Donne e autismo

da Redattore Sociale
06 marzo 2015

Donne e autismo, l’amore “non convenzionale” delle mamme

8 marzo. “L’autismo può scombussolarti la vita, ma ha anche la facoltà di migliorarla”: è la testimonianza di una delle 23 mamme che si raccontano. La lotta al fianco dei proprio figli è a volte estenuante, ma “gioia” e “amore” sono le parole che ritornano. Le difficoltà dei figli che crescono

ROMA – E’ una lotta spesso solitaria, a volte estenuante, sempre quotidiana, quella che le mamme combattono al fianco dei figli autistici. E sono, in molti casi, proprio le donne ad essere in prima linea in questa battaglia, che le mette alla prova fisicamente e psicologicamente: raccontandosi in poche righe, però, tante di queste donne scelgono soprattutto parole di amore, espressioni come “mano nella mano”, “gioia”, “innamorarsi”, pur nella lucida consapevolezza delle difficoltà e degli ostacoli che ogni giorno s’incontrano e s’incontreranno. E’ alle voci di una ventina di queste donne, che raccontano in poche righe qualche frammento della loro esistenza, che vogliamo affidare il compito di “celebrare” la festa della donna.  Leggi qui le altre 10 storie.

“Il mio piccolo principe è speciale!”, afferma infatti Chiara, mamma di Samuele, 5 anni. Le difficoltà sono tante per lo più con la burocrazia e con il ‘non conoscere l’autismo’ della società. Autismo non significa sempre e solo avere doti particolari: autismo è anche non saper parlare. Ma è anche dare amore in modo non convenzionale”. Francesca, mamma di Tommaso, ha iniziato la sua “lotta con l’autismo 8 anni fa. Tommaso aveva 3 anni. Quando ci dettero la notizia – ricorda – il mio cuore si spaccò in due, i miei occhi divennero lacrime. Ma poi lo guardai e dissi: ‘Lotteremo insieme’. E’ dura ma vinceremo noi, uniti, mano nella mano”. Una lotta che accomuna tutte, soprattutto le mamme di figli ormai adulti. Come Emanuela, mamma di un ragazzo di 26 anni: “viviamo a Milano e ad oggi non riusciamo a trovare una struttura diurna adeguata che lo accolga mentre i genitori sono al lavoro – racconta – Parliamo tanto di paesi da aiutare, ma poi non viene fatto niente qui da noi per i nostri figli”. Anche Annamaria ha un ragazzo ormai grande, Riccardo, di 21 anni, ma ricorda ancora “la gioia del primo anno e mezzo, nel vederlo crescere splendido e solare. Poi, improvvisamente , la mia mente prova a ricordare se c’è stato quell’attimo in cui è scomparso e per quale motivo. Ma non lo trovo. E’ stato difficile non premere il piede sull’acceleratore, ma trovare invece un po’ di serenità. Ora, dopo tanti sacrifici, è un bel ragazzo, che cerca un po’ di posto da condividere con gli altri in questa società. Ma nonostante gli sforzi che faccio per renderlo quanto più vicino ai criteri di normalità, lui è solo”.
Per Deborah, mamma di Federica, “l’autismo non è una malattia: è una parola che usiamo per indicare una condizione di grande sensibilità e profonda consapevolezza, ma che cela meravigliose, diverse persone che sanno vivere in profondità. Il mondo cosiddetto normale è solo una delle possibilità di esistere, parlare è solo uno degli strumenti di comunicazione. per apprezzare le gioie della vita è necessaria una mente aperta. Perché l’autismo può scombussolarti la vita, ma ha la facoltà anche di migliorarla”. L’autismo non ha spaventato neanche Elisabetta: “mi hanno spaventato invece l’indifferenza, la cattiveria e la superficialità della gente, che non capisce che tu non sei un genio, ma solo un bambino autistico ad alto funzionamento; che non sei maleducato, ma a volte la paura prende il sopravvento e ti fa avere reazioni impulsive”. Sono quelle reazioni che tutte queste donne hanno imparato, col tempo e con fatica,  conoscere e a comprendere, come racconta, in poche immagini, Alessandra: “Ricordo l’unica sberla sul sedere nudo mentre ti lavavo, per l’esasperazione dell’ennesimo morso, stavolta diretto a me. Un’esasperazione per quei tuoi morsi che non sapevo più come controllare: alla tua adorata assistente, alla compagna di asilo. Ma la sberla con sgridata ti ha provocato un attacco di risa: ridevi così forte, ma così forte, coi singulti che ti scendevano, le lacrime e non riuscivi più a smettere! Così, ho cominciato a parlarti sottovoce e i morsi sono cessati nel giro di una settimana”.

Chiocciolina (pseudonimo, ndr) ha un figlio di 12 anni, “un bimbo molto intelligente e presente, la sua rovina è l’iperattività. Quando lo hanno diagnosticato, non sapevo di cosa si trattasse: mi sono annullata come persona. Poi, piano piano, le cose hanno cominciato ad andare nel verso giusto. Oggi , nella sfortuna mi ritengo molto fortunata, perché mi ha aperto un nuovo mondo: vedo oltre quello che possono vedere gli altri genitori e sono felicissima e orgogliosa che Dio mi abbia scelto per questa grande avventura”. Tiziana è “un guerriero con sciabola e scudo che combatte un mostro”: così, almeno, l’ha descritta in una lettera sua figlia, sorella di Antonio, un ragazzo autistico di 15 anni. “Ma io non vedo l’autismo come un mostro – spiega Tiziana – Mostruosa è piuttosto la gente che cerca la perfezione e quindi scarta a priori il diverso o speciale. Io però ho due alleati, Mariastella e Alessandro: e sono sicura che, tutti insieme con il papà, ce la faremo”.

“Per un anno, lui era il bimbo che ride sempre! – ricorda Luana – Poi, la separazione dal papà, la responsabilità unica del crescere due figli da sola. Il mio distacco da tutto e tutti per cercare di ritrovare le forze. In tutto questo, quel maledetto vaccino. Nel giro di una settimana, tutto cambia. Il bambino sorridente scompare per lasciare il posto ad un bimbo senza emozioni. Un bimbo che si buttava a terra. Un bimbo che non piangeva mai. Neanche quando mi hanno chiamata per dirmi che si era fratturato il cranio cadendo chissà dove e come. Un bimbo che smise di indicare e pronunciare parole. Solo urla, crisi isteriche, camminare all’indietro fino a sbattere. Da allora, la vita come la conosciamo oggi: un continuo di terapie e di lotte per fargliele avere. Accettare di avere un figlio così vicino ma così lontano. Cosa mi rimane da fare? Andare avanti. Ora andrà a scuola. Io sono terrorizzata. Ho paura del bullismo e delle prese in giro.. Questa vita non è stata buona. Ma io lo tengo per mano con quanto più amore posso”.

Per Tiziana, mamma di due gemelli di 6 anni, Marco con ritardo psicomotorio, Pietro autistico, la vita è “una piccola barca in un oceano in tempesta, con onde spaventose ed un cielo grigio e cupo, pieno di nuvoloni neri, tuoni e lampi. C’è tanta paura, ma se si scruta bene, in fondo, molto lontano, si intravede un piccolo raggio di sole che spunta in mezzo ai nuvoloni neri. Quel piccolo raggio di sole è l’autismo con i suoi cari, che cerca di farsi spazio in un mondo completamente oscuro per loro. Pian piano il minuscolo raggio di sole, continuando a lottare insistentemente, riesce a vincere ogni giorno una microscopica battaglia”. E’ capitato anche a Deborah, con sua figlia Ginevra, che “mi sta insegnando molto – assicura – A godermi ogni attimo senza fretta, a non avere pregiudizi, a non essere superficiale, ad essere migliore”. (cl)


Autismo, le mamme raccontano “la lotta quotidiana” accanto ai figli

8 marzo. Venti donne raccontano la loro vita e le battaglie per l’integrazione, la comprensione, il riconoscimento dei diritti. Rabbia, esasperazione, sdegno verso chi giudica: ma anche una forte determinazione a “vincere questa bestia”

ROMA – Patrizia è tornata tra i banchi di scuola, accanto a suo figlio, per assicurargli la possibilità di stare in classe insieme ai suoi compagni; Vanessa ha combattuto una lotta quotidiana, per ottenere che Christian non sia più isolato nella “stanza del silenzio”; Sondra ha imparato ad accettare quella “mancanza di desideri” di Mattia, che le ha fatto odiare il Natale e tutte le feste; Maria ha combattuto il senso di potenza, aprendo una struttura capace di accogliere ragazzi autistici come i sui due figli: la quotidiana lotta al fianco dell’autismo ha spesso un volto femminile, perché in tanto casi è la mamma in prima linea, a volte solo lei resiste alla frustrazione, alla tristezza, alla fatica che la ricerca continua dell’integrazione e la difesa dei diritti a volte impongono.

Ed è alle voci di una ventina di queste donne, che raccontano in poche righe qualche frammento della loro esistenza, che vogliamo affidare il compito di “celebrare” la festa della donna: perché non sia solo una ricorrenza, ma un riconoscimento del lavoro che tante donne oggi svolgono, non tra i macchinari di una fabbrica, ma tra le mura domestiche, rivendicando diritti non tanto per loro, ma per coloro a cui hanno scelto di dedicare tutte le proprie forze: i loro figli con autismo. Ecco le storie delle prime dieci donne  (clicca qui per leggere le altre).
“A 19 anni ero una madre single, lavoravo e adoravo la mia bambina – racconta Patrizia – Poi ho conosciuto mio marito ed è nato Matteo: fin da subito abbiamo capito che  non era un bambino come gli altri. Piangeva se lo tenevamo in braccio, era in ritardo su tutte le tappe evolutive della crescita. E poi non parlava. La prima parola l’ha detta a cinque anni, il pannolino l’ha tolto a 8. E soprattutto ci picchiava, Matteo, sfogava la sua rabbia e la sua angoscia in questo modo. Era entrato l’autismo nella mia vita. Allora ho perso tutto. Ho perso il mio lavoro, che con tanta fatica mi ero conquistata, perché Matteo non riusciva a frequentare la scuola a tempo pieno. Ho perso gli amici, che sempre più raramente ci chiamavano per vederci. Ho perso mia figlia, che a 16 anni ha preferito andare a vivere con il padre, lasciando la nostra casa in cui regnava solo la disperazione e la comunicazione erano le botte di Matteo. Ho perso la voglia di vivere, quindi sopravvivo. Ogni mattina mi sveglio e so che anche questa giornata sarà da vivere ed organizzare in base a come sta Matteo e sarà un lungo trascinarsi fino a sera cercando di assecondarlo in ogni modo per evitare le sue crisi. Ma so anche che questa giornata la vivrò accanto ad un meraviglioso bambino che amo e che mi ama incondizionatamente. E allora vado avanti”.

“Per molto tempo ho odiato il Natale – racconta Sondra – Odiavo quei lunghi pranzi con i parenti in cui Mattia risultava sempre inadeguato e spesso finiva col rompere qualcosa interrompendo un clima che doveva essere (come da tradizione) idilliaco”,. “Odiavo le recite natalizi,e in cui gli altri bambini riuscivano, nella loro inconsapevole gioia e bravura, a farmi notare la diversità di mio figlio. Odiavo i giorni spesi nel cercare regali per Mattia, che poi venivano regolarmente abbandonati in un angolo. Ma non abbandonati alla maniera con cui tutti i bambini lo fanno, dopo averli avidamente scartati, manipolati, usati ininterrottamente per qualche ora, o qualche giorno, no. Abbandonati da subito, non presi assolutamente in considerazione, non scartati, non provati, non desiderati.  Mattia fin da bambino aveva questa caratteristica: non desiderava niente, non provava piacere, non era attratto dalle novità, non voleva mai mettersi alla prova. Mattia, invece, adorava tenere in mano  i ‘fili’: cordoni delle tende, lacci da scarpe, cinture delle automobili, solo questo faceva dalla mattina alla sera, incessantemente. E anche questo, per noi, è l’autismo”.

