ESASPERATI I PRECARI IN ATTESA DI STABILIZZAZIONE

Nigi: ”Dopo una miriade di annunci il governo, quando è arrivato a concludere, si è accorto che il provvedimento non sta in piedi”

Roma, 3 marzo. “Non dovrebbe essere consentito a nessuno di alimentare speranze e vanificarle”, lo ha dichiarato il segretario generale dello SNALS-CONFSAL, Marco Paolo Nigi, alla vigilia del Consiglio dei ministri di oggi che dovrebbe deliberare solo un disegno di legge.

Visti i tempi che intercorrono per l’inizio del prossimo anno scolastico, c’è più di un fondato sospetto che per il 2015/16 siano a rischio l’organico funzionale e il piano di stabilizzazione del personale.

Prima di esprimere giudizi attendiamo la parola definitiva a questa che si è rivelata una vera e propria “telenovela”. Certo è che assume sempre più fondamento il dubbio che avevamo subito espresso come sindacato: il governo aveva presentato un provvedimento di cui erano stati studiati solo i titoli dei capitoli senza aver predisposto né i contenuti né tutte le coperture finanziarie necessarie.

Di sicuro, lo SNALS-CONFSAL non subirà passivamente una situazione di questo tipo se dovesse essere confermata.

Scuola, rischio slittamento per il piano assunzioni

da Repubblica.it

Scuola, rischio slittamento per il piano assunzioni

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p class=”summary”>La decisione del governo di varare nell’immediato solo un ddl mette in dubbio i tempi dell’inserimento di oltre 120mila precari, promesso per settembre. Il progetto è pronto. Eccone alcuni aspetti

di SALVO INTRAVAIA

ROMA – Oltre 120mila precari della scuola col fiato sospeso. Perché molto probabilmente il piano di assunzioni inserito dalla riforma Renzi in un decreto-legge che avrebbe avuto una corsia preferenziale in Parlamento slitterà. Il Consiglio dei ministri varerà infatti solo un disegno di legge, per “coinvolgere nell’approvazione della riforma anche le opposizioni” che hanno accusato Renzi di eccessivo decisionismo. E’ quindi certo che l’approvazione del piano assunzioni subirà un rallentamento, ma i tempi per concretizzare il reclutamento di 120mila tra inclusi nelle graduatorie provinciali ad esaurimento e gli idonei del concorso a posti del 2012 ci sono. Occorre tuttavia fare in fretta e sperare che non ci siano intoppi durante l’iter parlamentare. Intanto, il Piano è pronto. E adesso si conoscono anche i dettagli.

Quello che viene chiamato “piano assunzionale straordinario” è destinato a due categorie: gli inclusi nelle liste provinciali dei supplenti e gli idonei dell’ultimo concorso a cattedra bandito nel 2012.

Ma per sapere chi in effetti verrà assunto e soprattutto dove, occorrerà aspettare che il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini emani il decreto sull’organico dell’autonomia, composto da posti comuni, posti curricolari e posti per il potenziamento dell’offerta formativa. I primi due saranno di scuola e saranno formati da un contingente di posti sufficiente per fornire gli insegnamenti previsti dagli attuali ordinamenti più l’ampliamento dell’offerta formativa (musica, inglese ed educazione motoria all’elementare; storia dell’arte, diritto, economia al superiore), il terzo sarà un organico per reti di scuole cui potranno accedere i dirigenti scolastici degli istituti nelle aree a rischio o che intendano ampliare l’offerta formativa.

Stabilito l’organico dell’autonomia per le singole regioni e i diversi gradi di scuola, si passerà alle assunzioni. I primi a staccare il biglietto per il ruolo saranno i vincitori e gli idonei dell’ultimo concorso a posti. Poi toccherà agli inclusi nelle graduatorie ad esaurimento ma soltanto per i posti disponibili. Per partecipare alle assunzioni, tutti gli interessati dovranno presentare una domanda online con, eventualmente, le province in cui si richiede di essere assunti al di fuori di quella di attuale inclusione. Coloro che non si ritrovano nelle prime posizioni di graduatoria possono scegliere di essere assunti in altre regioni. Ma una volta esaurito il piano di assunzioni, che scatterà dal primo settembre, le graduatorie ad esaurimento, quelle dell’ultimo concorso e le liste dei concorsi precedenti ancora in vigore verranno azzerate e cancellate.

Coloro che non sono riusciti a trovare un posto fisso col piano di assunzioni potranno sperare nella riserva di una quota di posti nel prossimo concorso per 60mila neo insegnanti che il ministero dell’Istruzione dovrebbe bandire entro il primo ottobre prossimo. Stesso discorso per i 20mila precari non inclusi nelle graduatorie provinciali che negli anni dal 2009/2010 al 2014/2015 hanno prestato servizio per almeno tre anni “anche non continuativi”. Si tratta di coloro che rientrano nella sentenza della Corte di giustizia europea che lo scorso mese di novembre ha condannato l’Italia per abuso di contratti a tempo determinato nella scuola. Ma l’opportunità della riserva dei posti è valida soltanto per il bando relativo ai posti disponibili nel triennio 2016/2019.

Nasce Socloo.org, il primo social network dedicato alla scuola

da Il Sole 24 Ore

Nasce Socloo.org, il primo social network dedicato alla scuola

di Alessia Tripodi

Una piattaforma gratuita che offre ai docenti delle scuole italiane la possibilità di creare classi virtuali, condividere contenuti e chattare con gli studenti

Un social network dell’istruzione per connettere scuole, classi, docenti e studenti. Che amplia le potenzialità didattiche dell’e-learning permettendo agli utenti di condividere temi e contenuti attraverso una bacheca simile a quella di Facebook, di fare verifiche on line anche via chat.
Si chiama Socloo (www.socloo.org ) ed è la nuova piattaforma Web gratuita dedicata a tutti i docenti italiani: dopo una prima fase di sperimentazione che ha coinvolto una ventina di istituti scolastici, il sito è da ieri completamente operativo e aperto a tutti i prof che vogliano registrarsi.

Uno spazio per il «social learning»
«Socloo è un nuovo progetto tutto italiano per la scuola italiana, gratuito e autofinanziato, legato al concetto di scuola digitale e dedicato ai docenti che vogliono capovolgere la loro didattica» racconta Andrea Armellini, ideatore della piattaforma e Cto di OperaLogica srl, azienda che produce software. Al network possono iscriversi tutti gli insegnanti delle scuole medie e superiori effettivamente operativi nelle scuole italiane e ogni prof, una volta registrato, ha la possibilità di iscrivere i suoi studenti per attivare la condivisione dei contenuti. In questo modo si attiva un canale scuola-casa totalmente sicuro, tutelando la privacy on line degli alunni. «In Socloo la sicurezza dei ragazzi viene prima di tutto – spiega Armellini – e per questo motivo viene verificata la reale identità di ogni singolo docente che richiede l’accesso alla piattaforma, assicurando così agli studenti un ambiente di apprendimento protetto».

Piattaforma aperta
Facile da usare (basta un browser e una connessione Internet), tutto su cloud, fruibile sia in classe che da casa su qualsiasi device, dal computer al tablet fino allo smartphone: Socloo usa la tecnologia come strumento d’appoggio per sviluppare le competenze dei ragazzi, utilizzando il modello didattico della «classe scomposta».
«Consideriamo Socloo una piattaforma aperta, in continua evoluzione – aggiunge Armellini – che vuole e deve plasmarsi sulle effettive esigenze della scuola italiana, grazie al confronto continuo con dirigenti, docenti, studenti e genitori e con tutti coloro che abbiano voglia di contribuire al suo sviluppo».

Erasmus, scade domani il termine per l’invio dei progetti: la guida operativa

da Il Sole 24 Ore

Erasmus, scade domani il termine per l’invio dei progetti: la guida operativa

di Alessia Tripodi

On line le istruzioni Indire per la presentazione delle candidature da parte di scuole, atenei e centri per l’educazione degli adulti

Scade domani alle ore 12 il termine per la presentazione delle richieste di finanziamento Erasmus da parte di atenei, scuole, istituzioni per l’educazione degli adulti. La scadenza si riferisce all’azione «Chiave 1» per la mobilità e l’apprendimento e riguarda tutte le azioni di scambio con l’estero per finalità didattiche, comprese le destinazioni extra Ue per le quali le università italiane possono contare quest’anno su un budget aggiuntivo pari a 12 milioni di euro. Per supportare le istituzioni nella compilazione e presentazione dei progetti, l’Agenzia Erasmus + Indire ha messo a punto una dettagliata guida on line completa di video tutorial.

La guida
Dalle istruzioni per la procedura di registrazione necessaria a ottenere il codice d’accesso per la candidatura, alla compilazione dei moduli, alla «Dichiarazione d’onore»: sulla pagina Web di Indire dedicata alla scadenza del 4 marzo ci sono tutte le istruzioni operative per presentare correttamente i progetti Erasmus.
Oltre alle istruzioni tecniche, che guidano l’utente passo passo, nel sito sono indicati anche tutti i riferimenti e gli indirizzi mail ai quali inoltrare i documenti, oltre a brevi video tutorial con le istruzioni su misura per scuola ed educazione degli adulti , mentre per l’università sno disponibili due versioni commentate.

Scuola, Renzi rinuncia al decreto I nodi dei precari e delle private

da Corriere della sera

Scuola, Renzi rinuncia al decreto I nodi dei precari e delle private

Oggi la riforma in Consiglio dei ministri, la scelta del disegno di legge

Non ci sarà alcun decreto sulla «Buona scuola». Dopo mesi di attesa, annunci, giornate tematiche sulla riforma che doveva rivoluzionare la scuola italiana, a poche ore dalla sua presentazione in Consiglio dei ministri, il premier Matteo Renzi ieri sera ha deciso di rinunciare al decreto legge, preferendogli la via parlamentare: sulla scuola oggi il governo varerà solo un disegno di legge chiedendo al Parlamento l’approvazione in tempi certi. «Stiamo lavorando a un cambiamento radicale, ma vogliamo coinvolgere maggioranza e opposizioni — ha spiegato Renzi ai suoi —: sulla scuola voglio dare un messaggio al Parlamento, riprendendo lo spirito delle dichiarazioni delle opposizioni e del presidente della Repubblica. Proporremo un disegno di legge, chiedendo tempi certi al lavoro parlamentare. Se tutti saranno rispettosi e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora ragioni di urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare».
Una scelta quella di Renzi, spiegano in ambienti della presidenza del Consiglio, fatta per coinvolgere di più maggioranza e opposizione ma anche per rispondere alle accuse di comportamenti «dittatoriali»: «Vedremo come si comporteranno le opposizioni». E subito arriva il primo applauso con il presidente dei deputati di Forza Italia Renato Brunetta che si dice soddisfatto per «le intenzioni non più muscolose di Renzi».
Ma è al ministero dell’Istruzione che la decisione del premier ha lasciato tutti a bocca aperta. Lì dove ormai si stavano limando gli ultimissimi dettagli della bozza del decreto che oggi pomeriggio sarebbe arrivata sul tavolo del Consiglio dei ministri. Un fulmine a ciel sereno per la stessa ministra Stefania Giannini che ha saputo dello stop al decreto appena poche ore prima della sua presentazione.
La scelta di Renzi ha invece rimesso tutto in discussione. I tempi tanto per cominciare. Con il decreto legge, i tecnici del Miur avrebbero potuto cominciare subito a lavorare per l’assunzione dei 120 mila precari della scuola dal primo settembre, il cuore della riforma scolastica del governo: «Mai più precari» aveva detto lo stesso premier appena 9 giorni fa dal palco del Pd nella giornata d’orgoglio della Buona scuola a Roma. Ma con il ddl i tempi non sono più così certi: si dovrà attendere fino all’ultimo dei passaggi parlamentari e con il caos delle assunzioni dei precari della scuola, tra graduatorie, concorsi e ricorsi, si rischia di slittare ben oltre il primo settembre.
Non solo. Secondo il decreto, grazie al miliardo destinato alla scuola dalla Legge di stabilità, venivano rafforzate materie come inglese, musica e arte; si costruivano più laboratori, si aumentava la digitalizzazione della scuola; si favoriva una maggiore alternanza tra scuola e lavoro in tutti gli indirizzi. E infine, c’era l’istituzione di un fondo sperimentale per la detrazione delle rette scolastiche delle scuole paritarie, uno dei nodi più dibattuti. Tutto da rifare. Ora la palla passa al Parlamento.
Claudia Voltattorni