Maria ha due figli autistici e “cominciai la mia via crucis 33 anni fa – racconta – All’epoca sul territorio nebroideo, in Sicilia, non c’erano servizi in grado di supportare la terapia per i soggetti autistici. Così, ho fatto la spola tra il sud e il nord dell’Italia per oltre 20 anni. Poi, ho lottato per creare una struttura ricettiva per soggetti autistici specializzata e completa, per far sì che altri non vivano il senso di impotenza che ho provato io. Oggi, rispetto ad allora, esistono centri ambulatoriali che permettono il trattamento, ma che non riescono lo stesso a rispondere alle tante necessità quotidiane di queste persone, che possono avere una vita discretamente soddisfacente, purché vengano aiutati a superare le difficoltà negli atti di vita quotidiani. E così, ho contribuito alla nascita del centro diurno Navacita, a Naso (Me), che oggi accoglie venti persone con autismo”.

Veronica è da poco, poco più di un anno, che lotta “contro questo mostro che è l’autismo. Ogni giorno, ogni mattina è un passo lungo questa strada tortuosa, difficile, solitaria. Non c’è un traguardo alla fine di questa strada. Non c’è un arrivo, non c’è una luce in fondo al tunnel. E’ una strada, quella della vita, e va percorsa e basta. Chi è più superficiale giudica, giudica le scelte, giudica il modo di educare; ‘troppo buona, inadeguata, così non raggiungerà le sue autonomie, è tutto sbagliato’. Raccogliamo le forze, mentre le lacrime scendono da sole. Ma no, non c’è tempo per piangere, c’è un’altra battaglia dietro l’angolo, il sole sorge ogni giorno. Vieni qui amore, dammi la mano, mamma è sempre con te. Noi sappiamo che sei speciale, gli altri non possono capire. Sei il mio dono sceso dal cielo, sei nato perché la mamma aveva troppo amore da dare e tu nel modo come sei fatto, l’unico a poterlo meritare”.

“Dodici anni sono pochi, ma sono stati vissuti così intensamente che mi sembrano una vita intera – ricorda Paola, rivolgendosi in una lettera a suo figlio Federico – Ogni pensiero era rivolto a capire questo tuo modo di essere, che apparentemente ti rendeva lontano da me: ricordo le corse per le vie della città, i morsi, lo sguardo che passa oltre. Poi sono entrati nella tua e nella mia vita i mattoni che ti hanno aiutato ad avvicinarti a me e a questo mondo così complicato e confuso: Debora, Mirka, Morena, Cristina, Enrico, Cesi, Valentina, Laura, Mario, Maria, Giovanni e con loro Aba, logopedia, musica. Hanno costruito te e cambiato e reso più ricca me. Un cammino di 10 anni non ancora giunto a termine, fatto di costanza, riflessione, rispetto, coerenza, tanta coerenza tra il dire, il fare e l’essere”.

Vanessa ha denunciato, pochi giorni fa, l’isolamento di suo figlio a scuola, relegato nella “stanza del silenzio”. Eppure, come mamma di un bambino autistico, vivo questa storia in maniera serena – raccoonta – Sento di avere fatto tutto quello che avrei fatto se non avessi avuto l’autismo in casa. Voglio che Christian non percepisca il mio disagio, sentendosene responsabile Mi pare di vivere un po’ come dentro il film ‘La vita è bella’. L’unica cosa che veramente mi angoscia è che un domani non ci sarò più io: chi gli correrà dietro, quando io non potrò più farlo?”.

Maria Carla racconta la sua vita in poche scene, quasi istantanee di un fine settimana come tanti: “Viaggiamo in macchina e la musica la sceglie lui. Meglio non protestare. Già va bene se non comincia con nuove richieste! Oggi si sporca le mutandine per la seconda volta: lo lavo, facendomi promettere che starà più attento. Preparo cena senza glutine-mais-soia-caseina per lui, dopo non ho voglia di rimettermi ai fornelli per me, pane e formaggio va benissimo! Lui però si mette a urlare, perché ha visto qualcuno che si abbraccia alla televisione, mi si avventa contro più volte, riesce a mordermi la mano. A quel punto mi arrabbio, lo stramaledico e taglio i fili dell’antenna, ‘Da oggi niente TV!’. La sera non riesce a dormire. ‘Stai male? Devi vomitare?,gli chiedo. Risposta: ‘Boh, non lo so’, ma non riesce a vomitare. All’1.30 si addormenta a pancia su, appoggiato a tre cuscini. Finalmente! Non si può vederlo star male! Domenica mattina: ‘Andiamo a prendere un gelato alla Cremeria Alpi, ma prima fai la doccia!’, dico. Corre subito a lavarsi, si veste, tutto da solo, un lampo! ‘Allora lo sai fare!’. Torniamo dal corso di teatro, ore 20.15, via del Mare a passo d’uomo, 20 Km. in 90 minuti. E lui: ‘Mercatino! Subito mercatino!’. Ce la farò??”. (cl)

 

La scheda di analisi dell’intero testo del Governo

La scheda di analisi dell’intero testo del Governo
Elaborazione a cura di Lello Macro | Ufficio studi e Ricerche Uil Scuola

TITOLO I – LA SCUOLA E GLI STUDENTI
Sezione I- Disposizioni urgenti sull’Autonomia scolastica e l’offerta formativa

Articolo 1 – Autonomia scolastica:
dopo una elencazione di obiettivi programmatici ( elenco delle buone intenzioni) , si enumerano 4 strumenti senza specificarne le modalità operative concrete: a) articolazione modulare del monte ore annuale di ciascuna disciplina; b) adattamento del calendario scolastico; c) potenziamento del tempo scuola anche oltre i modelli e quadri orari, nei limiti della dotazione organica dell’autonomia, tenuto conto delle scelte degli studenti e delle famiglie; d) program-mazione plurisettimanale e flessibile dell’orario complessivo del curricolo e di quello destinato alle singole discipline.

Articolo 2 – Offerta formativa:
si afferma che occorre valorizzare, senza indicazioni operative concrete relativa alle modalità, rimandate ad un successivo decreto del MIUR:
nel primo ciclo di istruzione: a) musica ed educazione fisica con particolare riguardo alla scuola primaria;b) inglese, anche attraverso l’introduzione della metodologia CLIL; c) educazione alla cittadinanza, per la trasmissione della cul-tura della legalità, dei valori di cittadinanza attiva e di responsabilità per gli interessi collettivi, anche afferenti al pa-trimonio artistico, culturale ed ambientale;
nella scuola secondaria di secondo grado: arte, in modo da assicurarne lo studio in tutti i percorsi liceali a partire dalla classe prima; b) arte e territorio, negli istituti tecnici, settore tecnologico, indirizzo costruzioni, ambiente e terri-torio e negli istituti professionali, settore servizi, indirizzo servizi per l’enogastronomia e l’ospitalità alberghiera; c) diritto, in particolare nel primo biennio dei percorsi ave tale insegnamento non è previsto, quale insegnamento fina-lizzato alla trasmissione dei valori di educazione alla cittadinanza attiva e responsabilità per gli interessi collettivi; d) economia, in particolare nel secondo biennio dei percorsi ove tale insegnamento non il previsto, quale insegnamento finalizzato all’alfabetizzazione economico-finanziaria e all’educazione alla autoimprenditorialità.
Per tutte le scuole: avvio di attività didattiche e formative riguardanti: a) logica e pensiero computazionale, utilizzo e applicazione dei dati; b) cittadinanza digitale ed educazione ai media; c) artigianato e produzione digitale.

Articolo 3 – Curriculum dello studente e Carta dello studente
Nelle scuole secondarie superiori, fermi restando i decreti Gelmini sul riordinamento dei professionali, tecnici e licei, si introducono non meglio identificati insegnamenti opzionali a scelta dello studente e la possibilità di attivare corsi facoltativi per l’ampliamento dell’offerta formativa, naturalmente nell’ambito delle risorse disponibili.
Si istituisce un “curriculum dello studente”, che resuscita di fatto il portfolio delle conoscenze; si attribuisce a tutti gli studenti una “carta dello studente” elettronica per l’accesso a vari servizi e per l’erogazione di incentivi, promozioni e facilitazioni e che può fungere anche da carta di credito (se i genitori la attivano)

Sezione II – Disposizioni urgenti in materia di scuola-lavoro e di innovazione

Articolo 4 – Scuola, lavoro e territorio
Sono previsti percorsi di alternanza scuola-lavoro di almeno 400 ore complessive nel secondo triennio finale di pro-fessionali e tecnici e di almeno 200 ore nel triennio finale dei licei (con un finanziamento, a regime, di 100 milioni annui), ed anche la possibilità di stipulare contratti di apprendistato per gli studenti degli ultimi 2 anni.
Saranno rivisti indirizzi e articolazioni dell’istruzione professionale che oggi si sovrappongono a percorsi affini ai per-corsi di IeFP oggi di competenza delle Regioni (ma la riforma del Titolo V della Costituzione, ha riportato questa competenza allo Stato).

Articolo 5 – Laboratori territoriali per l’occupabilità
possono essere attivati presso le scuole laboratori territoriali, utilizzabili al di fuori dell’orario scolastico e cofinanzia-ti anche da privati, per orientamento ai settori strategici del Made in Italy, per la riqualificazione di giovani non occu-pati, per l’apertura al territorio. Il finanziamento è assicurato con 40 milioni detratti dal “Fondo per il funzionamen-to delle istituzioni scolastiche”

Articolo 6 – Percorsi di istruzione degli istituti professionali e Istituti Tecnici Superiori
Si prevede la confluenza di parte dell’istruzione professionale nell’istruzione tecnica in un nuovo settore denominato “Servizi”; si ridisegna il funzionamento degli Istituti Tecnici Superiori.

Articolo 7 – Piano Nazionale Scuola Digitale
Si vara l’ennesimo piano per migliorare le competenze digitali, con un finanziamento di 5° milioni, detratto anch’esso dal “Fondo per il funzionamento delle istituzioni scolastiche”

Sezione III – Disposizioni urgenti in materia di inclusione

Articolo 8 – Inclusione degli alunni con disabilità e con altri bisogni educativi speciali
Viene ridefinita l’area dei Bisogni Educativi Speciali (BES), che andranno inseriti nell’anagrafe nazionale degli studen-ti; viene istituito un Albo territoriale degli insegnanti di sostegno; i docenti che hanno alunni disabili o BES dovranno dedicare una quota orari delle attività funzionali all’insegnamento ai loro percorsi individualizzati.

Articolo 9 – Inclusione scolastica degli alunni stranieri
Nell’assegnazione degli organici alle scuole si dovrà tenere conto degli alunni stranieri; possono essere istituiti speci-fici laboratori linguistici e corsi opzionali di lingue non comunitarie.

TITOLO II – LA SCUOLA E I DOCENTI
Sezione I – Disposizioni urgenti in materia di organico dell’autonomia e di assunzioni

Articolo 10 – Organico dell’autonomia
Dall’a.s. 2016/17 gli organici diventano triennali.
Per finanziare i nuovi organici sono previste risorse pari a: 680 milioni nel 2015; 2,38 miliardi nel 2016 e via via cre-scendo fino a 3 miliardi a partire dal 2025, sia per l’incremento dei posti comuni e curricolari che per quelli dell’autonomia, da calcolarsi anche in relazione alle nuove attività di cui agli artt. 1 e 2.
Gli organici dell’autonomia sono individuati, oltre che in base al numero di classi e in relazione alle aree a rischio, aree interne, e a forte processo immigratorio anche in relazione a nuove “zone di educazione prioritaria”, caratteriz-zate da elevati tassi di dispersione scolastica, e a sostegno dell’occupazione femminile, da definirsi con le Regioni.
Il personale docente in esubero rispetto all’organico provinciale confluisce nell’organico dell’autonomia.
II personale della dotazione organica dell’autonomia è tenuto ad effettuare le sostituzioni dei docenti assenti per la copertura delle supplenze temporanee fino a 10 giorni.
I dirigenti scolastici utilizzano il personale docente dell’organico dell’autonomia anche su posti disponibili in altri gradi d’istruzione o altre classi di concorso, seppur non in possesso della relativa abilitazione, purché possegga ti-tolo di studio valido per l’accesso all’insegnamento nello specifico grado d’istruzione o per ciascuna classe di concor-so, fermo restando il trattamento stipendiale della qualifica di appartenenza.
Fatta salva la mobilità d’ufficio, a decorrere dall’anno scolastico 2016/2017, il personale docente di ruolo permane nell’istituzione scolastica, sede di titolarità, per almeno un triennio.
A decorrere dall’anno scolastico 2016/2017, l’organico dell’autonomia per la scuola secondaria di primo grado è de-terminato in relazione al fabbisogno complessivo dell’istituto comprensivo o dell’istituzione scolastica autonoma di primo grado. Conseguentemente, il personale docente è assegnato all’istituzione scolastica nella sua interezza
Gli insegnamenti aggiuntivi di cui all’articolo 2 per il primo ciclo sono svolti dai docenti dell’organico dell’autonomia
che sono assegnati complessivamente alle scuole del primo ciclo di istruzione in qualità di specialisti e mantengono il trattamento e la qualifica contrattuale di appartenenza.
Quota parte della dotazione organica dell’autonomia è destinata ai docenti con le funzioni di mentore ed a quelli con le funzioni di staff ed è distribuita tra le regioni, le province e le istituzioni scolastiche in proporzione al numero degli alunni. (In prima applicazione, per ciascuna scuola, sono individuati due docenti mentori. Il numero di docenti con funzioni di mentore e di staff è gradualmente incrementato sino a quindici per cento della dotazione organica.
La funzione di mentore è riservata a docenti a tempo indeterminato; Il mentore è nominato dal dirigente scolastico, tenuto conto dei crediti maturati e del curriculum professionale, sentito il Collegio dei docenti. Svolge funzioni di
supporto didattico e di coordinamento delle attività di formazione e di valutazione dei docenti, nonché le funzioni proprie del profilo di appartenenza; può svolgere, funzioni di tutoraggio dei docenti in periodo di formazione e pro-va. La funzione, con la relativa indennità, ha durata triennale, è rinnovabile ed è incompatibile con la funzione di do-cente di staff. In sede di prima attuazione, la designazione dei docenti mentori è effettuata dal dirigente scolastico su proposta del Collegio dei docenti, tenuto conto dei titoli didattici e dei titoli professionali e culturali, nonché dello svolgimento di incarichi e di funzioni strumentali all’insegnamento.
II docente di staff è individuato dal dirigente scolastico, tenuto conto del curriculum professionale; svolge funzioni di coordinamento in relazione agli aspetti organizzativi e progettuali della scuola, oltre le funzioni proprie del profilo di appartenenza. La funzione, con la relativa indennità, ha durata triennale, è rinnovabile ed è incompatibile con quella di docente mentore.
Docenti mentori e di staff, in caso di mobilità, rinuncia o revoca, perde tale funzione e con essa la relativa indennità.

Articolo 11 – Reti di scuole
L’Ufficio scolastico regionale individua le reti di scuole a livello territoriale per l’ottimale gestione dell’organico per il potenziamento dell’offerta formativa e, su proposta delle scuole, designa quella che funge da coordinamento.

Articolo 12 – Piano assunzionale straordinario
Per l’anno scolastico 2015/16 IL Miur è autorizzato ad attuare un piano straordinario di assunzioni a tempo inde-terminato nei confronti di tutti i vincitori e gli idonei del concorso bandito con d. n. 82 del 24 settembre 2012 e di coloro che risultano iscritti nelle graduatorie ad esaurimento che ne facciano domanda, nel limite, per ciascuna classe di concorso, dei posti vacanti e disponibili nell’organico dell’autonomia; i posti che rimangono vacanti sano coperti mediante ricorso alle graduatorie di istituto o, se necessario, alle graduatorie delle scuole viciniori.
Il piano di assunzioni è articolato per modalità e in fasi, in ordine di sequenza:
a) personale inserito negli elenchi di sostegno: 50% da concorso e 50% dalle GAE, nei limiti dell’organico di sostegno, con possibilità di compensazione tra i due gruppi, e secondo la loro scelta relativa ai gradi di istruzione, mentre per la sede i primi possono indicare la provincia, i secondi solo la regione;
b) per gli altri posti: sempre 50% + 50%, esprimendo, nell’ambito della Regione, l’ordine di preferenza tra le provin-ce;
c) i posti comuni che residuano sono assegnati agli iscritti nelle GAE, ed a questa fase non partecipano i vincitori ed idonei ai concorsi iscritti anche nella GAE;
d) coloro che non sono stati assunti nelle fasi precedenti sono assunti nei posti residuati a livello nazionale, con pre-cedenza per gli idonei e i vincitori di concorso.
Se tra gli interessati alle fasi b), c), d), ci sono specializzati sul sostegno, essi sono assunti prioritariamente sui posti di sostegno ancora disponibili e, in subordine sulla loro classe di concorso secondo il loro punteggio e, a parità di que-sto, dando priorità al grado di istruzione superiore
La proposta di assunzione deve essere accettata entro 10 giorni dalla sua ricezione a pena della decadenza dal dirit-to a qualsiasi nomina. I posti non coperti per rinuncia non possono essere assegnati in nessuna delle altre fasi.
Tutte le operazioni (dalle domande di assunzione all’accettazione) sono gestite on-line dal sistema informativo del Miur.
Sono esclusi dal piano di assunzioni i docenti già in servizio nello Stato con contratto a tempo indeterminato even-tualmente presenti nelle graduatorie dei vincitori e degli idonei e nelle GAE e coloro che non sciolgono eventuali ri-serve sul conseguimento dell’abilitazione entro il 30 giugno 2015.
Dal 1° settembre 2015 sono soppresse le graduatorie dei vincitori ed idonei e le GAE, comprese quelle del persona-le educativo; sono soppresse anche le graduatorie dei concorsi antecedenti l’anno 2012.
Le graduatorie d’istituto di 1ª fascia sono efficaci fino all’anno scolastico 2016/17 esclusivamente per coloro che non rientrano nel presente piano straordinario di assunzioni.

Sezione II – Disposizione urgenti in materia di concorso e periodo di formazione e prova

Articolo 13 – Procedura concorsuale
Vengono dettate norme per i nuovi concorsi, modificando il vigente Testo Unico n. 297 del 1994.
Si prevede che il MIUR bandisca un nuovo concorso, entro il 1° ottobre 2015, per i posti vacanti e disponibili nel tri-ennio 2016/2019 con delle riserve di posti, secondo percentuali da definire, per coloro che ancora fossero presenti a pieno titolo nelle sopprimende GAE e per gli iscritti nelle graduatorie di circolo e di istituto che abbiano prestato servizio con contratto annuale a tempo determinato nelle scuole statali su posti comuni o curricolari e di sostegno, vacanti e disponibili, per una durata complessiva superiore a 36 mesi, anche non continuativi, a decorrere dall’anno scolastico 2009/2010 e fino all’anno scolastico 2014/2015.
È garantita la partecipazione degli aspiranti che conseguono il titolo di abilitazione all’insegnamento entro il 31 luglio 2015.

Articolo 14 – Periodo di formazione e prova del personale docente ed educativo
Il periodo di prova va dal 1° settembre al 31 agosto dell’anno scolastico di riferimento e non può essere ripetuto.
Durante il periodo di prova il recesso ha effetto immediato, senza obbligo di preavviso e si basa sulla procedura di valutazione.
Con decreto del MIUR sono definiti i contenuti e le modalità delle attività di formazione e sono determinati i soggetti deputati all’erogazione.
Il periodo di formazione e di prova è effettuato anche per i passaggi dì cattedra e di molo verso altro grado di istruzione.

Articolo 15 – Assunzioni a tempo determinato
La durata dei contratti a tempo determinato del personale scolastico per la copertura di posti vacanti e disponibili nelle istituzioni scolastiche ed educative statali, non può essere superiore a 36 mesi, anche non continuativi.

Sezione III – Disposizioni urgenti in materia di formazione

Articolo 16 – Formazione in servizio del personale docente
La formazione in servizio di tutti i docenti è obbligatoria, permanente e strutturale.
Con decreto del Miur sono definiti i Piani Nazionali di formazione triennali (con aggiornamenti annuali) per il perso-nale docente, con le indicazioni delle finalità, priorità e modalità operative.
Per l’anno scolastico 2015/2016, il Piano nazionale di formazione trienna1e, prevede, come priorità
nazionali: a) le innovazioni metodologiche, anche attraverso il rafforzamento delle competenze digitali, della
didattica progettuale, collaborativa, interdisciplinare; b) le competenze linguistiche anche in Lingua 2 e l’insegna-mento secondo la metodologia CLlL; c) l’inclusione scolastica, con particolare riguardo agli alunni con disabilità e con bisogni educativi speciali.

Articolo 17 – Formazione in servizio del personale scolastico per gli alunni con disabilità e con altri bisogni
educativi speciali
A partire dall’anno 2015/2016, le scuole, all’inizio di ogni anno scolastico, definiscono le attività formative rivolte a tutti i docenti delle classi in cui sono presenti alunni con disabilità o con altri bisogni educativi speciali, in coerenza con i piani degli studi personalizzati ricompresi nel Piani Educativi Individualizzati (PEI) e i Piani Didattici Personalizza-ti (PDP) nel caso di alunni con bisogni educativi speciali certificati.
Anche il personale ATA e i dirigenti scolastici sono tenuti a partecipare a specifiche iniziative di aggiornamento e formazione su tematiche inerenti la disabilità ed altri bisogni educativi speciali nell’ambito del piano di formazione.
Con decreto del MIUR sono individuati i criteri e le modalità di formazione dei docenti, dei dirigenti e del personale ATA, d’intesa con le organizzazioni sindacali, prevedendo adeguate attività di certificazione, valutazione e monito-raggio.

Articolo 18 – Servizi territoriali per l’l’innovazione didattica e la formazione
Il Miur definisce un piano triennale per la progressiva costituzione di una rete nazionale per i Servizi Territoriali d’Aggiornamento Ricerca e Tecnologie (START), costituita da laboratori di ricerca e formazione da collocare presso scuole ad alto tasso di innovatività, articolata per ambiti territoriali provinciali, di cui vengono indicate finalità, con-tenuti e modalità, senza indicare i relativi finanziamenti.