cvoltattorni@corriere.it

La carica delle nuove discipline

da ItaliaOggi

La carica delle nuove discipline

Entro giugno le linee guida, poi cambia la maturità

L’artigianato digitale entr in classe da settembre. Grazie all’organico dell’autonomia. Prendono forma nella riforma della Buona Scuola, oggi in discussione al Consiglio di ministri dove si chiarirà se avrà la forma di decreto legge o di disegno di legge, le competenze digitali degli studenti italiani. Non solo coding, che nella consultazione sulla riforma aveva incassato il favore del 43% dei docenti e del 63% dei genitori. Dal prossimo anno scolastico, nell’ambito dell’organizzazione dell’autonomia, tutte le scuole avvieranno attività didattiche e formative che, oltre logica e pensiero computazionale, riguardano artigianato e produzione digitale, utilizzo e applicazione dei dati, cittadinanza digitale ed educazione ai media. Sarà il Miur a definirne gli orientamenti, entro il 30 giungo. Tempi stretti anche per le nuove discipline che il decreto introduce nel primo e nel secondo ciclo da settembre 2015: il Miur entro giugno dovrà adottare linee guida per i nuovi insegnamenti e per l’introduzione della metodologia Clil nel primo ciclo. Alla primaria e alle medie, infatti, la valorizzazione dell’inglese passa per l’insegnamento di una materia curricolare (ad esempio, scienze) in inglese: il Clil, appunto. Di cui però il testo non fissa l’obbligo: lo indica come possibile metodologia didattica. E, riferendolo all’inglese, sembrerebbe escluderlo alle medie per la seconda lingua straniera.

Nella primaria un particolare riguardo è posto per musica ed educazione fisica: discipline da valorizzare in tutto il primo ciclo. Così come educazione alla cittadinanza, che trasmetterà la cultura della legalità, i valori di responsabilità per gli interessi collettivi e di cittadinanza attiva con una sottolineatura legata al patrimonio artistico, culturale ed ambientale: una nuova veste, quindi, a Cittadinanza e Costituzione che, assente dalla Buona Scuola, la consultazione aveva richiesto di rafforzare come “educazione civica”, cioè cittadinanza attiva, educazione ambientale, scoperta del territorio. Nelle superiori si prevede il potenziamento dal prossimo anno scolastico di arte, diritto ed economia.

Arte sarà studiata in tutti i licei a partire dal primo anno, mentre arte e territorio riguarderà, negli istituti tecnici, il settore tecnologico indirizzo costruzioni, ambiente e territorio e, negli istituti professionali, il settore servizi indirizzo servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera. Diritto entra nel biennio dei percorsi dove non è previsto. Obiettivo: trasmettere i valori di educazione alla cittadinanza attiva e responsabilità per gli interessi collettivi. Nel secondo biennio debutta, dove manca, economia come alfabetizzazione economico-finanziaria ed educazione all’autoimprenditorialità.

Il Miur dovrà emanare, entro 120 giorni dall’entrata in vigore della legge, un regolamento che definisce le modalità di valutazione e certificazione delle competenze e le quelle di svolgimento degli esami di stato coerenti con le innovazioni. Una riforma che, finito il primo triennio di attuazione, il Miur può ridefinire negli obiettivi e negli insegnamenti, dopo una verifica dell’efficacia e tenendo conto degli esiti degli apprendimenti rivelati dall’Invalsi. La nuova offerta formativa è strettamente legata all’autonomia scolastica e alla flessibilità didattica e organizzativa.

Tra gli obiettivi affidati all’organico dell’autonomia, infatti, ci sono sviluppo delle competenze digitali, di cittadinanza e potenziamento di quelle linguistiche, compreso il Clil. Come a dire, per i docenti delle nuove discipline si attinge all’organico funzionale.

L’alternanza debutta nei licei

da ItaliaOggi

L’alternanza debutta nei licei

Si parte con 200 ore annue. Sono il doppio nei tecnici

Emanuela Micucci

Alternanza scuola-lavoro anche nei licei. Corsi su salute e sicurezza nei luoghi lavoro. Risorse straordinarie per 40 milioni per i laboratori scolastici territoriali. Questi alcuni degli uinterventi previsti nella Buona Scuola. A cui si aggiungono le misure più urgenti sugli Its, inizialmente previste neld ecreto legge e rinviando invece alla legge delega le questioni legate alla governance delle fondazioni. La nuova alternanza scuola-lavoro, in cui rientra anche l’impresa formativa simulata, arriverà nelle superiori a settembre. Le risorse disponibili sono 20 milioni per l’anno 2015 e 100 milioni all’anno dal 2016. Dalle terze classi, nel secondo biennio e nell’ultimo anno degli istituti tecnici e professionali, i percorsi di alternanza dureranno almeno 400 ore e potranno essere svolte anche durante la sospensione delle attività didattiche. Una vera rivoluzione l’alternanza per almeno 200 nel secondo biennio e nell’ultimo anno dei licei. Diritti e doveri degli studenti impegnati in stage, tirocinio, alternanza, impresa simulata ma anche didattica in laboratorio saranno definiti nello «Statuto delle studentesse e degli studenti in alternanza».