Sezione IV – Disposizioni urgenti in materia di valutazione e progressione economica

Articolo 19 – Valutazione del docente
La valutazione del personale docente si fonda sul sistema di crediti didattici, formativi e professionali; a decorrere dall’anno scolastico 2015/2016, è organizzata in cicli di durata triennale ed è effettuata dal Nucleo interno di valuta-zione (NIV).
Con decreto del Miur è definito il quadro comune di riferimento nazionale per la definizione degli obiettivi, la valu-tazione del grado di raggiungimento degli stessi e la valorizzazione dei crediti didattici, formativi e professionali, compresi gli strumenti di valutazione e i livelli minimi e massimi per l’attribuzione dei crediti in relazione al raggiun-gimento degli obiettivi.
I crediti didattici sono attribuiti in funzione del grado di raggiungimento degli obiettivi che favoriscono il successo formativo degli studenti, in relazione alla qualità dell’insegnamento. Il riconoscimento della professionalità dei do-
centi avviene attraverso la rilevazione delle attività di insegnamento e di analisi della documentazione prodotta dal docente, sentiti anche gli studenti e le famiglie.
I crediti formativi sono attribuiti in funzione del grado di raggiungimento degli obiettivi della formazione in servizio e per le attività di ricerca e di produzione scientifica.
I crediti professionali sono attribuiti in funzione del grado di raggiungimento degli obiettivi che riguardano il miglio-ramento della scuola, attraverso la partecipazione attiva alla sua organizzazione e alle sue progettualità.
Il NIV è composto dal dirigente scolastico, che lo presiede, da due docenti mentori designati dal Collegio dei docen-ti, da un docente di staff a tempo indeterminato, designato dal dirigente scolastico e da un dirigente tecnico o da un dirigente di altra istituzione scolastica statale designato dall’Ufficio scolastico regionale.
Il NIV effettua la valutazione sulla base di a) autovalutazione annuale del docente; b) qualità della didattica; c) per-corso professionale, anche in relazione all’organizzazione e alla progettualità della scuola.
I docenti che non soddisfano i requisiti minimi stabiliti dal Miur per due periodi valutativi consecutivi sono soggetti a specifiche procedure di verifica e non hanno diritto a!l’incremento stipendiale per merito .
Il NIV effettua anche , la valutazione del periodo di formazione e di prova del personale docente.
Il Miur, sentito il Garante per la protezione dei dati personali, gestisce, all’interno di un’apposita Piattaforma Opera-tiva Nazionale, il Portfolio del docente composto da:
a) un profilo pubblico in cui confluiscono le informazioni anagrafiche di ciascun docente, non sensibili, nonché il cur-riculum professionale corredato da eventuali ulteriori titoli di specializzazione;
b) un profilo riservato, in cui confluiscono l’autovalutazione annuale del docente, i crediti didattici, formativi e pro-fessionali e l’atto finale di valutazione del NIV.

Articolo 20 – Progressione economica del docente
Su proposta del Miur viene emanata una direttiva per la stipulazione di un CCNL per il comparto Scuola, in materia di progressione economica del personale docente, che deve essere sottoscritto entro il 31 luglio 2015, in mancanza del quale interviene un decreto del Miur.
Tale decreto è costruito secondo un complesso algoritmo che, decrittato, porterebbe alle seguenti conseguenze:
dal 2019 la progressione di carriera si articola su due binari, uno eguale per tutti i docenti finanziato con il 30% del-le risorse disponibili, che equivarrebbe a circa 125 euro lordi in media per anno (circa 15 lordi mensili), l’altro secon-do il “merito” che potrebbe essere eguale per tutti i docenti o articolato in tre fasce;
nel primo caso parliamo di circa 192 ero lordi annui (circa 16 lordi mensili), nel secondo caso le tre fasce corrispon-derebbero a 241, 160 o 128 euro lordi annui (pari a circa 20, 13 o 11 euro lordi mensili). E’ inoltre espressamente previsto che non tutti i docenti debbano rientrare in una fascia di merito, per cui una certa percentuale di essi avrà soltanto la quota di anzianità.
Riassumendo, sempre in media, gli aumenti triennali andrebbero da un minimo di 10 ero mensili lordi per tutti i docenti (senza merito), ad un massimo di 26, se si applicherà una sola fascia di merito, oppure 30, 23 o 21 euro mensili lordi nel caso di tre fasce.
Da notare che, dalle risorse disponibili per gli scatti di merito, verranno sottratte quelle relative all’aumento del 10% della retribuzione delle nuove figure previste (mentor e staff), pari a 200 euro lordi medi mensili, che, come le analo-ghe funzioni già esistenti di “Funzioni obiettivo” e di “collaboratori del preside”, dovrebbero essere retribuite col Fondo d’Istituto.

TITOLO III – LA SCUOLA E L’AMMINISTRAZIONE
Sezione I – disposizioni urgenti “semplificazione”

Articolo 21 – Trasferimento attività amministrative delle scuole
Dopo l’emanazione di un DPCM che modifichi il regolamento sull’organizzazione del MIUR, dal 1° settembre 2015 tutte le competenze in materia di cessazioni dal servizio, pratiche pensionistiche, trattamento di quiescenza e di pre-videnza, progressioni e ricostruzioni di carriera, liquidazione. del trattamento di fine rapporto del personale della scuola sono assegnate agli Uffici scolastici regionali, che dovranno organizzarsi per svolgere il servizio Ugualmente sono demandate agli USR aggiornamento e pubblicazione delle graduatorie di istituto del personale docente, educa-tivo ed ATA, nonché la gestione dell’eventuale contenzioso.
I Capi di istituto possono delegare agli USR anche la gestione delle controversie relative ai rapporti di lavoro.

Articolo 22 – Revisione del regolamento sulla gestione amministrativo-contabile delle Scuole
Verrà emanato un DPR per modificare il regolamento amministrativo-contabile delle scuole, di cui vengono elencate le linee guida, soprattutto mirate alla semplificazione, informatizzazione e dematerializzazione

Articolo 23 – Facoltà assul1zionali del MIUR
Per far fronte alle incombenze trasferite all’amministrazione il MIUR potrà assumere 413 unità di personale di varie qualifiche. I costi, preventivati in 20 milioni a partire dal 2015, graveranno sul finanziamento della “Buona Scuo-la”previsto dall’ultima legge di stabilità (1 miliardo per il 2015 e 3 miliardi a partire dal 2016).

Articolo 24 – Conferimento di incarichi di dirigenti tecnici a tempo determinato
Per le nuove necessità relative alla valutazione il MIUR potrà assumere, tramite selezione, Ispettori a tempo deter-minato, per un triennio, nella misura del 50% dei posti vacanti dall’organico (che è previsto pari a 191 unità di cui, probabilmente, almeno la metà vacanti).
Sezione II disposizioni urgenti in materia di edilizia scolastica

Articolo 25 – Misure urgenti per la sicurezza e la valorizzazione degli edifici scolastici
Viene rivisitata l’intera materia, armonizzando tutte le norme che, negli ultimi anni, sono state emanate.

Articolo 26 – Norme di semplificazione in materia di procedure di edilizia scolastica e di valorizzazione del patri-monio scolastico dismesso
Vengono dettate nuove norme semplificate per le nuove costruzioni, le ristrutturazioni e le varianti; si introducono anche nuove regole più snelle per l’alienazione di edifici scolastici dismessi, destinando gli introiti della loro vendita alla costruzione o manutenzione sempre di edifici scolastici.

Articolo 27 – poteri di controllo sui fondi strutturali
Il MIur entra, con i propri revisori contabili, nelle procedure di controllo del PON Scuola.
Sezione III – Disposizioni urgenti in materia di misure fiscali

Articolo 28 – Cinque per mille
Le singole scuole sono autorizzate a ricevere i contributi del 5 per mille dai contribuenti; il MEF provvederà a girare le somme incassate alle scuole destinatarie del contributo.

Articolo 29 – School bonus
Alle erogazioni liberali effettuate da privati ed aziende in favore delle scuole (statali e paritarie) si applica un credito d’imposta pari al 65% per il 2015 e al 50% per il 2016. Le scuole debbono rendere pubblica l’ammontare delle som-me ricevute ed il loro utilizzo

Articolo 30 – Misure per la sostenibilità delle Scuole paritarie
La frequenza alle scuole paritarie comporta una detrazione d’imposta pari a 4.000 euro.

TITOLO IV – Altre disposizioni urgenti

Articolo 31 – Sistema nazionale di valutazione delle istituzioni scolastiche
Viene istituito, nel bilancio del Miur, un fondo di 11,4 milioni per le attività del Sistema Nazionale di Valutazione, destinato a: a) rilevazioni nazionali sugli apprendimenti degli studenti; b) Partecipazione alle indagini internazionali OCSE-PISA e IEA; c) autovalutazione delle istituzioni scolastiche statali e paritarie; d) valutazione esterna delle istitu-zioni scolastiche statali e paritarie.

Articolo 32 – Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica – IPAV
Dal 1° gennaio 2016 viene costituito l’Istituto per l’autonomia e la valutazione scolastica (IPAV), nel quale debbono confluire l’INDIRE e l’INVALSI con tutti loro rapporti attivi e passivi ed il personale dipendente. Un successivo refgo-lamento del Miur definirà compiti e struttura organizzativa

Articolo 33 – Retribuzione dei dirigenti scolastici
il Fondo unico nazionale per la retribuzione della posizione, fissa e variabile, e della retribuzione di risultato dei diri-genti scolastici è incrementato di un importo pari a 35 milioni di Euro

Articolo 34 – Disposizioni a favore delle scuole slovene o bilingue
Nella ripartizione dell’organico per il potenziamento dell’offerta formativa si tiene conto delle esigenze delle scuole di minoranza linguistica slovena o bilingue

Articolo 35 – Assunzione del personale docente ed educativo Valle d’Aosta e Province autonome di Trento e Bolzano
In materia di assunzione del personale docente ed educativo, in considerazione alle specifiche esigenze riferite agli organici regionali, sono fatte salve loro diverse determinazioni.
Articolo 36 – (Indennizzo relativo a precedenti contraiti a tempo determinato
A coloro che avevano stipulato con l’amministrazione scolastica statale contratti annuali a tempo determinato su po-sti vacanti e disponibili di durata complessivamente superiore a 36 mesi, viene riconosciuto una Indennità forfetizza-ta e onnicomprensiva che assorbe ogni eventuale pregiudizio subito dal lavoratore, pari a: 2,5 mensilità peri con-tratti a termine prestati tra 3 anni e 5 anni; di 6 mensilità per i contratti a termine prestati tra 5 anni e 10 anni; di 10 mensilità per i contratti a termine prestati per più di a 10 anni.
Per i docenti assunti dal 1° settembre 2015 secondo il piano di assunzione straordinario gli importi lordi di cui sopra sono ridotti a[]a metà. In ogni caso, i periodi di lavoro maturati in base ai contratti a tempo determinato stipulati in precedenza non sono validi ai fini dell’anzianità lavorativa e contributiva.
La disposizione si applica a tutti i processi pendenti ed estingue i processi per cessazione della materia del contendere.

TITOLO VI – Norme finali e transitorie

Articolo 37 – Termini e decorrenze
Per l’attivazione degli organici dei posti curricolari e di sostegno valgono le norme vigenti; per gli organici dell’organico potenziato gli aumenti saranno operativi dall’a.s. 2015/16 secondo percentuali (non definite) per i diversi ambiti disciplinari.
Per l’anno 2015/16 i posti “aggiuntivi” non saranno utili ai fini della mobilità territoriale e professionale per il personale già in servizio.
Il personale neo assunto non partecipa alla mobilità fino all’a.s. 2017/18 incluso e alle operazioni di utilizzazioni e assegnazioni provvisorie per il 2015/16.
In prima applicazione, le reti di scuole coincidono con gli i distretti scolastici codificati per la mobilità.
I soprannumerari trasferiti d’ufficio nel 2015/16, sono utilizzati, per quell’anno, nella sede di precedente titolarità.
Il periodo di prova per i neo-assunti con decorrenza giuridica diversa da quella economica, sarà effettuato nell’anno di effettiva presa di servizio.

Articolo 38 – Deroghe
Per il personale assunto entro il 2014/15 non si applica il blocco triennale della mobilità interprovinciale.

Articolo 39 – Abrogazioni
Sono abrogate:
– le norme Monti-Profumo sull’autonomia (DL 5/20912, art. 50):
– le norme Berlusconi-Tremonti sul contenimento degli organici (DL 98/2011. Art. 19, c. 7-9)
– le norme del T.U. 297/1994 sui concorsi e sul periodo di prova
– tutte le altre norme incompatibili

Articolo 40 – Copertura finanziaria
Non sono indicate cifre

DECRIPTATO L’ALGORITMO DEL GOVERNO SUL MERITO

Di Menna: la realtà dei numeri è la vera ragione per cui vogliono evitare il contratto ed emanare un editto

DECRIPTATO L’ALGORITMO DEL GOVERNO SUL MERITO

10 euro per l’anzianità e 16 euro gli aumenti di merito. Ogni tre anni.

10 euro l’aumento per anzianità previsto dal Governo.
Coloro che avranno ottenuto credito formativi, crediti professionali, quanti avranno raggiunto i requisiti per un riconoscimento da parte del nucleo di valutazione,  che sarà costituito a tal scopo, potranno contare su 16 euro medi di aumento ‘per merito’. Ogni tre anni.

Il mentor e il docente di staff avranno 200€ medi che sostituiscono quanto oggi ricevono in quanto  funzioni obiettivo e di collaboratori del dirigente scolastico.

Sono queste le cifre – spiega Massimo Di Menna – del progetto del Governo per riconoscere il lavoro che si fa a scuola. La realtà dei numeri è la vera ragione per cui vogliono evitare il contratto ed emanare un editto.

La norma contenuta nell’articolo 20 – Progressione economica del docente –  del testo, che dovrà essere ripresentato martedì prossimo in Consiglio dei ministri ha al suo interno le cifre dell’impegno economico che il Governo si appresta a prendere con gli insegnanti, l’Ufficio Studi della Uil Scuola, partendo dall’assunto normativo, ne ha fatto una analisi economica. Ecco nel dettaglio che cosa emerge:

Gli aumenti partiranno dal 2019. Saranno ogni tre anni.

La carriera si articolerà su due binari:
uno, uguale per tutti i docenti; l’altro finalizzato al riconoscimento del ‘merito’.

  1. >>> Riguarda tutti i docenti.
    Viene finanziato con il 30% delle risorse disponibili per gli scatti di anzianità.
    Equivarrebbe ad un aumento di circa 125 euro lordi per anno, circa 15 euro lordi al mese.
  2. >>> Prevede aumenti di merito che potrebbero essere attribuiti in modo uguale o articolati per fasce
    nel primo caso (uguali): la cifra è di circa 192 euro lordi l’anno, circa 16 euro lordi al mese.
    nel secondo caso (fasce): ipotizzando tre fasce di merito si avrebbero:
    – 241 euro lordi l’anno, pari a 20 euro lordi mensili
    – 160 euro lordi l’anno, pari a 13 euro lordi mensili
    – 128 euro lordi l’anno, pari a 11 euro lordi mensili

 

ALGORITMO SCATTI
costo scatti complessivo

350.000.000

Accordo ARAN anni 2013 e 2014
costo scatti ATA

70.000.000

pari al 20% del costo complessivo
RESTANO

280.000.000

70%

196.000.000

Aum. retr. annuo Mentor e Staff

66.300.000

3 unità per 8.500 scuole a 200 €/mese lordi
RESTANO

129.700.000

spettante teorico  annuo a ogni doc a T.I.

192

16

docenti a T.I. 2014

1ª fascia – annuo  lordo

  241

mensile20

80% organico doc

2ª fascia – annuo lodo

  160

mensile13

120% organico doc

3ª fascia – annuo lodo

  128

mensile11

150% organico doc

30% PER TUTTI

84.000.000

SCATTO RESIDUO Docenti annuo lordo

125

mensile10

 Elaborazione a cura di Lello Macro | Ufficio studi e Ricerche Uil Scuola

LA BUONA SCUOLA E’ ANCORA IN AGGUATO!

ENNESIMO STOP A RENZI
MA LA BUONA SCUOLA E’ ANCORA IN AGGUATO

E’ dalla scorsa estate che i lavoratori della scuola corrono dietro agli annunci di Renzi e del suo governo sulla possibile controriforma della scuola. La situazione è diventata inaccettabile, specie considerando che di mezzo c’è il futuro di oltre 100 mila precari, dei diritti dei lavoratori e dell’istruzione pubblica di questo paese.

Il governo attraversa una fase di debolezza (lotte di potere interne alla maggioranza, la popolarità di Renzi che continua a calare) e con le proteste di questi mesi contro la “buona scuola” si è visto imporre lo stop alla possibilità di legiferare in materia di scuola a suon di decreti.
Il trucco però è evidente. Martedì verrà varato un testo di legge delega con il quale il parlamento dovrebbe dare al governo pieni poteri per legiferare come vuole. In pratica cambia ben poco. Se poi un parlamento in cui la maggioranza è composta da yesman dovesse decidere di discutere sul serio e nell’interesse del paese sulla scuola pubblica, ecco la minaccia di tornare allo strumento del decreto.
La stampa si sta concentrando sul dramma dei precari appesi ad un filo, ma sappiamo bene che in ballo c’è l’attuazione di tutto il piano di Renzi sulla scuola. Piano che non è stato modificato, alla faccia del tanto sbandierato confronto online, il cui scopo vero era di escludere dalla decisione gli organi collegiali di autogoverno della scuola.
Un piano fatto di tagli di diritti, di contratti bloccati e aumenti di orario, che completa la trasformazione genetica della scuola, in cui gli interessi dei padroni entrano direttamente e senza controlli: dalle Fondazioni private all’alternanza scuola lavoro o con le esternalizzazioni.
Eppoi il “merito” che serve a coprire la dequalificazione anche professionale e di funzione dei lavoratori: docenti spostati da un insegnamento all’altro, personale ATA ridotto a pulitori e passacarte.
Sulle assunzioni, possiamo confermare quanto dice il governo: c’è un miliardo stanziato dalla legge di stabilità. Quello che il governo non dice è che non sono soldi stanziati, ma il frutto di un taglio di un miliardo e 200 milioni ai fondi che già erano destinati alla scuola. Di questi tagli, un miliardo viene messo nella voce stabilizzazioni.
Gli unici soldi freschi? Il 5×1000! Le scuole dei figli dei disoccupati, dei lavoratori dipendenti avranno ancora una volta meno fondi per sopravvivere.
Unica modifica evidente sono gli sgravi fiscali alle famiglie ricche che mandano i figli ai diplomifici privati: una vera vergogna.

E’ più che mai necessario non abbassare la guardia e proseguire le mobilitazioni contro la “buona scuola” e il progetto del governo di una scuola classista e dove i lavoratori vengono messi gli uni contro gli altri. Gli contrapponiamo la rivendicazione dell’immediata stabilizzazione dei precari già in servizio, del rinnovo economico del contratto uguale per tutti e dell’aumento degli organici di ulteriori 250 mila posti.

Dobbiamo proseguire nella costruzione e nel rafforzamento dell’USB, per avere un’organizzazione sindacale conflittuale forte che riconquisti il diritto dei lavoratori a contrattare con il governo e finirla con i sindacati complici che svolgono il compitino del notaio delle scelte dei padroni.
Nelle prossime ore proporremo alle organizzazioni sindacali conflittuali e alternative a Cgil, Cisl, Uil, Snals e Gilda un incontro per costruire un momento di protesta comune e forte che dica a parlamento e governo che non ci faremo calpestare e non ci faremo scippare la scuola pubblica.

Divario di genere e rendimento scolastico: le ragazze continuano a studiare di più

da Il Sole 24 Ore

Divario di genere e rendimento scolastico: le ragazze continuano a studiare di più

di Flavia Foradini

Le differenze di genere nel rendimento scolastico dei quindicenni hanno radici tuttora salde nelle loro famiglie e nei comportamenti extrascolastici: la maggior parte dei genitori, rivela il nuovo studio Ocse “The ABC of gender equality in Education. Aptitude, Behaviour, Confidence” (L’ABC dell’eguaglianza di genere nella scuola. Attitudini, comportamenti, fiducia), è più incline ad immaginare per i figli maschi un avvenire in carriere tecnico-scientifiche, anche se le figlie femmine mostrano risultati uguali o addirittura migliori.

Donne ai primi posti
Sono dure a morire, le visioni preconcette: dati alla mano, nei percorsi scolastici le femmine sono sempre più spesso ai primi posti in un’ampia gamma di materie, rispetto ai loro coetanei, e là dove riescono meno bene, in particolare nella matematica, è sovente per mancanza di fiducia nelle proprie potenzialità e per conseguente, poca propensione a mettersi in gioco e a sperimentare: «Tra ragazze e ragazzi con livelli simili di fiducia in se stessi, il divario scompare. Non vi è nulla di congenito nelle differenze di capacità tra maschi e femmine» si afferma nel Rapporto appena pubblicato. Ad essere fondanti per il successo scolastico sono «atteggiamenti nei confronti della scuola, comportamenti, abitudini extrascolastiche».

Atteggiamento poco fiducioso dei maschi
Ma se per quanto concerne le ragazze, il conforto dell’approvazione genitoriale può fare una grande differenza nel riallineare il successo nelle materie scientifiche, per i loro coetanei gli àmbiti che necessitano un’azione paiono più numerosi.
Innazitutto l’atteggiamento nei confronti della scuola è mediamente più negativo rispetto a quello delle femmine. La scuola viene vista da molti adolescenti come una perdita di tempo. Da qui anche un impegno inferiore dei ragazzi sia a scuola che a casa. Fra le mura domestiche studiano mediamente un’ora in meno alla settimana rispetto alle ragazze (in Italia 3 ore in meno: 7 contro 10), laddove gli analisti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico valutano che ogni ora di compiti a casa equivalga a 4 punti percentuali in più ottenuti nei test di lettura, di matematica e di scienze.

Le nuove generazioni leggono meno
In particolare la capacità di leggere, orientarsi in un testo e capirne elementi e messaggi fondamentali, svolge secondo l’Ocse un ruolo chiave per la riuscita scolastica in genere. Ma le nuove generazioni leggono sempre meno, in particolare i ragazzi, che preferiscono dedicare il loro tempo libero a Internet e ai videogiochi: solo in media un quarto di essi afferma di non giocare mai o quasi mai al computer e la maggior parte degli adolescenti maschi passa fino a tre ore al giorno dovanti ad un monitor, ma solo circa un’ora al giorno sui testi scolastici.
Per stimolare e al tempo stesso livellare le prestazioni di maschi e femmine, il Rapporto Ocse suggerisce una didattica basata su un approccio maggiormente orientato alla risoluzione individuale di problemi e al confronto cognitivo con contesti non noti, piuttosto che alla sola applicazione di regole in contesti predefiniti.
Ai genitori l’Ocse chiede invece di incoraggiare i propri figli a leggere di più per diletto: «Un’attività che dà i suoi frutti ben al di là della scuola».
Ai vertici dei sistemi scolastici, per sostenere le ragazze gli analisti Ocse suggeriscono di vegliare affinché i testi scolastici non convoglino preconcetti di genere. Per sostenere i ragazzi, consigliano invece di mettere in campo fra l’altro interventi mirati contro l’abbandono scolastico, che è maggiormente di segno maschile.