Le attività di scuola-lavoro saranno precedute da circa una settimana di corsi di formazione sulla tutela di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro, erogati dai soggetti abilitati e a carico del Miur. Con un apposito decreto, da adottare entro il 31 agosto 2015, il Miur con il ministero del lavoro, sentito lo sviluppo economico, istituirà dal prossimo anno scolastico il Registro nazionale delle imprese per l’alternanza scuola-lavoro. Suddiviso in sezioni regionali, riporterà le aziende disponibili a svolgere i percorsi, indicando per ciascuna il numero massimo di studenti e i periodi dell’anno. «Vogliamo mettercela tutta per evitare il rischio di tirocini sottopagati o di sfruttamento del lavoro dei ragazzi», sottolinea il sottosegretario all’istruzione Gabriele Toccafondi, «gli studenti in alternanza devono imparare un mestiere essendo seguiti. Occorre cambiare la mentalità generale del Paese».

La via è quella intrapresa con gli Its, di cui «quasi il 70% di diplomati occupati è la risposta migliore alle critiche che vogliamo svendere la scuola alle aziende». Nel provvedimento si alza la quota di premialità degli Its: il Miur dal 2016 assegnerà il 30% delle risorse alle singole fondazioni tenendo conto del numero di diplomati e del tasso di occupabilità a 12 mesi dal diploma, affinché attivino nuovi percorsi. Dovrebbero entrare nel decreto anche le norme per unificare le prove di verifica finale dei percorsi di nautica con le prove di esame di abilitazione per ufficiale di marina mercantile, di navigazione e di macchina. E l’autorizzazione per l’area efficienza energetica a svolgere corsi per la certificazione energetica degli edifici. In via di definizione se far rientrare nel decreto o nella legge delega il numero di crediti universitari riconosciuti ai diplomati degli Its, non inferiori a 100 per i percorsi di 4 semestri e a 150 per quelli di 6 semestri, e l’accesso agli Its dei ragazzi con diploma professionale dei percorsi quadriennali di IeFP integrato da un percorso annuale di Ifts.

Saranno nella legge delega tutte le misure per semplificare al governance delle fondazioni. Tra cui, il riconoscimento della loro personalità giuridica da parte del prefetto e la dotazione di un patrimonio uniforme in tutta Italia, non inferiore a 100mila euro per garantire un ciclo completo. Nella delega anche le detrazioni delle spese per la frequenza ai corsi degli Its.

Per un insegnante animaTTore

Per un insegnante animaTTore

di Maurizio Tiriticco

 

Molti anni fa – era il 1969 – quando sulla scena irruppe Dario Fo con il suo “Mistero buffo”, non mancarono polemiche. Oggi, di fronte a un attore più che affermato e Premio Nobel, di quelle polemiche non c’è più neanche l’eco, ma allora le cose erano molto diverse. L’opera riscuoteva ovunque un grande successo; tuttavia una certa critica, abituata a un teatro diverso, non gli risparmiò rilievi fortemente critici. Si sosteneva che, in effetti, si trattasse di un teatro di parte – erano gli anni della contestazione – più politico che artistico! E che Dario Fo, quindi, non fosse tanto un attore quanto un pedagogo, per non dire demagogo, irriverente verso la nostra tradizione religiosa, mosso più a mobilitare folle che a fare teatro.

Va anche ricordato che i tempi erano molto diversi. Nel 1964 al Festival dei Due mondi a Spoleto erano state rappresentate dal Nuovo Canzoniere Italiano per la prima volta in una manifestazione pubblica “ufficiale”, se si può dire così, le canzoni delle mondine, “Sebben che siamo donne”, “Sior parun dalle belle brache bianche, fora le palanche”, “Bella Ciao”, e quella fortemente politica “Gorizia, tu sia maledetta”. Nella battaglia di Gorizia dell’agosto del 1916 erano morti più di 90.000 soldati, di ambedue le parti, e i nostri superstiti crearono quella canzone che, ovviamente – si pensi anche agli anni del fascismo dilagante – non riscosse mai il crisma della “ufficialità”. Ebbene, quella canzone, per la prima volta cantata in una manifestazione pubblica, per di più internazionale, mandò su tutte le furie il nostro apparto militare e il Nuovo Canzoniere venne denunciato – udite, udite – per vilipendio delle forze armate. In un clima di quel genere, tutto ciò che “sapeva di nuovo”, e di provocatorio anche – il Sessantotto in effetti aveva rotto certi modi di intendere e di fare cultura, rispetto a una certa tradizione paludata [1], – un impertinente Dario Fo a molti non piacque: era semplicemente un agit-prop del Pci!

Io raccolsi la provocazione e scrissi un articolo su “l’Unità”. Sostenevo che i rilievi critici mossi contro Dario Fo andavano letti proprio con la medesima chiave adottata dai detrattori, ma in positivo: cioè che è il teatro stesso, se non ogni manifestazione artistica, che è anche insegnamento in senso lato. Basti ricordare le finalità del grande teatro tragico dell’antica Grecia. Chiunque voglia “dire” qualcosa, cerca sempre approvazione, consenso, condivisione. Non c’è produzione artistica “gratuita”: il “dire”, l’“informare” vuole anche e sempre “formare”, sollecitare la condivisione e il “fare”. Era vero, dunque! Dario Fo era ed è un pedagogo – e senza virgolette – proprio in quanto artista. In effetti, testi che, letti a scuola, sono di una noia mortale, rappresentati da un Dario Fo sono tutt’altra cosa. Se poi si pensa alla contestualizzazione storica che ne fa Dario Fo – anche alle riletture e alle transcodifiche che ne hanno sempre fatte i giullari, o il popolino stesso nelle ritualità di certe ricorrenze, nelle sacre rappresentazioni – e alla lettura che in genere se ne fa nelle aule scolastiche, la differenza è lampante! Dal coinvolgimento si passa alla noia. Si pensi alle storie di Lazzaro, di San Benedetto, delle Nozze di Cana, raccontate, drammatizzate… rivissute da Dario Fo.

E riflettevo sulla differenza che corre tra una classe scolastica annoiata, “costretta” a “studiare” su un libro inerte “O figlio, figlio, figlio! Figlio, amoroso giglio, figlio, chi dà consiglio al cor mio angustiato?” di Jacopone da Todi, per l’interrogazione del giorno dopo, e una platea animata da una drammatizzazione che ne farebbe Franca Rame che, ahimé, ci ha lasciati! Altro che note a pié di pagina, che raffreddano il testo con la pretesa di aiutarne lettura e comprensione! Dario e Franca sono capaci di immergerti in un’epoca in un mondo, in un insieme di emozioni che ti fanno rivivere da protagonista, da “attore”, non acquisire da “lettore”. E chissà quanti spettatori allora, grazie a Dario Fo, per la prima volta, nonostante anni e anni di scuola, hanno compreso e sentito nel profondo cose che avevano sempre letto sulla carta e scarsamente capito. Occorre, quindi, che nelle scuole un insegnante sia in grado non solo e non tanto di spiegare concetti, ma anche e soprattutto di suscitare emozioni, coinvolgimenti, partecipazione. Io non ho mai amato i Promessi Sposi, ma i miei alunni li hanno sempre amati… e mi seccava anche un po’! In effetti, una cosa è assegnare la lettura per il giorno x, altra cosa è drammatizzare l’oggetto hic et nunc. E drammatizzarlo con la partecipazione viva e creativa degli alunni. Occorre optare quindi per un insegnante animatore, o meglio per un insegnante attore, lato sensu, ovviamente, se si vuole!

Ed è un approdo teorico a cui giunsi molto più tardi, anche se le mie lezioni erano sempre fortemente animate, drammatizzate a volte, collettivamente. Nel 1980 con Tina Pietrangelo pubblicai “La programmazione nella scuola dell’obbligo” e, l’anno successivo, “La valutazione nella scuola dell’obbligo”. Erano anni di grandi cambiamenti e l’accesso sempre più massiccio di tanti bambini “obbligati” a frequentare la scuola media aveva indotto a ricercare e suggerire nuove strade per insegnare/apprendere, sulla scorta di un vero e proprio boom della ricerca pedagogica e della sperimentazione: quindi occorreva programmare per obiettivi e valutare per giudizi analitici e sintetici. Si trattava delle indicazioni di una legge che rivoluzionò il modo di fare scuola negli anni dell’obbligo: la legge 517 del 1977.

Se si voleva vincere la battaglia dell’obbligo di istruzione, la motivazione degli alunni e la conduzione dell’aula dovevano costituire il leit motiv dell’innovazione: perché con questa si giocava il destino culturale stesso, e civile anche, della nostra popolazione e del Paese. Occorreva, di fatto, “scaldare” il nuovo motore dell’insegnare/apprendere, perché il programmare e il valutare secondo criteri “altri” potessero diventare la vera parte viva di una scuola nuova. Fu per queste ragioni che proposi all’editore un nuovo libro, centrato sulla gestione dell’aula, sull’animazione, appunto. Jerome Bruner aveva già scritto nel 1962 i “Saggi per la mano sinistra”. A monte c’è la teoria che vuole che l’emisfero sinistro del nostro cervello presieda alle operazioni cognitive, quello destro a quelle emotivo/affettive; e che agiscano il primo sulla parte destra del corpo, il secondo sulla sinistra. Stando alla metafora, l’insegnante agisce con la mano destra, quando sollecita operazioni cognitive, e con la sinistra, quando sollecita operazioni emotive. Ma le prime sollecitazioni sono quelle dominanti, com’è noto. Esemplificando: due amici vedono il medesimo film, oggettivamente è quello e non un altro; ma, soggettivamente, al primo è piaciuto moltissimo, al secondo no. E ancora: è certo e da tutti condiviso che Manzoni ha scritto i Promessi Sposi; ma altra cosa è dire che è un capolavoro oppure una gran c… come “La corazzata Potiomkin” di Eisenstein, alias di Villaggio! In effetti, “spiegare” un capitolo dei Promessi Sposi è un’operazione da mano destra; “drammatizzarlo” è un’operazione da mano sinistra.

Si trattava in quegli anni, tutti incentrarti su processi e procedure programmatorie, di riflettere, anche e soprattutto, su come si anima e si gestisce un’aula e come si anima un gruppo classe e ogni singolo allievo. Insegnare in quanto fare lezione è facile; motivare all’apprendere non è affatto facile, anche e soprattutto perché la nostra scuola, da sempre, ha fatto della lezione cattedratica il clou di ogni attività. Avvertivo fortemente la necessità di avanzare una proposta che andasse, appunto, sulla via dell’animazione. Il concetto stesso di animazione, però, non era molto popolare, e non lo è ancora, nonostante i ripetuti richiami alla “didattica laboratoriale”. E l’editore stesso mi disse che un titolo sull’animazione non avrebbe suscitato particolare interesse. La programmazione, nel bene e nel male, era il ferro caldo che in quegli anni agitava la scuola e non avrei potuto ignorarlo. E il titolo fu, appunto, “Programmazione come animazione”, del 1986.