Il 17 marzo a Milano «H-AckSchool», primo Hackaton dedicato alla scuola

da Il Sole 24 Ore

Il 17 marzo a Milano «H-AckSchool», primo Hackaton dedicato alla scuola

di Alessia Tripodi

La gara di idee hi-tech lanciata dal Miur per promuovere la cultura dell’imprenditorialità tra gli studenti delle superiori

Si aprirà il prossimo 17 marzo a Milano H-Ack School, il primo hackaton interamente dedicato al mondo della scuola. Una gara di idee tutta digitale che vede protagonisti gli studenti, promossa dal Miur all’interno del GEC2015 – Global Entrepreneurship Congress – Congresso mondiale dell’imprenditorialità per promuovere lo spirito imprenditoriale dei più giovani.

Due giorni ad alto tasso di innovazione
H-ack School è promosso dal ministero in collaborazione con H-Farm , piattaforma digitale nata con l’obiettivo di aiutare neo imprenditori nel lancio di iniziative nel settore digital/IT, e con Meta Group , gruppo internazionale incaricato dell’organizzazione del Congresso e da sempre dedito alla creazione e alla crescita di imprese ad alta intensità di conoscenza.
Obiettivo dell’evento – al quale parteciperanno 600 studenti del penultimo anno della scuola secondaria superiore, 150 docenti, 15 mentor provenienti di H-Farm, startupper di successo e investitori selezionati dalla Meta Group – è stimolare l’attitudine all’imprenditorialità dei ragazzi italiani, generare in loro maggiore fiducia nelle proprie capacità e idee. Ma anche misurarli su sfide legate al design di soluzioni digitali e al loro marketing. I partecipanti avranno la possibilità di lavorare fianco a fianco con i maggiori esperti mondiali di startup e impresa.

Progettare per la digitalizzazione degli strumenti didattici
Nella due giorni di lavoro i ragazzi, divisi in team eterogenei, dovranno lavorare a soluzioni per la digitalizzazione degli strumenti didattici e contribuire alla semplificazione dei processi interni alle scuole. I progetti presentati potranno riguardare qualunque tema legato al Piano #LaBuonaScuola (alternanza scuola/lavoro, scuole aperte, laboratori, nuove alfabetizzazioni, pensiero computazionale, coinvolgimento su Expo 2015).
Una formula veloce ma concreta, spiega il Miur, per favorire un primo passo nella direzione indicata nel Piano: far dialogare il mondo delle imprese- non solo digitali- con quello della scuola.
«Con La Buona Scuola stiamo rimettendo gli studenti e i docenti al centro della scuola – sottolinea il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini – Stiamo aggiornando l’offerta formativa per costruire un sistema scolastico in grado di preparare al futuro. Il cambio di paradigma consiste nel passaggio dal “sapere” al “saper fare”: l’H-Ack School rientra in questa logica».

Scuola, studentesse più brave dei maschi. “Si impegnano di più”

da Repubblica.it

Scuola, studentesse più brave dei maschi. “Si impegnano di più”

Studio dell’Ocse che spiega la differenza tra maschi e femmine. Non c’è alcuna motivazione di ordine genetico. I ragazzi dedicano in media un’ora in meno a settimana agli studi rispetto alle loro coetanee

di SALVO INTRAVAIA

Ragazze più brave a scuola dei compagni maschi perché si impegnano di più. Nessuna predisposizione allo studio o motivazione di ordine genetico per i migliori risultati scolastici delle ragazze nei confronti degli studenti. A spiegare il perché di questa differenza di genere è l’Ocse, con un approfondimento dei risultati del test Pisa (Programme for International Student Assessment) 2012, che sonda le competenze dei quindicenni di mezzo mondo in Lettura, Matematica e Scienze. “L’indagine rileva – scrivono gli esperti dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico – che i ragazzi quindicenni hanno più probabilità rispetto alle loro coetanee di conseguire risultati insufficienti nelle tre discipline Pisa”. Nel 2012, il 14 per cento dei ragazzi non ha raggiunto il livello di riferimento nella scala Pisa in lettura, matematica né scienza.

Percentuale di risultati insufficienti – al di sotto del livello 2 della scala – che per le ragazze scende al 9 per cento. In linea con i tassi che si registrano in Italia. “Tra le probabili cause, le differenze di comportamento tra ragazzi e ragazze”, si legge nel Focus pubblicato. E approfondendo l’analisi dei risultati si scopre che “i ragazzi dedicano un’ora in meno a settimana ai compiti a casa rispetto alle ragazze” e che “ogni ora settimanale di lavoro a casa equivale a 4 punti in più nelle prove di lettura, matematica e scienza nell’indagine Pisa”, sentenziano dall’Ocse. Inoltre, “quando non sono a scuola – continua il report – i ragazzi trascorrono più tempo a giocare con i videogames e dedicano meno tempo alla lettura come svago”.

Un dettaglio da non trascurare perché “la capacità di lettura – spiegano da Parigi – è la base sulla quale si costruiscono tutte le altre forme di apprendimento: quando i ragazzi non leggono i risultati nelle altre materie scolastiche ne risentono”. In buona sostanza, questa ricerca non fa altro che confermare quello che genitori e insegnanti – anche senza il conforto della ricerca, ma guidati dal buon senso – raccomandano quotidianamente a figli e studenti svogliati che si accontentano di risultati sufficienti o che non fanno altro che collezionare insuccessi scolastici. E dopo questo report i somari non potranno più accampare scuse.

Con il focus, l’Ocse sfata anche il luogo comune che vorrebbe le ragazze meno predisposte per la matematica e meno inclini alle facoltà scientifiche dei compagni maschi. Il primo luogo comune viene sfatato spiegando che i risultati peggiori delle ragazze sono da addebitare alla maggiore emotività delle studentesse rispetto ai ragazzi di fronte ai problemi di matematica. “Generalmente, le ragazze hanno meno fiducia rispetto ai ragazzi nelle proprie capacità di risolvere problemi di matematica o nel campo delle scienze esatte. Le ragazze – scrivono i tecnici dell’Ocse – sono anche più propense a provare ansia nei confronti della matematica e ciò avviene anche per le ragazze che hanno buoni risultati in questa materia”.

Mentre il maggior numero di iscritti – il 14 per cento delle ragazze contro il 39 per cento dei ragazzi – nelle facoltà scientifiche nei paesi Ocse è da addebitare a condizionamenti familiari. In quanto “i genitori sono propensi a pensare che i loro figli maschi più che le figlie lavoreranno in futuro in un settore scientifico, tecnologico, nel campo ingegneristico o della matematica, anche quando i figli maschi e femmine ottengono lo stesso livello di risultati in matematica”, spiegano gli esperti Ocse. L’unica rivincita che si prendono i ragazzi nei confronti delle loro coetanee riguarda la capacità di “pensare come uno scienziato”. “Le ragazze – e anche quelle che conseguono ottimi risultati nella scala Pisa – hanno risultati mediamente inferiori ai ragazzi se le prove sono destinate a valutare l’abilità di pensare come uno scienziato”.

Il perché è presto detto: quando nei test si chiede alle quindicenni di formulare situazioni concrete in termini matematici o d’interpretare fenomeni con un approccio scientifico i ragazzi conseguono migliori risultati in quanto “gli studenti che hanno più fiducia in se stessi accettano l’idea di poter sbagliare e imparano ad escludere gli errori mediante prove ripetute (processo tentativo/errore), approccio fondamentale per acquisire conoscenze nel campo della matematica e della scienza”, conclude il rapporto. In altre parole, se non fosse per aspetti emotivi, stili di vita e condizionamenti sociali, ragazze e ragazzi potrebbero ottenere risultati scolastici identici. E i docenti possono intervenire per equilibrare le differenze di genere.

Che ne sarà della #buonascuola?

da La Stampa

Che ne sarà della #buonascuola?

Dopo lo stallo nel Consiglio dei ministri, si riapre il dibattito sui punti contestati delle linee guida. Nell’esecutivo emergono divisioni e dubbi sulla copertura finanziaria. Sindacati pronti alla lotta

Flavia Amabile

IL BONUS FISCALE  

Un fronte bipartisan per gli istituti privati. Si mobilitano i vescovi  

Sentono puzza di bruciato i sostenitori della detrazione a favore di chi iscrive alle paritarie i propri figli che avrebbe dovuto far parte del pacchetto di riforma della Buona Scuola e hanno deciso di partire all’attacco. L’obiettivo è accerchiare il premier, farlo sentire isolato, e trovare una formula per sganciare assunzioni e paritarie dal resto della riforma e inserirle in un percorso più rapido del dibattito parlamentare.

La battaglia si annuncia lunga ma il fronte si allarga ogni giorno di più. Accanto ai 44 parlamentari che la scorsa settimana avevano scritto una lettera al presidente del Consiglio ieri si sono aggiunti altri 39 politici di Forza Italia (37 parlamentari e due eurodeputati). Anche loro hanno scritto una lettera a Matteo Renzi. Lo stesso ha fatto un gruppo di senatori del Pd provocando una spaccatura ancora più profonda nel partito dopo quella creata dai 44 della scorsa settimana perché in 32 appartenevano proprio al Pd.

Invece di appoggiare la loro causa, Renzi li ha congelati chiedendo all’improvviso lunedì sera che l’intero pacchetto entrasse in un disegno di legge invece che in un decreto e quindi rinviando tutto alle Camere. E ora i sostenitori del buono scuola hanno capito di dover raddoppiare i loro sforzi.

Sarebbe ingiusto affermare che le scuole paritarie siano tutte cattoliche. Su 13.500 il 60% ha una matrice religiosa. Si tratta di un universo ampio che ha una sola matrice comune, una profonda crisi. I primi segnali sono apparsi nell’anno scolastico 2010-2011, quando nelle paritarie si sono iscritti 2.500 studenti in meno. L’anno successivo il calo di 30mila iscrizioni ha portato alla chiusura di molti plessi.

Il mondo cattolico però è quello che di sicuro ieri ha fatto sentire tutta la sua voce. «Paritarie, bluff o #lavoltabuona?», ha titolato in apertura del sito Famiglia Cristiana spiegando che «il rischio è che i provvedimenti si perdano per strada, detrazioni comprese». E poi è intervenuta la Sir, l’agenzia della Conferenza Episcopale italiana, sottolineando il rischio «che la montagna partorisca un topolino, cioè che le infinite discussioni abituali sulla scuola finiscano per non avere sbocchi».

GLI ORGANICI  

Mancano i soldi per assumere i precari. “Andremo in tribunale”  

Forse la parte più simbolicamente inquietante della riforma della Buona Scuola è l’articolo 40. Nella bozza circolata in questi giorni sotto il numero dell’articolo è scritto «copertura finanziaria», poi il vuoto. Nulla. «Credo che ci sia una grande confusione nel governo su quanto davvero costi la riforma e che alla fine abbiano capito di non avere i soldi per pagarla», commenta Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli Insegnanti. «La riforma prevede un aumento dell’organico dell’autonomia pari al 15% dell’attuale. Sanno che costerebbe 5 miliardi in più, molto più del miliardo stanziato?».

Il giorno dopo l’ennesimo rinvio del pacchetto di riforma della scuola i precari e i sindacati che li rappresentano sono arrabbiati, delusi. A leggere la bozza si capisce che c’è un problema di finanziamento ma da un punto di vista politico sembra che sia stato proprio Matteo Renzi il primo a non essere convinto dalle misure messe a punto dal Miur e che quindi abbia deciso all’improvviso di non metterci la faccia.