Si possono fare le programmazioni migliori, puntualmente rispondenti ai criteri e alle tappe indicate da tutte le innovazioni della ricerca pedagogica, ma, se non si gestiscono gli alunni, coinvolgendo veramente, ciascuno di loro, i percorsi previsti e puntualmente descritti sulla carta, su questa rimangono.

Io sono, certamente, per un insegnante programmatore – e programmatore collettivo, a livello di collegio docenti e di consiglio di classe; ma, più convintamente sono per un insegnante “anche” animatore e attore e, quando è il caso, capace di rendere attori, convinti partecipi dei processi di apprendimento, gli alunni della classe, nessuno escluso.

Programmare non è facile, animare è difficile, essere “attori” e sollecitare “attori”, o meglio motivare una partecipazione attiva e convinta della classe e di ciascun alunno in processi di apprendimento significativo, per dirla con Ausubel, è ancora più difficile. Sono convinto che oggi più di ieri scelte di questo tipo siano necessarie. Una popolazione scolastica sempre più eterogenea, genitori sempre più in difficoltà, una scuola sempre maltrattata, esigono di fatto che l’offerta educativa, istruttiva e formativa, se vogliamo garantire il successo formativo a tutti e a ciascuno (dpr 275/99, art. 1), sia condotta da insegnanti a tutto tondo, programmatori e animaTTori, appunto!


 

[1] In effetti negli anni Cinquanta sia le “Ceneri di Gramsci” che “Ragazzi di vita” avevano fatto storcere il naso a una certa parte della nostra critica letteraria. Ci sono voluti decenni perché certe incrostazioni di una cultura paludata perdessero voce e forza. E chi non riconosce a Pasolini, oggi, quel merito che in vita gli era da molti contestato?

#riformabuonascuola Stop al decreto: precari infuriati

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola Stop al decreto: precari infuriati

Centinaia di precari inviperiti ci scrivono per protestare contro la decisione del Governo di mettere tutto in una legge anzichè in un decreto.

Descrivere cosa sta accadendo in queste ore, dopo la diffusione della notizia che domani il Governo non approverà nessun decreto è davvero difficile.
Le caselle di posta della nostra testata stanno ricevendo mail in continuazione e nei social network i commenti (non propriamente benevoli) si stanno moltiplicando.
C’è chi è soddisfatto e auspica che questo sia solo l’inizio del blocco definitivo della riforma.
Ma ci sono tanti, tantissimi precari preoccupatissimi per il proprio futuro.
Dopo aver “assaporato” l’idea di poter finalmente entrare in ruolo a settembre, adesso incominciano ad essere assaliti da dubbi pesanti.
E ne hanno tutte le ragioni. Tanto che i toni sono spesso esasperati soprattutto contro chi per mesi ha illuso centinaia di insegnanti (e i loro famliari) con rassicurazioni che adesso si stanno rivelando per quello che sono: vere e proprie bufale.
Purtroppo tutta questa vicenda è nata male, si è sviluppata malissimo e si sta concludendo nel peggior modo possibile.
Pensare di poter realizzare in pochi mesi una riforma come quella contenuta nel Piano Buona Scuola e di accompagnarla con un piano di assunzioni faraonico (150mila immissioni in ruolo  sono più o meno tante quante ne sono state fatte negli ultimi 6-7 anni, forse persino di più).
Con una continua confusione anche rispetto agli strumenti legislativi da utilizzare: 2 settimane fa il sottosgretario Faraone aveva dichiarato che sia stava lavorando ad un decreto legge onnicomprensivo (assunzioni, carriera, valutazione delle scuole, curricolo e chi più ne ha più ne metta). Giannini ha oscillato fra decreto, disegno di legge e legge delega, poi Renzi ha parlato di un decreto legge accompagnato da una legge delega. Adesso, a meno di 24 ore dalla riunione del Governo, si parla di disegno di legge ordinaria.
Ma c’è da crederci?  Di qui alle 18,30 di martedì potrebbe ancora capitare di tutto.
Meglio aspettare.

ANTEPRIMA – Salta il decreto legge, il 3 marzo in CdM arriva solo il ddl

da La Tecnica della Scuola

ANTEPRIMA – Salta il decreto legge, il 3 marzo in CdM arriva solo il ddl

Perché l’esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica. Con i tempi che si allungano, però, la riforma slitterebbe almeno di un anno. Salve le assunzioni?

Niente più decreto legge d’urgenza: martedì 3 marzo in Consiglio dei ministri arriverà solamente il disegno di legge, con l’accortezza però di chiederne l’approvazione in tempi certi. Salta, quindi, l’annunciato decreto.

“Perché – spiega Matteo Renzi – l’esecutivo vuole dare un messaggio al Parlamento e coinvolgere le opposizioni nello spirito delle dichiarazioni del presidente della Repubblica”, scrive l’agenzia Ansa in tarda serata.

“Renzi, spiegano ambienti vicini al Presidente del consiglio, è stufo per l’accusa di “dittatorelli” mossa al Governo dai leghisti e dal capogruppo azzurro Renato Brunetta. Il Governo, è la convinzione del premier, sta lavorando ad un cambiamento radicale ma vuole coinvolgere le opposizioni. Per questo domani il consiglio dei ministri non farà un decreto ma proporrà un DdL chiedendo tempi certi al lavoro parlamentare”.

“Se tutti saranno rispettosi, dice Renzi ai suoi, e attenti, se non ci sarà ostruzionismo, allora le ragioni dell’urgenza saranno rispettate dal normale dibattito parlamentare. Una sfida in positivo, si spiega nell’entourage del premier, sui contenuti e sul metodo e si vedrà come reagiranno le opposizioni”.