I punti che in queste ore stanno creando un profondo malcontento nei precari sono molti, persino quando si tratta di novità positive come il trasferimento degli immessi in ruolo. Secondo la riforma potrebbero scegliere la provincia e quindi una sede più vicina alle famiglie. La scelta va fatta entro il 16 marzo ma nessuno può usufruire della novità senza la certezza del decreto.

Regna la confusione. Il Codacons spiega che poiché dal governo «arrivano solo chiacchiere in tema di scuola e pochi fatti concreti» non resta che rivolgersi ai tribunali. Sono 2200 le sentenze che hanno permesso ai docenti di ottenere risarcimenti che sfiorano i 3 milioni di euro «per gli anni di precariato cui sono stati ingiustamente sottoposti». Massimo Di Menna, segretario generale della Uil Scuola boccia il merito che è solo «l’ennesima richiesta agli insegnanti di ‘mettersi in gioco’: senza un euro», la formazione fatta in modo «gratuito, obbligatorio e senza limitazioni di orario». Boccia la perdita di competenze perché «nel nuovo organico il dirigente scolastico può assegnare gli insegnanti, anche senza specifica abilitazione». In altre parole: una maestra potrà insegnare anche alle medie.

Renzi sui precari: «Vediamo se la legge va avanti, se no decreto»

da Il Corriere della Sera

Renzi sui precari: «Vediamo se la legge va avanti, se no decreto»

Il sottosegretario Faraone: «C’è tempo fino a metà aprile». Ma sarebbe molto più rapido mettere la fiducia in Aula. Cosa si nasconde dietro la retorica dei tempi parlamentari?

Il sottosegretario Davide Faraone ha ribadito che il Parlamento ha tempo fino a metà aprile per approvare il disegno di legge – peraltro non ancora scritto dal governo – sulla scuola. Un mese e mezzo, meno del tempo previsto dall’urgenza per la discussione e l’approvazione di un decreto legge che deve essere convertito appunto entro sessanta giorni. Altrimenti? Se il Parlamento non correrà più che per un decreto, allora il governo sarà costretto a fare il decreto, spiega Faraone. Quasi facendo eco al premier, Matteo Renzi, che in un’intervista all’Espresso dice: «Ci sono sei mesi prima di assumere i precari, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto». E aggiunge: ««Sulla scuola ci siamo impegnati con il presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile. Mettiamoci d’accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere».

Fiducia
In realtà la via più breve e meno propagandistica per ottenere un’approvazione rapida delle norme sulla scuola, una volta che il consiglio dei ministri sia riuscito a licenziare il testo, è quello di mettere la fiducia appena il disegno di legge sia arrivato alla discussione in Aula: se l’ostruzionismo fosse tale da compromettere una riforma che il governo ritiene imprescindibile, potrebbe mettere sul tavolo questa carta che rinsalderebbe la maggioranza. Infatti se ad aprile il governo presentasse il famoso decreto sulle assunzioni, ci vorrebbero comunque i famosi sessanta giorni per l’approvazione. E non si capirebbe perché il governo considerando l’urgenza e la fretta imprescindibili per la buona riuscita della riforma non sia riuscito martedì scorso a difendere l’idea di farne un decreto. Insomma non si riesce più a capire se la riforma è «urgente» (Faraone) e se è necessaria «una discussione ampia» (Renzi). E tra i sindacati e i precari comincia a farsi strada il sospetto che dietro questa retorica sulle procedure e i tempi si nascondano difficoltà sostanziali nel tradurre in legge le misure sulle graduatorie.Il sottosegretario Davide Faraone ha ribadito che il Parlamento ha tempo fino a metà aprile per approvare il disegno di legge – peraltro non ancora scritto dal governo – sulla scuola. Un mese e mezzo, meno del tempo previsto dall’urgenza per la discussione e l’approvazione di un decreto legge che deve essere convertito appunto entro sessanta giorni. Altrimenti? Se il Parlamento non correrà più che per un decreto, allora il governo sarà costretto a fare il decreto, spiega Faraone. Quasi facendo eco al premier, Matteo Renzi, che in un’intervista all’Espresso dice: «Ci sono sei mesi prima di assumere i precari, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto». E aggiunge: ««Sulla scuola ci siamo impegnati con il presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile. Mettiamoci d’accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere».

Fiducia
In realtà la via più breve e meno propagandistica per ottenere un’approvazione rapida delle norme sulla scuola, una volta che il consiglio dei ministri sia riuscito a licenziare il testo, è quello di mettere la fiducia appena il disegno di legge sia arrivato alla discussione in Aula: se l’ostruzionismo fosse tale da compromettere una riforma che il governo ritiene imprescindibile, potrebbe mettere sul tavolo questa carta che rinsalderebbe la maggioranza. Infatti se ad aprile il governo presentasse il famoso decreto sulle assunzioni, ci vorrebbero comunque i famosi sessanta giorni per l’approvazione. E non si capirebbe perché il governo considerando l’urgenza e la fretta imprescindibili per la buona riuscita della riforma non sia riuscito martedì scorso a difendere l’idea di farne un decreto. Insomma non si riesce più a capire se la riforma è «urgente» (Faraone) e se è necessaria «una discussione ampia» (Renzi). E tra i sindacati e i precari comincia a farsi strada il sospetto che dietro questa retorica sulle procedure e i tempi si nascondano difficoltà sostanziali nel tradurre in legge le misure sulle graduatorie.

«Il prof non sa insegnare» Licenziato per demerito

da Il Messaggero

«Il prof non sa insegnare» Licenziato per demerito

Finisce alla porta un professore dell’istituto superiore Einaudi-Scarpa di Montebelluna, in provincia di Treviso, e scoppia il caso nazionale

IL CASO
ROMA Licenziato per non aver saputo svolgere al meglio il proprio lavoro. Finisce alla porta un professore dell’istituto superiore Einaudi-Scarpa di Montebelluna, in provincia di Treviso, e scoppia il caso nazionale. Non si tratta, infatti, di un docente precario né di un supplente ma di un insegnante con cattedra, cui la scuola ha contestato la capacità didattica. Sembrerebbe essere il primo caso, o comunque un caso rarissimo, in cui un docente di ruolo perde il posto di lavoro perché si è valutato che non sa insegnare. I sindacati e le associazioni di categoria, in primis l’Associazione nazionale presidi, faticano a ricordare episodi analoghi, e non perché manchino docenti che non compiono bene il proprio lavoro. Si può togliere il posto più facilmente a chi offende o minaccia un collega, il difficile viene nel dimostrare in un’aula di tribunale, quando quel docente accusato di imperizia ricorre alla magistratura, che non si riesce davvero a spiegare Platone. Stando alle stime, nelle scuole pubbliche italiane su oltre 650mila docenti di ruolo, il 3% (22mila docenti) sono inadeguati.
TREVISO

Il caso di Treviso con molta probabilità è destinato a “far scuola”, perché spiana la strada a una serie di procedimenti finora tenuti in silenzio. Risale al 2007 l’immissione in ruolo del docente licenziato per una cattedra di educazione tecnica. L’anno scorso studenti e i genitori iniziano a inviare le prime segnalazioni al preside dell’istituto, Gianni Madallon. L’accusa mossa è quella di valutazioni incongruenti da parte dell’insegnante: voti molti bassi in verifiche giuste e giudizi altisonanti, invece, per compiti sbagliati. Il dirigente dell’istituto superiore avvisa l’ufficio scolastico regionale che, da parte sua, invia degli ispettori per verificare il lavoro del docente. Un iter durato sei mesi, con l’arrivo al licenziamento lo scorso autunno. «Di solito si pensa che licenziare nella scuola sia impossibile, ma non è così», ha commentato il preside.
Casi analoghi? Praticamente inesistenti. Si ricorda la storia di un’insegnate di Padova che, nel 1987, perse il lavoro per lo stesso motivo. Fece ricorso al Tar e al Consiglio di Stato, che le diedero torto, ma nel frattempo l’insegnate era morta.
Gli insegnanti alle prime armi, possono essere rimossi dall’incarico e non ottenere, dunque, una cattedra, se alla fine del secondo anno di prova la scuola evidenzia delle incapacità didattiche ma è difficile imbattersi in licenziamenti per chi una cattedra l’ha ottenuta da tempo e soprattutto per motivi legati al suo modo di insegnare. Le rimozioni dal posto di lavoro scolastico più ingenti riguardano quelle per motivi disciplinari e vanno dalle assenze ingiustificate da scuola all’offesa di colleghi o studenti fino a tutti i reati previsti dal codice penale. Stando agli ultimi dati disponibili e raccolti dal ministero dell’Istruzione, le rimozioni dall’incarico – per sole inadempienze disciplinari – nell’anno scolastico 2012/2013 hanno interessato 24 docenti di ruolo e 5 precari.
LE LEGGI

Ma quali sono le norme che regolano i licenziamenti per i professori? Diverse, e in tutte è prevista anche la rimozione dall’incarico per inadempienza didattica, compreso il contratto nazionale di lavoro per gli insegnanti. Si va dal Testo Unico sulle disposizioni legislative in materia d’istruzione del 1994 al decreto legge 150/2009, firmato dall’ex ministro della pubblica amministrazione, Renato Brunetta. L’iter che le scuole compiono è lo stesso di quello seguito dall’istituto superiore di Treviso. Tuttavia, al netto di un percorso normativo chiaro, i sindacati temono ora l’effetto del disegno di legge sulla Buona scuola.
LE PERPLESSITA’

Tra i punti della riforma c’è, infatti, quello della valutazione per il corpo docente che peserà per ben il 70% sugli scatti salariali. «La valutazione – spiega il segretario nazionale della Flc-Cgil, Domenico Pantaleo – per come è stata presentata finora dal Governo, seguirà dei criteri molto discrezionali e poco oggettivi perché mancano dei parametri, affidando il giudizio sull’operato di un insegnante al preside, a due docenti mentor e a uno di staff». «Si vuole migliorare la scuola ma si rischia l’effetto contrario – prosegue Pantaleo – dando il via a valutazioni e possibili procedimenti basati sull’onda dell’emotività». «Questa scelta invece che affinare le potenzialità dell’istruzione italiana – conclude un segretario – potrebbe generare un meccanismo che priverebbe qualsiasi docente anche delle più basilari tutele contrattuali».
Camilla Mozzetti

#riformabuonascuola, bordate da opposizione e sindacati: questo è un ricatto al Parlamento

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, bordate da opposizione e sindacati: questo è un ricatto al Parlamento

Forti critiche da Elena Centemero (FI), Movimento 5 Stelle, Cgil, Cisl Scuola e Anief: tutti chiedono di finirla con gli annunci e di assumere senza indugi su tutti i posti vacanti, la cui entità però varierebbe tra le 50mila e le 100mila cattedre.

L’opposizione politica e i sindacati non ci stanno. Il cambio in corsa del Governo su riforma e assunzioni, con il decreto legge sulle disposizioni più urgenti inglobato in un disegno di legge dall’improbabile approvazione, viene reputata davvero una missione impossibile.

“Per l’immissione in ruolo dei docenti necessari a garantire il regolare avvio dell’anno scolastico non ci sono sei mesi perché, oltre al Parlamento, anche la burocrazia ha dei tempi che vanno considerati. Nelle nostre scuole ci sono 50.000 posti vacanti che vanno coperti il prima possibile per assicurare che a settembre tutto sia pronto”, spiega la responsabile comunicazione di Forza Italia Elena Centemero.

Critiche arrivano pure dai parlamentari del Movimento 5 Stelle in commissione Cultura, malgrado poche ore prima avessero aperto la porta del dialogo sull’approvazione del ddl di riforma. “Forse al governo va di scherzare: chiedere al Parlamento di approvare entro il 15 aprile un ddl che affronti complessivamente la riforma della scuola è un ricatto nei confronti del Parlamento stesso e un’offesa verso studenti, insegnanti e genitori. Per rispettare quei tempi bisognerebbe correre all’impazzata”.

Per i ‘grillini’, “l’unica soluzione di buonsenso e chiara consiste nello spacchettamento del provvedimento, dando al reclutamento dei docenti un canale preferenziale per consentire l’approvazione di un provvedimento in tempi rapidi”.
“Tutte le forze politiche – proseguono i 5 Stelle – sono consapevoli della necessità di trovare una rapida soluzione per il reclutamento dei docenti, anche se non mancano i distinguo: noi chiediamo assunzioni su tutti i posti vacanti, quindi più di 100 mila unità, mentre c’è chi nella maggioranza e in Forza Italia parla di 40-50 mila immissioni in ruolo. Una cifra, questa, che sarebbe inaccettabile, soprattutto dopo i proclami del governo che per sette mesi ha parlato di 150 mila assunzioni.
Riguardo al resto della riforma, che affronta tematiche molto diverse tra loro, quali il finanziamento alle scuole paritarie, la valutazione o gli scatti stipendiali, riteniamo impensabile che possano essere liquidate in fretta e furia”.

Siamo alla “totale confusione”, tuona Camusso, il leader della Cgil a margine di un convegno a Firenze. “Sono mesi – ha detto – che il governo annuncia che avrebbe stabilizzato 150mila precari della scuola”, ma “si continua a non capire quali sono i criteri, come entrano, che tempi si danno rispetto alla stabilizzazione”.

“Direi che siamo nella lunga stagione degli annunci invece che delle operazioni concrete – ha aggiunto – con anche un tono che non fa onore ne’ al governo ne’ al Parlamento perché il rimbalzo fra disegno di legge oppure decreto, a parte che si scarica poi sulle incertezze o le certezze del sistema scolastico, in realta’ dice che non siamo di fronte ad un piano organico ma siamo al continuo rimbalzo delle responsabilità”.

Anche secondo Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola, la piega che sta prendendo il progetto sulle assunzioni è da bocciare: “da settembre è stato solo un susseguirsi di annunci, slogan, consultazioni ad alto tasso coreografico ma povere di sostanza; e mentre si alimentavano a dismisura le attese di soluzioni sul versante del precariato, si è continuato a eludere i problemi su cui chiedevamo di porre la dovuta attenzione”.

Anche Marcello Pacifico, presidente Anief, sostiene cheè sempre più evidente che questo Governo è in confusione. Ammesso che ci si fermi ai posti attualmente liberi, le immissioni in ruolo devono essere almeno il doppio. Se al Miur facessero un censimento nazionale se ne renderebbero conto. Se si persevera con questa politica, il costo per l’erario sarà altissimo: considerando che ogni supplente viene indennizzato con cifre che vanno dai 35mila ai 50mila euro è evidente che più alto il numero di mancate assunzioni, più l’amministrazione scolastica si esporrà al pericolo di condanne. Siamo nell’ordine di 2, forse anche 3 miliardi di euro”.

#riformabuonascuola, il decreto legge diventa l’ultima spiaggia

da La Tecnica della Scuola

#riformabuonascuola, il decreto legge diventa l’ultima spiaggia

Renzi: “prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere. Ci sono sei mesi prima di assumere i precari della scuola, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto”. Un piano da vero stratega.

Sulle immissioni in ruolo dei docenti, Renzi conferma la linea indicata da Lupi nella stessa giornata: in un’intervista a L’Espresso in edicola il 6 marzo, il premier sostiene che “ci sono sei mesi prima di assumere i precari della scuola, vediamo se la legge va avanti o se ci sarà il requisito di urgenza per un decreto”.

“Sulla scuola ci siamo impegnati con il presidente della Repubblica e con le opposizioni a presentare meno decreti possibile. Mettiamoci d`accordo: prima mi accusano di essere un dittatore che vuole fare tutto da solo, se presento un disegno di legge aperto alla discussione mi accusano di non decidere”, aggiunge sul punto Renzi.

La “mossa” del presidente del Consiglio è da vero stratega: visto che le decisioni sulla scuola sarebbero potute diventare impopolari, per Governo e Pd, ha pensato bene di scaricare “palla” e responsabilità alle Camere. E non importa se la riforma non andrà in porto (molto più di una eventualità): in tal caso, la colpa sarà di chi ha avuto l’opportunità di migliorare la scuola e non l’ha colta.

Lo stesso vale per un eventuale numero esiguo di assunti: se ci avessero permesso di approvare la riforma, sarebbero state molte di più…

Elezioni Rsu: proroga per le operazioni nelle regioni colpite dal maltempo

da La Tecnica della Scuola

Elezioni Rsu: proroga per le operazioni nelle regioni colpite dal maltempo

In presenza di provvedimenti di emergenza per la chiusura degli uffici pubblici, comprese le istituzioni scolastiche, adottati dalle competenti autorità per la giornata del 5 marzo 2015, l’ultimo giorno di votazione è spostato al primo giorno lavorativo di apertura degli uffici interessati e, in tal caso, lo scrutinio avverrà il giorno lavorativo successivo.

Se le ordinanze intervenissero con riferimento al solo giorno del 6 marzo 2015, lo scrutinio avverrà il primo giorno lavorativo di apertura degli uffici interessati.

Con nota 10495 del 5 marzo 2015 l’Aran ha preso atto delle numerose segnalazioni in ordine all’impossibilità di completare le operazioni elettorali previste per i giorni 5 e 6 marzo 2015, come concordato con il Protocollo del 28 ottobre 2014, a causa della chiusura di vari uffici pubblici per problemi legati all’emergenza maltempo.

Sono, infatti, molte le regioni colpite da una violenta ondata di maltempo, che ha costretto alla chiusura anche molti istituti scolastici.

Stante l’imprevedibilità dell’evento, l’Aran ritiene opportuno garantire in ogni caso a tutti i lavoratori la possibilità di esprimere il proprio voto. Quindi, in presenza di provvedimenti di emergenza per la chiusura degli uffici pubblici, comprese le istituzioni scolastiche, adottati dalle competenti autorità per la giornata del 5 marzo 2015, l’ultimo giorno di votazione è spostato al primo giorno lavorativo di apertura degli uffici interessati e, in tal caso, lo scrutinio avverrà il giorno lavorativo successivo.

Qualora, invece, le ordinanze intervenissero con riferimento al solo giorno del 6 marzo 2015, lo scrutinio avverrà il primo giorno lavorativo di apertura degli uffici interessati.

Nei casi di rinvio correlato alle motivazioni sopraindicate, il Presidente della Commissione elettorale dovrà comunicare all’ARAN, esclusivamente via email, all’indirizzo ordinanzachiusura@aranagenzia.it Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. E’ necessario abilitare JavaScript per vederlo. , il giorno in cui si sono tenute le votazioni ed il relativo scrutinio, avendo cura di indicare la sede RSU di riferimento.

Per tutti gli altri uffici non interessati dai citati provvedimenti restano fermi i termini previsti dal Protocollo del 28 ottobre 2014.

Senza organico funzionale i vicari tornano in classe

da La Tecnica della Scuola

Senza organico funzionale i vicari tornano in classe

Se l’organico funzionale entrerà in vigore a partire dal 2016, a settembre i vicepresidi non potranno avere l’esonero dall’insegnamento

Tempi stretti, anzi strettissimi per attuare un organico funzionale degno di questo nome. Allo stato delle cose ci troviamo con un organico di diritto molto rigido e vincolato dalle disposizioni dell’art.19  comma 7 della legge 111/2011 che dispone, anche per l’anno scolastico 2015-2016, la stessa dotazione organica del 2011-2012. In buona sostanza l’esatto contrario dell’organico funzionale e della possibilità delle scuole di chiedere una maggiore elasticità sugli organici, per evitare soprannumeri e per rendere più flessibile l’organizzazione del lavoro interna delle singole istituzioni scolastiche. Altro che 150 mila immissioni in ruolo al primo settembre 2015, siamo distanti anni luce dallo stabilizzare tutti i precari, svuotare le Gae e superare l’organico di diritto e di fatto con l’attivazione definitiva dell’organico funzionale. Sembra che la nave scuola stia navigando in un mare in tempesta, tra la nebbia e senza un sicuro “Nocchiero”. Mentre per il 2015-2016 si prevede un organico di diritto ridotto all’osso e già pesantemente tagliato dall’art.64 della legge 133/2008, i precari assistono increduli e attoniti allo spettacolo di un Governo che prima annuncia il miracolo della fine del precariato per tutti e poi sembra frenare e sbandare su quanto sembrava ormai imminente. E adesso cosa potrebbe succedere di peggio? Se il Governo non dovesse riuscire ad attuare, nei prossimi  mesi, la legge che prevede l’attuazione di un importante organico funzionale, svincolato dalle norme restrittive su citate, i vicari dei dirigenti scolastici potrebbero rischiare di ritornare ad insegnare nelle classi per tutte le ore di servizio contrattualizzate. Infatti la cancellazione delle norme che consentono l’esonero o il semiesonero dei docenti vicari creerà non poche difficoltà organizzative alle scuole. Bisogna ricordare a tal riguardo che nella legge di stabilità, all’art.28 comma 5, si abroga con un tratto di penna l’art.459 sugli  esoneri e semiesoneri per i docenti con funzioni vicarie, per il dirigente scolastico mancherà un supporto importante e necessario. Il governo si deve impegnare a trovare una soluzione alternativa, se non dovesse essere attuato l’organico funzionale, per ripristinate la norma del Testo Unico sugli esoneri dei vicari, perché questa funzione può essere svolta solo se il docente incaricato non deve contemporaneamente svolgere anche l’attività didattica. Seguiremo come si muoverà il Miur su questa delicatissima questione.

Buona Scuola: critiche anche dalla Fondazione Agnelli

da La Tecnica della Scuola

Buona Scuola: critiche anche dalla Fondazione Agnelli

 

Le critiche sono a tutto campo: sulle assunzioni (ben poca cosa rispetto agli annunci iniziali) e sul profilo del dirigente scolastico che emerge dalla bozza del disegno di legge.

Anche Adrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli ha parecchio da ridire su come sta procedendo il Piano del Governo per la Buona Scuola (e lo fa attraverso un editoriale pubblicato oggi sul quotidiano La Stampa).
Curiosamente, una delle critiche più decise riguarda il profilo di dirigente scolastico che emerge dalla bozza del disegno di legge che sta circolando in queste ore.
Secondo Gavosto il provvedimento cha ha in mente Renzi amplia notevolmente i poteri del dirigente scolastiche che potrà assegnare incarichi triennali ai docenti per specifiche responsabilità e, supportato dal nucleo di valutazione interno, avrà persino la possibilità di attribuire aumenti stipendiali permanenti seppure per importi limitati.
Resta però oscuro – sottolinea Gavosto – in che modo i dirigenti scolastici potranno a loro volta essere valutati.
I rischi sono molti, sostiene il direttore della Fondazione Agnelli: il più serio è che in assenza di metodi e criteri trasparenti, la maggiore autonomia attribuita ai dirigenti dia origine a comportamenti arbitrari.
Per il resto, Gavosto si associa alle preoccupazioni formulate anche da altri osservatori: in particolare il direttore della Fondazione evidenzia che – al netto delle promesse, degli annunci (e forse anche della propaganda) – i numeri delle assunzioni sono davvero modesti e coprono il normale turn over o poco più: alla resa dei conti, infatti, può dars che le immissioni in ruolo non vadano molto al di là dei 35mila posti (di cui 9mila sul sostegno).