Da quel che si comprende, anche se le notizie che giungono sono frammentate e ancora prive di specifiche per fare dei commenti, sembrerebbe che il Governo abbia deciso di inglobare tutto in un unico decreto. Si tratta però di un’approvazione che, al di là delle buone promesse, prevede dei tempi deisamente più lunghi del decreto legge annunciato.

La riforma, in tal caso, non si renderebbe applicabile già dal prossimo anno scolastico. Rimane poi da capire che fine faranno le oltre 100mila assunzioni annunciate: ammesso che possano essere autorizzate anche più avanti, nei prossimi mesi, rimane qualche dubbio sui tempi tecnici di attuazione. Vi terremo comunque informati sugli sviluppi.

Scuola: la proposta “indocente”

da La Tecnica della Scuola

Scuola: la proposta “indocente”

di Vittorio Lodolo Doria

Oggi la prima cosa da chiedersi è la seguente: “Può veramente esistere una buona scuola se gli insegnanti non sono in salute?”. Ci pare ovvio che la risposta non può essere se non negativa.

Che i docenti non godano di ottima salute – lo abbiamo già documentato – è dimostrato dai dati della bibliografia internazionale (Francia, Inghilterra, Giappone, Germania, Spagna ecc.) e italiana (seppure limitatamente a importanti realtà cittadine quali Milano, Torino, Napoli.

Il primo problema del Belpaese consiste dunque nel non possedere, ma soprattutto nel non voler raccogliere, dati su scala nazionale, quando appare evidente che il disagio dell’insegnante (psichico nell’80% dei casi) è strettamente legato alla professione esercitata, a prescindere dal sistema scolastico adottato dai diversi Paesi.

La seconda beffa è costituita dal DL 81/08 (divenuto operativo solo il 1° gennaio 2011) che si occupa di tutela della salute del lavoratore: all’art. 28 il Testo Unico si propone infatti di monitorare e prevenire lo Stress Lavoro Correlato (SLC) nelle helping profession – che sono ad alta usura psicofisica – senza lo stanziamento di un solo euro. Eppure la norma parla chiaro e chiede di tenere conto del genere e degli anni di vita del lavoratore che, nella scuola, vede l’82% di presenza femminile con un’età media di poco superiore ai 50 anni. Niente da fare: i soldi non ci sono, oppure si vogliono riservare ad altro: tutto è più importante di questa categoria di lavoratori (ma soprattutto lavoratrici) che conviene mantenere schiacciata dai soliti stereotipi.

E’ pertanto conveniente non possedere dati nazionali che dimostrano come le patologie psichiatriche sono le vere malattie professionali dei docenti anziché le laringiti croniche. Esattamente come è funzionale evitare di raccogliere dati sulle incidenze tumorali nella categoria professionale quando negli Stati Uniti dimostrano che le insegnanti presentano una più alta incidenza di tumori (al seno) rispetto alle altre donne. Eppure è notorio che lo stress cronico comporta un’alta increzione di cortisolo nell’organismo col conseguente abbattimento delle difese immunitarie che favorisce la crescita neoplastica.

Ma è proprio grazie all’assenza di questi dati sulla salute dei docenti che è stato possibile riformare per la quarta volta – dal 1992 – la previdenza, fissando la nuova età pensionabile sempre più in alto (67 anni). E sempre in virtù dello stesso principio, facendo anche leva sui deleteri stereotipi nell’opinione pubblica, a breve, si aumenterà furbescamente l’orario di docenza frontale, come tentò di fare Monti invano, senza peraltro rivedere i salari più bassi d’Europa.

Che la volontà dell’attuale Governo non sia troppo favorevole ai docenti è poi confermato dall’incredibile vicenda di Quota 96: anziché riparare un errore ammesso dal ministro Fornero e col parere favorevole dell’intero Parlamento, l’esecutivo ha preferito girarsi dall’altra parte, adottando lo stesso atteggiamento tenuto di fronte alla salute degli insegnanti.

Lascia infine interdetti anche il silenzio delle parti sociali in materia di tutela della salute dei docenti nonostante il Miur non la finanzi affatto e neppure eserciti un minimo di controllo sul fatto che venga attuata e soprattutto sul come.

La scuola sta male e non può essere ignorata la condizione di chi vi opera, proprio perché femminile all’82% e perché a contatto con quei ragazzi che ne rappresentano l’utenza.

Si avvicina l’8 marzo ma, pure questa volta, sulla cattedra non ci saranno mimose per le docenti bensì un’amara sorpresa.

Per tutto quanto sopra, ogni riforma della scuola che non abbia come primo punto la salute del corpo docente deve essere rispedita al mittente. Stai serena scuola…

 

P.S. Quando il 29/11/2014, in un convegno a Milano a Palazzo Isimbardi, feci presente al titolare del Miur i dati sulla salute degli insegnanti e l’assenza del tema salute dai dieci punti della buona scuola, il Ministro mi rispose che eventualmente della questione avrebbero dovuto occuparsi anche i dicasteri del Lavoro e della Salute. Ad oggi nulla è stato fatto ma voglio nutrire la speranza di essere al più presto smentito.

Aggiornamento obbligatorio per i docenti

da La Tecnica della Scuola

Aggiornamento obbligatorio per i docenti

Si parla di uno stanziamento a regime di 40 milioni di euro (5mila euro circa per ciascuna istituzione scolastica). Resta il fatto che per ora le norme contrattuali non prevedono l’obbligo della formazione in servizio.

Secondo le ultime indiscrezioni il decreto legge sulla scuola potrebbe contenere un passaggio importante in materia di aggiornamento e formazione in servizio.
Già a partire dal prossimo settembre le scuole dovranno organizzare attività formative, obbligatorie per i docenti, in fatto di innovazione, competenze linguistiche e inclusione scolastica. I piani di formazione dovranno avere un respiro almeno triennale e, a regime, saranno finanziamenti con uno stanziamento di circa 40 milioni di euro.
Lo stesso decreto prevede una seconda modalità di formazione, riservata ai docenti che operano in classi con alunni disabili.
Non è chiaro se nel titolo “competenze linguistiche” sono compresi anche i corsi per formare i docenti di scuola primaria che devono insegnare inglese nelle proprie classi; neppure è chiaro in che modo proseguiranno i piani di formazione per i docenti che dovranno applicare il metodo CLIL che, come annunciato più volte dal ministro Giannini, sarà esteso anche alla scuola primaria.
A questo proposito va osservato che ultimamente non si è più parlato dell’ipotesi di inserire nelle scuole primarie docenti di inglese di madre lingua, come invece era stato lasciato intendere nei mesi passati.
Ad ogni buon conto, al di là di ogni considerazione, va segnalato che secondo il contratto nazionale in vigore, la formazione in servizio non è un obbligo del docente, ma bensì un diritto. E allora, ci staranno i sindacati a cancellare dal testo del CCNL anche questa regola?

#riformabuonascuola sarà approvata senza parere del Consiglio Superiore

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola sarà approvata senza parere del Consiglio Superiore

Il decreto milleproroghe autorizza di fatto il Governo a non tenere conto dei pareri del Consiglio Superiore, che peraltro per il momento non è neppure in carica. Le elezioni saranno indette entro il 30 aprile.

A seguito della conversione in legge del “decreto milleproroghe” il decreto sulla Buona Scuola sarà convertito in legge senza che su di esso possa esprimersi il Consiglio Nazionale della Pubblica Istruzione, ormai morto e sepolto, ma neppure il Consiglio Superiore dell’Istruzione che dovrebbe sostituirlo.
Il fatto è che nonostante che Consiglio di Stato e TAR abbiano in più circostanze sottolineato l’illegittimità della situazione esistente (assenza del CNPI o di organismo analogo), il Governo ha sempre fatto finta di nulla e nel decreto milleproroghe del 31 dicembre scorso ha inserito una norma dirimente: fino al 31 dicembre 2015 tutti i provvedimenti che richiedono il parere del Consiglio saranno validi anche in assenza degli stessi. I sindacati parlano di “colpo di mano”, ma tant’è.
E’ vero che il decreto milleproroghe stabilisce che entro il 30 aprile il Ministro dovrà indire le elezioni per la costituzione del Consiglio Superiore, ma è evidente che anche se i tempi saranno rispettati e se si farà tutto molto velocemente, il nuovo organo potrà entrare in funzione, nella migliore delle ipotesi, non prima del prossimo settembre.
Per intanto il sul decreto di riforma la scuola “ufficiale” non avrà la possibilità di esprimersi.
Una “pastoia” in meno per il Governo ma anche una opportunità in meno per raccogliere qualche idea su come poter eventualmente migliorare il testo.

On-line le linee guida per la formazione dei docenti neoassunti

da La Tecnica della Scuola

On-line le linee guida per la formazione dei docenti neoassunti

Il nuovo modello formativo interesserà già dall’a.s. 2015/2016 28.716 docenti, di cui 13.346 sul sostegno, e sarà strutturato in 4 fasi, comprendenti incontri in presenza, laboratori, peer to peer e formazione on-line

I 28.716 docenti neoassunti per l’a.s. 2014-2015 sono i destinatari del nuovo piano di formazione messo a punto dal Miur e illustrato con la nota prot. n. 6768 del 27 febbraio 2015.

Il Miur propone un modello formativo composto da quattro fasi:

  1. incontri informativi e di accoglienza: l’amministrazione scolastica territoriale organizza almeno due incontri informativi e di accoglienza con i neo-immessi in ruolo, a livello provinciale e sub-provinciale;
  2. laboratori formativi dedicati, con approfondimenti su diverse tematiche, quali: nuove tecnologie e loro impatto sulla didattica; gestione della classe e delle problematiche relazionali; sistema nazionale di valutazione; bisogni educativi speciali e disabilità; educazione all’affettività; dispersione scolastica; inclusione sociale ed aspetti interculturali; alternanza scuola-lavoro; orientamento; specifici approfondimenti disciplinari e didattici;
  3. «peer to peer»: il docente neo-assunto, attraverso una pratica didattica accompagnata da un tutor accogliente all’interno della propria scuola, si eserciterà ad analizzare, con fini migliorativi e propositivi, gli aspetti culturali, didattici e metodologici della propria attività, attraverso forme di collaborazione e scambio tra colleghi;
  4. formazione on-line: il docente organizza, in via sperimentale anche attraverso strumenti open source, un proprio spazio on-line dove raccogliere le sue esperienze e le competenze maturate anche a seguito della formazione, la documentazione utile alla propria attività di servizio correlata ai bisogni della scuola.

Il lavoro svolto sarà presentato e discusso alla fine dell’anno di prova con il Comitato di valutazione della scuola e comprenderà al suo interno la relazione finale in forma di documentazione didattica.

Inoltre, ai docenti verrà sottoposto, in via sperimentale, un questionario di gradimento del percorso formativo.

Tutte queste fasi si articoleranno in un periodo che va dalla fine di marzo a fine anno scolastico.

In particolare:

  • entro il 15 marzo gli U.s.r. comunicheranno alla Direzione Generale per il personale scolastico delle scuole polo selezionate
  • Entro il 30 marzo si realizzerà il primo incontro informativo/accoglienza
  • Entro il 20 maggio si svolgeranno i laboratori
  • Entro il 30 maggio si terrà il secondo incontro conclusivo del percorso formativo